E’ costata cara a Carmelo Anthony la partita contro i Celtics disputatasi al Madison Square Garden due notti fa, match perso malamente dai Knicks, travolti dalla foga agonistica dei terribili vecchietti che continuano a fare il bello e il cattivo tempo nella Lega nonostante l’età non sia più quella di un tempo. Contro Boston Melo oltre a non essere stato incisivo come al suo solito, mostrando un mediocre feeling a canestro, ha dovuto scontrarsi con quel genio di Kevin Garnett, che quando si tratta di stuzzicare il diretto avversario è un maestro. Il leader dei Knicks è caduto nella trappola del sempreverde (in tutti i sensi in questo caso) trash-talking, di cui appunto KG è uno dei massimi esponenti, e non manca occasione in cui lo sfrutti a suo favore, come sottolineato dallo stesso Garnett nell’immediato post-partita, quando ha ribadito che sul parquet cerchi di aiutare la propria squadra a raggiungere con ogni mezzo la vittoria, così come Carmelo Anthony. Stavolta però, a fare la figura di una banale matricola è stato proprio il giocatore di New York, che non è più ormai un ragazzino.
Dopo aver battibeccato per tutta la partita con il suo diretto oppositore, Melo ha dapprima imboccato l’entrata degli spogliatoi di Boston, anziché seguire i suoi compagni, in gesto di aperta sfida nei confronti di Garnett. Non contento, Carmelo ha poi aspettato all’uscita dell’impianto l’arrivo dei Celtics al loro pullman, che li avrebbe riaccompagnati a casa. Al suo fianco anche il coach di New York, Mike Woodson, oltre ad alcuni poliziotti, donde evitare che la situazione degenerasse e i due giocatori venissero alle mani. Tutto poi è rientrato nella normalità, ma il comportamento di Carmelo Anthony non è passato inosservato.
Di oggi infatti la decisione da parte della Lega di squalificarlo per un turno, punizione che verrà scontata nel prossimo match in trasferta dei Knicks contro i Pacers a Indianapolis. Avrà imparato la lezione?
NBA, CARMELO ANTHONY VS KEVIN GARNETT AL MADISON
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NBA, CARMELO ANTHONY ASPETTA KEVIN GARNETT FUORI DAGLI SPOGLIATOI
NUGGETS – MAGIC 108-105: Ha faticato più del previsto ma alla fine ce l’ha fatta Denver ad avere la meglio sui Magic, portando così il suo record casalingo ad un interessante 12-2, e irrobustendo la propria posizione in classifica (21-16), che la vede al settimo posto nella Western Conference. Prosegue il momento positivo Danilo Gallinari, che chiude la serata con 15 punti, 8 rimbalzi e 4 assist. La vetrina però è tutta per The Manimal Faried, autore di 19 punti e 19 rimbalzi. E’ suo il canestro che consente ai Nuggets di impattare sul 99-99 a meno di 120 secondi dal termine, in una partita che ha visto quasi sempre Orlando condurre le operazioni. Ci ha poi pensato Ty Lawson con una magia a portare Denver in vantaggio, cancellando definitivamente i Magic. Miglior realizzatore tra gli ospiti Jameer Nelson, che mette a referto 20 punti e 8 assist. Doppia doppia invece per Vucevic, 10 punti e 14 rimbalzi.
BULLS – BUCKS 96-104: Altra vittoria per il nuovo coach di Milwaukee Jim Boylan, dopo il successo all’esordio contro Phoenix. Stavolta il compito non era affatto dei più semplici, considerato che i Bulls erano reduci da quattro W nelle ultime cinque partite. I Bucks devono ringraziare ancora una volta un immenso Brandon Jennings (35), che dopo i 29 punti rifilati ai Suns 24 ore prima è per la seconda volta il top scorer di Milwaukee. Il nostro Marco Belinelli vive una brutta serata, mettendo a referto solo 9 punti in oltre 31 minuti sul parquet, con un mediocre 4/14 da due). Non serve così nemmeno la solita doppia doppia di Boozer (22 punti, 11 rimbalzi) e i 18 punti di Luol Deng. In classifica Milwaukee mantiene la settima piazza (18-16) davanti Boston, mentre Chicago conferma la quinta posizione (19-14), alle spalle di Atlanta.
SPURS – LAKERS 108-105: Perdono ancora i Lakers, alla loro sesta sconfitta negli ultimi sette incontri (cinque L di fila). I giallo-viola cadono anche sul parquet di San Antonio (15-2 in casa), e vedono allontanarsi in maniera inesorabile la zona play-off (15-20, contro il 19-15 di Portland). Sotto di 17 punti a tre minuti dal termine del terzo periodo, i Lakers hanno dato vita ad una grande rimonta, del tutto inutile però, come spesso capita in questa stagione ai giallo-viola. In mancanza di lunghi (ricordiamo le assenze contemporanee di Howard, Hill e Pau Gasol), i Lakers trovano un fattore inaspettato in Earl Clark (22 punti e 13 rimbalzi). Mike D’Antoni registra anche gli otto rimbalzi di MWP (23) e Jamison. Ma il leader carismatico rimane sempre lui, Kobe Bryant, che con 14 punti nel solo terzo periodo (sui 27 complessivi), dà il via alla rimonta dei giallo-viola. Kobe ha nel finale la bomba del pareggio, sul punteggio di 108-105, ma il pallone trova solo il ferro. Vicino alla doppia doppia, Steve Nash celebra la sua prima partita da 10k assist con 9 passaggi decisivi e 14 punti. San Antonio festeggia invece l’undicesima vittoria casalinga di fila grazie ai 24 punti di Tony Parker e i 19 di Manu Ginobili. Tiago Splitter firma invece il suo career-high catturando 14 rimbalzi e mettendo a segno 14 punti.
CLIPPERS – MAVERICKS 99-93: Ci ha provato Dallas, ma Dirk Nowitzki e compagni hanno dovuto arrendersi davanti ai 19 punti e 16 assist di un visionario Chris Paul, a cui si sommano i 15 punti e i 13 rimbalzi di uno straripante Blake Griffin. I Mavericks sono stati in partita fino al termine del terzo periodo, chiuso avanti di 3 punti (75-72). Nell’ultimo quarto però Cp3 inventa 6 assist per i suoi compagni di squadra, che non tradiscono le attese dei tifosi presenti allo Staplese Center, conducendo i Clippers alla 13 vittoria casalinga consecutiva, superando Oklahoma in vetta alla Western Conference (28-8). Ai Mavericks non bastano i 22 punti di Collison e i 15 di Nowitzki.
THUNDER – TIMBERWOLVES 106-84: Oklahoma si conferma insieme ai Clippers la migliore squadra della Lega con un record di 27-8. Alla Chesapeake Energy Arena non c’è partita, con Kevin Durant (26) e Westbrook (23) semplicemente inarrestabili, che consentono così a Ibaka (6) di prendersi un turno di riposo. Dalla panchina bene anche Kevin Martin, autore di 19 punti, terzo miglior realizzatore della serata targata Thunder. Dall’altra parte continua a mettere minuti sulle gambe Ricky Rubio, autore di 7 assist ma nessun canestro in 22 minuti di gioco. Solita doppia doppia per Nikola Pekovic (17 punti e 10 rimbalzi).
CELTICS – SUNS 87-79: Ci prendono gusto i Celtics, alla loro quarta vittoria di fila. Battendo i Suns, Boston aumenta il proprio margine di vantaggio sulle dirette concorrenti all’ottavo posto, solcando un netto divario tra sé (18-17) e Philadelphia (15-22), che insegue in nona posizione. A fare la differenza non sono tanto i titolari, con KG l’unico a raggiungere la doppia cifra (10), quanto la panchina, dove coach Doc Rivers pesca il jolly in Jared Sullinger, il quale mette a segno 12 punti e offre un’eccezionale contributo in difesa con 16 rimbalzi. Complessivamente la panchina di Boston scrive a referto 47 punti.
RAPTORS – 76ERS 90-72: In una partita che ai fini della classifica non aveva molto da dire, i Raptors fanno valere il fattore casalingo e battono agevolmente Philadelphia. Sugli scudi Amir Johnson, che chiude in doppia doppia siglando 19 punti e 12 rimbalzi, oltre a 5 assist. Bene anche De Rozan (19) e Jose Calderon, protagonista con 14 punti e ben 11 assist. Negli ospiti si segnala la prova di Thaddeus Young, top scorer con 16 punti, a cui aggiunge 7 rimbalzi.
BOBCATS – JAZZ 102-112: Ennesima sconfitta casalinga per Charlotte (5-14), che compie un’inutile rimonta nel secondo tempo dopo aver chiuso all’intervallo sotto di 19 punti (44-63). I Jazz trovano un contributo fondamentale in Al Jefferson (26), capace di chiudere con un 11/15 da due, catturando anche 8 rimbalzi. Funziona alla grande anche la panchina, che regala a Utah 39 punti. Con questo successo i Jazz superano il muro del 50% (19-18)ed inseguono Portland in nona posizione davanti a Minnesota. Non basta ai padroni di casa la buona provad di Ben Gordon, che mette a referto 20 punti in 25 minuti di gioco.
CAVALIERS – HAWKS 99-83: Quarta sconfitta consecutiva per Atlanta, che vede così assottigliarsi il vantaggio accumulato ad inizio stagione, nonostante con un record di 20-14 resti ancora al quarto posto nella Eastern Conference. Gli Hawks sono così costretti a cedere il passo ai modesti Cavaliers, fin qui disastrosi (9-28). Per Cleveland recita il ruolo di attore principale la prima scelta del Draft 2011 Kyrie Irving, strepitoso con i suoi 33 punti (23,1 quest’anno). Dall’altra parte invece inutili i 17 punti e le sei stoppate dell’ala piccola Josh Smith, top scorer dei suoi questa sera.
HORNETS – ROCKETS 88-79: Festa a New Orleans, dove i padroni di casa raccolgono il terzo successo consecutivo, evento ancora sconosciuto ai tifosi degli Hornets quest’anno. L’ennesima prestazione sopra i 20 punti di James Harden (25) è quindi resa inutile dall’ottima serata vissuta da Greivis Vasquez, che chiude con 17 punti e 11 assist. Fondamentali per i padroni di casa anche i 34 punti in coppia dei due “panchinari” Jason Smith e Roger Mason Jr., entrambi a quota 17 punti. I Rockets conservano ancora il quinto posto nella Western Conference (21-15), sebbene Denver sia ormai pronta all’aggancio (21-16) dopo l’ultimo filotto di vittorie.
WARRIORS – GRIZZLIES 87-94: A sorpresa è Memphis ad aggiudicarsi lo scontro diretto per il quarto posizione ad Ovest, con i Grizzlies capaci di violare il parquet dei Warriors (11-5 in casa) affidandosi alla doppia doppia di Zac Randolph (19p, 18r), a cui si aggiungono i 18 punti di Rudy Gay. I padroni di casa, pur avendo a referto Klay Thompson con 20 punti e Stephen Curry con 24 punti, subiscono così la quinta sconfitta stagionale alla Oracle Arena.
E’ ormai tutto pronto per il Torneo di Viareggio 2013 giunto quest’anno alla sua 65^ edizione. Nella mattinata di oggi sono stati sorteggiati i dodici gironi di quattro squadre ciascuno che daranno vita alla prima fase della manifestazione, in programma dall’11 febbraio prossimo fino al 25 dello stesso mese. Sorteggio tutto sommato abbordabile per le nostre italiane, che partono ogni anno come grandi favorite per la vittoria finale. La detentrice del torneo, la Juventus, è stata sorteggiata nel primo girone insieme agli sloveni del Maribor, l’Avellino e gli australiani del A.P.I.A. Leichhardt. La qualificazione al turno successivo non dovrebbe rappresentare un problema per l’undici allenato da Marco Baroni, che hanno chiuso in testa al giro di boa il loro gruppo d’appartenenza del Campionato Primavera, oltre a ben figurare nella prima fase della Nextgen Series, dove ha chiuso al secondo posto nel girone guidato dai francesi del Paris Saint Germain.
Sorteggio piuttosto benevolo anche per l’Inter Primavera di Andrea Bernazzani, che è stata inserita nel gruppo 2 insieme alla Virtus Entella, gli egiziani del Nogoom El Mostakbal e gli australiani del Melbourne Phoenix. Nella fascia A del sorteggio troviamo anche Torino (3), Samp e Varese (4), Genoa e Parma (5), ed infine la Rappresentativa di Serie D e la Reggina (6).
Il Torneo di Viareggio 2013 è alle porte
Per quanto riguarda invece la fascia B, sorteggio sulla carta agevole per la Fiorentina, che affronterà i danesi del Nordsjaelland, i pari età del Padova, e i paraguaiani del Club Nacional. Girone invece non semplicissimo per il Milan di Aldo Dolcetti. I rossoneri infatti, inseriti nel gruppo 9, se la dovranno vedere da subito contro gli inglesi del Newcastle, il temibile Empoli, e l’Under 17 del Congo. E’ andata meglio alla Roma, che nel gruppo 11 se la vedrà con i russi dello Spartak Mosca, i liguri dello Spezia e gli americani di Long Island. Potrebbe nascondere qualche insidia anche il gruppo della Lazio (12), che se la vedrà contro i serbi della Stella Rossa, la Juve Stabia e gli uruguaiani del Mutual Uruguaya A-Net. Non dovrebbe avere difficoltà il Napoli invece impegnato nel gruppo 10 contro gli ungheresi del Honved Budapest, il Lecce e gli americani del L.I.A.C. New York.
Torneo di Viareggio 2013, i gironi delle 48 squadre
FASCIA A
1) Juventus, Maribor (Slovenia), Avellino, A.P.I.A. Leichhardt (Australia)
Di stanotte la lieta novella, tanto pronosticabile quanto respinta da ciascuno dei tifosi Lakers, ovvero la sconfitta ad Houston contro James Harden e Jeremy Lin (già, proprio lui) della squadra di Mike D’Antoni, il cui sorrisino sta per lasciare spazio a qualcosa di meno tirato e più naturale, un po’ come la curva di prestazioni dei giallo-viola in questa stagione, per certi versi maledetta. Se la situazione in classifica non è poi così drammatica come altre franchigie (ogni riferimento a Dallas è puramente casuale), con un record di 15-19 comunque ancora recuperabile e “gestibile” in ottica play-off, quello che più fa paura agli abbonati dello Staples Center è non riuscire a vedere un capo e una coda nel roaster di quest’anno, che per capo intendiamo Mike e per coda la panchina giallo-viola.
IL CAPO – Partiamo da Mike D’Antoni, fino a prova contraria il capo-allenatore dei Lakers. Bene, dal suo arrivo (12 novembre ndr) la squadra ha collezionato un record non esaltante di 13-15, al di sotto della parità, senza lasciar intravedere dei chiari segnali di “rifiuto” della gestione precedente di coach Mike Brown. Fondamentalmente la scelta di affidare all’ex capo-allenatore dei Knicks la guida dei Lakers resta avvolta nel mistero, perché se i problemi di Brown erano in difesa, neanche un pazzo poteva sperare di risolvere magicamente il problema chiamando Mike D’Antoni, che sta alla difesa come Michael Shumacher sta alla pallavolo. Ma non basta, perché i giocatori a disposizione di Mike c’entrano ben poco con le idee dell’ex Olimpia. Un po’ come affidare ad Adrian Newey la presidenza di un ospizio.
CHEMISTRY – Tralasciando la coda, inesistente, passiamo ad un altro punto dolente della stagione Lakers, la chemistry. Mentre è diventata già leggenda la frase di Dwight Howard, gli effetti sul campo continuano a latitare. L’arrivo dell’ex Superman di Orlando non ha aiutato in questo senso, sebbene Dwight a parole le provi tutte, scontrandosi però dall’altra parte con la leggenda vivente di Los Angeles, Kobe Bryant, che non ha lesinato troppi complimenti a quello che doveva essere nei sogni dei tifosi giallo-viola il nuovo Shaq, anzi. Ad un giornalista che gli chiedeva se lui e Howard potessero ripetere le gesta di quando a fianco aveva Shaq, il numero 24 si è messo a ridere, ribadendo come la coppia Kobe-Shaq sia stata seconda solamente all’invincibile duo Pippen-Jordan. Come dire, Dwight who? Il 33 enne di Philadelphia sta forse progettando un ritorno alla sua amata isola? Chiedere ai Celtics per ulteriori informazioni.
STEVE NASH – Cosa dire invece di Steve Nash? Non sappiamo fino a quando la sua favola continuerà, ma da ieri Steve Nash ha raggiunto i diecimila assist, traguardo che prima di lui avevano raggiunto soltanto Stockton, Magic Johnson, Jason Kidd e Mark Jackson. Tornato quest’estate ai Lakers, di certo non si aspettava che dopo qualche mese avrebbe riabbracciato il maestro ai tempi di Phoenix, e forse proprio la sua presenza ha spinto inconsciamente Jerry Buss a chiamare Mike D’Antoni. L’avventura di Nash ai Lakers non è iniziata nei migliori dei modi comunque, complice un brutto infortunio che l’ha tenuto fuori per tutto il mese di novembre e le prime due settimane di dicembre. Ora che Steve Nash ha raggiunto il fatidico traguardo dei 10 mila assist, riuscirà a prendere per mano i Lakers e condurli insieme a Bryant verso la tanto sospirata zona play-off? I dubbi rimangono.
ROCKETS – LAKERS 125-112: Alzi la mano chi nutriva delle speranze circa una vittoria dei giallo-viola in casa dei Rockets. Già, nessuno. A Houston arriva l’ennesima sconfitta stagionale dei Lakers che rispolverano la loro difesa “arcigna” e inviolabile. Sì, buttiamola sul ridere, perché in realtà a Los Angeles ci sono pochi motivi per cui abbozzare anche un solo sorriso. Dopo il comunicato ufficiale delle assenze a tempo indeterminato di Howard e Pau Gasol (senza dimenticare Jordan Hill), Mike D’Antoni non poteva sperare di violare il parquet dominato da un certo James Harden, anche questa notte grande protagonista con i suoi 31 punti e 9 assist, a cui si aggiungono i 19 punti e cinque assist di Jeremy Lin. Lo stesso James Harden ha eguagliato il record della franchigia detenuto da Moses Malone avendo segnato per 13 serate consecutive almeno 25 punti. Di fronte a tutto questo sembrerebbe un’eresia dire che i 10 mila assist di Steven Nash passino quasi in secondo piano. Ma appunto, è un’eresia. Il play canadese entra di diritto nella leggenda della pallacanestro essendo il quinto cestista di tutti i tempi a raggiungere il traguardo dei 10 mila assist. Gli altri? Magic Johnson, Mark Jackson, Jason Kidd e John Stockton (15,806), il migliore di tutti. Nash chiude in doppia doppia (16 punti e 10 assist), Kobe ne mette a referto 20, mentre Metta World Pace firma il suo inutile season-high con 24 punti. Il gap che separa i Lakers dalla zona play-off è di tre partite.
PACERS – HEAT 87-77: Non è un periodo di forma straripante quello attraversato da Miami, che va ko contro i Pacers, quarta sconfitta nelle ultime 7 partite disputate. I rimbalzi, offensivi sopratutto, stanno diventando decisamente un fattore, in negativo, per gli Heat, che non possono permettersi di avere un gap di 15 rimbalzi offensivi (7-22) e di 19 complessivi (36-55) contro nessuno, tantomeno quando davanti hai Indiana. Non bastano così i 30 punti di Wade (ed è già una notizia che il top scorer non sia LeBron, “fermo” a 22), perché la vetrina è tutta per uno scatenato Paul George, autore di 29 punti e 11 rimbalzi, eccitato nell’immediato post partita per aver l’occasione di affrontare il giocatore migliore della Lega (il Prescelto naturalmente). Tra gli ospiti c’è inoltre un dato particolarmente significativo, ovvero gli otto punti complessivi dalla panchina. Ulteriori commenti sono superflui. Nonostante la sconfitta rimediata questa notte Miami rimane in ogni caso in testa alla Eastern Conference con il record di 22-10.
76ERS – NETS 89-109: Fermate Reggie Evans. Impressionante dimostrazione di forza del cestista dei Nets, capace di catturare 23 rimbalzi in 27 minuti di gioco (16 al primo tempo). Ad un certo punto del terzo quarto il numero dei rimbalzi di Evans superava quello complessivo dei padroni di casa. Una macchina da guerra, tanto che alcuni hanno addirittura scomodato il più grande di tutti i tempi, sua maestà Wilt Chamberlain. Partita quasi mai in discussione a Philadelphia, dove gli ospiti di coach P.J. Carlesimo conquistano la sesta vittoria nelle ultime sette partita, una striscia positiva iniziata proprio quando il nuovo capo-allenatore è stato scelto dalla dirigenza di Brooklyn per guidare la squadra dopo il licenziamento di Johnson. Cambio quanto mai azzeccato quindi, se si tiene conto anche della rinascita di Deron Williams, ancora tra i migliori nel quintetto titolare con i suoi 22 punti e 5 assist. I Nets trovano poi 20 punti da Andray Blatche (8/15 da due), partito dalla panchina, mentre Joe Johnson si ferma a 15 punti nonostante sia l’uomo più impiegato sul parquet (33 minuti). Per i padroni di casa da sottolineare la buona prova di Jrue Holiday che avvicina la doppia doppia chiudendo a 19 punti e 8 assist.
TIMBERWOLVES – HAWKS 108-103: Due gradini sopra i giallo-viola c’è proprio Minnesota, che ha battuto nella notte Atlanta grazie ad un immenso Nikola Pekovic, autore di una prestazione mostruosa da 25 punti e 18 rimbalzi. Dopo un primo tempo sprint per i Timberwolves (58-42), gli Hawks sono rientrati alla grande in partita, siglando il meno 1 a 60 secondi dalla sirena lunga. Ma prima Pekovic e poi Dante Cunningham hanno rimesso in chiaro le cose e consegnato ai padroni di casa la vittoria. Minnesota ha anche potuto riabbracciare lo spagnolo Ricky Rubio, in campo per 19 minuti, durante i quali ha saputo piazzare 8 assist vincenti per i suoi compagni. Atlanta (20-13) nonostante il ko resta al terzo posto nella Eastern Conference. Tra gli Hawks top scorers della serata Josh Smith (per lui anche 13 rimbalzi) e Louis Williams, entrambi con 21 punti a referto.
BUCKS – SUNS 108-99: Parte subito con una vittoria l’avventura di coach Jim Boylan sulla panchina di Milwaukee, per 4 anni vice di Skiles, esonerato nella giornata di ieri dopo quattro ko di fila (decisione comunque discutibile anche alla luce del record di 16-16 detenuto alla vigilia della sfida contro i Suns). Jim Boylan trova in Brandon Jennings il protagonista che trascina i suoi compagni al successo casalingo sui Phoenix, costruito quasi interamente nel secondo tempo (20-30, 23-28), dopo che i primi due periodi avevano visto gli ospiti avanti di 6 punti. In casa Suns il top scorer è Goran Dragic con 21 punti, ma è Marcin Gortat il migliore dei suoi con 16 punti e 14 rimbalzi. In classifica i Bucks superano Boston e si piazzano al settimo posto della Eastern Conference (17-16).
Nella mattina di domani verrà effettuato il sorteggio del Torneo di Viareggio 2013, giunta alla sua 65 esima edizione. Come anticipato qualche settimana fa, il torneo vedrà ai nastri di partenza 48 squadre. Le formazioni saranno incluse in dodici gironi, sei dei quali rientreranno sotto il Gruppo A, e i restanti sei sotto il Gruppo B. Da sottolineare come ci sia per la prima volta in assoluto nella storia del Viareggio l’uguaglianza nel numero delle squadre italiane e straniere, ovvero 24 ciascuna. Ricordiamo che il torneo prenderà il via a partire dall’11 febbraio, per concludersi due settimane più tardi, il 25 febbraio, giorno in cui è fissata la finalissima della manifestazione.
La detentrice in carica è la Juventus, dopo il successo contro la Roma Primavera guidata da Alberto De Rossi, una finale che vide i bianconeri dominare il primo tempo salvo poi soffrire il ritorno dei giallorossi durante la ripresa. Quest’anno sarà difficile per i bianconeri ripetersi, sebbene abbiano concluso il girone d’andata in testa nel proprio gruppo d’appartenenza che vede fra le altre la presenza di squadre come Fiorentina, Torino e Genoa.
Il Torneo di Viareggio 2013 è alle porte
Quest’ultime, insieme a Juve e Roma ma anche a tante altre formazioni italiane di prestigio come Inter, Milan, Empoli e Lazio, si daranno battaglia per il raggiungimento della fase finale del torneo. Volendo sbilanciarci però, consideriamo ancora la Roma tra le favorite della Viareggio Cup, proprio per la sua vocazione “internazionale”, con un gioco spiccatamente offensivo ed un’organizzazione invidiabile.
Tra le squadre straniere invece segnaliamo la partecipazione di club come Newcastle, Stella Rossa e Anderlecht. Vediamo ora tutte le 48 squadre che prenderanno parte al Torneo di Viareggio 2013:
ITALIANE: Juventus, Atalanta, Fiorentina, Genoa, Inter, Lazio, Milan, Napoli, Parma, Roma, Sampdoria, Siena, Torino, Empoli, Juve Stabia, Padova, Reggina, Spezia, Varese, Avellino, Lecce, Virtus Entella, Città di Marino, e la Rappresentativa Under 18 di Lega Dilettanti.
STRANIERE: Anderlecht (Belgio), Rijeka (Croazia), Nordsjaelland (Danimarca), Newcastle (Inghilterra), Belasica Strumica (Macedonia), Honefoss (Norvegia), Spartak Mosca (Russia), Stella Rossa (Serbia), Maribor (Slovenia), Honved Budapest (Ungheria), All Boys (Argentina), Deportes Concepcion (Cile), C.S.N.A. Y Guayaquil (Ecuador), Santos Laguna (Messico), Club Nacional (Paraguay), Liac New York (Usa), Long Island (Usa), Mutual Uruguaya (Uruguay), Apia Leichardt (Australia), Melbourne Phoenix (Australia), Under 17 Congo (Congo), Under 18 Libia (Libia), Nogoom El Mostakbal (Egitto), Pakhtakor (Uzbekistan).
SIENA – MONTEGRANARO 93-79: Riprende la marcia della Montepaschi di coach Bianchi, che batte la Sutor del grande ex Recalcati nel posticipo della quattordicesima giornata della regular season e aggancia Sassari al secondo posto a quota 22 punti, con un record di 11-3. Mattatore della serata David Moss, autore di 23 punti. Oltre a Moss ottima prova anche di Sanikidze, che firma una doppia doppia con 13 punti e 12 rimbalzi, a cui va aggiunta una stoppata. In zona assist il migliore è Daniel Hackett con 6 passaggi decisivi, oltre a 10 punti, il tutto in appena 20 minuti. Agli ospiti non basta una prestazione monstre di Christian Burns (29), infallibile da due (8/13) e tra i più presenti a rimbalzo (11). Alla fine la matricola dell’Hamilton High School chiude con una valutazione di 35. Bene anche Valerio Amoroso che mette a referto 23 punti, 4 rimbalzi e 3 assist.
Quando siamo ormai ad un turno dalla fine del girone d’andata, sono sei le squadre sicure dell’accesso alleFinal Eight di Coppa Italia: Varese, Siena, Sassari, Cantù, Roma e Brindisi. Rimangono così altri due posti a disposizione, e se li contenderanno Reggio Emilia, Milano, Caserta e Venezia. E’ invece tagliata matematicamente fuori la Virtus.
Lo scontro più emozionante del 15° turno sarà quello che vedrà opposte Reggio Emilia e Caserta, vero e proprio scontro diretto per la qualificazione alle Final Eight. Caserta se vince, indipendentemente da qualsiasi altro risultato, si qualifica, altrimenti è fuori.
Reggio Emilia invece può sperare nella qualificazione anche qualora arrivi la sconfitta, ma in questo caso dovrebbe sperare nelle contemporanee battute d’arresto di Milano e Venezia.
Situazione delicata anche a Milano, attualmente ottava e quindi virtualmente qualificata. La squadra di Sergio Scariolo sarà impegnata nella trasferta di Brindisi dell’ex Bucchi, che ha già in tasca il pass per le Final Eight. Se vince Milano passa, altrimenti deve sperare nei ko di Caserta e Venezia.
La Reyer infine ha il compiuto più difficile. Deve assolutamente vincere, e già questo di per sé potrebbe rappresentare un ostacolo insormontabile perché contro la capolista Varese ottenere i due punti in questa stagione si è rivelata una mission impossible per tutte tranne Roma, che però giocava in casa. Ma vincere potrebbe anche non bastare, perché se Milano ottiene i due punti dalla trasferta di Brindisi, la Reyer sarebbe eliminata anche in caso di successo a Varese.
BULLS – CAVALIERS 118-92: Tutto facile per i Bulls contro Cleveland, alla sua undicesima sconfitta consecutiva negli scontri diretti contro Chicago. Lo United Center è il teatro perfetto dell’ennesima prova sopra i 20 punti di Carlos Boozer (24), che aggiunge a referto anche 11 rimbalzi. Parte dalla panchina il nostro Marco Belinelli, bravo comunque a segnare 15 punti nei 25 minuti concessi da coach Thibodeau, oltre a cinque assist e una palla recuperata. Tra i giocatori più in forma di Chicago segnaliamo Lourl Deng, con i suoi 19 punti e 7 assist. Immancabile poi l’apporto difensivo di Joakim Noah (17 rimbalzi, ma anche 11 punti). Per i Bulls è il quarto successo nelle ultime cinque partite, striscia positiva che proietta i tori rossi al quarto posto nella Eastern Conference con un record di 19-13, alle spalle di Heat, Knicks e Hawks. C’è da chiedersi adesso se la squadra saprà trarre beneficio dal ritorno in quintetto di Derrick Rose, fino all’anno scorso leader indiscusso di Chicago, oppure se il suo rientro causerà un rallentamento nei meccanismi fin qui perfetti dei ragazzi di Thibodeau. Per i Cavaliers discreta prestazione del rookie Irving, autore di 15 punti e 6 assist, che insieme a Dion Waiters è il miglior realizzatore degli ospiti. In classifica Cleveland ha un record migliore (8-28) soltanto degli Wizards.
WIZARDS – THUNDER 101-99: Proprio Washington è la sorpresa della notte. La cenerentola dell’intera lega (5-28) si regala una vittoria impronosticabile alla vigilia contro la migliore (fino ad oggi) franchigia della Western Conference. Kevin Durant e Russel Westbrook sono costretti a cedere di fronte la prova maiuscola del rookie Bradley Beal, che regala ad una manciata di decimi dalla sirena lunga la vittoria ai Wizards, la quinta stagionale. Beal chiude con 22 punti, 5 rimbalzi e 4 assist in 45 minuti di gioco. Non è bastata quindi la tripla di KD a 12 secondi dal termine, con la quale Oklahoma aveva pareggiato i conti portando il risultato sul 99-99. Overtime scongiurati da un Bradley Beal decisamente in palla, che infligge una severa lezione a OKC umiliando nel canestro decisivo Perkins e Sefolosha. Per Durant comunque la soddisfazione personale di 29 punti, 8 assist e 7 rimbalzi a fine partita. Ottimo contributo anche di Serge Ibaka, in doppia doppia con 26 punti e 11 rimbalzi. Niente di eclatante invece dalle mani di Westbrook (17) e Kevin Martin (8, 0/6 da tre).
KNICKS – CELTICS 96-102: I Knicks pagano l’assenza per infortunio di Raymond Felton e la serata non proprio eccezionale di Carmelo Anthony, che comunque riesce lo stesso a mettere a referto i “soliti” 20 punti. I vecchietti di Boston infilano la loro terza W consecutiva, andandosi a prendere il successo direttamente al Madison Square Garden con una prestazione da incorniciare di Kevin Garnett. KD va in doppia cifra (19 punti, 10 rimbalzi) e fa girare tutta la squadra, guidata da un grande Paul Pierce, top scorer dei suoi con 23 punti, a cui aggiunge anche 6 assist. La vittoria dei Celtics diventa ancora più importante se si sottolinea l’assenza nel quintetto degli ospiti di un certo Rajon Rondo. In classifica ora Boston raggiunge l’agognata parità (17-17), e resta aggrappata all’ottavo posto nella Eastern Conference. Situazione molto più tranquilla a New York, dove i Knicks conservano in ogni caso il secondo posto alle spalle degli Heat.
HORNETS – SPURS 95-88: San Antonio non perdeva con gli Hornets da sei incontri. I padroni di casa invece non vincevano due partite di fila da novembre. Non occorre aggiungere altro per definire il ko degli Spurs a New Orleans come la seconda sorpresa della notte Nba, dietro solo a quella del successo più clamoroso dei Wizards su Oklahoma. L’eroe dell’incontro per gli Hornets è senza dubbio Eric Gordon (24), autore di sei punti consecutivi nella fase più critica del quarto quarto. I padroni di casa ringraziano anche l’ottimo Greivis Vasquez, che piazza una doppia doppia da 14 punti e 11 assist. Oltre alle prestazioni individuali però va sottolineata la grande difesa di New Orleans, che tiene sotto i 90 punti una squadra come San Antonio. Tra gli ospiti il migliore è Manu Ginobili (21), mentre Tony Parker (16) e Duncan (13) non riescono a incidire come al loro solito.
BLAZERS – MAGIC: Dopo otto L consecutive, è arrivata anche la nona sconfitta per i Magic, battuti all’overtime da Portland dopo aver acciuffato l’extra-time con la bomba di Jameer Nelson a 8 secondi dalla sirena (108-108). Lo stesso Nelson ha raggiunto e superato Scott Skiles, che con 2776 assist deteneva il record di assist-man della franchigia dei Magic. Sono dodici gli assist messi a referto nella notte da Jameer, a cui si aggiungono i 29 punti di un fantastico J.J. Reddick e i 24 di Afflalo. Dall’altra parte mostruosa la prestazione del collettivo dei Blazers, con Aldridge a farla da padrone (27), ma anche Matthews (24), Hickson (20), Lillard (18) Batum (16) giocano un ruolo fondamentale nel successo di oggi.
JAZZ – MAVERICKS 100-94: Dallas, reduce dal ko casalingo contro gli Hornets all’overtime, non riesce a risollevarsi sul parquet dei Jazz, incappando così nell’ennesima sconfitta stagionale (13-22), che rischia di affossare definitivamente le residue speranze di agguantare i play-off. Non bastano ai Mavericks i 20 punti di Dirk Nowitzki, alla sua seconda partita da titolare dopo il rientro. Dallas ha la sfortuna di incontrare sulla sua strada uno strepitoso Gordon Hayward, che chiude con 27 punti, 6 rimbalzi, 5 assist e due stoppate. Questo successo consente ai Jazz di avvicinare l’ottavo posto di Denver nella Western Conference, ora distante soltanto due vittorie.
KINGS – GRIZZLIES 81-113: Partita senza storia a Sacramento, dove i padroni di casa vengono spazzati dai Grizzlies, sempre in controllo del match. Memphis trova dalla panchina 26 punti di uno scatenato Wayne Ellington. Sono in totale sei i giocatori in doppia cifra per gli ospiti, tra cui Zac Randolph (17) e Mike Conley (15). Bene anche Marc Gasol con 13 punti e 6 rimbalzi catturati. Nei Kings l’unico che si salva è John Salmons con 17 punti.
NBA HIGHLIGHTS 07-01-2013, BRADLEY BEAL REGALA LA VITTORIA AI WIZARDS NEL FINALE
Quattro sconfitte nelle ultime cinque partite, record di 15-18 stagionale non proprio esaltante, anzi, quella famosa alchimia che il più delle volte compie dei miracoli irrimediabilmente assente a Los Angeles, sponda Lakers, adesso anche gli infortuni. E’ un po’ questa la fotografia della squadra di Mike D’Antoni, umiliata allo Staples Center anche dai Nuggets del nostro Danilo Gallinari, la cui bomba va ad incastonarsi tra gli highlights di domenica. Già, perché la copia sbiadita del Superman di Orlando ha optato per una risonanza magnetica per quella spalla infortunatasi nel secondo tempo del derby contro i Clippers, anche questo perso dai giallo-viola, (storia recente, venerdì scorso). E’ stato lo stesso Howard a rivelare come sia rimasto in campo questa notte per 41 minuti nonostante la spalla gli facesse ancora male. Decisione che lascia immaginare una quantomeno probabile assensa di Dwight nel back-to-back di martedì e mercoledì, con i Los Angeles Lakers impegnati nelle difficili trasferte sul parquet dei Rockets e degli Spurs. James Harden e Timmy già ringraziano.
Lo stesso Howard nell’immediata vigilia della partita di stanotte contro Denver aveva invitato i suoi compagni di squadra a trovare la chemistry, letteralmente chimica, volgarmente in campo sportivo alchimia, che ancora manca ai Lakers. E lo ha fatto con una breve ma efficace frase che mette in un certo senso i brividi, sopratutto se davvero i californiani riusciranno a impossessarsi dell’agognato elisir di lunga vita, che non guasta quando vieni criticato per l’età media del quintetto:
“Even if we don’t want to be friends off the court, whatever that may be, when we step in between the lines or we step in the locker room or the gym, we have to respect each other and what we bring to the table. “
Non so voi, però io credo che qualcosa del genere non l’abbia pensata nemmeno Obama in due campagne elettorali.
Oltre a Dwight, i Lakers rischiano di perdere anche Pau Gasol, nonostante i medici abbiano confermato come l’infortunio subito nel finale di partita contro i Nuggets non debba ricondursi ad una frattura del setto nasale ma ad una semplice lacerazione. Vedere comunque tutto quel sangue riempire il consueto asciugamano coprispalle dello spagnolo non ha di certo aiutato ad alimentare in questo senso le speranze dello Staples Center di rivederlo in campo nel breve periodo. Mike D’Antoni però non può rinunciare contemporaneamente ad Howard e Gasol, non adesso, nonostante da inizio stagione i due abbiano giocato ben al di sotto dei loro standard. Houston e San Antonio, ma se vogliamo tutto il mondo Nba, attendono.
Tornato dal Brasile appena in tempo per vedere il suo Milan vincere per 2-1 contro il Siena ultimo in classifica, Adriano Galliani ha annunciato ai microfoni di Milan Channel che quest’oggi incontrerà il tecnico Massimiliano Allegri per decidere le mosse future da attuare in sede di mercato durante le ultime tre settimane di gennaio. Fin qui ha lasciato Milanello soltanto Alexandre Pato, direzione Corinthians. Nei piani della dirigenza rossonera sarebbe dovuto mancare all’appello anche l’altro brasiliano, Robinho, ma l’ex Manchester City ha detto a chiare lettere di volere solo il Santos, denigrando così le spiagge di Rio e la maestosa copacabana, sacrilegio ai più, non però per gli intenditori delle spiagge di San Paolo. E così Binho ha fatto ritorno a Milano, da dove non si schioderà fino a quando il Peixe non avanzerà un’offerta economica importante per il giocatore, sebbene l’ultimo acquisto di Montillo lasci pensare ad una fumata nera anche nei prossimi giorni, con il rischio per il Milan di perdere il verdeoro a parametro zero il prossimo anno, sempre in questi stessi giorni.
Consigli per gli acquisti
CENTROCAMPO – Nel caso non partisse Robinho quindi, in Via Turati ci penserebbero su due volte prima di acquistare un altro attaccante, dal momento che in rosa figurano già cinque calciatori in quel ruolo, con la stellina Niang pronta a brillare in questo girone di ritorno, insieme all’ex blaugrana Bojan, sbloccatosi ieri nel match contro il Siena. Va da sé che il Milan investirebbe i soldi ricavati dalla cessione di Pato in un altro reparto. Per il momento una delle urgenze più evidenti per i rossoneri è quella della diga a centrocampo, la cui casella è restata miseramente vuota dopo la partenza dell’olandese Van Bommel. Chi dunque meglio di Strootman per rimpiazzare il maestro? Il costo al momento non pare proibitivo (10 milioni, più o meno), e le finanze del Milan possono, se lo vogliono, permettersi questo investimento, dal momento che non stiamo parlando di una scommessa ma di un calciatore dal presente già importante e da un futuro ancora più luminoso.
DIFESA – Sistemato il centrocampo, arriva la difesa, che anche nella partita di ieri contro il modesto Siena ha palesato una paura difficilmente leggibile negli sguardi di altre squadre come Juve, Barcellona e quant’altro (non citiamo il Manchester United perché da quest’anno Vidic e compagnia bella si stanno prendendo vacanze piuttosto lunghe, abbonandosi al segno over fin da inizio stagione). Consigliato Strootman a centrocampo, non possiamo non esimerci dal suggerire a Galliani e Allegri il nome di Angelo Ogbonna, potenzialmente il difensore centrale più forte su cui la Nazionale di Prandelli potrà contare nei prossimi anni. Prezioso diamante del Torino, presente a Euro 2012, costo del cartellino non impossibile (siamo ai livelli di Strootman, euro in più euro in meno), Ogbonna andrebbe a raccogliere l’eredità di un certo Nesta, la cui assenza quest’anno se sommata a quella di Thiago, si è fatta sentire eccome.
ATTACCO – Volendoci spingere ulteriormente avanti, sebbene già i nomi di Strootman e Ogbonna possano apparire di per sé sufficienti per una seria rimonta nel girone di ritorno, consigliamo anche il nome di Muriel, gioiellino dell’Udinese tornato finalmente a risplendere dopo i problemi muscolari che l’hanno bloccato all’inizio. Il nuovo Ronaldo (quello brasiliano) della Colombia, così è stato ribattezzato in patria, per le sue movenze in campo e un’esplosività negli arti inferiori eclatante, ieri ha fatto a pezzi la difesa nerazzurra con le sue accelerazioni, costituendo con Di Natale una magnifica coppia di contropiedisti. Voi direte, con che soldi il Milan potrebbe prendere Muriel? Quelli in teoria ci sono già, basterebbe dire sì allo Zenit e allo Spartak per Abate, Acerbi, Antonini. AAA, 18-20 milioni di euro dal nulla, e la difesa ringrazia.