Autore: Federico Pisanu

  • Joaquin cancella il Milan di Allegri a Malaga

    Joaquin cancella il Milan di Allegri a Malaga

    A Malaga il Milan coglie la terza sconfitta consecutiva dopo i ko nel derby e contro la Lazio sabato. Non è bastata quindi l’ennesima rivoluzione di Allegri, che ha schierato i rossoneri con una difesa a tre. A Milanello qualcosa di simile non si vedeva dai tempi di Zaccheroni. La difesa a tre di ieri sera si trasformava spesso in una difesa a cinque, con De Sciglio e Constant che arretravano sulla linea dei difensori quando la palla era in possesso dei padroni di casa. A decidere il match di ieri sera è stato un gol di Joaquin al 64′, sul bel passaggio di Iturra. Lo stesso Joaquin aveva fallito un calcio di rigore piuttosto generato che l’arbitro aveva concesso alla fine del primo tempo. Con il risultato della Rosaleda il Milan resta al secondo posto in classifica, con lo Zenit a un solo punto di distanza.

    L’INEDITO DI ALLEGRI – Forse il sogno nascosto del Conte Max è quello di partecipare a X-Factor, visto il lavoro certosino sugli inediti che sta compiendo nell’ultimo periodo. Dal 4-2-3-1, che qualcosa di buona aveva portato, si è passati ieri alla difesa a tre, un pugno negli occhi per i tifosi del Milan, che considerano la linea dei tre dietro come l’anticalcio per eccellenza o quantomeno sinonimo di un atteggiamento da provinciale. Tra Acerbi, Mexes, Bonera sinceramente non sapremo chi eleggere come peggiore. L’ex Chievo ha toppato clamorosamente nell’azione del gol di Joaquin; il francese ogni tanto si prendeva qualche pausa di riflessione che in questo momento sono l’ultima cosa che serve al Diavolo; Bonera invece veniva saltato sistematicamente, come se fosse un ragazzino qualsiasi,  quando invece dovrebbe essere il leader della difesa (secondo Allegri). L’aggravante poi, che condanna insindacabilmente la difesa del Milan, è rappresentata dai lanci lunghi (per usare un eufemismo) che venivano effettuati ogni volta che il Malaga perdeva palla in attacco. Quando nei giornali leggiamo che il Milan ha venduto anche la propria anima non dobbiamo pensare a chissà quale ingarbuglio metafisico. Basta vedere la paura e il conseguente (non) gioco espresso in campo. Sia in Italia che in Europa, quest’ultima la casa del Milan. 

    LE PAGELLE DI MALAGA-MILAN 1-0 
    Amelia 6,5: stavolta il portiere romano si è disimpegnato egregiamente, sia nelle uscite sia quando è stato chiamato in causa da fuori area. Candreva cancellato.
    Bonera 5: generoso l’ex Parma, ma a questo Milan la generosità non basta. Isco e Saviola spesso e volentieri lo saltano con troppa facilità.
    Mexes 5: schierato al centro della difesa a tre, il francese ha dalla sua soltanto il fisico. Il resto (testa-gamba) non può essere da Milan.
    Acerbi 4,5: mezzo punto in meno rispetto ai suoi compagni di reparto per l’amnesia nell’azione che ha portato al gol di Joaquin. L’azzardo di Allegri nel schierarlo titolare ieri sera si è rivelato un mezzo flop. (33′ st: Bojan 4,5)
    De Sciglio 6,5: dopo Amelia il migliore in campo. Dalla sua fascia sono arrivati i cross più pericolosi che non sono stati però concretizzati in rete dai suoi compagni. Il ragazzo farà strada.
    Constant 5: molti errori sul piano tecnico, anche banali, oltre al fallo che ha poi decretato il penalty in favore del Malaga. E’ però incoraggiante che non sia stato il peggiore in campo per una notte. (25′ st: Pato 4,5)
    Ambrosini 5,5: la buona volontà il capitano ce la mette ma il centrocampo del Malaga finisce per straripare nella ripresa. Quando Pellegrini dice che il Milan è venuto alla Rosaleda difendendosi con 8 uomini si riferisce anche a lui.
    Montolivo 6: positivo e propositivo nel primo tempo, cala come il resto della squadra nel secondo tempo. Buona l’intesa con De Sciglio.
    Emanuelson 5,5: stavolta non ha reso quanto nelle altre partite, forse perché la fascia destra era più per De Sciglio che per lui. Nel primo tempo confeziona un assist al bacio per El Shaarawy che il Faraone non riesce a concretizzare in gol.
    El Shaarawy 5: nella valutazione pesano come un macigno gli errori sotto porta del giovane rossonero. Nelle azioni più importanti del Milan ieri sera però il suo nome era sempre presente.
    Pazzini 4,5: trascorre la partita più a far sportellate che calcio. Quando ha tra i piedi o sulla testa i palloni buoni manca il colpo risolutore. Dopo la trasferta di Bologna l’ex Inter è diventato un fantasma (o un pacco).

  • A Malaga un Milan rivoluzionato con Bojan e Pazzini

    A Malaga un Milan rivoluzionato con Bojan e Pazzini

    Questa sera Malaga-Milan può rappresentare l’ultima partita sulla panchina rossonera per Massimiliano Allegri. Il tecnico tende ad allontanare lo spettro esonero che aleggia ormai sulla sua testa da oltre un mese. Un incubo che alla Rosaleda può trasformarsi in realtà. Il presentimento è quello che la scelta di Berlusconi sia ormai stata già presa da tempo, e che nulla salverà Allegri, paradossalmente neanche una vittoria contro gli spagnoli. Malaga-Milan, l’ultimo spiaggia, l’ultimo tango per il Conte Max. Per l’occasione il tecnico sceglie gli uomini che secondo lui credono ancora nel progetto. Nell’ordine delle idee del toscano, l’esclusione di Abate è un messaggio forte allo spogliatoio e alla dirigenza di Via Turati. Gli amici di Ibra non giocano più.

    CIAO BOATENG– Il parigino Abate non è il solo epurato per la trasferta della Rosaleda. Oltre al terzino destro infatti anche Kevin Prince Boateng si accomoderà in panchina questa sera. Già all’Olimpico era arrivata la bocciatura senza appello da parte di Allegri, dopo l’ennesima chance concessa al ghanese. Se si deve andare fino in fondo, si andrà con gli ultimi fedelissimi rimasti. Non c’è più spazio per i vari Abate, Boateng, Nocerino, Antonini.

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    Bojan, l’asso nella manica di Allegri alla Rosaleda | ©OLIVIER MORIN/AFP/GettyImages

    BOJAN CON PAZZINI – In avanti gioca Pazzini, punta centrale del rinnovato 4-2-3-1. Sugli esterni i soliti El Shaarawy ed Emanuelson. La vera novità è rappresentata da Bojan sulla trequarti. La presenza dello spagnolo potrebbe trasformare il modulo dei rossoneri in un anacronistico 4-4-2. In mediana spazio a Capitan Ambrosini e il regista Montolivo, ancora bocciato per il ruolo di trequartista. In difesa invece arriva l’altra rivoluzione di Allegri. Soltanto Bonera si salva dalla trasferta romana. Al centro Mexes e Zapata, con De Sciglio terzino sinistro.

    PERICOLO ISCO – Coetaneo di El Shaarawy, Francisco Roman Alarcon Suarez (in arte Isco) è l’uomo più pericoloso della squadra di Pellegrini. Nella prima partita di Champions contro lo Zenit ha trascinato i suoi compagni di squadra con una doppietta. Isco ha brillato anche in Belgio, nel trionfo del Malaga contro i campioni dell’Anderlecht, contribuendo al 3-0 con un assist. Nella Liga, dove il Malaga attualmente occupa il terzo posto, Isco è sempre sceso in campo dal primo minuto, risultando spesso e volentieri decisivo. A segno anche nell’ultima gara casalinga contro il Valladolid, sfida vinta dal Malaga per 2-1. Mexes e Zapata sono avvisati, Isco è il pericolo numero uno.

    Probabili formazioni Malaga-Milan
    Malaga (4-2-3-1): Caballero, Jesus Gamez, Demichelis, Wligton, Eliseu, Camacho, Recio, Joaquin, Isco, Portillo, Saviola.
    A disposizione: Jameni, Onyewu, Iturra, Duda, Seba Fernandez, Santa Cruz, Olinga. Allenatore: Pellegrini.
    Milan (4-2-3-1): Amelia, Bonera, Mexes, Zapata, De Sciglio, Ambrosini, Montolivo, El Shaarawy, Emanuelson, Bojan, Pazzini.
    A disposizione: Gabriel, Yepes, Antonini, Nocerino, Boateng, Flamini, Pato. Allenatore: Allegri.

  • Kutuzov sconfessa il Corriere “Su Conte solo bugie”

    Kutuzov sconfessa il Corriere “Su Conte solo bugie”

    C’eravamo fermati a un Kutuzov che trascinava Antonio Conte nuovamente nella marmellata in merito al match Salernitana-Bari della stagione 2008-2009 di Serie B. In meno di una settimana però l’articolo apparso sul Corriere della Sera e che faceva riferimento alle parole di Kutuzov viene smontato dallo stesso attaccante bielorusso durante la trasmissione Lunedì di rigore condotta da Fabio Ravezzani (in onda su Antenna 3 ndr). Kutuzov ha pubblicamente dichiarato di non aver mai accusato Conte nel suo interrogatorio davanti al pm di Bari, esprimendo il proprio stupore nell’aver letto invece tutt’altra verità sul giornale. Il dubbio dell’ex punta dei Galletti è quello di un complotto ai danni della Juventus in prossimità del big match di sabato scorso tra Juventus e Napoli.

    Lo stesso sentimento di inquietudine serpeggia anche tra i tifosi bianconeri, che ben si ricorderanno della bomba ad orologeria scoppiata a poche giornate dal termine del campionato, quando i vari quotidiani sportivi iniziarono a parlare di un possibile coinvolgimento di Antonio Conte nella vicenda del calcioscommesse, vicenda che poi ha avuto come capolinea una squalifica di 4 mesi, la stessa condanna patteggiata all’inizio dallo stesso tecnico della Juventus.

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    “Antonio Conte non c’entra”: Kutuzov sconfessa il Corriere della Sera |©JONATHAN NACKSTRAND/AFP/Getty Images

    Kutuzov ha infine voluto esprimere parole di profonda stima nei confronti del proprio ex allenatore ai tempi del Bari, sottolineando come fino all’ultima giornata di campionato (già vinto dal Bari ndr) avesse continuato ad incitare il gruppo chiedendo ancora una vittoria per completare quella che da lì a pochi giorni sarebbe stata una lunga festa insieme ai tifosi biancorossi. Nonostante il buon rapporto che si era instaurato con Conte, Kutuzov adesso sa bene che questo sia stato rovinato da un articolo artefatto, da menzogne scritte solamente per vendere qualche copia in più. Tuttavia il bielorusso, attualmente svincolato, ha voluto ribadire per l’ultima volta la propria stima nei confronti di Conte, definendolo un grande allenatore e un grande uomo, augurandogli di vincere per il secondo anno consecutivo il campionato di Serie A.

  • Andreas Laudrup, la Juventus ritrova il figlio di Michael in Champions

    Andreas Laudrup, la Juventus ritrova il figlio di Michael in Champions

    Domani la Juventus sarà ospite in Danimarca del Nordsjaelland. Tra le fila dei danesi anche Andreas Laudrup, figlio dell’indimenticato Michael. Andreas compirà 22 anni il prossimo mese. Classe ’90, Laudrup junior ricopre il ruolo di attaccante esterno, sebbene possa essere schierato anche alle spalle di una punta di peso. Tra le caratteristiche principali segnaliamo una buona velocità nei primi metri, unita ad una discreta tecnica di base palla al piede. Fisico piuttosto “leggerino” (175 cm per 61 kg), Andreas Laudrup è tagliato per il ruolo di attaccante largo sugli esterni. Gioca indistintamente sia a destra che a sinistra. Quando viene schierato lungo la corsia di destra spesso e volentieri si accentra con il suo piede naturale cercando l’assist o la conclusione dal limite.

    La difesa della Juve non dovrebbe avere difficoltà nel contenerlo, visto anche il numero di gol fin qui segnati da Andreas, soltanto sette  per un totale di 75 presenze con la maglia del Nordsjaelland, attuale campione di Danimarca. Come il padre Laudrup ha giocato nel Real Madrid, sebbene la sua esperienza rientri nell’ambito giovanile (stagione 2007-2008). L’anno successivo Andreas entra a far parte del Nordsjaelland. Qui Laudrup junior troverà l’ambiente ideale per debuttare nel calcio professionistico.

    FC Nordsjaelland v Chelsea - UEFA Champions League
    Andreas Laudrup in azione nel match contro il Chelsea | ©Shaun Botterill/Getty Images

    Andreas fa il suo esordio nella Superligaen danese durante la 26 giornata del campionato 2008-2009, nei minuti finali del match che vede il Nordsjaelland affrontare il Brondby, lo stesso club dove il padre Michael giocava prima di approdare a Torino e che allenò per quattro anni una volta ritiratosi dal calcio giocato. Il primo gol tra i professionisti lo sigla quasi un anno dopo, quando una sua rete risulta decisiva nell’1-1 con cui il Nordsjaelland impatta contro l’Aalborg. Nell’estate del 2010 Andreas Laudrup debutta anche in campo internazionale. La doppia sfida contro il più esperto Sporting Lisbona (valida per la qualificazione alla Fase a gironi di Europa League ndr) vede però il successo senza appello dei portoghesi. Dodici mesi più tardi arriva per Andreas anche il primo titolo, al quale contribuisce con 12 presenze da titolare e due centri stagionali. Mentre ancora attende la prima convocazione in Nazionale maggiore, Laudrup fa la voce grossa in Under 21, dove attualmente è uno degli elementi più interessanti. Riuscirà Andreas Laudrup ad incantare i tifosi della Juventus 25 anni dopo?

  • De Rossi via a gennaio, il Psg supera il City

    De Rossi via a gennaio, il Psg supera il City

    Nonostante l’ottima prestazione della Roma durante la serata di ieri, culminata nella rimonta clamorosa ai danni del Genoa, Daniele De Rossi potrebbe lasciare la capitale a gennaio per accasarsi al Paris Saint Germain. La notizia riportata dal sito mercato365.com e ripresa poi da Sportmediaset sostiene come l’entourage del centrocampista giallorosso starebbe in realtà flirtando con il direttore sportivo del Psg Leonardo, recente conoscenza dei tifosi di Milan e Inter. Secondo le indiscrezioni la trattativa potrebbe decollare già dal prossimo gennaio, quando il mercato di riparazione invernale aprirà i battenti e il club parigino potrà mettere in mostra un budget spropositato rispetto a tutti gli altri top club europei. E se De Rossi era stato dato più volte vicino al City, adesso sono gli sceicchi del Psg a voler fare la voce grossa.

    BALDINI SMENTISCE– Di De Rossi ormai si parla abbondantemente da quella esclusione contro l’Atalanta, panchina che aveva fatto male tanto al centrocampista azzurro quanto a Osvaldo. Da lì in avanti i giornali sportivi hanno iniziato a dipingere e immaginare un futuro lontano da Roma per colui che all’ombra del Colosseo è conosciuto come Capitan Futuro. La dirigenza giallorossa, nella figura di  Franco Baldini, ha puntualmente smentito le voci che davano De Rossi in partenza. L’ultima in ordine di tempo è arrivata nella serata di ieri, quando Baldini in un’intervista rilasciata al Corriere dello Sport ha ribadito con forza la volontà di tenere sia De Rossi che Osvaldo, scelta dettata dal fine di continuare ad investire nel progetto Roma (Baldini ha definito i due con l’aggettivo “campioni”, ndr).

    Genoa CFC v AS Roma - Serie A
    De Rossi in bilico tra Roma e Parigi | ©Gabriele Maltinti/Getty Images

    PROSPETTIVA ZEMAN – Rimane però un grande punto interrogativo sul futuro di De Rossi a Roma. Perché, se è vero che nel post-partita di ieri Zeman ha applaudito sia lui che Osvaldo, corrisponde alla realtà anche il fatto di come Capitan Futuro rappresenti in realtà un problema tattico non di poco conto, sul quale il tecnico boemo pare essersi definitivamente espresso contro l’Atalanta. Da interno De Rossi non convince nessuno, tantomeno gli amanti del gioco zemaniano. Le caratteristiche di Sor Daniele non si incontrano con le idee tattiche di Zeman. Basta guardare chi c’è dall’altra parte del centrocampo: non un fenomeno qualsiasi, tale Alessandro Florenzi.

    VITE PARALLELE – Per i più disattenti fino a quest’estate era un semplice nome e nulla più, che forse nemmeno veniva considerato nell’album Panini e in quell’imberbe gioco del “celomanca”. Eppure le prestazioni di Florenzi in questo avvio di campionato hanno esaltato all’ennesima potenza le caratteristiche e il valore del ragazzotto classe ’91, cresciuto nelle giovanili giallorosse e andato a Crotone per farsi le cosiddette “ossa”. Florenzi ha tutto quello che manca a De Rossi. Ci riferiamo al dinamismo, agli inserimenti, al semplice ma mai banale dai e vai, a quella sfrontatezza di un 21 enne alla sua prima stagione in Serie A che vuole spaccare il mondo. Ecco, Zeman vorrebbe un giocatore analogo anche sul centro-destra. Ergo, De Rossi non è quel giocatore che Zeman cerca per attuare il suo gioco. Alla prossima sconfitta della Roma il problema De Rossi riemergerà prepotentemente.

  • La Roma di Zeman rimonta il Genoa con Totti e Osvaldo super

    La Roma di Zeman rimonta il Genoa con Totti e Osvaldo super

    Genoa-Roma, la partita della rimonta zemaniana. Anche se di Zeman la Roma continua ad avere il nulla cosmico, a parte forse il calcio d’inizio o quello del secondo tempo, quando otto uomini si mettono sulla linea e iniziano a correre verso la porta avversaria volendo raggiungere un’ipotetica qualificazione ai Giochi Olimpici per sfidare Bolt, lasciando in alta marea i due difensori, che nel frattempo si chiedono se hanno sbagliato sport proprio quella sera. Finisce 2-4 per i giallorossi, che rimontano il doppio svantaggio targato Kucka e Jankovic grazie all’ennesima serata divina di Capitan Totti. Il Re di Roma sigla il 2-1 alla mezzora del primo tempo, gol che riaccende le speranze dei giallorossi e dà una svolta mentale al match senza precedenti. I padroni di casa smettono di pressare, e di crederci. Il gol di Osvaldo a un minuto dal termine della prima frazione di gioco cambia le prospettive.

    Al rientro degli spogliatoi soltanto una squadra scende in campo, la Roma appunto. La squadra di Zeman (frase più forzata di questa non esiste) mette sotto il Genoa per 45′ minuti senza concedergli nulla. Il gol del vantaggio lo segna ancora Osvaldo, di testa. L’italo-argentino è al suo quinto centro in campionato nelle quattro partite fin qui disputate. Completa la festa un altro argentino, l’ultimo tassello del tridente (ma dove?) giallorosso, Erik Lamela. L’ex baby prodigio dei Millionarios segna col mancino piazzato il suo terzo gol in campionato. Rispetto alla prima stagione in Italia, Erik è a una sola rete dal pareggio di bilancio. La partita si conclude con un sostanziale ko tecnico, evidenziato per di più dall’infortunio di Borriello, che costringe il Grifone a giocare in dieci uomini per gli ultimi dieci minuti della partita. La Roma torna a casa con i tre punti e un quinto posto in classifica, dove la distanza dalla Champions League è di quattro punti. Il rammarico, se così si può definire, è che in questa stagione non vedremo mai la Roma di Zeman. E non è poco.

    Genoa CFC v AS Roma - Serie A
    La squadra festeggia Totti dopo il gol del 2-1 | ©Gabriele Maltinti/Getty Images

    Le pagelle di Genoa-Roma 2-4 (21-10-2012)
    Borriello 6: contro la sua ex squadra ci mette il cuore e tanto impegno, ma alla fine è costretto ad assistere impotente alla disfatta dei suoi nuovi compagni di squadra disteso in panchina con una caviglia a pezzi. Sembrava essere la partita perfetta, ma un po’ tutti si sbagliavano.
    Immobile 6: resta in panchina fino a metà del secondo tempo. Decisione quantomeno criticabile quella di De Canio, anche visto l’assolo di cui si rende protagonista l’ex attaccante del Pescara quando si porta a spasso cinque (e dico cinque) giallorossi. Suo l’unico tiro in porta del Genoa nella ripresa.
    Lamela 6,5: non fa nulla di trascendentale rispetto agli altri due compagni di reparto, ma segna la rete che sancisce il definitivo 4-2, spegnendo di fatto le ultime “resistenze” rossoblu. Conferma di non essere l’esterno che vuole Zeman.
    Osvaldo 7,5: ha un fisico straripante per gli avversari e un’innata propensione per il gol. E’ lui la bocca di fuoco della Roma, è lui il calciatore che costringerà Destro ora a sinistra ora in panchina e ora a destra (scusate il gioco di parole ma con Destro siamo sempre in difficoltà).
    Totti 8: Ave Cesare, 36 anni e dimostrarne trenta (apprezzerete il complimento). Non può essere un esterno, ma rimane comunque Francesco Totti. Raggiunge quota 217 reti, superando Altafini e issandosi al terzo posto dei goleador più prolifici nella storia della Serie A. Nothing else?

    Tabellino di Genoa-Roma 2-4
    Genoa: Frey, Granqvist, Bovo, Canini, Moretti, Jankovic, Seymour (17′ st Bertolacci), Kucka, Antonelli, (24′ st Melazzi), Jorquera (8′ st Immobile), Borriello. Allenatore: De Canio
    Roma: Stekelenburg, Piris, Marquinhos, Castan, Balzaretti, De Rossi, Tachtsidis, Florenzi (32′ st Pjanic), Lamela, Osvaldo (43′ st Bradley), Totti.

    Il video di Genoa-Roma 2-4
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  • Zeman a Genoa con Osvaldo e De Rossi. Borriello ex di turno

    Zeman a Genoa con Osvaldo e De Rossi. Borriello ex di turno

    Vincere per non perdere contatto con il treno Champions, vincere per candidarsi a sorpresa del campionato. Al Marassi Genoa-Roma si scontrano per il posticipo dell’ottava giornata di campionato. Zeman riabilita gli epurati De Rossi e Osvaldo, protagonisti nel weekend internazionale con l’Italia di Cesare Prandelli. Per la trasferta di Genova rimangono a casa Burdisso e Destro, entrambi non al meglio. I giallorossi paradossalmente hanno reso meglio in trasferta fin qui, sebbene la gara vinta a tavolino contro il Cagliari inficia le statistiche. I padroni di casa rossoblu non perdono da quattro partite, con sei punti conquistati e due soli gol subiti. La Roma invece dopo la scoppola contro la Juventus allo Stadium, si è risollevata andando a battere l’Atalanta di Colantuono 2-0.

    QUI GENOA– De Canio schiera i suoi con il classico 4-4-2. In attacco Borriello dovrebbe essere affiancato da Immobile, il quale ha superato l’attacco febbrile che l’ha tenuto in dubbio fino all’ultimo. Sarà proprio Borriello l’uomo in più della squadra di De Canio, Borriello che a Genova ha ritrovato la sua dimensione ideale. Sulle fasce agiranno il serbo Jankovic in collaborazione con Antonelli, mentre al centro Kucka giocherà in coppia con Seymour. In difesa Granqvist vince il ballottaggio con Sampirisi, mentre Bovo e Canini vanno a costituire la cerniera di difesa, con Moretti terzino sinistro. La porta sarà difesa da Frey.

    AS Roma v Atalanta BC - Serie A
    Zeman a caccia della terza vittoria in campionato | ©Paolo Bruno/Getty Images

    QUI ROMA – Il boemo schiera il tridente di inizio campionato con Osvaldo al centro supportato da Totti e Lamela. A centrocampo torna De Rossi da interno destro, con il greco Tachtsidis al centro e Florenzi mezzala sinistra. In difesa Taddei e Balzaretti terzini, con Marquinhos e Castan centrali davanti Stekelenburg.

    Probabili formazioni Genoa-Roma
    Genoa (4-4-2): Frey, Granqvist, Bovo, Canini, Moretti, Jankovic, Seymour, Kucka, Antonelli, Borriello, Immobile.
    A disposizione: Tzorvas, Stillo, Sampirisi, Merkel, Bertolacci, Piscitella, Jorquera, Melazzi, Toszer.
    Roma (4-3-3): Stekelenburg, Taddei, Marquinhos, Castan, Balzaretti, Florenzi, Tachtsidis, De Rossi, Totti, Osvaldo, Lamela.
    A disposizione: Goicoechea, Svedkauskas, Piris, Romagnoli, Bradley, Perrotta, Pjanic, Marquinho, Lopez.

  • Milan in ritiro, Galliani marca stretto Allegri

    Milan in ritiro, Galliani marca stretto Allegri

    La sconfitta di ieri del Diavolo all’Olimpico spinge Galliani a spedire il Milan in ritiro per fino alla prossima sfida casalinga contro il Genoa. Soluzione drastica, difficile da ricordare nella storia recente del Milan, anche perché un avvio shock come quello di quest’anno non si registrava da 71 anni. Cinque sconfitte nelle prime otto partite, dodicesimo posto provvisorio in classifica (pochi minuti fa anche il Cagliari ha superato i rossoneri, quel Cagliari che prima di oggi era in terzultima posizione). Manca la tranquillità, manca la fiducia, mancano forse idee chiare da parte dell’allenatore Massimiliano Allegri, anche ieri messosi in mostra con un cambio di modulo che ha sancito un ritorno al passato quanto anacronistico quanto nefasto. Mercoledì il Malaga, sabato il Genoa. Sette giorni decisivi.

    Le parole di Galliani devono far riflettere. Dopo la sconfitta del derby l’ad rossonero sembra essersi irrimediabilmente dal tecnico livornese. L’affermare “non c’è la volontà di cambiare guida tecnica ma Allegri deve trovare delle soluzioni” lascia in sospeso l’intera questione. Porte aperte quindi, non più una chiusura netta. In panchina iniziano così ad individuarsi delle falle pericolose, dove il rischio di allagamento e naufragio esiste e pare sempre più incombente.

    Allegri avrà ancora voglia di ridere fra 7 giorni? | ©Claudio Villa/Getty Images

    L’ottimismo di Allegri della vigilia strida con la prestazione del primo tempo di ieri. A preoccupare maggiormente i tifosi rossoneri sono però le parole del post-partita di ieri, parole che esprimono ancora attestati di stima nei confronti della squadra, nonostante il campo abbia detto e sentenziato l’opposto. Dichiarazioni divenute ormai note a tutti i fan del Diavolo. C’è forse il tentativo di rendere una situazione anomala come normale? Perché ci si deve abituare alla sconfitta? Perché continuare a dire che va tutto bene quando la zona retrocessione è a soli due punti, e non dopo 2 giornate ma quando ormai si sta arrivando a novembre? Tali dichiarazioni non minano ulteriormente la pische già ai minimi termini dei calciatori?

  • Klose e Hernanes schiantano il Milan. La Lazio vola

    Klose e Hernanes schiantano il Milan. La Lazio vola

    Com’è piccolo il Milan (cit. Luca Serafini). La Lazio batte i rossoneri 3-2 e si porta a meno uno dal Napoli, sconfitto nel pomeriggio allo Stadium. Il successo dei biancocelesti porta la firma di Hernanes e Klose, più la partecipazione decisiva di Candreva. Non è bastato al Milan svegliarsi dopo il 3-0 del tedesco, quando con l’ingresso di Pato la squadra ha preso più coraggio e segnato due reti che sembravano il preludio all’ennesima rimonta targata 21 ottobre (lo scorso anno Lecce-Milan 3-4 ndr). Da sottolineare la quinta rete in campionato di El Shaarawy, sempre più leader del Milan, e il terzo gol di squadra che ha il nome di Nigel De Jong, autore del momentaneo 3-1. Nonostante il quinto ko di quest’anno, a fine partita Galliani conferma Allegri. Più che altro per mancanza di soluzioni.

    EPISODI– Ad essere onesti il Milan non demeritava. E’ significativo però come il Diavolo subisca con troppa facilità gol in questa stagione. A questo punto l’assenza di Thiago non può più essere un alibi. Sul banco degli imputati sale la psiche, che nell’arco dei 90′ minuti sa essere letale. Il tiro deviato (ma vincente) di Hernanes, il salvataggio miracoloso di Dias sulla conclusione di El Shaarawy, e il capolavoro di Candreva con Amelia fuori posizione fotografano un primo tempo dove il Milan è stato punito oltremisura nel risultato, che vede i padroni di casa avanti 2-o.

    S.S. Lazio v AC Milan - Serie A
    Klose condanna il Milan | ©Paolo Bruno/Getty Images

    LA BESTIA E IL PAPERO – Ad inizio ripresa arriva il sigillo della Bestia. Klose, il tedesco, segna il 3-0 dopo soli cinque minuti. Troppo cinica la Lazio per questo Milan così piccolo, ancora in cerca della sua identità violentata durante una notte d’estate. Fa persino tenerezza l’entrata di Pato. Tutti a chiedersi se si romperà un’altra volta, il motivo per il quale Allegri ha voluto rischiarlo essendo il punteggio irrecuperabile. Poi è andata come è andata. I rossoneri segnano il primo gol della serata, dove per poco il Papero non ci mette il suo zampino, poi ancora la seconda rete. Infine vedi un Pato integro, sicuro, che forse dentro di sé non ha più paura di rompersi. Il Milan lo ha aspettato, ora è lui a dover fare di tutto per diventare insieme ad El Shaarawy l’uomo della svolta. Perché stavolta a chiederlo non è soltanto il tifoso, è anche la storia.

    LE PAGELLE DI LAZIO-MILAN 3-2 (20-10-2012)
    Klose 7,5: dieci gol stagionali, sei in campionato. A 34 anni suonati il tedesco non ha intenzione di smettere. E’ uno dei pochi top-player rimasti in Serie A.
    Hernanes 7,5: otto partite in campionato, cinque gol. Con Klose ha segnato in tutto 11 reti delle 15 totale segnate dai biancocelesti. Petkovic sa di avere due fuoriclasse assoluti.
    Candreva 7: porta la firma dell’ex Udinese il gol più bello della serata. Con Petkovic ha trovato la sua dimensione perfetta. Dopo i due extra-terresti c’è lui nella scala dei valori assoluti a Formello.
    El Shaarawy 7: si sbatte lotta, per poco non firma una doppietta come contro il Cagliari. Ambrosini gli ha promesso che pagherà le sue vacanze qualora riesca a raggiungere i 7 gol prima di natale. Adesso il capitano deve sperare che il Faraone non decida di farsi un viaggio nello spazio da turista.
    Emanuelson 6,5: purtroppo i rossoneri l’hanno capito da un po’, il jolly olandese è diventato determinante per la squadra. Con il suo ingresso la squadra ha cambiato faccia. Che Emanuelson diventasse determinante nel Milan forse non l’avrebbe mai detto nessuno. Com’è piccolo il Milan.
    Boateng 2:  non sappiamo se sia l’ansia da prestazione, il peso della maglia, le voci che lo danno cornuto. A dir la verità non sappiamo neanche se ieri sia sceso in campo. Per la fiducia gli diamo 2.

    VIDEO HIGHLIGHTS LAZIO-MILAN 3-2

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  • Fiorentina e Napoli su Funes Mori, il nuovo Crespo

    Fiorentina e Napoli su Funes Mori, il nuovo Crespo

    Funes Mori vuole l’Italia (la Fiorentina lo segue da tempo) e il River Plate nella figura del presidente Daniel Passerella non si opporrà al volere del calciatore. Il talentuoso attaccante classe ’91 lascerà l’Argentina presumibilmente al termine dell’Apertura 2012, in tempo per ascoltare le richieste provenienti dall’Europa il prossimo gennaio. Le pretendenti non sono poche, come testimoniano gli ultimi rumors di mercato. In Italia Funes Mori è conteso da Fiorentina e Napoli, con i viola che al momento sembrano la squadra più vicina al calciatore dei Millionarios. Nell’ordine delle idee della dirigenza viola, Funes Mori dovrebbe essere quella punta centrale capace di risolvere definitivamente i problemi in fase realizzativa dell’undici di Montella, facendo respirare fra le altre cose lo stesso Jovetic. Ma chi è Funes Mori?

    FENOMENO DA REALITY– Rogelio Funes Mori nasce a Mendoza 21 anni fa. Con la famiglia si trasferisce negli Stati Uniti nel 2001. La terra e la televisione statunitense faranno da trampolino alla carriera del calciatore argentino. Sette anni più tardi infatti Funes Mori partecipa insieme al fratello al Reality Show “Sueno Mls”, risultando l’indiscusso protagonista e riuscendo a vincere il primo contratto da professionista con il Dallas. L’esperienza nelle giovanili del club americano dura solo poche settimane perché su Funes Mori ci sono adesso gli occhi di mezzo mondo. Il più lesto ad approfittare della situazione fu il River Plate. Scelta che nel giro di tre anni si rivelò quanto mai azzeccata.

    Argentina’s midfielder Rogelio Gabriel F
    Rogelio Funes Mori è il nuovo Hernan Crespo | ©CRIS BOURONCLE/AFP/Getty Images

    ALTALENA – Fa il suo esordio con i Millionarios nel 2009, al termine dell’Apertura, collezionando tre presenze e un gol, il primo della sua carriera, contro il Tigre. Nel Clausura 2010 il talento di Funes Mori sembra perdersi, ma dopo 11 giornate che vedono Rogelio in grande difficoltà arriva la svolta con una tripletta in 24′ al Velez. Da lì in avanti Funes Mori diventa sempre più protagonista del River, diventandone il terminale offensivo principe durante l’ultimo campionato di Primera (Serie B Argentina). Fondamentale nella rinascita del club, coincisa con la promozione in Serie A, Funes Mori sta dando un contributo importante anche in questo torneo d’Apertura, con 10 presenze condite da 4 reti (due doppiette contro Estudiantes e Arsenal de Sarandì).

    CARATTERISTICHE – Il suo attuale tecnico ed ex compagno di squadra Matias Almeyda l’ha paragonato ad Hernan Crespo, autentico idolo del River e famosissimo anche qui in Europa. Funes Mori effettivamente ricorda molto da vicino il primo Crespo: attaccante mobile, veloce, forte fisicamente, eccellente nel gioco aereo e autentico bomber grazie all’innato fiuto per il gol. Tutte caratteristiche che lo portano ad essere uno dei migliori consigli per gli acquisti relativamente al nostro campionato. Gennaio è alle porte, Funes Mori è pronto. L’Argentina sta ormai stretta al baby-fuoriclasse del River Plate, il talento e la testa di Rogelio vogliono altro. Buenos Aires e Firenze (o Napoli) non sono mai state così vicine.

    SCHEDA FUNES MORI
    Nome: Rogelio Funes Mori
    Data di nascita: 3 maggio 1991, Mendoza
    Nazionalità: argentina
    Altezza: 185 cm
    Piede preferito: destro
    Squadra: River Plate
    Ruolo: attaccante
    Valore: 12 milioni di euro

    Fonte: Talenticalcio.it