Autore: Giuseppe Guerrasio

  • Miami Heat di misura sui San Antonio Spurs in gara 6 delle NBA Finals 2013

    Miami Heat di misura sui San Antonio Spurs in gara 6 delle NBA Finals 2013

    Gara 6 delle NBA Finals 2013 tra Miami Heat e San Antonio Spurs ha avuto il sapore di una grande partita, di come davvero nei playoff devono essere giocate. Grande agonismo, tante belle giocate ed anche molti errori, in una partita che finisce all’Over Time e mette in mostra tanti campioni nei momenti decisivi. Alla fine all’Americaran Airlines Arena di Miami tra Heat e Spurs finisce 103 – 100, qui San Antonio, con un pessimo 5-18 al tiro da 3 punti,  ha visto sfuggire di mano la prima occasione di ottenere il titolo NBA ed ora ci sarà una gara 7 in cui tutto è possibile.

    Nel corso della partita si è visto nuovamente un LeBron James in formato Dr. Jekyll and Mr. Hyde, gioca una prima parte di gara leggermente sottotono, subendo ancora una volta la difesa di Kawhi Leonard, per poi cambiare il corso della partita con delle giocate importanti e dei tiri decisivi, terminando poi la gara con una tripla doppia da 32 punti, 11 assist e 10 rimbalzi.
    Quello che però è forse il vero protagonista della serata è “He Got Game” Ray Allen
    , che mostra a tutti cosa significa essere il miglior tiratore da 3 punti della storia della NBA, dalle sue mani parte la tripla che manda le squadre al tempo supplementare, e sempre le sue mani segnano i due tiri liberi che danno la vittoria ai Miami Heat.
    Utile ma un poco limitato Dwayne Wade, mentre si salva solo nel finale Chris Bosh ,che in alcuni momenti è stato addirittura fischiato, grazie ad il rimbalzo ed assist per la tripla del quarto quarto di Allen ed alla stoppata nel finale di overtime su Danny Green. Infine è tornato nuovamente a farsi notare Mario Chalmers, dopo tre gare in cui è stato praticamente assente segna 20 punti con 4/5 ai tiri da 3.

    Kawhi Leonard schiaccia su Mike Miller
    Kawhi Leonard schiaccia su Mike Miller

    Immenso Tim Duncan che ha fatto notare la sua presenza sia in attacco che in difesa, 30 punti e 17 rimbalzi, purtroppo dopo un grandissimo primo tempo è un poco calato nel secondo tempo. Kawhi Leonard ancora una volta gioca una partita ad alti livelli, per lui 22 punti ed 11 rimbalzi, oltre a come già detto una grande prova in difesa contro King James, anche se ha sulla coscienza l’errore del libero che poteva dare la vittoria agli Spurs. Tony Parker si conferma ancora una volta il motore di questa squara, segna 19 punti e regala 8 assist, ha il coraggio di prendersi l’ultima palla da giocare nel quarto quarto e anche se non va a segno poco importa, lui combatte sempre. Chi va male invece è il duo Manu Ginobili – Danny Green, il primo è ancora una volta sotto le sue capacità, perde una palla decisiva su un dubbio fallo, oltre a perdere 8 palle in tutta la partita, sicuro avrà molto su cui pensare oggi, mentre il secondo gioca la sua peggior partita delle finali NBA, solo 3 punti, 1/7 dal campo ed 1/5 da 3 punti, un disastro per le aspettative che si erano create intorno a lui. Quello che però forse ha la colpa principale di questa sconfitta è coach Greg Popovich, non indirizzando i suoi a fare fallo sul +3 alla fine del quarto periodo.

    Gara 6 – La partita

    Le due formazioni scendono in campo con gli stessi giocatori della precedente gara, si inizia con il possesso di palla dei Miami Heat e con Wade che da un assist a Bosh, la risposta dei San Antonio Spurs è immediata con l’assis di Ginobili per il solito Duncan. Chi vuol fare vedere la differenza da gara 5 è Mike Miller che realizza subito un tiro da 3 punti.
    Kawhi Leonard parte benissimo, ma è Tim Duncan in forma perfetta, che non sbaglia nulla, a guidare i San Antonio Spurs, mentre i Miami Heat tengono botta con Mario Chalmers. Sono questi due giocatori a fare il gioco del primo quarto, terminano segnando a referto il primo 12 punti ed il secondo dieci. Prima frazione giocata molto bene da entrambi le parti, con Manu Ginobii annullato in attacco da LeBron James, con l’unico vantaggio degno di nota segnato da un +5 di San Antonio, ma si finisce sul 27-25 per Miami.

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    Il secondo quarto inizia con un tiro da 3 Shane Battier, ma è pronta la risposta di Danny Green, in quello che purtroppo resterà il suo unico sussulto della serata. Dwayne Wade prova ad accelerare ma Duncan continua a non sbagliare nulla e per gi Heat è ancora Chalmers a fare il gioco, mentre James prima dorme, sbaglia prima un tiro e poi si fa stoppare da Green facendo arrivare gli Spurs a -1 e poi segna prima un canestro e poi due tiri liberi che riportano i suoi a +5. Ma è ancora Tim Duncan, che chiude il quarto con 25 punti e che sembra voler vincere la partita da solo, a dare la marcia giusta agli Spurs che chiudono il quarto ad un secondo dalla fine con il tap in di Leonard del 50-44.

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    Inizia il secondo tempo e sembra suonare la sveglia per Ginobili, ma è solo un caso, Duncan sembra voler continuare la sua serie, ma saranno solo 2 dei 5 punti che segnerà fino alla fine della partita, gli altri tre arrivano con un 2+1 su un canestro più fallo subito, il tiro libero darà un +12 agli Spurs con 04.31 da giocare nel quarto, vantaggio che per mano di Tony Parker si incrementerà circa 40 secondi dopo di un ulteriore punto. Gli Heat devono ancora una volta recuperare, con Battier che infila ancora una bomba e nonostate gli sforzi di Wade e James il terzo quarto si chiude 65-75 per la formazione del Texas.

    Mario Chalmers ha voglia di essere l’eroe della serata e inaugura il quarto quarto con un tiro da 3 punti, meno però memorabile di quello di Mike Miller che segna la tripla con una sola scarpa, esce fuori anche la forza di LeBron James che realizza 8 dei primi 14 punti del quarto dei Miami Heat, comprensivi di due schiacciate,  tutto ciò fa si che con 8 minuti ancora da giocare gli Heat vadano a -3 sul 79-82.  Sembra quasi che gli Spurs stiano facendo tutto perdere, troppi errori al tiro con Duncan che non trova più il canestro e Green che non ne indovina una dalla lunga distanza. Chris Andersen riduce le distanze su tiro libero, mentre il canestro del pareggio è ancora di James e quello del vantaggio è di Ray Allen. Break incredibile per la squadra della Florida che costringe coach Popovich a chiamare timeout.

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    Al ritorno in campo fa ancora tutto James, sia in positivo che in negativo, perde palle, segna, fa fallo, ma è dopo un’alternanza di canestri di Ginobili e Wade che però arriva il risveglio di Tony Parker che segna prima uno splendido tiro da 3 punti e poi un canestro da 2 punti che porta il risultato sul 91-89 per i San Antonio Spurs con 58 secondi da giocare, un ultimo minuto che sarà incredibile.

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    Ginobili dalla lunetta non è impeccabile, ma nonostante ciò segna tre dei quattro tiri liberi che si procura e porta la sua squadra a +5, subito dopo aver rubato palla a LeBron James, ed è proprio per mano del prescelto che arriva un canestro importantissimo, il tiro da 3 pnti che porta gli Heat a -2, il tutto in una azione in cui prima LBJ sbaglia dalla lunga distanza, dove Miller recupera il rimbalzo e gli passa nuovamente la palla. Con 20 secondi da giocare Erik Spoelstra indovina tutto, fallo di Miller su Leonard che però segna solo uno dei due riti liberi non riuscendo a mettere le giusta distanza tra la sua squadra e quella degli avversari. E’ invece Greg Popovich che sul +3 decide di non far fare fallo ai suoi, LeBron James sbaglia l’ennesimo tiro da 3, ma c’è il risveglio di Chris Bosh, ancora una volta criticato ed anche fischiato, che si trova nel momento giusto al posto giusto, prende il rimbalzo, ha il riflesso giusto e da ad un freddissimo Ray Allen l’assist del pareggio, con 5 secondi da giocare. Come già detto nulla potrà Parker per evitare i supplementari e vincere il titolo.

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    Si va all’overtime, arrivano due canestri di Leonard intervallati da uno di Bosh, poi a 02:42 dalla fine della partita Parker segna il canestro del +3, ma dopo che Allen riduce di nuovo a -1 sbaglia un fondamentale tiro dalla lunga distanza. Ancora una volta è James a decidere le sorti del gioco, prima segna il tiro del vantaggio di un punto dei Miami, poi perde una palla importantissima. Bosh non ci sta a non essere amato dal proprio pubblico e decide di fare a differenza in difesa, stoppa quindi Parker. A 10 secondi dalla fine l’errore di Wade fa ancora sperare gli Spurs, ma Ginobili è in giornata no e si vede, perde palla contro Allen, con il dubbio che ci sia stato il fallo, quando il cronometro segna 2 secondi alla fine. Il fallo di Boris Diaw manda in lunetta Ray Allen che non sbaglia e regala la vittoria ai suoi. L’ultimo assalto per gli Spurs al canestro degli Heat lo fa Green, ma ancora una volta Bosh decide di essere presente e stoppa mandando tutti a gara 7.

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    Una partita intensa, giocata ad ottimi livelli e che ha dato tante emozioni, se serviva da premessa a gara 7 allora dobbiamo aspettarci una partita unica tra qualche giorno, perchè tra l’altro, si sa, non c’è rivincita a gara 7.

    Miami Heat – San Antonio Spurs 103 -100

    Miami Heat:
    James 32 punti, Chalmers 30, Wade 14.
    Bosh 11 rimbalzi, James 10, Miller 7.
    James 11 assist.

    San Antonio Spurs:
    Duncan 30 punti, Leonard 22, Parker 19.
    Duncan 17 rimbalzi, Leonard 11.
    Parker 8 assist.

     

  • NBA Finals 2013: San Antonio Spurs domano i Miami Heat in gara 5

    NBA Finals 2013: San Antonio Spurs domano i Miami Heat in gara 5

    Le NBA Finals 2013 tra i San Antonio Spurs e i Miami Heat arrivano a gara 5 e coach Greg Popovich gioca una carta nuova che ancora una volta porta la serie a favore della compagine texana. (altro…)

  • I Big Three degli Heat affossano gli Spurs in gara 4 delle NBA Finals 2013

    I Big Three degli Heat affossano gli Spurs in gara 4 delle NBA Finals 2013

    Basta poco ai Miami Heat per battere i San Antonio Spurs in gara 4, con il punteggio di 109-93, delle NBA Finals 2013, bastano i Big Three in forma, quel trio delle meraviglie formato da LeBron James, Dwayne Wade e Chris Bosh che totalizza 85 punti, poco meno di tutta la squadra avversaria.
    All’AT&T Center di San Antonio si è vista la migliore prestazione in queste finali del trio di Miami, che ha messo in mostra tutta la velocità e bravura di un Wade, che oltre a segnare 32 punti, si supera anche in difesa  rubando ben 6 palle e prendendo 6 rimbalzi, che ha fatto ricordare a tutti che James è l’MVP del campionato e lo ha fatto notare con i suoi 33 punti e gli 11 rimbalzi e soprattutto giocando come in questo momento solo lui sa fare, che ha fatto notare nuovamente il criticato Bosh che attacca bene il ferro, prende 13 rimbalzi, ritrov il suo tiro dalla media e realizza 20 punti.

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    D’altronde se dall’altro lato non si gioca la partita perfetta c’è poco da fare, fin quando il gioco ad alti livelli di Tony Parker regge gli Spurs restano in partita, ma se i 15 punti con 7/12 al tiro del primo tempo diventano nel secondo uno zero con 0/4 dal campo le cose diventano problematiche, specie se Manu Ginobili è praticamente assente, e soprattutto se Tim Duncan che seppur riesce a mettere dentro 20 punti viene limitato a soli 5 rimbalzi. A poco servono allora i gregari, Kawhi Leonard non è super come nelle altre partite, Danny Green si ferma a 10 punti (con 3/5 da 3 punti) e Gary Neal a 13 (con 3/4 da 3 punti).

    Gara 4 – La Partita

    LeBron James - NBA Finals 2013
    LeBron James – NBA Finals 2013

    Si scende in campo con l’assoluta voglia di vincere da parte di coach Erik Spoelstra, tanto è che decide di mettere nel quintetto di partenza dei Miami Heat Mike Miller (che però chiude a zero punti) al posto di Udonis Haslem,  Nonostante ciò sono i San Antonio Spurs che iniziano meglio, con due canestri di Parker, una tripla di Green ed una di Neal, le quali fanno presagire erroneamente ad un’altra super prestazione come quella di gara 3, che portano il parziale sul 10-3. I dubbi sullo stato di forma di Tony Parker vengono fugati immediatamente, sembra essere in forma strepitosa e continua l’assalto alla difesa degli Heat realizzando punti e dando assist, dopo circa 5 minuti di partita è un suo passaggio per un tiro da 3 di Leonard che fissa il punteggio sul 15-5, e costringe la formazione della Florida al primo time out.

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    Al ritorno sul campo è Wade che decide di combattere e coadiuvato da James e Bosh porta il risultato sul 19-19, si capisce che il magico trio non vuole darla vinta, anzi che ha tutte le carte in regola per decidere la partita. Miami inizia a girare bene, passa in vantaggio e si fa rincorrere fino alla chiusura del primo quarto sul 29-26.

    L’inizio del secondo quarto è tutto in discesa per gli Heat che hanno un +10 sul 31-41, tra l’altro con Manu Ginobili che dopo sette minuti della seconda frazione si trova già a 3 falli commessi. L’orgoglio Spurs esce fuori con le penetrazioni di Parker, il risveglio di Duncan e soprattutto l’innesto in campo di Boris Diaw che realizza 5 punti in 30 secondi con due tiri liberi e una bomba ( da li alla fine del quarto ne segnerà 7 dei 9 totali) utilissimi a fare il break del -4, così come utili le sue mani a segnare il canestro del 49-49 che manda le squadre in parità negli spogliatoi.

    Al rientro sul parquet si gioca molto sulla difesa, Wade fa quasi subito due falli e si trova così al quarto totale, ma la linfa vitale per il parziale del +8, sul 74-66 a favore degli Heat, arriva per mano di due tiri da 3 di Mario Chalmers, che segnano inizio e fine del break. Purtroppo scompare Tony Parker mentre è sempre presente LeBron James, si andrà avanti su quella misura, con un solo leggero attacco di Neal che riduce le distanze,  fino alla fine del quarto che si chiude 81-76.

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    L’ultimo quarto dura poco, la tripla di Ray Allen per l’allungo viene annullata subito dal tiro da 3 di Neal, ma Dwayne Wade che ricorda il Flash di qualche anno fa decide che la vittoria deve essere dei Miami Heat, continua a rubare palle e a segnare, Bosh difende e si fa trovare anche in attacco, LBJ è costante e sicuro. Tutto ciò manda i San Antonio Spurs sotto di 15 punti, con un pesantissimo 87-102, ed apre ad un finale in leggerezza per gli ospiti che con una tiro da 3 di LeBron James a 22 secondi dalla fine sigillano il risultato e fanno si che  Miami Heat battano i San Antonio Spuirs per 109-93.

    Un 2-2 meritato che mostra gli equilibri alterni tra le squadre nelle varie partite ma anche nelle varie fasi di gioco. Ancora una volta chi ha meno palle perse vince, specie quando il conto è 18 a 9 a favore dei Miami Heat, che prendono anche 41 rimbalzi contro i 36 dei San Antonio Spurs. La certezza di avere almeno un’altra gara in casa fa si che i Miami tornino favoriti, ma la prossima gara probabilmente sarà quella decisiva.

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    San Antonio Spurs – Miami Heat 93 – 109

    San Antonio Spurs:
    Duncan 20 punti, Parker 15, Neal 13.
    Leonard 7 rimbalzi, Duncan 5.
    Parker 9 assist, Green 4.

    Miami:
    James 33 punti, Wade 32, Bosh 20.
    Bosh 13 rimbalzi, James 11, Wade 6.
    Chalmers 5 assist, Wade 4, Cole 4, James 4.
    Wade 6 palle rubate.

  • Miami Heat sepolti dalle bombe dei San Antonio Spurs in gara 3 delle NBA Finals 2013

    Miami Heat sepolti dalle bombe dei San Antonio Spurs in gara 3 delle NBA Finals 2013

    Non c’è storia alla AT&T Center di San Antonio, gara 3 delle NBA Finals 2013 sembra un massacro in cui i Miami Heat sono seppelliti dalle bombe dei San Antonio Spurs, che tornano alla vittoria dopo quella di gara 1,  guidati dai cecchini Danny Green e Gary Neal. (altro…)

  • NBA Finals 2013: in gara 2 la difesa degli Heat surclassa gli Spurs

    NBA Finals 2013: in gara 2 la difesa degli Heat surclassa gli Spurs

    Le NBA Finals 2013 entrano nel vivo e quella tra Miami Heat e San Antonio Spurs diventa una sfida accesa, in una gara 2 che diventa letteralmente l’opposto della prima partita della serie. (altro…)

  • NBA Finals 2013: i San Antonio Spurs strappano Gara 1 ai Miami Heat

    NBA Finals 2013: i San Antonio Spurs strappano Gara 1 ai Miami Heat

    Sono iniziate le NBA Finals 2013 ed è subito sorpresa e spettacolo. Contro i pronostici del giorno prima, che vedevano favoriti i Miami Heat, i San Antonio Spurs riescono a portare a casa Gara 1, ribaltando così di fatto il fattore campo e dando un chiaro segnale di voler vincere la serie ed il titolo NBA. (altro…)

  • I 50 anni di Michael Jordan, l’uomo che reinventò l’NBA

    I 50 anni di Michael Jordan, l’uomo che reinventò l’NBA

    Michael Jordan compie 50 anni. Un traguardo che di certo non sarà scritto nel suo libro di record, ma un giorno in cui con piacere ricordiamo il mezzo secolo di His Airness.
    Riconosciuto globalmente come il miglior giocatore di basket della storia, ha cambiato tra la fine degli anni ’80 e gli anni ’90 il modo di intendere e di giocare il basket, portando l’NBA ad un livello ancora più alto di quello che era e diventando una star ed un modello esemplare anche al di fuori del parquet.

    Fin dall’inizio della sua carriera da professionista mise subito in chiaro quale sarebbe stato il suo futuro, anche se già al suo anno universitario da freshman vinse il campionato NCAA segnando il tiro della vittoria, quello che gli appassionati ricordano come  il suo primo “The Shot”. Nel campionato 1984-85, il primo nella NBA, con la maglia dei Chicago Bulls, vinse il titolo di Rookie Of The Year, la miglior matricola dell’anno, primeggiando su giocatori del calibro di Hakeem Olajuwon, Charles Barkley e John Stockton.

    Michael Jordan | © Rick Stewart/ALLSPORT/ Getty Images
    Michael Jordan | © Rick Stewart/ALLSPORT/ Getty Images

    Nei primi anni della sua carriera ebbe modo di rivaleggiare con alcuni dei più grandi giocatori di sempre, tra cui Magic Johnson e Larry Bird, non riuscendo subito ad ottenere i successi meritati, ma comunque dimostrando di che pasta fosse fatto, tutto questo nonostante anche un infortunio non di poco conto. Negli anni ’90 invece diventa la star assoluta e batte avversari sempre più forti, tra i tanti ricordiamo Shaquille O’Neal, John Stockton, Karl Malone, Charles Barkley, Hakeem Olajuwon, David Robinson, Patrick Ewing, Dominique Wilkins. Fino ad arrivare alla fine della carriera, giocata con i Washington Wizards, che ha visto i tifosi impazzire per lui.

    Le sue giocate uniche restano impresse nella mente di tutti, le finte ad una mano, i cambi in volo del tiro passando da una mano all’altra, le schiacciate saltando da lontanissimo e volando letteralmente in aria, i tiri all’ultimo secondo. Anche se è da notare che oltre per la sua freddezza offensiva è stato tra i migliori anche per le sue qualità difensive, in cui spesso primeggiava nelle classifiche.

    Statisticamente parlando resta quello da battere, con sei titoli NBA nel suo palmares, sei MVP delle Finali NBA, cinque MVP della Regular Season, undici volte leader nei punti segnati. Cifre che sono solo una parte dei suoi record, che non sono esaustive ma che fanno capire anche ai più giovani di chi stiamo parlando. E naturalmente la sua presenza nel famoso Dream Team originale lo rende ancora più grande.

    Oggi Air, come lo chiamavano i tifosi, segna 50 anni nel suo score, nonostante la speranza di vederlo ancora una volta in campo con la maglia dei Charlotte Bobcats, squadra di cui ora è proprietario, sia sfumata, a noi piace ricordarlo così e fargli gli auguri.

    Buon Compleanno Michael Jordan!

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  • In attesa di Italia – All Blacks abbiamo provato la maglia adidas

    In attesa di Italia – All Blacks abbiamo provato la maglia adidas

    Sabato sarà un gran giorno per il rugby italiano, come già abbiamo avuto modo di presentarvi, il test match Italia – Nuova Zelanda che metterà la nostra nazionale di fronte agli All Blacks, in una sfida che da sempre fa paura, ma che ci permetterà di sognare, almeno fino a sabato, il resto lo vedremo in campo.

    Naturalmente noi tiferemo Italia ed in attesa di sabato abbiamo avuto modo di testare con mano la nuova maglia della nazionale, quella che vestiranno gli azzurri, da Mirko Bergamasco a Simone Favaro, marchiata adidas, che fino al 2017 accompagnerà i nostri eroi nel loro cammino.

    Maglia Italia Rugby 2012/2013

    Abbiamo avuto modo di vestire e provare la nuova divisa dell’Italia, che per la prima volta nella storia della FIR (Federazione Italiana Rugby) sarà completamente azzurra, e sinceramente già da questo fattore abbiamo guardato la divisa con un occhio diverso, la scelta del colore unico sa già tanto di nazionalistico, il tutto poi è condito ad esempio nella maglia dal risalto delle tre strisce platino che ruotano intorno alla spalla dando così una maggiore visibilità in ogni fase del gioco. Il colletto della maglia, di colore bianco, ha un altro bel particolare, nel retro infatti è ricamata la bandiera italiana, mentre nella parte avanti è ben impressa la scritta “ITALIA“, oltre infine al fatto che riappare dopo tanti anni insieme allo scudetto nazionale  il logo ufficial della FIR .

    Spirito nazionalistico a parte e nell’attesa degli All Blacks abbiamo anche indossato la maglia, gradendone sia l’estetica che la qualità, per chi conosce l’orma famoso ClimaCool di adidas saprà bene quanto questo sistema sia fantastico, mentre chi avrà modo di sperimentarlo capirà la gioia della perfetta traspirazione e del mantenimento della temperatura corporea anche sotto sforzo. Inoltre il secondo sistema che si affianca a quello già descritto è il ForMotion, cioè la presenza di tessuti tridimensionali ed elastici che si adattano alla perfezione corpo dell’atleta, al tempo stesso migliorando vestibilità della maglia allo scopo di ottimizzare i movimenti e la comodità ed infine aumentando la libertà di azione.

    Il test match si avvicina, noi siamo pronti e già in divisa ad affiancare la nazionale, tiferemo e sogneremo, il resto lo faranno i giocatori sul campo, a noi non resta altro che augurargli buona fortuna.

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  • Intervista al dance team degli Utah Jazz

    Intervista al dance team degli Utah Jazz

    In occasione della tappa di Reggio Calabria dell’NBA 3X Summer Tour 2012, la nostra redazione ha intervistato una delle ballerine del dance team degli Utah Jazz che si trovava al seguito della manifestazione creata da NBA Italia.

    Cosa vuol dire per te essere una dancer degli Utah?

    Come prima cosa per me vuol dire essere una tifosa della squadra visto che amo il basket e amo l’NBA quindi è un modo per essere vicina alla mia squadra del cuore.

    Quanto è difficile entrare nel gruppo?

    E’ molto difficile entrare a far parte della squadra perché nello Utah ci sono molte brave ballerine e loro ogni anno fanno due settimane di prove per poter essere scelte quindi è una cosa molto complicata.

    Quanto è importante sentirsi parte del gruppo ed avere buoni rapporti con le tue compagne?

    E’ molto importante essere parte di un gruppo e andare d’accordo con le ragazze perché passiamo molto tempo insieme, viaggiamo anche spesso e ovviamente se c’è affiatamento riusciamo a performare meglio durante le esibizioni.

    Che rapporto hai con i giocatori, con la squadra?

    Abbiamo un rapporto professionale con i giocatori: li vediamo durante le partite, in delle apparizioni che facciamo insieme ma niente al di fuori di quello.

    Dance Team Utah Jazz © Jed Jacobsohn/Getty Images

    Chi è il tuo giocatore preferito?

    Quello attuale è John Stockton e Jamal Tinsley e Jeremy Evans.

    E’ la prima volta che vieni in Italia? Cosa ti è piaciuto e cosa non ti è piaciuto? Ti è piaciuta Reggio Calabria?

    E’ la prima volta che vengo in Italia, mi piace tantissimo qui, mi piace il cibo, mi piace la gente, ci piace il mare e ci stiamo divertendo tantissimo a Reggio Calabria.

    Eri già una tifosa prima di diventare una tifosa degli Utah?

    Sì fin da piccola sono sempre stata una tifosa.

    Qual è il tuo sogno oltre ad essere parte di questo gruppo e fare la ballerina?

    Il mio sogno è essere felice con la mia famiglia, avere una vita piena di questo, oltre naturalmente a continuare a fare la ballerina.

  • Intervista a Katia Bassi “NBA 3X Summer Tour 2012 un successo clamoroso”

    Intervista a Katia Bassi “NBA 3X Summer Tour 2012 un successo clamoroso”

    L’NBA 3X Summer Tour 2012 prosegue e la scorsa settimana ha fatto tappa a Reggio Calabria, creando ancora una volta un’occasione unica di incontro tra giovani e di divertimento assoluto. Nel corso dell’evento, che ha visto gareggiare in tornei 3 contro 3 ragazzi di tutte le fasce d’età (sono previsti tornei tra ragazzi e ragazze di 11 e 12 anni, di 13 e 14, di 15 e 16 e maggiori di 17 anni e Open Division, che consiste in squadre miste) oltre a vederli usufruire di divertenti attività interattive, abbiamo avuto l’occasione di scambiare quattro chiacchere ed intervistare Katia Bassi, General Manager di NBA Italia che dopo Dopo Lignano Sabbiadoro, Trapani, Ostia e la prossima Torino ha fatto visita anche alla città dello Stretto, la quale con molta cortesia e simpatia ci ha dedicato del tempo e ha risposto alle nostre domande.

     

    Katia Bassi
    Katia Bassi | © Georgea Costa Netto

    Ecco a voi l’intervista.

    Giuseppe Guerrasio: Sembra che l’NBA si stia interessando all’Italia, l’NBA 3X Summer Tour 2012 ha toccato sei città italiane, e diversamente da tanti altri eventi ha davvero coperto tutto il paese, questo è un chiaro segnale che il marchio NBA vuole tornare in Italia ai livelli che aveva toccato nei primi anni ’90?

    Katia Bassi: Il nostro obiettivo come mission NBA è quello di diffondere più possibile il gioco del basket in tutto il mondo, quale migliore attività che andare a trovare i nostri tifosi sul territorio. NBA non ha un problema di notorietà di marca perchè è conosciuta per l’84% sul territorio italiano, ha un problema naturalmente di presenza sul territorio, perchè naturalmente le partite non sono giocate che negli Stati Uniti, quindi quello che noi vogliamo fare è far capire a tutti i nostri tifosi, e sono tanti, quasi cinque milioni, che noi ci siamo e ci siamo in maniera continuativa, vicino poi soprattutto a colori i quali hanno voglia di giocare e a chi vuole avvicinarsi al basket ed è interessato a vedere come lavoriamo.

    GG: Hai anticipato la mia successiva domanda dato che volevo chiederti quanto NBA possa contribuire a far crescere lo sport del Basket. Per la scelta delle varie tappe, ho visto che diversamente da altri sport avete fatto comunque eventi in tutta Italia, da Milano a Torino passando per Reggio Calabria. In base a cosa avete scelto le location delle tappe?

    KB: Abbiamo scelto innanzitutto sulla base di tradizioni di basket molto importanti da un lato, dall’altro anche in base ad accordi collaborativi naturalmente, perchè quello di cui abbiamo bisogno sono belle location, che abbiano un bel traffico naturale e che possano ospitare chiaramente le nostre strutture, come la metratura richiesta ad esempio, veramente molto alta, ed è necessario che ci siano tutte queste caratteristiche.

    GG: Quindi la scelta di Reggio Calabria al posto di città come Milano e Roma è dovuto anche a questo?

    KB: Su Milano e Roma è normale che si facciano degli eventi, intanto su Milano avremo la partita dei Boston Celtics, per cui ci sembra più che sufficiente, oltretutto quello che noi volevamo fare era non essere più Roma-centrici o Milano-centrici ma andare dove i nostri tifosi sono e i tifosi non sono solo a Milano e a Roma.

    GG: Noi a Reggio Calabria tra l’altro abbiamo il ricordo di Manu Ginobili e credo anche questo significhi tanto vero?

    KB: Certamente, c’è una grandissima tradizione che speriamo ritorni molto presto.

    GG: A proposito dell’evento di Milano, l’attesa per EA7 Milano – Boston Celtics è tanta, l’NBA ha mai pensato addirittura di far giocare qualche partita della regular season, magari non solo in Italia, ma anche un mini tour in Europa?

    KB: Intanto noi abbiamo già fatto una partita di Regular Season nel 2011 a Londra e è quello che rifaremo nuovamente, sempre a Londra, a Gennaio del 2013. Evidentemente dobbiamo scegliere delle località che abbiano un palazzetto all’altezza e delle capacità per poter prevedere anche un ritorno interessante, dato che è chiaro che una partita in Europa ha dei costi diversi che negli USA.

    GG: Visto l’idea di diffondere il basket, avete pensato magari di realizzare un appuntamento settimanale con qualche canale televisivo nazionale in chiara, come RAI o Mediaset, in modo che il marchio NBa arrivi anche a chi non ha un abbonamento SKY o non segue Sportitalia?

    KB: Diciamo che con Sportitalia e Sky abbiamo un rapporto di esclusiva e soprattutto qualsiasi sia il nostro modo di comunicare abbiamo e cerchiamo un altissimo livello di produzione, che è ovviamente importante. Noi crediamo inoltre che avvicinarci alla nostra fascia di pubblico, il nostro target è quello dell’età compresa tra i 16 e i 34 anni, significhi usare strumenti di comunicazioni nuovi, in particolar modo i social network.

    GG: L’NBA 3X Summer Tour 2012 è ormai alle battute finali, dopo quella di Reggio Calabria manca solo la tappa di Torino, tirando le somme come è andato il tour?

    KB: E’ stato un successo clamoroso, sia come affluenza di partecipanti che, ancor di più, come accoglienza delle persone, addirittura alcuni genitori sono arrivati a ringraziarci per come hanno visto i loro figli divertirsi, il tutto naturalmente gratuitamente, e portare a casa bei ricordi e tantissimi premi messi in palio da NBA.

    Ringraziamo nuovamente Katia Bassi e speriamo di avere modo di reincontrarla presto per nuove iniziative sul territorio italiano.