Autore: Federico Pisanu

  • Real Madrid, Mourinho rinnova fino al 2016

    Real Madrid, Mourinho rinnova fino al 2016

    Il bello deve ancora venire. Verrebbe da dire questo all’annuncio dei Blancos di Spagna circa il rinnovo fino al 2016 dello Special One. Due anni che vanno ad aggiungersi al post 2014, data designata in precedenza come termine del lavoro di Mourinho all’interno del Real. Il portoghese ha convinto anche il tifoso più scettico riguardo la dote che porta con sé in ciascun club che allena: tituli. Un decennio fa era impegnato in Portogallo, dirimpettaio della terra iberica ma lontano anni luce dalla fama che ora può decantare in ogni Paese in cui risiede. Sia che si trovi a Oporto, in Inghilterra, in Italia, o in Spagna, Mou è da sempre riconosciuto come lo Special One. Dopo esser arrivato su una delle panchine più prestigiose d’Europa, il vate è pronto a cogliere il trionfo più importante.

    Non c’è due senza tre. Semplice proverbio, che va letto come tale, ma che ancora oggi è capace di rivestire una fetta concreta della realtà. Sono tanti i luoghi comuni che popolano il mondo del calcio, tra leggi non scritte e divinità non meglio precisate. Mourinho sta rincorrendo un sogno che ormai conosce alla perfezione sotto ogni suo aspetto. Oltre ad esserne protagonista, ne vuole diventare il primo regista. Nella sua bacheca personale può abbracciare due Champions. E la terza? Appunto.

    jose mourinho | © Denis Doyle/Getty Images

    Se lo chiamano Special One un motivo ci sarà. Chissà se Mourinho avrà letto “La solitudine dei numeri primi”. O meglio, se Paolo Giordano sia stato in qualche modo influenzato dalla cavalcata del portoghese. Disarmante, continua. Una Champions incredibile nel 2004 con il Porto. Lo sbarco in Inghilterra, dove forse ha superato alcune leggende come Cesare o l’ammiraglio Nelson. Altre sfide lo attendono in Italia, dove sbarca alla corte di Massimo Moratti. La prima conferenza diventa nel giro di poche ore un must. Forse non servivano le dimostrazioni pratiche per riconoscere come Mourinho non sia decisamente un pirla, ma il triplete nerazzurro del 2009 è in ogni caso a disposizione di chiunque voglia toccare la mano di Re Mida.

    Saluta Milano e l’Italia a modo suo, da vincente. Lo aspetta ulteriore gloria, fama Reale. Il primo anno è deludente per i suoi standard. Perde clamorosamente il duello con il Barca, sia in campionato che in Champions. In pochi si ricorderanno la vittoria in Copa del Rey, lui stesso forse non se ne ricorderà più in un prossimo futuro. La stagione successiva sarà invece la rivincita quasi perfetta. Il Nou Camp è espugnato, la Liga conquistata, Guardiola affondato. Tre vittorie in una sola notte. Niente male, se difronte si hanno i blaugrana. Il resto della storia è soltanto per gli amanti delle statistiche. Cento punti (record), 121 gol (record). La solitudine dei numeri primi, appunto.

  • San Siro si rifà il look, Inter e Milan accontentate

    San Siro si rifà il look, Inter e Milan accontentate

    San Siro è pronto a rifarsi il look. D’accordo, ci vorrà un po’ di tempo, ma ormai il dado è tratto. Manca ancora l’ufficialità, però da quanto si apprende sulle pagine della Gazzetta dello Sport, la Scala del calcio fra un paio d’anni non sarà più la stessa. Da tempo le società di Inter e Milan avevano minacciato il comune del capoluogo lombardo di trasferirsi in un nuovo stadio qualora non fossero state apportate sostanziali modifiche. Pericolo scongiurato a meno di imprevisti dell’ultima ora. I tifosi nerazzurri e rossoneri potranno godere di un impianto decisamente più moderno e fruibile, sia per coloro che si recano allo stadio da soli che per tutte le famiglie vogliose di trascorrere una domenica nel pallone.

     

    DEMOCRACY – Spazio alla democrazia, o almeno così dovrebbe essere. Il progetto iniziale, che questa mattina verrà mostrato al presidente del Milan Silvio Berlusconi, prevede l’apertura di un ristorante dove sarà possibile per ciascun tifoso scegliere quale specialità del giorno mangiare prima o dopo la fine di una partita. In questi anni è stata una esclusiva vip, al termine dei lavori invece ci sarà posto per tutti. Oltre al ristorante, verrà installato un nuovo store, un museo e tre sky lounge.

    san siro | © OLIVIER MORIN/AFP/GettyImages

    Insomma, ce ne sarà per tutti i gusti. Lo scopo neanche troppo celato è quello di avvicinare San Siro a impianti come l’Old Trafford o l’Emirates, modelli inglesi che ogni giorno vengono sognati da milioni da tifosi in Italia. Tre anni ancora e il sogno diventerà realtà.

    PRATO VERDE – Non solo l’estetica e la riorganizzazione della struttura, ma anche un nuovo prato, che nelle idee dei dirigenti di Inter e Milan dovrebbe migliorare sensibilmente l’emergenza infortuni, oltre ovviamente ad alzare il livello qualitativo del gioco di entrambe le squadre, per buona pace sia dei calciatori che dei tifosi. Il terreno sarà pronto fin dall’inizio della prossima stagione. San Siro, diventerai davvero lo stadio che i tuoi tifosi sognano?

  • Napoli, una festa attesa 22 anni

    Napoli, una festa attesa 22 anni

    Napoli fa festa. La vittoria in Coppa Italia contro la Juventus consegna agli azzurri il primo trofeo dopo un digiuno lungo 22 anni. Un’intera città si è riscoperta grande. Scene di pura gioia hanno invaso ogni vicolo del capoluogo campano. Da Roma a Napoli, il passo è stato breve. Quando ancora all’Olimpico i ragazzi di Mazzarri erano circondati dalla folla oceanica partenopea, a 200 km di distanza le urla dei tifosi facevano sobbalzare anche chi era all’oscuro di tutto ciò che stava succedendo. E’ passato quasi un quarto di secolo dall’ultimo trionfo in campionato del dream team guidato da Maradona, ma il film andato in scena questa notte non è stato diverso rispetto a quello girato nel ’90. Passato, presente e futuro, quale sarà il destino di questo Napoli?

    EMOZIONI AZZURRE – Tra creste rasate e lacrime argentine, trova spazio l’orgoglio del tecnico livornese. Un successo speciale, contro la nemica numero uno. Vittoria che arriva al termine di una stagione ricca di emozioni, forse superiori rispetto allo scorso anno, quando la qualificazione alla Champions League sembrava essere il punto più alto raggiunto da questa squadra. Nonostante sia arrivato solo il quinto posto in Serie A, il Napoli è riuscito a regalare notti indimenticabili ai suoi sostenitori. Il trionfo in Coppa Campioni contro il Manchester City, la serata di Villareal, l’incredibile successo con i Blues campioni d’Europa, e ora la conquista della Coppa Italia.

    ORGOGLIO – Per il tifoso napoletano battere la Juventus è sempre motivo di orgoglio. Negli ultimi anni in campionato Torino è stata spesso terra di conquista per la banda Mazzarri. Quest’anno l’affronto nel match di ritorno, quando allo Stadium i bianconeri intonarono O’ surdato nnamorato all’indirizzo degli ospiti in tono di scherno. Ieri la rivincita, la più bella, con cui la Vecchia Signora perde l’imbattibilità dopo una serie impressionante fatta registrare in questa stagione. Ad agosto Juventus e Napoli torneranno a sfidarsi, stavolta per la Supercoppa Italiana. Sarà ancora festa azzurra?

    NAPOLI, UNA FESTA ATTESA 22 ANNI
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    LE IMMAGINI DELLA FESTA DEL NAPOLI


  • Di Matteo e Drogba, favola Chelsea

    Di Matteo e Drogba, favola Chelsea

    Di Matteo compie un’impresa fino a tre mesi fa impensabile. Vince la Champions League con il Chelsea al termine di un cammino unbelievable. E’ il primo allenatore italiano a conquistare la Coppa dalle grandi orecchie con una squadra straniera. Talento, fortuna, caso, fate voi. E’ certo che qualcosa lasciava immaginare il finale incredibile di ieri notte. Chiedete al Napoli di Mazzarri, già sicuro della qualificazione ai quarti di finale dopo la gara del San Paolo. Da lì in poi i Blues cambiano pelle, grazie al nuovo arrivato, Di Matteo. L’ex centrocampista di Lazio e Chelsea stravolge mentalmente i giocatori inglesi, e in 21 partite riesce a creare una storia da raccontare alle generazioni future. Fa Cup più Champions, un double forse già scritto nel destino, come lo stesso Drogba ha dichiarato a fine partita.

    Roberto Di Matteo, quando l’Italian Job diventa leggenda. Stratega, mago, psicologo, quante professioni più o meno credibili in queste ore vengono affiancate al 42 enne di Sciaffusa. La vera impresa è stata risollevare una squadra che a febbraio sembrava letteralmente a pezzi. Fuori da qualsiasi discorso scudetto in Premier, un piede e mezzo fuori dalla Coppa Campioni e con una Fa Cup ancora tutta da decifrare. Quando Abramovich l’ha promosso alla guida tecnica della Prima squadra forse neanche lui ci credeva. In tre mesi però è riuscito a rendere qualsiasi sogno realtà.

    roberto di matteo e didier drogba

    La gloriosa spina dorsale del Chelsea, da Terry a Drogba passando per Lampard, ha reagito in maniera impressionante. Sono bastate poche settimane al tecnico italiano per ridare luce a un quadro che stava scivolando nell’oblio della Manica. Niente rivoluzioni tattiche quindi, ma fiducia estrema in quei calciatori che avevano scritto pagine storiche nel club inglese. La risposta è stata sorprendente, unica.

    Forse Di Matteo non passerà all’immortalità per il suo gioco, ma oggi a Londra difficilmente troveremo persone che stiano pensando a come si sia vinto. Si è vinto e basta, il resto è soltanto aria fritta. La Champions League è nella bacheca di Fhulam Road, e presto capitan Terry potrà alzarla sul prato di Stamford Bridge.

    Chissà se Abramovich avrà cambiato idea dopo l’incredibile notte di ieri. Con che coraggio si presenterà difronte a Di Matteo per comunicargli l’esonero? Champions e Fa Cup, due biglietti da visita che in pochi possono estrarre dal proprio biglietto da visita. Neanche Mourinho può vantarsi di tanto. Oggi a Londra c’è un nuovo Special.

    C’è però anche un’altra favola nella pazzesca serata di Monaco. E’ quella di Didier Drogba. Rincorreva il successo europeo col Chelsea dal 2004. Otto anni di amarezze, espulsioni, delusioni, torti arbitrali. Pareva che il destino non volesse concedergli la gioia di toccare con mano la Coppa dalle grandi orecchie. E invece l’ivoriano 34 enne è stato il protagonista indiscusso di quel cammino unbelievable citato in precedenza. Giustiziere del Barca in semifinale, killer del Bayern quando ormai i bavaresi stavano pregustando la vittoria nel proprio tempio. Infine il rigore, l’ultimo, quello decisivo. E’ il dodicesimo trofeo della sua carriera con la maglia dei Blues, superfluo dire che sia il più prestigioso. Drogba non avrebbe potuto trovare modo migliore per dire addio ai suoi compagni di squadra.

    Di Matteo e Drogba, due favole nella stessa notte. E per ogni favola che si rispetti l’happy end è arrivato puntuale. E non importa se per entrambi l’addio al Chelsea è dietro l’angolo, chi per un motivo chi per un altro. Il libro della Champions League li vedrà per sempre protagonisti quando verrà sfogliato il capitolo del 2012.

  • Roma, torna Montella? Aeroplanino alternativa a Villas Boas

    Roma, torna Montella? Aeroplanino alternativa a Villas Boas

    Montella Roma , un binomio pronto a tornare in auge. Scaricato al termine della scorsa stagione, l’Aeroplanino è volato a Catania, accettando la corte del duo Pulvirenti-Lo Monaco. Dopo 12 mesi ha reso grande gli etnei, portandoli a sognare un piazzamento in Europa ad aprile inoltrato. Non meno di una settimana fa è stato il “killer” dei giallorossi, estromettendoli di fatto dalle competizioni europee (avvenimento che nella capitale non accadeva da 15 anni). Ha anche accelerato il processo attraverso il quale Luis Enrique ha preso consapevolezza della volontà di lasciare già da domenica prossima, certificando così il fallimento di un progetto che aveva fatto sognare i tifosi della Magica. Montella però dovrà superare la temibile concorrenza di Villas Boas.

    PREDESTINATO – A volte il destino appare già come un libro scritto dove vige il divieto di utilizzare qualsiasi oggetto che abbia qualche similitudine con una gomma. Nove anni nella capitale, 194 presenze con la maglia della Roma, 83 reti segnate sotto la curva giallorossa. Pochi giorni dopo il ritiro di nuovo in campo, stavolta come tecnico dei Giovanissimi, sempre all’ombra del Colosseo. La promozione in Prima squadra nella stagione 2010-2011, un piazzamento in Europa League che può valere tanto e non valer nulla. La nuova proprietà americana propende più per la seconda ipotesi, salvo poi ricredersi con un anno di ritardo.

    vincenzo montella | © ANDREAS SOLARO/AFP/GettyImages

    CATANIA – Lo sbarco in Sicilia viene visto con diffidenza dai critici. Ben presto però Montella riuscirà a convincere anche i più scettici riguardo le sue qualità. Spinge il Catania ben oltre le aspettative di inizio stagione, stupendo gli stessi dirigenti siciliani. Oltre ai risultati arriva anche il bel gioco, che fanno della squadra etnea una delle più belle sorprese di quest’anno. Il ds Lo Monaco non è intenzionato a perdere il suo tecnico già da quest’estate. Difficilmente però è ipotizzabile un rifiuto da parte dell’ex giallorosso qualora arrivasse una chiamata dalla sua vecchia società.

    VILLAS BOAS – L’Aeroplanino dovrà vincere la concorrenza di un altro allenatore accostato negli ultimi giorni alla panchina della Roma, ovvero il portoghese Andre Villas Boas. L’ex tecnico di Chelsea e Porto godrebbe infatti della stima del direttore generale Franco Baldini, che lo avrebbe già voluto la scorsa estate, salvo desistere a causa della costosa penale da pagare al club lusitano. Secondo quanto riportato dal sito Sportmediaset le quotazioni del portoghese sarebbero in forte ribasso, mentre prenderebbero decisamente quota quelle di Montella Roma. Destino già scritto?

  • Bakaye Traore Milan, adesso è ufficiale

    Bakaye Traore Milan, adesso è ufficiale

    Bakaye Traore Milan, ci siamo. Nonostante manchi ancora l’ufficialità da parte della società, il maliano può considerarsi a tutti gli effetti il primo rinforzo della nuova stagione rossonera. E’ stato lo stesso calciatore del Nancy nella giornata di ieri a ufficializzare l’accordo con il Diavolo durante un’intervista rilasciata al quotidiano francese Equipe. Arriva quindi l’ennesimo affare a parametro zero da parte di Adriano Galliani, restato fedele quindi alla politica low cost varata da alcuni anni all’interno del club. L’ultimo calciatore africano che ha vestito la maglia del Milan (Taiwo ndr) non ebbe particolarmente fortuna, la cui avventura durò poco più di 4 mesi, per poi tornare in Premier League tra le fila dei Queen Park Rangers. Anche i giocatori provenienti dalla Ligue One non scherzano.

    CHI E’ – Per ruolo e qualità, il nuovo centrocampista del Milan può essere facilmente paragonato ad Antonio Nocerino. Rispetto al numero 22 rossonero, Traoré dispone anche di un buon colpo di testa. Quando ormai la stagione sta volgendo al termine, il centrocampista maliano ha segnato 5 gol (tra l’altro consecutivamente, da fine marzo fino ad aprile). Lo stesso Paris Saint Germain di Carlo Ancelotti è stato una delle sue vittime. Traoré lascia il Nancy dopo 3 stagione. Queste le sue prime parole da calciatore del Milan:

    bakaye traoré | © FRANCK FIFE/AFP/Getty Images

    E’ incredibile. Firmo con il Milan. Sono molto orgoglioso di firmare per uno dei più grandi club del mondo.

    TABU’ – Nonostante la gioia di Traoré nell’essere approdato in rossonero, i tifosi del Diavolo evidenziano più di una perplessità, memori anche delle recenti prestazioni messe in mostra da parte di giocatori proveniente dalla Ligue One o con il passaporto africano. L’esempio più fresco nell’immaginario collettivo della Curva Sud è il terzino nigeriano Taiwo. Anche lui militava in un club francese (Marsiglia) e anche lui è in estate arrivò a parametro zero. Osannato dagli addetti ai lavori prima, scaricato senza troppi complimenti pochi mesi dopo. Volendo risalire più in là col tempo, citiamo l’ex stella del Bordeaux, Gourcuff, anche lui piuttosto “sfortunato” con la casacca del Milan.

  • Rinnovi Milan, Gattuso resta, Seedorf saluta

    Rinnovi Milan, Gattuso resta, Seedorf saluta

    Calciomercato Milan, tempo di rinnovi. Dopo la dolorosa abdicazione dal trono di Serie A, in Via Turati si lavora per il futuro. Come lo scorso anno, Adriano Galliani ha aperto la porta del suo ufficio per accogliere prima di tutto quei calciatori che vedono il loro contratto scadere fra poco più di un mese. L’anno scorso tra le vittime illustri del lungo pellegrinaggio in sede ci fu Andrea Pirlo, che a 12 mesi di distanza si è preso una bella rivincita nei confronti di chi non ha più credito nelle sue qualità. Crediamo che la lezione dell’ex regista rossonero sia stata imparata fin troppo bene dalla dirigenza milanista. Chi tra i giocatori in scadenza è già sicuro di rimanere la prossima stagione? Chi ha la valigia pronta e dirà addio a Milanello? Che le danze abbiano inizio.

    SICURIAmbrosini e Gattuso continueranno a giocare in rossonero. Capitano e vice-capitano, non è un caso. E non importa se sia lo stesso Ringhio a chiedere più giovani in rosa. La strada tracciata in Via Turati è nota da tanti anni. Affetto e lavoro viaggiano mano nella mano. La carta d’identità passa sempre in secondo piano.

    NI – Ci sono poi i precari: Aquilani, Muntari, e Maxi Lopez. Per il centrocampista della Nazionale azzurra il discorso è piuttosto complesso. Il fatto di non aver giocato in questi ultimi due mesi non è da ricondurre ad un disinteressamento da parte di Allegri, anzi. Semplicemente al Milan è scattato il timer. Quando l’ex centrocampista della Roma si avvicinava alla fatidica soglia delle 24 presenze (dopo cui i rossoneri erano obbligati a versare 8 milioni di euro al Liverpool), ha visto più panchina che altro. Galliani mira a ottenere un forte conto sugli iniziali 8 milioni. Se dovessero arrivare risposte negative dall’Inghilterra, il sostituto è già pronto: Montolivo.

    C’è poi Sulley Muntari, arrivato in prestito dall’Inter e Maxi Lopez, anche lui in attesa di risposte. Se non dovrebbero esserci particolari dubbi sull’ex nerazzurro, per la punta argentina il futuro non è poi così scontato, nonostante l’amministratore delegato del Milan abbia già virtualmente ufficializzato il suo riscatto dal Catania durante il mercato invernale.

    clarence seedorf | ©GIUSEPPE CACACE/AFP/Getty Images

    ADDIO – Praticamente certo l’addio di Nesta, da settimane in trattative con gli americani dei Red Bull New York. Sulle orme del difensore romano c’è Gianluca Zambrotta, anche lui in scadenza di contratto e spesso ai margini della rosa.

    Dopo 10 anni e due Champions League, saluta Milanello il trequartista olandese Clarence Seedorf, spesso determinante nei successi più belli della storia recente rossonera. Per l’orange si ipotizzano diversi scenari. Lo aspettano a braccia aperte in Brasile, Usa e Dubai.

    Un altro olandese è pronto a lasciare il Milan, Mark Van Bommel. Espresso in percentuale, l’addio dell’ex Bayern è sicuro al 95%. Mino Raiola ha voluto mantenere una porticina aperta ad un eventuale proposta del Diavolo, sebbene appaia certo il ritorno in patria del giocatore con la maglia del Psv.

    E’ ormai ai titoli di coda anche l’epica avventura di Pippo Inzaghi, il bomber di tutte le competizioni Uefa. Rispetto ai suoi compagni di squadra, è probabile che rimanga entro i confini nazionali. Siena e Lazio non hanno mai nascosto di provare un interesse nei confronti di Superpippo.

  • Ibrahimovic, veleno sul Milan “Stagione fallimentare”

    Ibrahimovic, veleno sul Milan “Stagione fallimentare”

    Il day after in casa Milan non è proprio dei più piacevoli. Non bastasse la sconfitta nel derby, ad affossare gli animi del Diavolo c’ha pensato la Juventus con la conquista dello scudetto. L’amarezza è palpabile nelle parole di Allegri, che dopo la frenata dei bianconeri nell’ultima giornata aveva sperato di poter portare la lotta per il tricolore fino al 13 maggio. La storia ha scritto un altro finale, ben diverso da quello che i tifosi del Milan si aspettavano. Una stagione chiusa con zeru tituli, volendo richiamare il fantasma del Mourinho nerazzurro. E’ stata l’Inter a condannare i rossoneri, la Juventus a vincere il titolo. A ciò si aggiunge la bomba ad orologeria firmata Ibrahimovic: “stagione fallimentare”.

    ARIA D’ADDIO – Ieri sera lo svedese è stato l’ultimo ad arrendersi. Con la sua doppietta aveva riportato a galla il Milan, tenendo aperto il discorso scudetto. Nel giro di pochi minuti però la situazione si è rovesciata e ora il capocannoniere della Serie A deve fare i conti con un anno a bocca asciutta. Qualcosa di inimmaginabile per lo svedese, che non meno di due anni fa aveva dichiarato di voler vincere tutto con il club di Via Turati. Sono arrivati scudetto e supercoppa italiana, due trofei in 24 mesi. Bottino magro per l’Ibra pensiero, che ora non è più sicuro di rimanere a Milano.

    zlatan ibrahimovic | © GIUSEPPE CACACE/AFP/GettyImages

    Questa mattina il quotidiano svedese AftonBladet ha riportato le dichiarazioni di fuoco della punta milanista: “voglio vincere e tutto dipende da cosa vuole il Milan. Non ho dubbi su di me, ma non so cosa vogliono fare loro”. Testo e musica di Zlatan Ibrahimovic.

    TRADIZIONE CANCELLATA – L’ultima volta che non vinse lo scudetto era il lontano 2002-2003, quando ancora calcava i campi dell’Eredivisie indossando la maglia dell’Ajax. Dalla stagione 2003-2004 fino ad oggi Ibra aveva fatto centro per 8 volte consecutive, riscrivendo così la storia di Ajax, Juventus, Inter, Barcellona e lo stesso Milan. Quest’anno la fermata in attesa. Lo svedese è sceso dal pullman tricolore. Difficilmente resterà a piedi nei prossimi 12 mesi. Un nuovo autobus è pronto a prenderlo. Se parli ancora italiano è difficile dirlo. Possiamo immaginare però che l’autista sia portoghese e che lo conosca già molto bene. Madrid non è una semplice tappa turistica, non quando sul pullman ci sono due personaggi come Mou e Ibra.

  • Lavezzi, addio Napoli, Inter vicina

    Lavezzi, addio Napoli, Inter vicina

    Piove sul bagnato in casa Napoli. Dopo la sconfitta di Bologna che di fatto suona come una condanna per il terzo posto, i tifosi partenopei devono fare i conti con il caso Lavezzi. Da un paio di settimane la punta argentina viene regolarmente esclusa dal tecnico Mazzarri, che gli preferisce l’ex nerazzurro Pandev. Motivi puramente tattici secondo l’allenatore toscano, ma i maligni non riescono a non vederci qualcosa di più di una semplice teoria tecnico-tattica. E allora ecco che si scatenano le voci dell’addio del Pocho al termine di questa stagione. A gennaio l’attaccante era dato in partenza verso l’Inter. D’inverno la pista rimase fredda, ma ora, con il Napoli tagliato fuori dall’Europa che conta, potrebbe nuovamente accendersi.

    QUESTIONE DI FEELING – L’idillio tra Lavezzi e Napoli pare essersi esaurito. Con Napoli non intendiamo la città, il tifo, il calore della gente. Quello difficilmente si spegnerà. E’ innegabile però che tra Mazzarri e l’argentino non scorra più buon sangue. Da giocatore fondamentale per la squadra, a ruota di scarto. Il tridente è diventato indigesto all’ex tecnico di Reggina e Samp. Sono state sufficienti tre sconfitte consecutive per cancellare i tre tenori. Ora sono due più uno, il macedone appunto, e tanti saluti al Pocho.

    ezequiel lavezzi © AFP PHOTO / CARLO HERMANN

    CLAUSOLA – Lavezzi, come comprensibile che sia, non vuole diventare un giocate qualunque per il Napoli e si starebbe già iniziando a guardare intorno per una nuova avventura. Il calciatore partenopeo sa perfettamente che  il proprio destino dipenda esclusivamente da lui, considerata la clausola di 30 milioni di euro che lo “lega” contrattualmente alla società azzurra. Al giorno d’oggi tale cifra potrebbe rappresentare un muro insormontabile per molti club, ma non per i potenziali acquirenti del Pocho.

    INTER – I nerazzurri di Massimo Moratti è forse la squadra che ha mostrato maggiore interesse nei suoi confronti. E sopratutto negli uffici della Saras si è agito con grande astuzia. Goran Pandev infatti è indicato da più parti come una pedina fondamentale nella sempre più probabile trattativa tra i due club. Il macedone è a Napoli con la formula del prestito da ormai più di un anno. Adesso forse è arrivato il momento giusto di riscuotere vecchi e taciuti crediti. L’inserimento di Pandev nella trattativa farebbe scendere il costo di Lavezzi intorno ai 22-23 milioni di euro. Cifra che potrebbe essere ritoccata ulteriormente al ribasso qualora venga coinvolto anche qualche giovane di casa interista ben visto da Mazzarri, come ad esempio Faraoni (secondo quanto riporta stamani il sito Calciomercato.com).

    CITY – L’Inter è una piccola patria argentina, d’accordo. Però lo stesso fascino che riveste la Pinetina per chi, come Lavezzi, proviene dalla terra di Buenos Aires, può essere esercitato da un singolo calciatore: Aguero. Ovviamente il trasferimento al Manchester City non sarebbe etichettato come questione di feeling, piuttosto come un insieme di opportunità, che spaziano dal contratto ultra-milionario, giocare in un campionato diverso da quello italiano, e sopratutto competere ai più alti livelli: titolo nazionale e Champions League. Mancini non ha mai nascosto il proprio interesse nei confronti del Pocho. Interesse che il City, ad un passo dallo scudetto, vuole presto concretizzare in acquisto. Anche per questo ieri pomeriggio al Dall’Ara sono stati avvistati due osservatori Citizen (fonte Goal.com). La love story tra Lavezzi e il Napoli è ai titoli di coda.

  • Inter – Milan 4-2 Milito tris, inferno rossonero

    Inter – Milan 4-2 Milito tris, inferno rossonero

    L’Inter sogna ancora, il Milan finisce all’inferno. Termina 4-2 per i nerazzurri la stracittadina milanese, valida per la 37 giornata di Serie A. Gli uomini di Stramaccioni trionfano grazie alla tripletta di uno scatenato Milito e al gioiello di Maicon. Inutile per i rossoneri la doppietta di Zlatan Ibrahimovic, che raggiunge i 28 centri stagionali, confermandosi il capocannoniere della Serie A. Oltre al sogno Champions, per la squadra di Moratti c’è anche la certezza di un posto in Europa League il prossimo anno. Il Diavolo invece dice addio alle ultime speranze scudetto, tornate in auge all’indomani del pareggio casalingo della Juve contro il Lecce mercoledì sera. Il tricolore ha preso definitivamente la strada di Torino, dove verrà gelosamente custodito per i prossimi 12 mesi.

    CHE DERBYL’è i’stess? Mica tanto. Erano anni che non si viveva un derby così avvincente. L’uomo della Madonnina è ancora lui, Diego Milito. Rinato nel girone d’andata proprio in occasione della stracittadina, esagera a modo suo, con una tripletta da incorniciare. Segna subito, al 14′ minuto, sotto la curva rossonera, che già aveva annotato l’1-0 di Vucinic in quel di Trieste. L’Inter domina, realizza anche il 2-0 con Cambiasso ma Rizzoli non se la sente di convalidare l’ennesima rete fantasma di questa stagione. Nell’occasione Abbiati si fa male ed è costretto ad abbandonare il campo. E’ il secondo cambio della serata per Allegri, che ad inizio match aveva perso Bonera (al suo posto il giovane De Sciglio). Segnali di una partita nata male e destinata a finire peggio.

    ORGOGLIO IBRAHIMOVIC – L’ultimo dei moicani. Certo, un paragone un po’ azzardato, ma ormai qualsiasi attributo che si voglia dare al bomber di Malmoe ha il sapore del superfluo. Rizzoli conferma di attraversare una giornataccia e assegna poco prima dell’intervallo un penalty a favore dei rossoneri, giudicando fallosa l’entrata di Julio Cesar ai danni di Boateng. La moviola mostra come il portiere brasiliano tocchi in realtà soltanto il pallone. Le vibranti proteste del verdeoro non fanno cambiare idea al direttore di gara. E nemmeno la linguaccia sventolata in faccia a Ibrahimovic aiuta Julio Cesar. Parità, 1-1. Pronti, via, Ibra. La ripresa si apre nel segno dell’attaccante rossonero che si beve letteralmente i difensori interisti e con un cucchiaio firma il sorpasso rossonero. Il Milan è di nuovo avanti, 2-1, lo scudetto è ancora in bilico.

    diego milito | © OLIVIER MORIN/AFP/GettyImages

    STRA-RIMONTA – E’ un derby che non finisce mai. Muntari, sì proprio lui, sfiora la terza rete per il Diavolo pochi minuti più tardi. Nonostante non sia esattamente uno dei massimi esteti del calcio, opta per una soluzione fin troppa fantasiosa, invece che usare la “legna”. Peccato capitale della serata rossonera. Trascorrono 5′ minuti e Milito dal dischetto realizza il 2-2 (fallo di Abate). Il tricolore torna prepotentemente sotto il diluvio di Trieste. Allegri rimane imbambolato. Cassano viene fatto entrare soltanto quando mancano 15′ minuti al termine. Ragione e sentimento non trovano un significato a tale scelta, l’ennesima discutibile della gestione Max. In casa Inter sanno bene cosa siano le stra-rimonte, e Moratti ne assaggia i frutti più dolci. Milito (80′) fa tris, ancora su calcio di rigore (mano di Nesta). Maicon chiude il sipario all’87, un gioiello di rara bellezza. Milan, adesso è davvero finita.

    Pagelle Inter Milan 4-2
    Julio Cesar 6: premettendo che la linguaccia del primo tempo resterà forse come una delle immagini più belle del campionato, il portiere interista non da sfoggio della sua bravura dimostrata tante altre volte. La prestazione è comunque sufficiente.
    Maicon 7: da Oscar la conclusione con la quale ha sorpreso Amelia e fatto scattare in piede tutto il popolo nerazzurro. Saluta San Siro come ai tempi del triplete.
    Zanetti 7,5: domandate a lui se era l’i stess. Chiedete ad Allegri cosa abbia provato nei minuti finali nel vederselo sfrecciare per 80 metri senza che i suoi giocatori potessero avere arbitrio. Capitano dentro.
    Sneijder 7: altra bella prova dell’olandese, apparso rigenerato dalla cura Stramaccioni. Non è ancora in versione triplete, però è tornato ad essere determinante per i colori nerazzurri. Ed è già tanto.
    Milito 9: da ieri sera nel web è scattata la petizione per intitolare la stracittadina milanese a lui. Qualcosa che suoni come “derby Milito”. Quest’anno l’argentino, quando ha incontrato il Milan, ha giocato a poker.

    Abbiati 6,5: la stagione 2011/2012 non vedrà una parata scudetto di San Abbiati. Peccato, perché il portiere rossonero c’ha provato in tutti i modi a scrivere una nuova Perugia. Tutto inutile.
    Abate 5: quando vede Milito il terzino del Milan va in tilt. Il derby dell’andata venne deciso da un suo errore, e anche ieri non è stato da meno.
    Nesta 6: il difensore romano sente terribilmente la mancanza di Thiago Silva. Da solo, a 36 anni, tappa le falle come può. In maniera egregia il più delle volte, con la mano in altre circostanze. Se è stato il suo ultimo derby lo sapremo fra sette giorni. Sappiamo già però che quello di ieri non se lo ricorderà molto volentieri.
    Muntari 5: lo si era intuito da tempo, adesso è arrivata la conferma. E’ lui l’uomo scudetto, nel bene e nel male. Ha la palla del 3-1, la fallisce clamorosamente. L’ultima speranza tricolore svanisce con il suo errore.
    Ibrahimovic 8: il re abdica. Per la prima volta da 8 anni a questa parte, Zlatan non vincerà lo scudetto. Ajax, Juve, Inter, Barcellona, Milan. Però Zlatan lascia il trono a modo suo, con una doppietta. Il titolo di capocannoniere non glielo sfila più nessuno ormai.

    INTER MILAN 4-2, HIGHLIGHTS 
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