Dopo aver domato il Pescara di Zeman sette giorni fa, il Torino va incontro alla sua seconda sconfitta consecutiva considerando anche il recupero della gara di Padova ripresa da dove era stata interrotta dal 31′ del secondo tempo con i veneti che hanno difeso per i restanti 14 minuti l’1-0 conquistato lo scorso 3 dicembre. I granata cadono a Modena facendosi rimontare, nell’ultimo quarto d’ora di gioco, la rete del momentaneo vantaggio siglata da Stevanovic con Greco che trasforma il calcio di rigore che ha portato all’espulsione del portiere Coppola e di Ciaramitaro.
Non sfrutta a pieno il passo falso del Torino il Sassuolo che torna dalla trasferta di Reggio Calabria con un punto: al gol amaranto di Emerson risponde su rigore Sansone. Non va oltre il 2-2 il Padova bloccato all’Euganeo dalla Nocerina che passa in vantaggio con Plasmati al quale risponde subito Marcolini; Milanetto su penalty porta avanti i biancoscudati ma è ancora Plasmati, che firma la sua doppietta personale, a ristabilire la parità.
Continua il momento magico della Juve Stabia che al Menti fa fuori il Cittadella 3-1 (Scozzarella, Erpen e Sau, Maah per i veneti), e con i suoi 28 punti si porta a ridosso della zona playoff (in realtà le Vespe di punti ne avrebbero 32 tolta la penalizzazione). Finisce 2-2 in Bari – Vicenza, con i pugliesi avanti di due reti e raggiunti nella ripresa dalla squadra di cagni, e nel derby toscano Empoli – Grosseto (doppietta di bomber Sforzini per i maremmani). Infine 0-0 tra Albinoleffe e Gubbio mentre l’Ascoli è corsaro a Crotone vincendo 2-1 e, dopo aver riavuto 3 dei 10 punti di penalizzazione, rientra nella corsa salvezza.
Domani posticipo di mezzogiorno tra il Varese, che può acciuffare la Reggina all’ultimo posto utile per disputare i playoff, e il Verona che in caso di vittoria si porterebbe a -1 dal Torino. Lunedì sera invece altro big match tra il Pescara di Zeman e la Sampdoria di Iachini che da quando siede sulla panchina doriana non è riuscito ancora a vincere (4 pareggi in altrettante gare).
RISULTATI E MARCATORI 20 GIORNATA SERIE B 2011-2012
Esordio vincente per Alessandro Calori sulla panchina del Brescia che nell’anticipo della 20esima giornata di Serie B vince a Livorno 2-0 tornando ad un successo che in casa lombarda mancava da 13 gare (8 sconfitte e 5 pareggi) e inguaiando Walter Novellino. La classifica delle Rondinelle si alleggerisce, i lombardi si tirano un pò fuori dalla zona calda dove invece piombano pericolosamente i labronici che rimediano la quinta sconfitta consecutiva.
Succede tutto nell’arco di due minuti quando al 28′ e al 29′, dopo un buon avvio dei padroni di casa che sfiorano la rete con una bella conclusione di Dionisi dal vertice alto dell’area di rigore, mandata in angolo da Arcari, e con Belingheri che da due passi viene anticipato, il Brescia va in rete al primo vero affondo con Zambelli che sfrutta l’errore in uscita del portiere Bardi sul cross dalla sinistra di Feczesin, ingannato anche dal forte vento che spira favorevolmente per gli ospiti, per raddoppiare pochi secondi più tardi con Juan Antonio che beffa il portiere dei toscani con un pregevole tocco volante chiudendo un bel triangolo con El Kaddouri.
Il primo tempo si chiude con il Livorno in avanti alla ricerca del gol che consentirebbe di riaprire il match ma senza mai fare davvero male al Brescia.
Nella ripresa la squadra di Novellino preme di più sull’acceleratore ed è anche sfortunato quando Miglionico si vede salvare sulla linea di porta il colpo di testa che stava per terminare in rete e quando Dionisi con lo specchio libero dopo un’uscita non perfetta di Arcari trova la gamba di Zambelli a negargli il gol. Dopo un altro paio di tentativi dei padroni di casa con Bigazzi e Barone, il Brescia al 90′ avrebbe la possibilità di calare il tris con Bardi che però si supera su El Kaddouri.
Finisce 2-0 per il Brescia che torna a respirare dopo la sfortunata gestione Scienza mentre la crisi in casa Livorno continua con Novellino che rischia di non mangiare il panettone.
L’anticipo della 20esima giornata di Serie B di questa sera mette di fronte Livorno e Brescia, due grandi malate del campionato cadetto che hanno disperato bisogno di fare punti.
All’Armando Picchi ci sarà l’esordio in panchina per il neo tecnico delle Rondinelle Alessandro Calori che ha preso il posto dell’esonerato Beppe Scienza a seguito dell’ennesima sconfitta casalinga (la terza consecutiva) contro il Bari nel posticipo domenicale dell’ora di pranzo. Il Brescia sta attraversando una forte crisi di risultati, ben 12 partite senza vittorie (l’ultima è datata 24 settembre, 2-0 al Cittadella) raccogliendo nelle ultime uscite solo 5 pareggi e rimediando 7 sconfitte, numeri da retrocessione che l’hanno fatto precipitare nella zona calda della classifica.
L’ex tecnico, tra le altre, di Triestina, Portogruaro e Padova dovrà rinunciare a Jonathas indisponibile ma potrà contare sull’affidabilità sottoporta di Feczesin che sarà supportato da Juan Antonio ed El Kaddouri.
Se il Brescia piange, il Livorno certamente non ride. I labronici infatti sono reduci da 4 sconfitte consecutive (Sassuolo, Verona, Torino e Ascoli) e arrivano alla sfida con uno stato di forma nelle ultime dieci gare che recita 1 vittoria (che manca dallo scorso 5 novembre), 2 pareggi e 7 sconfitte. Novellino è sulla graticola, un risultato negativo potrebbe costare la panchina al tecnico dei toscani che è costretto a fare a meno di Paulinho lanciando la coppia d’attacco Dionisi – Siligardi con Belingheri a fungere da trequartista. In mediana ci potrebbe essere spazio per Barone, Pieri e Salviato invece spingeranno sulle corsie esterne per mettere in difficoltà la retroguardia ospite.
E’ scontato dire che i 3 punti in palio stasera sono fondamentali sia per il Livorno che per il Brescia per riprendere la marcia verso zone più tranquille di classifica. Il successo darebbe un pò di respiro alle due compagini che rischiano un tracollo anche psicologico che potrebbe essere devastante.
L’urna di Nyon non è stata particolarmente “tenera” con la Lazio che nei sedicesimi di finale di Europa League dovrà affrontare il temibile Atletico Madrid, sicuramente uno degli avversari più ostici che la sorte potesse riservare.
Dopo aver acciuffato la qualificazione all’ultima giornata grazie anche allo Zurigo che, già eliminato, ha battuto il Vaslui al quale bastava fare lo stesso risultato dei biancocelesti, la Lazio non avrà vita facile contro i colchoneros che, sebbene stiano stentando nella Liga (occupano la decima posizione), in campo europeo hanno dimostrato di sapere il fatto loro. Inseriti in un girone difficile con Celtic, Udinese e Rennes, gli euroavversari della Lazio hanno chiuso in testa il raggruppamento con 13 punti a fronte di 4 vittorie, un pareggio e una sola sconfitta rimediata al Friuli nella terza giornata e prontamente riscattata nella gara di ritorno quando Falcao e soci hanno dilaniato i bianconeri restituendo il “favore” con gli interessi.
L’Atletico in estate ha rinnovato il parco attaccanti dovendo sopperire alle partenze di Sergio Aguero, trasferitosi al Manchester City per 45 milioni di euro, e Diego Forlan passato all’Inter. Nella capitale spagnola sono arrivati la stella del Porto e della nazionale colombiana Radamel Falcao, capocannoniere e vincitore della scorsa edizione dell’Europa League con i lusitani, e l’ex Juventus Diego dopo un anno tribolato trascorso a Wolfsburg. Inoltre è giunto anche Adrian Lopez, arrivato a parametro zero, e che si è rivelato prezioso soprattutto in campo europeo con 5 reti all’attivo. Il punto interrogativo rimane su Josè Antonio Reyes che a gennaio dovrebbe lasciare Madrid per il Galatasaray a causa delle incomprensioni con il tecnico Gregorio Manzano.
A parlare in casa Lazio sono stati Libor Kozak, autore del primo gol che ha spalancato le porte verso il successo contro lo Sporting Lisbona, e il ds Igli Tare. L’attaccante ceco è apparso fiducioso e motivato: “Per noi va bene, così possiamo vedere come stiamo. Bisogna soltanto impegnarsi per far vedere che siamo forti“. Il dirigente biancoceleste ha commentato così l’esito del sorteggio: “Se vogliamo andare avanti dobbiamo affrontare tutti con un certo spirito. L’Atletico è una grande squadra, ma la Lazio non teme nessuno e ce la giocheremo fino alla fine. Il gruppo è unito abbiamo aggiunto giocatori di qualità quest’anno in un gruppo già importante e la differenza credo la stia facendo l’allenatore“.
A proposito dell’allenatore, Reja dopo essere stato messo in discussione ad inizio anno dalla tifoseria biancoceleste ma che ha trovato nel gruppo e soprattutto nel presidente Claudio Lotito pieno appoggio respingendo le dimissioni del tecnico goriziano, attualmente sta migliorando il campionato straordinario dello scorso anno quando solo per gli scontri diretti che pendevano a favore dell’Udinese non riuscì nell’impresa di portare le Aquile a centrare i preliminari di Champions. La Lazio che sta brillando in campionato – si trova, in coabitazione con il Milan, a soli due punti dalla vetta occupata dalla coppia Juventus e Udinese – ha faticato più del previsto in Europa League trovando, come già riportato, una qualificazione che si era complicata con lo 0-0 in casa del Vaslui e decisa dal “regalo” dello Zurigo che ha onorato la propria partita battendo i rumeni nell’ultimo match. Toccherà a bomber Klose trascinare i biancocelesti agli ottavi di finale ma per farlo servirà anche l’apporto fondamentale di Cisse che sta vivendo un periodo difficile e che manca dal tabellino dei marcatori da oltre due mesi e mezzo.
La gara di andata si giocherà allo stadio Olimpico il prossimo 16 febbraio con calcio d’inizio alle 19:00 mentre quella di ritorno è prevista sette giorni più tardi al Vicente Calderon alle 21:05. In caso di qualificazione la Lazio agli ottavi di finale incrocerebbe la vincente della sfida tra Sporting Braga, finalista della scorsa edizione, e il Besiktas.
Bastava anche un pareggio all’Udinese per ottenere la qualificazione ai sedicesimi di Europa League e così è stato. Al Friuli la squadra di Guidolin esce imbattuta dalla sfida contro l’insidioso Celtic grazie alla rete del solito Antonio Di Natale, questa volta convocato e schierato nell’undici titolare dal tecnico bianconero per cercare di artigliare il passaggio del turno e non correre rischi inutili, che replica alla rete scozzese, arrivata in una circostanza abbastanza fortunosa, di Hooper.
Il Celtic, obbligato a vincere, si dimostra sin da subito aggressivo mettendo parecchio in difficoltà per tutto il primo tempo i padroni di casa che appaiono troppo timorosi e abulici con il risultato che a passare in vantaggio per primi sono proprio gli scozzesi quando alla mezz’ora Hooper è fortunato a ritrovarsi la sfera tra i piedi dopo un rocambolesco rimpallo tra Handanovic e il Ekstrand per depositarla in fondo al sacco a porta vuota.
Eppure la grande occasione era capitata al quarto d’ora a capitan Di Natale, ben controllato dai difensori scozzesi che lo mandano puntualmente in offside, che sballa il pallonetto solo davanti al portiere Forster che alla fine risulterà tra i migliori in campo e che ingaggerà un duello serrato proprio con il numero dieci bianconero.
Il pareggio friulano giunge proprio sullo scadere della prima frazione di gioco, questa volta Di Natale è freddo sulla sponda di Asamoah e trafigge Forster da due passi riportando l’ago della bilancia e la qualificazione ad Udine.
Nel secondo tempo si alzano ulteriormente i ritmi, a giovarne è lo spettacolo con le due squadre che si allungano con occasioni da una parte e dall’altra. Il Celtic si getta in avanti alla ricerca del gol qualificazione, l’Udinese ribatte in contropiede per trovare quello della sicurezza ma Asamoah, Isla e Di Natale per due volte nella stessa azione sprecano malamente tenendo sulle spine il pubblico di casa fino all’ultimo secondo di match. Il Celtic colpisce anche un palo con il missile di Cha Du-Ri,la sfera carambola sulla spalla di Handanovic che è reattivo a recuperare la sfera che stava per finire in rete; sarebbe stata una punizione eccessiva per gli uomini di Guidolin che ora sperano in un sorteggio favorevole dall’urna di Nyon. Bisogna evitare le due squadre di Manchester United ma Guidolin, alla luce dei sorteggi stagionali (Arsenal nei preliminari di Champions e un girone tutt’altro che agevole in Europa League), ci crede ben poco.
Tra poco meno di un’ora l’Udinese di Francesco Guidolin scenderà in campo per giocarsi l’accesso ai sedicesimi di finale di Europa League. Al Friuli arriva il blasonato Celtic, terzo in classifica a quota 5, che è costretto a vincere la gara per poter passare il turno ai danni proprio dei friulani che hanno dalla loro parte il vantaggio di giocare per due risultati su tre e di farlo sospinti dal proprio pubblico.
Guidolin per questo importante appuntamento ha convocato Di Natale, nei precedenti impegni lasciato a casa, comunque il tecnico ancora non ha sciolto le riserve circa un suo impiego dal primo minuto. Il bomber bianconero, nel caso in cui dovesse accomodarsi in panchina, potrebbe entrare a partita in corso in caso di necessità e guidare la squadra verso quel risultato utile che spalancherebbe le porte dei sedicesimi.
Per il resto Guidolin, vista l’importanza della sfida, abbandona per gran parte il turnover (nelle scorse uscite europee ha concesso spazio a chi non è stato impiegato con continuità nell’arco di questa stagione) non preservando i titolari per le prossime due sfide impegnative e di vertice di campionato con Lazio (domenica) e con Juventus, il mercoledì seguente, per il recupero della prima giornata di Serie A rinviata a causa dello sciopero dei calciatori.
A centrocampo giocheranno quindi Basta, Isla, Pinzi, Asamoah e Armero, in difesa davanti ad Handanovic Benatia, Danilo ed Ekstrand mentre in attacco, al fianco di Floro Flores, il ballottaggio è tra Di Natale e Fabbrini. Nel Celtic Foster prenderà posto tra i pali, difesa a quattro composta da Matthews, Loovens, Majstorovic e Mulgrew, in mediana Kayal e Ki Sung Yong con Forrest e Ledley esterni offensivi e in attacco coppia formata da Stoke e Hooper.
Come preventivato, sarà Barcellona – Santos la finale del Mondiale per Club 2011 che vedrà opposti i due fenomeni del calcio mondiale, Messi e Neymar. I blaugrana campioni d’Europa in carica infatti raggiungono nella finalissima della competizione i detentori della Coppa Libertadores passeggiando sull’Al Sadd, club arabo campione d’Asia, battendolo con un rotondo 4-0 in una gara senza storia e mai in discussione ma che allo stesso tempo ha privato i catalani di David Villa che ha subìto un brutto infortunio procurandosi, in uno scontro con un difensore avversario, la frattura della tibia della gamba sinistra. Una pessima notizia sia per l’attaccante spagnolo, principalmente, che per il Barcellona dal momento che Villa ne avrà per almeno 6 mesi prima di rientrare in campo e che oltre ad aver terminato la stagione rischia di saltare anche l’Europeo con la sua nazionale, la Spagna, che si terranno la prossima estate in Polonia e Ucraina.
La squadra di Pep Guardiola, reduce dalla vittoriosa trasferta in campionato in territorio nemico in casa del Real Madrid che ha riaperto la Liga, domina il match, e non vi era alcun dubbio, con il solito possesso palla e chiudendo nella propria metà campo il povero Al Sadd che riesce a resistere per 25 minuti prima di capitolare e concedere il primo gol ai blaugrana grazie al pasticcio, con responsabilità da attribuire ad entrambi, tra il portiere Saquer e il difensore Belhadj che permettono ad Adriano di segnare la prima marcatura. Lo stesso terzino trova il raddoppio al 42′ con una conclusione mancina dal limite dell’area sul secondo palo con l’intervento dell’estremo difensore arabo non perfetto. In mezzo, al 35′, qualche istante prima dell’infortunio, Villa vede annullarsi un gol per fuorigioco.
Nella ripresa il Barcellona dilaga, prima Messi trova il corridoio giusto per Keita che mette alle spalle di Saquer poi è Thiago Alcantara ad innescare l’inserimento di Maxwell, entrato in campo al posto dell’infortunato Abidal, a firmare il 4-0 definitivo mettendo in evidenza i limiti tecnici, comprensibili, del portiere dell’Al Sadd.
Barcellona – Santos sarà quindi la finalissima, in programma domenica, del Mondiale per Club 2011, la sfida tra Lionel Messi e Neymar, l’argentino che si appresta a vincere il suo terzo Pallone d’Oro della sua carriera contro il brasiliano astro nascente del calcio sudamericano, l’erede di Maradona contro l’erede di Pelè, una sfida nella sfida.
Coentrao 5: gioca fuori ruolo, a destra, e non ne azzecca una. Poca anche la spinta offensiva.
Pepe 5: riesce solo a prendere a calci il povero Sanchez che gli sguscia da tutte le parti. Per una volta, termina il Clasico senza essere espulso.
Sergio Ramos 5.5: schierato al centro della difesa, è spesso impreciso ma tiene meglio rispetto al suo compagno di reparto.
Marcelo 5.5: bene nel primo tempo quando annulla Dani Alves su quella corsia ma nel secondo tempo non riesce più a spingere come vorrebbe per merito del laterale del Barcellona che lo mette sistematicamente in difficoltà.
Diarra 5.5: in mezzo al campo se la deve vedere contro i palleggiatori blaugrana, inizia bene ma finisce progressivamente con il cedere. Richiamato in panchina. (dal 62′ Khedira 5 cerca in qualche modo di darsi da fare ma oltre a qualche fallo in mezzo al campo fa poco).
Xabi Alonso 5.5: al geometra del centrocampo del Real viene dato incarico di tenere palla più possibile per togliere al Barcellona la sua arma vincente, il possesso palla. Compito arduo anche per uno come lui.
Di Maria 6.5: il migliore dei suoi insieme a Benzema, fa un primo tempo eccezionale rincorrendo ovunque gli avversari e mettendo in difficoltà Abidal ma esce sfinito a 20 minuti dal termine (dal 68′ Higuain sv).
Ozil 4.5: il peggiore in campo, il tedesco è un fantasma tant’è che Mourinho preferisce toglierlo. La sua partita dura solo un’ora (dal 58′ Kakà 6 tanto impegno per l’ex Milan che va anche vicino alla rete, non è facile entrare a partita in corso contro il Barça ed essere decisivo).
Ronaldo 5: stecca ancora la partita più importante della stagione, dopo la prestazione di ieri sera sarà dura battere Messi nella corsa al Pallone d’Oro. Non basta segnare caterve di gol alle cosidette piccole, bisogna che cominci a trascinare il Real anche nel Clasico. Fallisce di testa da due passi il possibile 2-2, non è da lui.
Benzema 6.5: a parte il gol che sblocca la gara dopo appena 23 secondi, porta sulle sue spalle tutto il peso del reparto avanzato del Real. E’ sicuramente l’ultimo ad alzare bandiera bianca.
Mourinho 4.5: il grande condottiero, simbolo del Triplete nerazzurro e della rivalsa del Real sui nemici storici blaugrana, si dimostra ancora una volta piccolo piccolo dinanzi a sua maestà il Barcellona. Alla vigilia diserta la conferenza stampa, diventata ormai un habituè del Clasico, per dare un segnale forte e per trasmettere quella carica agonistica ai suoi giocatori. Evidentemente il messaggio non è stato recepito, o meglio, è il Barça che è al di sopra di qualsiasi motivazione. Il Real con una vittoria poteva ipotecare già ieri sera la Liga interrompendo il dominio dei catalani ma la sconfitta pesante dei bianchi di Spagna tra le mura amiche del Bernabeu contro i marziani del Barça riapre tutti i giochi. Per Mou il Clasico sta diventando un ossessione, il Barcellona è il suo peggiore incubo.
BARCELLONA
Valdes 4.5: voto pesante per il portiere blaugrana perchè è suo l’errore che poteva compromettere l’esito della gara servendo con un disimpegno sbagliato l’avversario Di Maria che poi porterà al gol di Benzema. Per sua fortuna gioca nel Barcellona.
Dani Alves 6.5: meno brillante del solito, nel primo tempo viene impensierito da Marcelo. Si riprende nella seconda frazione di gioco quando sfonda sulla destra.
Puyol 7: un gigante, il capitano del Barcellona guida la difesa con esperienza. Dalla sua zona di campo Ozil e Ronaldo non passano.
Piquè 6.5: dopo la sbandata di inizio match (vedi la sua posizione incomprensibile che tiene in gioco Benzema) ritorna sui suoi livelli e contribuisce a limitare gli attacchi avversari.
Abidal 5.5: corre troppi rischi in fase difensiva, gigioneggia troppo. In difficoltà su Di Maria, esce alla distanza quando l’argentino viene sostituito.
Xavi 7: solito faro del centrocampo blaugrana, tra i 3 candidati alla conquista del Pallone d’Oro probabilmente non lo vincerà ma solo perchè si ritrova due come Messi e Cristiano Ronaldo che fanno la differenza con i gol, cosa che non compete a lui. Però lo meriterrebbe per quello che da 4-5 anni, e anche di più, sta facendo vedere.
Busquets 6: fa legna a centrocampo, sufficiente.
Iniesta 9: che gran giocatore che è don Andres. Fa tutto, recupera una quantità enorme di palloni, quando la sfera è tra i suoi piedi non la perde mai ed è imprendibile quando parte in velocità. I suoi dribbling sono ubriacanti, anche se non ha messo la sua firma al match è lui il vero artefice del trionfo nel “El Partido” di ieri al Bernabeu. Da solo vale il prezzo del biglietto. Come Xavi, sfortunato a coesistere insieme a due campioni come Messi e Ronaldo. Anche lui meriterebbe il Pallone d’Oro. Ci illumina d’immenso. Chapeau don Andres (dall’89’ Pedro sv).
Fabregas 7: Guardiola lo riprone in attacco per non dare punti di riferimento al Real, l’ex Arsenal rientrato alla casa madre quest’estate dopo gli anni felici trascorsi a Londra, non delude il suo tecnico e mette il sigillo alla partita siglando il gol del 3-1 del definitivo ko (dal 78′ Keita sv).
Messi 7.5: a chi si chiede perchè Leo vince il Pallone d’Oro e Cristiano Ronaldo no, vedere il Clasico di ieri, troverete la risposta. La Pulce non brilla come al suo solito perchè Mourinho gli costruisce attorno una gabbia dalla quale è difficile uscire ma Leo è di un altro pianeta e quello che fa nell’azione che porta al pareggio del Barcellona è meraviglioso.
Sanchez 7.5: fa girare la testa a Pepe che su di lui è costretto ad utilizzare le maniere forti. Preciso il diagonale con il quale fulmina Casillas per l’1-1, ha avuto bisogno di tempo per trovare il giusto affiatamento con i nuovi compagni ma l’ex Udinese è ormai pronto per spiccare il volo (dall’84’ Villa sv).
Guardiola 7.5: è uno stratega nato, con le sue direttive il Barcellona si riprende dallo sbandamento iniziale. Da quando lo Special One è sulla panchina delle merengues i precedenti sono nettamente in suo favore, Pep batte Josè 4-1 (e 3 pareggi).
REAL MADRID (4-2-3-1): Casillas 6; Coentrao 5, Pepe 5, Sergio Ramos 5.5, Marcelo 5.5; Diarra 5.5 (62′ Khedira 5), Xabi Alonso 5.5; Di Maria 6.5 (68′ Higuain sv), Ozil 4.5 (58′ Kakà 6), Ronaldo 5 ; Benzema 6.5.
Allenatore: Mourinho 4.5.
Nel big match della 19esima giornata di Serie B il Torino travolge con un pesante 4-2 il Pescara di Zeman che può recriminare per un gol regolare annullato per un fuorigioco inesistente ad Immobile sullo 0-0. I granata, che ancora devono recuperare, o meglio, giocare gli ultimi 14 minuti della gara contro il Padova sospesa sette giorni fa il prossimo 14 dicembre riprendendo dall’1-0 in favore dei veneti, mettono nel sacco altri 3 punti fondamentali nella corsa alla promozione grazie a Basha, Vives e Sgrigna, che realizza una doppietta. A nulla, se non per le statistiche, vale la doppietta di Immobile (poteva essere tripletta per l’attaccante arrivato a Pescara in prestito dalla Juventus).
Il Torino sale così a quota 41 punti, 4 in più rispetto al Verona che non molla la presa sugli uomini di Ventura. Gli scaligeri infilano l’ottava vittoria consecutiva in campionato, la nona se si considera anche il successo in Coppa Italia con il Parma, battendo l’Albinoleffe al Bentegodi 1-0, gol decisivo di Pichlmann a 10 minuti dal termine.
Vittoria in rimonta del Sassuolo sul Livorno che mette nei guai Novellino. La doppietta di Sansone permette ai neroverdi di superare i labronici, andati a segno con Dionisi su rigore, e di mantenersi ad un punto dietro al Verona.
Sconfitte pesanti per Padova e Reggina: i biancoscudati cadono a Gubbio (1-0 in favore degli uomini di Gigi Simoni), gli amaranto cedono al Cittadella 3-2 al termine di una gara rocambolesca, vantaggio di casa firmato Di Roberto, rimonta calabrese con Rizzo e Campagnacci, controsorpasso dei veneti con Maah e Di Carmine.
Il Crotone espugna Nocera Inferiore 2-0, fa tutto Gabionetta nell’arco di 60 secondi, un gol decisivo di Rigoni permette al Vicenza di battere l’Empoli mentre finiscono in parità Ascoli – Varese e Grosseto – Modena.
Siena Genoa è uno dei due anticipi delle 18:00 della 15esima giornata di Serie A. La gara è di fondamentale importanza sia per l’una che per l’altra squadra: i toscani, dopo un ottimo avvio di stagione, si sono un pò smarriti ed arrivano alla gara reduci da 3 sconfitte nelle ultime 4 uscite, idem per il Grifone che nell’ultimo mese ha vinto solo con il Novara rimediando 3 ko pesanti con Fiorentina, Cesena e Milan.
Malesani potrà contare su Rodrigo Palacio che torna a disposizione del tecnico veronese dopo aver scontato il turno di squalifica. Basterà però l’attaccante argentino a salvare la panchina, che si fa sempre più traballante, dell’allenatore? In caso di sconfitta del suo Genoa infatti Malesani, che ha disertato la conferenza stampa preferendo rimanere in silenzio, rischierebbe l’esonero, il rapporto con il presidente Preziosi non è mai stato idilliaco fin dall’inizio che, stufo di assistere alle deludenti prestazioni della sua squadra, potrebbe decidere di dare la scossa all’ambiente con il cambio in panchina del tecnico immediato prima della sosta natalizia. Malesani, che quindi rischia, come si suol dire in questi casi, di non arrivare a mangiare il panettone, farà ancora a meno di Caracciolo rinnovando ancora fiducia a Pratto con Merkel che torna titolare dopo diverse panchine, inspiegabili, e pronto a far male con i suoi inserimenti dalla sinistra. In mediana il dinamismo di Constant e la regia di Veloso.
Sannino conferma l’undici tipo con Calaiò e Destro, coppia d’attacco più prolifica a disposizione, e Gonzalez pronto a subentrare a partita in corso, in cabina di regia ci sarà D’Agostino con Gazzi a fare diga in mezzo al campo e Mannini e Brienza a spingere sugli esterni. Anche per l’ex tecnico del Varese la gara è fondamentale, serve un ritorno alla vittoria ma sicuramente la sua posizione è molto più leggere di quella del collega Malesani.