Autore: Simona Granieri

  • Del Piero apre all’Argentina, Alex-Trezeguet di nuovo insieme?

    Del Piero apre all’Argentina, Alex-Trezeguet di nuovo insieme?

    Mentre tutti attendono la sua chiamata nel calcio a stelle e strisce della Major League Soccer, per calarsi in un’avventura dorata negli States che non ha mai nascosto di amare al punto da sceglierli come frequente meta delle sue vacanze, Alessandro Del Piero, in un’intervista rilasciata ad Espn apre la porta al calcio latino ed, in particolare, all‘Argentina, rispondendo a precisa domanda in proposito: “Giocare in Argentina? Perchè no, il calcio latino è anche il mio calcio”.

    Il discorso in questione rientra  in un’ottica ben più generale considerando il fatto che lo stesso ex capitano bianconero non ha ancora indicazioni precise circa il suo futuro e, dunque, preferisce rimanere in un’ottica “open mind“, senza alcun tipo di preclusione verso eventuali alternative che potranno presentarsi.

    In tal senso Alex si è soffermato sul caloroso apprezzamento che il popolo argentino gli ha sempre tributato, considerando che, in molti dei suoi numerosi viaggi, i tifosi argentini gli hanno manifestato ammirazione e stima, con particolare riferimento al suo gol segnato contro il River Plate nell’ormai storica finale di Coppa Intercontinentale giocata a Tokyo con la sua Juventus, nell’anno successivo alla conquista della Champions League, con Marcello Lippi in panchina. “Mi capita di viaggiare molto, tutti i tifosi del Boca vengono a salutarmi ricordando il mio gol al River Plate nella Coppa Intercontinentale. Boca e River sono il top”. 

    In particolare, se nella prossima stagione dovesse realmente concretizzarsi l’ipotesi di un suo approdo in Argentina, e nello specifico proprio al River Plate, potrebbe ricomporsi suggestivamente la coppia gol bianconera dei primi anni duemila, quella dello storico scudetto del 5 Maggio 2002 per intenderci, una delle più prolifiche della storia juventina, ossia il binomio Del Piero-Trezeguet.

    Alessandro Del Piero | © GIUSEPPE CACACE/AFP/GettyImages

    Alex e David di nuovo insieme, anche se con qualche anno di più, potrebbero realmente essere un bel tuffo nel passato, soprattutto per i nostalgici tifosi bianconeri che, in tal caso, potrebbero appassionarsi alle partite del River Plate: sulla questione, però, Del Piero ancora non si sbilancia, anche se si dichiara comunque possibilista, anche a proposito di un prossimo contatto telefonico proprio con il franco-argentino Trezegol, che Alex stima moltissimo e con il quale aveva un’intesa perfetta in campo. “Non ci siamo sentiti, magari mi chiamerà, se lo fa vi avviso. David è uno dei migliori goleador che abbia mai visto. Ha una grandissima capacità di coordinazione, riesce a tirare al volo da qualsiasi posizione ed ha un tempismo incredibile in area, riesce sempre a sapere dove andrà la palla”.

    Il discorso sul calcio latino non può esimersi dall’argomento Messi-Maradona, il presente ed il passato del calcio argentino, figli di epoche tanto differenti, così grandi entrambi ma così diversi nel carattere e nelle abitudini fuori dal campo: il saggio Alex non azzarda confronti in merito e, diplomaticamente, afferma come, in tempi differenti, siano entrambi da considerare dei numeri uno, capaci di “cose straordinarie con il pallone”.

    Diego è stato un mito per il Del Piero-bambino, che “rimaneva a bocca aperta” osservando le straordinarie gesta del Pibe de Oro; Lionel Messi, invece, è il numero uno della nostra epoca, “che ha vinto tanto e può vincere ancora tantissimo”. Se l’ipotesi-Argentina diventasse realtà, Alex avrebbe modo di conoscerli ancor più da vicino.

  • La Lazio ha scelto Petkovic, oggi l’annuncio

    La Lazio ha scelto Petkovic, oggi l’annuncio

    In molti lo hanno definito il “perfetto sconosciuto” considerando che il suo nome non è mai stato, almeno finora, nella top list dei tecnici europei: la Lazio di Lotito, però, per il post-Edi Reja ha preferito compiere una scelta di rottura, come si suol dire in questi casi.

    L’uomo “nuovo” è, dunque, Vladimir Petkovic, soprannominato il Dottore, che è già approdato a Formello,  dove ha visitato il centro di allenamento, e con tutta probabilità firmerà a breve il contratto che lo legherà al club biancoceleste per due anni a seicento mila euro a stagione: una riduzione di stipendio di ben un milione di euro rispetto al suo precedente ingaggio con il club turco del Samsuspor ma, naturalmente, il prestigio del club capitolino è un’altra storia, anche perchè la parentesi turca si è rivelata molto negativa, con l’esonero a gennaio e la successiva retrocessione del club. Turchia a parte, finora il bosniaco ha avuto soltanto esperienze in Svizzera – la sua seconda patria – allenando con buoni risultati lo Young Boys, portandolo anche ai preliminari di Champions League nel 2010, e di recente il Sion, condotto alla salvezza.

    Molto aperto e disponibile Petkovic che, nonostante il clima tutt’altro che sereno di questi giorni per il caso-Mauri legato al calcioscommesse, ha saputo pazientare in attesa che il “suo giorno” arrivasse: non ha imposto condizioni al club, anche se pare aver richiesto la presenza di suoi uomini di fiducia nello staff con cui dovrà collaborare.

    Probabilmente, dunque, il suo staff sarà composto da tre persone, due italiani e uno svizzero: il suo vice non sarà Simone Inzaghi, che pare destinato a divenire il nuovo tecnico della Primavera laziale, bensì un uomo di maggiore esperienza come Arno Rossini,svizzero del Canton Ticino, che Petkovic conosce già molto bene, poichè è stato il suo allenatore quando militava nel Bellinzona. Anche il preparatore atletico sarà scelto da Petkovic e, con tutta probabilità, potrebbe essere Paolo Longoni, italiano con esperienze in Svizzera ed in Francia, mentre il terzo componente dello staff sarà addetto alla “tecnologia”, indirizzando il suo lavoro, in particolare, sullo studio delle statistiche e sulla preparazione di report ad hoc sugli avversari, affinchè diventino un supporto agli allenamenti.

    Vladimir Petkovic | ©SEBASTIAN DERUNGS/AFP/Getty Images

    Prima ancora dell’ufficialità che, come detto, sembra una pura formalità, Vladimir Petkovic ha deciso di giocare d’anticipo, definendo in linea di massima quella che sarà l’impostazione del suo lavoro, con grande meticolosità: anche in chiave tattica sembra aver già le idee chiare, incentrando il gioco sull’uomo di maggior qualità del centrocampo laziale, ossia il brasiliano Hernanes, puntando sul suo modulo prediletto, il 3-4-3di chiaro stampo offensivo, ma con la capacità di adattarsi ed evolversi, plasmando la squadra a seconda delle circostanze, delle necessità e dell’avversario.

    Il Dottore, dunque, ha già iniziato a studiare ed a calarsi nella parte, con grande motivazione e volontà di dimostrare che – nonostante la sua carriera di allenatore sia iniziata solo nel 2008 – la scelta della Lazio non sarà un azzardo ma, bensì, un’intuizione positiva.

    I tifosi biancocelesti se lo augurano, sperando che la parabola di Petkovic non somigli a quella compita da Luis Enrique nello scorso campionato alla Roma, mentre Petkovic – dal canto suo – si augura di non dover intraprendere la sua avventura italiana con una pesante penalizzazione in classifica.

  • Valentino Rossi la nuova fiamma una misteriosa mora

    Valentino Rossi la nuova fiamma una misteriosa mora

    Dopo i periodi bui in pista, lontani dalle vittorie e dalla brillantezza di un tempo, per Valentino Rossi dopo il secondo posto ottenuto nella gara di Le Mans ed in vista del prossimo impegno del Moto mondiale sul circuito della Catalogna, torna a splendere il sole portando con sè un po’ di serenità anche nella vita privata. Lo dimostrano le foto paparazzate dal settimanale di gossip Novella 2000 che lo ritraggono sul suo yacht “Titilla II” a largo di Baia di Vallugola, in provincia di Pesaro, nel mar Adriatico marchigiano, in compagnia di una misteriosa ragazza mora.

    Dopo la fine della sua relazione durata quasi tre anni con la bella mora di origini tunisine Marwa Klebi, infatti, il Dottore era rimasto ben lontano dalle cronache rosa, anche in virtù della sua riservatezza a proposito della vita privata.

    Valentino Rossi | © Mirco Lazzari gp/Getty Images

    In occasione della love story con Marwa Klebi, Valentino aveva deciso di fare “uno strappo alla regola”, ufficializzando la relazione in diretta televisiva, durante una puntata dello show “Chiambretti Night” di cui era ospite: visti i risvolti non positivi, però, sembra non aver più intenzione di sbilanciarsi almeno pubblicamente. In privato, naturalmente, è un’altra storia ed, infatti, gli scatti rubati dai paparazzi non lasciano dubbio alcuno.

    Valentino e la sua nuova fiamma, infatti, durante lo scorso weekend, hanno trascorso un’intera giornata in barca, sdraiati al sole in completo relax, tra effusioni e baci, mostrando grande complicità ed affiatamento: della misteriosa “lei”, per ora non si conosce l’identità ma soltanto il micro costume bianco indossato durante la giornata in barca ma, se la love story dovesse proseguire, potrà accadere di intravederla nel paddock Ducati già nella prossima gara in Spagna a tifare per il pilota pesarese.

    Chissà che il Dottore di Tavullia in compagnia della nuova ragazza possa ritrovare la giusta tranquillità e gli stimoli per ritornare quello di un tempo.

  • Calcioscommesse, Mauri e Milanetto negano accuse

    Calcioscommesse, Mauri e Milanetto negano accuse

    Due ore di interrogatorio nella serata di ieri e “nessuna ammissione” per Stefano Mauri, centrocampista della Lazio arrestato lunedì scorso con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla truffa ed alla frode sportiva a margine del nuovo filone di inchiesta New Last Bet. Il gip di Cremona Guido Salvini ha ascoltato il calciatore biancoceleste, giunto in procura con il volto coperto dal cappuccio di una felpa nera, con particolare riferimento alle combine legate alle gare Lazio-Genoa e Lecce-Lazio ma, a tal proposito, non c’è stata alcuna rivelazione. I legali del calciatore hanno, poi, precisato che il loro assistito ha fornito “una versione assolutamente plausibile“, precisando di non aver mai avuto alcun rapporto con l’ormai famigerato gruppo degli zingari.

    Tuttavia, Stefano Mauri non ha negato i contatti con Zamperini, il calciatore arrestato che lo ha direttamente chiamato in causa in riferimento alle combine sulle due partite sopracitate: in tal senso, però, secondo i legali di Mauri i rapporti fra i due sarebbero stati di semplice amicizia e, pertanto, i contatti frequenti sarebbero da ricondurre esclusivamente a questo perchè “Mauri non sapeva nulla dell’attività di Zamperini legata alle scommesse”. Infine, a proposito della scheda telefonica intestata a Samanta Romano ma utilizzata da Mauri per le telefonate inerenti le combine, non sono ancora emersi elementi utili a capire meglio in che modo tale elemento possa essere considerato dal gip: l’avvocato Matteo Melandri, a tal proposito, si è limitato a commentare che“Mauri ha chiarito e dato spiegazioni che saranno ora oggetto di verifiche”.

    Stefano Mauri | © ALBERTO PIZZOLI/AFP/GettyImages

    Oltre a Mauri, il gip di Cremona ha sentito anche Omar Milanetto, ex capitano del Genoa ed attualmente in forza al Padova ed, in tal caso, è emerso qualche elemento di maggiore interesse, anche se il calciatore ha negato ogni suo presunto coinvolgimento nelle combine: secondo quanto sostenuto nell’interrogatorio di garanzia, però, pare che “ci siano altre partite” da porre sotto la lente di ingrandimento ed, a tal proposito, Milanetto potrebbe essere risentito nei prossimi giorni.

    Al termine delle due ore di interrogatorio, il suo avvocato Mattia Grassani ha precisato che il suo assistito ha chiarito ogni questione inerente la sua posizione, ed in particolare quella relativa alla conoscenza di Sergio Altic (bosniaco attualmente detenuto, ndr) e della riunione a Modena nell’hotel in cui avrebbe incontrato Stefano Mauri, fornendo una documentazione di ben 79 pagine e smentendo, inoltre, la sua presenza presso l’hotel “Una Tocq” di Milano lo scorso 15 Maggio 2011 insieme agli autori delle combine di Lazio-Genoa perchè “la data e l’ora sarebbero incompatibili”. Il legale, inoltre, ha precisato che nella giornata odierna sarà presentata richiesta di scarcerazione,  mostrando un cauto ottimismo proprio in riferimento alla revoca della misura cautelare, ritenuta un provvedimento “ingiusto e pesante”.

    Al contrario di quanto sostenuto dalla difesa, secondo il pm Roberto Di Martino la deposizione di Omar Milanetto non avrebbe convinto in pieno e non sarebbe stata “particolarmente brillante” perchè non è stata caratterizzata da alcuna ammissione e, dunque, ciò potrebbe condurre ad un nuovo interrogatorio in quanto “c’è un aspetto particolare che non è stato ancora possibile inquadrare ed è su questo che intento risentirlo”.

  • Club dei virtuosi, vince il Chievo ultima l’Inter

    Club dei virtuosi, vince il Chievo ultima l’Inter

    La classifica finale del campionato di Serie A non è l’unica possibile graduatoria in cui collocare i club italiani: naturalmente, esistono diversi criteri di classificazione ed, alla luce delle norme sul fair play finanziario, un aspetto di grande interesse è quello relativo ai costi sostenuti ed, in particolare, al rapporto fra costi e punti conquistati in campo. In particolare, il calcolo effettuato è il seguente che, a conti fatti, assume i connotati di una semplice divisione: costi della produzione dichiarati nei bilanci dell’anno scorso (al netto di oneri straordinari e costi legati alla gestione finanziaria, ossia gli interessi corrisposti su debiti, ndr) in rapporto ai punti ottenuti in classifica nel campionato 2011-2012.

    A guidare tale speciale raggruppamento stilato dal Sole 24 Ore non è, però, nessuna delle big ma, bensì, il piccolo Chievo Verona del presidente Campedelli che, da favola del calcio nei primi anni 2000, si è trasformato in una realtà importante, con grande oculatezza gestionale. Pertanto, la virtuosa società gialloblu per ognuno dei 49 punti conquistati nel campionato conclusosi lo scorso 13 Maggio, ha sostenuto costi per 722 mila euro: meno di tutti.

    Al secondo posto troviamo, invece, il Catania con una spesa di 756 milioni a punto, mentre in terza posizione si colloca il Bologna con 865 mila euro: curioso il fatto che nessuna delle prime tre sia una delle consuete “grandi” e, soprattutto, ancor più da rimarcare che le tre squadre più virtuose siano formazioni che, tradizionalmente, basano la loro gestione sulla scoperta e la valorizzazione dei talenti, ossia quella che – senza ombra di dubbio – può esser considerata la parte più bella e pulita del calcio.

    Di contro, invece, i club più blasonati occupano gli ultimi posti della classifica: la Juventus campione d’Italia è quart’ultima, con una spesa di 2 milioni e 362 mila euro per ognuno dei punti conquistati, la Roma a stelle e strisce è terz’ultima, con una spesa di 3 milioni a punto, mentre le due milanesi occupano le ultime due posizioni della speciale classifica. Il Milan è penultimo, con un ammontare di costi per punto pari a 4 milioni e 111 mila euro, mentre l’Interè la meno virtuosa della serie A, a fronte di una spesa pari a 5 milioni di euro per ognuno dei 58 punti ottenuti in classifica.

    Luca Campedelli | © Marco Luzzani/Getty Images

    Situazione affatto rosea, dunque, per i club più potenti che, di fatto, apparirebbe ancor più plumbea se non vi fossero le plusvalenze derivanti da operazioni di calciomercato: tali voci, infatti, sono ricavi straordinari connessi ad una differenza positiva fra prezzo di cessione e valore contabile (ossia costo storico meno gli ammortamenti, ndr), le quali vanno ad alleviare le perdite che, altrimenti, per l’aggregato della serie A a venti squadre ammonterebbero ad un totale di 300 milioni più i 348 milioni derivanti dalle plusvalenze.

    E’ importante, inoltre, sottolineare che la classifica stilata dal Sole 24 Ore basa il suo calcolo sul virtuosismo esclusivamente sui costi, non considerando i ricavi conseguiti dai diversi club. Includendo i ricavi, dunque, il Chievo non avrebbe il miglior bilancio in assoluto (a fronte di 35,9 milioni di euro di ricavi e di una perdita netta da 300 mila euro) alla data di chiusura dello scorso bilancio, al 30 Giugno 2011: la palma del miglior bilancio per lo scorso esercizio, infatti, spetterebbe al Bari – poi retrocesso poi in serie B – e, di seguito, a Lazio, Palermo, Catania e Napoli.

  • “Meglio due feriti che un morto” Buffon da Di Martino

    “Meglio due feriti che un morto” Buffon da Di Martino

    La schiettezza ed il parlare senza peli sulla lingua, a volte, può non essere riconosciuto come un pregio ma, al contrario, avere delle conseguenze affatto positive. In particolare, nell’attualità calcistica di questi giorni concitati, considerando il clima di grande tensione nell’intero ambiente, fra perquisizioni, interrogatori, arresti, illazioni ed, ultima in ordine di tempo, la provocazione del presidente del consiglio Mario Monti, che ha proposto “2-3 anni di sospensione del calcio” per far pulizia su tali fenomeni indegni.

    Le parole pronunciate spontaneamente da Gigi Buffon, ancor prima che l’ondata di blitz ed arresti prendesse il via, potrebbero costargli, infatti, una convocazione dalla Procura di Cremona da parte del pm Roberto Di Martino per essere ascoltato come persona “informata sui fatti”, quindi come semplice testimone senza la necessaria presenza degli avvocati ed, in particolare, riguardo alla posizione del mister juventino Antonio Conte iscritto nel registro degli indagati in riferimento alla sua guida del Siena nel campionato 2011.

    L’ipotesi di una possibile convocazione in procura del capitano della spedizione Azzurra prima della partenza per gli Europei – secondo quanto trapela in queste ore – si riferirebbe, dunque, alla necessità di render conto della sua frase “E’ chiaro che le partite si giocano per essere vinte, ma in alcuni casi meglio due feriti che un morto”, riferita agli scenari delle gare di fine campionato, in cui in alcuni casi, le squadre in campo tenderebbero a non farsi male a vicenda, facendo gli opportuni calcoli finalizzati ad “un patto di non belligeranza” nel caso in cui, ad esempio, il pareggio fosse un risultato che accontenti entrambe: una circostanza che, secondo Buffon, sarebbe una pratica consolidata nel calcio, ma ben lungi dalle combine-scommesse e dal coinvolgimento della malavita organizzata.

    La frase in questione, però, secondo gli uomini della Procura di Cremona potrebbe essere letta anche come una sorta di difesa d’ufficio nei confronti di Antonio Conte e, per tal motivo, potrebbe essere chiesto a Buffon di renderne conto, così come lo stesso pm Di Martino ha accennato nella giornata di ieri: “Non ci ho ancora pensato ma non lo escludo”.  

    Gigi Buffon | © ALBERTO LINGRIA/AFP/GettyImages

    A tal proposito appare chiaro come l’approccio del procuratore alle dichiarazioni di Buffon sia mutato, considerando che – fino a due giorni fa – Di Martino aveva preferito non commentare le parole del portiere, sostenendo che “ognuno può dire quello che vuole” anche se, tra le righe, era parso che non le avesse affatto gradite.

    Resta da capire, dunque, quali siano le effettive motivazioni alla base del cambio di impostazione da parte della Procura, anche se – secondo i rumors – potrebbe essere finalizzata a comprendere il reale significato delle parole di Gigi, per appurare se siano state “mosse” da una sua eventuale conoscenza dei fatti legati all’indagine oppure dalla semplice volontà di esprimere un suo punto di vista sincero su un argomento di estrema attualità e che coinvolge direttamente persone a lui vicine, come Leonardo Bonucci ed Antonio Conte.

    Al momento, in attesa dell’eventuale convocazione a Cremona, Gigi Buffon appare tranquillo e sereno nel ritiro della Nazionale Azzurra, al punto da scherzare e sdrammatizzare sul campo di allenamento, insieme a Balotelli e Cassano, proprio sull’argomento scommesse. Nel primo pomeriggio di oggi, inoltre, il portiere Azzurro parlerà in conferenza stampa e, probabilmente, lancerà altri spunti interessanti sulla questione.

  • Ljajic non canta inno, Mihajlovic lo esclude dalla Nazionale

    Ljajic non canta inno, Mihajlovic lo esclude dalla Nazionale

    Dopo l’ormai celebre episodio del litigio in panchina, che lo ha coinvolto insieme all’ex tecnico della Fiorentina e che di fatto condusse all’esonero di Delio Rossi, giungono nuovi guai per il centrocampista Viola Adem Ljajic.

    Questa volta, però, le problematiche non sono connesse alla società gigliata – che con il neo direttore sportivo Daniele Pradè dovrà definire la posizione del calciatore per la prossima stagione – bensì alla Nazionale Serba, guidata dall’ ex difensore di Sampdoria, Lazio ed Inter, oltre che ex tecnico di Catania, Bologna e Fiorentina Sinisa Mihajlovic, impegnata sabato scorso nell’amichevole contro la Spagna, prossima avversaria degli Azzurri di Cesare Prandelli nella gara di apertura del girone eliminatorio europeo.

    All’inizio della gara in questione – poi persa dalla Serbia per 2 a 0 – nel consueto rituale dell’esecuzione degli inni nazionali, Adem Ljajic si sarebbe rifiutato di cantare l’inno serbo: uno sgarbo ritenuto imperdonabile dal neo cittì Sinisa Mihajilovic che, appena insidiatosi sulla panchina della sua nazionale, ha stilato un codice comportamentale poi sottoposto alla firma ai suoi calciatori. In tale “vademecum”, infatti, uno dei punti principali era costituito proprio dall’obbligo di cantare l’inno nazionale prima di ogni gara e lo stesso Ljajic, con la sua firma, aveva accettato di farlo. In campo, però, ciò non è accaduto e tale episodio ha causato l’immediato allontanamento dal ritiro della nazionale, dopo un breve confronto con il commissario tecnico Mihajilovic avvenuto nella giornata di domenica.

    Adem Ljajic | © ALEXANDER KLEIN/AFP/GettyImages

    Durante tale incontro, infatti, il calciatore della Fiorentina avrebbe spiegato di non voler cantare l’inno “per ragioni personali”, con tutta probabilità connesse alle sue origini: Adem Ljajic, infatti, è nato nel Sangiaccato, ai confini con il Kosovo, una regione a maggioranza musulmana – anche Ljajic lo è – storicamente in opposizione con il centralismo della capitale Belgrado, anche alla luce delle decise spinte autonomiste della regione, che richiede una maggiore indipendenza rispetto alla capitale serba.

    Le ragioni personali di Ljajic, dunque, sarebbero ben fondate e, dunque, totalmente avulse da un “colpo di testa” o da un semplice atteggiamento di ribellione: la decisione di Mihajlovic, di contro, appare come la volontà di imporre ai suoi l’obbligo di cantare l’inno, prescindendo dalle ideologie personali che, in un Paese come la Serbia, hanno un peso specifico rilevante, alla luce dei tristi eventi storici accaduti, dalla violenta repressione di Milosevic alla sanguinosa guerra degli anni immediatamente successivi.

    D’altrocanto, però, è pur vero che se si decide di indossare la maglia della Nazionale si abbraccia in toto ciò che ne consegue e bisogna calarsi in pieno nell’ottica di rappresentarla. In bilico fra due fuochi, dunque, la Federazione serba (FSS) ha tentato di adottare una posizione diplomatica, finalizzata a ricucire lo strappo ed a non chiudere completamente le porte a Ljajic, considerato un elemento tecnicamente molto valido. In tal senso, dunque, la Federazione ha rimarcato che l’esclusione di Adem non deve essere considerata in maniera definitiva precisando in un comunicato ufficiale che “le porte della Nazionale non sono chiuse per sempre, ma il giocatore deve informare il tecnico di aver cambiato posizione: se dimostrerà di essere in forma potrà essere convocato nuovamente”.

  • Van der Vaart colpisce foto Ibra con una palla da golf

    Van der Vaart colpisce foto Ibra con una palla da golf

    Tra loro non corre buon sangue e la ruggine in questione risale a diversi anni fa, ai primi anni 2000, quando entrambi erano giovani di belle speranze e militavano con la maglia dell’Ajax: nonostante il tempo trascorso e nonostante siano diventati due calciatori famosi e pagati di importanti club europei, Zlatan Ibrahimovic e Rafa Van der Vaart restano ancora due nemici giurati e non perdono occasione per dimostrarselo a vicenda, oltre che al mondo intero.

    Già nella biografia pubblicata dallo svedese, dal titolo “Io, Ibra”, i riferimenti all’olandese del Tottenham erano ben chiari e di certo affatto delicati, rivelando i diversi screzi in allenamento con la maglia dell’Ajax, i contrasti duri e decisi che fecero scattare l’inimicizia, accesa ulteriormente dalla rivalità in campo, considerando che entrambi volevano il ruolo di “prima donna” in squadra per mettersi in luce: acredine poi continuata negli anni successivi, anche a distanza, quando entrambi si allontanarono dall’Ajax per divenire due stelle del calcio continentale.

    Rafael Van der Vaart | © Michael Regan/Getty Images

    Non sorprende, dunque, alla luce di siffatti precedenti, il nuovo episodio accorso che coinvolge i due ex compagni di squadra, in prossimità dell’avvio del campionato europeo di Polonia ed Ucraina, ai quali entrambi parteciperanno con le proprie Nazionali. Fortunatamente, Olanda e Svezia non sono inserite nello stesso girone eliminatorio, considerando che l’Olanda disputerà il girone B (insieme a Danimarca, Germania e Portogallo), mentre la Svezia giocherà nel girone C (con Francia, Inghilterra ed i padroni di casa dell’Ucraina) e, dunque, l’eventuale “resa dei conti” in campo avverrà soltanto nell’eventualità che entrambe le nazionali proseguano il loro cammino nelle fasi ad eliminazione diretta: fuori dal campo, però, è avvenuto un gustoso “antipasto”, l’ ennesima scintilla anche se a distanza.

    In particolare, il protagonista diretto è stato proprio il fantasista del Tottenham Rafael Van der Vaart che, giocando a golf con un suo amico, ha individuato una porta da calcio, sulla quale ha immediatamente deciso di posizionare il ritaglio di una foto che ritrae il suo acerrimo nemico Zlatan Ibrahimovic, insolitamente sorridente, e che in breve è divenuto un vero e proprio “tiro al bersaglio”.

    Van der Vaart, infatti, ha iniziato ad esibirsi in una serie precisa di colpi con la sua pallina da golf, indirizzati a colpire proprio il sorriso di Ibra: colpi ben mirati, non c’è che dire, perchè in pochi minuti la fotografia in questione, sotto la spinta della pallina, si è staccata dalla porta, cadendo a faccia in giù sul prato, con il fragoroso sottofondo delle risate di Van der Vaart e del suo amico.

    Un episodio che, in pochissimo tempo, ha già fatto il giro del web e che, sicuramente, sarà stato visionato anche dal diretto interessato, che al momento si trova in ritiro con la sua Svezia: si attende, dunque, una “risposta” di Zlatan, augurandosi che possa essere, però, all’insegna dell’ironia e ben lungi dalle sue consuete reazioni spesso violente poco ortodosse, come – ad esempio – l’episodio accorso in campionato durante Milan-Napoli, quando Zlatan Ibrahimovic colpì con un ceffone in pieno volto il napoletano Aronica, e che gli costò tre turni di squalifica.

    Nel video sottostante, Van der Vaart “gioca a golf” con Ibrahimovic:

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  • Calciomercato Napoli, Jovetic il dopo Lavezzi

    Calciomercato Napoli, Jovetic il dopo Lavezzi

    Per il Napoli del presidente Aurelio De Laurentiis prima ancora di definire la posizione del tecnico Mazzarri per la prossima stagione e di dare l’addio ufficiale a Ezequiel Lavezzi, nel mirino del Paris Saint Germain di Leonardo e Carlo Ancelotti, è già tempo di pensare ad un adeguato sostituto per il Pocho, per muoversi in anticipo al fine di battere la concorrenza proprio sul fattore timing.

    L’argentino, infatti, è sempre più prossimo ad approdare all’ombra della Tour Eiffel – a fronte di un ingaggio stagionale di 4,5 milioni di euro per quattro stagioni ed una cospicua offerta al Napoli di 26 milioni di euro, anche se inferiore rispetto alla clausola rescissoria di 31 milioni di euro – al punto che Lavezzi avrebbe già preparato un messaggio di saluto alla città ed ai tifosi da pubblicare in concomitanza con l’ufficializzazione del suo trasferimento.

    La necessità di individuare un erede che possa essere all’altezza del suo predecessore è, dunque, un imperativo prioritario ed, in tal senso, l’obiettivo identificato sembra essere Stevan Jovetic della Fiorentina, talentuoso fantasista montenegrino classe 1989, da sempre un pallino del presidente Aurelio De Laurentiis: a margine della sua presentazione, il neo direttore sportivo Viola Daniele Pradè aveva dichiarato la volontà della società gigliata di trattenere Jo-Jo, per ripartire proprio da lui, ritenuto un uomo fondamentale per la ricostruzione ed un punto fermo del nuovo corso, “cercando di far tutto il possibile per trattenerlo”ma, di fronte ad un’offerta adeguata, la resistenza della Fiorentina probabilmente potrebbe vacillare.

    Stevan Jovetic | © Valerio Pennicino/Getty Images

    In particolare, se Ezequiel Lavezzi, dopo cinque stagioni in maglia partenopea, venisse ceduto al club parigino per la cifra di 26 milioni di euro, il Napoli avrebbe la giusta disponibilità per offrire ai Viola una cifra importante ed assicurarsi, così, il montenegrino, facendo leva – per arricchire il piatto – anche sull’inserimento nella trattativa di Lorenzo Insigne, miglior giovane della scorsa serie B con il Pescara di Zdenek Zeman.

    Jovetic, così, potrebbe divenire il partner d’attacco di Edinson Cavani, che appena ieri ha dichiarato ad un quotidiano uruguaiano la sua volontà di restare al Napoli per la prossima stagione, andando, così, a costituire insieme allo stesso Cavani ed allo slovacco Marek Hamsik il nuovo trio di tenori azzurri.

    La dinamica della trattativa sarebbe, dunque, una sorta di effetto domino, considerando il fatto che l’operazione Jovetic dipende direttamente dagli sviluppi dell’affare Lavezzi e, indirettamente, dalle offerte della concorrenza nei confronti della Fiorentina: oltre alle grandi d’Europa, infatti, sembra esserci il forte interessamento anche della Juventus per il montenegrino, ritenuto un partner ideale per il connazionale Mirko Vucinic, oltre che un importante rinforzo per il reparto offensivo bianconero e, dunque, bisognerà capire fino a che punto potrebbero alzarsi le richieste del club Viola che, di fronte ad una concorrenza agguerrita, potrebbe approfittarne per alzare le richieste a far cassa.

    Soltanto nel caso in cui dovesse esserci un clamoroso colpo di scena, che allo stato dei fatti appare assai poco probabile, e l’Inter riuscisse a battere la concorrenza dei parigini per assicurarsi Lavezzi, il Napoli abbandonerebbe la pista Jovetic, poichè potrebbe ottenere come parziale contropartita due rinforzi offensivi, ossia la cessione di Giampaolo Pazzini ed il completo riscatto di Goran Pandev.

  • Calcioscommesse, Antonio Conte indagato nell’inchiesta Last Bet

    Calcioscommesse, Antonio Conte indagato nell’inchiesta Last Bet

    Le prime luci dell’alba di questa mattina non hanno portato con sè un buon risveglio in molte case o, perlomeno, in quelle di diversi protagonisti del nostro calcio: sono giunti, così, diciannove provvedimenti restrittivi da parte della polizia di Cremona, tra cui gli arresti del centrocampista laziale Stefano Mauri e di Omar Milanetto, ex del Genoa ed attualmente in forza al Padova, con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata alla truffa e frode sportiva, riscontrata nell’almbito della nuova tranche dell’inchiesta “Last Bet”, quella che, per intenderci, ha già condotto agli arresti 16 persone negli scorsi mesi, tra cui l’ex bomber Beppe Signori.

    Un nuovo ciclone, dunque, si abbatte sul nostro calcio, a distanza esatta di sei anni dallo scandalo calciopoli, che esplose proprio alla vigilia dei Mondiali 2006: questa volta, gli inquirenti sono giunti anche nel ritiro Azzurro di Coverciano, in relazione all’avviso di garanzia consegnato a Mimmo Criscito, difensore dello Zenit ed ex Genoano, ma l’aspetto maggiormente clamoroso nell’operazione condotta quest’oggi, appare la perquisizione nell’abitazione di Antonio Conte, tecnico della Juventus campione d’Italia, indagato in riferimento al periodo in cui allenava il Siena in Serie B. Il coinvolgimento, in particolare, sarebbe in riferimento alla presunta combine nella gara contro il Novara dello scorso 30 Aprile 2011, cui si riferiscono le accuse del “pentito” Filippo Carobbio, che rivelò l’esistenza di un accordo per terminare la gara in parità, di cui Conte era a conoscenza al punto da rassicurare i suoi durante la riunione tecnica pre-gara “perchè l’accordo con il Novara per il pareggio era già stato raggiunto”. 

    Il blitz della Polizia, così come ha spiegato il procuratore di Cremona Di Martino anche nel caso delle altre perquisizioni effettuate, sarebbe stato finalizzato all’individuazione di eventuali elementi di rilievo nell’abitazione del tecnico e nei supporti informatici, sottoposti a backup, in considerazione delle accuse rivoltegli. Il mister bianconero, al momento della perquisizione era fuori città ed i poliziotti sono stati accolti da suo fratello ma, secondo quanto riportato dal suo legale, l’avvocato Antonio De Rencis, Antonio Conte “ha reagito come fanno le persone completamente estranee a certe vicende, ed è fortemente determinato a dimostrare la sua estraneità ai fatti contestati”.

    I fatti in questione, come detto, si riferiscono al campionato 2011 e se le accuse a Conte dovessero essere confermate sarebbe il Siena a rispondere per responsabilità oggettiva, in virtù del fatto che le partite “sospette” dei toscani sarebbero ben 8 e che, pertanto, è stato indagato anche il presidente Massimo Mezzaroma: la Juventus non rischia nulla ma, in tal caso, avrebbe comunque un ingente danno considerando l’eventuale squalifica del tecnico, fresco di rinnovo contrattuale fino al 2015.

    Antonio Conte | © GABRIEL BOUYS/AFP/GettyImages

    I possibili scenari sono i seguenti: in caso di condanna per omessa denuncia la squalifica sarebbe pari ad 8 mesi, che può ridursi a 3-4 mesi in caso di patteggiamento; se, invece, venisse contestato l’illecito, la squalifica oscillerebbe dai tre anni sino alla radiazione. C’è da dire, però, che la posizione di Antonio Conte, così come quelle degli altri “perquisiti” è ancora da verificare e, pertanto, così come ha raccomandato lo stesso procuratore Di Martino in conferenza stampa, è opportuno adoperare la giusta prudenza ed accortezza nelle valutazioni, “perchè un avviso di garanzia non equivale alla colpevolezza”: in tal senso, infatti, è opportuno registrare anche le dichiarazioni di Christian Bertani, ex attaccante del Novara arrestato questa notte, secondo il quale “la gara fra Siena e Novara sarebbe stata disputata in maniera leale e, dunque, Conte può stare tranquillo”.

    La “palla” passerà ora a Stefano Palazzi, procuratore federale, che sembra aver atteso gli sviluppi dell’inchiesta di Cremona prima di interrogare il mister juventino ed altri calciatori coinvolti: si preannuncia, così, un calendario denso di nuovi interrogatori finalizzati a “stringere i tempi” dell’inchiesta entro la fine di giugno, per garantire lo svolgimento dei processi a Luglio, in tempi utili con la definizione delle liste Uefa per la partecipazione delle squadre italiane alle coppe europee.

    Sei anni dopo si preannuncia una nuova estate caldissima.