Autore: Federico Pisanu

  • Serie A si parte il 26 agosto, bocciata l’idea Tommasi

    Serie A si parte il 26 agosto, bocciata l’idea Tommasi

    La Serie A 2012-2013 avrà inizio il prossimo 26 agosto. Questa la decisione presa durante l’assemblea di Lega tenutasi a Milano in mattinata, che ha visto la partecipazione dei dirigenti di Milan, Juve, Inter, Napoli, Parma, Catania, Udinese, Palermo, Lazio, Cagliari e Genoa. Tra le “grandi”, assenti Roma e Fiorentina.

    Il Consiglio è stato presieduto da Maurizio Beretta, il cui incarico scade al termine di questa stagione.

    All’uscita i presidenti delle società presenti hanno definito l’assemblea odierna come fra le più costruttive degli ultimi tempi, dove hanno prevalso educazione e rispetto.

    Oltre alla data inaugurale della prossima Serie A, si è discusso anche in merito allo stadio che ospiterà la finale di Coppa Italia fra Juventus e Napoli, in programma il prossimo 20 maggio. Stavolta però nessun accordo fra i club, decisione rinviata al prossimo Consiglio.

    Adesso è ufficiale. I nastri di partenza del prossimo campionato di Serie A verranno tagliati a fine agosto, quando si giocheranno i primi due anticipi. Cade così l’ipotesi che voleva un inizio anticipato di una o due settimane, come era stato ventilato dallo stesso Damiano Tommasi, attuale presidente dell’Aic (Associazione Italiana Calciatori).

    maurizio beretta | © Vittorio Zunino/Getty Images

    La proposta di far iniziare la Serie A a ferragosto aveva preso piede in questi ultimi giorni, un desiderio rimasto inascoltato. L’intenzione era quella di omologarsi agli altri campionati esteri, Premier, Bundesliga e Ligue 1, affinché le squadre italiane impegnate in Europa non fossero svantaggiate rispetto alle avversarie straniere.

    Rimane tutto come prima quindi, sebbene si corra il rischio di subire cocenti eliminazioni da parte di squadre nettamente inferiori a livello tecnico ma più reattive a livello fisico, come insegna la storia recente di Palermo e Roma, entrambe eliminate dall’Europa League all’inizio di questa stagione fin dai preliminari.

    Sconfitte che magari a livello di club non comportano traumi significativi (a parte il precoce esonero di Pioli), ma pesano come un macigno nel ranking europeo. In fondo a noi italiani i grandi stravolgimenti non sono mai piaciuti, meglio adagiarsi nel passato. Un pizzico di lungimiranza in più non guasterebbe però.

  • Rivolta Real, Mourinho e l’insubordinazione

    Rivolta Real, Mourinho e l’insubordinazione

    Non è stato un inizio di primavera dei più semplici per Mourinho. Se non bastasse l’accenno di remuntada del Barcellona nella Liga, il tecnico portoghese deve fare i conti con una insubordinazione Real. Infatti i giocatori della squadra madrilena sarebbero stufi delle continue polemiche contro gli arbitri, innescate spesso e volentieri dal vate di Setubal. Un sentimento esploso all’indomani della partita contro il Villareal, durante la quale il pubblico del Madrigal ha assistito alla corrida blanca, con Mourinho in versione torero. A Madrid però c’è chi si è stufato di indossare perennemente il piglias cornates, quel telo rosso tanto conosciuto nelle arene quanto odiato dal toro. E se alla fine della fiera fosse Mou a cadere tra gli olè della torsida catalana?

    MEGLIO GIOCARE – Nel post partita di Villareal, il tecnico avrebbe ordinato ai suoi uomini di criticare apertamente l’operato del fischietto di gara, un “invito” che non è stato raccolto dalla squadra, la quale ha inviato un messaggio chiaro al proprio tecnico: “basta arbitri, noi pensiamo a giocare”. Un coro quasi unanime, con Cristiano Ronaldo e Pepe che non hanno voluto partecipare alla sinfonia dei Blancos, forse per solidarietà nei confronti del loro connazionale.

    jose mourinho | © Denis Doyle/Getty Images

    MOU, GAME OVER? – L’immagine del generale Mourinho vacilla. Il gruppo del Real corre verso l’ammutinamento, un’onta difficile da digerire per chi come il portoghese ha sempre affermato l’importanza del rapporto fra allenatore e calciatori. Un concetto fondamentale, la base di tutti i più grandi successi dell’era mourinhiana. Dalla vittoria in Champions con il Porto fino al trionfo nerazzurro, passando attraverso Stamford Bridge, dove a distanza di 5 anni nessuno lo ha dimenticato, stadio compreso. Un’empatia forse mai sbocciata dal suo arrivo in Spagna, dirompenti critiche agli arbitri che hanno logorato di giorno in giorno lo stato nervoso dei Blancos, giunti ormai all’esasperazione, tanto da proclamare l’autogestione.

    Il quadro dipinto non è certo dei migliori, una situazione che pare irreversibile, tanto da spingere Mourinho a cercare di nuovo casa in Inghilterra. Non senza prima aver lasciato il segno indelebile del suo passaggio nella capitale spagnola, perché il portoghese non si trova a Madrid in gita. Liga o Champions League? Entrambi gli obiettivi sono affascinanti. Se vincesse la Liga, l’allenatore Blancos sarebbe uno dei pochi a vantarsi di aver vinto i campionati di Inghilterra, Italia e Spagna. Qualora vincesse la Champions invece, scriverebbe per sempre il suo nome nel libro della manifestazione, perché nessuno è ancora riuscito a vincere tre Coppe Campioni con tre squadre diverse. Mourinho lontano da Madrid sì, ma a modo suo, da vincente.

  • Thiago Silva fa arrabbiare Ibrahimovic. Colpa di Allegri?

    Thiago Silva fa arrabbiare Ibrahimovic. Colpa di Allegri?

    Mancano due giorni alla sfida contro il Barcellona, e al Milan tiene banco lo stop di Thiago Silva. Il brasiliano si è infortunato durante l’incontro di sabato con la Roma e resterà fermo ai box per un mese. A fine partita il tecnico Allegri si è assunto la responsabilità per l’incidente occorso al centrale difensivo, avendo voluto rischiarlo sebbene non fosse al meglio.

    Dopo il tuono è sceso a terra il fulmine di Ibrahimovic, attraverso dichiarazioni elettriche nei confronti del suo club, senza nascondere una certa riluttanza per la preparazione svolta in casa rossonera. Dietro l’infortunio di Thiago Silva si cela la sorte, fatalità, oppure la colpa è di tecnico e preparatori?

     

    FERMO UN MESE – Nel primo pomeriggio di ieri erano circolate voci incontrollate circa un ipotetico strappo muscolare subito dal brasiliano. In realtà gli esami strumentali hanno confermato la prima diagnosi che parlava di lesione di secondo grado al bicipite femorale, il cui tempo di recupero è stimato in 3/4 settimane di stop. Addio Barcellona quindi, con il calciatore che sarà indisponibile sia nel match di andata che nel ritorno al Nou Camp in programma fra meno di dieci giorni, e qualora il Diavolo riuscisse a superare l’ostacolo blaugrana, Thiago Silva potrebbe saltare anche l’eventuale andata delle semifinali.

    IBRA SBOTTA – Zlatan Ibrahimovic non è tipo che le manda a dire. L’ennesimo infortunio in casa Milan ha fatto perdere la pazienza al numero 11 rossonero, il quale ha definito inaccettabile registrare problemi di natura fisica a questo punto della stagione. Lo svedese ha chiesto con forza di cambiare tale situazione, anche perché oltre allo sbocciare della primavera marzo inoltrato decanta il momento chiave per le sorti in campo nazionale ed europeo. Per affrontare l’ultimo mese e mezzo decisivo il Milan ha bisogno di poter contare sui propri uomini migliori. Quello con cui la squadra rossonera si presenta al cospetto del Barcellona non è certamente il miglior biglietto da visita disponibile fra quelli presenti a Milanello. C’è chi come Nesta, Van Bommel, Aquilani, Boateng, Robinho ha appena recuperato da un infortunio o il cui impiego sarà incerto fino all’ultimo. Mentre altri come Abate, Thiago Silva, Maxi Lopez, Pato non sarà della partita. Concretamente stiamo parlando di 8/11 della formazione titolare. Le colpe?

    thiago silva | © OLIVIER MORIN/AFP/Getty Images

    COLPA DI ALLEGRI? – Forse è facile dare la colpa ad unica persona, nell’esempio specifico Allegri, e alla sua preparazione svolta in estate e a Dubai. Riduttiva l’equazione Allegri = infortuni, sopratutto per chi abbia un minimo di “esperienza” storica. Una situazione piuttosto simile si era registrata sia durante la gestione Leonardo, sia nell’ultimo periodo in cui Ancelotti sedeva sulla panchina rossonera. Ciò ci porta ad allargare il nostro campo di considerazioni ad altri fattori, quali il terreno di gioco di San Siro, che nel recente passato ha mietuto vittime eccellenti, colpendo indistintamente giocatori di Inter e Milan oltre che gli avversari di turno. Il motivo dei numerosi infortuni che attanagliano non solo i calciatori del Milan ma anche quelli delle restanti squadre di Serie A potrebbe essere individuato anche nell’eccessiva tensione ed esasperazione che quotidianamente accompagna la vita calcistica dei giocatori.

    E SE FOSSE… – Volendo lanciare una provocazione si può affermare che da quando Milan Lab ha installato la sua rete scientifica nel centro sportivo di Milanello, la squadra rossonera non sembra averne beneficiato, anzi. Il numero di infortuni registrati prima e dopo il suo arrivo non depongono a favore della scelta compiuta dalla società in quegli anni, la quale sperava di ridurre drasticamente gli infortuni di natura muscolare. La situazione è addirittura peggiorata, e forse Pato rappresenta l’emblema più sconcertante che dovrebbe far riflettere più di una persona all’interno di Via Turati. Come si spiega tutto ciò? Alcune persone hanno trovato da tempo una risposta, giusta o sbagliata che sia sta a discrezione del lettore: più si pensa a come evitare gli infortuni, più li si attrae.  Non è da sottovalutare il perché Pato abbia scelto di rivolgersi a un chiropratico, una scelta inusuale nel mondo del calcio.

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    Ibra scudetto, Milan Roma 2-1

  • Ibra scudetto, Milan Roma 2-1

    Ibra scudetto, Milan Roma 2-1

    Un gol di Ibrahimovic nel finale decide Milan Roma, con i rossoneri vittoriosi per 2-1. I giallorossi avevano chiuso il primo tempo in vantaggio grazie alla rete di Osvaldo al 44′. Nella ripresa la rimonta della squadra di Allegri, trascinata dal bomber svedese che al 53° minuto pareggia i conti per poi regalare ai suoi compagni di squadra 3 punti fondamentali compiendo una prodezza al termine della partita. Un successo che lancia il Diavolo a più 7 dalla Juventus, impegnata questa sera nel derby d’Italia contro l’Inter, aggiungendo un altro mattoncino per la conquista dello scudetto. La Roma rimane ferma al sesto posto, in attesa di conoscere il risultato dell’incontro di oggi fra Lazio e Cagliari, con i biancocelesti che potrebbero dilatare il vantaggio sui rivali in chiave Champions League.

    DECIDE IBRA – Non è un caso che Ibrahimovic sia da una decina d’anni l’uomo scudetto per eccellenza. Ha iniziato con l’Ajax, proseguendo durante l’avventura in Italia prima con la Juventus di Capello e l’Inter post Calciopoli. Nel 2009 sbarca in Spagna e anche con la maglia blaugrana riesce a vincere la Liga. Lo scarso feeling con Guardiola lo convince a tornare in Serie A dove è capace di conquistare l’ennesimo titolo consecutivo della sua carriera con i rossoneri. La doppietta di ieri profuma di tricolore. Dopo i primi 45′ minuti a San Siro aleggiava più di uno spettro, sia per il momentaneo 0-1 dell’italo-argentino Osvaldo, sia per l’infortunio muscolare subito da Thiago Silva, con il brasiliano che sarà costretto a saltare l’incontro di mercoledì contro il Barcellona.

    Gli uomini di Allegri riescono a ribaltare il risultato nella ripresa, mettendo in evidenza i grossi limiti della difesa giallorossa. Il Milan si porta sull’1-1 al 53′, grazie al penalty concesso dall’arbitro Mazzoleni per fallo di mano del romanista De Rossi, e realizzato dal bomber svedese. La squadra di Luis Enrique scompare e i rossoneri continuano a spingere alla ricerca del gol vittoria. Ibrahimovic potrebbe raddoppiare se davanti a lui non ci fosse un maestoso Stekelenburg, che di piede salva il risultato. L’ex portiere dell’Ajax si ripete due minuti più tardi, quando al 28′ del secondo tempo devia sulla traversa una violenta conclusione del ghanese Muntari (secondo legno per i rossoneri, che nella prima frazione di gara avevano colpito il palo con El Shaarawy). La pressione dei padroni di casa viene premiata all’83’, quando Ibrahimovic sfrutta l’ingenuità di Kjaer per involarsi verso la porta giallorossa e superare Stekelenburg con un pallonetto, per poi spingere il pallone in rete con la testa. Un gol che avvicina la banda di Allegri al secondo titolo consecutivo, dopo il trionfo dello scorso anno.

    zlatan ibrahimovic | © GIUSEPPE CACACE/AFP/Getty Images

    Milan Roma 2-1, le pagelle. 
    Ibrahimovic 8: inarrestabile. Grazie alla doppietta di ieri raggiunge 22 centri in campionato, confermandosi sempre più capocannoniere della Serie A. Ora i tifosi rossoneri si augurano che Ibra mantenga il formato campionato anche in Europa. Mercoledì a San Siro arriva il Barcellona, non una squadra qualsiasi.
    El Shaarawy 6: il Faraone va a fiammate, più ombre che luci, anche tanta sfortuna per il numero 92 rossonero quando di destro colpisce il palo alla sinistra di Stekelenburg. Il ragazzo ha i numeri per sfondare, starà al Milan e ad Allegri fare sì che il gioiellino 19 enne diventi un campione, affinché la probabile partenza di Pato a giugno venga salutati senza troppi rimpianti dalla tifoseria del Diavolo.
    Muntari 7: decisamente più in palla rispetto alle ultime uscite. Pressa, si inserisce, mette in ombra lo stesso Nocerino. Soltanto la traversa nega al ghanese il gol.
    Bonera 7: già domenica scorsa aveva dimostrato di essere in buona forma, facendosi trovare pronto per la sfida contro i suoi vecchi compagni di squadra del Parma. Dopo l’infortunio di Thiago Silva, Allegri lo posiziona al centro della difesa in coppia con Mexes, e l’ex ducale a fine partita risulta l’elemento migliore della retroguardia milanista.
    Zambrotta 4: come è lontano il 2006. Entra in campo al momento dell’uscita di Thiago Silva, mettendo in mostra una condizione fisica perlomeno discutibile. Regala l’assist a De Rossi in occasione del vantaggio della Roma. A San Siro fanno già gli scongiuri in vista del match contro il Barcellona, e qualcuno rimpiange il nigeriano Taiwo.

    Osvaldo 6,5: al suo secondo gol consecutivo in campionato dopo il rientro dall’infortunio, ma stavolta la sua rete non è foriera di punti preziosi per la squadra. Tanta grinta e una buona qualità rendono Osvaldo un punto di riferimento fondamentale per gli uomini di Luis Enrique.
    Borini 5,5: sembra essersi inceppato qualcosa nel talentuoso attaccante giallorosso. Ennesima prestazione sottotono nel giro di pochi giorni per il calciatore che aveva incantato tutta la Serie A e lo stesso ct della Nazionale azzurra.
    Totti 4,5: tornato da un infortunio, il capitano della Roma offre una prova impalpabile. Quasi mai nel vivo dell’azione durante la prima frazione di gioco, nei minuti iniziali della ripresa spreca una ghiotta occasione per portare i propri compagni sul 2-0 calciando un cucchiaio dal limite dell’area di rigore. Fallito il remake della spettacolare rete contro l’Inter di alcuni anni fa.
    Marquinho 6: il brasiliano gioca una discreta partita, dando ragione a Luis Enrique che decide di lanciarlo dal primo minuto preferendolo a gente come Lamela e Pjanic. Arrivato lo scorso gennaio dal Fluminense, il carioca comincia a integrarsi negli schemi del tecnico spagnolo, candidandosi ad una maglia da titolare per le prossime partite.
    Kjaer 3,5: c’era un motivo perché Luis Enrique non schierava il danese nelle prime uscite stagionali, sebbene il suo arrivo fosse stato battezzato in maniera quasi trionfalistica dal ds Sabatini e gli addetti ai lavori. Fa quasi tenerezza quando Ibrahimovic lo annichilisce in occasione del secondo gol del Milan.
    Stekelenburg 7,5: è grazie a lui che la Roma esce da San Siro subendo solamente due reti. Nel primo tempo si esibisce sul pericoloso calcio di punizione del numero 11 rossonero. La sfida con Ibrahimovic continua nella ripresa quando con i piedi arresta un tiro indirizzato in rete. Prodigioso sulla botta di Muntari, riuscendo a deviarla sulla traversa. Non può nulla però difronte alla magia dello svedese negli ultimi minuti di gara.

    MILAN ROMA 2-1 HIGHLIGHTS
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  • Juventus – Inter, i 10 derby d’Italia più significativi pre e post Calciopoli

    Juventus – Inter, i 10 derby d’Italia più significativi pre e post Calciopoli

    Il big match della 29^ giornata di Serie A vede Juventus Inter affrontarsi per la 157^ volta in campionato. I bianconeri sono in vantaggio sui rivali nerazzurri, grazie ai 74 successi ottenuti fino ad oggi, contro le 44 vittorie degli interisti. Riviviamo i 10 derby d’Italia più belli degli ultimi vent’anni, prima e dopo Calciopoli, spartiacque fondamentale nella storia recente dei due club.

    ’96-97 Juventus Inter 2-0 (Jugovic, Zidane) – La Juve di Marcello Lippi stava scrivendo pagine indelebile per il calcio italiano. L’anno precedente i bianconeri avevano conquistato la Champions League battendo l’Ajax ai rigori nella finale dell’Olimpico. Nella stagione ’96-97 muoveva i primi passi in Serie A il neo acquisto Zidane, che nel giro di pochi anni diventò il calciatore simbolo della corazzata di Lippi, costruita dalla triade Bettega-Giraudo-Moggi. Quell’anno la Juve vinse lo scudetto, mentre l’Inter di Roy Hodgson conquistò il terzo posto.

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    ’97-98 Juventus Inter 1-0 (Del Piero) – Un match che passerà alla storia del calcio. La sfida scudetto del campionato ’97-98 viene vinta dalla Juventus grazie alla rete di Del Piero, ma sopratutto grazie al rigore non assegnato dall’arbitro Ceccarini per il fallo di Iuliano ai danni del Fenomeno Ronaldo. L’allora tecnico dell’Inter Gigi Simoni incredulo entrò in campo correndo verso il fischietto di gara, che pochi secondi dopo avrebbe assegnato un rigore alla Juve. Alla fine i bianconeri vinsero lo scudetto, scavalcando proprio quel giorno i nerazzurri.

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    ’02-03 Juventus Inter 3-0 (Gugliempietro autogol, Nedved, Camoranesi) – Un incontro a senso unico quello del marzo 2003. La Juventus di Marcello Lippi vinceva il derby d’Italia per 3-0 e si involava verso la conquista dell’ennesimo scudetto della storia bianconera. Quell’anno la Vecchia Signora fu vicina all’accoppiata scudetto-Champions League, però i sogni europei si infransero nella sfida di Manchester dove il Milan vinse ai rigori una finale tutta italiana. L’Inter, guidata da Cuper, terminò il campionato al secondo posto in classifica.

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    ’03-04 Juventus Inter 1-3 (Cruz, Cruz, Martins – Montero) – Storica vittoria dell’Inter di Zaccheroni, che dopo 10 anni sconfigge la Juventus al Delle Alpi. La doppietta dell’argentino e il gol di Obafemi Martins firmano il successo nerazzurro. Gli uomini di Zac non riusciranno però a scavalcare la Juve in classifica, giungendo quarti, alle spalle dei bianconeri.

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    ’04-05 Juventus Inter 0-1 (Cruz) – Ancora il Giardiniero Cruz mette il sigillo su quella che fino ad oggi rappresenta l’ultima vittoria nerazzurra in casa della Juve. I bianconeri, con Capello al suo primo anno sulla panchina della Signora, si “accontenteranno” di vincere lo scudetto, chiudendo in testa a 86 punti. L’Inter di Roberto Mancini terminò al terzo posto dietro il Milan.

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    ’05-06 Juventus Inter 2-0 (Trezeguet, Nedved) – E’ l’anno del terremoto di Calciopoli. La squadra di Capello inizia la stagione vincendo il derby d’Italia per 2-0 grazie alle reti di Trezeguet e del ceco Nedved. I bianconeri vinceranno il secondo scudetto consecutivo, poi revocato e assegnato all’Inter di Mancini nell’estate successiva. Da lì in avanti i nerazzurri monopolizzeranno la Serie A, vincendo ininterrottamente fino al 2009-2010, l’anno dello storico “triplete”.

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    ’07-08 Juventus Inter 1-1 (Cruz, Camoranesi) – Il primo derby d’Italia post Calciopoli termina in parità. La Juventus guidata da Ranieri acciuffa il pareggio al 77° minuto, dopo che i nerazzurri erano passati in vantaggio nel corso del primo tempo con la rete di Cruz. I bianconeri chiuderanno il campionato al terzo posto, mentre gli uomini di Mancini getteranno le basi per il dominio degli anni successivi.

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    ’08-09 Juventus Inter 1-1 (Balotelli, Grygera) – Ancora un pareggio fra le due acerrime rivali. La banda di Mourinho va in gol per prima grazie a un contropiede finalizzato da Balotelli. Nei minuti di recupero la Juve pareggia i conti con un colpo di testa del difensore Grygera sugli sviluppi di un calcio d’angolo. Ranieri verrà esonerato dalla dirigenza bianconera poco prima della fine del campionato nonostante la squadra fosse in piena corsa per un posto in Champions League. L’Inter invece vincerà l’ennesimo scudetto dopo Calciopoli.

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    ’09-10 Juventus Inter 2-1 (Felipe Melo, Eto’o, Marchisio) – I bianconeri, con Ciro Ferrara in panchina, riescono nell’impresa di sconfiggere i campioni d’Italia in carica dell’Inter. Il gol della vittoria viene siglato dal centrocampista Marchisio dopo uno splendido dribbling in area di rigore. Sarà però un successo che non troverà seguito nella stagione juventina, con la Vecchia Signora che chiuderà al settimo posto in classifica, mentre l’Inter di Mourinho vincerà il quarto scudetto consecutivo e suggellerà la trionfale cavalcata in Europa nella finale del Bernabeu contro il Bayern Monaco.

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    ’10-11 Juventus Inter 1-0 (Matri) – Nel post Calciopoli la trasferta di Torino resta proibitiva per l’Inter, che anche nella stagione dopo il triplete non riesce ad espugnare il Delle Alpi. Decide l’incontro la rete del neo acquisto Alessandro Matri, al suo terzo gol con la maglia bianconera. Per Leonardo derby d’Italia indigesto, dopo il pareggio a reti bianche dell’andata. Gli uomini di Del Neri non riusciranno a fare meglio del settimo posto finale, mentre i nerazzurri chiuderanno in seconda posizione alle spalle dei cugini del Milan.

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  • Real Madrid, Mourinho ordina il silenzio stampa

    Real Madrid, Mourinho ordina il silenzio stampa

    Non c’è pace al Real Madrid. Mourinho ha ordinato il silenzio stampa ai suoi calciatori dopo la bufera scoppiata nel finale dell’ultimo incontro di campionato contro il Villareal. I quotidiani sportivi iberici hanno puntato il dito sull’eccessivo nervosismo evidenziato dagli uomini di Mourinho. Qualcuno pensa che la rabbia dei Blancos non fosse in realtà per i presunti torti arbitrali subiti nel match di Villareal, quanto invece per la remuntada degli eterni rivali catalani. Il Barcellona ha quasi dimezzato il gap che aveva fino a sabato scorso, portandosi a 6 punti di distacco dal Real. Decisive le ultime 10 giornate che attendono le due duellanti da qui fino al termine della stagione.

    E silenzio stampa fu. La decisione è stata presa questa mattina dal tecnico portoghese, in segno di protesta per il trattamento arbitrale riservatogli nel match di mercoledì. Oltre alle espulsioni di Mourinho, Sergio Ramos e Ozil, il Real potrebbe perdere anche il difensore Pepe. Quest’ultimo negli ultimi concitati minuti dell’incontro avrebbe rivolto frasi ingiuriose nei confronti del fischietto spagnolo Parados Romero. Mourinho e il vice Karanka hanno poi disertato la consueta conferenza stampa al termine dell’incontro. Entro la giornata di oggi la Commissione disciplinare iberica deciderà le sanzioni in relazione alla corrida finale di mercoledì scorso.

    jose mourinho | © Jasper Juinen /Getty Imagese

    As e Marca sembrano aver già trovato il colpevole, Jose Mourinho. L’allenatore dei Blancos viene definito come il capo della dissennata rivolta madrilena, scattata subito dopo la punizione vincente di Marcos Senna nel finale. As definisce “catastrofica” la reazione del Real, e se la prende con Casillas per l’errore sul calcio piazzato del calciatore avversario, intitolando a caratteri cubitali “non è colpa di Parados Romero”. Anche Marca non è tenero nei confronti della capolista, scagliandosi contro Mourinho per aver gettato benzina sul fuoco nel clima incandescente del Madrigal e assegnandoli un eloquente 1 in pagella.

    Il Barcellona può sorridere e sperare in quella che fino a una settimana fa sembrava una mission impossible. Messi e compagni hanno dalla loro il clasico, in programma al Nou Camp fra meno di un mese, e Guardiola si augura di rosicchiare altri punti importanti prima del big match decisivo per le sorti del campionato. I blaugrana ci credono, la remuntada è possibile.

  • Milan, Pato in bilico. Torna di moda Tevez

    Milan, Pato in bilico. Torna di moda Tevez

    Al Milan tiene banco il caso Pato. Il brasiliano lunedì volerà negli Usa dove verrà seguito da un nuovo guru del settore. Nonostante le rassicuranti esternazioni di Adriano Galliani, il futuro del Papero appare lontano da Milanello. L’ad rossonero non ha fatto nulla per nascondere la propria ammirazione per Carlos Tevez, tornato a giocare in Premier e subito protagonista nel match vinto contro il Chelsea di Di Matteo. Oltre all’Apache il Milan segue da vicino anche l’evolversi della situazione Van Persie, il cui contratto scade a giugno del 2013. In ogni caso Galliani avrebbe già allacciato i discorsi con il Catania per  completare l’acquisto di Maxi Lopez quest’estate. Tra il Milan e Pato sarà ancora amore?

     

    PATO – Gli infortuni che hanno colpito il numero 7 rossonero rappresentano un vero e proprio rebus, e nonostante l’intervento dei più grandi specialisti l’attaccante brasiliano continua a restare fermo ai box. In questa stagione ha totalizzato soltanto 11 presenze in campionato, realizzando un solo gol. Da quando è approdato in Italia, il 22 enne ha subito 13 infortuni gravi, quasi tutti a livello muscolare. Il miglior Pato è stato proprio quello della stagione 2008-2009, l’ultima che ha visto Carlo Ancelotti sedere sulla panchina del Milan, quando venne schierato in 36 occasioni realizzando 15 gol (fin qui il miglior score del brasiliano in Serie A). Dall’arrivo di Leonardo all’avvento di Allegri, il Papero in quasi 3 anni ha disputato meno di 60 incontri in campionato, praticamente la metà di quelli disponibili.

    Sebbene la carta d’identità induca a riflettere bene prima di una cessione avventata, in Via Turati non hanno avuto particolari remore nell’imbastire la duplice trattativa che avrebbe permesso l’arrivo di Tevez in rossonero e l’approdo di Pato a Parigi, dove ad aspettarlo a braccia aperte c’era il maestro Ancelotti insieme a Leonardo. L’affare saltò a causa dell’intervento presidenziale, con Berlusconi primo tifoso del “genero” e preoccupato dalle bizze dell’argentino. Da gennaio ad oggi il verdeoro si è bloccato per altre due volte, disputando la miseria di due incontri, quanto basta per convincere anche il tifoso più scettico. Il viaggio negli Usa del Papero è da leggersi in chiave mercato, perché al Milan c’è l’assoluta necessità di mostrare un Pato sano per l’ultima parte di stagione, affinché l’interesse e il prezzo del giocatore rimangano alti. Il Psg rimane alla finestra.

    alexandre pato | © Valerio Pennicino/Getty Images

    TEVEZ – La punta del City rimane in cima alla lista dei desideri di Galliani. L’assist per Nasri nell’ultimo incontro di campionato sarà stato tuffo al cuore per l’ad rossonero, da sempre estimatore dell’argentino. Il flirt tra Tevez e il Milan potrebbe sbocciare nuovamente in estate, quando i rossoneri avranno la possibilità di presentarsi adeguatamente al cospetto della dirigenza inglese, forti della sempre più probabile cessione di Pato al Psg.

    VAN PERSIE – Non è però tramontata nemmeno l’ipotesi Van Persie. L’olandese dell’Arsenal non ha ancora rinnovato il proprio contratto (in scadenza nel 2013 ndr)  con i Gunners, e qualora il club londinese non dovesse centrare la qualificazione alla prossima edizione della Champions League, l’attaccante olandese potrebbe salutare Londra e offrirsi ad una nuova squadra. Su Van Persie non c’è soltanto il Milan. La stagione fin qui straordinaria del giocatore ha suscitato l’interesse dei più grandi club europei, fra cui Real Madrid e lo stesso City di Roberto Mancini.

     

    MAXI LOPEZ – Da non sottovalutare infine il futuro dell’ex Barcellona. L’argentino sta facendo di tutto per conquistare la considerazione di mister Allegri, e le ottime prestazioni fin qui disputate (Udine, Torino) sembrano aver convinto Galliani nell’acquistare a titolo definitivo il cartellino dell’etneo, potendo contare sugli ottimi rapporti con la società del Catania e il direttore sportivo Lo Monaco.

  • Milan, contro la Roma tornano Nesta e Boateng

    Milan, contro la Roma tornano Nesta e Boateng

    Dopo l’eliminazione dalla Coppa Italia di martedì scorso, il Milan è atteso dalla sfida contro la Roma di Luis Enrique. Partita cruciale in ottica campionato per la squadra rossonera, che attualmente conserva un margine di 4 punti sui rivali bianconeri. Le notizie che arrivano dall’infermeria rallegrano Massimiliano Allegri, che potrà contare sui rientri di Nesta e Boateng. Non solo Roma però, fra meno di 10 giorni a San Siro arriva il Barcellona, lanciatissimo nella Liga, dove ha riaperto la sfida scudetto con i rivali del Real Madrid. Per la sfida di Champions League potrebbero tornare a disposizione del tecnico rossonero anche Van Bommel e Robinho, insieme al capitano Ambrosini.

    RITORNA BOA – I tifosi del Diavolo attendevano il rientro del Boa da quasi un mese. L’ultima del ghanese a San Siro era stata la partita “perfetta”, quel Milan Arsenal terminato 4-0 in favore dei rossoneri. Ancora è prematuro affermare se Allegri rischierà un suo utilizzo già questo sabato nel match contro i giallorossi, oppure lo preserverà per lo scontro con la formazione di Guardiola, con la seconda ipotesi più plausibile. Nel caso Boateng venisse risparmiato nell’incontro di sabato, sarà l’olandese Emanuelson a giocare nel ruolo di trequartista, dopo le ultime prestazioni che hanno fatto registrare una crescita esponenziale dell’ex calciatore dell’Ajax.

    Oltre al Boa, a Milanello si è rivisto anche Alessandro Nesta. Il difensore centrale rossonero ha svolto l’intera seduta di allenamento con i propri compagni di squadra, e anche lui può dirsi pienamente recuperato. Nonostante il suo recupero, Allegri pare intenzionato a schierare Mexes (ex della partita). Il francese rientra dalla squalifica di tre giornate inflittagli dal giudice sportivo in seguito al pugno rifilato a Borriello in Milan Juventus, e al momento l’ex giallorosso offre maggiori garanzie al tecnico toscano.

    kevin prince boateng | © ANDREAS SOLARO/AFP/Getty Images

    VAN BOMMEL – L’infermeria del Milan continua lentamente a svuotarsi. Nello spazio di pochi giorni torneranno a completa disposizione Mark Van Bommel, Ambrosini e il giovane Merkel. Il primo è fermo dalla sfida di Londra contro i Gunners di Arsene Wenger per un problema alla schiena e la sua presenza in campo contro il Barcellona rappresenterebbe una notizia decisamente rassicurante per i tifosi del Diavolo. Sulla via del recupero anche il capitano della squadra rossonera. La lieta novella però arriva dal rientro lampo del giovane Merkel, infortunatosi a gennaio nella partita di Coppa Italia contro il Novara. Una grave distorsione al ginocchio, con interessamento al collaterale, che aveva fatto pensare al peggio. Sorprende come dopo soli due mesi il centrocampista classe ’92 sia pronto a tornare in gruppo, offrendo così ad Allegri un ulteriore pedina a centrocampo. Rino Gattuso, convocato sette mesi dopo la sua ultima apparizione, dovrà lottare con tutte le sue forze per ottenere un posto da titolare in mezzo al campo rossonero, considerata l’agguerrita concorrenza.

    ROBINHO – Meno sicuro invece il recupero del brasiliano Robinho, infortunatosi alla caviglia destra la settimana scorsa. Dal Milan trapela un cauto ottimismo. Qualora l’attaccante verdeoro non dovesse farcela, con ogni probabilità sarà il turno di Maxi Lopez. L’argentino, già sicuro di un posto da titolare nella sfida contro la Roma dopo l’ottima prova offerta martedì in Coppa Italia, ha la concreta opportunità di giocare contro i suoi ex compagni blaugrana. Intanto Pato è volato negli Usa per un nuovo consulto riguardo gli infortuni muscolari che ormai lo perseguitano da oltre un anno. Sarà la volta buona?

  • Cagliari, Ballardini licenziato “per giusta causa”. Cellino show

    Cagliari, Ballardini licenziato “per giusta causa”. Cellino show

    Cellino non finisce di stupire. Il presidente del Cagliari si è inventato il licenziamento per giusta causa. Tempistica perfetta verrebbe da dire, facendo un salto nel parlamento italiano, dove la riforma del lavoro sta dividendo fazioni politiche e sindacati. A farne le spese il tecnico Davide Ballardini, esonerato, pardon licenziato, dalla società sarda. L’ex allenatore del Palermo non ha voluto commentare l’accaduto, mentre il vulcanico Cellino ha rimandato qualsiasi domanda in merito ai suoi legali, senza però lasciare i giornalisti presenti a mani vuote. Infatti ha rivelato che il ravennate non è il primo ad essere stato licenziato, tale privilegio spetta ad un altro allenatore insospettabile.

     

    MISTERO – Il licenziamento di Ballardini per giusta causa rimane un mistero. Dai due protagonisti non è trapelata alcuna informazione utile per risolvere una vicenda che contiene delle unicità particolarmente interessanti. Non capita tutti i giorni che un tecnico venga licenziato in tronco dalla propria società, in Sardegna però vige il motto nothing is impossible, sopratutto se ci si trova nei pressi di Viale La Playa (sede del Cagliari ndr). Uno spiraglio di luce all’interno del groviglio sardo potrebbe aprirsi nei prossimi giorni, quando è attesa una risposta ufficiale da parte degli avvocati che curano gli interessi della società rossoblu.

    DIFFERENZE – Per coloro che si chiedono la differenza tra esonero e licenziamento, la risposta è abbastanza semplice. Nel caso Ballardini fosse stato esonerato avrebbe comunque continuato a percepire regolarmente lo stipendio fino al termine naturale del contratto. Nello specifico il tecnico ravennate aveva stipulato un accordo biennale, 800 mila euro per il primo anno e un milione di euro per la stagione successiva. Essendo stato invece licenziato in tronco, l’allenatore ravennate da adesso non percepirà alcuna mensilità dal Cagliari, e sarà libero di cercarsi un nuovo club senza passare prima attraverso la rescissione consensuale.

    davide ballardini | © Dino Panato/Getty Images

    PENSIERO CELLINO – Il presidente dei sardi non è apparso particolarmente preoccupato per il licenziamento di Ballardini. All’Ansa Cellino ha dichiarato di avere ben altri pensieri, primo fra tutti quello dello stadio (attualmente una buona fetta del Sant’Elia è stata dichiarata inagibile e la guerra con il comune non ha ancora avuto un happy ending per il numero uno rossoblu). Un disinteresse plateale quello mostrato nei confronti dell’ex tecnico del Cagliari, approdato per la terza volta in Sardegna e ancora oggi ricordato come l’allenatore della salvezza miracolosa (stagione 2007-2008 ndr). Queste le dichiarazioni di Cellino rilasciate all’Ansa: “a me di Ballardini non importa niente, si figuri se penso a lui ora, siamo praticamente senza stadio”. 

    SONETTI  DOCET – Il presidente del Cagliari ha infine svelato un aneddoto risalente a qualche anno fa, quando sulla panchina sarda c’era Nedo Sonetti, il decano degli allenatori. Cellino ha affermato che il licenziamento di Ballardini non è poi un evento eccezionale, considerato che anche Sonetti ricevette medesimo trattamento dalla società rossoblu.

    TRIBUNALE – Ballardini licenziato per giusta causa, recita così la notifica inviata al Tribunale del Lavoro di Cagliari dal club isolano. Ora il tecnico ravennate potrà decidere di impugnare il provvedimento davanti allo stesso Tribunale del capoluogo sardo, aprendo così una guerra legale contro la sua ex società. Chi la spunterà?

  • Bufera Mou, il Real non vince più

    Bufera Mou, il Real non vince più

    Il Real Madrid stecca ancora. Dopo il mezzo passo falso contro il Malaga, Mourinho è costretto a incassare il secondo pareggio consecutivo, stavolta sul campo del Villareal. Parlare di crisi forse è prematuro, tra i Blancos però serpeggia un discreto nervosismo, come testimoniano le espulsioni nel finale di Sergio Ramos e Ozil che hanno raggiunto negli spogliatoi il loro tecnico, cacciato pochi minuti prima. L’ombra del Barcellona si avvicina. Nello spazio di quattro giorni i blaugrana hanno guadagnato quattro punti sui diretti rivali, e il distacco fra le due squadre è di 6 punti. Guardiola può sorridere, consapevole di poter contare sullo scontro diretto in programma fra meno di un mese per accorciare ulteriormente il gap in classifica.

    PUNIZIONE DECISIVA – Il match di ieri sera è stato la perfetta fotocopia dell’incontro di domenica contro il Malaga. Cazorla ieri, Senna oggi. Due punizioni nelle battute conclusive che hanno arrestato la marcia fin qui strepitosa della squadra di Mourinho. Quattro punti persi per strada, il loro peso specifico verrà misurato a fine campionato, nel frattempo i catalani preparano la bilancia da cui sperano di ottenere la remuntada che imperversa nell’emisfero nord occidentale della Spagna, e non solo.

    RONALDO ILLUDE – Più che illusione una vera e propria beffa. L’asso portoghese aveva siglato il momentaneo 1-0 intorno all’ora di gioco, firmando il gol stagionale numero 33 nella Liga, a una rete dal Pichici Messi. La marcatura del lusitano non è però sinonimo di tre punti, come invece accade nella sponda catalana, dove l’equazione Messi gol = vittoria viene sistematicamente applicata. La beffa deriva dal fatto che a fermare il Real nelle ultime uscite siano state due punizioni, le stesse con cui Ronaldo pare aver smarrito quel feeling magico che lo aveva consacrato nell’olimpo dei migliori specialisti. Un ossessione acuita da Marcos Senna, comandante del sottomarino giallo con cui ha affondato il Titanic blancos.

    cristiano ronaldo | © PIERRE-PHILIPPE MARCOU/AFP/Getty Images

    CORRIDA FINALE – Al pareggio del Villareal scoppia la corrida madrilena. Prima Jose Mourinho applaude ironicamente l’arbitro per il fallo, a giudizio del portoghese inesistente, che ha consentito ai padroni di casa di battere la punizione decisiva. Oltre agli applausi, l’allenatore del Real rivolge una frase ingiuriosa nei confronti del fischietto iberico, il quale non può far altro che espellerlo. Passa un minuto e Sergio Ramos viene ammonito per la seconda volta dopo un violento scontro con il brasiliano Nilmar. L’espulsione di Ramos fa scatenare il placido Ozil. Le proteste del tedesco vengono spente dal secondo cartellino rosso nel giro di pochi secondi. Il Real Madrid in nove prova ugualmente a cercare la rete della vittoria, ma ogni sforzo è vano.

    LIGA VIVA – Mancano 10 partite al termine della Liga, sei punti dividono Real e Barcellona, quanto basta per definire la remuntada catalana una mission possible. Prima della sfida di domenica scorsa contro il Malaga, i Blancos venivano da 11 vittorie consecutive, un ruolino di marcia impressionante che aveva permesso agli uomini di Mourinho di solcare un divario apparentemente incolmabile nei confronti dei blaugrana. La punizione di Cazorla ha contribuito a stravolgere le tabelle dei tifosi madrileni, i quali sognavano di presentarsi al Nou Camp il prossimo 22 aprile, già campioni di Spagna con quattro giornate d’anticipo. Fra un mese il Nou Camp potrebbe  invece trasformarsi nel peggior incubo per il Real e i suoi tifosi, Messi e Ronaldo permettendo.

    VILLAREAL REAL MADRID 1-1, HIGHLIGHTS
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