Autore: Federico giuliani

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    Inter k.o la Roma raggiunge la Lazio in finale. Sarà derby

    L’Inter aveva in mano l’ultimo gettone per giocare una partita decisiva. L’ha fatto ma sullo schermo è apparsa inesorabilmente la scritta “Game Over”. (altro…)

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    Inter-Roma: Stramaccioni vuole la finale di Tim Cup

    Inter-Roma non sarà soltanto il ritorno di una delle due semifinali di Tim Cup: per i nerazzurri questa equivale all’ultima spiaggia per salvare una stagione iniziata tutto sommato bene che rischia di terminare in un vero e proprio incubo. (altro…)

  • Focus on: Europa League. Chelsea, Basilea, Benfica e Fenerbahce

    Focus on: Europa League. Chelsea, Basilea, Benfica e Fenerbahce

    L’Europa League è giunta quasi al termine. Prima di sapere quali saranno le due squadre che si giocheranno la finale del torneo all’Amsterdam Arena, le pretendenti devono superare l’ultimo ostacolo: le semifinali. Questa fase ha rivelato almeno due sorprese di cui una in positivo e una in negativo. Nel primo caso ci riferiamo al Basilea, club che non si sognava minimamente di arrivare fin qui, mentre nel secondo parliamo del Chelsea: la squadra di Benitez, a dire il vero, avrebbe preferito trovarsi altrove, magari in semifinale sì ma di Champions League. Uscita in malo modo dalla competizione europea maggiore, il club inglese punterà tutto sull’Europa League che, se dovesse arrivare, sarebbe sempre un trofeo in più per arricchire la bacheca ma che non bilancerebbe le spese e gli investimenti fatti dalla società londinese. Le altre due semifinaliste sono il Benfica, formazione molto razionale e completa dal punto di vista dei giocatori, e il Fenerbahce, squadra che ha eliminato la Lazio ai quarti. Analizziamo nel dettaglio le situazioni delle protagoniste rimaste.

    Ecco come saranno le semifinali: chi vincerà? | © FABRICE COFFRINI/Staff / Getty Images
    Ecco come saranno le semifinali: chi vincerà? | © FABRICE COFFRINI/Staff / Getty Images

    CHELSEA – Gli inglesi, giunti a questo punto, sono i favoriti per la vittoria finale dal momento che, sulla carta, sono nettamente superiori agli avversari. Dopo una stagione piuttosto deludente in patria, o comunque inferiore alle aspettative attese, l’Europa League è l’unica valvola di sfogo per il club londinese che l’anno scorso vinse la Champions League. Di necessità si fa virtù e se il Chelsea vuol terminare l’anno con almeno un trofeo dovrà dare il massimo in questa competizione da sempre snobbata dai top club. I Blues hanno fin qui eliminato squadre molto modeste quali lo Sparta Praga, Steaua Bucarest,  e Rubin Kazan: niente di esaltante. Gli uomini chiave di Benitez, oltre a quelli della “vecchia guardia” sono Hazard, Oscar e Fernando Torres, che in ambito internazionale può risultare utile per via della sua esperienza nel settore.

    BASILEA – Da cenerentola a sorpresa dell’Europa League: spesso e volentieri il confine tra due estremi è molto flebile e qui ne abbiamo una dimostrazione. Gli svizzeri hanno eliminato poi squadre di tutto rispetto. Un esempio? Il blasonato Zenit di Spalletti agli ottavi e il Tottenham di Bale ai quarti. Il sistema di gioco del Basilea è il 4-2-3-1 con Marco Streller nelle veci di unica punta ovvero di bomber della squadra. Altri giocatori importanti sono Valentin Stocker, esterno classe ’89 e il portiere Yan Sommer già finito nel mirino di alcuni grandi club europei. Comunque vada a finire, per il Basilea sarà festa in ogni caso.

    BENFICA – Ecco la squadra forse più equilibrata fra le quattro semifinaliste. I portoghesi hanno sì ceduto due pezzi da novanta come Witsel e Javi Garcia ma hanno saputo anche far a meno di loro e inventare nuovi schemi di gioco. Il modulo è molto offensivo all’apparenza, un 4-3-3 che a dire il vero convince anche in fase difensiva. Nel reparto arretrato da sottolineare l’esperienza di Luisao assieme alla rapidità di Maxi Pereira e Garay, ex difensore mai esploso nel Real Madrid. Il giocatore in più è però Oscar Cardozo, attaccante da cui i tifosi e tutto l’ambiente si aspettano molto. Il percorso dagli ottavi in poi è stato quasi ottimo e ne sanno qualcosa Bayer Leverkusen, Bordeaux e Newcastle. Le carte in tavola per far bene ci sono eccome.

    FENERBAHCE – “Mamma li turchi” diceva un vecchio detto popolare tornato improvvisamente in voga. Il Fenerbahce è riuscita a convincere e ad approdare alle semifinali di Europa League. L’ultima vittima degli uomini di Kocaman è stata la Lazio costretta a salutare la competizione dopo un 2-0 in Turchia e un 1-1 all’Olimpico. In un modulo che sa attaccare meglio che difendere (4-2-3-1) spiccano alcuni giocatori d’esperienza come Dirk Kuijt, Mehmet Topal ma anche alcune vecchie conoscenze nostrane tipo l’ex juventino Milos Krasic e Reto Ziegler. I giocatori chiave? Senza dubbio Raul Meireles senza dimenticare i vari Moussa Sow, Pierre Webò e Alex.

  • Le protagoniste della Champions League. Focus on: Bayern Monaco

    Le protagoniste della Champions League. Focus on: Bayern Monaco

    Il Bayern Monaco è l’artefice dell’eliminazione dalla Champions League di quest’anno dell’ultima squadra italiana rimasta in corsa: la Juventus. (altro…)

  • Le protagoniste della Champions League. Focus on: Barcellona

    Le protagoniste della Champions League. Focus on: Barcellona

    Il Barcellona viene da tutti considerata la squadra più forte al mondo da almeno sette anni, ovvero dalla conquista della sua seconda Champions League ottenuta con la vittoria in rimonta sull’Arsenal a Parigi per 2-1. Nonostante quella formazione vantasse di campioni come Ronaldinho, Eto’o, Puyol, Deco, Xavi e molti altri giovani che sarebbero esplosi nel giro di qualche anno, colui che dette il via al ciclo vincente del club blaugrana fu Frank Rijkaard. Fu proprio l’olandese ad infondere il coraggio, la determinazione e la fiducia nei propri mezzi in un ambiente, quello catalano, che stava recitando il ruolo di ombra in una Spagna dominata dallo strapotere economico e calcistico del Real Madird. In Catalogna non si poteva accettare tutto questo ed ecco che in breve tempo, con poche e, all’apparenza semplici, mosse il Barcellona è diventata la squadra che conosciamo oggi. Puntare sul settore giovanile, praticare lo stesso sistema di gioco basato sul palleggio (Tiqui-Taca), e rappresentare gli interessi di un popolo intero. Con l’avvento di Guardiola in panchina e con l’esplosione di Leo Messi, il Barcellona è riuscito a imporsi a livello mondiale: basti pensare che dal 2008 al 2012, il Barça ha portato a casa la bellezza di 14 trofei su 18 a disposizione. Inoltre nel 2009 secondo l’IFFHS (Istituto internazionale di storia e statistica del calcio) i catalani sono la prima squadra al mondo per risultati ottenuti considerando il periodo 1991-2009. Tutto questo preambolo per affermare che il Barcellona resta la squadra da battere anche in questa edizione della Champions League non solo per la forza dei singoli ma anche e soprattutto per il carattere mostrato in situazioni difficili come la rimonta, andata poi a buon fine, che serviva fare contro il Milan negli ottavi o come la gestione delle gravi malattie di Abidal e Tito Villanova. Resta comunque la sensazione che la squadra di Villanova inizi a mostrare delle crepe soprattutto nel reparto arretrato dove l’età si sta facendo sentire. In ogni caso, il Barcellona fa paura.

    Il Barcellona di Messi è una delle favorite per la vittoria finale della Champions League | © David Ramos/Stringer / Getty Images
    Il Barcellona di Messi è una delle favorite per la vittoria finale della Champions League | © David Ramos/Stringer / Getty Images

    LUCI E OMBRE – Il Barcellona era la bestia nera dei sorteggi ed evitare di averla nel proprio girone voleva dire tanto. Le “sfortunate” furono lo Spartak Mosca, il Celtic e il Benfica: mica tanto visto che i russi hanno dato parecchio filo da torcere agli uomini di Villanova e che gli scozzesi li hanno addirittura battuti. La prima partita del Barcellona nella fase a gironi non è affatto entusiasmante: al Camp Nou i catalani ospitano lo Spartak Mosca. Tello porta subito in vantaggio gli spagnoli ma un autorete di Dani Alves e Romulo ribaltano il punteggio a favore dei russi che cadranno però nel finale grazie alla doppietta di Messi: finisce 3-2. Nella seconda gara i blaugrana stendono il Benfica 2-0 (Sanchez e Fabregas) mentre in quella successiva contro il Celtic gli spagnoli rischiano tantissimo. Sono proprio i biancoverdi a sbloccare il risultato con Samaras prima che Iniesta e Jordi Alba in extremis capovolgano ancora le sorti di un match strano a favore del Barcellona.
    Al Celtic Park arriva però la vittoria scozzese per 2-1 e la conseguente prima sconfitta europea per la squadra di Villanova: inutile il gol del solito Messi arrivato nel finale. La matematica qualificazione agli ottavi, anche se non c’erano rischi particolari, arriva contro lo Spartak Mosca, demolito 3-0 (doppietta Messi e Dani Alves). L’ultima partita in casa contro il Benfica è solo una passerella, i catalani giocheranno con parecchie riserve e le reti rimarranno inviolate. Tirando le somme, il Barcellona è passato come primo nel gruppo G con 13 punti: i blaugrana avrebbero potuto fare meglio vista la caratura degli avversari davvero modesta.

    REMUNTADA E MESSI – Dicevamo delle luci e delle ombre del Barcellona. Soprattutto bisogna notare che gli spagnoli hanno sempre messo in mostra il solito calcio, bello e offensivo, anche nelle sconfitte. Queste sono arrivate come fulmini a ciel sereno visto che le occasioni da gol per Messi e compagni non sono mai mancate. A volte però il sistema di gioco catalano si è rivoltato contro il Barcellona: troppe finezze, giocate e poca concretezza hanno davvero fatto rischiare l’eliminazione ai catalani contro il Milan. Agli ottavi ecco il Milan. La gara d’andata a San Siro è forse la più brutta mai disputata dal Barcellona negli ultimi anni: un 2-0 per i rossoneri che demolisce le certezze di un club molto ambizioso. Nella gara di ritorno si scatena però la furia di Messi che fa valere di essere davvero il più forte al mondo. Un 4-0 secco che spedisce il Milan a casa grazie alla splendida doppietta di Messi, al gol del ritrovato Villa e alla ciliegina sulla torta finale di Jordi Alba. Ai quarti di finale, il nuovo avversario dei blaugrana si chiama Psg, cioè la squadra di un ex dal dente avvelenato: Zlatan Ibrahimovic. A Parigi termina 2-2 con il solito Messi che sblocca il risultato prima del pareggio proprio di Ibra. Nel finale arriva il 2-1 del Barça grazie a un rigore freddamente trasformato da Xavi ma all’ultimo secondo arriva il definitivo 2-2 di Matuidi. Il ritorno è una gara ricca di insidie per tutto l’ambiente catalano e i primi incubi si materializzano a inizio ripresa con il vantaggio ospite firmato Pastore. Il Psg gioca nettamente meglio del Barcellona e, con un Ibrahimovic in cattedra, si meriterebbe il passaggio alle semifinali ma il calcio non sempre premia i meritevoli. Messi, infortunatosi nella gara d’andata e non titolare nel ritorno, entra in campo a metà ripresa e i blaugrana, come per magia, si accendono. L’argentino costruirà l’azione del pareggio di Pedro: finisce 1-1 dopo tanta sofferenza. Adesso in semifinale arrivano i temibili tedeschi del Bayern Monaco: lì il Barcellona dovrà dare il massimo.

    GIOCATORI CHIAVE – Il Barcellona è ricco di talenti capaci di mettere in crisi gli avversari ma il top del top è rappresentato da Messi, forse il giocatore più grande di tutti i tempi. Il cervello dei blaugrana passa però anche dai piedi di Iniesta uno che, zitto zitto, si è rivelato più determinante anche del compagno argentino. Visto poi il sistema di gioco catalano, un giocatore capace di dare equilibrio alla squadra è il sottovalutato Sergio Busquets: lo spagnolo, per molti oggetto di scherno, riesce a fungere da collante fra la parte offensiva e quella difensiva. Non un lavoro da poco in un Barcellona quasi interamente improntato alla manovra d’attacco.

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    Milan-Napoli termina in parità: a Flamini risponde Pandev

    Milan e Napoli si dividono la posta in palio. Un 1-1 che accontenta sia il Napoli, che mantiene il secondo posto con quattro punti di vantaggio sui rossoneri, sia il Milan, che nel finale, con un uomo in meno, poteva rischiare davvero tanto. (altro…)

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    Milan-Napoli vale la Champions: rossoneri senza Balotelli a caccia del secondo posto

    Milan-Napoli è senza dubbio una sfida che evoca grandi ricordi. Non ci sono più campioni come Maradona e Van Basten da allora è passato tantissimo tempo e non si lotta più per lo scudetto: (altro…)

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    Le protagoniste della Champions League. Focus on: Real Madrid

    Il Real Madrid non riesce a vincere la Champions League dal 2002, anno in cui gli spagnoli piegarono per 2-1 il Bayer Leverkusen di Lucio nella finale di Glasgow. (altro…)

  • Le protagoniste della Champions League. Focus on: Borussia Dortmund

    Le protagoniste della Champions League. Focus on: Borussia Dortmund

    Il Borussia Dortmund è stata la vera rivelazione di questa Champions League. Basta guardare il percorso che ha fatto la squadra di Jurgen Klopp per arrivare in semifinale dove dovrà affrontare ancora una volta il Real Madrid (altro…)

  • Oscar, l’acquisto da 30 milioni di euro del Chelsea di Abramovic

    Oscar, l’acquisto da 30 milioni di euro del Chelsea di Abramovic

    Oscar: 31 milioni di euro. Questo è il dato sorprendente che si è potuto leggere sui giornali sportivi di tutto il mondo. Il Chelsea di Roman Abramovic, non nuovo a colpi simili, doveva sostituire nell’estate del 2012 la pesante eredità di un giocatore come Didier Drogba, fresco vincitore della Champions con i Blues, e ringiovanire una rosa ormai troppo in avanti con l’età. Cosa serviva? Qualche ragazzo talentuoso, semisconosciuto – o addirittura sconosciuto ai più- proveniente dal Sud America  con tanta voglia di sbarcare in Europa per dimostrare il suo valore. Più o meno questo potrebbe essere un vaghissimo identikit di Oscar dos Santos Emboaba Júnior, più comunemente noto con il nome di Oscar. Il ragazzo, nato ad Americana, comune di poco più di 200 mila abitanti in Brasile, il 9 settembre 1991, si è subito fatto notare con i suoi numeri e le sue prestazioni sempre più convincenti con la maglia dell’Internacional fino a quando il petroliere Abramovic ha deciso: Oscar doveva essere il colpo a sorpresa del Chelsea nella torrida estate 2012. Andiamo comunque con ordine e ripercorriamo la carriera del giovane talento.

    Oscar, il talento del Chelsea prelevato da Abramovic | © Dean Mouhtaropoulos/Staff / Getty Images
    Oscar, il talento del Chelsea prelevato da Abramovic | © Dean Mouhtaropoulos/Staff / Getty Images

    IL RAGAZZO D’ORO – Oscar inizia la sua avventura nel calcio che conta con la maglia del San Paolo dove, dopo 4 anni trascorsi nelle giovanili, approda in prima squadra nel 2008. Fino al 2010 lo spazio, a causa di molti fattori tra cui la giovane età, è veramente ridotto e le presenze sono ridotte all’osso: 11 in tre anni. Nel 2010 arriva la chiamata dell’ Internacional e Oscar solleva subito il primo trofeo con la maglia della sua nuova squadra: è il 24 agosto del 2011 quando il club di Porto Alegre riesce a vincere la Recopa Sudamericana. Le prestazioni aumentano di spessore così come il dialogo con i compagni; Oscar gioca infatti nell’ Internacional con altri talenti, uno su tutti Leandro Damiao. Intanto il ragazzo da un importante contributo anche alla causa delle nazionali giovanili del Brasile. Con l’Under 20 verdeoro prima porta a casa il Campionato Sudamericano poi il Mondiale in Colombia entrambi datati 2011: in particolare, in quest’ultima competizione, Oscar segna una tripletta in finale contro il Portogallo che consente al Brasile di superare gli avversari per 3-2. Altra tappa fondamentale è l’esordio in nazionale maggiore avvenuto il 14 settembre 2011 durante il Superclasico de las America contro l’Argentina terminata 0-0: circa un anno dopo segna il suo primo gol con il Brasile proprio agli argentini in un’altra sfida. Nel luglio 2012 viene convocato per convocare le Olimpiadi di Londra nelle quali arriverà secondo dopo essersi inchinato al Messico in finale per 2-1: fra l’altro, in quel match, Oscar sbagliò il gol del pareggio a pochi secondi dal triplice fischio dell’arbitro. Con la nazionale brasiliana due ori e un argento: e l’età è tutta dalla sua parte.

    IL CHELSEA CHIAMA – Le buone partite disputate con la nazionale brasiliana alle Olimpiadi di Londra, attirano su Oscar l’attenzione di molte squadre europee. Il potenziale di questo giovane è altissimo e la sensazione è che il suo futuro sia lontano dal Sud America. Così sarà perchè Roman Abramovic spende una follia per portarlo al suo Chelsea. 31 milioni di euro per un giocatore sicuramente di spicco ma che non ha ancora dimostrato niente nei maggiori campionati del nostro continente. Con i Blues Oscar indossa la maglia numero 11 (quella che fu di Drogba) e si rende subito protagonista: lo scorso settembre memorabile la doppietta al suo esordio in Champions League contro la Juventus e la botta dalla distanza realizzata sul campo dello Shakthar.