Autore: Giuseppe Guerrasio

  • NBA Opening Night 2017: i Cavs battono i Celtics

    NBA Opening Night 2017: i Cavs battono i Celtics

    E’ la NBA Opening Night 2017, torna con essa lo spettacolo del Basket americano, le star a stelle e strisce come di consueto tornano sui parquet e nella prima giornata sul campo ci saranno i campioni in carica Golden States Warriors, che affronteranno gli Houston Rockets, e dall’altro lato, nella partita di apertura della stagione, i Cleveland Cavaliers che affrontano i Boston Celtics. Nemmeno a dirlo quattro delle più forti squadre del campionato.

    Cleveland Cavs – Boston Celtics 102-99: Il Re è sempre LeBron James

    C’è una certezza nella NBA, LeBron James è sempre l’uomo da battere, e lo dimostra nella partita di apertura trascinando i suoi Cavs ad una vittoria che nel finale non sembrava tanto certa, lo fa con i suoi numeri, sia sul campo che nelle statistiche, essendo il leader della sua squadra in tutte le cifre che contano con 29 punti, 16 rimbalzi, 9 assist e 2 stoppate, sfiorando così già la prima tripla doppia della stagione.

    L’Infortunio di Gordon Hayward e la fuga dei Cavaliers

    La partita inizia con il classico gol dell’ex, infatti è Kyrie Irving, alla sua prima apparizione con la maglia biancoverde dei Celtics, a realizzare un canestro, tra l’incredulità della TV USA TNT che i due punti li segna ai Cavaliers. L’inizio di partita è equilibriato, se non al quinto minuto del primo quarto l’altro volto nuovo di Boston Gordon Hayward si infortuna (frattura della tibia e della caviglia) rischiando di perdere l’intera stagione. Praticamente in un solo momento potrebbero essere finiti i sogni di gloria di quest’anno per i Boston Celtics.

    Da quel momento è iniziato un lungo periodo buio per gli ospiti, dominati dai Cleveland Cavaliers guidati da un indomabile LeBron James, nonostante anche esso fosse stato in dubbio per un leggero infortunio alla caviglia. I Cavs chiudono con un +10 il primo quarto (29-19) ed addirittura con un +16 il primo tempo (54-38), arrivando anche ad un vantaggio di 18 punti nel corso della partita, tutto questo condito da un redivivo Derrick Rose autore di 14 punti seppur con percentuali bassissime, da un eccellente Jae Crowder autore di 11 punti e da un altalenante J.R. Smith autore di 10 punti, infine a completare per diritto di cronaca Dwayne Wade molto sottotono con solo 8 punti e 4 palle perse.

    La Combattività dei Boston Celtics

    Ad ogni modo Boston Celtics non hanno perso lo spirito dello scorso anno ed hanno combattuto fino alla fine recuperando con un parziale di 33-18 nel terzo quarto ben 15 punti (72-71). A trainare gli ospiti sono stati soprattutto Jaylen Brown autore di 25 punti, che si è posto a leader della squadra in diversi momenti, e l’atteso Kyrie Irving che ha segnato 22 punti e distribuito 10 assist, oltre ad aver recuperato 3 palloni. Da notare l’ottimo esordio del rookie Jayson Tatum, terza scelta assoluta allo scorso draft, che ha debuttato con una doppia doppia segnando 14 punti e prendendo 10 rimbalzi, sopperendo anche in diversi momenti alle mancanze di Al Horford. Infine sempre sul fronte Celtics si conferma una certezza Marcus Smart che copre ogni area del campo e lotta sempre producendo 12 punti, 9 rimbalzi e sfiorando la doppia doppia.

    La vittoria in volata dei Cavs

    Gli stessi Celtics nel quarto quarto hanno recuperato tutto lo svantaggio e sono andati in vantaggio di 4 punti, con un finale deciso dalla tripla di Kevin Love, autore di una doppia doppia con 15 punti ed 11 rimbalzi, che ha fermato il parziale dei Celtics e ha segnato l’esito della partita. Ferma quello che è stato il quarto caldo di Irving (quasi metà dei suoi punti segnati nell’ultima frazione di gioco), ma che alla fine lo ha visto sbagliare il tiro decisivo.

    Finisce così Cleveland Cavaliers – Boston Celtics 102-99, finisce con un abbraccio tra Irving e James, finisce la partita, ma la stagione NBA è appena iniziata e le premesse di un grande campionato ci sono tutte.

  • NBA 2K18: la recensione

    NBA 2K18: la recensione

    NBA 2K18 si conferma la simulazione sportiva per eccellenza, abbiamo avuto modo di provarlo ed ecco la nostra recensione.

    La nostra recensione di NBA 2K18 parte da un fattore essenziale: chi lo ha provato è fan della NBA ed amante della serie NBA 2K, dopo una adolescenza passata su NBA Live e su qualche altro titolo videoludico di quando ancora il realismo era una cosa lontamanete credibile. Partendo da questo fattore le considerazioni sono in genere sia sulla migliorabilità del gioco che sulla varietà del gioco stesso, e c’è da dire che la 2K Games anno dopo anno sta riuscendo a migliorare e rendere sempre più vicino alla perfezione questo videogame.

    Le novità di NBA 2K18

    Quando esce un nuovo videogioco sportivo, specie in qualcosa che è vicino all’essere perfetto come la serie NBA 2K, ciò che scatena più di tutto la curiosità degli utenti sono le novità, al di la dei roster aggiornati e delle nuove squadre disponibili spesso c’è poco da aspettersi se non un gameplay migliorato ed una nuova grafica. Invece il team di Visual Concepts è riuscito ancora una volta a stupire. Partendo dal menu principale, con solo sei opzioni, si può notare che sono molte le cose cambiate, si va verso il minimalismo nelle scelte, evitando così anche quelli che erano vicini ad essere degli inutili doppioni. Tutto questo principalmente per due motivi, il primo perchè alcune modalità sono identiche con l’unica differenza del giocarle online o offline, la seconda più importante perchè la modalità La Mia Carriera diventa un Open World, seppur limitato, dove muoversi e gestire tutte le varie opportunità.

    La Mia Carriera in NBA 2K18: Benvenuto DJ!

    Nella serie NBA 2K, ormai da anni, La Mia Carriera ricopre il ruolo principale di tutto il videogame ed è proprio in essa che si trovano, ancora una volta, le principali novità e migliorie, su tutte la nuova “Vita di Quartiere” (“Run the Neighborhood” nella versione inglese). Questa nuova aggiunta in pratica permette ai giocatori di girare liberamente in una piccola cittadina, con tanto di biciclette e metro per spostarsi da un lato all’altro della città. In essa sarà possibile allenarsi fisicamente nel Centro Gatorade o tecnicamente nella palestra della propria squadra, sarà possibile andare nel negozio NBA, Foot Locker e Swag per acquistare rispettivamente abbigliamento da gioco, scarpe da basket e abbigliamento casual, ci saranno gli spazi dove si potrà giocare liberamente, o fare una gara delle schiacciate a punti, sarà presente il solito playground dove giocare partite di strada, due campi Pro-AM, uno libero ed uno di squadra, ed un campo delle sfide, infine lo spazio dove si svolgerà la parte di storia col proprio agente: il VC Management. Insomma c’è spazio per ogni cosa e per farlo al posto dei menu userete il vostro personaggio, praticamente NBA 2K in salsa GTA.

    In tutte queste cose trova quindi un miglioramento sia la gestione delle energie, da ricaricare in palestra, sia la gestione e miglioramento dei cartellini che oltre che nelle partite sarà possibile migliorare in allenamento. Sarà costosa e anche molto la “Road to 99“, la sfida su cui batte La Mia Carriera che invoglierà l’utente ad arrivare al fatidico valore di 99 per il proprio giocatore. Costosa in termini di ore di gioco, ma anche volendo di microtransazioni, e questa probabilmente è l’unica cosa su cui si può dire qualcosa di negativo in tutto il gioco.

    Passando al gioco e alla storia vera e propria, sappiamo bene che da NBA 2K14 La Mia Carriera ha aggiunto una storia di base, all’epoca molti ricordaranno la rivalità con Jackson Ellis, ma quello che veramente ha dato la svolta è stato il “Livin’ Da Dream” di NBA 2K16 dove la regia di Spike Lee ha provato a dare al protagonista Freq una storia consistente di fondo, seppur alla fine molto distaccata dal gioco, in quanto tutte le dinamiche avvenivano fuori dal campo e non influenzavano più di tanto il giocatore, ma che è riuscita comunque a commuovere. In NBA 2K17 le cose si sono evolute leggermente, la storia questa volta, che vedeva come protagonista Pres, si basa su un Dynamic Duo composto appunto dal protagonista e dal suo amico Justice Young, interpretato da Michael B. Jordan. In questo caso si giocavano prima di tutto, con l’introduzione de’ “Il Preludio” alcune partite nelle squadre di college per poi essere draftato ed iniziare così la nuova storia.
    Messe in cantina le vecchie storie il team di 2K Games e Visual Concepts torna ancora una volta e lo fa nel migliore dei modi, crea una nuova storia, ci presenta DJ, un ragazzo che non viene draftato ma entra in squadra dopo essere stato notato sui playground e dopo due provini nella squadra preferita. Piccola nota, in questo modo purtroppo scompare quel tentativo di implementare anche la parte NCAA nel gioco, in compenso il giocatore prende vita e scompare del tutto la linearità della storia, le scelte prese cambieranno il corso della storia e lo sviluppo del giocatore e della storia in se può essere indipendente dalle partite giocate.

    Dopo una decina di partite l’esperienza è oltremodo positiva e la voglia di andare avanti è tanta, sicuramente la modalità da provare per prima.

    Il Mio GM in NBA 2K18: Il nuovo capitolo

    “Il Mio GM: il Nuovo Capitolo” non è stato detto a caso, è proprio così che si chiama la nuova esperienza di My GM in NBA 2K18, una versione tutta nuova rispetto a come siamo stati abituati, in cui, come in La Mia Carriera, si da una nuova linfa e vita ad un prodotto già ben fatto. Anche essa introdotta in NBA 2K14 e migliorata dapprima in NBA 2K16 con i trasferimenti delle squadre in altre città e successivamente in NBA 2K17 con l’espansione della lega, il regolamento con cambi dinamici, arriva adesso un capitolo che offre una trama ed una storia di fondo dove da General Manager della vostra squadra preferita dovrete prendere le decisioni che ne creeranno il destino, spesso combattendo anche contro il proprietario ed altri intoppi.

    La storia inizia la dove finisce la carriera da giocatore del nostro eroe, le finali di Conference del 2011 con la maglia dei Dallas Mavericks portano alla rottura del ginocchio e dopo 6 anni alla carriera da GM. La storia si svolge in maniera abbastanza sconvolgente, non mancano i colpi di scena e le situazioni dove dovrete ovviare ai pasticci dei vostri collaboratori. Sul resto della storia vi lasciamo giocarla e divertirvi.

    In termini manageriali il gioco si evolve introducendo nuove caratteristiche ed adattandosi al Contratto Collettivo NBA 2017, arrivano quindi i contratti supermassimi, il tetto EML, il nuovo stipendio minimo annuale e la nuova tabella salariale dei rookie, i nuovi stipendi massimi, gli incrementi annuali, la regola per gli over-38, la clausola stretch, e tanto altro.

    In NBA 2K18 arriva la G-League (la vecchia D-League), almeno nella parte de’ Il Mio GM, dove sarà possibile inviare giocatori della propria squadra o visionarne di nuovi. Sarà così possibile visualizzare le statistiche dei giocatori e scoprire nuovi talenti, tutto ciò anche grazie al nuovo strumento di analisi statistiche.

    Insomma la sfida de’ Il Mio GM su NBA 2K18 è una sfida dove cimentarsi e divertirsi, come abbiamo fatto noi.

    La Mia Squadra in NBA 2K18

    Il sistema a carte di NBA 2K resta sostanzialmente uguale, in infatti in La Mia Squadra in NBA 2K18 l’unica novità sostanziale è la nuova modalità “Pacchetti e Playoff”, nella quale sarà possibile tramite un draft scegliere carte giocatore e soprattutto allenatore al cui stile devono essere associati i primi.

    Dulcis in fundo troviamo La Mia Squadra, la versione Ultimate Team di NBA 2K18 che consente di creare la propria squadra tramite le figurine. Quest’anno tra le novità troviamo l’introduzione di una nuova modalità, chiamata Pack & Playoff, che si ispira al draft dei classici giochi di carte collezionabili in cui creare la miglior squadra possibile con i pacchetti di figurine che ci vengono messi a disposizione. Per scegliere i giusti giocatori bisogna fare in modo di allineare il loro stile con quello degli allenatori in modo tale da assicurarvi un’efficacia maggiore. Pack & Playoff ci vede impegnati in quattro turni di playoff più le eventuali finali. Ovviamente più si va avanti e più i premi saranno maggiori.

    Altra novità riguarda l’introduzione di un tetto salariale basato sull’uso delle varie carte: di conseguenza più i giocatori utilizzano una carta e più cresce il salario richiesto per poterla schierare in campo. Ma non è finita qui perché troviamo anche un nuovo livello di rarità per gli allenatori, la possibilità di utilizzare carte bonus durante i timeout, migliorie per le case d’aste che adesso sono aggiornate in tempo reale e consentono ad esempio di impostare un’offerta massima, un calendario di 30 partite offline, la possibilità di sfidare le squadre All-Time con i migliori giocatori della storia e obiettivi che vi guidano passo passo in La Mia Squadra. Insomma come le altre due modalità descritte poco più sopra, anche La Mia Squadra si conferma assolutamente valida e longeva grazie ai suoi numerosi contenuti offerti.

    Gameplay, grafica e tecnica di NBA 2K18

    NBA 2K18 si presenta, ancora una volta per la serie NBA 2K, come il videogioco, o meglio la simulazione sportiva, allo stato dell’arte. La grafica è ad altissimi livelli, nuovamente migliorata, che aumenta il realismo ed è anche essa parte di quel far divenire vivo il videogioco. Il nuovo motore grafico dona una fluidità mai vista prima a giocatori sul parquet, ed i 60 fps si notano tutti. Tra la grafica ed il gameplay si fa sentire notevolmente la consistenza dei giocatori, i blocchi sembrano davvero reali e portano il contatto ad un livello reale, ed i rapporti fisici sono ben gestiti, unica pecca nellle cut scene di gioco si perde un poco l’impatto percettivo dei pesi e altezze dei giocatori. Dal punto di vista del videogiocatore/spettatore sembra di essere davanti ad una partita vera come trasmessa in TV, godendo di palazzetti di gioco rinnovati e migliorati, con scene di inframezzo che riproducono la realtà, dalle cheerleader agli allenatori che spiegano gli schemi di gioco, dall’inno nazionale americano al premio del miglior giocatore della partita.

    Per quello che riguarda i controlli, la nuova gestione dei tiri, e quindi la relativa meccanica in game, è una nota positivissima, che rende unico ogni giocatore in campo, tra l’altro con le proprie caratteristiche reali, inoltre le percentuali di realizzazioni dal campo in questo modo, ma anche per la parte di intelligenza artificiale, riescono ad essere finalmente reali. Molto bella anche la gestione dei pick & roll ed in generale dei contatti sia in difesa che in attacco. Insomma la realtà non è poi così lontana.

    Alla fine di una settimana di gioco, NBA 2K18 mantiene le promesse, logicamente in una strada verso la perfezione non si può che sperare in piccole migliorie e nuove introduzioni, ma l’esperienza di gioco è di quelle positive che sicuramente meritano un voto di almeno 9/10.

     

     

     

     

     

     

  • Star Sixes: il mondiale delle vecchie glorie mette in campo le leggende

    Star Sixes: il mondiale delle vecchie glorie mette in campo le leggende

    Con Star Sixes il calcio a sei indoor ha riportato diverse leggende del calcio su un campo di calcio, seppur in formato ridotto, fondendo così nostalgia e spettacolo.

    120 stelle per 12 Nazioni

    Dal 13 al 16 Luglio. alla O2 Arena di Londra, in Star Sixes si sono visti nuovamente giocare a livello agonistico calciatori del calibro di Alessandro Del Piero, Roberto Carlos, Rivaldo, Fabrizio Ravanelli, Steven Gerrard, Dida, Juninho, Chris Sorensen Sebastien Frey, Youri Djorkaeff, Vincent Candela, Fernando Couto, Nuno Gomes, Carles Puyol.

    Questi ed altri campioni, tutte vecchie glorie, si sono sfidati giocando in 12 nazioni, oltre alla nostra Italia sponsorizzata dal brand di gaming online StarCasinò, hanno partecipato  Spagna, Brasile, Germania, Francia, Inghilterra, Portogallo, Nigeria, Scozia, Messico, Cina, Danimarca.

    Il Cammino dell’Italia

    Il torneo ha messo in mostra contenuti di valore, unendo atletismo, sfida e spettacolo. La formazione Italiana, accompagnata ufficialmente da StarCasinò, motivo per cui il torneo in Italia ha assunto la denominazione ufficiale di Star Sixes ¦ StarCasinò, capitanata da Alex Del Piero ha purtroppo dovuto cedere il passo, nei quarti di finale, alla Francia che si è successivamente laureata campione del torneo. Le speranze di una vittoria finale non erano poche, infatti dopo un ottimo girone eliminatorio, dove la nostra compagine ha subito solo la sconfitto all’esordio contro il Brasile, a cui sono poi seguite due nette vittorie contro la Nigeria prima e la Cina dopo. Purtroppo l’incontro con la risvegliata Francia che si era qualificata dopo un girone eliminatorio non esaltante e soltanto di diritto per la differenza reti, ha spento ogni speranza.

    L’orgoglio Francese

    Si sa che i Francesi non demordono facilmente, così nella fase ad eliminazione diretta è venuto fuori l’orgoglio che li ha portati a battere prima appunto l’Italia, subito dopo la Spagna, che tra l’altro fino a quel momento era favorita insieme al Brasile in quanto uniche imbattute, per poi ritrovarsi in finale e giocare per la seconda volta contro la Danimarca, che appunto aveva eliminato i verdeoro, compagna del girone eliminatorio con cui aveva pareggiato, e batterla in finale per 2 a 1.

    Il torneo ha avuto una ampia copertura televisiva, trasmesso in italia dal canale FOX SPORT sul satellite di Sky, ma gli highlights del match e i contenuti più esclusivi, con la collaborazione del team di Serie A operazione Nostalgia, sono disponibili sul sito Star Sixes e sulle pagine Facebook, Twitter e Instagram di StarCasinò.

    Buzzoole

  • Super Bowl LI: chi vincerà tra New England Patriots e Atlanta Falcons?

    Super Bowl LI: chi vincerà tra New England Patriots e Atlanta Falcons?

    Il Super Bowl LI è alle porte, domenica 5 febbraio 2017 all’NRG Stadium di Houston si sfideranno New England Patriots e Atlanta Falcons, rispettivamente campioni dell’ American Football Conference e della National Football Conference, per ottenere il titolo di campione della National Football League. Per gli Stati Uniti d’America è tempo di sport, spettacolo e scommesse.
    Scommesse a cui possiamo prendere parte anche noi, grazie a Betclic e alla sezione dedicata a questo grande match: qui troverete il calendario scommesse.

    Due strade diverse per un obiettivo unico, essere la squadra più forte della NFL, essere lì, ad alzare il Vince Lombardi Trophy, nel giorno in cui tutti gli USA si fermano, dove oltre 120 milioni di americani non hanno altro che un interesse, il Super Bowl.

    Super Bowl LI

    Per i New England Patriots è stato tutto abbastanza facile, riuscendo ad arrivare all’ottavo titolo di fila della AFC East division, stabilendo così un nuovo record e chiudendo la stagione con un ottimo record di 14-2. Tutto questo nonostante varie vicissitudini che non facevano sperare in tale risultato, in primis per la sospensione del quarterback (detentore del record di passaggi della squadra) Tom Brady, sospeso in seguito allo scandalo dello scorso anno denominato Deflategate e, successivamente, per l’infortunio nel corso della stagione del tight end All-Pro e recordman di ruolo Rob Gronkowski.
    La strada però non è stata poi realmente difficile, l’attacco guidato da Tom Brady, che ha stabilito addirittura il nuovo record NFL nel rapporto tra touchdown passati e intercetti subiti, non ha avuto grossi problemi, insieme ai compagni Julian Edelman, Chris Hogan, Malcolm Mitchell, lo stesso Gronkowski, il suo sostituto Martellus Bennett ed infine il running back LeGarrette Blount che hanno garantito vittorie a ripetizione. La linea difensiva guidata dal defensive end Trey Flowers, accompagnato da Jabaal Sheard e Dont’a Hightower, Rob Ninkovich, dalle secondo linee come il cornerback Malcolm Butler, Logan Ryan, Devin McCourty e Matthew Slater, stabilendo diversi record ed ottenendo diverse convocazioni al Pro-Bowl.
    Quindi, i New England Patriots, dopo aver terminato la stagione regolare col miglior record della lega, con 14 vittorie e 2 sconfitte, classificandosi come terzi nella NFL come punti segnati (441 punti e primi in difesa con solo 244), hanno intrapreso la strada dei playoff che è stata altrettanto facile, o almeno senza grosse difficoltà. Sia alle Divisional, dove hanno battuto i Houston Texans per 34-16, sia all’AFC Championship dove i Pittsburgh Steelers sono stati sconfitti con il punteggio di 36-17.
    L’approdo al Super Bowl LI, segna così per i New England Patriots un nuovo record NFL con la nona partecipazione della propria storia, e un ulteriore record per Tom Brady e l’allenatore Bill Belichick, che portano la squadra alla settima apparizione degli ultimi sedici anni al Super Bowl NFL.

    Leggermente diverse le cose per gli Atlanta Falcons, i quali confermano per il secondo anno il capo-allenatore Dan Quinn, che già alla gara d’esordio in casa contro i Tampa Bay Buccaneers subiscono una sconfitta che non fa presagire bene e anzi, dopo tre anni lontani dai playoff ancora una volta la squadra sembra gelata. Nonostante ciò il cammino è difficile ma si realizza bene, la regular season finisce con 11 vittorie e 5 sconfitte e gli Atlanta Falcons riescono ad ottenere il seed numero 2 nel tabellone della NFC, oltre che il record di lega per punti segnati con ben 540 punti realizzati; anche se c’è da vedere l’altro lato della medaglia che registra la squadra al ventisettesimo posto della NFL per la difesa con 406 punti subiti.
    Abbiamo parlato del solito Tom Brady, ma è stata indimenticabile soprattutto la stagione del quarterback Matt Ryan, che ha guidato la classifica NFL per il passer rating ed è stato secondo in passaggi completati, yard passate e passaggi che hanno portato a touchdown: cifre che gli hanno permesso di essere convocato per la quarta volta al Pro Bowl e di essere inserito per la prima volta nel First-team All-Pro.
    A dar manforte a Ryan ci sono stati Julio Jones, Mohamed Sanu e Taylor Gabriel, oltre al running back Devonta Freeman che è stato convocato per il secondo Pro Bowl consecutivo, la sua riserva Tevin Colema, il kicker Matt Bryant leader della NFL con 158 punti segnati e convocato al suo primo Pro Bowl, ed infine al neo acquisto Alex Mack, convocato per il quarto Pro Bowl.
    Per quello che riguarda la linea difensiva Adrian Clayborn è stato il perno saldo, affiancato dal veterano Dwight Freeney, entrambi coperti dietro dal linebacker Vic Beasley, unico elemento della difesa degli Atlanta Falcons ad essere convocato per il Pro Bowl, grazie soprattutto ai numeri che lo hanno portato a terminare la stagione regolare al primo posto nella lega per sack messi a segno e fumble forzati, dal linebacker Deion Jones rookie che già si presenta come leader di ruolo in diverse statistiche, dalle safety Keanu Neal e Ricardo Allen.
    I Playoff degli Atlanta Falcons invece sono stati vissuti più serenamente della stagione regolare, prima è arrivata la vittoria per 36-20 alle Divisional contro i Seattle Seahawks, contro i quali, seppur per una manciata di punti avevano perso nella stagione regolare, e poi NFC Championship contro i Gren Bay Packers sconfitti per 44-21.

    Chi vincerà questa sfida tra moderni gladiatori? Sarà la volta del primo titolo NFL degli Atlanta Falcons, come lo è stato lo scorso anno in NBA per i Cleveland Cavaliers? O sarà l’ennesimo Super Bowl dei New England Patriots che vogliono il titolo di dominatori del ventennio?

    In attesa del gioco, in attesa dello spettacolo di pausa (il famoso Half Time Show), in attesa di vedere chi la spunterà tra i New England Patriots e gli Atlanta Falcons, non possiamo fare altro che augurarvi un buon Super Bowl LI.

    #SuperBowl #SuperBowl2017

    Buzzoole

  • Lo streaming live di Better

    Lo streaming live di Better

    Da anni gli appassionati di sport seguono in modo più o meno legale le partite in streaming, adesso anche in Italia, grazie a Better, lo streaming diventa legale e la Serie A TIM arriva sui PC, i TABLET e gli SMARTPHONE di tutti gli appassionati registrati sul sito di scommesse online Better!

    Cambia così tutto il panorama italiano in merito alla fruizione di eventi sportivi live e così sentire i termini Streaming e partite di calcio vicino non sarà più un taboo, inoltre grazie alle scommesse live di Better sarà tutto più divertente in un panorama ancora più emozionante e coinvolgente grazie alla diretta streaming di tutte le partite dei campionati italiani di Serie A TIM, Serie B e Lega Pro!
    Streaming Serie A Better

    Usufruire del servizio di streaming su Better è molto facile, basta essere possessori di un conto gioco, con un saldo attivo, e accedere alla sezione LIVE, sarà così possibile visualizzare quali eventi sono disponibili tramite una icona di immediata visualizzazione e guardare la Serie A Tim, ma anche gli altri campionati ed altri sport, grazie alla comoda interfaccia del player video. Come detto lo streaming di Better propone un calendario di eventi molto fitto ed interessante: oltre allo streaming di tutta la Serie A TIM, anche la Serie B, la Lega Pro, sul calcio straniero ci sono le proposte di Liga, Ligue 1, mentre per gli altri sport ci sono i principali tornei di Tennis come l’appena terminato Australian Open, il basket americano della NBA e tanti altri sport.

    Tra gli eventi che si potranno vedere fin da subito sono da segnalare le due partite Juventus-Inter del 5 Febbraio e Roma-Fiorentina del 7 Febbraio, due eventi da non perdere che potranno delineare il campionato di Serie A Tim di quest’anno, con la Juventus che vuole dare l’allungo nei confronti degli avversari, allontanando l’odiata Inter e staccando definitivamente la Roma, che appunto due giorni dopo sfiderà la Fiorentina, ormai lontana dalla testa del campionato.

    Infine da segnalare l’iniziativa bonus scommesse di Better che, oltre alla proposta streaming, offre ai nuovi iscritti un bonus di benvenuto di 20€ più 5€ a settimana per tutto il campionato di Serie A TIM. Cosa aspettate a scendere in campo con lo streaming Better, come dice lo stesso motto: l’emozione è qui!

    Buzzoole

  • Finale tra Federer e Nadal, ritorno al passato per l’Australian Open 2017

    Finale tra Federer e Nadal, ritorno al passato per l’Australian Open 2017

    Sarà un ritorno al passato la finale dell’Australian Open 2017, infatti uno dei quattro titoli valevoli per il Grande SLAM vedrà affrontarsi in finale Roger Federer e Rafael Nadal: come succedeva spesso fino a qualche anno fa in moltissime delle competizioni tennistiche e come già accaduto, su questo stesso campo da gioco, nel 2009.

    Già prima della finale ha riservato molte emozioni questo Australian Open, partendo già dall’eliminazione della testa di Serie numero 2 – e detentore del titolo – Novak Djokovic ai sedicesimi di finale in 5 set per mano Denis Istomin. Il tennista uzbeko che partecipava allacompetizione grazie ad una Wild Card e che in classifica ATP ricopriva la posizione numero 105, ha destato parecchio scalpore. Non di meno è stata l’eliminazione di Andy Murray, numero 1 al mondo nella classifica ATP, eliminato agli ottavi per mano e racchetta del tedesco Mischa Zverev, scalzato fuori dagli Australian Open in soli 4 set.
    Gli almanacchi ci ricordano che i primi due nella classifica ATP non lasciavano una competizione del Grande Slam dal 2004, per la precisione al Roland Garros di quell’anno.
    Così mentre continua la crisi di Novak Djokovic, che dopo aver perso in finale contro Stan Wawrinka agli US Open, sembra non riuscire a riprendersi: Andy Murray guadagna nei suoi confronti un altro poco di terreno.

    La finale ora vede di fronte Roger Federer e Rafael Nadal e nonostante la storia dica che il primo sia favorito, la forma fisica favorisce il secondo, così come le quote BetClic ci propongono.
    Qui troverete il calendario completo del campionato: http://l12.eu/australianopen-1269-au/1R7A2FK40HFSBH6N1JKU
    e qui le promo giornaliere dedicate: http://l12.eu/australianopen-1270-au/1R7A2FK40HFSBH6N1JKU

    A questo punto non ci resta che scommettere su chi vincerà la competizione finale. Voi su chi scommettete?

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  • Mamba Out: l’ultima leggendaria partita di Kobe Bryant

    Mamba Out: l’ultima leggendaria partita di Kobe Bryant

    Ieri è stato il Mamba Day, il giorno dedicato a Kobe Bryant, quello della sua ultima partita di basket in NBA, ed è stata una giornata di festa, culminata con una grandissima prestazione oltre che un contorno degno di nota.

    Non importa se in un’altra partita nella stessa sera Stephen Curry stabilisce il record di triple segnate in una stagione, per la prima volta con un giocatore che ne realizza oltre 400, nè se i suoi Golden States Warriors stabiliscono il record di vittorie in NBA con un 73-9 impressionante, il Black Mamba ieri ha cancellato qualsiasi cosa che non ruotasse intorno a lui.

    Il pre-partita ha già il sapore di festa, l’allegria regna sovrana, Kobe Bryant ha il sorriso stampato sulle labbra, un poco come quel Magic Johnson chiamato ad aprire le danze e fare il discorso di ringraziamento da parte dei Los Angeles Lakers, lui che all’esterno dello Staples Center ha una statua che lo raffigura nomina Kobe come il miglior cestista dei Lakers di sempre. Segue il video tributo che mostra gli attimi più importanti della sua carriera, inframezzato ai saluti degli attuali compagni, come D’Angelo Russell e Roy Hibbert, dei compagni storici come Metta World Peace, dei vecchi giocatori dei Lakers come Gary Payton, Shaquille O’Neal, Derek Fisher; dell’allenatore Byron Scott, colorato dai saluti di avversari ed altri personaggi importanti che ha incontrato nel corso della sua carriere come LeBron James, Stephen Curry, Dwayne Wade, Carmelo Anthony, Kevin Garnett ed infine con il saluto e ringraziamento della star di Hollywood Jack Nicholson.
    Nel corso della partita la festa continua e si vedono sfilare molte facce note, alcune presenti, altre con video registrati, il tributo è veramente globale, vediamo così Snoop Dog, Taylor Swift, Ice Cube, James Worthy, Spike Lee, Klay Thompson Paul Pierce , Doc Rivers.  Nole Djokovic, John McEnroe, Beckham e Robbie Keane.
    L’attesa è tanta e a farla terminare sono le note del basso di Flea che suona Star-Spangled Banner, l’inno americano, tra lacrime e sorrisi.

    Con gli Utah Jazz ormai ufficialmente fuori dai Playoff 2016, la partita sembra dover essere abbastanza tranquilla, ma dall’inizio viene subito mostrato a Kobe che niente gli sarà regalato, anche se non viene nemmeno pressato ingiustamente, i compagni giocano per lui e si vede, lui sbaglia i primi tiri, ma si riscalda subito e nel primo quarto realizza ben 15 punti. Il resto della partita è fatto alternativamente di giocate medie e giocate da campione, con Bryant che mette a referto uno dopo l’altro quelli che alla fine saranno 60 punti, fatti con un 22/50 al tiro (non pochi tiri e la libertà nel farlo si vede anche da 6/21 al tiro da 3 punti) ed un 10 su 12 ai tiri liberi, conditi con 4 assist, 4 rimbalzi e due stoppate.
    La cosa più bella però che ricorderemo sono gli ultimi due minuti di partita, con i Los Angeles Lakers a -8 Kobe Bryant decide davvero di diventare leggenda, praticamente da solo recupera e vince la partita, che terminerà 101 a 96 per i Laker sui Jazz, segnando 23 punti nell’ultimo quarto, con la forza e la volontà di quel giovane Black Mamba che ci ha deliziato anni fa.

    Il tributo finale a Kobe Bryant è un ringraziamento da parte di tutti i cestisti suoi avversari, con un poco di tristezza nel non vedere Karl Malone, ma con la gioia di vedere uno Shaquille O’Neal sorridente insieme a lui e che il giorno dopo dichiara addirittura “lo avevo sfidato a segnare 50 punti, quel gran figlio di … ne ha fatti 60”.

    Il saluto finale di Kobe Bryant commuove, ringrazia tutti, i compagni, i tifosi, la moglie e i figli, ricorda i 20 anni con quell’unica maglia e la città che lo ha accolto, e alla fine non sa più che dire, se non un MAMBA OUT.

    Si spengono le luci. Grazie di tutto Kobe.

  • MambaDay: l’ultimo giorno di Kobe Bryant da giocatore

    MambaDay: l’ultimo giorno di Kobe Bryant da giocatore

    Oggi è il Mamba Day, l’ultimo giorno di Kobe Bryant da cestista, l’ultimo giorno in cui il Black Mamba calcherà un parquet di basket da giocatore. A cinque mesi di distanza dal suo annuncio di ritiro ufficiale apparso su The Player Tribune, è arrivato il momento dell’ultima partita, allo Staples Center, il palazzetto dello sport che lo ha visto giocare per tutta la vita con la stessa casacca, quella gialloviola, dove i Los Angeles Lakers attendono gli Utah Jazz, e mentre per i secondi ci sarà l’agonismo visto che si giocano l’ultimo posto disponibile ai playoff, per i primi sarà una giornata di festa.

    Il Kobe Day (che Nike ribattezza giustamente e con succeso Mamba Day) una giornata di festa lo è per tutto il basket, con elogi che arrivano da campioni dello sport, di tutti gli sport, dal basket stesso al calcio, dall’Hockey al Football, ma arrivano anche da artisti di vario genere, dagli attori ai cantanti, come in particolare Kendrick Lamar che gli dedica un brano inedito.
    Nike ed i suoi atleti addirittura dedicano un video tributo.

    https://www.youtube.com/watch?v=1Hi0skAwlHM

    In Italia Sky Sport dedicherà una giornata speciale trasmettendo i momenti e le partite più importanti delle partite di Kobe Bryant, si è iniziato da stamattina alle 06.00 e si finirà domani mattina più o meno alla stessa ora. Il primo appuntamento alle 06:00 proporrà la sfida di Gara 7 tra LA Lakers vs Boston Celtics delle NBA Finals 2010, la sfida dell’ultimo titolo NBA di Kobe, l’ultimo anello e l’ultimo MVP delle Finals per Bryant. Alle 08:15 ci sarà Basket Room: speciale Kobe Bryant, mentre alle 08:45 l’All-Star Game NBA del 2003, l’ultimo con Kobe Bryant e Michael Jordan. Alle 10:45 sarà il momento di LA Lakers vs Toronto Raptors 2006, la gara degli 81 punti di Kobe Bryant, seconda prestazione di sempre nella storia della NBA. Alle 12:30 nuovamente Basket Room: speciale Kobe Bryant, successivamente alle 13:00 Gara 4 delle NBA Finals 2000 tra gli Indiana Pacers e i Los Angeles Lakers, le Finali del primo anello per Kobe Bryant, allora in squadra con Shaquille O’Neal. Infine alle 15:00 ci sarà Gara 7 della Western Conference Final tra Sacramento Kings vs LA Lakers relativa Playoff NBA del 2002, una serie veramente controversa di cui tutt’oggi si parla.
    Seguiranno quindi poi alle 17:15 nuovamente LA Lakers vs Toronto Raptors del 2006, alle 19:00 Basket Room: speciale Kobe Bryant, alle 22:15 le NBA Finals 2000, Gara 4 – Indiana Pacers vs LA Lakers, alle 00:15 – NBA Playoff 2002, Gara 7 della Western Conference Final – Sacramento Kings vs LA Lakers, alle 02:20 – NBA All-Star Game 2003.
    Atto conclusivo della giornata sara alle 04:15 l’incontro tra Los Angeles Lakers e Utah Jazz, l’incontro che probabilmente farà piangere molti di noi, che ci farà tornare in mente gli ultimi 20 anni, ricordando la grandezza di un uomo che è stato più di un eroe, un uomo diventato leggenda.

  • Maria Sharapova positiva al test antidoping

    Maria Sharapova positiva al test antidoping

    A sorpresa Maria Sharapova annuncia di aver fatto ricorso al doping, lo dichiara in una conferenza stampa appositamente indetta a Los Angeles. La bellissima tennista russa si presenta in abito scuro e senza troppi preamboli annuncia: “L’ITF mi ha comunicato che agli Australian Open di Melbourne sono risultata positiva, in un controllo antidoping, al Meldonium. Prendevo questo farmaco da anni, ma purtroppo dall’1 Gennaio è nella lista delle sostanze proibite della WADA. Il 22 dicembre l’ITF aveva avvisato tennisti, io non lessi la mail, è colpa mia. Ho ricevuto l’email, con il link a cui fare riferimento, ma sinceramente non l’ho guardato.
    E’ vero, ho assunto il medicinale, lo faccio tra l’altro da anni, ma non ero mai risultata positiva all’antidoping. Lo prendevo come medicinale, dal 2006 prendo il farmaco chiamato mildronate, poichè ho un serio problema di salute, avevo una carenza di magnesio dovuta a un principio di diabete ereditario, e francamente non ero consapevole delle conseguenze. Ma come ho detto, anche se i medicinali mi sono stati prescritti dal mio medico personale, la colpa è counque mia, sono io responsabile del mio corpo
    “.

    Maria Sharapova alla conferenza stampa relativa al test anti-doping
    Maria Sharapova alla conferenza stampa relativa al test anti-doping

    Farmaco noto per essere un anti-ischemico e per la cura delle cefalee e delle emicranie, al contempo il Meldonium migliora il metabolismo e l’approvvigionamento energetico dei tessuti, motivo per cui la WADA lo ha inserito nella lista delle sostanze proibite dall’1 Gennaio 2016, comunicandolo con una lettera il 22 Dicembre 2015.

    Maria Sharapova non era proprio al massimo della forsa, abbastanza abbattuta ha cercato di superare la forte tensione, ha parlato del gossip sul suo ritiro, ha detto di aver deluso i suoi fan e lo sport intero e che spera di avere un’altra possibilità perchè non vuole che la sua carriera si concluda in questo modo.

    Nel complesso tra l’altro, non è stato un gran giorno per lo sport russo, nello stesso giorno la campionessa olimpica di figura su ghiaccio Ekaterina Bobrova è stata sospesa per aver assunto Meldonium, che l’atleta userebbe per combattere i mal di testa.

    Ad ogni modo ora, dopo la conferma dell’ITF che dice che il 26 gennaio 2016 Maria Sharapova è stata sottoposta a un controllo antidoping durante la sua partecipazione agli Australian Open e che le analisi hanno rilevato la positività al meldonium, sostanza proibita dal Codice Wada, conseguentemente quindi è accusata di violazione del codice Anti-Doping WADA ed è stata così sospesa in via cautelare con effetto dal 12 marzo, in attesa di giudizio,  per la tennista il rischio è minimo due anni di squalifica, ma bisognerà attendere sentenza, ricorso e appello per sapere la reale entità del danno. Intanto MaSha ha rinunciato ad Indian Wells e purtroppo sembra realmente aprirsi la strada verso il ritiro definitivo.

  • Kobe Bryant si ritira: l’annuncio ufficiale.

    Kobe Bryant si ritira: l’annuncio ufficiale.

    Kobe Bryant si ritira a fine anno. E’ ufficiale.
    Bastano quelle poche parole sopra per far venire la tristezza a molti, sia fan che haters, sia estimatori che detrattori di quello che senza ombra di dubbio è stato il miglior giocatore di basket del primo decennio degli anni 2000, nonchè uno dei migliori giocatori della storia della NBA.

    The Black Mamba il suo ritiro lo annuncia nello stile che da qualche anno accompagna ogni decisione della NBA, con una lettera dal titolo “Dear Basketball” su The Player Tribune, in uno stile simile a quella di LeBron James quando decise di tornare a giocare con i Cleveland Cavaliers, ma probabilmente più toccante. Nel dire tra le altre cose “Questa stagione è tutto quello che mi resta. Il mio cuore può sopportare la battaglia la mia mente può gestire la fatica ma il mio corpo sa che è ora di dire addio“,  il trentasettenne giocatore dei Los Angeles Lakers decide così di dire a tutti che ormai fisicamente è al limite, che non può reggere più i ritmi che richiede il basket professionistico della NBA.

    Kobe Bryant, un campione nei numeri

    Se ne andrà dopo due stagioni in cui gli infortuni si sono fatti sentire ed hanno avuto la meglio, con solo 41 partite giocate (quando nella NBA in una sola stagione sono ben 82), ma andrà via anche lasciando tanto ai posteri. Porterà con se, dopo 20 stagioni con i Los Angeles Lakers, 5 anelli di campione NBA, in cui 2 volte è stato eletto anche MVP delle Finals, 2 titoli di miglior realizzatore della lega, caratteristica quella dei punti fatti che lo posiziona anche al terzo posto di tutti i tempi, dietro altre due leggende come Kareem Abdul Jabbar e Karl Malone, dove finirà con probabilmente oltre 33.000 punti realizzati. Porterà con se anche un titolo di MVP della Regular Season, periodo in cui per 11 volte è stato inserito nel quintetto dei miglior giocatori e 9 volte nel quintetto dei miglior difensori del campionato. Porterà con se, infine, oltre a 2 Ori Olimpici, ben 17 convocazioni all’All Star Game (senza escludere una possibile diciottesima, se non altro come tributo), manifestazione in cui per 4 volte ha vinto anche il titolo di MVP, una delle quali a pari merito con l’amico-nemico Shaquille O’Neal, ed una volta lo Slam Dun Contest.

    I Record Individuali

    Kobe Bryant lascerà la pallacanestro con molti record imbattuti, innanzitutto dettati dalla giovane età in cui ha iniziato a giocare nel basket professionistico. E’ stato il più giovane giocatore dell’All Star Game,  ad essere stato scelto nel NBA All-Defensive Team, ad avere vinto lo Slam Dunk Contest e a realizzare punti per stacco di 1.000 da 26.000 a 32.000.
    Suoi molti record all’All Star Game, nei quali è il miglior realizzatore sia come punti totali (280) che come canestri totali realizzati (115), è colui che ha recuperato più palloni (37) insieme nientemeno che a Michael Jordan, più tiri da 3 punti segnati totali (17,), ed infine è colui che ha preso il maggior numero di rimbalzi offensivi (10).
    Quando Kobe Bryant smetterà di calcare i parquet avrà, Stephen Curry permettendo, il record di maggior tiri da 3 segnati in una partita (12) e sarà il solo oltre Wilt Chamberlain ad aver segnato 50 o più punti in 4 gare consecutive, oltre ad essere l’unico cestita nella storia NBA sia a segnare almeno 600 punti nella postseason per tre anni consecutivi, sia ad aver segnato oltre 30.000 punti e distribuito oltre 6.000 assist in carriera.

    Insomma già a questo punto le statistiche Kobe Bryant su NBA.com basterebbero a dire quasi tutto sulla stella dell’NBA, ma tante altre possono mostrare il suo valore in termini di numeri, come gli 81 punti realizzati in una partita, seconda prestazione di tutti i tempi, o come tutti gli altri record di franchigia da lui detenuti, quali il maggior numero di punti realizzati in carriera, nei playoff ed in una singola stagione. Ma soffermarsi solo sui numeri di Kobe sarebbe troppo riduttivo, è stato tanto altro.

     

    Kobe Bryant si ritira: Un campione oltre i numeri

    Il vero valore di Bryant si è visto in molte cose,  nella sua etica lavorativa ad esempio, sempre pronto a migliorarsi e a lavorare sodo, definito dal Commissioner NBA Adam Silver come “Uno dei più grandi giocatori della storia del gioco“, e sempre secondo le sue parole “Che stesse giocando le Finals o provando un tiro dopo mezzanotte in una palestra vuota, Kobe ha un amore incondizionato per questo sport“.

    Che Kobe fosse un predestinato probabilmente era scritto, figlio d’arte, di quel Joe Bryant che molti ricorderanno in Italia nelle file della Pallacanestro Reggiana, o chi come me ricorderà la sua presenza ed i suoi 69 punti quando militava in serie A2 nella Viola Reggio Calabria, ma che già nella NBA giocò degnamente, muove i suoi primi passi nel basket nella nostra penisola, prima di tornare negli USA. Negli States fin dalle High School dice la sua, vincendo il titolo statale quando militava nella Lower Merion High School, team dove tra l’altro batte il record di punti nel quadriennio liceale per la zona di Philadelphia detenuto dal non per niente sconosciuto Wilt Chamberlain.

    Salta totalmente il college e sentendosi pronto per il mondo dei professionisti, a 18 anni nel 1996, si dichiara eleggibile per il Draft NBA, uno di quelli con più talenti nella storia, al pari di quelo del 1984 (l’anno di Michael Jordan) e del 2003 (l’anno di LeBron James), venendo scelto dagli Charlotte Hornets come tredicesima scelta assoluta al primo giro, ma Kobe ha le idee ben chiare, vuole giocare con i Lakers, motivo per cui viene chiamato non tra i primi dieci da altri team (su tutti i New Jersey Nets), e viene subito ceduto dagli Hornets in cambio di Vlade Divac, nella stagione in cui arriva alla corte dei lagunari anche Shaquille O’Neal. Già trovarsi in mezzo a talenti del calibro di Allen Iverson, Steve Nash, Ray Allen, e Predrag Stojakovic è di per se una vittoria.

    kobe Bryant si ritira ufficialmente a fine stagione | ph. Facebook official
    kobe Bryant si ritira ufficialmente a fine stagione | ph. Facebook official

    L’anno da rookie è abbastanza tranquillo, gioca come riserva di Eddie Jones e di Nick Van Exel, in compenso si aggiudica lo Slam Dunk Contest dell’All-Star Game, riuscendo a mettersi in luce per le doti atletiche, anche se sul piano caratteriale mostra tutta l’immaturità quando nei playoff, in gara 5 contro gli Utah Jazz sbaglia con tiri corti per ben tre volte i possessivi decisivi, condannando così alla sconfitta i Lakers. Il successivo anno le cose migliorano tantissimo, riceve grazie ai voti dei tifosi la sua prima convocazione nel quintetto base all’All Star Game, inoltre compete per il titolo di sesto uomo dell’anno, arrivando secondo dietro il veterano Danny Manning. Mentre nel suo terzo anno diventerà finalmente titolare dei Los Angeles Lakers, conquistando un posto che non lascerà fino a fine carriera.

    Il primo salto di qualità lo fa con l’arrivo di Phil Jackson alla guida dei Lakers, con il plurivincitore di titoli NBA (ben 6 con i Lakers di Michale Jordan, due three peat) ed il suo triangolo i Lakers di Shaq e del Black Mamba vincono tre titoli consecutivi dal 2000 al 2002. Kobe dimostra di essere ormai maturo, completo ed oltremodo forte, ma la scena è di Shaquille che è il dominatore assoluto della lega. Negli anni successivi il rapporto tra Shaquille O’Neal e Kobe Bryant si logora sempre di più, fino ad arrivare ad una completa rottura, con la cessione del centro ai Miami Heat inoltre anche Phil Jackson abbandona la squadra, così per qualche anno tutto è nelle mani di Kobe, almeno fino al ritorno di Phil come Head Coach dei lagunari.

    Prima di tornare alla vittoria Kobe ha dovuto ripulire la sua immagine, ha dovuto superare una accusa di presunto stupro, l’accusa di violenza sessuale gli fece perdere diversi contratti, fra tutti quello con la Adidas, in favore poi della Nike (chi ci ha guadagnato poi è da vedere no?). Il nostro eroe ha vissuto anni bui, sia nella vita privata che sul campo, fino al punto in cui il suo numero 8 divenne l’attuale 24, e li fu la rinascita.

    Bryant ormai leader incontastrato dei Lakers si permette di fare la voce grossa con la dirigenza, chiede garanzie, ottenendo come compagno Pau Gasol nel 2006, seppur dovrà attendere ancora tre anni per vedere nuovamente il titolo e l’anello NBA. Nel 2008 vince il titolo di MVP, il miglior giocatore della lega, ma il suo sogno si infrange alle finali con i Boston Celtics, in quella rivalità che non si vedeva dai tempi di Magic Johnson e Larry Bird, è il successivo anno che invece incoronerà ancora una volta il Black Mamba, questa volta anche con il primo dei due titoli consecutivi di MVP delle Finals, oltre che dei due titoli consecutivi della sua nuova era.

    I Los Angeles Lakers dopo di allora non avranno più possibilità di vincere alcun titolo, anche perchè escono fuori i sempre forti San Antonio Spurs, i Dallas Mavericks e soprattutto i Miami Heat di James, Wade e Bosh, ma in ogni caso Bryant non smetterà di essere tra i migliori giocatori della lega, mostrando sempre il meglio di se, tirando fuori ottime prestazioni e dimostrando di essere un campione al di la delle vittorie e della squadra.

    Gli ultimi anni a causa degli infortuni, dell’età e della fisicità richiesta in NBA sono stati una fase calante per lui, e negli ultimi giorni si vedono prestazioni anche penose, prove che sarebbe meglio non vedere, ma tutto, e ancor di più dopo la lettera di ieri, diviene ora un tributo a Kobe Bryant, l’ultima occasione per vederlo e l’anno in cui The Black Mamba appese le scarpe al chiodo.

    Lui chiude con un “Ti amerò per sempre, Kobe“, noi chiudiamo con un grazie di tutto Kobe, grazie per averci fatto gioire, incazzare, sognare, amare, odiare, ma soprattutto grazie per aver reso questo sport ancora più grande.