Autore: Federico Pisanu

  • Eurolega, Siena naufraga a Barcellona

    Eurolega, Siena naufraga a Barcellona

    Prima o poi doveva arrivare. Dopo sei giornate, Siena conosce la prima sconfitta nelle Top 16 di Eurolega perdendo malamente a Barcellona per 85-66 contro una delle formazioni favorite per il successo finale. Nonostante ai padroni di casa mancasse sua maestà Navarro, oltre ad Oleson, tra le due squadre non c’è stata praticamente mai storia. Paradossalmente, ma neanche troppo, a pesare di più nell’economia del risultato finale, sono state le assenze dei vari Ress e Ortner, alle quali si è aggiunta anche quella di Carraretto, rimasto a casa perché influenzato. E così la Montepaschi è andata incontro ad una sconfitta largamente pronosticabile alla vigilia, considerato anche il recente stato di forma in campionato, che ha visto i toscani perdere tre partite consecutive fuori casa, l’ultima a Brindisi lunedì scorso, scivolando ulteriormente in classifica, dove a farla da padrone sono le due “sorprese” Varese e Sassari.

    Eurolega, Siena in testa col Barça nel girone F

    logo eurolega | © foto tratta dal web
    logo eurolega | © foto tratta dal web

    Per i padroni di casa grande prestazione di Ante Tomic, autore di 20 punti, 5 rimbalzi e 5 assist, con un ottimo 9/12 da due. Inarrestabile dall’arco un incredibile Rabaseda, che mette a segno tutte e quattro le triple tentate, chiudendo con un impressionante 6/6 dal campo. A fine partita proprio i tiri da tre punti si sono rivelati uno dei fattori decisivi. Mentre il Barça ha tirato con un 7/13 (54%), Siena ha chiuso con un pessimo 6/21 (28%). Tra i senesi da sottolineare comunque i 19 punti e 4 assist di Bobby Brown a cui si aggiungono i 14 di Danielo Hackett, secondo miglior realizzatore della squadra di coach Bianchi.

    I risultati della sesta giornata

    Girone E

    Zalgiris Kaunas – Alba Berlin 92-56
    Real Madrid – Cska Mosca 86-78
    Unicaja Malaga – Anadolu Efes oggi
    Panathinaikos – Brose Baskets oggi

    Girone F

    Besiktas – Maccabi Tel Aviv 55-77
    Barcelona – Montepaschi Siena 85-66
    Olympiacos – Fenerbache 82-71
    Caja Laboral – Khimki oggi

    Le classifiche

    Girone E

    1. Real Madrid 6-0
    2. Cska Mosca 4-2
    3. Anadolu Efes 4-1
    4. Panathinaikos 3-2
    5. Zalgiris Kaunas 2-4
    6. Unicaja Malaga 2-3
    7. Alba Berlin 1-5
    8. Brose Baskets 0-5

    Girone F

    1. Barcelona 5-1
    2. Siena 5-1
    3. Caja Laboral 4-1
    4. Olympiacos 3-3
    5. Khimki 3-2
    6. Maccabi 2-4
    7. Fenerbache 1-5
    8. Besiktas 0-6
  • Roma, Stekelenburg che figuraccia! E’ colpa di Baldini?

    Roma, Stekelenburg che figuraccia! E’ colpa di Baldini?

    Concluso il calciomercato, finite le beghe condominiali, è tempo di bilanci. Tra le squadre di Serie A che più hanno deluso in questa sessione invernale c’è la Roma di Franco Baldini e Walter Sabatini. L’acquisto del solo Torosidis ci lascia alquanto perplessi. La sensazione infatti è che non si sia fatto nulla per rinforzare l’attacco, decisamente spuntato dopo l’infortunio occorso a Mattia Destro, che resterà fuori per più di due mesi. A conti fatti, se dovesse infortunarsi Osvaldo, Zeman non avrebbe altre soluzioni se non quella di schierare l’uruguaiano Lopez, ancora impegnato con l’Uruguay nel Sudamericano Under 20, che in questi giorni sta vivendo le sue battute conclusive. I tifosi giallorossi si chiedono se la dirigenza avesse potuto operare meglio in questi trenta giorni di mercato, non limitandosi al solo acquisto del terzino greco. Senza dimenticare la figuraccia di ieri sera con Stekelenburg.

    Franco Baldini, due anni dopo anche Stekelenburg

    Arrivato da Londra dopo l’esperienza in simbiosi con Capello, Franco Baldini sembrava poter esercitare quel carisma necessario per condurre la nuova società americana alle vette della classifica italiana. Due anni dopo però, i due progetti tecnici avallati dal direttore generale non hanno avuto molta fortuna. L’avventura di Luis Enrique si risolse con un vero e proprio fallimento, senza neanche la qualificazione in Europa League. Salutato lo spagnolo, Franco Baldini in accordo con Sabatini sceglie di affidare la squadra a Zdenek Zeman.

    Franco Baldini | ©Claudio Villa/Getty Images
    Franco Baldini | ©Claudio Villa/Getty Images

    I maligni leggono ciò come una scelta di comodo, con il tecnico boemo pronto a ricoprire il ruolo di parafulmine di fronte alle scelte più o meno discutibili della dirigenza. L’avvio di stagione non è quello auspicato in estate, ma le critiche sono quasi esclusivamente rivolte contro l’allenatore. A ben guardare però, più di una colpa è da attribuire anche alla coppia Baldini-Sabatini, colpevoli di non aver allestito una squadra su misura del tecnico, il cui credo tattico è noto fin dai tempi di Adamo ed Eva.

    Non è infatti colpa di Zeman se la rosa non offre due esterni d’attacco, o un registra di dinamismo e quantità come richiesto da Zeman, in grado di saper verticalizzare all’istante (alla Verratti per intenderci). Ma l’analisi può e deve essere allargata anche alle famose “regole” richieste da Zeman, quelle che sono mancate al momento dell’intervista di Stekelenburg di qualche giorno fa, durante la quale l’olandese ha sparato a zero contro lo stesso boemo. Avete mai sentito dichiarazioni del genere in seno ad una società gestita in maniera credibile e autorevole?

    In ultima analisi, sull’operato biennale di Franco Baldini alla Roma, rischia di pesare come un macigno la gestione della trattativa che avrebbe dovuto portare Stekelenburg al Fulham, con l’arrivo di Viviano nella capitale. Ha dell’assurdo che in una società importante come quella giallorossa ci si trovi a fare i conti con degli episodi così grotteschi, come quello che hanno visto protagonista nel pomeriggio di ieri il portiere olandese, prima ceduto agli inglesi e poi chiamato (invano) mentre quest’ultimo era già in aereo per avvisarlo che la trattativa fosse saltata. D’accordo, Zeman non sarà un santo, però non si può non sottolineare il caos a livello dirigenziale che regna a Roma.

  • NBA: Oklahoma travolge i Grizzlies, ko Dallas

    NBA: Oklahoma travolge i Grizzlies, ko Dallas

    Soltanto due le partite Nba giocate nella notte. Esiti alla vigilia scontati, e che si sono puntualmente riscontrati. Alla Oracle Arena è andato in scena il one-man show di David Lee. Il padrone di casa ha sfiorato una tripla doppia clamorosa (15-20-9) nel successo di Golden State sui Mavs, ai quali non sono bastati i 22 punti dalla panchina di Vince Carter. Dallas vede allontanarsi giorno dopo giorno il sogno play-off, dopo anche l’inopinata sconfitta contro Portland di 48 ore fa. In Oklahoma invece continua la marcia inarrestabile dei Thunder, alla loro ventesima vittoria casalinga (20-3). I Thunder hanno strapazzato i Grizzlies, orfani di Rudy Gay, grazie ai 48 punti complessivi della coppia DurantWestbrook. E adesso i tifosi di Memphis iniziano ad avere paura.

    Golden State Warriors – Dallas Mavericks 100-97, dubbi?

    David Lee abbatte i Mavs | ©Ezra Shaw/Getty Images
    David Lee abbatte i Mavs | ©Ezra Shaw/Getty Images

    Ditemi, avevate forse qualche dubbio? Alla Oracle Arena i Warriors hanno la meglio su Dallas, reduce dal scioccante ko del Rose Garden contro Portland. Anche stavolta la fotografia dell’incontro può essere scattata nei secondi finali, con i Mavs in possesso a 25″ dal termine per il canestro della vittoria. La tragicommedia finisce però in una manciata di secondi, quanto basta a Bogut per bloccare il goffo tentativo di Brandan Wright. Mi chiedo e mi domando: ma perché il pallone del potenziale successo deve ritrovarsi in mano a Brandan? No spiegatemelo, perché fatico a comprenderlo.

    I padroni di casa sfoderano un’altra grande prestazione, l’ennesima della stagione, potendo contare per la seconda serata consecutiva su un immenso Klay Thompson (27). Nei Warriors, privi ancora di Stephen Curry, c’è anche un certo David Lee, che chiarisce se ancora ce ne fosse bisogno il motivo della sua presenza all’All-Star Game, mettendo a referto 15 punti, 20 rimbalzi e 9 assist. Più chiaro di così…

    Oklahoma City Thunder – Memphis Grizzlies 106-89, senza storia

    Per le cose successe alla vigilie, tra scambi/cessioni eccetera, questa partita poteva finire soltanto con il segno “1” bello robusto, e così è stato. I Thunder hanno avuto vita particolarmente facile contro gli ospiti, che da qui fino al termine della stagione dovranno abituarsi a scendere in campo senza il loro uomo migliore, Rudy Gay. A differenza di Boston (lei sì che riavrà Rajon Rondo fra un anno), i Grizzlies dovranno tirare a campare guardando Gay giocare per Toronto, sapendo già di non poter riabbracciare più negli spogliatoi chi aveva macinato qualunque record della franchigia (479 gare giocate, 17.338 minuti, il migliore sotto la voce steals). Il battesimo del post-Rudy Gay non è stato poi dei più semplici, avendo dovuto fare i conti con Kevin Durant e Russell Westbrook, non gli ultimi arrivati.

    Purtroppo per Memphis, stanotte Russell ha deciso di vestire i panni del discreto tiratore (9/17 da due), costituendo con Kevin Durant (27) la solita coppia perfetta: 48 i punti complessivi confezionati dai due big di Oklahoma, a cui si aggiungono i 16 dalla panchina di Kevin Martin. Agli ospiti non bastano quindi i 23 punti di Jerryd Bayless e la prova difensiva di Zach Randolph (19 rimbalzi) per contrastare lo strapotere dei Thunder. Siamo così sicuri che i Grizzlies vadano ancora ai play-off?

    Classifica Eastern Conference

    1. Heat 29-13
    2. Knicks 28-15
    3. Bulls 28-17
    4. Pacers 27-19
    5. Nets 29-17
    6. Hawks 26-19
    7. Bucks 24-20
    8. Celtics 22-23
    9. Sixers 19-26
    10. Pistons 17-29
    11. Raptors 16-30
    12. Magic 14-31
    13. Cavaliers 13-33
    14. Wizards 11-33
    15. Bobcats 11-34

    Classifica Western Conference

    1. Spurs 37-11
    2. Thunder 35-11
    3. Clippers 34-13
    4. Grizzlies 29-16
    5. Warriors 29-17
    6. Nuggets 29-18
    7. Jazz 25-21
    8. Rockets 25-23
    9. Blazers 23-22
    10. Lakers 20-26
    11. Mavericks 19-27
    12. Timberwolves 17-25
    13. Kings 17-30
    14. Suns 16-30
    15. Hornets 15-31
  • Mino Raiola re del mercato. E quando si arrabbia…

    Mino Raiola re del mercato. E quando si arrabbia…

    Di Mino Raiola ce n’è uno, tutti gli altri son nessuno. Anche la finestra del mercato invernale è bella che finita, e ancora una volta è lui l’agente sulla bocca di tutti. Abbiamo iniziato a conoscerlo qualche anno fa, quando iniziò a spostare Ibrahimovic da una parte all’altra. Poi toccò a Balotelli, e quindi di nuovo ad Ibra, ed ecco poi spuntare nuovamente Mario. Il suo nome è legato alla figura di Galliani, col quale ha monopolizzato l’attenzione mediatica di quest’ultimi anni. Due operazioni, ritenute impossibili dai più, ma che con la regia di Raiola hanno trovato la loro concretezza nella realtà: il passaggio di Ibra dal Barça al Milan prima, il ritorno di Balotelli in Italia poi. Ad oggi è davvero difficile trovare un altro agente più potente, capace di ottenere sempre e comunque il meglio, sia per i propri assistiti che per se stesso. Dal niente, Mino Raiola ha saputo crearsi un impero finanziario, senza trascurare l’aspetto mediatico, conquistato grazie ad una geniale naturalezza, che rende il suo modo di agire unico.

    Quando Mino Raiola si muove

    Mino Raiola | ©JOSEP LAGO/Getty Images
    Mino Raiola | ©JOSEP LAGO/Getty Images

    La sua bravura è stata quella di aver spettacolarizzato nel corso degli anni il calciomercato, attraverso colpi di scena memorabili e trattative da fantacalcio. Ogni sua parola, gesto, ha trasformato un mercato vecchio e moribondo in azione. Ciak, si gira: avete mai visto un agente presentarsi in camicia hawaiana e infradito nella sede di una società? Ma sopratutto, avete mai visto un procuratore che pur vestito così riesca a farsi rispettare da tutti? No, qualcosa del genere mancava davvero.

    Il pubblico italiano, abituato a cose del tipo Grande Fratello eccetera, forse non l’ha capito inizialmente. D’accordo, a prima vista qualche perplessità può farla scattare. La cosa brutta però, quella che più deve far riflettere, è come in tanti si siano fermati alla famosa “apparenza” (o se preferite panza), che spesso e volentieri distorce la realtà meglio di qualsiasi ologramma giapponese. C’è chi lo considera un pagliaccio, altri ancora un montato, c’è persino chi lo ridicolizza a mago.

    …e quando parla

    Oltre alla panza (e alle infradito) c’è di più però. Mino Raiola è il classico uomo che può essere definito senza troppi giri di parole uno con le palle quadrate. Ha una personalità tale, che anche quando gli viene urlato da qualche tifoso “pizzaiolo” e altre amenità simili, lui continua per la sua strada, domandandosi chi sia quel pirla che perde il suo tempo con lui.

    Mino Raiola parla, eccome se parla. Non ha peli sulla lingua, non li ha mai avuti. E l’episodio di ieri, quello che l’ha visto protagonista con il trasferimento di Kasami al Pescara saltato per una connessione ad internet scandalosa in quel dell’Ata-Executive, riassume la sua figura di agente e personaggio insieme. Raiola ha sparato a zero sull’organizzazione del calciomercato in Italia, paragonandola a quella di un altro Paese come l’Inghilterra, affermando che fin quando le cose non cambieranno difficilmente faremo passi in avanti, con un affare di mercato che sfuma perché la rete internet fa le bizze (aggiungerei, nel 2013).

    Si accettano scommesse su quale sarà la sede del calciomercato italiano in estate.

    Il video di Mino Raiola dopo il “pacco” Kasami

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  • Stekelenburg-Fulham, la Roma blocca la cessione in volo

    Stekelenburg-Fulham, la Roma blocca la cessione in volo

    Steccato. Anche stavolta Stekelenburg è uscito a farfalle e sarà costretto a sorbirsi il simpatico Zeman per il resto della stagione, con ogni probabilità in panca. Per fortuna che da quest’anno è entrata in vigore la panchina lunga, e così Stek potrà contare su una discreta distanza di sicurezza tra sé e il boemo, il che non guasta mai quando c’è un po’ di attrito proprio tra te e il tuo allenatore. Ma stavolta il pacco rifilato all’olandese è davvero di quelli potenti, manco fossimo ad Affari tuoi. Ricapitoliamo quanto successo nelle ultime ore in quel di Roma. Allora, tutto ha inizio intorno a metà pomeriggio, quando la società giallorossa va all’assalto di Viviano, convinta di poterlo strappare alla Fiorentina. Restando di quella convinzione, Franco Baldini e compagnia bella danno l’ok per la cessione di Stekelenburg al Fulham, dove ad aspettarlo c’è Martin Jol, che nell’ordine delle idee di Stek sta al bianco quanto Zeman sta al nero.

    Stekelenburg, se solo sapessi

    Stekelenburg ancora un portiere della Roma | ©Giuseppe Bellini/Getty Images
    Stekelenburg ancora un portiere della Roma | ©Giuseppe Bellini/Getty Images

    L’olandese non crede ai suoi occhi, e prima di lasciarselo dire due volte parte col primo volo che gli capita tra le mani, direzione Inghilterra. Vatti a fidare però del mercato. Mentre Stekelenburg sta sorseggiando un bicchiere di spumante con la spilungona di turno, la Roma si ritrova inguaiata fino al collo, dal momento che la Fiorentina decide di trattenere Viviano. I giallorossi non si danno per vinti però, e cercano disperatamente un altro portiere. Dopo minuti frenetici, accorgendosi che persino il buon Dida (e sottolineamo Dida) è accasato, la Roma decide di richiamare Stekelenburg.

    E qui nasce un bel qui pro quo. Nel momento in cui noi stiamo scrivendo l’articolo, tecnicamente Stek sta ancora bevendo il suo bel spumantino insieme alla hostess, non essendo raggiungibile in alcun modo (hai visto mai un cellulare che prende a ottomila metri d’altezza, manco l’iPhone che devono ancora progettare). E ora chi glielo dice all’olandese che deve ritornare a Roma? Nessuno, fino a quando non toccherà il suolo inglese e gli faranno leggere questo articolo. Roma, non si gioca con i sentimenti delle persone…

  • Pronostici Nba: Memphis senza Rudy Gay alla prova Thunder

    Pronostici Nba: Memphis senza Rudy Gay alla prova Thunder

    Dopo avervi raccontato le dodici partite della notte Nba, torniamo ai nostri pronostici per i due incontri in programma oggi. Sulla carta il match più interessante è quello che si disputa alla Chesapeake Energy Arena, dove i Thunder sfideranno Memphis. Gli ospiti giocheranno la loro prima partita senza Rudy Gay, il quale è stato coinvolto nella trade con Toronto e Detroit, che porterà nel roster dei Grizzlies Ed Davis, oltre ai due “Pistoni” Tayshaun Prince e Austin Daye, che in cambio ricevono dai Raptors Josè Calderon. Insieme a Rudy Gay, si trasferisce in Canada anche la riserva Hamed Haddadi. L’altra partita della serata vede i Mavericks giocare sul difficile parquet della Oracle Arena contro i Warriors, la vera sorpresa della stagione di quest’anno.

    Oklahoma City Thunder – Memphis Grizzlies, post trade

    Rudy Gay è un nuovo giocatore di Toronto | ©Scott Halleran/Getty Images
    Rudy Gay è un nuovo giocatore di Toronto | ©Scott Halleran/Getty Images

    Continuando il discorso anticipato nella presentazione, quanto hanno guadagnato i Grizzlies da questo maxi scambio di giocatori? Dal punto di vista tecnico nessuno, anzi. La perdita di Rudy Gay infatti non potrà non pesare nell’economia del gioco, considerando che Gay era stato il miglior realizzatore fin qui dei Grizzlies, con una media di sedici punti a partita. Gli unici a sorridere per la suddetta trade saranno -ci mettiamo la mano sul fuoco- i tesorieri della franchigia del Tennessee.

    E se tutto questo accade alla vigilia di una partita come quella contro i Thunder, le domande e le perplessità dei giocatori di Memphis rischiano di dominare, negativamente, il parquet (lato ospite). Dall’altra parte invece Oklahoma affronta il match di oggi con la voglia di riscattare il ko subito nell’ultima partita contro i Lakers allo Staples Center di tre giorni fa. Kevin Durant e Russell Westbrook pregustano fin da ora una serata da numero uno, in tutti i sensi. Pronostico: 1

    Golden State Warriors – Dallas Mavericks, Curry in forse

    Ancora grida vendetta la sconfitta rimediata al Rose Garden 48 ore fa, quando avanti di tre a quattro secondi dalla sirena, Dirk Nowitzki e compagni si sono fatti prima rimontare e poi fregare da LaMarcus Aldridge, non esattamente Michael Jordan. Il modo in cui è maturata la sconfitta ha accelerato quel processo di idee già scattato da inizio stagione, mediante cui si può arrivare ad un’unica soluzione, pacifica per entrambe le parti: Dallas non è da play-off, non quest’anno perlomeno. Di possibilità ne ha avute, e parecchie, ma dopo partite come quella contro i Blazers chiunque, intellettualmente onesto, prenderebbe le distanze dai Mavs.

    Snocciolata una promessa quantomai attuale e ficcante, se così la si può definire, prendiamo in esame l’incontro di questa sera. Golden State è reduce dal successo maturato in casa di Cleveland, importante sotto due aspetti: primo, perché conseguito nonostante l’assenza di un certo Stephen Curry, la cui mancata convocazione tra le riserve dell’All-Star Game, lato Ovest, lascia ancora oggi perplessi; secondo, perché Clay Thompson ha sfoggiato una prestazione da urlo proprio di fronte Kyrie Irving (scusate se è poco), facendo registrare il suo career-high con 32 punti, che gli sono valsi un cambio all’anagrafe in Cassius Clay Thompson. Se poi ci mettiamo dentro anche David Lee…Pronostico: 1

    Pronostici Nba di oggi 31 gennaio 2013

    Oklahoma City Thunder – Memphis Grizzlies 1
    Golden State Warriors – Dallas Mavericks 1

  • NBA: Gallinari super, Chicago anche. Lakers ko a Phoenix

    NBA: Gallinari super, Chicago anche. Lakers ko a Phoenix

    Dodici le partite Nba giocate nella notte. Vince ancora Denver, che batte i Rockets al Pepsi Center grazie ad un superbo Danilo Gallinari (27 punti). Bene anche Chicago: i Bulls violano il parquet di Milwaukee superando l’ostacolo Brandon Jennings. A sorpresa cadono i Lakers, che dopo aver condotto con autorità fino all’ultimo periodo di gioco, subiscono la rimonta dei Suns, giocando un brutto scherzetto ai due grandi ex della partita, Steve Nash e Mike D’Antoni. Quella di oggi è stata anche la grande notte di LeBron James, protagonista assoluto nella vittoria in trasferta di Miami contro i Nets. Continuano intanto a vincere e convincere gli Spurs, che asfaltano in casa Charlotte, rafforzando la propria leadership ad Ovest, dove si registra infine il successo dei Clippers su Minnesota.

    Denver Nuggets – Houston Rockets 118-100, Gallinari leader

    Chiamatelo pure Alcatraz. Il Pepsi Center conferma la propria legge, ed anche James Harden deve arrendersi. Gallinari gioca un grande match, chiuso con 27 punti a referto (e quattro stoppate). La costante di Denver è sempre e solo il collettivo: the Manimal sfiora la doppia doppia (19 punti e 9 rimbalzi), Iguodala confeziona 6 assist, e Ty Lawson (16) avvicina ancora i 20 punti. Quella dei Nuggets è la quinta vittoria consecutiva (12-3 a gennaio), mentre per i Rockets è la prima battuta d’arresto dopo tre “W” di fila. Negli ospiti il migliore è Jeremy Lin (22 punti e 5 assist), che segna un punto in più di Barbanera e Chandler Parsons.

    Milwaukee Bucks – Chicago Bulls 88-104, chiamasi bench

    Troppo superiore la macchina dei Bulls. Show-time al Bradley Center di Milwaukee, dove i padroni di casa vengono annichiliti dai Tori rossi, che confermano di attraversare un periodo di forma straordinario. A fare la differenza sono stati i 42 punti arrivati dalla gold bench di Chicago, con Nate Robinson (24, sedici nel secondo quarto) e Jimmy Butler (18) nella loro versione migliore. Il nostro Marco Belinelli chiude la serata con 8 punti in 19 minuti.

    Phoenix Suns – Los Angeles Lakers 92-86, crisi d’identità

    Steve Nash, amaro ritorno a Phoenix con i Lakers | ©Harry How/Getty Images
    Steve Nash, amaro ritorno a Phoenix con i Lakers | ©Harry How/Getty Images

    La striscia positiva di tre vittorie consecutive dei Lakers si arresta, a sorpresa, in Arizona, dove i giallo-viola incassano la loro ottava sconfitta di fila lontano dallo Staples Center. A dire che i primi tre quarti lasciavano presagire un finale ben diverso rispetto a quello concretizzatosi al suono della sirena, con i Lakers avanti di dieci punti e in apparente controllo del match. Invece tutto salta quando Bryant, sì proprio lui, ha un rigetto nei confronti della sua versione di assist man (anche stasera 9 assist, 17 punti e 5 rimbalzi), iniziando a forzare (e sbagliare). E così che Phoenix ne approfitta, trovando in Jared Dudley (11) l’eroe della serata: con una tripla impatta la partita (82-82) a 3’33” dalla fine, per poi infilare gli ultimi due tiri liberi dell’incontro. Come non citare poi Michael Beasley, protagonista con 27 punti dalla panchina e il canestro del sorpasso (82-84) subito dopo la tripla del proprio compagno di squadra Dudley. I tifosi dei Lakers si chiedono se il ko di stanotte in Arizona sia soltanto un incidente di percorso o nasconda qualcosa di più preoccupante. Intanto si registra l’ennesimo stop stagionale di Howard, infortunatosi alla spalla destra in avvio di quarto periodo. Ancora ignoti i tempi di recupero dell’ex centro di Orlando.

    Brooklyn Nets – Miami Heat 85-105, LeBron super

    Reggie Evans who? Non è poi così fantascienza pensare che LeBron si sia domandato qualcosa del genere alla vigilia del match, movimentata dalle pesanti dichiarazioni di Evans, il quale aveva sminuito il talento del Prescelto e il valore del titolo vinto dagli Heat. Con il senno di poi, la scelta di Evans non è stata delle più felici, considerata la risposta sul campo di Mufasa, che chiude la serata con 24 punti, 9 rimbalzi e 7 assist, a cui si aggiungono i 21 punti di Wade e i 16 di Chris Bosh. Per Miami è la tredicesima vittoria consecutiva contro i Nets. Quest’ultimi comunque hanno di che sorridere, dopo la convocazione di Brook Lopez come sostituto dell’infortunato Rajon Rondo all’All-Star Game.

    Boston Celtics – Sacramento Kings 99-81, più assist per tutti

    Più assist per tutti: può essere riassunta così la “nuova” stagione dei Celtics. Privata di RR, Boston sta trovando nel collettivo la forza di andare avanti. Dopo il successo contro Miami, i Celtics battono nettamente i Kings. Sono quattro i giocatori ad aver confezionato almeno tre assist, e fra questi spicca Kevin Garnett (cinque). Al tiro il migliore è Paul Pierce, che mette a referto 16 punti, oltre 10 rimbalzi e 4 assist. Tutto questo basterà per lottare contro squadre come Chicago, Miami (restando nella Eastern) una volta raggiunti i play-off? Qualche dubbio, più di uno forse, rimane.

    New York Knicks – Orlando Magic 113-97, Melo da record

    Nella facile vittoria dei Knicks su Orlando, sono due le cose che ci preme sottolineare: primo, Melo è entrato ufficialmente nella storia della franchigia avendo segnato per la ventesima volta di fila almeno venti punti; secondo, che Tyson Chandler insieme ad Amar Stoudemire hanno fatto qualcosa di incredibile, chiudendo con un complessivo 17/18 dal campo per 35 punti. E di fronte a questo, anche i 29 punti di J.J Redick passano in secondo piano.

    Indiana Pacers – Detroit Pistons 98-79, caos ospite

    La sconfitta a Indianapolis rischia di non essere l’unica nota stonata della serata per Detroit. Poco prima dell’inizio del match infatti, è stato ufficializzato il passaggio di Prince e Daye ai Grizzlies, nell’ambito dell’operazione che porta Rudy Gay a Toronto, che perde Jose Calderon, da oggi nuovo giocatore proprio di Detroit. La notizia ha scioccato lo spogliatoio dei Pistons, i quali devono così salutare dopo oltre dieci stagioni il veterano Prince. Tornando alla partita di stasera, i Pacers hanno avuto vita facile grazie all’ottima prestazione di Roy Hibbert, che chiude con 18 punti e 11 rimbalzi.

    Atlanta Hawks – Toronto Raptors 93-92, late dunk

    Una schiacciata di Al Horford a 21″ dal termine regala ai padroni di casa un sofferto successo contro Toronto. Partita equilibrata fino ai concitati secondi finali, quando DeRozan (23) ha in mano il pallone del sorpasso, venendo bloccato in maniera energica dallo stesso Horford. La panchina dei Raptors protesta animatamente contro la decisione degli arbitri di non fischiare fallo, protesta che si rivelerà però vana. Toronto ora attende l’arrivo da Memphis di Rudy Gay, salutando Calderon e Ed Davis.

    Philadelphia Sixers – Washington Wizards 92-84, Holiday

    I Sixers festeggiano il terzo successo casalingo nelle ultime cinque partite, battendo una squadra ospite in discreta forma come quella dei Wizards. Il migliore in campo per Philadelphia è stato Jrue Holiday (21), ma grande anche è stata la prova offerta dall’ex della serata Nick Young, autore di 18 punti.

    Minnesota Timberwolves – Los Angeles Clippers 90-96

    E sono venti, come le doppie-doppie stagionali di Blake Griffin, anche oggi il migliore in campo dei Clippers con 26 punti e 13 rimbalzi. Continua l’assenza di Chris Paul, fermo ai box per un infortunio al ginocchio, ma i rosso-blu della California stanno comunque trovando la forza di andare avanti anche senza il loro uomo migliore, conquistando oggi la loro seconda vittoria consecutiva dopo una serie di quattro ko di fila.

    San Antonio Spurs – Charlotte Bobcats 102-78, TP ok

    Tony Parker sopra i venti punti (22), Leonard (18), Green (17) e Splitter (15), trascinano gli Spurs alla 17^ affermazione consecutiva in Texas, “infischiandosene” dell’assenza di Timmy e DeJuan Blair. Tra percentuali sopra il 50% in ogni angolo di parquet e un collettivo granitico, la corsa di San Antonio pare non fermarsi davvero più.

    Utah Jazz – New Orleans Hornets 104-99, riscossa Millsap

    Dopo una partenza che avrebbe scioccato chiunque (tre stoppate subite nei primi tre tiri a canestro), Paul Millsap si riprende e firma 25 punti nel prezioso successo dei Jazz sugli Hornets, che vale doppio alla luce della sconfitta dei Lakers contro i Suns. Tra i padroni di casa da segnalare anche i 22 punti di Al Jefferson. Agli ospiti invece, privi di Eric Gordon, non è bastata la doppia-doppia di Vasquez (17 punti e 13 assist) per evitare il secondo ko consecutivo.

    Classifica Eastern Conference

    1. Heat 29-13
    2. Knicks 28-15
    3. Bulls 28-17
    4. Pacers 27-19
    5. Nets 27-19
    6. Hawks 26-19
    7. Bucks 24-20
    8. Celtics 22-23
    9. Sixers 19-26
    10. Pistons 17-29
    11. Raptors 16-30
    12. Magic 14-31
    13. Cavaliers 13-33
    14. Wizards 11-33
    15. Bobcats 11-34

    Classifica Western Conference

    1. Spurs 37-11
    2. Thunder 34-11
    3. Clippers 34-13
    4. Grizzlies 29-15
    5. Warriors 28-17
    6. Nuggets 29-18
    7. Jazz 25-21
    8. Rockets 25-23
    9. Blazers 23-22
    10. Lakers 20-26
    11. Mavericks 19-26
    12. Timberwolves 17-25
    13. Kings 17-30
    14. Suns 16-30
    15. Hornets 15-31

    NBA Top 10 del 30 gennaio 2013

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  • Pronostici Nba: Chicago sfida Jennings, Nash torna a Phoenix

    Pronostici Nba: Chicago sfida Jennings, Nash torna a Phoenix

    Salutata un’altra notte di partite, torniamo ad allietarvi con i nostri pronostici Nba. Tante le gare in programma oggi, ben dodici, alle quali seguiranno i due incontri di giovedì sera. Saranno in campo sia Gallinari che Belinelli. Per entrambi le sfide di stasera presentano insidie non di poco conto. Se Denver potrà comunque far valere il fattore Pepsi Center contro i Rockets di James Harden, lo stesso non si può dire per i Bulls, impegnati nella trasferta di Milwaukee, nonostante lo stato di forma più che positivo attraversato di recente. Di nuovo in campo anche i Lakers, che dopo la terza vittoria consecutiva conquistata nella notte contro New Orleans, ha la concreta possibilità di infilare il quarto successo di fila in Arizona. Ghiotta occasione per confermare quanto di buono visto nell’ultimo incontro anche per Boston e Clippers, impegnate rispettivamente contro Sacramento (al Garden) e Minnesota (in trasferta).

    Milwaukee Bucks – Chicago Bulls, Jennings contro tutti

    Brandon Jennings ospita Chicago | ©Mike McGinnis/Getty Images
    Brandon Jennings ospita Chicago | ©Mike McGinnis/Getty Images

    Questa è bella, in tutti i sensi. Da dove partiamo per analizzarla? Potremmo iniziare dal record 8-3 dei Bucks con coach Boylan in panchina, a cui però i Bulls rispondono immediatamente con un 7-2 nelle ultime nove partite. Dovremmo poi parlare di Jennings, che contro Detroit ha piazzato un personalissimo parziale di 16-0 nel terzo quarto (dove segnerà venti dei trenta punti complessivi). E perché no, mettiamoci dentro pure Jimmy Butler, letteralmente esploso in queste ultime partite, forte anche dell’assenza di Luol Deng (che è tornato però, badate bene), il quale ha fatto registrare nell’ultima partita contro Charlotte il suo career-high con 19 punti messi a referto. In mezzo a tutta questa selva di dati districarsi non è affatto semplice. In ogni caso un pronostico dobbiamo pur darlo, e la nostra preferenza va agli ospiti. D’altronde Jennings non può sempre essere decisivo come nella notte appena trascorsa. Pronostico: 2

    Denver Nuggets – Houston Rockets, uno ma con riserva

    Anche se a volte le cose semplici lo sono per davvero, il nostro cervello è abbastanza complicato per trovare trappole e sensazioni negative, quando invece la realtà supera qualsiasi altra invenzione della mente. Con ancora negli occhi la palla recuperata di Iguodala e il suo tiro libero a cinque decimi dalla sirena nell’ultima vittoria contro i Pacers, i tifosi del Pepsi Center arrivano alla sfida di oggi consapevoli che il fattore PC stia diventando sempre più importante. D’accordo, non arriveremo mai a dire che il Pepsi si è trasformato in una specie di Alcatraz per gli avversari, da dove evadere è un’impresa da Frank Morris (alias Clint Eastwood) e pochi altri, poco però ci manca. E chi se non James Harden, ragazzo dal quoziente intellettivo superiore, può ripetere la titanica impresa di Frank e di quei simpatici fratelli Anglin? Già, Harden. Diamo però fiducia alle misure di sicurezza del Pepsi Center e pronostichiamo, con riserva il segno uno. Pronostico: 1

    Phoenix Suns – Los Angeles Lakers, Nash sfida il passato

    “Nonno” Steve Nash torna a casa. Diciamolo subito, sulla carta non ci sarà partita, con i Lakers che dovrebbero assicurarsi la vittoria, la quarta consecutiva. Tolto il dente, veniamo alla sostanza: è la prima volta che Nash incontra da avversario al Airways Center la sua ex squadra, avendo saltato per infortunio la sfida dello scorso 16 novembre, quando i californiani si imposero sui Suns allo Staples Center di Los Angeles. Migliore momento per Nash non poteva esserci, con i Lakers finalmente tornati a recitare un ruolo da protagonisti nella Western Conference. Tutto lascia pensare che questa sera gli uomini di Mike D’Antoni riusciranno a interrompere la striscia negativa di otto ko consecutivi rimediata lontano dallo Staples Center. Che sia la volta buona anche della tripla doppia di Kobe Bryant? Pronostico: 2

    Pronostici Nba di oggi 30 gennaio 2013

    Sixers – Wizards 2
    Pacers – Pistons 1
    Celtics – Kings 1
    Knicks – Magic 1
    Hawks – Raptors 1
    Nets – Heat 2
    Bucks – Bulls 2
    Timberwolves – Clippers 2
    Spurs – Bobcats 1
    Nuggets – Rockets 1
    Suns – Lakers 2
    Jazz – Hornets 1

  • NBA: Lakers vincono con Bryant assist man. Dallas, che fai?

    NBA: Lakers vincono con Bryant assist man. Dallas, che fai?

    Quattro le partite Nba giocate nella notte italiana. Giornata da dimenticare per i nostri pronostici, avendo preso soltanto la vittoria dei Los Angeles Lakers sugli Hornets, per la verità non la scommessa più difficile della settimana. Un’altra grande serata di Kobe Bryant, che ha definitivamente scelto di anteporre la squadra alla gloria, sebbene non sia ancora detto che i suoi assist non gli facciano rivivere una seconda giovinezza, lui che di isole se ne intende più di tutti gli altri. Oltre al successo dei giallo-viola, si registrano le affermazioni esterne di Bucks e Warriors, rispettivamente contro Detroit e Cleveland: sulla carta partite favorevoli, ma che potevano comunque nascondere qualche trappola. Infine al Rose Garden Aldridge ha dato una risposta a chiara a tanti quesiti che frullavano nella testa degli appassionati da qualche settimana a questa parte.

    Los Angeles Lakers – New Orleans Hornets 111-106, fattore A

    Kobe Bryant e i Lakers alla loro terza vittoria consecutiva | ©FREDERIC J. BROWN/AFP/Getty Images
    Kobe Bryant e i Lakers alla loro terza vittoria consecutiva | ©FREDERIC J. BROWN/AFP/Getty Images

    Se contro i Thunder avevamo potuto usare la parola svolta con relativa tranquillità, oggi possiamo tranquillamente affermare che i Lakers hanno smesso di essere i Lakers. E paradossalmente, l’aver perso la propria identità per incarnarne un’altra del tutto nuova, ha consentito ai californiani di tornare a vincere e, sopratutto, a sperare in un futuro meno buio dopo la stagione regolare. Bryant continua così a flirtare con la tripla doppia, chiudendo anche stasera con 14 punti, 11 assist e 8 rimbalzi, e dando la sensazione di poter cambiare il corso della partita in qualsiasi momento. Contro gli Hornets però non è stato così semplice come si possa pensare. Gli ospiti infatti, nell’ultimo quarto, hanno dato il via ad una rimonta che ha spaventato un po’ tutti quelli che sedevano allo Staples Center, nonostante i pon pon volassero più alti del solito questa sera. Tra le triple di Gordon (6/8 dall’arco) e i 15 assist di uno scatenato Vasquez, qualche dubbio sull’effettiva resa dei Lakers è venuta più che ad una persona, con l’irrefrenabile sensazione del “troppo storpia”, vedendo i giallo-viola cercare quasi con ossessione il passaggio nonostante il canestro fosse lì a due passi. A mettere tutti d’accordo è stato Steve Nash, autore della bomba decisiva per il più 6 (107-101) a ottanta secondi dalla sirena. Tra i padroni di casa da sottolineare la prestazione di Dwight Howard, che chiude con 24 punti, 5 palle recuperate e 4 stoppate.

    Portland Blazers – Dallas Mavericks 106-104, addio play-off

    Una cosa possiamo dirla dopo questa partita, e ci mettiamo anche la mano nel fuoco: i Mavericks non faranno parte delle prime otto squadre nella Western Conference. Nell’anteprima dicevamo che LaMarcus Aldridge ha risposto questa sera a due quesiti di vitale importanza. Il primo riguardava le reali possibilità di Dallas a raggiungere l’ottavo posto, dubbio che ci era venuto in queste ultime settimane, ma che il ko odierno ha spazzato via in un amen. Il secondo quesito era il perché Aldridge e non un altro, all’All-Star Game si intende. D’accordo, non che la prestazione di oggi sia sufficiente per dissipare i ragionevoli punti di domanda, ma comunque segnare cinque punti in quattro secondi, gli ultimi di una partita dove la tua squadra è sempre stata sotto, non è da tutti. Aldridge l’ha fatto, e di questo gliene va dato atto. Però come i Mavericks abbiano sciupato al vento quella che sarebbe stata una vittoria fondamentale è davvero inspiegabile. Tolte le parole facciamo parlare i numeri: a due minuti dal termine il punteggio vedeva Dallas condurre 101-94. Ad undici secondi dalla fine, Nowitzki segnava la tripla del 104-101. Il resto lo sapete…

    Cleveland Cavaliers – Golden State Warriors 95-108, Clay

    Noi ci avevamo provato alla vigilia: ai Warriors manca Curry, Cleveland ha quel genio di Irving in forma strepitosa, stai a vedere che c’è la sorpresa? Sì, in effetti la sorpresa c’è stata, ma l’ha data Clay Thompson con una prestazione monstre da 32 punti (career-high ndr). Colpo basso quello di Thompson, ribattezzato per l’occasione Cassius Clay. Per Irving, che ha giocato nonostante fosse influenzato, 14 punti ed un 5/17 al tiro in 36 minuti di gioco.

    Detroit Pistons – Milwaukee Bucks 90-117, urlo Jennings

    Anche in questa partita abbiamo tentato la carta “sorpresa”, assegnando le nostre preferenze ai padroni di casa. C’era una premessa però, non di poco conto: Jennings deve iniziare a giocare dal quarto periodo. Ecco, il problema che Brandon ha fatto il suo show nel terzo quarto, segnando 20 dei 30 punti messi a referto. Ai Pistons non sono bastati i 18 punti e i 18 rimbalzi del rookie Andre Drummond, che non sono di certo briciole.

    Classifica Eastern Conference

    1. Heat 28-13
    2. Knicks 27-15
    3. Bulls 27-17
    4. Nets 27-18
    5. Pacers 26-19
    6. Hawks 25-19
    7. Bucks 24-19
    8. Celtics 21-23
    9. Sixers 18-26
    10. Pistons 17-28
    11. Raptors 16-29
    12. Magic 14-30
    13. Cavaliers 13-33
    14. Wizards 11-32
    15. Bobcats 11-33

    Classifica Western Conference

    1. Spurs 36-11
    2. Thunder 34-11
    3. Clippers 33-13
    4. Grizzlies 29-15
    5. Warriors 28-17
    6. Nuggets 28-18
    7. Jazz 24-11
    8. Rockets 25-22
    9. Blazers 23-22
    10. Lakers 20-25
    11. Mavericks 19-26
    12. Timberwolves 17-24
    13. Kings 17-29
    14. Hornets 15-30
    15. Suns 15-30

    NBA Top 10 del 29 gennaio 2013

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  • Il Milan di Balotelli è da terzo posto?

    Il Milan di Balotelli è da terzo posto?

    Adesso che Balotelli è un giocatore del Milan in tanti si chiedono se la squadra di Allegri riuscirà o meno ad agguantare il terzo posto, attualmente occupato dalla Lazio. Per carità, ancora si aspetta l’annuncio ufficiale, che arriverà dopo le rituali visite mediche di questa mattina, ma si può già parlare di una nuova era in quel di Milanello. Il grande colpo del mercato è arrivato, nonostante le smentite, anche queste di rito, da parte di Adriano Galliani e del presidente, il quale crediamo si sia guadagnato un discreto 3-4% alle prossime elezioni (almeno così dicono gli esperti). Con l’acquisto di Balotelli il Milan guadagna sicuramente in termini tecnici, fattore da non sottovalutare qui in Italia (e non solo), dove spesso a fare la differenza nei novanta minuti non è un bicipite femorale più grosso ma un piede meno ruvido, come spesso se ne vedono invece da queste parti. Basterà al Milan avere lì davanti Balotelli per centrare il terzo posto in classifica, e raggiungere così la qualificazione alla prossima edizione della Champions League?

    Arriva Balotelli, come ti cambio il Milan

    Il Milan di Balotelli ed El Shaarawy | ©Claudio Villa/Getty Images
    Il Milan di Balotelli ed El Shaarawy | ©Claudio Villa/Getty Images

    In fatto di creste il Milan ci ha abituati fin troppo bene negli ultimi anni. Prima El Shaarawy, poi Niang, ora Balotelli, non si può dire che a Milanello l’acconciatura diventi un optional d’ora in avanti. E se ci pensiamo bene, questi tre attaccanti potrebbero giocare insieme dall’inizio, ora e sempre, almeno per una decina d’anni, sempre che a qualcuno di loro non ritorni in mente di essere stato da piccolo un tifoso dell’Inter: un precedente, anche illustre, c’è già d’altronde. Crediamo che non sia una follia ipotizzare un attacco a tre, con Supermario al centro, affiancato da Niang ed El Shaarawy, sebbene non sia da scartare nemmeno l’ex Caen al centro e Balotelli sulla fascia destra. Ovvio che il sacrificato, in ogni caso, sarebbe Giampaolo Pazzini, il quale non ha demeritato in questa prima parte di stagione se andiamo a leggere i gol fatti.

    Se c’è un merito da attribuire ad Allegri, non è lo scudetto al primo anno, anche perché avversari fatichiamo a ricordarne, bensì la valorizzazione dei giovani. Fra tutti El Shaarawy, una delle più belle sorprese del Milan. Parlando del Faraone non possiamo non vedere diverse analogie con Niang, il cui impiego in queste ultime giornate ricorda da vicino quello riservato ad El Shaarawy la passata stagione. Tutto questo per dire che al momento l’ipotesi più realistica (che poi è anche la più suggestiva) rimane proprio il trio delle creste, con l’esclusione di Pazzini, Bojan e Robinho (sempre che quest’ultimo rimanga in rossonero).

    Fatte le dovute proporzioni con le altre squadre, il Milan di Balotelli può davvero credere nella rimonta al terzo posto. Forse è azzardato paragonare il basket al calcio, ma se dobbiamo prendere un esempio di rimonta impossibile, fra l’altro proprio in questa stagione, allora non ci resta che strattonare la maglia di un certo Kobe Bryant (tifoso del Milan ndr) e dirgli: senti Kobe, ma non è che voi dei Lakers avete qualcosa in comune con il Milan di oggi? Che cosa ci risponderebbe? Qualcosa del tipo: noi siamo più vecchiotti e abbiamo meno capelli, però se ce la dovessimo fare noi, perché non dovrebbero farcela loro? Why not?