Autore: PeppeG

  • “Goodbye Ginger Pride” Scholes si ritira

    “Goodbye Ginger Pride” Scholes si ritira

    E’ la fine di un’era in casa Red Devils, dopo Gary Neville, un altro dei ragazzi terribili di Sir Alex Ferguson ha deciso di abbandonare il calcio giocato, si tratta di Paul Scholes, centrocampista di grande talento del Manchester e della Nazionale di Sua Maestà. “Non sono un uomo di molte parole, ma posso onestamente dire che giocare a calcio è tutto quello che ho sempre voluto fare e che aver avuto una lunga carriera piena di successi al Manchester United è stato un grande onore. Non è stata una decisione presa alla leggera, ma sento che per me ora è il momento giusto per smettere di giocare”, queste le parole di Scholes, che ha annunciato il suo ritiro attraverso il sito ufficiale dei diavoli rossi.
    Il trentaseienne  centrocampista ha deciso di appendere le scarpette al chiodo dopo una gloriosissima carriera tutta alla corte del undici di Manchester, 676 presenze e 150 gol, con un palmarès da fare invidia a qualsiasi giocatore: 10 campionati inglesi, 3 coppe d’Inghilterra, 7 community shield, 3 coppa di lega, 2 Champions League e 2 coppe intercontinentali. Un giocatore dalla forte duttilità tattica e con una capacità d’inserimento che gli consentiva molto spesso di battere a rete, prova nè è il fatto che nonostante sia un centrocampista abbia realizzato oltre 100 gol con la maglia dei diavoli.

    “Voglio ringraziare tutti i fans per i loro grande supporto durante tutta la mia carriera, voglio ringraziare anche tutti i giocatori con cui ho lavorato durante tutti questi anni, ma più di tutti voglio ringraziare Sir Alex per essere stato un così grande allenatore, dal giorno in cui mi sono unito al club la sua porta è sempre stata aperta”. Un rapporto speciale quello che lo lega al manager scozzese, che ha fatto del numero 18 un centrocampista completo, ottimo sia in fase di difesa sia in quella d’attacco, non a caso “ginger pride”, come lo chiamano i suoi tifosi, rimarrà nell’organico di sir Alex, come collaboratore. S’interrompe quindi una grande carriera sul prato verde ma non il rapporto con il calcio di Scholes. A quanto pare a Ferguson non rimane che il solo Giggs a ricordare di quanto è stato grande il Manchester con i suoi ragazzi terribili, da Neville e Beckham, da Scholes a Keane, passando ovviamente per Sheringam e Schmeichel. Una squadra che faceva tremare le gambe a chiunque la incontrasse e a cui solo poche avversarie sapevano tener testa. “Glory glory for United and goodbye Ginger Pride”.

  • Palermo-Inter, le pagelle. Pubblico voto 10

    Palermo-Inter, le pagelle. Pubblico voto 10

    Che il calcio sia lo sport più amato e più seguito nel nostro paese è cosa risaputa e forse, molto spesso, data un po’ troppo per scontata. Gli interessi economici e l’eccessiva speculazione del prodotto hanno sporcato questo fantastico gioco, a volte però succede l’imponderabile, succede che 35mila siciliani, orgogliosi e innamorati della loro squadra si mobilitino in massa e seguano i propri beniamini alla volta di Roma, sperando nella conquista della vittoria in una “semplice” finale di Coppa Italia.

    Succede che nonostante i rosanero meritino molto di più dei blasonati campioni in carica, la partita finisce con un netto 3-1 a favore dei nerazzurri, succede che nonostante la sconfitta il pubblico applauda incondizionatamente i proprio giocatori e succede che un giocatore della squadra avversaria, che ha appena siglato una doppietta in quella partita, vada di sua spontanea volontà a consolare i tifosi palermitani e a ringraziarli dello spettacolo meraviglioso fatto vedere durante i 90 minuti della gara; ebbene si, succede tutto questo e la finale di una tanto bistrattata coppetta nazionale, diventa grazie ai siciliani uno spettacolo da Champions League.

    Eto’o 9: Il leone d’Africa oltre a siglare una doppietta che regala il terzo “titulo” dell’anno ai suoi e a colpire una traversa, raggiunge quota 37 reti stagionali, battendo il suo precedente record e si dimostra ancora una volta un attaccante di razza purissima. Un voto in più per il bellissimo gesto che compie a fine partita, lui si che sa cosa vuol dire sport.

    Snejder 7: Due assist al bacio ad Eto’o, tanta qualità è tutto quello che si può chiedere ad un giocatore che non ha vissuto la sua stagione più esaltante, ma che negli appuntamenti che contano non manca mai.

    Difesa dell’Inter 5: Escluso Julio Cesar che compie qualche mezzo miracolo, i dietro dell’Inter danno poca tranquillità ai deboli di cuore, se il Palermo non vince la colpa è soprattutto dei suoi attaccanti che non concretizzano al meglio le occasioni che il reparto difensivo nerazzurro concede con troppa leggerezza.

    Pazzini 5: Insieme a Thiago Motta è quello della squadra a non metterci le mani, non si rende mai pericoloso e troppo distante dal gioco, anche se c’è da dire a sua discolpa che non è servito quasi mai a dovere dai suoi compagni di reparto.

    Leonardo 6,5: Ossessionato dalla brama di conquista di un titolo, il tecnico brasiliano è più fortunato che bravo, in questa occasione deve il suo successo soprattutto alla vena realizzativa di Eto’o, più che al gioco corale della sua squadra.

    Pastore-Ilicic 6,5: Provano ad illuminare la serata con giocate d’alta scuola, il primo però fallisce una facile occasione, il secondo non arriva mai in zona pericolosa. Nel complesso però dimostrano che saranno l’arma in più, qualora venissero confermati per il prossim’anno.

    Miccoli 8: Il voto è per tutto quello che ha fatto per il Palermo in questi anni, più che per la prestazione di ieri sera. Le sue lacrime d’addio sono la sintesi di quanto il Romario del Salento sia attaccato ai colori rosanero, avrebbe voluto regalare un trofeo alla squadra siciliana e ci prova anche con un colpo di testa ben angolato, ma Julio Cesar si oppone magistralmente e gli strozza l’urlo in gola.

    Delio Rossi 7: Creare un ambiente sereno alla corte di Zamparini e come cercare il sacro Graal, il tecnico ex laziale ci riesce e con la cultura del lavoro e dell’abnegazione è riuscito a portare i suoi ad una storica finale, che ha perso solo a causa della maggiore cinicità ed esperienza dei nerazzurri di questi ultimi anni.

    Tifosi del Palermo 10: Un’accoglienza da grande occasioni per l’undici rosanero, neanche fosse la Champions, 35000 borbonici in terra romana non si vedevano dai tempi del Risorgimento, un’invasione pacifica che ha reso l’Olimpico una bolgia come il Camp Nou degli ultimi tempi; Tifosi pronti a sottolineare con un ooooh o con uuuuuuh qualsiasi tocco di palla o azione dei loro gladiatori, aspettavano il colpo ferale alla bestia nerazzurra sono stati sconfitti dalle zampate del Leone, ma questo non li ha scoraggiati e loro imperterriti hanno continuato ad applaudire e incoraggiare i loro mai domi undici gladiatori.

    Morganti 4,5: Una pessima uscita di scena quella dell’arbitro ascolano, che canna molte decisioni che potevano risultare decisive ai fini del risultato, da uno che ha avuto la finale come merito alla carriera ci si aspettava molto di più.

    foto: quotidiano.net

  • Finale di Coppa Italia. Palermo-Inter, probabili formazioni.

    Finale di Coppa Italia. Palermo-Inter, probabili formazioni.

    Ultimo trofeo della stagione, poi sarà solo calciomercato. Stasera all’Olimpico di Roma si assegna la 63ma edizione della Coppa Italia. Ad affrontarsi saranno l’Inter di Leonardo, che punta alla conquista del suo primo alloro da quando è allenatore, e il Palermo di Delio Rossi, che raggiunge la finale della coppa nazionale dopo 32 anni. Le due compagini arrivano a Roma con qualche defezione, in casa nerazzurra mancherà lo squalificato Maicon, sostituito da Nagatomo; la linea difensiva davanti a Julio Cesar dovrebbe, quindi, essere composta dal giapponese a destra, la coppia Lucio-Ranocchia al centro e Chivu a sinistra. In mediana dovrebbero agire Zanetti, Stankovic e Thiago Motta, con il marocchino Kharja a muoversi da trequartista dietro la coppia d’attacco Pazzini-Eto’o.

    Inter (4-3-1-2):Julio Cesar; Nagatomo, Lucio, Ranocchia, Chivu; Zanetti, Stankovic, Thiago Motta; Kharja; Eto’o, Pazzini.
    A disp: Castellazzi, Samuel, Materazzi, Coutinho, Milito, Pandev.

    In casa rosanero, l’emozione e la voglia di conquistare un trofeo, per la prima volta nella storia del club, è tanta a tal punto che sono previsti 35.000 tifosi al seguito della squadra di Delio Rossi, che dovrà fare a meno di Bovo e Bacinovic, mentre è riuscito a recuperare  Acquah, Balzaretti e Migliaccio, che dovrebbero, quindi, scendere regolarmente in campo. Solito modulo per il tecnico ex laziale, già vincitore di una Coppa Italia due stagioni fa, proprio con la squadra capitolina, che prevede una difesa a quattro composta da Cassani e Balzaretti sulle fasce e Munoz e Goian coppia centrale. Il centrocampo a tre vedrà agire, oltre ai già nominati Acquah e Migliaccio, anche Nocerino. Con il duo Pastore-Ilicic a muoversi dietro l’unica punta Hernandez, panchina quindi per il capitano Fabrizio Miccoli, pronto a subentrare in caso di bisogno.

    Palermo (4-3-2-1): Sirigu; Cassani, Munoz, Goian, Balzaretti; Migliaccio, Acquah, Nocerino; Ilicic, Pastore; Hernandez.
    A disp: Benussi, Darmian, Carrozzieri, Andelkovic, Liverani, Miccoli.

  • Il Pagellone di Serie A: Juve 4.5, Milan 9

    Il Pagellone di Serie A: Juve 4.5, Milan 9

    Juventus 4,5: Il voto è una media fra il 6 della prima metà di stagione e il 3 pieno della seconda. Una stagione iniziata con il piglio giusto quella dei bianconeri che a dicembre, prima del pareggio suicida con il Chievo, parevano rappresentare l’unica seria alternativa alla capolista Milan; poi come d’incanto tutto è svanito, un gennaio disastroso ha rovinato quanto di buono costruito nei primi mesi e da lì una continua deriva, fino ad arrivare ad un modestissimo settimo posto che ha escluso la squadra di Del Neri da tutte le competizioni europee.  Un risultato così negativo in casa juventina non si verificava da 20 anni, era la stagione ‘9o-’91 e sulla panchina di Madama sedeva Gigi Maifredi. Tra le note positive dell’annata bianconera c’è sicuramente l’ottimo inserimento di Milos Krasic, a larghi tratti l’esterno serbo è stato il vero trascinatore dei suoi, un punto fermo da cui la Juve di Conte potrà e dovrà ripartire.

    Lazio 6,5: Nonostante i biancocelesti non siano riusciti a centrare la qualificazione ai preliminari di Champions, il loro è stato sicuramente un cammino molto positivo, per lunghi tratti della stagione hanno insediato la leadership del Milan ed hanno lottato per delle piazze più onorevoli, ma, forse, l’unica pecca è stata quella di non sapere reggere la pressione nei momenti decisivi del proprio campionato (vedi sconfitta contro il Napoli). Un nome su tutti il neo acquisto Hernanes, il profeta ha realizzato 11 reti con la maglia degli aquilotti, risultando spesso decisivo, da migliorare la sua continuità, ma c’è da dar merito a Lotito di aver azzeccato l’acquisto.

    Lecce 6: La salvezza acquisita nel derby contro gli “odiati” cugini del Bari, è il meglio che qualsiasi tifoso giallorosso potesse immaginare. A dire il vero quello espresso dai salentini, guidati da De Canio, non è stato un gioco esaltante, anzi, ma il tecnico materano è riuscito nel compito di trasmettere ai suoi quel carattere e quella volontà per raggiungere l’ambito traguardo. Una menzione di merito nella stagione dei lupi pugliesi, va ai senatori Chevanton autore dello straordinario gol vittoria contro il Napoli e Jeda protagonista con una doppietta nella partita decisiva contro il Bari.

    Milan 9: Un voto in meno solo perchè la perfezione non è di questo mondo, ma la squadra di Allegri fin da inizio campionato ha meritato il successo finale, guidata prima dai i gol di Ibra e poi da quelli di Pato e Robinho, quando lo svedese ha tirato un po’ il fiato. I rossoneri hanno vinto tutti gli scontri diretti eliminando ad uno ad uno tutte le pretendenti al titolo e resistendo anche all’attacco disperato dei cugini interisti, sicuramente i più attrezzati come organico per spodestare il dominio del diavolo su questo campionato. Bravo quindi il tecnico livornese a recuperare giocatori fondamentali ma messi ai margini l’anno scorso, vedi Gattuso e Seedorf; bravo a rinunciare a Ronaldinho e a puntare su Robinho e Boateng; bravo a valorizzare Abate, gradita sorpresa di quest’anno e poi quando in squadra ti ritrovi due come Ibra e Pato il tutto viene più facile.

    Napoli 8: Terza piazza e Champions diretta con un organico che, fatto salvo per il terzetto d’attacco non presenta poi tutta questa qualità, merito anche di Mazzarri, tecnico carismatico e desideroso di successi, capace di far rendere i proprio uomini al massimo delle loro capacità. Il fenomeno vero quest’anno però è stato Cavani che con le sue 26 reti ha contribuito notevolmente all’ascesa degli azzurri, portandoli a lottare anche per la prima piazza della classifica, non è un caso, quindi, che quando è venuto a mancare lui i partenopei abbiano sofferto molto.

    Palermo 5,5: Troppo sotto le aspettative la stagione dei siciliani, con un organico di tutto rispetto, migliorato anche dagli arrivi di Ilicic e Bacinovic, gli uomini di Delio Rossi, sono riusciti a concludere veramente troppo poco almeno in campionato, neanche il cambio al timone (Cosmi al posto di Rossi) e il successivo ritorno in panchina del tecnico ex-lazio hanno dato la scossa sperata. Dopo la qualificazione all’Europa League dell’anno scorso, l’ottavo posto di quest’anno rappresenta una vera e propria battuta d’arresto. Tutt’altro discorso va fatto, invece, per la Coppa Italia, dove i rosanero hanno raggiunto una storica finale.  
    Parma 5,5: Per gli emiliani vale lo stesso discorso fatto per il Palermo, organico molto ben fornito, rafforzato dall’arrivo di Amauri, ma stagione molto al di sotto delle aspettative, una salvezza raggiunta con sudore e che è costata la testa del tecnico, mai amato, Marino. L’arrivo di Colomba alla 32ma giornata ha rinvigorito i gialloblu, ma il prossim’anno ci si aspetta molto di più da una nobile come la squadra ducale.

    Roma 6: “Annamo a vincè” disse De Rossi a Borriello per convincerlo a trasferirsi a Roma nella scorsa estate, mai profezia fu meno azzeccata, infatti, i giallorossi dopo essere stati per anni la vera e sola antagonista allo strapotere interista, hanno miseramente fallito nella stagione che doveva sancire il loro definitivo rilancio. Un’annata talmente fallimentare da costringere anche il tecnico testaccino Ranieri a rassegnare le proprie dimissione e a lasciare la squadra in mano all’aeroplanino Montella. Un cambio che ha sortito solo una pallida qualificazione ai preliminari d’Europa League, di certo una stagione che si ricorderà solo per la fine dell’epoca Sensi, con l’approdo alla presidenza della società di una cordata americana guidata da Thomas Di Benedetto. 

    Sampdoria 3: Dalle stelle alle stalle in una sola stagione.L’anno scorso di questi tempi, infatti, eravamo qui a lodare il lavoro della squadra allora guidata da Del Neri, e dopo 12 mesi ci ritroviamo a commentare una disfatta e la disgregazione di una squadra passata dai preliminari di Champions alla serie B. Che altro aggiungere se non che forse le colpe sono in gran parte della società e del presidente Garrone su tutti, non si può cedere così a cuor leggero un duo da Coppa Campioni come Cassano e Pazzini e sostituirli, non ce ne vogliano i diretti interessati, con Maccarone e Pozzi.

    Udinese 8: 5 sconfitte ad inizio campionato non avrebbero di certo fatto presagire un epilogo così dolce, ma la costanza della società nel confermare Guidolin alla guida e la splendida intesa sviluppata fra il duo d’attacco Di Natale, ancora re dei bomber con 28 reti, e Sanchez, esploso definitivamente e sicuro uomo mercato, hanno dato i frutti sperati. I friulani tornano quindi nell’Europa che conta dopo 6 anni di assenza e proveranno certamente a mantenere in rosa i loro gioielli, ambiti da molte squadre di vertice, per ben figurare nella prossima Champions.

  • Il Pagellone della Serie A. Parte Prima

    Il Pagellone della Serie A. Parte Prima

    Fine stagione e tempo di bilanci per tutte le squadre della serie A, c’è chi ha vinto e chi ha perso, chi ha sofferto e chi sorriso, un campionato che ha visto trionfare il Milan dopo anni di dominio interista, che ha visto tornare in Champions l’Udinese dopo 6 anni e il Napoli dopo 20 e che ha segnato il fallimento del progetto della prima Juve targata Andre Agnelli.

    Bari 4,5: Di più non si può dare alla squadra del capoluogo pugliese, che aveva iniziato alla grande il proprio campionato battendo in casa la Juve, ma che poi, anche a causa di svariati infortuni, ha smarrito la bussola che neanche il cambio in panchina ha fatto ritrovare. L’unica nota positiva è rappresentata dalla scoperta dei due talentuosi attaccanti che hanno trovato spazio nel finale di stagione biancorosso: Huseklepp giovane punta norvegese, agile e dotato di un’ottima tecnica individuale, nelle ultime giornate ha dimostrato di avere ampi margini di miglioramento. L’altra nota lieta è Francesco Grandolfo, attaccante classe ’92, autore ieri di una tripletta al suo esordio da titolare nella massima serie e che già molti paragonano ad un’altra stella nata qualche anno fa nel capoluogo pugliese, tale Antonio Cassano.

    Bologna 6: Una prima parte di stagione straordinaria quella degli uomini di Malesani, che nonostante la penalizzazione e la scarsa stabilità societaria, hanno conquistato una meritata salvezza con prestazioni molto superiori alla qualità dell’organico. Al solito uno splendido Marco Di Vaio, navigato bomber di razza, ha trascinato anche quest’anno i felsinei alla salvezza con le sue 19 realizzazioni. Tra le note liete di questa stagione, sicuramente ci sono Diego Perez roccioso centrocampista uruguayano già apprezzato al Mondiale sudafricano e Gaston Ramirez centrocampista offensivo dalle spiccate qualità tecniche che alla sua prima stagione in Italia non ha sfigurato, considerando anche la giovane età del ragazzo c’è da tenerlo d’occhio.

    Brescia 4: L’organico di base ad inizio stagione presentava dei validi elementi per assicurarsi una salvezza tranquilla, i vari Zebina, Zanetti, Caracciolo e Diamanti, parevano essere dei buoni pilastri con i quali arrivare a costruire una stagione senza grossi patemi d’animo, invece, così non è. Le rondinelle offrono molto poco a livello qualitativo, sono una squadra che subisce molto e si affida solo alle giocate del singolo, il più delle volte al sinistro di Diamanti.

    Cagliari 6: Dopo l’esonero di Bisoli e l’arrivo in panchina di Donadoni la musica in terra sarda è cambiata la squadra ha cominciato ad esprimere un gioco più pimpante e meno prevedibile, anche la cessione di Matri alla Juve, nel mercato di Gennaio, fino ad allora matador dei rossoblu con 11 reti, non ha influenzato la squadra che ha raggiunto con largo anticipo la salvezza.

    Catania 6: Gli etnei volevano una salvezza tranquilla e alla fine tutto sommato l’hanno ottenuta, la stagione era cominciata con Giampaolo alla loro guida, dopo una serie di risultati poco esaltanti però, il clima al tecnico ex Siena si era fatto molto pesante e l’ambiente già caldo richiedeva l’arrivo di una nuova guida tecnica con carisma, e in mezzo ad una colonia di argentini chi chiamare se non un uomo dal temperamento deciso come “El Cholo” Diego Pablo Simeone. L’ex centrocampista di Inter e Lazio ha portato in casa siciliana la sua determinazione oltre all’attaccante Bergessio, grande protagonista insieme al sorprendente Gomez della volata finale dei rossazzurri verso la salvezza. Il tecnico argentino con 46 punti è, inoltre, riuscito a battere anche il record in campionato detenuto dal precedente allenatore Mihajlovic.

    Cesena 6,5: Mezzo voto in più rispetto alle altre pretendi alla salvezza perchè i romagnoli non erano fra i favoriti, anzi, si pensava potessero essere la squadra materasso della nostra massima serie. Ma il calcio si sa è bello anche per questo e grazie alla fiducia illimitata del presidente Campedelli nei confronti del tecnico Ficcadenti, anche nei momenti più difficili, i bianconeri sono riusciti a salvarsi compiendo un mezzo miracolo e togliendosi anche qualche soddisfazione come quella di battere i futuri campioni d’Italia del Milan. Tra i giocatori saliti alla ribalta nelle fila cesenate ci sono sicuramente: Giaccherini, esterno d’attacco del tridente di Ficcadenti, ottimo nel dribbling e come assistman e Parolo, centrocampista centrale dal sicuro avvenire, che grazie alle sue prestazioni in maglia bianconera si è guadagnato la convocazione in nazionale da parte del Ct Prandelli, oltre che le attenzioni di tutte le grandi del nostro campionato.

    Chievo 6: Che il Chievo sia tra le squadre più difficili da battere nel nostro campionato non è più una novità, la squadra scaligera che ad inizio stagione è stata affidata a Stefano Pioli, ha disputato come al solito un campionato che l’ha portata ad una salvezza tranquilla. Al solito grande protagonista è stato il capitano gialloblu Sergio Pellissier autore di 11 marcature fondamentali per la salvezza della propria squadra, ma un nome da ricordare e che sarà presente sui taccuini di molti operatori di mercato è sicuramente quello di Kevin Constant, giovane centrocampista francese, che ha molto ben figurato tra le fila dei clivensi in questa stagione.

    Fiorentina 6: La viola di Sinisa Mihajlovic, non può meritare di più vista la deludente stagione in cui è incappata, certo il compito a cui era chiamato il serbo non era facile, sostituire uno come Prandelli che alla guida dei gigliati ha ottenuto ben 3 volte la qualificazione in Champions (una revocata in seguito alla nuova classifica post-calciopoli). L’ex allenatore del Catania, ha poi dovuto fare a meno per tutta la stagione della talento montenegrino Stefan Jovetic e per grand parte del campionato anche del rumeno Adrian Mutu. A beneficiare dell’assenza dei due è stato soprattutto il giovanissimo Adem Ljacjic, trequartista serbo, ennesima scommessa del DS Pantaleo Corvino, noto per essere uno scopritore di talenti già ai tempi del Lecce.

    Genoa 5: Incoronata all’inizio dell’anno come regina del mercato, la squadra di Preziosi si è sciolta come neve al sole, neanche l’avvicendamento in panchina, tra Gasperini e Ballardini, ha portato l’effetto sperato. I grifoni hanno concluso la loro stagione in decima posizione, togliendosi solo il sadico sfizio di spedire i cugini sampdoriani in serie B, battendoli nel decisivo derby di ritorno. Protagonisti della stagione dei grifoni sono gli acquisti di gennaio Floro Flores e Juraj Kucka, un dato che di fatto conferma il fallimento dell’ingente campagna acquisti estiva.

    Inter 7: Cedere lo scettro di campione d’Italia ai cugini di sicuro non dev’essere stato il massimo per l’ambiente nerazzurro, ma per come la stagione era cominciata tutto sommato il secondo posto a sei lunghezze dal Milan non è male. I meneghini hanno sicuramente pagato lo scotto di aver dovuto partecipare al Mondiale per Club e anche il cambio in panchina da Mourinho a Benitez non ha dato i frutti sperati. Con l’approdo di Leonardo in panchina però la musica è cambiata, i giocatori forse ad inizio stagione appagati da quanto ottenuto nell’annata precedente, hanno ricominciato a macinare risultati su risultati, fino a giungere ad un passo dalla vetta, poi però lo scontro diretto è stato fatale e il popolo del biscione s’è dovuto rassegnare a veder volare via lo scudetto dalle proprie maglie. Rimane però ancora il mini triplete da conquistare, puntando alla vittoria della Coppa Italia, nella finale di domenica contro il Palermo.

  • Le 8 meraviglie di Ibrahimovic

    Le 8 meraviglie di Ibrahimovic

    Che Zlatan Ibrahimovic fosse un uomo campionato lo si era capito da tempo, l’attaccante svedese, infatti, pare avere un certo fluido magico per la conquista dei campionati nazionali in cui milita. La lunga serie di vittorie di titoli ebbe inizio nel lontano 2001, quando indossava la casacca biancorossa dei lancieri dell’Ajax. In Olanda il giovane Ibra comincia da subito a farsi notare e conquista il primo dei suoi 9 titoli nazionali fra Paesi Bassi, Italia e Spagna.

    Alla sua terza stagione con la squadra di Amsterdam vince il suo secondo scudetto, il primo delle 8 meraviglie messe in fila dal Mago. Nell’estate 2004 passa alla Juventus e con 16 reti nel primo anno in bianconero contribuisce alla conquista dello scudetto, poi revocato. Ad un’ottima vena in campionato corrisponde però una scadente verve in campo internazionale, sono, infatti, zero le sue marcature in Champions. Secondo anno in zebrato e secondo scudetto stavolta, con un bottino molto misero di appena 7 gol, sforzi che però varranno a poco, visto la sentenza di Calciopoli che annullò i suoi due trionfi in bianconero. Passato all’Inter Ibra da grande protagonista conquista 3 scudetti di fila, a dire il vero il primo scudetto, anche a causa del vuoto lasciato dalle sentenze del 2006, è una pura formalità per la compagine meneghina che ha nello svedese il proprio terminale d’attacco. Anche nella stagione successiva si conferma punto di forza dei nerazzurri. Oltre a segnare con regolarità in campionato, dopo un’assenza di un mese e mezzo, torna a giocare nel secondo tempo della gara dell’ultima giornata di campionato con il Parma, contro cui realizza i due gol decisivi per la vittoria del sedicesimo scudetto interista.

    La stagione 2008-2009 è la migliore fino ad oggi disputata dallo svedese, 25 le reti siglate in campionato e ancora una volta trascinatore dell’armata nerazzurra, la Champions però rimane un miraggio. Proprio per raggiungere la coppa dalle grandi orecchie decide di trasferirsi al Barça e anche qui conquista il suo settimo titolo nazionale, ma ironia della sorte deve interrompere il suo sogno di conquistare la maggiore competizione europea, in semifinale contro la sua ex squadra, che poi si laureerà Campione nella finale di Madrid. In blaugrana però le cose non vanno per il meglio, i rapporti con l’allenatore non sono idilliaci e Ibra soffre la pesante convivenza con il fenomeno Messi, allora decide l’estate scorsa di tornare in Italia e a Milano, ma, stavolta, sceglie la sponda rossonera. Anche quest’anno il sogno di vincere l’ex Coppa Campioni svanisce presto, ma l’attaccante trascina i rossoneri segnando con regolarità e regalando assist, soprattutto, nella prima parte della stagione siglando reti decisive come quella nel derby d’andata contro l’Inter.

    Otto quindi le perle della lunga collana di Ibra, 8 campionati consecutivi vinti, che confermano come lo svedese sia uomo da competizioni lunghe piuttosto che da partite dentro o fuori. Una collana alla quale però manca un diamante chiamato Champions League.

  • “Con-te” o senza di te?

    “Con-te” o senza di te?

    Altro giro altra corsa, sembra ormai diventata una consuetudine per la Juventus che come l’anno scorso e quello precedente si ritrova a maggio a dover riprogrammare e a dover ricostruire un nuovo progetto e a dover scegliere una nuova guida tecnica che possa riportarla ai fasti di un tempo. Questa volta la scelta pare essere caduta su Antonio Conte, juventino di lungo corso, con un passato glorioso da capitano della Vecchia Signora e attuale tecnico del neopromosso in serie A, Siena. Dopo l’annata fallimentare dei bianconeri, che a meno di sorprese, chiuderanno il loro campionato al settimo posto e fuori da tutte le competizioni europee, il cambio in panchina appare più che mai certo. A quanto pare da indiscrezioni circolanti nell’ambiente, l’ex capitano idolo della curva zebrata è stato bloccato e l’unica causa del suo mancato annuncio ufficiale pare essere la volontà di Beppe Marotta di provare a convincere la rivelazione di quest’anno Villas Boas a sedersi sulla panchina della squadra più titolata d’Italia. Un’impresa titanica, senza le coppe e considerato anche il fatto che lo “Special Two” quest’anno ha stravinto tutto quello che poteva con il Porto e pare avere l’intenzione di giocarsi le proprie possibilità in Champions la prossima stagione, con la squadra dei Dragoes.

    Le strade portano quindi tutte all’indiziato principale, voluto dalla piazza, caldeggiato proprio ieri da Nedved e che non dispiacerebbe alla proprietà; con Conte, infatti, andrebbe ad accomodarsi sulla panchina un giovane tecnico italiano e juventino. L’allenatore salentino fu accostato anche due stagioni or sono alla panchina bianconera, ma alla fine l’allora presidente Jean-Claude Blanc decise di puntare su Ciro Ferrara, anche allora l’ex centrocampista aveva appena conquistato una sudata promozione con il Bari e aveva dato prova di essere un tecnico di carattere. Forse fu proprio il suo temperamento a spaventare l’ambiente di corso Galileo Ferraris, ma rispetto a due anni fa le cose sono cambiate, il presidente Agnelli, dopo aver assecondato Marotta la scorsa estate, ha deciso di prendere in mano la situazione, consigliato anche da Nedved, e di scegliere un giovane mister che possa finalmente far rivincere qualcosa d’importante alla sua Juventus, mettendogli a disposizione un tesoretto da 100 milioni per il mercato.

    Un progetto, quindi, a lunga scadenza che non preveda cambi a fine stagione come purtroppo spesso avviene in casa Juventus dal 2006 ad oggi. Da non sottovalutare però, un’altra voce proveniente dall’estero e che prospetterebbe il ritorno alla corte degli Agnelli di un altro pupillo dell’era Lippi, Didier Deschamps. Il francese non ha mai smentito il fatto di essersi pentito di aver abbandonato a suo tempo e l’amore che prova per i colori bianconeri sono ben noti. Corsi e ricorsi storici quindi, il passato che torna a bussare alla porta della squadra con più tifosi in Italia, un passato dal sapore di vittorie e che vuole riportare in cima alla serie A e non solo lo stendardo bianconero.

  • Pagelle Bari-Lecce. Salentini tutti promossi

    Pagelle Bari-Lecce. Salentini tutti promossi

    De Canio
    Pagelle Bari Gillet 6,5: E’ l’unico a tenere alto l’onore della squadra, offre parate di altissimo livello sugli attacchi degli avanti leccesi, subisce due gol sui quali è chiaramente incolpevole, un punto di partenza per il prossimo anno, anche se radio mercato lo vorrebbe lontano dal capoluogo pugliese. Masiello 5: Che non sia un fenomeno lo si sa, ma il suo autogol ha dell’incredibile, la sintesi della stagione disastrata e sfortunata del Bari, sta tutta in quella deviazione maldestra su un tiro di Jeda probabilmente indirizzato fuori. Bentivoglio 5: Dopo l’acquisto da parte del Bari, aveva dichiarato che avrebbe portato i biancorossi alla salvezza, dopo la prestazione di ieri si è capito che forse si era sbilanciato un po’ troppo. Donati 5,5: Se dovessimo giudicare la prestazione di ieri la sufficienza ci starebbe tutta, ma non si può non considerare la sua annata che definire sottotono sarebbe un eufemismo, e pensare che l’aveva aperta con il gol vittoria contro la Juventus. Huseklepp 6: Tra le sorprese più interessanti di questo finale di campionato, il giovane attaccante norvegese è sicuramente da tenere d’occhio, si è comportato molto bene anche ieri arrendendosi per ultimo e fornendo anche un delizioso assist a Kopunek; un anno in serie B non gli farà male. Bari (4-3-1-2): Gillet 6,5; A. Masiello 5, Belmonte 5,5, Rossi 5, Parisi 6 (61′ Rivas 5,5); Kopunek 6 (54′ Grandolfo 6), Donati 5,5, Gazzi 5; Bentivoglio 5; Huseklepp 6, Romero 6 (31′ Alvarez 6). A disp.: Padelli, Rinaldi, Rivas,Raggi, Almiron, Grandolfo, Alvarez. Pagelle Lecce Rosati 6: Non che gli attacchi del Bari siano incessanti e martellanti, ma su quelle poche occasioni che i biancorossi riescono a costruirsi si fa trovare sempre pronto. Mesbah 6,5: Sempre nel vivo dell’azione offensiva dei suoi non si risparmia neanche in quella difensiva, anche se c’è da dire che il Bari crea ben pochi disturbi alla retroguardia, mette lo zampino sul gol di Jeda e cerca anche gloria personale ma Gillet gli nega la gioia. Vives 6,5: Gioco oscuro ma efficace tra le linee per cercare di spezzare la manovra offensiva degli avversari, stoicamente rimane in campo anche se tormentato dai crampi. Di Michele 6,5: 35 anni e non sentirli, qualità e quantità, anche se non disputa la sua miglior partita nella salvezza del Lecce c’è il suo zampino. 8 gol in 21 partite sono il suo bottino, ma molto spesso con i suoi inserimenti e le sue giocate ha creato quegli spazi di cui hanno beneficiato i suoi compagni di reparto. Jeda 7: Un gol e mezzo nella partita più importante della stagione e salvezza assicurata. Si muove bene, l’ex cagliaritano, e compie a pieno il suo dovere, ottimo il colpo di testa che apre la partita e le porte della serie A.   Lecce (4-3-1-2):  Rosati 6; Tomovic 6, Fabiano 6, Gustavo 6, Mesbah 6,5; Giacomazzi 6, Vives 6, Olivera s.v. (40′ Brivio 6); Bertolacci s.v. (34′ Munari 6); Jeda 7, Di Michele 6,5 (81′ Coppola s.v.). A disp.: Benassi, Donati, Giuliatto, Coppola, Piatti, Munari, Chevanton.

  • Il Lecce vince un derby storico. E’ salvezza

    Il Lecce vince un derby storico. E’ salvezza

    Beffardo il destino a volte nella vita e molto più spesso lo è nel calcio, oggi al San Nicola il Bari ha avuto prova di questo, i rivali di sempre del Lecce, infatti, per uno strano caso sono riusciti a raggiungere la tanto sudata salvezza sul campo dei già retrocessi biancorossi.

    Partita fondamentalmente brutta e dalle poche emozioni quella vista oggi pomeriggio, con i giallorossi a tenere in mano il pallino del gioco e i padroni di casa a fare da spettatori non paganti, la prima frazione di gioco si fa, infatti, registrare più per la sequenza d’infortuni che sia da una parte che d’altra portano a 3 sostituzioni in 6 minuti, Alvarez per Romero nelle fila baresi e Munari e Brivio per Bertolacci e Olivera, che per la quantità di occasioni. Solo due i pericoli procurati alle rispettive porte, la più ghiotta capita sui piedi di Kopunek che a due passi dalla porta, in estirada, non riesce a insaccare un bel pallone crossato da Huseklepp; l’altra è un ottimo tiro di Mesbah ben respinto da Gillet. Il primo tempo si chiude a reti inviolate e con una massiccia dose di caffè per gli spettatori.

    Al rientro dagli spogliatoi la musica è diversa, le notizie provenienti da Genova, dove il salentino doc Miccoli ha portato in vantaggio il Palermo, sembrano spingere i lupi di Puglia alla rincorsa del risultato che vorrebbe dire salvezza. Al 51°, infatti, il Lecce passa con Jeda che lasciato colpevolmente solo in area insacca tranquillamente alle spalle di Gillet su azione d’angolo. La reazione del Bari non si fa attendere, dopo poco Parisi fa partire un bolide da dentro l’area sul quale Rosati ci mette le manone e salva la porta, sulla corta respinta però un batti e ribatti porta i galletti a protestare per un possibile mani in area leccese. Niente da fare però il risultato non si schioda dall’1-0 e la protesta degli Ultras di casa cresce a tal punto che tra il 70′ e il 72′, l’arbitro Morganti è costretto a sospendere la gara. Il gioco riprende e il Bari ha l’occasione buona per pareggiare, il pallone capita fra i piedi di Grandolfo, che però manda fuori di poco da centro area. Due minuti dopo ancora il Lecce a rendersi pericoloso con un gran tiro di Di Michele respinto dal solito Gillet, ma è il preludio al gol, azione travolgente in velocità che porta al tiro Jeda, sulla traiettoria del tiro destinato fuori si trova Masiello che nel tentativo di respingere insacca la propria porta, un rocambolesco autogol che è la sintesi della stagione disastrosa del Bari.

    A questo punto la partita si può considerare chiusa e la festa può cominciare, anche in considerazione del fatto che da Marassi giungono notizie del nuovo vantaggio del Palermo sulla Samp, che nel frattempo aveva pareggiato i conti. Lecce in serie A e Samp dalla Champions alla B.

  • Probabili Formazioni Bari – Lecce. Salentini in campo per la A

    Probabili Formazioni Bari – Lecce. Salentini in campo per la A

    Nonostante la retrocessione aritmetica sia una realtà da molto tempo, per il Bari la partita di oggi rappresenta un match importantissimo, anche alla luce delle forti tensioni che si sono vissute in settimana, con i calciatori biancorossi minacciati dai loro stessi tifosi, che non hanno risparmiato anche le maniere forti per far apprendere i concetti ai loro ex beniamini, ovvero, che il derby non si deve assolutamente perdere. Mutti, dovrà fare a meno di Glik squalificato, Ghezzal e del rientrante dalla squalifica Rudolf. Il tecnico bergamasco sembra intenzionato ad affidarsi ancora alla coppia d’attacco Huseklepp-Romero, con l’ex Chievo Bentivoglio ad agire alle loro spalle come trequartista. In difesa a protezione di Gillet, una linea a quattro con Masiello e Parisi sugli esterni e Belmonte e Rossi al centro. Undici titolare completato da una linea mediana formata da Donati, fra i più contestati dalla curva, Gazzi e Kopunek.

    Bari (4-3-1-2): Gillet; A. Masiello, Belmonte, Rossi, Parisi; Kopunek, Donati, Gazzi; Bentivoglio; Huseklepp, Romero.
    A disp.: Padelli, Rinaldi, Rivas, Ghezzal, Almiron, Codrea, Alvarez.

    In casa salentina, posto che la salvezza passerà da questa partita, squalificato Corvia, De Canio potrebbe affidarsi in attacco al trio Di Michele, Jeda e Bertolacci, con quest’ultimo ad agire alle spalle dei due attaccanti. In porta confermato il solito Rosati, a protezione del quale ci saranno, in una solita difesa a quattro, Tomovic, Fabiano, Gustavo e Mesbah. In linea mediana agirà il trio Giacomazzi, Vives, Olivera. Ancora panchina per l’eroe della scorsa settimana Chevanton.

    Lecce (4-3-1-2):  Rosati; Tomovic, Fabiano, Gustavo, Mesbah; Giacomazzi, Vives, Olivera; Bertolacci; Jeda, Di Michele.
    A disp.: Benassi, Donati, Giuliatto, Coppola, Piatti, Munari, Chevanton.

    Due moduli speculari quindi per i tecnici, in una partita che si preannuncia calda e con un San Nicola simile ad un calderone, pronto a scoppiare qualora i giallorossi dovessero fare colpaccio in trasferta.