Autore: Simona Granieri

  • Catania Genoa 4-0, poker etneo all’ex Marino

    Catania Genoa 4-0, poker etneo all’ex Marino

    Catania Genoa alla vigilia doveva essere la partita dello spettacolo e dei gol, date le caratteristiche offensive delle due formazioni in campo: spettacolare lo è stata, regalando al pubblico ben 4 gol, ma a senso unico, soltano per merito del Catania di Montella, l’aeroplanino che può esultare per la squadra che ha saputo mandare in campo contro l’ex tecnico rossoazzurro, Pasquale Marino, attuale allenatore del Genoa in crisi di identità, in confusione assoluta, soprattutto in difesa.

    Alla vigilia Marino aveva lasciato spazio ai ricordi, ai ringraziamenti nei confronti di Pulvirenti, che “gli diede una Ferrari quando aveva solo il foglio rosa” ma ora, dopo il 4-0 incassato, il tecnico di Marsala probabilmente avrà altro a cui pensare rispetto ai convenevoli. Una sconfitta netta, a trecentosessanta gradi, senza appello.

    I sentori che la gara sarebbe stata tutta a favore del Catania erano ben presenti fin dai minuti iniziali, con il rigore concesso dal direttore di gara per fallo di Birsa su Alejandro Gomez, prontamente trasformato dallo specialsta dei calci da fermo, Lodi, al minuto numero 7, che consente al regista di realizzare il sesto gol in campionato e l’ 1-0 della gara. Il Catania anche dopo il vantaggio continua a macinare gioco, spettacolo ed intensità, mentre il Genoa annaspa in modo assai preoccupante, senza idee nè identità. Al 29′ ci prova Birsa a scuotere il Genoa ma la palla termina a lato. Al 39′, invece, altra occasione per il Catania con Francesco Lodi, che prova il sinistro da fuori area che termina a lato non di molto.

    Nel secondo tempo, il Catania si scatena ancor di più, per non lasciare nulla di intentato e provare a chiudere la gara in sicurezza: al 49′, giunge subito il raddoppio degli etnei, con Pablo Barrientos – uno degli astri nascenti del calcio argentino – che realizza di destro, con un tiro da centro area, il gol del 2-0. Al 51′ ammonizione per il genoano Kaladze e, solo un minuto dopo, al minuto 52, il 3-0 realizzato dai padroni di casa, firmato ancora da Pablo Barrientos, su azione iniziata in contropiede, con passaggio di Bergessio, e l’argentino che realizza con un bel tiro di sinistro da centroarea mandando la palla nell’angolino basso, laddove Frey non potrebbe mai arrivare.

    Il Catania potrebbe amministrare il vantaggio, ma pare non volersi accontentare, continuando a macinare gioco e costruire occasioni da gol: al 62′, giunge il poker firmato da Gonzalo Bergessio, su azione iniziata direttamente dal portiere Tomas Kosicky, con la difesa genoana colpevolmente immobile in questa circostanza. Dopo il 4-0 subìto, il Genoa prova a trovare la reazione di orgoglio per rendere almeno meno pesante il passivo: ci provano Jorquera, Veloso, Zè Eduardo, ma sono soltanto tiri da fuori area, poco velleitari, che non impensieriscono affatto Kosicky. Sul finale, Frey salva il 5-0 su colpo di testa di Bergessio che stava per approfittare dell’ennesima disattenzione della difesa genoana.

    Dopo tre minuti di recupero, la gara termina con il Catania che ottiene tre punti fondamentali per la sua classifica, e la prima vittoria nel 2012, mostrando di avere un altro passo rispetto agli avversari, oltre che – a tratti – gioco spettacolare, in stile Barcellona, con le dovute proporzioni naturalmente. Per il Genoa di Pasquale Marino, oggi privo dell’uomo simbolo del mercato di Gennaio, Alberto Gialrdino fuori per infortunio, le problematiche da affrontare e da risolvere sono ancora tante, considerando l’assoluta confusione e l’assoluta difficoltà, sia in fase offensiva che, soprattutto, in difesa, dove la squadra oggi è parsa distratta e troppo nervosa, con ben cinque ammonizioni rimediate, nella fattispecie quelle di Mesto, Kaladze, Birsa, Biondini, Jankovic.

    Con la vittoria odierna il Catania sale a quota 27 punti in classifica, con due partite da recuperare, mentre il Genoa con questo stop resta fermo a quota 30, con un match da recuperare.

  • Catania Genoa, Marino perde Gilardino

    Catania Genoa, Marino perde Gilardino

    Catania-Genoa, in programma oggi pomeriggio alle ore 15 al Massimino, pare essere una delle poche gare di serie A che verrà risparmiata dalle intemperie: nella città etnea, infatti, non si prevedono particolari problematiche e la temperatura si aggirerà sui 9-10 gradi centigradi.

    Il Catania di Vincenzo Montella è reduce dal completamento della gara con la Roma, mercoledì scorso, portando a casa un pareggio prezioso, ma dovendo fare i conti con l’infortunio grave accorso a Potenza, che lo costringerà a saltare il resto della stagione a causa della lesione al legamento crociato anteriore e a sottoporsi ad intervento chirurgico. Inoltre, Montella dovrà rinunciare anche ai vari Suazo, Campagnolo, Capuano e lo squalificato Bellusci.

    Il Genoa di Pasquale Marino, dopo la vittoria fondamentale ottenuta con la Lazio, prova a continuare il trend positivo al Massimino, puntando a far bene considerando anche il fattore ex che riguarda il tecnico siciliano. Il tecnico, però, dovrà fare a meno di molti indisponibili Antonelli, Bovo e Moretti (di lungo corso) ai quali si è aggiunto anche Alberto Gilardino, che in settimana ha subito uno stiramento al polpaccio che lo costringerà ad uno stop di circa un mese. Inoltre, bisogna tener conto delle assenze di Kucka e Constant, anche se per Marino giunge la buona notizia del recupero di Veloso, che è tornato a disposizione e dovrebbe pertanto scendere in campo dal primo minuto.

    Le probabili formazioni vedranno i seguenti schieramenti. Il Catania scenderà in campo con il modulo 3-5-2, con Carrizo in porta, Legrottaglie, Spolli, Marchese in difesa; Izco, Almiron, Lodi, Gomez, Llama a centrocampo;  Barrientos, Bergessio in avanti. Unico ballottaggio probabile quello fra Biagianti ed Almiron, con quest’ultimo che potrebbe esser lasciato a riposo precauzionale.
    Il Genoa si schiererà, invece, con modulo 4-3-3, con Frey in porta, Mesto, Granqvist, Kaladze, Rossi in difesa; Belluschi, Veloso, Biondini a centrocampo; Jankovic, Palacio e Sculli in avanti.

    Il direttore di gara al Massimino di Catania sarà il signor Giacomelli di Trieste.

  • Scudetto 2006, la Juve ricorre in Appello

    Scudetto 2006, la Juve ricorre in Appello

    In casa Juve, considerando che le vicende di campo non possono esser l’imminente attualità dato il rinvio di Bologna-Juventus causa neve, ci si concentra su questioni di diversa natura guardando al passato, ossia alla funesta stagione 2005-2006, l’ultima con Fabio Capello in panchina, l’ultima con la triade in veste dirigenziale, l’ultima con la Juventus scudettata (29esimo tricolore) prima che scoppiasse lo scandalo Calciopoli e la Signora finisse negli inferi della serie B.

    I bianconeri, però, non hanno ancora chiuso quel capitolo infausto e non lo farà finchè non otterrà giustizia, ed in tal senso ha annunciato che presenterà ricorso alla Corte d’Appello di Roma in merito alla decisione del Tnas, Tribunale Nazionale Arbitrato dello Sport, inerente l’assegnazione dello scudetto 2006, considerando che lo scorso 15 novembre si era dichiarato incompetente in merito all’istanza di revoca dell’assegnazione dello scudetto 2006, titolo finora rimasto all’Inter.

    Di fronte alla chiusura da parte del Tnas, composto dal trio formato dal presidente Angelo Greco e dai due arbitri Dario Buzzelli ed Enrico De Giovanni, che aveva appunto deciso di non pronunciarsi, la Juventus ed i suoi legali hanno deciso di non arrendersi e soprattutto di portare avanti la questione scudetto, per non lasciare nulla di intentato in merito. In tal senso, il ricorso alla Corte d’Appello di Roma che, invece, è tecnicamente competente al fine di accogliere l’impugnazione del lodo del Tnas.

    Così la Juventus prosegue la sua battaglia legale su due strade: da un lato, prosegue con l’esposto al Tar, chiedendo un risarcimento pari a 444 milioni di euro, dall’altro lato si rivolge alla giustizia ordinaria (alla Corte d’Appello) per provare ad ottenere quanto la giustizia sportiva non le ha dato, ossia la revoca dello scudetto 2006 al club nerazzurro. Ora con i ricorso alla Corte d’Appello si presentano due possibili soluzioni: la revoca dello scudetto all’Inter oppure il respingimento del ricorso, con la Juventus – rappresentata dall’avvocato Briamonte – che sarebbe già pronta a ricorrere in Cassazione.

  • Blizzard e neve flegellano la Serie A, urge riforma dei calendari

    Blizzard e neve flegellano la Serie A, urge riforma dei calendari

    Il maltempo è il protagonista di questo inizio di Febbraio, sempre in prima pagina, sempre in apertura nelle edizioni dei telegiornali, fra tormente di neve, automobilisti bloccati per strada, sale troppo fino, treni bloccati, sindaci armati di pala e tuta da sci. Di riflesso, anche il calcio deve chinare il capo al “flagello”, all’ormai noto “blizzard”, che copre sotto la coltre bianca e ghiacciata i campi da calcio e gli spalti, costringendo il dio pallone a fare, una volta tanto, un passo indietro, in nome del celebre detto latino “Ubi maior, minor cessat”.

    Nel gelo polare, chi più di tutti ha da recriminare pare siano quattro club che, nel giro di due settimane, stanno vedendo rinviate tutte le proprie partite in programma: il Parma, la Fiorentina, il Bologna e la Juventus. I bianconeri, in particolare, sono stati costretti a dieci ore di pullman per raggiungere la città di Parma, nell’anticipo originariamente previsto per martedì 31 Gennaio, e poi rimandati indietro a Torino a causa dell’impraticabilità del Tardini in notturna, con un recupero fissato per le ore 18 di mercoledì 15 Gennaio, neve permettendo, considerando che la via Emilia è uno dei territori più copiosamente battuti dalla neve e dal gelo polare.

    Infatti, proprio questa mattina alle 11 si è deciso il rinvio dell’altro match della Via Emilia che riguarda anche la Signora, ossia Bologna-Juventus, originariamente in programma nel posticipo di questa giornata, domenica 12 Febbraio alle 20,45, ed ora rimandato a data da destinarsi, (presumibilemte il 7 Marzo, ma non è ancora ufficiale) perchè pur anticipandola al pomeriggio di domani alle ore 15, non sarebbe stato possibile rendere il terreno di gioco e gli spalti agibili, considerando che sul Dall’Ara è prevista una nevicata abbondante, la neve cade già abbondantemente da oggi, e non sarebbe stato, dunque, possibile assicurare la viabilità, oltre che la sicurezza per tifosi. E’ stata questa la decisione ufficialmente comunicata dal GOS (Gruppo operativo di sicurezza) e che nel giro di due settimane costringe la Juventus ed il Bologna al secondo rinvio: come la Juventus, infatti, anche i rossoblu emiliani dovranno recuperare il match con la Fiorentina, il cui recupero è fissato per la settimana successiva rispetto a Parma-Juventus.

    Oltre a Bologna e Juventus, poi, il maltempo ed i rinvii sembrano essersi accaniti anche su Parma e Fiorentina: il match di domani delle ore 15, in programma al Tardini, infatti, è stato rinviato a data da destinarsi, nonostante il tentativo degli oltre 70 operatori dello stadio parmense che avevano provato a scongiurare il rischio ghiaccio, con getti di acqua calda, teloni e quant’altro: tutto inutile, ha vinto ancora il gelo.

    Alla luce di una tale situazione di disagi e rinvii, accaduta quest’anno in coincidenza con l’eccezionale ondata di freddo, verrebbe spontanea una riflessione circa la necessità di riorganizzare i calendari, tenendo presente proprio il fattore Inverno, così come accade in altri campionati, in cui è previsto un inizio anticipato ed una sosta invernale. La soluzione, però, non è così agevole, perchè necessita di tener conto della particolarità climatica del nostro Paese in cui si presenta una grande eterogeneità a seconda della diversa latitudine. Se nelle regioni del Nord, infatti, potrebbe essere scontato proporre un inizio anticipato a metà Agosto per consentire la sosta invernale, perlomeno nei cosiddetti “giorni della Merla”, al Sud la medesima soluzione non può essere così scontata; basti pensare alle temperature agostane pomeridiane di Palermo, Catania o Lecce per sconsigliare tale opzione: in tal caso, se inizio anticipato dovesse essere, perlomeno sarebbe necessario assicurare che le partite vengano disputate tutte in notturna.

    Il ripensamento e la riforma dei calendari calcisitici, dunque, appare come una priorità da affrontare soprattutto per evitare che i rinvii e gli slittamenti possano in qualche modo condizionare gli esiti sportivi del campionato: in tal senso, basti pensare al fatto che il big match (scontro diretto) fra Milan e Juventus in programma il 25 Febbraio a San Siro, potrebbe andare in scena quasi sicuramente con una classifica solo “potenziale”, in virtù del fatto che la Juventus potrebbe presentarsi al Meazza da capolista ma con almeno una partita da recuperare, quella con il Bologna appunto.

  • Obama elogia Gallinari e Belinelli ma non cita Bargnani. Solo una dimenticanza?

    Obama elogia Gallinari e Belinelli ma non cita Bargnani. Solo una dimenticanza?

    Nei giorni del rinnovato e ritrovato sodalizio fra Stati Uniti ed Italia, suggellato dall’incontro di ieri fra Mario Monti ed Barak Obama, in cui il presidente statunitense si è dichiarato fiducioso sul futuro del nostro Paese, esternando grande approvazione per l’operato del Presidente del Consiglio Italiano, “con la partenza a razzo” e le misure promosse definite “molto efficaci”, appaiono assolutamente attuali le dichiarazioni del presidente a stelle e strisce a proposito di alcuni illustri esponenti del nostro Paese che vivono Oltreoceano, ossia i campioni Nba Gallinari e Belinelli, che Obama – grande appassionato di basket e tifoso dei Tar Heels del Noth Carolina con i quali di tanto in tanto si diletta a giocare – pare apprezzare particolarmente, al punto da voler sottolineare che la loro presenza nell’Nba è un ulteriore elemento a favorire il buon nome dell’Italia negli Usa e che l’ “Italia può esser fiera dei suoi figli e delle sue figlie che ne garantiscono il buon nome“.

    I due campioni, dopo le parole del Presidente, non potevano che definirsi onorati di un siffatto attestato di stima, oltre che emozionati perchè tali parole provengono dall’uomo più potente del mondo, un complimento che vale una vittoria, o forse anche di più. Danilo Gallinari, a tal proposito, sostiene di esser rimasto molto sorpreso dalle parole del Presidente, precisando come siano motivo di grandissimo orgoglio, perchè provengono da un vero esperto di basket, oltre che da un uomo fuori dal comune, che il campione Nba stima moltissimo, per i suoi modi, per la sua umanità, per le sue capacità di colpire dritto al cuore degli interlocutori, con lo “yes we can” del 2008, ma anche con un buon operato, in grado di reggere l’urto di una crisi profonda come quella attuale.

    Un operato che Danilo Gallinari riconfermerebbe alle prossime elezioni se fosse cittadino americano, anche se il suo status privilegiato di stella Nba con un contratto – appena siglato – da 42 milioni di dollari a stagione, lo pone in un ottica sicuramente privilegiata rispetto ad altri osservatori.

    In un clima tanto idilliaco per l’asse Italia-Usa, però, inevitabile chiedersi perchè il presidente Obama, soffermandosi sugli elogi dei due campioni italiani Nba, abbia omesso qualsiasi commento su un altro campione del basket italiano che gioca Oltreoceano, ossia Andrea Bargnani, che nell’Nba è approdato prima di Gallinari e Belinelli, e che attualmente è in forza ai Toronto Raptors, formazione canadese. Secondo un’interpretazione condita da una punta di malignità, l’elogio delle due stelle Nba avrebbe finalità “pre-elettorali”, volendo ricalcare l’immagine del presidente easy, che parla di sport, in maniche di camicia, e che racconta pubblicamente aneddoti curiosi della sua vita privata legati al basket, come la “sfida” a canestro con il suocero prima di chiedergli la mano dell’attuale firs lady Michelle.

    In tal senso, le parole del Presidente Obama sarebbero, dunque, un’abile mossa per ingraziarsi i giudizi degli italiani appassionati di basket, al pari di quanto – proprio negli ultimi giorni – pare stia facendo la first lady Michelle Obama, sempre impegnata a rendere la propria immagine il più vicino possibile alla gente comune, prestandosi a gare di flessioni, tiro alla fune, e corsa con i sacchi, anche in diretta televisiva.

  • Amauri al veleno “Alla Juve comanda Conte”

    Amauri al veleno “Alla Juve comanda Conte”

    Le sue parole sono l’espressione di un giocatore pieno di risentimento e di rancore per i lunghi mesi vissuti da spettatore, fuori dal campo, soffrendo la perdita del posto in squadra, attendendo solo l’arrivo della finestra del mercato invernale per andare altrove. L’altrove per Amauri è stata la Fiorentina, l’occasione di rilancio anche in vista delle convocazioni di Prandelli ad Euro 2012, sperando di poter far sorgere al citì almeno qualche dubbio, in modo da considerare la sua eventuale presenza. E’ questo l’obiettivo dichiarato da parte di Amauri che ha, ora, quattro mesi di tempo per provare a conquistare la fiducia di Prandelli a suon di gol e di prestazioni importanti.

    Fino ad oggi, però, la stagione calcisitica per Amauri non è praticamente iniziata, alla luce delle grandi difficoltà che l’italo-brasiliano ha riscontrato in maglia bianconera, dopo esser ritornato alla “base” dopo l’esperienza (peraltro positiva, ndr) di Parma dello scorso anno. Nella presente stagione juventina non c’era più Gigi Del Neri, diposto a dargli fiducia all’inizio dello scorso anno, bensì il “martello” Antonio Conte, che non ha mai visto di buon occhio l’idea che l’attaccante potesse avere un ruolo nella sua Juventus, costringendolo a sei mesi di partite viste soltanto dal divano di casa, in Tv.

    Ecco, dunque, che lo sfogo odierno di Amauri in merito al suo passato bianconero, è rivolto soprattutto a mister Conte, colui che – a detta di Amauri stesso – “comanda ogni cosa nella Juve“, poichè “tutti, e sottolineo tutti, fanno ogni cosa che decide l’allenatore“: un modo ironico per sottolineare come il potere di Conte, a volte, superi il potere di figure sulla carte gerarchicamente superiori, condizionandone le decisioni e le scelte.

    Un allenatore con il quale il rapporto non è mai decollato, forse anche a causa del rifiuto di Amauri nello scorso mercato estivo ad accettare qualsiasi trasferimento: una decisione maldigerita dal tecnico leccese, che di risposta lo ha escluso praticamente da ogni possibilità di scendere in campo, senza troppe spiegazioni, senza giri di parole, parlando con Amauri soltanto in due occasioni. Sebbene le “responsabilità” di Conte nel divorzio fra Amauri e la Juventus siano notevoli, l’italo-brasiliano nella sua analisi non tralascia un altro elemento importante ed utile a spiegare – dal suo punto di vista – perchè il su percorso in maglia bianconera non sia mai effettivamente decollato. In tal senso, ritiene opportuno sottolineare il fattore “timing”, precisando di esser giunto alla Juventus nel momento sbagliato, quando era in atto una vera e propria rivoluzione, e di esservi tornato (dopo il prestito al Parma, ndr) in concomitanza di un’ulteriore rivoluzione, quella portata proprio da mister Conte in questa stagione.

    Oggi il presente di Amuri è soltanto a tinte Viola, sperando si togliersi al più presto la soddisfazione di tornare ad esultare dopo un gol: finora la piazza di Firenze lo ha accolto molto bene – nonostante il suo passato da bianconero – ed lui vuole ripagare con tanti gol la fiducia e l’affetto che i tifosi gli hanno dimostrato. Il sogno Viola, in questo modo, potrebbe trasformarsi in un sogno Azzurro….

  • Olimpiadi Roma 2020, l’appello dello sport al premier Monti

    Olimpiadi Roma 2020, l’appello dello sport al premier Monti

    Ospitare un’Olimpiade è un evento che cambia il volto di una città, almeno per un decennio, considerando il periodo di preparazione, l’attesa febbrile e gli anni successivi, considerando il fattore “trampolino di lancio” connesso all’evento che, inevitabilmente, rilancia l’immagine della città, attirando turisti, visitatori, rivitalizzandone – di conseguenza – il tessuto economico nei diversi settori come un vero e proprio “volano” di sviluppo.

    Il prossimo mese di Agosto, le Olimpiadi 2012 saranno di scena a Londra, la capitale inglese, ex ombelico del mondo, che ritroverà per un mese circa la centralità di un tempo, con occhi e telecamere puntate su di sè. Un’Olimpiade, quella di Londra, che però racchiude delle tematiche importanti, come quella del rilancio di zone disagiate e periferiche, che dai Giochi riceveranno l’onda lunga delle infrastrutture, della riqualificazione e dello sviluppo.

    Ecco, dunque, che in un momento di depressione economica, crisi profonda, sacrifici e dispoccupazione, l’Italia prova a percorrere la strada Olimpica, riponendo parte delle sue speranze sulla possibile candidatura di Roma per l’edizione Olimpica 2020. In tal senso, ben sessanta atleti azzurri, alcuni in attività, alcuni ormai “a riposo”, si sono riuniti per promuovere la candidatura della capitale italiana. Fra questi, alcuni volti notissimi del mondo del calcio, il romanissimo capitano giallorosso Francesco Totti, il portiere juventino Gigi Buffon, ma anche Valentino Rossi, Juri Chechi, Josefa Idem, Valentina Vezzali, Antonio Rossi, Deborah Compagnoni, Federica Pellegrini, Igor Cassina, Fiona May, Alex Zanardi: all’unisono, infatti, hanno deciso di rivolgere un appello al Presidente del Consiglio Mario Monti affichè sottoscriva ufficialmente la candidatura di Roma per l’organizzazione delle Olimpiadi 2020.

    In particolare, tale appello sarà reso pubblico con un’ampia diffusione di stampa (in forma di pagina pubblicitaria su ben otto quotidiani, tre generalisti, uno economico e quattro sportivi, ndr) soprattutto grazie all’iniziativa della Fondazione “Roma 2020” presieduta da Aurelio Regina. Dopo l’appello rivolto dai sessanta atleti, al coro si unisca anche il sindaco di Roma Gianni Alemanno, negli ultimi giorni nell’occhio del ciclone per le polemiche legate all’emergenza neve nella capitale, che ha accolto positivamente l’iniziativa dei sessanta campioni azzurri, unendosi alla loro richiesta nei confronti del presidente Monti: anche per Alemanno, infatti, l’Olimpiade sarebbe un’ottima occasione di rilancio per l’intero Paese, che potrebbe beneficiare notevolmente del trampolino di lancio olimpico. Non a caso, secondo il sindaco, l’appello rivolto dai sessanta atleti ed ex atleti, è solo un’amplificazione della volontà di tutti gli italiani che vedrebbero in chiave molto positiva la candidatura della città capitolina, per risollevare l’immagine del nostro Paese.

    Oltre al coro degli sportivi e di Alemanno, poi, oggi si aggiunge l’appello del mondo della cultura e dello spettacolo, con 28 illustri esponenti, fra cui i premi Oscar Giuseppe Tornatore ed Ennio Morricone, oltre che Gianni Morandi, Massimo Ranieri, Raoul Bova, Alessandro Gassman, Claudia Gerini, Max Giusti, Carlo Verdone, Valeria Solarino, Riccardo Scamarcio, Enrico Brignano, Carlo Conti, Antonella Clerici, Milly Carlucci, Gigi Proietti, Antonello Vneditti, che provano a persuadere il Presidente Monti sulle note della più celebre canzone italiana di tutti i tempi, ossia “Volare” di Modugno, affinchè l’Olimpiade italiana non sia un “sogno che non ritorni mai più” e consenta all’Italia di tornare, a “Volare”.

  • Polemiche post Milan Juve, Ambrosini “Chiellini ha fatto la spia con Ibra”

    Polemiche post Milan Juve, Ambrosini “Chiellini ha fatto la spia con Ibra”

    La vittoria della Juventus in Coppa Italia contro il Milan, ieri sera a San Siro, ha lasciato strascichi di polemica e di tensione nei rispettivi spogliatoi, soprattutto in seguito alla mini-rissa finale, che ha coinvolto il solito esagitato Ibrahimovic, oltre che il portiere bianconero Marco Storari, il difensore juventino Giorgio Chiellini, il vice di Massimiliano Allegri, Mauro Tassotti, che cercava di proteggere i propri giocatori, il portiere rossonero Marco Amelia ed il centrocampista milanista Massimo Ambrosini.

    Un litigio scaturito da un episodio di campo, sul finire della gara, combattuta e tirata, nella quale si sono alternati momenti di agonismo ed episodi contestati quali la rete annullata a Zlatan Ibrahimovic per il fallo di mano commesso, degno di un pallavolista, oltre che il contestato recupero, di due minuti, eccessivamente ridotto secondo Adriano Galliani.

    L’episodio incriminato, però, dal quale sarebbe nata la tensione in campo, sarebbe stata una palla terminata a fondo campo a seguito di una deviazione del portiere bianconero, anche se lo stesso Storari, interpellato in merito dal direttore di gara, non avrebbe ammesso di aver mandato la palla in calcio d’angolo, in modo da ripartire con una più vantaggiosa rimessa dal fondo campo. A seguito di questo episodio si sarebbe scatenato il nervosismo dello svedese, che ha puntato letteralmente il dito contro il portiere Juventino, con tanto di buffetto, ormai una consuetudine per Zlatan dopo il doppio colpo rimediato appena domenica scorsa al napoletano Aronica e, di riflesso, al compagno di squadra Nocerino che si trovava molto vicino ai due litiganti poichè stava discutendo, lui stesso, con il difensore del Napoli.

    Il giorno dopo l’episodio (e la sconfitta casalinga, ndr) nell’ambiente rossonero il coro dei commenti appare unanime a voler sottolineare, più che altro, la mancanza di sportività dello juventino Chiellini, reo di aver “accusato” in sala stampa Ibra, sottolineandone il comportamento violento (reiterato).

    Ha parlato in tal senso Massimo Ambrosini, definendo le parole di Chiellini “antipatiche e fuori luogo“, anche perchè il difensore toscano ha chiesto ai microfoni l’utilizzo della prova tv nei confronti del gesto compiuto da Ibra, precisando comunque che lo svedese “non ha lasciato occhi neri nè ha ucciso nessuno, ma il gesto dello svedese è stato simile a quello di domenica e, pertanto, dovrebbe essere documentato“.

    Il capitano del Milan ha voluto dipingere Chiellini come “una spia“, piuttosto che far ricadere le giuste responsabilità sul compagno di squadra che, in veste di “totem intoccabile” dev’essere in qualche modo giustificato. L’importanza di Ibra in campo per le sorti del Milan è innegabile, ma non possono i fattori tecnici andare a sopravanzare tutto il resto: è innegabile l’eccessivo nervosismo dello svedese che mostra una palese difficoltà a contenere le sue reazioni e, pertanto, parlare di “accanimento” nei suoi confronti appare contrario ad amore di verità e, comunque, non servirà a cambiare il comportamento troppo spesso arrogante e sopra le righe da parte dello svedese.

    Dopo le tre giornate di squalifica comminategli in campionato, un nuovo episodio, anche se di minore entità in Coppa Italia: Amelia parla di “reazione infantile” da parte della Juventus la quale invece sottolinea la non saldezza di nervi da parte di Zlatan Ibrahimovic.

    Quel che è certo, comunque, è che la semifinale di andata di Coppa Italia di ieri sera a San Siro, è stato solo l’antipasto in clima sfida scudetto, considerando che il prossimo 25 Febbraio San Siro sarà nuovamente “teatro” della sfida fra bianconeri e rossoneri, in cui saranno in palio molto più dei tre punti previsti, ed in cui si giocherà una fetta molto importante del campionato delle due formazioni, che testeranno sul campo, nella sfida diretta, le rispettive ambizioni tricolori, con tutta probabilità senza Ibrahimovic in campo.

  • Borriello perseguitato dalle multe di Belen Rodriguez

    Borriello perseguitato dalle multe di Belen Rodriguez

    Ci sono cose nella vita di una persona che segnano anche dopo che sono terminate: una di queste, nel caso del neo attaccante juventino Marco Borriello, è la relazione con Belen Rodriguez, durata quattro anni circa, prima che la showgirl argentina scegliesse di “naufragare” sull’isola dei famosi, dove conobbe Rossano Rubicondi e, subito dopo, Fabrizio Corona con il quale è attualmente fidanzata.

    Ecco, dunque, che Marco Borriello si trova a dover fare i conti, ancora una volta, con le multe non pagate dalla sua ex fidanzata, alquanto spericolata alla guida della sua Mini ai tempi della loro relazione. Borriello dopo aver trascorso alcuni giorni di relax in Svizzera, tornando in Piemonte è stato fermato nei pressi del confine italo-svizzero a causa dei “carichi pendenti” della sua ex argentina, sulla quale gravavano ben 800 franchi svizzeri, pari a circa 650 euro, di multe non pagate per eccesso di velocità con la sua “Mini Morris”.

    Oltre al danno la beffa per il calciatore partenopeo che non è nuovo a dover sborsare ingenti somme a causa di Belen: tre anni fa, infatti, Borriello dovette pagare ben 6000 euro di multa per le contravvenzioni di Fabrizio Corona, attuale compagno della showgirl argentina. Questa volta Borriello era rimasto realmente incredulo di fronte  a quanto gli agenti svizzeri gli contestavano, sostenendo di non esser stato in Svizzera nel periodo “incriminato” ma, dopo poco, gli agenti hanno spiegato al calciatore che alla guida di quella vettura c’era proprio Belen Rodriguez. Il calciatore, così, per poter tornare a casa serenamente, ha deciso di pagare la sanzione e la multa è stata estinta. Chissà se Belen, almeno, deciderà di ringraziare il suo galante ex ragazzo che, probabilmente, deve aver esaurito la pazienza di fronte al ripetersi di episodi simili.

    E’ proprio vero che certi “amori” non finiscono proprio mai, e lasciano una traccia indelebile….

  • La favola di Giada: esce dal coma ascoltando le parole di Del Piero

    La favola di Giada: esce dal coma ascoltando le parole di Del Piero

    Nella dura realtà quotidiana, di sofferenze e problematiche trasversali, a volte è piacevole soffermarsi a fissare un punto di luce, percependo il calore delle emozioni, immedesimandosi in situazioni che, anche se non si vivono in prima persona, toccano l’animo nel profondo, solleticando i sentimenti più veri, giungendo dritto alle corde del cuore. La storia di Giada, una bambina calabrese di dodici anni appena, di Cerenzia in provincia di Crotone, è uno di questi punti di luce, perchè – come una favola – è una storia a lieto fine, che non può che emozionare chiunque la ascolti.

    Una bambina sfortunata Giada, che, a soli dodici anni, ha dovuto affrontare delle difficoltà che, alla sua età, nessun bambino dovrebbe neppure immaginare: la sorte, però, per la piccola ha riservato una pagina triste, fatta di paura e sgomento per i suoi cari, che hanno visto la loro bambina subire un’emorragia cerebrale, seguita dal ricovero ospedaliero, da un delicato intervento e dal successivo coma farmacologico, indotto dai medici per tentare di mantenere stabili le condizioni della piccola paziente.

    Quasi di un mese di attesa, lunga ed angosciante, dal 22 Gennaio ad oggi, che solo chi ha vissuto sulla propria pelle il dolore per una persona cara in coma può capire: la paura che quegli occhi non si aprano più, la paura che al risveglio nulla darà più come prima, la paura dell’ignoto, di quella dimensione simile al limbo dantesco, in cui la vita sembra realmente appesa ad un filo sottile.

    Un mese di speranza e di preghiere, cercando di aggrapparsi con tutte le forze ai pensieri positivi e rincuoranti, cercando avidamente, nella vita di Giada, nei suoi dolci sogni di bambina, un particolare che potesse, in qualche modo, indurla al risveglio: un particolare che, in tal caso, si chiama Juventus, la squadra del cuore della piccola Giada, ed Alessandro Del Piero, il capitano della Signora, che la bimba considera da sempre il suo idolo, anche grazie alla passione per i colori bianconeri trasmessagli dal suo papà.

    Ecco, dunque, che le speranze della famiglia di Giada si riversano proprio su Alex Del Piero, e sul suo tentativo, tramite un video-messaggio registrato per Giada, di suscitarle – con la sua voce e le sue parole di incoraggiamento nei confronti della bimba – la scintilla determinante per il suo risveglio.

    Il campione bianconero, da sempre esempio di grande sensibilità ed umanità, ha accolto immediatamente la richiesta dei genitori di Giada, ed ha provveduto ad inviarle un video in cui la esortava a riprendersi presto, per poter ritornare a seguire le partite della Juventus ed i suoi gol: come per magia, le dolci parole di Alex hanno acceso uno spiraglio nel tunnel buio ed angusto della sofferenza della piccola, che – ascoltando le parole del suo idolo – ha riaperto gli occhi, risvegliandosi dal coma, accennando un sorriso. Un miracolo, un lampo di luce improvviso e bellissimo.

    Non poteva perdersi un evento così bello, Giada Scalise: non poteva non assistere in modo cosciente al realizzarsi del suo sogno, quello di poter incontrare Alex Del Piero: ora, dopo che il percorso di riabilitazione di Giada sarà completo (la piccola è ricoverata in un centro in provincia di Cosenza, ndr) la piccola potrà accogliere l’invito di Alex a seguire dal vivo un allenamento a Vinovo ed una partita allo Juventus Stadium.

    Il sogno di Giada, comunque, per ora è già diventato realtà nel modo più sorprendente, e la sua storia, dall’incipit tanto triste, è divenuta una favola, con tanto di meraviglioso lieto fine, in perfetto stile “e vissero tutti felici e contenti”, anche grazie all’intervento di un campione e di un uomo speciale, Alessandro Del Piero.

    In ogni caso, auguri di pronta guarigione Giada!