Autore: Simona Granieri

  • Catania – Lazio 1-0, l’aeroplanino vola

    Catania – Lazio 1-0, l’aeroplanino vola

    Catania Lazio era il derby personale di Vincenzo Montella, bomber della Roma per lunghi anni, contro la Lazio di Edi Reja, reduce da una sconfitta con il Bologna nel post- vittoria contro i giallorossi romanisti nel secondo derby stagionale conquistato. L’aeroplanino ha “vendicato” la sua Roma, con una vittoria pesante quanto fondamentale ottenuta dal suo Catania, che compie ancora un passo in avanti in direzione salvezza, superando “quota 40”, ossia la quota tranquillità. Una gara che appariva destinata allo 0 a 0 ma che, invece, con grande pragmaticità e concretezza, il Catania ha saputo condurre in porto, sfruttando l’episodio decisivo della zampata di Nicola Legrottaglie.

    Un risultato importante, dunque, maturato grazie alla rete messa a segno dall’ex centrale di Juventus e Milan, difensore con il vizio del gol, al suo quarto centro stagionale: i rossoazzurri etnei, poi, hanno saputo difendere egregiamente la rete del vantaggio, non rinunciando a creare ancora qualche pericolo all’indirizzo della porta difesa da Marchetti.

    Il Catania di Montella, d’altronde, aveva iniziato la gara ad altissimo ritmo, creando un’azione pericolosa al 12′ con Gomez che prova il colpo di testa; al 35′, poi, altra occasionissima Catania, con Almiron che si invola in area laziale e giunge a tu per tu con Marchetti, riuscendo anche a superarlo, ma poi si trascina la palla fuori dal campo, perdendo l’attimo giusto per mettere la palla in rete.

    Nicola Legrottaglie | © Maurizio Lagana/Getty Images

    La Lazio cresce sul finire della prima frazione di gioco, con un pericolo creato da Dias con colpo di testa, anche se la posizione del laziale era già stata giudicata irregolare dal direttore di gara Romeo. La ripresa si apre con altri pericoli di marca Laziale, con il tiro di Hernanes neutralizzato da Carrizo, e poi con l’iniziativa di Klose lanciato da Ledesma, e poi ancora Klose al minuto 71 che non riesce a sfruttare la situazione creata, nonostante l’uscita di Carrizo. All’ 80′, poi, giunge la svolta della gara, con il tiro di Nicola Legrottaglie che sbuca alle spalle di un distratto Biava e realizza di piattone destro, di controbalzo, l’ 1 a 0 sugli sviluppi del calcio d’angolo battuto da Lodi.

    Nonostante la gara sembra indirizzata ad un successo dei catanesi, all’ 89′ giunge un clamoroso brivido per la squadra di Montella, con Lodi che sfiora l’autogol di testa, colpendo il palo sugli sviluppi di un cross del laziale Mauri. La Lazio si innervoscisce, ma non riesce più a creare pericoli neppure nei cinque minuti di recupero concessi dall’arbitro, solo molta confusione e nervosismo, con il tecnico Edi Reja che rimedia anche un’espulsione per proteste nei confronti del direttore di gara.

    La gara termina, così, con l’ 1 a 0 dei catanesi, che salgono a 41 punti, al pari di Roma (con una gara in meno, ndr) ed Inter  al settimo posto in classifica e, dunque, a pieno diritto in zona Europa League, laddove ad inizio stagione sembrava assolutamente un’ utopia potersi trovare a questo punto della stagione. La Lazio, invece, dopo la seconda sconfitta consecutiva ha fallito la prova di maturità, ossia quel salto di qualità che chiedeva Reja per poter compiere un balzo importante in chiave lotta Champions League, mostrandosi troppo spenta e sottotono, sia nella testa che nelle gambe.

  • Catania Lazio: probabili formazioni. Rientrano Almiron e Brocchi

    Catania Lazio: probabili formazioni. Rientrano Almiron e Brocchi

    Test importante per gli uomini di Vincenzo Montella, impegnati domani al Massimino contro la Lazio terza in classifica di Edi Reja: una partita importante Catania Lazio per testare le condizioni delle due squadre, reduci da periodi differenti. I Catanesi, infatti, hanno vinto la scorsa partita interna contro la Fiorentina, mostrando autorevolezza e sicurezza, riuscendo a condurre in porto un match non facile contro un’avversaria molto motivata. Eppure, una settimana fa, è bastato il rigore di Lodi per regalare agli uomini di Montella i tre punti, che hanno significato un importante passo in avanti in chiave salvezza.

    Vincenzo Montella | © Gabriele Maltinti/Getty Images

    Nonostante ciò, però, l’ex aeroplanino continua a volare basso, per mantenere i suoi con i piedi per terra, affinchè non smarriscano la giusta concentrazione nel momento topico della stagione, nonostante i 38 punti in classifica gli consentirebbero di dormire sonni tranquilli.

    La Lazio di Reja, invece, dopo la sbornia della vittoria nel Derby con la Roma, ha subito un brutto colpo d’arresto nello scorso turno di campionato, con la sconfitta interna contro il Bologna per 1 a 3, che ha ridimensionato le ambizioni di vertice: per ora, però, i biancocelesti sono terzi in classifica con 48 punti ed hanno tutte le possibilità di difendere tale posizione dagli attacchi delle altre pretendenti, Napoli e Udinese in primis.

    Per quanto riguarda le questioni di campo, in casa Catania buone notizie per Montella, che recupera uno dei perni del suo centrocampo, Almiron, che rientra dalla squalifica. Probabile, invece, l’assenza di Motta, che è alle prese con problemi muscolari, che potrebbero indurre Montella a decidere di non rischiarlo e sostituirlo con Bellusci. Il Catania, dunque, si dovrebbe schierare con il modulo 4-3-3 con Carrizo in porta, Bellusci, Legrottaglie, Spolli, Marchese in difesa; Izco, Lodi, Almiron a centrocampo; Barrientos,  Bergessio e Gomez in avanti.

    In casa Lazio, invece, rientrano dalla squalifica Biava e Brocchi, mentre scontano lo stop Matuzalem e Gonzales: dunque Reja potrebbe schierare il modulo 4-2-3-1 con Marchetti fra i pali, Scaloni, Biava, Dias, Zauri in difesa; Ledesma, Brocchi a formare la diga di centrocampo; Candreva, Hernanes,  Mauri e come unica punta il tedesco Klose.

    Catania Lazio: probabili formazioni

    Catania (4-3-3): Carrizo; Bellusci, Legrottaglie, Spolli,  Marchese; Izco, Lodi, Almiron; Barrientos, Bergessio, Gomez. A  disposizione: Kosicky, Capuano, Llama, Seymour, Ricchiuti, Catellani, Ebagua. All. Montella

    Lazio (4-2-3-1): Marchetti; Scaloni, Biava, Dias, Zauri; Ledesma, Brocchi; Candreva, Hernanes,  Mauri; Klose. A disposizione: Bizzarri, Radu, Diakitè, Cana,  Konko, Alfaro, Kozak. All. Reja

    Al Massimino di Catania arbitrerà il signor Romeo.

  • No agli stage della Nazionale: colpo basso a Prandelli

    No agli stage della Nazionale: colpo basso a Prandelli

    Decisione unanime da parte dei presidenti dei venti club di serie A che hanno respinto categoricamente la richiesta avanzata da parte di Cesare Prandelli di poter realizzare degli stage a Coverciano insieme ai suoi calciatori della Nazionale, per averli a disposizione per due giorni, nel mese di Aprile in prossimità delle semifinali di Champions (in tal caso i giocatori del Milan, se fossero ancora in corsa sarebbero comunque esentati, ndr) in modo da lavorare insieme, compattare il gruppo e preparare al meglio il prossimo impegno Europeo in Polonia ed Ucraina.

    Un no secco, che ricalca ancora una volta l’ egoismo da parte dei club, e la loro chiusura nei confronti delle richieste avanzate da parte della Nazionale, nonostante il ct Prandelli abbia comunque cercato, in ogni occasione, di sottolineare l’ importanza della collaborazione con i club di appartenenza.

    Cesare Prandelli ©Claudio Villa/Getty Images

    Gli impegni della Nazionale durante il campionato sono considerati come un vero e proprio fastidio per i club, che – stando alle parole del Presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis – non hanno mai avuto piacere di “concedere” i propri calciatori alla Nazionale per le partite amichevoli (peraltro rare, ndr) durante la stagione, temendo sempre che quegli impegni “indesiderati” potessero comportare qualche infortunio di troppo, o anche solo qualche acciacco ai propri uomini.

    Uno schiaffo pesante nei confronti di Cesare Prandelli, che teneva tanto alla possibilità di realizzare tali stages, considerando che la proposta è stata una sua personale iniziativa: una sconfitta personale, dunque, che rischia di incrinare e compromettere il suo futuro da cittì, nonostante il suo contratto con la Figc scada nel 2014.

    Inoltre, Prandelli ha sempre ribadito di “sentirsi uomo di campo” e, dunque, se dovessero venir meno i presupposti per restare alla guida della Nazionale, non gli dispiacerebbe andare ad allenare un grande club ed, in particolare, la sua amata “Signora”, ossia la Juventus. Una concreta possibilità, almeno per il futuro, anche se per ora sarebbe meglio evitare di turbare il cittì, considerando l’importanza dell’imminente impegno Europeo. In tale direzione dovrebbe andare il comportamento dei club di serie A, superando le logiche del solo interesse “personale” per creare delle “sinergie che permettano di realizzare l’interesse del calcio italiano”, così come ha sottolineato quest’ oggi lo stesso presidente del Coni Gianni Petrucci.

     

  • Auguri Trapattoni, 73 anni e non sentirli

    Auguri Trapattoni, 73 anni e non sentirli

    73 anni e non sentirli: oggi, 17 Marzo, Giovanni Trapattoni spegne settantatre candeline, proprio nel giorno in cui si celebra anche la chiusura dei festeggiamenti per il 150 esimo anniversario dell’ unità d’Italia. Sarà un caso, ma è curioso pensare che uno come lui, che ha rappresentato e rappresenta tanto per il calcio italiano, sia nato in un giorno “storico” per il nostro Paese. Un monumento, il Trap, con la sua leggerezza, le sue battute, la sua sagacia nel trovare il lato positivo in ogni situazione. Un vincente, negli anni dei trionfi in bianconero, e poi anche in nerazzurro – l’ultimo scudetto prima dell’epopea Mancini e Mourinho del post-Calciopoli – per finire con l’esperienza tedesca, al Bayern Monaco, in compagnia di Strunz, che lui stesso ha contribuito a rendere celebre con l’esilarante conferenza stampa che lo ha visto protagonista.

    Ancora, come non ricodare la parentesi Azzurra, alla guida della Nazionale maggiore, nell’edizione dei Mondiali Nippo-Coreani del 2002, e poi agli Europei portoghesi del 2004: due esperienze di certo non brillanti, nonostante il gruppo lo seguisse in modo compatto, nelle quali non ha raccolto i frutti che tutti si auguravano, anche a causa di episodi sfortunati, come la presenza dell’ ormai celebre arbitro Ecuadoreno Moreno, che contribuì notevolmente all’eliminazione del Trap e degli Azzurri contro la Corea del Sud negli ottavi di finale. Dell’esperienza Azzurra del “Giuanìn”, come lo chiamano i suoi storici amici milanesi, non si possono non ricordare i suoi riti scaramantici nel pre-partita, dall’acqua santa, all’asciugamano porta fortuna, oltre che la sua gestualità e le sue interviste spesso esilaranti, sulla scia di “non dire gatto se non ce l’hai nel sacco”.

    Giovanni Trapattoni | © Getty Images

    Esilarante il “personaggio Trap”, ironico e brillante, così come è straordinaria la sua professionalità, la dedizione, ed il suo attaccamento al lavoro, alla sua passione più grande: sono state queste motivazioni a spingerlo ad accettare l’incarico di ct della Nazionale Irlandese, prossima avversaria degli Azzurri nel girone eliminatorio degli Europei.

    Un’esperienza iniziata prima dei Mondiali 2010, caratterizzata dalla sfortunata (e scandalosa, ndr) eliminazione contro la Francia negli spareggi di qualificazione, e proseguita proprio in vista dei prossimi Europei in Polonia ed Ucraina. In quella circostanza, Trap sarà un avversario ostico e non farà sconti a nessuno: uno come lui non ci sta mai a perdere, ancor di più contro i suoi connazionali.

    Nonostante sia un prossimo avversario della nostra Nazionale, però, non è possibile considerarlo realmente in quanto tale, almeno per oggi: dunque, tanti auguri di buon compleanno grande Trap!

  • Duro colpo per Abidal: serve un trapianto al fegato

    Duro colpo per Abidal: serve un trapianto al fegato

    La sua storia aveva commosso tutto il mondo del calcio, rimasto impressionato dalla sua tenacia e dalla sua forza d’animo, oltre che dal suo coraggio e dalla volontà di lottare contro quel male infido che spesso non lascia scampo. E’ il caso di Eric Abidal, 32 anni, difensore francese del Barcellona, che lo scorso anno lottò contro il tumore al fegato e lo sconfisse. Non basta, però: a distanza di soli 47 giorni dall’intervento chirurgico cui si sottopose, Eric Abidal tornò in campo, quasi come se nulla fosse accaduto, desiderando solo ritornare alla normalità, alla routine fatta di allenamenti quotidiani e partite. Un recupero lampo, simile a quelli cui i calciatori sono abituati, in occasione dei normali infortuni di gioco, che fece quasi gridare al miracolo.

    Un ritorno in campo fortunato, premiato dai trionfi della sua squadra, con la conquista della scorsa Champions League e della Liga Spagnola, con Eric che tornò in campo proprio durante la semifinale di Champions, e che, allo stadio di Wembley nella finale disputata dal Barca contro il Manchester United, ebbe l’onore di sollevare al cielo inglese la coppa dalle grandi orecchie, il trofeo più importante e più ambito d’Europa, a simboleggiare il raggiungimento della vittoria più importante e più bella: un modo in più per dimostrare al mondo intero che lui ce l’aveva fatta, ed aveva vinto la battaglia più grande. 

    Immagini intense e commoventi che, oggi 15 Marzo 2012, ad un anno esatto dal giorno in cui il club blaugrana comunicò tramite il suo sito web la notizia del male che aveva colpito Abidal, sembrano offuscarsi, a causa di un’ulteriore notizia negativa circa le condizioni del difensore francese.

    Il Barcellona, infatti, ha comunicato ufficialmente che “nelle prossime settimane il giocatore sarà sottoposto a trapianto di fegato, data l’evoluzione del suo processo epatico”, precisando, poi, che ” il trapianto era una possibilità già indicata sin dall’inizio del suo trattamento iniziato circa un anno fa”. Inoltre, il club blaugrana nel medesimo comunicato sollecita tutti al massimo rispetto della privacy del giocatore, rispondendo ad un preciso ed espresso desiderio di Abidal.

    Nello spogliatoio blaugrana il clima è stato, naturalmente, scosso dalla notizia della nuova operazione cui Eric Abidal dovrà sottoporsi, ed è stato lo stesso Pep Guardiola a comunicare la notizia dell’intervento imminente ai suoi giocatore: pare, però, che molti di loro fossero già a conoscenza della circostanza. In ogni caso i compagni di squadra staranno vicini ad Abidal, così come fecero lo scorso anno. A tal proposito, è stato lo stesso capitan Puyol a voler “fotografare” lo stato d’animo dello spogliatoio: “Lo spogliatoio è scosso, ma è Eric stesso a darci fiducia, perchè è già passato per una cosa così, e questi eventi ti rendono più forte”.

    Un colpo molto duro, una spiacevole sorpresa – così come l’ha definita ancora il capitano del Barcellona – ma dalla quale Abidal si riprenderà, lottando con la stessa determinazione dello scorso anno, forte come una roccia: è una speranza, un augurio, un auspicio. Come ha sottolineato Carles Puyol, “la cosa più importante è che recuperi bene”: forza Eric Abidal!

  • Addio tessera del tifoso, arriva la fidelity card

    Addio tessera del tifoso, arriva la fidelity card

    “Addio alla tessera del tifoso“, ormai è ufficiale, così come annunciato dal direttore generale della Figc Antonello Valentini. Una decisione – boomerang che ha sortito i suoi effetti e, principalmente, diverse reazioni, anche accese, da parte del mondo politico. In particolare, in merito al provvedimento deciso dal Ministro Anna Maria Cancellieri, la reazione più dura è stata da parte della Lega Nord, in riferimento al fatto che la tessera del tifoso era stata una “creatura” dell’ ex Ministro dell’Interno, il leghista Roberto Maroni. L’interpretazione fornita dalla Lega Nord, infatti, va nella direzione di intendere il provvedimento come una sconfitta per i tutti i tifosi onesti, ossia per coloro che vanno allo stadio solo per assistere alle partite e non per “menare le mani”.

    La Lega, poi, rincara la dose affondando il colpo contro la Roma, la squadra di cui il Ministro Cancellieri è tifosa, sostenendo che con tale provvedimento hanno vinto i club “che non hanno mai voluto accettare le regole”. Una polemica “politica” e territoriale, dunque, che risponde solo parzialmente al vero ed, anzi, rischia di confondere le acque e di far perdere di vista l’essenza del cambiamento: la tessera del tifoso, infatti, piuttosto che “sparire” cambia nome, trasformandosi in fidelity card.

    Roberto Maroni

    Nella sostanza, infatti, i cambiamenti non sono affatto radicali: i club adopereranno la fidelity card per tentare, come suggerisce la parola stessa, di fidelizzare i tifosi ed incrementare il loro senso di appartenenza all’interno delle logiche del club. La tessera del tifoso, com’era finora stata intesa, rimarrà obbligatoria per le trasferte e gli abbonamenti, oltre che rispondere alla Questura on line; le “fidelity” proporranno ancora la possibilità di concedere sconti, voucher per le gare casalinghe e carnet di biglietti a prezzo scontato per i possessori e nei confronto di coloro ai quali fa da “garante”. Inoltre, sarà ancora possibile mantenere le promozioni di tipo “1+1”, garantendo la possibilità ai possessori di tessera di recarsi in trasferta insieme ad un non possessore, così come accadeva già con alcune fidelity di livello elevato proposte dai club. Nella sostanza, dunque, il provvedimento può essere considerato come un cambiamento di ottica: non più una tessera di polizia, che ha come finalità principale l’esigenza di schedare i tifosi, e che, pertanto, è sempre stata contestata dai gruppi ultras, ma una tessera orientata al tifoso, con l’obiettivo di garantirgli servizi aggiuntivi,sulla scia di quanto accade già da tempo in altri campionati, come la Premier league inglese o la Liga spagnola.

    In tal senso, dunque, facendo leva sull’aspetto fidelizzazione si vuol rendere maggiormente “appetibile” il tesseramento, rendendolo una scelta volontaria e non solo una necessità di possesso per poter sottoscrivere un abbonamento o per poter seguire la propria squadra in trasferta. Il passaggio da tessera del tifoso a “fidelity”, dunque, è una vera e propria evoluzione, così come ha sostenuto il capo della polizia Manganelli, ritenendo che la fidelity possa andare a rafforzare il rapporto fra tifosi e club di appartenenza, andando a responsabilizzare i tifosi stessi, ricalcando il modello di “Vivo Azzurro”, la tessera rivolta ai tifosi della Nazionale.

    La tessera del tifoso, come ha sostenuto il vicecapo dell’Osservatorio Roberto Massucci, “ha dato risultati straordinari”, ora, però, è tempo che vada già in pensione, dopo due stagioni di attività: più che di pensionamento, però, è più corretto parlare di restilyng, dato che – come detto – cambierà più la forma che la reale sostanza.

  • La Juventus alla prova d’appello Amauri è in agguato

    La Juventus alla prova d’appello Amauri è in agguato

    Il momento in casa Juventus è molto delicato, probabilmente il più delicato della stagione: la squadra di Antonio Conte, infatti, è giunta in prossimità di un bivio, fra il paradiso e il purgatorio (parlare d’inferno dopo le disastrose annate scorse sarebbe ingiusto, ndr), una doppia diramazione che, però, non è ben segnalata, un cartello stradale simile a quelli delle stradine di montagna, fra tornanti e curve pericolose. Un cartello che ci si trova davanti d’improvviso, nonostante si pensi che la strada sia ormai un rettilineo tranquillo, da percorrere a velocità di crociera.

    Invece, per la formazione bianconera le difficoltà sono giunte inaspettatamente, dopo un girone d’andata quasi perfetto, da campioni d’inverno, senza sconfitte (l’imbattibilità perdura ancora, ndr), con una difesa imperforabile, ed un grande rendimento dei centrocampisti, soprattutto Simone Pepe e Claudio Marchisio, oltre che Andrea Pirlo, il faro illuminante per eccellenza. Un rendimento che ha mascherato i difettucci che esistevano già, ma che ora sembrano più evidenti. Il problema della Juventus è il gol, ossia la fase realizzativa: gli uomini di valore non mancano di certo, Vucinic, Matri, Borriello, Quagliarella e Del Piero formano un quintetto di tutto rispetto, ma ciò che manca è il finalizzatore rapace, quello con l’istinto del gol, sempre in agguato sottoporta, pronto a sbloccare anche le partite che sembrano destinate allo 0 a 0.

    Altro elemento mancante, poi, è il fattore “F” o “C” che dir si voglia, ossia la buonasorte, elemento imprescindibile per aver successo nella vita come nel calcio: tre pali colpiti in un unica partita, contro il Genoa, non possono essere spiegati in altro modo, se non catalogati come “sfortuna”. Degli episodi arbitrali dubbi si è già ampiamente parlato e, naturalmente, anche tale fattore riveste la sua importanza nel computo delle problematiche bianconere: di certo, se fosse stato concesso qualche rigore in più (giusto, ndr) la Juventus avrebbe collezionato qualche vittoria in più e qualche pareggio in meno; invece, la “pareggite” è una malattia difficile da debellare, oltre che fastidiosa per le conseguenze che comporta.

    Antonio Conte | © FABIO MUZZI/AFP/Getty Images

    Una malattia curabile, però: l’occasione per tentare di superare la problematica è il prossimo impegno contro la Fiorentina, sabato sera allo Stadio Franchi, un campo non di certo semplice per rilanciarsi, considerando l’atavica rivalità fra i Viola ed i bianconeri e, soprattutto, considerando che la già rimaneggiata difesa bianconera dovrà vedersela con un attaccante particolarmente motivato a far gol, nel tentativo di sbloccarsi dal lungo digiuno, proprio contro la sua ex squadra. Amauri, infatti, ha già annunciato che nella gara contro la Juventus “darà tutto” e c’è da crederci, considerando quante volte l’italo-brasiliano aveva già annunciato di essere intenzionato “a togliersi qualche sassolino dalle scarpe“, ritenendo di non esser stato tutelato a sufficienza dal club bianconero (che quest’anno prima del trasferimento a Firenze lo aveva di fatto messo fuori rosa, ndr), mostrando una neppur troppo velata soddisfazione per i problemi riscontrati dalla Juventus in fase realizzativa: un po’ a voler dire “il problema non ero solo io”.

    La gara di sabato sera, dunque, rischia d’essere una prova decisiva per la Juventus, oltre che un’opportunità di riscatto, ma bisognerà necessariamente effettuare un cambio di rotta, se non altro nel risultato finale. Un risultato diverso dalla vittoria, infatti, significherebbe rinunciare ai sogni di gloria.

  • Catania – Fiorentina 1-0: le pagelle

    Catania – Fiorentina 1-0: le pagelle

    Catania Fiorentina termina con una vittoria degli etnei, cinici e bravi a realizzare il gol del vantaggio su calcio di rigore e, poi, a difenderlo dagli attacchi di una Fiorentina grintosa e determinata, soprattutto nella parte centrale del primo tempo, quando è Carrizo, il portiere del Catania, a superarsi in diverse occasioni, in cui sono i suoi interventi a salvare il risultato. Il portiere del Catania, dunque, è stato il migliore in campo della gara, così come è stato preziosissimo l’apporto di Francesco Lodi, freddo realizzatore del calcio di rigore che ha regalato la vittoria alla squadra, portandolo a segnare l’ ottavo gol in campionato, il sesto su calcio di rigore. La Fiorentina, invece, è stata generosa ed ha creato qualche buon pericolo in avanti, con Amauri, Cerci e Vargas, ma non è riuscita ad incidere.

    Le pagelle di Catania Fiorentina:

    Catania:

    Carrizo 7.5 Il migliore in campo, determinante soprattutto nel primo tempo con i suoi interventi: doppio intervento in quindici secondi su Lazzari e Cerci, da applausi

    Motta 6 Buona gara, concentrato in difesa e propositivo in avanti. Alla distanza, però, patisce la presenza di Vargas. Esce al 64′ per acciacco e viene sostituito da Spolli, che dà un ottimo contributo alla gara

    Legrottaglie 6.5 Gara di grande attenzione e sicurezza al centro della difesa, si rivela attento e concentrato in ogni occasione

    Bellusci 5 Da centrale compie qualche leggerezza assolutamente evitabile, fa bene Montella a spostarlo sulla corsia laterale, dove pare maggiormente a suo agio.

    Marchese 6 Gara sufficiente, ma in alcune occasioni mostra di soffrire eccessivamente la presenza di Cerci

    Izco 6.5 Grande grinta e determinazione, generosità e movimento: ottima prestazione a centrocampo

    Lodi 7 Attento in difesa salvando il risultato sulla linea su tiro di Amauri al 27′, poi si rivela prezioso in fase di impostazione e precisissimo nel tiro dal dischetto, che vale il gol-partita

    Seymoour 6 In campo al posto di Almiron, gioca la gara in maniera sufficiente

    Gomez 6 Probabilmente un po’ sottotono fisicamente, ma è comunque molto generoso come sempre: un elemento prezioso come al solito per il gioco del Catania

    Bergessio 6 Qualche errore di precisione sottoporta, poi si fa perdonare procurandosi il calcio di rigore realizzato da Lodi

    Barrientos 5 Oggi delude, troppo distratto e poco incisivo

    Catania vittorioso contro la Fiorentina | © Maurizio Lagana/Getty Images

    Fiorentina:

    Boruc 6 Una buona prestazione, attento e reattivo: nulla può sul rigore realizzato da Lodi

    Pasqual 6 In difesa soffre un po’, compensa con una qualche propulsione in fase di spinta

    Natali 6 Gara sufficiente, non concede molto agli attacchi del Catania

    Gamberini 4 Disastrosa la sua lettura della dinamica dell’azione che porta al calcio di rigore: le sue responsabilità sono più che evidenti

    Cassani 6 Prestazione sufficiente, non demerita complessivamente

    Vargas 6 Prova qualche incursione, ma da lui ci si aspetterebbe molto di più

    Montolivo 6 Insolitamente, più quantità che qualità: non incide molto

    Olivera 5.5 Discontinuo, distratto e poco lucido: sostituito da Kharja

    Cerci 6 E’ in partita, con buone sortite offensive, assist per Amauri e tentativi di tiri in porta: per sua sfortuna, però, pecca in termini di concretezza sottoporta, soprattutto nell’occasione del pallonetto neutralizzato da Carrizo

    Lazzari 5.5 Anche li a corrente alternata, nel secondo tempo esce dalla partita e, poi, viene sostituito da Marchionni

    Amauri 5.5 Lotta e prova a segnare: non ci riesce ma apppare in crescita

     

     

     

  • La Juventus in silenzio stampa: “parlino gli episodi”

    La Juventus in silenzio stampa: “parlino gli episodi”

    In queste occasioni, in cui la rabbia ed il rammarico per il risultato pieno non raggiunto sono i sentimenti predominanti, rimanere lucidi può essere difficile. Lo disse lo stesso Antonio Conte, dopo il suo sfogo seguito al pareggio fra Parma e Juventus, che gli aveva lasciato troppo amaro in bocca per come era maturato. Errori arbitrali, sviste, polemiche: cui seguirono ulteriori polemiche, critiche, attacchi frontali, non serenità.

    Ed ancora, la super sfida Milan-Juventus a San Siro terminata con un pareggio e tante polemiche, sospetti e veleni, non contribuì a rasserenare il clima, ma, al contrario, portò ad un muro contro muro, con gli episodi del gol annullato a Muntari e del gol negato a Matri riproposti alla moviola da ogni angolazione possibile ed immaginabile.

    Da allora, però, la Juventus sembra aver perso la serenità in campo, malata di “pareggite” come si è detto, troppo nervosa. A torto o a ragione? Il punto focale è questo sicuramente: può essere preferebile “buttare acqua sul fuoco” come si suol dire, per dare maggiore tranquillità allo spogliatoio e non caricare i giocatori di eccessive responsabilità, soprattutto considerando che non tutto il gruppo bianconero vanta grande esperienza in termini di stagioni al vertice e, dunque, potrebbe patire l’eccessiva pressione.

    La partita della Juventus contro il Genoa | © Gabriele Maltinti/Getty Images

    Il problema principale della Juventus, dunque, non sono gli arbitraggi ma sono i gol che non arrivano, nonostante un gioco ben manovrato, armonico e dinamico; nonostante un grande cuore che consente di sopperire alle diffocoltà ed agli infortuni, riuscendo ad assemblare una difesa solida anche nell’assoluta emergenza, con l’inedita coppia di centrali difensivi Caceres-Vidal, che non ha comunque sfigurato affatto. Se la difesa continua ad esser solida, dunque, il problema principale, è la difficoltà realizzativa, quel cinismo in zona gol che consenta di concretizzare la generosità mostrata, anche se i tre pali colpiti oggi contro il Genoa fanno pensare ad una sfortuna nera, che fa la sua parte. Difficoltà eccessive, però, mostrate soprattutto contro le piccole squadre, contro le quali la Juventus pare trovarsi in un limbo dantesco, impantanandosi su se stessa, senza vincere nè perdere: un passetto alla volta, però, non si va molto lontano, questo è certo.

    I problemi della Juventus, dunque, sono prettamente legati alle questioni “di campo”, ed Antonio Conte lo sa bene: un allenatore sempre “sul pezzo” come lui non può sottovalutare i segnali che gli giungono sempre più insistentemente. Tuttavia, sarebbe sbagliato non considerare affatto il fattore arbitrale, facendo finta che l’errore compiuto sia stato irrilevante ai fini del risultato. Il gol annullato a Pepe (regolare) contro il Genoa avrebbe potuto portare i tre punti alla squadra bianconera, evitando l’allungo del Milan in classifica. Il condizionale, naturalmente, è d’obbligo, ma in una gara letteralmente “comandata” dal club bianconero viene da pensare che, se il vantaggio fosse arrivato, avrebbe portato, poi, la vittoria: l’episodio in questione era un fuorigioco sicuramente difficile da interpretare, ma che, proprio perchè tanto dubbio, non avrebbe dovuto esser fischiato, perlomeno attenendosi alle indicazioni ufficiali dei vertici arbitrali, che in questi casi raccomandano “nel dubbio, lasciar correre”.

    Così non è stato, ancora una volta, e la Juventus quest’ oggi ha deciso di reagire con il silenzio stampa, affinchè siano “solo gli episodi a parlare”, come recita il comunicato ufficiale emesso. Il silenzio è una forma civile di protesta e, soprattutto, lascia il tempo per riflettere: in un momento tanto delicato della stagione, sarebbe bene che tutti compissero una profonda riflessione, classe arbitrale compresa.

     

  • Catania – Fiorentina 1-0, Lodi risolve su rigore

    Catania – Fiorentina 1-0, Lodi risolve su rigore

    Catania Fiorentina al Massimino è una partita importante per il rilancio delle ambizioni degli ospiti, che vogliono cercare di ben figurare in trasferta, contro un avversario in forma e che esprime il meglio di se soprattutto fra le mura amiche, mentre i padroni di casa vogliono conquistare punti importanti in chiave salvezza, per poter giungere in maniera tranquilla al finale di stagione, considerando che – come sosteneva anche mister Vincenzo Montella alla vigilia – “la salvezza non è ancora raggiunta”.

    Il primo tempo dell’incontro registra, però, una Fiorentina molto più in partita del Catania, abile a sfruttare gli spazi concessi dai rossoazzurri, oltre che nel controllo palla, e che si rende pericolosa in diverse occasioni, con il portiere Carrizo molto abile a difendere la sua porta: prima su Amauri, poi ancora su un lezioso pallonetto di Cerci, e in un’azione concitata Amauri-Lazzari-Cerci dove il portiere catanese è bravissimo a neutralizzare due occasioni da gol in quindici secondi.

    Al 21′, prova la Fiorentina con Vargas che imbastisce un bel contropiede, ma Izco chiude molto bene. Alla metà del primo tempo, è Lodi, invece, a salvare la sua porta su una ghiotta occasione di Amauri su assist di Cerci. Al 34′, ancora Fiorentina, con Cerci a provare dalla distanza, ma il suo tiro è deviato in corner da Bellusci.

    Catania-Fiorentina | © Maurizio Lagana/Getty Images

    Nel secondo tempo, la gara si sblocca in maniera inattesa con il vantagio dei padroni di casa grazie al rigore concesso dal direttore di gara per fallo di Gamberini (che rimedia anche l’ammonizione) su Bergessio entrato in area, e realizzato dallo specialista Lodi, freddo a battere Boruc: 1 a 0 per gli etnei, ottavo gol per il centrocampista, il sesto su tiro dagli undici metri.

    Al 67′, ancora un’occasione per Lodi su assist di Bergessio, ma stavolta Boruc riesce a parare comodamente. Ci prova la Fiorentina, che sembra tramortita dal vantaggio del Catania: punizione di Vargas per la testa di Natali che, però, non  inquadra la porta. La Viola prova timidamente ad affacciarsi ancora in avanti, all’ 83′ Montolivo prova un pallone in profondità che, però, Carrizo blocca senza problemi. Sempre al minuto 83, sostituzione della Fiorentina che prova a dare maggiore vivacità alla fase offensiva inserendo Marchionni al posto di Lazzari.

    All’ 87′ ammonizione per Amauri, a causa di una manata su Bellusci nell’area di rigore etnea. Il direttore di gara concede quattro minuti di recupero, che si svolgono in maniera molto concitata, con la Fiorentina che si spinge in avanti alla ricerca del pareggio: al 92′ calcio d’angolo per la Viola, sul quale sale anche Boruc a saltare in area. Il corner battuto da Montolivo viene spizzato di testa da Natali, poi il neo entrato Marchionni prova la deviazione sul secondo palo, ma non trova la porta. Al quarto minuto di recupero altro affondo della Fiorentina in forcing con Montolivo, ma Carrizo sbroglia la situazione egregiamente.

    Finisce, così, la gara al Massimino di Catania, con gli etnei che vincono per 1 a 0, continuando il loro trend positivo e conquistando tre punti fondamentali in chiave salvezza, e portandosi a quota 38 punti, battendo la Fiorentina di Delio Rossi, comunque generosa, che si ferma a 32 punti, dopo quattro punti nelle ultime due partite.