Autore: Simona Granieri

  • Vezzali portabandiere olimpico? “Sarebbe un onore”

    Vezzali portabandiere olimpico? “Sarebbe un onore”

    Il ruolo prestigioso di portabandiere Azzurro alle prossime Olimpiadi di Londra 2012 sembra essere destinato ad una donna: dopo la proposta, poi declinata, di Federica Pellegrini, che qualche mese fa ha reso noto di non essere disponibile ad assumersi tale impegno che, oltre ad onori comporta anche oneri, un’altra “papabile” candidata potrebbe essere Valentina Vezzali, la pluricampionessa del fioretto che, dall’alto dei suoi 38 anni e delle sue sette medaglie olimpiche conquistate (tre ori consecutivi nelle ultime tre edizioni olimpiche, da Sidney 2000, ad Atene 2004 a Pechino 2008, ndr), vedrebbe tale riconoscimento come un “un orgoglio ed un grandissimo onore“, anche se “non dipende da me, è il Coni che sceglie e sono sicura farà la scelta migliore”. Per la Vezzali, che in questi anni è riuscita a conciliare egregiamente gli impegni sportivi ed agonistici con quelli familiari (è anche mamma, ndr) sarà la quinta partecipazione olimpica, e si presenterà nuovamente come l’atleta da battere nella sua specialità, soprattutto dopo la conquista del suo sesto titolo mondiale, un record assoluto, che – come la stessa Vezzali afferma – “le permette di affrontare le competizioni con ritrovata serenità e tranquillità”.

    La quinta Olimpiade cui si appresta a partecipare non sarà, però, molto differente dalle precedenti, perchè per la campionessa Jesina nonostante i successi ed i trionfi non è mai cambiato il modo di approcciarsi alle gare, sempre con assoluta concentrazione, nè il modo di valutare la forza delle avversarie, che la Vezzali tende a considerare “sempre fortissime”, intendendo tale aspetto come contemporaneo suo punto di forza e di debolezza, probabilmente perchè, in questo modo, riesce a mantenere sempre alta la guardia e la concentrazione in gara, riuscendo a porsi ancora tanti obiettivi ambiziosi, senza accontentarsi dei successi ottenuti, limitandosi – almeno per ora – a tenerli chiusi in un cassetto e cercando di guardare avanti per provare ad ottenerne altri.

    Valentina Vezzali | © Getty Images

    Oltre che dell’argomento olimpico, nel corso dell’intervista rilasciata a Sky Sport, la Vezzali ha spaziato su altre questioni “calde” dell’attualità sportiva, soffermandosi, in particolare, a commentare il momento di due sportivi italiani molto in vista, per differenti ragioni. In primis, il pluricampione di motociclismo Valentino Rossi, che sta attraversando un momento tutt’altro che semplice con la sua Ducati: secondo Valentina, il suo “omonimo” resta sempre “il numero uno“, che probabilmente ci ha abituati troppo bene in questi anni, al punto da far risultare le sue vittorie “come una passeggiata”. In tal senso, è umano che si possa attraversare un momento negativo e, per superarlo, è essenziale che Rossi ritrovi al più presto la serenità interiore.

    Da Valentino Rossi a Mario Balotelli, nell’occhio del ciclone per la sua assoluta indisciplina in campo che, nella recentissima gara contro l’Arsenal, lo hanno portato ad incassare l’ennesima espulsione stagionale, facendo infuriare il suo coach Roberto Mancini. Sulla questione, la Vezzali adopera l’arma della diplomazia nei confronti degli atteggiamenti immaturi di Balotelli, giustificandoli parzialmente con l’attenuante della giovane età, che spesso rende complesso “reggere la pressione mediatica”. In tal senso, secondo la Vezzali, è importante dargli “una seconda possibilità, perchè l’importante è dagli sbagli si impari, perchè servono per farci crescere”.

  • Balotelli rischia 9 giornate di squalifica

    Balotelli rischia 9 giornate di squalifica

    L’altalena degli umori di Mario Balotelli sembra, ormai, letteralmente impazzita, in un andirivieni di continui alti e bassi: dai propositi di “redenzione” al nuovo “fattaccio”, accaduto proprio durante uno dei match più caldi ed importanti dell’anno, in cui il City si giocava la possibilità di poter rimanere ancora attaccato allo United capolista in vista del rush finale di Premier League. Mario Balotelli, però, sembra non aver la capacità di tenere i nervi ben saldi, tutt’altro: nella gara contro i Gunners, che sembra aver chiuso ormai ogni minima velleità del City di raggiungere i cugini Red Devils, Balotelli si è reso protagonista di alcuni interventi “assassini”.

    Nel primo tempo, entrata violentissima su Song, con piede a martello che avrebbe mertitato l’espulsione diretta, anche se l’arbitro lo grazia; sul finire del primo tempo rimedia un’ammonizione per un’entrataccia su Sagna e, poi, al termine del secondo tempo riesce nell’intento di rimediare l’espulsione per un’altro fallaccio su Sagna, che appare volontariamente violento e costringe il direttore di gara a mostrargli il secondo cartellino giallo. Un’espulsione che, come noto ha fatto andare su tutte le furie il coach Mancini, tradito per l’ennesima volta dal suo ex pupillo, nei confronti del quale sembra ormai aver davvero esaurito ogni riserva di pazienza.

    Mario Balotelli © Scott Heavey/Getty Images

    Intanto, Mario rischia uno stop esemplare, con ben nove giornate di squalifica, che risulterebbero come “sommatoria” di diversi provvedimenti nei suoi confronti: in primis, per regolamento, dovrà scontare tre giornate di stop, una per la doppia ammonizione rimediata in gara, due per la terza espulsione stagionale rimediata; se il giudice sportivo decidesse di punirlo per la prima entrataccia su Song, ricorrendo alla prova televisiva, alle tre giornate si sommeranno altri tre turni di stop per prova tv, e tre per recidività.

    Inoltre, se non ci penserà il giudice sportivo della Premier League a fermare Balotelli, sarà il tecnico Mancini a farlo, perlomeno stando alle sue dichiarazioni a caldo, nel dopo partita, quando si è dichiarato stufo di dover assistere alle bizze del suo attaccante, che ha spesso costretto i suoi compagni di squadra a terminare le gare in inferiorità numerica: “ne ho abbastanza, ci restano sei partite e lui non le giocherà, ed a fine stagione potrebbe essere ceduto”.

    Parole dure e molto chiare, che dovrebbero far riflettere l’attaccante, soprattutto in prospettiva futura. Un atteggiamento del genere, infatti, non fa altro che alimentare un’immagine immatura e assolutamente priva di self-control, pertanto non affidabile soprattutto in gare in cui la posta in gioco è alta ed è necessario mantenere i nervi ben saldi. In tal senso, anche il tecnico Azzurro Cesare Prandelli starebbe analizzando con grande attenzione la situazione, per valutare l’effettiva convenienza connessa alla convocazione di SuperMario per i prossimi Europei. In tal senso, il ct si trova a fronteggiare un vero e proprio trade off: da un lato il vantaggio di convocare un fuoriclasse, capace di risolvere da solo ogni match con una giocata, dall’altro il rischio di schierare in campo un giocatore che offre poche garanzie in termini di tenuta caratteriale, che rischia un’espulsione in ogni match.

    In un panorama di totale incertezza attorno a lui, Mario Balotelli ha una sola certezza: durante il lungo stop che lo attende, avrà molto tempo per riflettere sui suoi errori.

    Il video del fallo su Song:

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  • Edi Reja teme il calore dello Juventus Stadium

    Edi Reja teme il calore dello Juventus Stadium

    Il tecnico biancoceleste Edi Reja, nel giorno di Pasquetta, era presente a Formello per dirigere l’allenamento dei suoi uomini in vista della trasferta di mercoledì, nel  turno infrasettimanale, allo Juventus Stadium, proprio contro la Signora “neo”capolista. Un impegno di elevato coefficiente di difficoltà, considerando anche l’ambiente “caldo” che attenderà la sua squadra, anche alla luce del ritrovato entusiasmo attorno alla formazione di Conte, ed alle previsioni di tutto esaurito.

    A tal proposito, il tecnico goriziano analizza proprio quella che sarà l’atmosfera nel tempio bianconero: “Il loro stadio incute paura e Conte è un tecnico che non molla niente”. Un tecnico giovane ma che, secondo Reja, “è di grande carattere e capace di infondere la sua carica alla squadra”.

    edi reja | © Getty images

    Per tal ragione, il mister biancoceleste teme soprattutto le doti caratteriali della Juventus, pur augurandosi che i suoi uomini abbiamo ormai ritrovato la condizione fisica e nervosa per lottare su ogni pallone senza mai mollare, l’unica strada che potrebbe consentire loro di giocarsela alla pari contro la Juventus, che Reja giudica “in grande forma”. In tal senso, la gara di sabato scorso, nel posticipo contro il Napoli, dovrebbe aver dato segnali più che confortanti, alla luce della vittoria ottenuta, dell’ottimo gioco mostrato, oltre che dello spirito “guerriero” con cui la squadra è scesa in campo, proprio “come quello del compianto Long John”: in ricordo dell’ardore agonistico di Giorgio Chinaglia la squadra ha saputo lottare con grinta e determinazione, ottenendo una vittoria difficile ma essenziale in prospettiva qualificazione Champions League, contro una diretta concorrente.

    A due giorni di distanza dalla magica serata dell’Olimpico, Edi Reja, però, non vuole guardarsi indietro ma, al contrario, è intenzionato a mantenere alta la guardia, predicando immediata concentrazione sul prossimo delicato impegno, proprio per evitare contraccolpi psicologici conseguenti all’eccessivo entusiasmo, così com’è accaduto qualche settimana fa, dopo il derby vinto contro la Roma. La sua Lazio, però, sembra ormai aver imparato la lezione.

  • Pirlo sogna lo scudetto “lavorando” per Nesta alla Juve

    Pirlo sogna lo scudetto “lavorando” per Nesta alla Juve

    Mattinata di lavoro a Vinovo e, poi, pranzo pasquale in famiglia: questo il programma dell’ 8 Aprile, il “day after” in casa Juventus. Un programma reso ben noto dai twit e dagli aggiornamenti facebook dei protagonisti di ieri, da Chiellini a Buffon, da Marchisio a Del Piero. Anche il perno di centrocampo Andrea Pirlo, nella domenica pasquale, ha voluto dire la sua in merito alla gara di ieri con il Palermo, confermando quello che è l’indirizzo complessivo della squadra e di mister Conte.

    Il centrocampista, dall’alto della sua esperienza, ha già vissuto momenti “topici” come questo, ma sembra entusiasta di ritrovarsi a vivere tali sensazioni: “Fa un bell’effetto essere tornati in testa, possiamo continuare a sognare in grande”. Una soddisfazione che, affinchè possa perdurare, deve essere supportata dall’ impegno costante, dall’allenamento e dal sacrificio; a tal proposito, però, Pirlo non si tira indietro, tutt’altro: “Ora bisogna fare un sacrificio, sarei disposto a lavorare il doppio da qui alla fine della stagione perchè è un momento davvero decisivo”.

    Andrea Pirlo | ©GIUSEPPE CACACE/AFP/Getty Images

    Uno sforzo che vale la pena fare, di certo, considerando soprattutto quella che è la posta in gioco, ancor di più a seguito del “regalo”, quantomai inatteso, che il Milan ha offerto alla Juve. Secondo Andrea Pirlo quel punto di vantaggio conquistato con il sorpasso compiuto ieri “conta tantissimo”, e la Juventus per difenderlo “giocherà sette finali da qui al termine del campionato, pur avendo le stesse probabilità del Milan di vincere il campionato, ma la partita con la Lazio sarà il primo grande scoglio”.

    Infine, restando in ambito Milan, il suo passato decennale, Andrea Pirlo affronta anche il tema-Nesta, difensore rossonero che a fine stagione vedrà scadere il proprio contratto e che, dunque, potrebbe liberarsi a parametro zero, proprio come accaduto lo scorso anno allo stesso Pirlo: nel suo caso, la scelta di approdare alla Juventus fu più che mai felice. Cercando un parallelo fra le due situazioni, in molti hanno accostato il nome di Nesta alla Juventus del prossimo anno; sul “tema” in questione, però, Andrea Pirlo risponde chiaramente: “Gli ho parlato anche di questo, ma sono cose personali. Lui gioca in una grande squadra, vedremo cosa farà a fine campionato”. 

  • Il sabato perfetto di Conte, ringraziando Amauri

    Il sabato perfetto di Conte, ringraziando Amauri

    Il sabato “santo” di Antonio Conte e della Juventus era iniziato in un hotel di Palermo, con un pranzo veloce alle 15:30, mezz’ora dopo l’inizio di Milan-Fiorentina a San Siro, proprio nel momento in cui Zlatan Ibrahimovic realizzava il rigore per fallo su Maxi Lopez, che consente al Milan di passare in vantaggio e di rimanere in testa alla classifica.

    Poco dopo, stando al suo racconto ai microfoni di Sky, Conte sale nella sua stanza, per una telefonata alla sua famiglia, allontanando l’attenzione (e la tensione) dalla partita dei diretti avversari che subiscono la rete del pareggio da parte di Jovetic, dopo soli due minuti dall’inizio della ripresa. Il tecnico, dopo la telefonata, scende nuovamente nella sala dell’hotel in cui veniva trasmessa in diretta la partita dei rossoneri, accolto dalla bella notizia del pari realizzato dalla Fiorentina. Così, casualmente oppure no, mister Conte-Al Pacino non si trovava davanti alla tv alle 16:45, perchè si stava preparando per la partenza verso lo stadio Barbera, perdendosi la diretta del momento topico della sfida di San Siro, quando Amauri realizza, al minuto 44, la decisiva rete dell’1 a 2 per i Viola, regalando i tre punti alla sua squadra. Tre punti della Fiorentina che significano zero punti per il Milan e, quindi, la possibilità di sorpasso per la Juventus in caso di vittoria sul Palermo.

    Un'immagine di Conte, durante Palermo-Juventus

    Un regalo inatteso, la più bella sorpresa che l’uovo di Pasqua bianconero potesse racchiudere, “impacchettato” proprio da parte di uno dei giocatori maggiormente bistrattati nell’ambiente juventino, probabilmente anche a causa di suoi stessi demeriti: Amauri riesce, così, a sbloccarsi, dopo un lungo digiuno durato quasi un anno, servendo su un piatto d’argento alla Signora il dessert più dolce, nonostante nelle ultime interviste non abbia mai nascosto un grande risentimento nei confronti del club bianconero, reo di non avergli concesso sufficiente fiducia. Il suo gol, però, consente alla Juventus di scendere in campo al Barbera soltanto con un risultato in testa, la vittoria. Un obiettivo che viene raggiunto brillantemente, con le reti di Leonardo Bonucci e Fabio Quagliarella, e che mister Conte-Al Pacino sentirà particolarmente “suo”, perchè giunto al termine di una settimana particolare per lui, durante la quale ha voluto spronare i suoi a “mangiare in campo” per rendere la vita difficile agli avversari, costringendoli a “sputare sangue” nella lotta scudetto.

    Una vittoria di grande cuore, che porta la firma di Conte, come tutte le altre, ecco perchè il mister salentino, a fine partita, poco prima del triplice fischio, si concede un rarissimo momento di relax in campo, voltandosi in direzione dei tifosi che occupavano i posti dietro la sua panchina e rivolgendo loro un sorriso d’intesa: un sorriso che vuol dire tanto, e che rappresenta la soddisfazione e la consapevolezza di esser riuscito a costruire tanto, insieme ai suoi ragazzi.

    Ora la sua Juventus è artefice del suo destino, può giocare da capolista, “perchè stare davanti è sempre meglio” – come lo stesso Conte ha dichiarato al termine del match – e non ci si può più nascondere. “Abbiamo voluto la bicicletta, ora pedaliamo, fino alla fine”: sarà una pedalata in salita, come in un sentiero di montagna irto di ostacoli da superare, ma questa Juventus, dopo lo stacco di oggi, ha le potenzialità per raggiungere la vetta in solitaria, in piedi sui pedali.

    Pensando al presente, però, nella felicità della Pasqua bianconera e di mister Conte è doveroso un ringraziamento ad Amauri, per la “collaborazione”, nonostante sia stata sicuramente tutt’altro che volontaria.

  • Udinese – Parma 3-1, Di Natale fa 150

    Udinese – Parma 3-1, Di Natale fa 150

    In attesa di Lazio Napoli, spareggio Champions, l’Udinese di Guidolin ha fatto il suo dovere, ritornando al terzo posto in classifica, a quota 51 punti, battendo il Parma di Donadoni, che pure stava vivendo un buon momento, reduce dalla vittoria nello scorso turno di campionato proprio contro la Lazio. Una gara non facile per i padroni di casa, con il Parma aggressivo e determinato a non rendere la vita facile ai friulani, con una prima occasione da gol già al 10′ del primo tempo, con un gran tiro da parte di Mariga dai trenta metri, che però viene intercettato da Asamoah. Il Parma prova diversi contropiede nel primo tempo, ma l’Udinese cerca di prender campo, con qualche occasione potenzialmente pericolosa per Danilo al 22′, che, su assist di Di Natale, da pochi passi non riesce a trovare la deviazione vincente, e poi per Pazienza al 24′, che prova la gran botta che sfiora l’incrocio dei pali.

    Sul finire del primo tempo, ancora Udinese con una grande occasione al 34′ per Di Natale su cross di Pinzi, ma il colpo di testa di capitan Totò termina di pochissimo a lato. L’Udinese, però, riesce a rifarsi prontamente, poco prima che il direttore di gara, Gava, mandi tutti negli spogliatoi per la fine del primo tempo: al 46′, infatti, Asamoah realizza la rete dell’1 a 0, servito in area di rigore proprio da Di Natale.

    Il secondo tempo inizia con un buon piglio da parte del Parma, che prova a ricercare il gol del pareggio, facendo gioco e sfruttando le giocate del guizzante Sebastian Giovinco, che al minuti 55 va vicino al gol del pareggio. Un minuto dopo, però, al 56′ è perentoria l’azione dell’Udinese, con assist di Armero per Di Natale, che stoppa bene e sferra un gran destro, che buca Mirante, realizzando la rete del raddoppio, oltre che la sua 150 esima rete in serie A: 2 a 0.

    La rete della sicurezza fa sì che l’atteggiamento degli uomini di Guidolin diventi più prudente, cercando di amministrare la partita per evitare inutili pericoli da parte dei gialloblu che, comunque, rimangono sempre vivi: all’ 85′, infatti, è Lucarelli a realizzare la rete del 2 a 1 che accorcia le distanze, sfruttando gli sviluppi di un’azione da corner battuto da Giovinco. L’Udinese potrebbe accusare il colpo, ma riesce a resistere bene, difendendo la rete di vantaggio, fino al 92′, quando Asamoah realizza la sua personale doppietta della gara, raccogliendo una deviazione di Mirante su tiro di Di Natale, e fissando definitivamente il risultato sul 3 a 1.

    Le pagelle di Udinese Parma:

    L'esultanza dopo la rete del 2-0, 150 gol in A per Di Natale

    Udinese:

    Handanovic 6 Gara attenta, si fa trovare pronto nell’ordinaria amministrazione, nulla può nell’occasione della rete di Lucarelli

    Benatia 6 Gara sufficiente, considerando anche che era al rientro da un infortunio

    Danilo 6 Sicuro ed attento, ormai non è più una sorpresa

    Domizzi 6 Tiene bene, partita molto attenta

    Armero 6.5 Ottimo inizio di gara sulla sua fascia, poi è decisivo nel regalare l’assist che vale il raddoppio di Di Natale

    Pinzi 6.5 Solita gara da grande lottatore: corre, si batte, recupera

    Pazienza 6 Sferra un bel tiro dalla distanza, per il resto si rende protagonista di una gara attenta

    Pereyra 6.5 Domina nettamente sulla sua fascia, facendo impazzire Gobbi, mezzo punto in meno per l’ammonizione rimediata

    Abdi 6 Potrebbe fare di più, invece a tratti appare galleggiare sulla partita

    Asamoah 7.5 Immenso, sia per la quantità di palloni giocati, sia per la corsa, sia, naturalmente, per le due reti decisive nei recuperi dei due tempi

    Di Natale 7 Regge da solo il reparto avanzato, mostrandosi nuovamente in forma, al contrario delle ultime uscite: conquista il traguardo dei 150 gol in serie A, meritatissimo

    Barreto 6.5 Ha l’occasione di partire titolare, e non demerita, anche se gli manca la continuità di gioco

    Parma:

    Mirante 5.5 Non perfetto nell’azione che porta l’Udinese al 3 a 1, incolpevole sugli altri gol friulani

    Paletta 6 Contro Di Natale è un’impresa ardua, lui fa quel che può

    Lucarelli 6 Colpevole sul gol realizzato da Di Natale, ha il merito di realizzare il provvisorio 2 a 1 che poteva dare qualche speranza al Parma

    Zaccardo 5.5 Patisce la presenza costante di Armero

    Gobbi 5 Soffre la velocità e le giocate di Pereyra, viene sostituito da Modesto

    Valdes 5.5 Fuori dal gioco, si nota che non è a suo agio in mezzo

    Biabiany 5 Partita non brillante in fase offensiva, crea molto poco

    Mariga 6.5 Buona gara, di inserimenti, quantità e  qualche conclusione

    Galloppa 5 In giornata no, spesso fuori dal gioco

    Giovinco 6 Prova a reggere da solo il peso dell’attacco, si rende pericoloso in alcune circostanze, ma la difesa friulana lo sovrasta troppo spesso

    Floccari 5 Assente sotto porta, prova a giocare di sponda, e poi fallisce un gol subito dopo il 2 a 0 di Di Natale

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  • Mancini “precario” al City, via se non vince la Premier

    Mancini “precario” al City, via se non vince la Premier

    Mentre in Italia si discute quotidianamente circa la prossima riforma del mercato del lavoro, con il conseguente interessamento dell’Articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, e la possibilità di una minore tutela per gli insider, che dovrebbe condurre ad una minore “rigidità” in uscita, con una maggiore facilità dei licenziamenti, nel dorato mondo del calcio – che spesso viene considerato “un mondo a parte” – c’è chi si sente precario, nonostante sieda sulla panchina di uno dei club più ricchi al mondo, grazie ai capitali freschi provenienti dalla proprietà dello sceicco-presidente Khaldoon Al Mubarak.

    E’ il caso di mister Roberto Mancini, o meglio del “manager” Mancini, così come si usa definire i coach in terra inglese, che – nonostante il suo contratto con il Manchester City scada nel 2013 – rischia il licenziamento nel caso in cui nella presente stagione non dovesse conquistare la vittoria della Premier League.

    Roberto Mancini | © Manuel Queimadelos Alonso/Getty Images

    E’ lo stesso Mancini a rivelarlo tra le righe, affermando che “quando si sceglie questo lavoro si sa che può succedere qualsiasi cosa ma per me non c’è nessun problema”: un modo per “mettere le mani avanti”, come si suol dire, considerando che i suoi Citizen, nonostante un inizio di stagione brillante, sono attualmente staccati di 5 lunghezze dal Manchester United e che sono attesi dal delicatissimo match contro l’Arsenal di Wenger. Se il massimo traguardo non dovesse esser raggiunto, dunque, la sua avventura sulla panchina del City potrebbe terminare anzitempo, nonostante il tecnico jesino nella scorsa stagione abbia regalato alla bacheca del club il suo primo trofeo in 35 anni, ossia la Fa Cup 2010/2011. Nel calcio, ad ogni latitudine, si tende ad avere la memoria corta, e Mancini ha già provato cosa significhi lasciare una squadra dopo aver vinto sette titoli in tre anni, all’Inter, ma in quel caso la situazione appariva sostanzialmente differente rispetto all’attuale.

    Prima di ogni altra cosa, per il tecnico jesino c’è la consapevolezza di aver partecipato attivamente alla crescita del City, con ben 71 punti in classifica all’attivo a sette giornate dal termine della Premier e con la possibilità, seppur remota, di poter ancora puntare alla vittoria del torneo – “sono qui da due anni e mezzo e siamo migliorati molto”, ma per la vittoria finale tutto dipenderà da cosa faranno i cugini dei Red Devils che, al momento, sono artefici del proprio destino.

    In tal senso, mister Mancini “fa i conti in tasca” agli avversari in termini di punti in classifica: “noi abbiamo perso 4 punti in due partite, potrebbe capitare anche a loro, ma se dovessero vincere tutte le partite gli faremmo i complimenti”. Vero e proprio British-fair play, così come quello mostrato anche nei confronti del presidente del Manchester City, che il tecnico jesino elogia apertamente, sostenendo che il rapporto con il presidente – sceicco è “fantastico”, aggiungendo, inoltre, che “se anche mi dovesse licenziare al termine della stagione, o il prossimo anno, la mia opinione su di lui non cambierebbe, e potrei comunque dire che ogni manager che lavora con Khaldoon è estremamente fortunato, perchè il presidente è una persona eccezionale”.

  • Platini vara la maxi Champions League

    Platini vara la maxi Champions League

    Le competizioni Europee per club, così come sono attualmente disegnate, dal 2016 potrebbero non esistere più: secondo quanto riportato dall’edizione on line della Bild, il famoso quotidiano tedesco, sembra che il presidente dell’Uefa Michel Platini stia studiando una soluzione alternativa, che possa eliminare l’Europa League, ed allargare la Champions League a ben 64 squadre. La ratio dell’iniziativa che potrebbe condurre, dunque, alla nascita della “Maxi Champions League” pare esser connessa allo scarso seguito attorno alla coppa minore, l’Europa League, cui approdano solitamente squadre di seconda fascia, oltre che le eliminate dalla Champions e, che inevitabilmente, viene snobbata – in particolar modo dalle compagini italiane – anche perchè garantisce introiti ridotti rispetto a quelli della “sorella maggiore”.

    Michel Platini © KIRILL KUDRYAVTSEV/AFP/Getty Images

    Inoltre, l’iniziativa allo studio, con l’ampliamento del numero di partecipanti, garantirebbe l’ingresso anche a squadre appartenenti a Paesi “emergenti” dal punto di vista calcistico, in particolar modo quelli dell’Est Europa, come Lettonia, Slovacchia, Polonia, e contestualmente allargherebbe a sei il numero di partecipanti dai Paesi “maggiori”, ossia Italia, Germania, Inghilterra e Spagna. Le motivazioni di una particolare attenzione nei confronti dei Paesi emergenti pare essere di natura prettamente “geopolitica”, considerando che uno dei punti fermi della presidenza Uefa di Platini è sempre stato l’intento di garantire un allargamento del movimento, con un maggior coinvolgimento anche per le federazioni minori, e che proprio questa “chiave di volta” nel 2007 ha contribuito notevolmente a garantirgli l’elezione alla Presidenza.

    Di certo, oltre alla proposta rivoluzionaria, ci sarà da studiare una formula che possa consentire un’organizzazione snella del torneo, evitando gli “intasamenti” connessi all’aumento del numero di partecipanti che, di certo, non gioverebbero allo spettacolo, nè alla gestione della stagione da parte dei club: con tutta probabilità, se la proposta andasse in porto, potrebbe essere predisposta una fase iniziale con ben sedici gironi composti da quattro squadre ciascuno, per poi giungere ad una fase successiva con gare ad eliminazione diretta.

  • Udinese – Parma formazioni. Ultime chance Champions per Guidolin

    Udinese – Parma formazioni. Ultime chance Champions per Guidolin

    Nel sabato di Pasqua, in cui verranno disputate tutte le partite del campionato di serie A, valide per la trentunesima giornata,  Udinese Parma è uno degli incroci fra zona Champions e zona salvezza, considerando che i friulani possono ancora provare a coltivare il sogno di qualificarsi nella massima competizione europea, ma dovranno imporre una netta inversione di tendenza rispetto alle ultime uscite, mentre il Parma può compiere l’ultimo sforzo in vista del rush finale, per terminare la stagione con tranquillità, restando a distanza dalla zona calda della classifica.

    I friulani sono reduci dalla sconfitta subita la scorsa settimana contro il Siena, con gol di Mattia Destro, che ha evidenziato le difficoltà fisiche degli uomini di Guidolin, apparsi stanche e spenti, molto lontani dagli standard elevatissimi cui ci hanno abituato per tutta la stagione: un calo fisiologico, che ha coinvolto soprattutto gli uomini-simbolo, e su tutti capitan Totò Di Natale, apparso insolitamente non incisivo in zona realizzativa. L’Udinese, però, nonostante le difficoltà del momento, connesse anche agli innumerevoli infortunati, dovrà provare a far risultato, cercando di approfittare dello scontro diretto fra due potenziali concorrenti alla qualificazione in Champions, ossia Lazio e Napoli, sfruttando anche il fatto che nello scorso turno le due dirette concorrenti hanno subito due stop, lasciando, così, la situazione di classifica immutata.

    Il tecnico Francesco Guidolin, inoltre, non ci sta a far passare il messaggio che la sua squadra si sia rilassata nelle ultime uscite, affermando di esser certo che la squadra “si è sempre battuta fino all’ultima goccia di sudore, ed in settimana si è allenata curando ogni aspetto per potersi esprimere al meglio”.

    Francesco Guidolin | © Getty Images

    In casa Parma, invece, il momento appare nettamente migliore, considerando che i gialloblu sono reduci dalla convincente vittoria conquistata contro la Lazio, per 3 a 1, e la squadra di Donadoni si presenterà in Friuli con formazione-tipo, dovendo fare i conti con la sola assenza di Ferrario, ed ha voglia di dar continuità al risultato della scorsa settimana, “per dimostrare che non si è trattato di un episodio isolato“, come lo stesso mister Donadoni ha precisato, pur temendo la voglia di riscatto di una squadra come l’Udinese.

    Per quanto riguarda gli schieramenti in campo, l’Udinese si schiererà con un modulo 3-5-1-1, dovendo fare i conti con gli infortuni di Ferronetti, Floro Flores, Basta, Battocchio, Fabbrini, Badu e Isla. Pertanto, Guidolin disporrà la sua squadra con Handanovic fra i pali, difesa a tre composta da Benatia, Danilo e Domizzi; a centrocampo giocheranno Pereyra, Pinzi, Asamoah e Armero; in attacco capitan Di Natale, supportato da Abdi.

    Donadoni schiererà i gialloblu con modulo 3-5-2, con Mirante in porta, trio di difesa composto da Zaccardo, Paletta e Lucarelli, a centrocampo Biabiany, Mariga, Valdes, Galloppa e Gobbi, in attacco il duo consolidatissimo Giovinco-Floccari.

    Probabili formazioni:

    UDINESE (3-5-1-1): Handanovic; Benatia, Danilo, Domizzi; Pereyra, Pinzi, Pazienza, Asamoah, Armero; Abdi; Di Natale. Allenatore Francesco Guidolin.

    A disposizione: Padelli, Coda, Neuton, Pasquale, Fernandes, Torje, Barreto.

    PARMA (3-5-2): Mirante; Zaccardo, Paletta, Lucarelli; Biabiany, Mariga, Valdes, Galloppa, Gobbi; Floccari, Giovinco. Allenatore Roberto Donadoni.

    A disposizione: Pavarini, Santacroce, Jonathan, Morrone, Valiani, Modesto, Okaka.

    Il direttore di gara sarà il signor Gava di Conegliano Veneto.

  • Europa League, semifinali iberiche. Valencia – A. Madrid e Sporting Lisbona – A. Bilbao

    Europa League, semifinali iberiche. Valencia – A. Madrid e Sporting Lisbona – A. Bilbao

    La penisola iberica troverà ampia rappresentazione nelle semifinali di Europa League 2011/2012, considerando che a staccare il biglietto per la penultima fase del torneo europeo saranno tre squadre spagnole ed una portoghese: Valencia, Atletico Madrid, Sporting Lisbona e Athletic Bilbao. Nella prossima finale di Europa League, in programma il 9 Maggio a Bucarest, dunque, sarà presente sicuramente una squadra spagnola (la vincente fra Valencia e Atletico Madrid, ndr) e, se i baschi dell’Athletic Bilbao dovessero riuscire ad avere la meglio sullo Sporting Lisbona, si assisterebbe ad una finale interamente spagnola, confermando ancora una volta l’egemonia del calcio “made in Espana”, anche alla luce del fatto che nelle semifinali di Champions League due squadre su quattro sono spagnole, ossia il Barcellona ed il Real Madrid.

    Andiamo con ordine e ripercorriamo la serata di ieri, con le gare di ritorno dei quarti di finale dalle quali sono scaturite le qualificazioni delle quattro semifinaliste sopra indicate. L’Athletic Bilbao ha pareggiato per 2 a 2 contro i tedeschi dello Shalke 04, ma ha raggiunto l’obiettivo qualificazione in virtù del risultato favorevole della gara d’andata, con il punteggio di 2 a 4 ottenuto in Germania. Il pareggio di ieri non è stata una pratica semplice da archiviare, con i tedeschi che – grazie alle reti di Huntelaar e di Raul (al centro numero 77 in Europa, ndr) – hanno messo paura agli iberici che, però, hanno prontamente pareggiato ribattendo colpo su colpo, con i gol di Gomez e Susaeta che hanno permesso alla squadra basca di raggiungere una semifinale europea dopo ben 35 anni.

    Molto più agevole, invece, la pratica del Valencia contro l’Az Alkmaar: risultato rotondo e mai in discussione allo stadio Mestalla, con ben 4 reti realizzate dai padroni di casa, a firma di Adil Rami (doppietta), Jordi Alba e Pablo Hernandez, che si sono sommati alle due reti realizzate in trasferta nell’ 1 a 2 dell’andata, facendo sì che lo stadio Valenciano divenisse teatro di una vera e propria “fiesta”.

    Festeggiamenti dell'Athletic Bilbao, in semifinale dopo 35 anni | © Getty Images

    Per i lusitani dello Sporting Lisbona contro il Metalist Kharkiv, invece, è bastato un pareggio per 1 a 1, con rete di Van Wolkswinkel nel primo tempo, cui ha risposto nella ripresa Cristaldo. In virtù dell’ 1 a 2 dell’andata la gara è rimasta in bilico per lunghi tratti, anche per la clamorosa occasione avuta dal Metalist per poter segnare il rigore che avrebbe significato “tempi supplementari”: Cleiton, però, si fa parare il tiro dagli undici metri e, dunque, sono i portoghesi a conquistare la semifinale.

    L’Atletico Madrid di Diego Pablo Simeone, invece, contro l’Hannover, partiva dalla vittoria per 2 a 1 dell’andata, ed ha conquistato in terra tedesca il medesimo punteggio, con reti di Adrian Lopez, cui è seguito il gol di Diouf per i padroni di casa, ed il definitivo 1 a 2 per i Colchoneros siglato all’ 87′ da Falcao su assist di Diego, che ha permesso agli uomini di mister Simeone di raggiungere, oltre alla semifinale, anche la sesta vittoria in sei partite in Europa League.

    Il prossimo 19 Aprile, dunque, le semifinali d’andata in programma saranno le seguenti: Valencia – Atletico Madrid e Sporting Lisbona – Athletic Bilbao, mentre le gare di ritorno sono in programma per Giovedì 26 Aprile.