Autore: Simona Granieri

  • Fiorentina il ritorno di Diego Della Valle

    Fiorentina il ritorno di Diego Della Valle

    Il patron della Fiorentina, Diego Della Valle, dopo un periodo di distacco dalle sorti della squadra Viola e, più in generale, dal mondo del calcio, torna a calarsi nelle vesti presidenziali occupandosi di presente e di futuro.

    Il presente, in particolare, attiene alle dichiarazioni del pm Narducci che l’imprenditore marchigiano non ha affatto gradito a proposito dell’intervista rilasciata alla Gazzetta dello sport, nella quale il pm – a proposito di Calciopoli – sosteneva che le intercettazioni dell’Inter non erano state prese in considerazione poichè dalle telefonate non emergevano reati penali: una versione un po’ differente rispetto a quanto sostenuto in aula, quando disse con certezza che “non ci sono telefonate dell’Inter“. Una sorta di contraddizione che, secondo Della Valle, sarebbe molto grave, al punto da far valutare la possibilità di intraprendere azioni legali in merito.

    Il passato, dunque, che irrompe prepotentemente, ma non solo. Per Della Valle è già tempo di guardare avanti, alla costruzione di qualcosa di nuovo, di un progetto ambizioso, che coinvolga la città intera, ossia la “Cittadella Viola“.
    Un progetto che coniughi l’attenzione alle sorti prettamente sportive della squadra, che deve tornare ad essere competitiva, e la cultura dello sport, perchè il calcio – nel progetto di Della Valle – dev’ essere un comunicatore di cose buone.
    Un’iniziativa che sembra seguire l’onda lunga dell’inaugurazione dello Juventus Stadium, che ha svelato all’Italia come possa esistere un concetto diverso di “luoghi” del calcio, anche se il Presidente Della Valle non pare gradire questo paragone soprattutto alla luce dell’atavica rivalità con i bianconeri.

    Ecco, dunque, che Diego Della Valle precisa come la Cittadella Viola ha l’ambizione di diventare – in tre o quattro anni – un modello per il futuro, in un calcio con regole serie, che vengano rispettate.

  • Agnelli a Vinovo per mantenere la giusta rotta

    Agnelli a Vinovo per mantenere la giusta rotta

    Dagli errori del passato si impara. E’ questa la frase che aleggia con più frequenza in quel di Vinovo, quartier generale della nuova Juve del generale Antonio Conte, il martello, come lui stesso ama definirsi.

    Se è vero, dunque, che dagli errori del passato si impara, alla Juve, dalle ultime stagioni, hanno avuto tanto da apprendere, immagazzinando informazioni, e cercando di non ripetere gli stessi sbagli.

    Ecco perchè, dopo la straripante vittoria dell’esordio contro il Parma, con tanto di poker di gol, tripudio del nuovo stadio tutto esaurito, elogi e complimenti, l’ imperativo è quello di mantenere un low profile, senza voli pindarici nè entusiasmi troppo facili.

    Ecco perchè il presidente Andrea Agnelli ha scelto di essere vicino alla squadra nel primo giorno di allenamenti della settimana, salutando mister Conte ed i giocatori, oltre che l’intero staff tecnico, giungendo proprio sul campo principale dove la squadra era già impegnata nell’allenamento quotidiano, insieme al direttore generale Beppe Marotta ed al direttore sportivo Fabio Paratici. Una presenza che si fa sentire, e che – a differenza delle tante visite dello scorso anno alla Juve di Del Neri – non coincide con un momento di particolare difficoltà.

    L’intera dirigenza al completo, dunque, per assisitere ad una seduta di lavoro molto intensa, in cui i ritmi sono stati potenziati approfittando dell’assenza di impegni infrasettimanali, con un’ ora di allunghi e scatti e con partitella finale sette contro sette a campo ridotto. Alla seconda parte della seduta, però, non ha partecipato il Capitano Alex Del Piero, che ha svolto lavoro differenziato e personalizzato su un campo adiacente, con esercizi di dribbling, scatti brevi e tiri in porta.

    Assenti, invece, Vincenzo Iaquinta- che non ha ancora recuperato dall’ infortunio – ed Amauri, ormai separato in casa.

  • Gianfelice Facchetti: “su mio padre, solo calunnie”

    Gianfelice Facchetti: “su mio padre, solo calunnie”

    E’ un periodo di ricordi e di riflessioni per Gianfelice Facchetti, figlio dello scomparso Giacinto, capitano dell’Inter e della Nazionale. Ricordi dolci, che lo hanno ispirato nella stesura del suo libro, “Se no che gente saremmo”, presentato allo spazio Oberdan di Milano, e dedicato proprio allo scomparso papà, dove racconta “le storie che valeva la pena raccontare, salvandone il sale e mettendolo alla luce perchè brillasse”, come lui stesso scrive.

    La storia di un lottatore, in campo e nella vita, ma sempre generoso ed altruista che, anche venti giorni prima di arrendersi al male, rispondeva di non voler mollare, “Sono un lottatore, mi dò da fare”.

    Tutto ciò, dunque, per restituire alla memoria del campione scomparso una dimensione diversa, la giusta considerazione ed il giusto rispetto, sottraendo la sua figura alla gogna mediatica scatenatasi nel post- calciopoli, proteggendolo sì, ma evitando di provare a controllare qualsiasi dettaglio che potesse scalfire il suo ricordo, con la consapevolezza che il mito di Facchetti è, comunque, già al sicuro.

    Nonostante ciò, però, il figlio di Giacinto non si sottrae ad un commento piccato nei confronti di coloro che, nei confronti del padre, hanno costruito solo “falsità e calunnie, provando a montargli addosso una bicicletta ma senza catene e con le ruote sgonfie“.

    La sua corsa, infatti, riferendosi ai suoi anni da dirigente dell’Inter che coincidono con le stagioni immediatamente precedenti allo scoppio dello scandalo di Calciopoli, secondo Giuanfelice Facchetti, è stata sempre “leale e coragggiosa”.

    Alle dichiarazioni di Gianfelice, inoltre, nel corso della presentazione, si sono associati i presenti, quali il presidente Massimo Moratti, il giornalista di fede interista Beppe Severgnini, Marco Tronchetti Provera e Roberto Boninsegna, ex compagno di squadra e, soprattutto, amico che è rimasto vicino a Giacinto Facchetti anche nella sua ultima estate, come rivela il Gianfelice, portandogli spesso in dono, da Mantova, Lambrusco e salame.

  • Rivera, proposta shock “aboliamo il calciomercato”

    Rivera, proposta shock “aboliamo il calciomercato”

    © Wikipedia
    Le provocazioni, spesso, possono scatenare polemiche e strascischi, soprattutto se provengono da uno dei più forti giocatori della Storia del Calcio Italiano, oltre che attuale presidente del settore giovanile e scolastico della Figc: Gianni Rivera. In particolare, il desiderio di Rivera sarebbe quello di abolire il calciomercato così come è inteso oggi, che Rivera definisce “mercato delle vacche”, in cui sono le società – con l’intervento dei procuratori tutto fare, che influenzano ed indirizzano le scelte dei propri assistiti oltre che le società stesse – a dover decidere le sorti di un terzo, accordandosi sulle condizioni contrattuali della cessione, oltre che sulla definizione dell’ingaggio e delle alte condizioni contrattuali. Per Gianni Rivera, invece, sarebbe opportuno agire per modificare lo status quo, come accadde 16 anni fa con la sentenza Bossman che rivoluzionò la situazione preesisitente, ed eliminare il vincolo, così come viene richiesto da tempo dall’Assocalciatori, anche se l’ex campione milanista è consapevole della difficoltà di tale battaglia, in cui ritiene di essere “solo”. Dopo tale significativa frecciata ad effetto, l’analisi di Gianni Rivera prosegue nel definire la problematica di mancanza di competitività del nostro calcio nei confronti di quello europeo ed, in particolar modo, di quello Spagnolo, individuando come principale causa di tale gap la scarsa attenzione delle società ai settori giovanili, che – invece – richiederebbero di essere curati e potenziati, sulla scia delle proposte fin qui avanzate da Arrigo Sacchi e Roberto Baggio. Proposte, appunto: in potere dei vertici della Figc, al fine di invertire la rotta e puntare ad investimenti sui settori giovanili, c’è solo la possibilità di inviare dei messaggi che, però, senza il reale intento e la collaborazione delle società rimarrebbero soltanto parole nel vento.

  • Udinese verso il Rennes con i dubbi Isla e Armero

    Udinese verso il Rennes con i dubbi Isla e Armero

    L’Udinese di Guidolin, dopo l’eliminazione dai preliminari di Champions League, è pronta ad affrontare l’ impegno di Europa League, contro il Rennes, giovedì sera. Un impegno da non sottovalutare – come lo stesso Guidolin ha dichiarato – anche per il poco tempo a disposizione per preparare la gara.

    Guidolin ©Getty Images
    Confermato il modulo 3-5-1-1, per contrastare una squadra dinamica e dal buon potenziale come il Rennes, con qualche cambio, ma senza stravolgere la formazione: i dubbi prinicipali riguardano la presenza di Armero ed Isla, non in perfette condizioni fisiche, che Guidolin preferirebbe preservare per il campionato che, resta, comunque, la competizione principale. Infatti, intorno alla competizione Europea, dopo l’eliminazione dalla Champions, in Friuli non sembra esserci grande interesse da parte del pubblico, e finora la prevendita per la gara di giovedì sera ha fatto registrare solo 4 mila tagliandi venduti. Ecco perchè Guidolin fa appello alla tifoseria per sostenere la sua squadra, che comunque ha la possibilità di far bene in una competizione internazionale, che potrebbe consentire ai tanti giovani bianconeri di acquisire maggiore visibilità anche in chiave mercato, continuando a percorrere la fortunata strada che ha consentito di cedere Sanchez al Barcellona.

  • Lazio turnover per l’Europa League

    Lazio turnover per l’Europa League

    Dopo il buon inizio di stagione, con il pari contro il Milan, la Lazio punta l’attenzione all’ Europa League, in vista dell’ impegno di giovedì sera contro il Vaslui. Una partita da vincere, evitando le disattenzioni che hanno impedito di portare a casa il bottino pieno da San Siro, soprattutto nella fase difensiva, e puntando sulla coppia gol Klose-Cissè, dal potenziale devastante. Che migliorerà ancor di più quando i due avranno affinato l’intesa in zona gol.

    Edy Reja ©Dino Panato/Getty Images
    In vista dell’Europa League, però, il tecnico goriziano ha intenzione di ricorrere al turnover, sostituendo almeno cinque uomini, anche in vista dell’ impegno di campionato con il Genoa. Probabilmente giocherà Marchetti al posto di Bizzarri, Gonzales al posto di Muari, Matuzalem per Brocchi, Diakitè per Biava, Rocchi per Klose. Infatti, l’intento di Reja è che i suoi uomini predispongano una pressione in campo per almeno 60 minuti e, per tal ragione, si necessita di un adeguato ricambio per garantire forze fresche: il tecnico goriziano, però, è fiducioso circa l’ adeguatezza dell’ organico a sua disposizione.

  • Il Novara prima crolla e poi reagisce

    Il Novara prima crolla e poi reagisce

    L’esordio del neo promosso Novara di Tesser, al ritorno in seire A dopo 55 anni, al Bentegodi di Verona contro il Chievo di Mimmo Di Carlo, inizialmene ha rivelato un po’ di timore reverenziale per i piemontesi, emozionati per il tanto agognato ritorno nella massima serie.

    Attilio Tesser ©Dino Panato/Getty Images
    Timori che, però, svaniscono rapidamente, mostrando un’ottima capacità di reazione e buone doti caratteriali, che saranno molto importanti nella lotta per la salvezza. Non era facile, infatti, reagire dopo il 2 a 0 shock, ed invece i piemontesi hanno pareggiato i conti, soprattutto grazie a Morimoto, neo acquisto giunto da Catania, cha ha acceso la luce per il gol del 2 a 1, firmato da Marianini. A pochi minuti dal fischio finale, poi, il definitivo pareggio, siglato da Massimo Paci, anche se l’impresa del Novara è stata agevolata anche dall’espulsione di Sardo che ha lasciato il Chievo in infertiorità numerica e costringendo Di Carlo a correre ai ripari mandando in panchina proprio Pellissier. Ma, il merito principale del Novara è stato quello di non accontentarsi del pari raggiunto, provando con convizione anche a raggiungere il clamoroso vantaggio, sfiorato con Jeda: sarebbe davvero troppo all’esordio, ma è già un gran merito aver tentato. Per i gialloblu clivensi, invece, dalla prima di campionato si evincono due aspetti importanti: la certezza dell’ incisività di Sergio Pellissier, il bomber infallibile, ed in generale della manovra offensiva, soprattutto in contropiede, con una buonissima intesa fra Pellissier e Thereau; di contro, però, è parsa evidente la fragilità del reparto difensivo, troppo distratto in alcune circosanze. Una lacuna da registrare al più presto per garantirsi una stagione serena, navigando in acque tranquille verso la salvezza.

  • Fiorentina: buona la prima. Male il Bologna

    Fiorentina: buona la prima. Male il Bologna

    Buona la prima, per la Viola di mister Sinisa Mihajlovic. Se è vero, come si dice, che chi ben comincia è a metà dell’opera, in riva all’Arno si può – per ora – essere soddisfatti della Fiorentina, che nella gara di ieri con il Bologna si è mostrata determinata ed ordinata, meritando ampiamente il successo per 2 a 0 con reti di Gilardino e Cerci, uno score che avrebbe potuto essere anche più rotondo, date le molte occasioni capitate a Jovetic ed a Cerci che avrebbero potuto fissare il punteggio sul 3 a 0, evitato da alcuni provvidenziali interventi del neo arrivato portiere Gillet.

    Jovetic ©Gabriele Maltinti/Getty Images
    Buone notizie, per i Viola, da parte di Alberto Gilardino, che pare aver iniziato il campionato con il piglio giusto, lasciandosi alle spalle i dissapori estivi, le voci di mercato e le polemiche. Ma anche per Jovetic, il giovane gioiellino montenegrino che rientrava da più di anno, per la precisione 16 mesi, di tribolazioni per infortuni e successive ricadute, ma anche per il giovane Cerci che, se continuerà su questa strada, potrebbe presto ricevere una chiamata dal cittì Prandelli. Il Bologna, invece, è parso in stato confusionale, soprattutto nel secondo tempo, quando ha totalmente subito le iniziative dei padroni di casa, senza provare a reagire in alcun modo, e mostrando ampi limiti soprattutto in fase difensiva, e scarsa lucidità. In avanti, è stato il solo Diamanti a tentare di scuotere i compagni, sfiorando – sul punteggio di 1 a 0 – il pareggio su punizione. L’oblìo, però, con il trascorrere dei minuti, ha avvolto anche le sue iniziative, così come quelle di capitan Di Vaio, insolitamente distratto ed inconcludente: per la squadra di Bisoli c’è ancora tanto da lavorare.

  • Genoa-Atalanta: le pagelle. Moralez, che impatto!

    Genoa-Atalanta: le pagelle. Moralez, che impatto!

    Il pari di Marassi fra Genoa e Atalanta ha visto brillare soprattutto due uomini, uno per parte: Mesto per i rossoblu, autore del definitivo 2 a 2, e Moralez per i nerazzurri, autore di una doppietta, la prima in serie A, che ha rivelato soprattutto un’ottima capacità di inserimento con i dettami di mister Colantuono, ed una buona intesa con il compagno di reparto Denis. Buona prova anche del direttore di gara, Rizzoli della sezione di Bologna, che mantiene la gara con polso sicuro, comminando, però, un’esplusione – forse eccessiva – al genoano Birsa appena entrato in campo.

    Palacio vs Padoin © Valerio Pennicino/Getty Images
    Le pagelle dei giocatori in campo: Genoa: Frey: 6. L’esordio a Marassi lo ha emozionato. Qualche imprecisione, soprattutto in occasione dell’ 1-1 dell’Atalanta. Mesto 7: Ginta, sostanza e lucidità, ma anche furbizia nell’approfittare dell’indecisione della difesa atalantina in occasione del 2 a 2. Bovo: 6. Ci prova con la sua specialità, le punizioni. Riesce a colpire bene, soprattutto nel primo tempo, ma la palla termina di poco alta. Kaladze: 5,5. Impreciso e insicuro in molte circostanze. Al 31′ ha una buona occasione per segnare ma viene respinta da Consigli. Antonelli: 6. Partita sufficiente, senza particolari note. Rossi: 6. Sostanza e quantità, spizza bene di testa, si inserisce, lotta. Indispensabile per il Genoa. Veloso: 6. Inizia con il botto la sua gara, segnando dopo soli sei minuti. Poi, complice anche il caldo, la sua gara perde di intensità. Kucka: 5,5. Fa arrabbiare Malesani per il posizionamento in campo; per il resto, senza acuti Constant: 6. Gara generosa, senza però una particolare incisione Palacio: 6. Troppo isolato in avanti, poco incisivo, ma la sua presenza è comunque importante in campo Pratto: 5. Errori grossolani. Sostituito da Caracciolo, che ha un migliore impatto sulla gara, anche se non segna. Atalanta: Consigli: 6,5. Ottimi interventi, anche decisivi, soprattutto nel secondo tempo. Masiello: 6,5. Grinta e determinazione, non si tira mai indietro Capelli: 6. Prova sufficiente. Lucchini: 5. Incerto e non perfettamente in sintonia con il compagno di reparto Peluso, da cui nasce il 2 a 2 del Genoa Peluso: 5. Come Lucchini, indeciso in molte occasioni. Schelotto: 6,5. Buone iniziative, gara generosa. Cigarini: 6,5. Buon impatto sulla gara, dal suo tiro respinto nasce l’ 1 a 1 dell’Atalanta. Viene sostituito per infortunio. Padoin: 6. Partita di grande sostanza, anche con qualche intervento al limite. Bonaventura: 6.5. E’ la scommessa di mister Colantuono, vinta per oggi. Buon impatto sulla gara e sul campionato, mostra talento e buona capacità di inserirsi nel vivo del gioco. Moralez: 7. In assoluto, il migliore in campo. Autore di una doppietta, sempre nel vivo dell’azione, grande talento, che mostra soprattutto nel primo tempo. Denis: 6.5. Si scopre uomo assist, e non solo bomber di peso. E’ suo l’assist per il gol del provvisorio vantaggio Atalantino, mostra un’ ottima intesa con Moralez.

  • Genoa-Atalanta, pari spettacolo a Marassi. Video

    Genoa-Atalanta, pari spettacolo a Marassi. Video

    Grande attesa a Marassi per l’esordio dei rossoblu di Malesani, impegnati quest’oggi contro l’Atalanta nel debutto stagionale. I 36 gradi del campo Genovese non aiuterebbero le prestazioni atletiche ma, invece, la partita inizia subito con il botto, con uno sprint notevole dei padroni di casa, che già al sesto minuto sono in vantaggio, con il portoghese Veloso, di destro su assist di Palacio.

    Veloso e Moralez protagonisti ©Valerio Pennicino/Getty Images
    L’inizio aggressivo e rapido del Genoa sorprende i bergamaschi che, però, dopo la rete avversaria, provano a riorganizzarsi e ci riescono: solo un minuto dopo, al 7′, giunge il pari dei nerazzurri, con Moralez, al primo gol in serie A, su assist involontario di Cigarini, che si era visto respingere da Frey il suo tiro. Dopo il pari, è l’Atalanta a prendere le redini del gioco, con determinazione e personalità: al 19′ Denis ci prova al volo di sinistro, dando l’illusione del gol, ma la palla finisce fuori di poco. Al 21′, il break del Genoa, che impegna notevolmente Consigli, con Palacio da distanza ravvicinata, su precedente spizzata di testa di Marco Rossi. Al 24′, il neo acquisto Bovo mostra ancora una volta la sua abilità su calcio piazzato: la sua punizione, però, accarezza la traversa. Ma è dell’ Atalanta l’ occasione migliore, con Bonaventura su assist di Schelotto, che da pochi passi dalla porta di Frey non riesce a concludere in rete. Il gol Atalantino, però, è nell’aria: al 43′, grande assist di Denis che manda Moralez da solo di fronte a Sebastian Frey, che viene superato per il provvisorio 2 a 1 dei bergamaschi, frutto di un perfetto contropiede. Il primo tempo, termina, così, fra i fischi sonori di Marassi, di delusione per il primo tempo sottotono della squadra di Malesani. La ripresa, però, inizia meglio per il Genoa, più in partita e più grintoso: al 9′, infatti, giunge il pari rossoblu, 2 a 2, con Giandomenico Mesto che riesce ad approfittare di un’ ingenua incomprensione della difesa nerazzurra, con Lucchini e Peluso in particolare, che non riescono ad evitare l’intervento di Mesto che batte Consigli. Il pari rinvigorisce le ambizioni del Genoa, che prova a realizzare il gol del sorpasso, con buone occasioni che capitano a Kladze, al 31′, e, soprattutto, a Caracciolo al 41′, quando non riesce a realizzare – da breve distanza da Consigli – un gol di testa in apparenza semplice, mandando la palla alta sopra la traversa. Gli ultimi scampoli di gara paiono avere un unico leit-motive: palla lunga per l’Airone Caracciolo, per provare a trovare la sua spizzata vincente. Nei quattro minuti di recupero, la gara si risolve in una serie di contrasti a centrocampo, che portano al 48′ all’espulsione di Birsa, per fallo da dietro, che lascia i rossoblu in dieci. All’ ultimo respiro, a pochi secondi dal fischio finale di Rizzoli, al 95′, clamorosa occasione per Denis, che sbaglia a pochi passi dalla porta di Frey, non approfittando di un perfetto assist di Bonaventura. La gara, così, finisce con un pari che rende merito ad entrambe le squadre: ai nerazzurri per la personalità con cui hanno affrontato il debutto in A, al ritorno, in un campo difficile come il Marassi, imponendosi per lunghi tratti di gara, ed al Genoa, che è stato in grado di recuperare una gara che sembrava stesse sfuggendo di mano. [jwplayer config=”30s” mediaid=”95692″]