Autore: Simona Granieri

  • Juve-Parma accordo per Giovinco, Leonardi frena

    Juve-Parma accordo per Giovinco, Leonardi frena

    In attesa che la Formica atomica possa dimostrare anche all’Europeo di Polonia ed Ucraina il suo valore, se verrà chiamato in causa in maniera importante dal ct Cesare Prandelli, intorno alla posizione di Sebastian Giovinco le trattative fervono, coinvolgendo le due società comproprietarie del suo cartellino, ossia Parma e Juventus.

    Il club bianconero, infatti, soprattutto per rispondere alle precise volontà di mister Conte, sta premendo per risolvere in fretta la questione ed assicurarsi la totalità del cartellino anche se, finora, ha puntato ad evitare eccessivi esborsi richiesti dal club gialloblu, che inizialmente aveva fissato il prezzo sulla base di ben 20 milioni di euro per la metà, alla luce del suo ottimo rendimento nella scorsa stagione, con 15 gol segnati ed il ruolo di decisivo assist-man. Nella giornata di giovedì scorso, a Milano, c’è stata invece la svolta, o, almeno, un passo in avanti decisivo per evitare le fatidiche buste, in calendario per il prossimo 22 Giugno, e l’eventuale “scippo” da parte dell’Inter, che, oltre ad essere un grande smacco, sarebbe realmente clamoroso.

    L’incontro in questione ha visto protagonisti Beppe Marotta e Pietro Leonardi, finalizzato a limare la richiesta di venti milioni, inserendo nell’affare qualche contropartita tecnica che potrebbe interessare al club emiliano: nella lista del club di Ghirardi ci sarebbero Giandonato, El Kaddouri, Ekdal, ed anche Michele Pazienza, rientrato alla “base” juventina dopo l’esperienza positiva in maglia Udinese. Inoltre, nell’operazione potrebbe essere inserito anche l’attaccante dell’Under 21 Manolo Gabbiadini, che la Juventus sta trattando con l’Atalanta, che potrebbe essere rilevato in comproprietà e girato, poi, al Parma.

    Sebastian Giovinco | © Claudio Villa/Getty Images

    L’offerta economica della Juventus, di aggirerebbe, così, sui tredici milioni di euro, una cifra comunque importante anche se inferiore rispetto alle richieste iniziali: per tal ragione, il Parma si è preso un “weekend di riflessione” per valutare la proposta prima del 22 Giugno e proprio Pietro Leonardi, pur smentendo la conclusione della trattativa, ha lasciato intendere che le possibilità di esito positivo con la Juventus sono buone: “Se la Juventus dimostrerà di volere veramente il giocatore, i problemi saranno inferiori rispetto ad altre soluzioni. Perché Sebastian è a metà tra i due club. E soprattutto perché lui è nato e cresciuto nella Juve e di quella maglia è innamorato”.

     Le prospettive che la questione venga risolta in tempi brevi, dunque, sembrano esserci, anche se finchè non ne verrà data l’ufficialità, la certezza non potrà esistere, soprattutto considerando l’interesse dell‘Inter – ormai non più celato – che rimarrà in agguato fino alla fine.

  • Juve e Roma, Quagliarella per il riscatto di Borriello?

    Juve e Roma, Quagliarella per il riscatto di Borriello?

    Nel giorno dell’arrivo a Torino per le visite mediche di rito dei neo acquisti Isla ed Asamoah, emerge uno scenario nuovo nel mercato bianconero, in merito alla possibilità di uno scambio fra attaccanti, che vedrebbe protagonisti due campani come Fabio Quagliarella e Marco Borriello.

    Come noto, infatti, nonostante la diffidenza generale con cui è approdato a Torino nel mercato di riparazione dello scorso Gennaio, in prestito con diritto di riscatto fissato ad 8 milioni di euro, Marco Borriello ha subito conquistato la fiducia di mister Conte, per il suo impegno e la sua abnegazione in allenamento e, poi, con il gol determinante a Cesena, che regalò alla squadra tre punti pesanti in chiave scudetto, ma anche con la rete al Novara e la complicità nell’autogol di Astori nella partita-scudetto di Cagliari. Anche Quagliarella è considerato un giocatore importante nei piani bianconeri, ma piace molto alla Roma di Zdenek Zeman e, dunque, Marotta potrebbe cogliere l’occasione per proporre uno scambio Quagliarella Borriello a Walter Sabatini, evitando, così, l’esborso – ritenuto eccessivo – di 8 milioni di euro per il riscatto. L’importanza di Marco Borriello nei piani di Conte, risulterebbe, dunque, superiore rispetto a quella di Quagliarella, soprattutto in termini di gestibilità.

    Marco Borriello | © Tiziana Fabi/Getty Images

    Con i numerosi impegni in programma nella prossima stagione, data la partecipazione alla prossima Champions League, alla Juventus servirà una rosa più ampia e, soprattutto, dei giocatori disponibili a sedere in panchina ed a farsi trovar pronti in caso di necessità, come Borriello ha dimostrato lo scorso anno, facendo leva proprio sul grande feeling con mister Conte.

    Dal canto suo, Fabio Quagliarella potrebbe accettare di buon grado la possibilità di trasferirsi a Roma, considerando il forte interessamento del direttore sportivo giallorosso Sabatini ed, in particolare, la possibilità di giocare nella squadra di Zeman, alla luce della nota valorizzazione delle caratteristiche degli attaccanti da parte del tecnico boemo. Esistono, dunque, buone ragioni per credere che la trattativa possa andare in porto.

  • Italia a rischio biscotto, meglio un morto che due feriti

    Italia a rischio biscotto, meglio un morto che due feriti

    Il nemico numero uno degli Azzurri, dopo il pareggio di ieri contro la Croazia, si chiama “Biscotto”. Un deja-vù di otto anni, ritornando all’Europeo 2004, quando la nostra Nazionale era guidata da Trapattoni e venne eliminata dalla competizione nonostante la vittoria contro la Bulgaria nell’ultima giornata, resa vana proprio dal biscotto scandinavo fra Danimarca e Svezia, che pareggiarono per 2 a 2, risultato che – già alla vigilia – si sapeva avrebbe eliminato gli Azzurri.

    Ora la situazione è pressocchè identica, considerando che se Spagna e Croazia dovessero pareggiare per 2 a 2, la Nazionale di Prandelli tornerebbe a casa anche se vincesse contro l’Irlanda, allenata proprio dal Trap. I conti sono presto fatti: Spagna e Croazia andrebbero, infatti, a 5 punti in classifica, così come l’Italia e, data la parità, si guarderebbe la classifica avulsa ed i punti negli scontro diretti (finiti tutti e tre in parità) e poi alla differenza reti (che, in caso di 2 a 2 sarebbe 0 per tutte), e poi, ancora, alle reti segnate negli scontri diretti fra Italia, Spagna e Croazia considerando che l’Italia si troverebbe con 2 gol fatti e 2 subiti, mentre con l’eventuale 2 a 2 la Spagna e la Croazia andrebbero a 3-3, superando, quindi, gli Azzurri.

    Nel caso di un pari per 1 a 1 fra Spagna e Croazia, invece, i calcoli sarebbero ben più complessi, poichè, a parità di punti e reti negli scontri diretti, si guarderebbe alla differenza reti generale, che vedrebbe la Spagna a +4, la Croazia a +2, mentre l’Italia (attualmente a 0) dovrebbe vincere con tre gol di scarto o con due, ma da 4 a 2 in su. Se, invece, l’Italia vincesse per 3 a 1 la situazione sarebbe in totale parità e, dunque, si ricorrebbe ai coefficienti calcolati sul rendimento di Italia e Croazia dagli Europei 2008, ai Mondiali 2010 alle qualificazioni Euro 2012: si qualificherebbe la Croazia, grazie al suo coefficiente 2,23 superiore rispetto a quello Azzurro, pari a 2,20.

    Calcoli a parte, l’aspetto più singolare di questa situazione è proprio lo spettro del “biscotto”, che piomba sugli Azzurri e sul calcio italiano proprio in prossimità dello scandalo scommessopoli e delle combine emerse. Un modo per ricordarci che l’onestà e la sportività non devono mai esser viste come un optional, perchè “la ruota gira” ed, ora, ci troviamo a sperare nella correttezza degli altri, con l’ansia di chi, conoscendo tali meccanismi distorsivi, teme che possano essere messi in atto. Sarebbe una beffa, soprattutto per Gigi Buffon, che dopo aver sostenuto “meglio due feriti che un morto” – riferendosi a situazioni “fisiologiche” nel calcio – nel post-partita di ieri si è detto sicuro della sportività degli Spagnoli che, se giocassero al massimo delle loro potenzialità, non dovrebbero temere la Croazia che, gol del pari a parte, ieri contro gli Azzurri non ha costruito particolari pericoli.

    Gianluigi Buffon | © Jamie Mc Donald/Getty Images

    Ora, dunque, il capitano Azzurro preferirebbe “un morto” fra Spagna e Croazia piuttosto che due feriti, una situazione che, con la contestuale vittoria italiana, ci promuoverebbe ai quarti.

    Buffon mostra sicurezza in tal senso e motiva così la sua impressione: “Se Spagna e Croazia fanno 2 a 2 ride tutto il mondo, e io non credo a questa possibilità perchè la Spagna è campione d’Europa e del Mondo ed i suoi campioni non vorranno essere ricordati per una cosa del genere, al contrario di Svezia e Danimarca che erano due squadre mediocri, con l’unico obiettivo di passare il turno”.

    Impressioni cui fa eco il ct spagnolo Del Bosque, che promette sportività da parte delle Furie Rosse che giocheranno per vincere contro la Croazia. Agli Azzurri, dunque, non resta che pensare alla partita contro l’Irlanda di Trapattoni, con l’imperativo della vittoria, puntando a dare il massimo ed evitando imbarazzanti cali fisici nella ripresa, onorando la promessa fatta da capitan-Buffon ad un bambino di Mirandola: “faremo il possibile per rendervi orgogliosi di noi”.

  • Indiscrezioni maglia Lazio 2013, “prima squadra della Capitale”

    Indiscrezioni maglia Lazio 2013, “prima squadra della Capitale”

    Mese di Giugno, tempo di programmazione in vista della prossima stagione per le squadre del nostro campionato, impegnate fra trattative di calciomercato, attività di scouting alla ricerca di nuovi talenti nella vetrina Europea di Polonia ed Ucraina e nell’ ultimazione degli ultimi dettagli in vista della presentazione delle divise ufficiali per la prossima stagione: un aspetto che assume fondamentale rilevanza in termini di marketing e, dunque, di fatturato, rappresentando una voce importante in termini di merchandising.

    Dunque, la scelta della divisa da gioco e della sua immagine, è un punto da ponderare a dovere in sede di programmazione: in casa Lazio, secondo quanto emerge da alcune indiscrezioni, la politica intrapresa in tal senso è stata di tipo particolarmente “aggressivo” ed, anche se la presentazione della nuova maglia biancoceleste avverrà nel mese di Luglio, trapela già qualche dettaglio significativo.

    Il simbolo della S.S. Lazio | © GABRIEL BOUYS/AFP/GettyImages

    Così come in casa Juve la nuova maglia riporterà la scritta “trenta sul campo” oltre che la storica frase di Giampiero Boniperti “vincere non è importante ma è l’unica cosa che conta”, all’interno della maglia laziale per la stagione 2012-2013 sarà presente la scritta “Lazio, la prima squadra della capitale” ideata dal nuovo sponsor tecnico, Macron, che ha preso il posto della Puma.

    Come spesso accade in termini di strategie di marketing, al lancio di un nuovo prodotto corrisponde una politica mirata a “far parlare di sè” per promuovere il lancio e, con la fase provocatoria, tale obiettivo verrà probabilmente raggiunto in breve tempo, anche sulla sponda giallorossa della capitale che, probabilmente, mal digerirà questa “frecciatina” indiretta.

    Il messaggio, infatti, sarebbe riferito all’ ordine cronologico di fondazione del club biancoceleste rispetto a quello giallorosso, considerando che la Lazio è stata fondata nel 1900, il 9 Gennaio, in Piazza della Libertà, mentre l’As Roma ben ventisette anni dopo, il 7 Giugno 1927 in Via Forlì. Un confronto “storico”, dunque, voluto dal presidente Claudio Lotito per assicurarsi il supporto dei tifosi biancocelesti, onorando la storia e le origini del club. In tali casi, però, l’unica controprova in merito al successo dell’iniziativa verrà fornita dai numeri, gli indicatori più importanti per dimostrare se le vendite risponderanno positivamente o meno.

  • Moggi a Chiambrettopoli difende Buffon e attacca Moratti

    Moggi a Chiambrettopoli difende Buffon e attacca Moratti

    Di tanto in tanto lo spettro di Luciano Moggi si riaffaccia sull’attualità calcistica, intervenendo con le sue osservazioni in merito alle vicende che riguardano il mondo del pallone di cui, fino a sei anni fa, era uno degli uomini più potenti e influenti: le circostanze, dopo il ciclone Calciopoli, sono cambiate, ma Moggi continua a esprimere il suo punto di vista (da molti considerato ancora autorevole). Ultima in ordine cronologico, l’intervento rilasciato al programma radiofonico di Piero Chiambretti, “Chiambrettopoli”, in onda su Radiodue fino al termine degli Europei di Polonia ed Ucraina.

    L’argomento principe di cui parla l’ex dg della Juventus è lo scandalo scommessopoli, difendendo in tal senso Gigi Buffon, capitano della Nazionale messo sotto la lente d’ingrandimento a causa di una sua amicizia con il proprietario di una tabaccheria-ricevitoria di Parma, cui avrebbe affidato delle somme importanti: le indagini ed i rilievi effettuati non hanno rinvenuto, però, anomalie nei flussi di gioco e, dunque, il potenziale scandalo del pre-Europei si è sgonfiato rapidamente. Ecco, quindi, che non è difficile per Moggi esprimere il suo punto di vista sulla vicenda: “Io vorrei escludere una cosa del genere, hanno tirato in ballo Gigi Buffon, un giocatore che tutto può fare tranne che scommettere e lo dimostra in partita”.

    Oltre a Buffon, poi, Luciano Moggi “si schiera” anche al fianco di Antonio Conte, a proposito delle combine legate al periodo in cui sedeva sulla panchina del Siena, motivando la sua posizione in riferimento all’indole-guerriera del mister bianconero, sempre proiettato verso la volontà di vincere. La domanda di Chiambretti, in tal senso, è ben precisa: “Conte sapeva di Bari, Atalanta, Siena?” cui Moggi risponde: “Non so rispondere, ma posso dire quel che penso conoscendolo. Conte tira sempre a vincere e non guarda mai in faccia a nessuno, neanche agli zingari”.

    Luciano Moggi | ©GIULIO PISCITELLI/AFP/Getty Images

    Piero Chiambretti continua, poi, a stuzzicare Moggi, definendolo “ex burattinaio del calcio italiano”, a voler sottolineare ironicamente il suo potere di comando esercitato per lunghi anni, e chiedendo un confronto fra la vicenda attuale dello scandalo scommesse e la vicenda calciopoli, che – secondo Moggi – è stato un “omicidio senza morto”. Un modo colorito per sottolineare la sostanziale differenza fra la vicenda passata e quella attuale: “le motivazioni dei due processi, quello sportivo e penale, hanno detto che nel campionato del 2004, era tutto regolare, nessuna partita alterata, invece è stato dato l’ergastolo a delle persone per non aver commesso il fatto, praticamente un omicidio senza il morto

    Chiambretti riporta, poi, la discussione su un tema “caldo” della polemica, riportando il punto di vista di Massimo Moratti, presidente interista, il quale ha sempre affermato che lo scandalo calciopoli è stato ben più grave perchè coinvolgeva i dirigenti. In tal senso, Moggi ribatte riferendosi anche al nome dello scomparso Giacinto Facchetti, ex dirigente merazzurro, e attaccando duramente il presidente Moratti: “la differenza è che siccome Moratti usufruì di questo frangente per vincere i campionati, per indebolire gli avversari e distruggere la Juve, certamente per lui è  di gran lunga  peggiore questo, ma quando parla di alti dirigenti, deve rendersi conto che il procuratore federale ha scritto che l’Inter era passibile di illecito sportivo, prescritto, guarda caso…”

  • Juventus ritiro estivo a Chatillon. Conte sceglie “l’antico”

    Juventus ritiro estivo a Chatillon. Conte sceglie “l’antico”

    In casa Juventus è tempo di programmare la prossima stagione, partendo dalla sede del ritiro estivo, ossia dal luogo si porranno le fondamenta per costruire la prossima annata che, con il ritorno in Champions League e lo scudetto da difendere, si preannuncia particolarmente intensa. La Juventus ha deciso un “ritorno al passato” in tal senso, scegliendo come base di lavoro Chatillon, preferita alla sede di Bardonecchia – scelta lo scorso anno – ed a quella di Pinzolo, in cui avevano preso il via le recenti annate poco fortunate.

    Ritorno all’antico perchè Chatillon, località prealpina in provincia di Aosta, era stata la sede dei ritiri bianconeri dal 1995 al 2003, proprio gli anni di massimo splendore della Juventus di Marcello Lippi, fra il suo primo e secondo “corso” intervallati dalla parentesi di Carlo Ancelotti. L’accordo fra la Juventus ed il Comune della Val d’Aosta avrà una durata triennale e, in linea di massima, l’approdo della “truppa” di Antonio Conte avverrà fra il 10 ed il 24 Luglio: la squadra alloggerà presso la scuola alberghiera e svolgerà le sedute di allenamento presso lo stadio Brunod dove, con tutta probabilità, potrà affrontare in amichevole alcune compagini locali.

    Difficile stabilire quanta parte di scaramanzia sia stata connessa alla scelta della Juventus ritiro estivo Chatillon Saint Vincent, specialmente in prospettiva del ritorno in Champions, alla luce delle brillanti annate europee con Lippi in panchina preparate proprio nella Vallèè, che portarono proprio alla conquista dell’ultima Champions presente nella bacheca del club, quella vinta nella finale di Roma contro l’Ajax.

    Anche il comunicato ufficiale apparso sul sito bianconero sembra sostenere tale tesi, riferendosi esplicitamente a tali aspetti: “La Juventus ha costruito a Châtillon/Saint-Vincent annate indimenticabili, che hanno portato alla conquista di una Coppa Intercontinentale, una Champions League, una Supercoppa Europea, quattro scudetti e altrettante Supercoppe Italiane. Insomma, presentarsi in Val d’Aosta con lo scudetto sul petto era una piacevole abitudine che la Juve ha subito ripreso”.

    Andrea Agnelli | © Claudio Villa/Getty Images

    I tifosi bianconeri, dunque, sono stati avvertiti con un mese di anticipo e, probabilmente, molti di loro decideranno di programmare le proprie vacanze con una “puntata” a Chatillon, per osservare da vicino l’inizio del cammino dei campioni d’Italia, ripetendo i numeri record dei diversi sold-out della scorsa stagione.

    Oltre alle piacevoli “vecchie abitudini”, poi, la Juventus ha anche stabilito il programma degli impegni estivi, che in gran parte si svolgeranno in Nord America, fra gli States ed il Canada (probabile prossima destinazione di Alessandro Del Piero che, comunque, entro fine Giugno dovrebbe rivelare il suo prossimo approdo) a margine della World Challenge Cup, nella quale si affronterà il gotha del calcio europeo: il 28 Luglio la Juventus scenderà in campo a Washington contro il Dc United, il 31 luglio a Montreal contro il Paris St. Germain di Ancelotti, mentre il 5 agosto a Las Vegas contro il Real Madrid di Josè Mourinho.

    Antipasti molto gustosi in vista del primo vero impegno ufficiale della stagione bianconera, in programma in terra cinese: la finale di Supercoppa italiana contro il Napoli a Pechino, rivincita annunciata della finale dell’Olimpico di Roma dello scorso 20 Maggio.

  • Scuse Cassano, dietro-front sui gay imposto da Figc

    Scuse Cassano, dietro-front sui gay imposto da Figc

    Dopo le dichiarazioni del giornalista Alessandro Cecchi Paone a proposito della presenza nel gruppo della Nazionale di Prandelli di due gay, un bisessuale e tre metrosexual (a suo avvsio sarebbero Abate, Giovinco e Montolivo, ndr), la conferenza stampa che nel pomeriggio di ieri ha visto protagonista Antonio Cassano si è trasformata in un grottesco monologo, a tratti anche agghiacciante, in cui il barese ha dato il peggio di sè, mostrando una totale incapacità di analisi equilibrata, andando contro qualsiasi parametro di buon gusto, con il sorriso stampato sul volto nel dire: “Ci sono froci in Nazionale? Problemi loro, se la sbrigassero loro. Io mi auguro che non ci siano”.  Eppure, poco prima di dare la sua risposta tanto “profonda”, aveva anche precisato che mister Prandelli lo aveva avvertito che avrebbe potuto ricevere una domanda in tal senso: avrebbe potuto pensare ad una risposta perlomeno meno volgare, perchè di volgarità si tratta quando si adoperano parole e giudizi dispregiativi in maniera gratuita.

    Antonio Cassano ha, dunque, perso un’occasione per mostrarsi in una veste diversa rispetto a quella di ragazzo superficiale e poco incline alla riflessione che da sempre lo accompagna, anche alla soglia dei trent’anni, un’età in cui è giusto mostrare di aver un punto di vista più maturo: ecco, dunque, che la Figc ha dovuto provvedere immediatamente a placare le furenti polemiche che sono nate dalle parole del barese, diffondendo un comunicato ufficiale nella serata di ieri. Un comunicato che, appunto, non proviene spontaneamente dal calciatore, ma dall’alto, quasi come se fosse stato imposto esclusivamente dalle necessità del momento: “L’omofobia è un sentimento che non mi appartiene. Non volevo offendere nessuno e non voglio assolutamente mettere in discussione la libertà sessuale delle persone. Mi dispiace sinceramente che le mie dichiarazioni abbiano suscitato polemiche e proteste dalle associazioni gay: ho solo detto che è un problema che non mi riguarda e non mi permetto di esprimere giudizi sulle scelte di altri, che vanno tutte rispettate”. 

    Anche nel comunicato ad hoc per riparare all’indelicatezza commessa, a ben vedere, Cassano adopera la parola “problema” in riferimento all’omosessualità, ribadendo implicitamente quanto detto in maniera più sguaiata nella conferenza stampa del pomeriggio, fallendo il tentativo di giustificarsi nascondendo dietro il consueto “sono stato interpretato male”.

    Antonio Cassano | ©GIUSEPPE CACACE/AFP/GettyImages

    Appare chiaro, dunque, che l’operazione Nazionale bon-ton voluta da Prandelli, con tali dichiarazioni compie un grande passo indietro perchè, nonostante il messaggio di “marcia indietro” ciò che appare dalla conferenza stampa di Cassano è solo un messaggio di bassissima cultura, che va ben contro il pensiero dello stesso cittì, autore della prefazione al libro dello stesso Cecchi Paone: “l’omofobia è razzismo ed è indispensabile fare un passo ulteriore per tutelare tutti gli aspetti dell’autodeterminazione degli individui, sportivi compresi”. 

    Parole di ben altro stampo rispetto a quelle di Cassano che, date le sue performance verbali, sarebbe meglio se si limitasse a commentare le vicende calcistiche dell’Europeo, con riferimento alla prossima gara contro la Croazia ed al suo feeling con Balotelli cui dovrebbe fare da “tutor”.

    Un ruolo che, oggettivamente, difficilmente gli si addice, come lui stesso riconosce: “Ma si parla solo di lui? Abbiamo un buon rapporto, dicono che devo fargli da tutor: immaginate come siamo messi, se io seguo lui, chi segue me?”.

  • Chi era Teofilo Stevenson, pugile rivoluzionario

    Chi era Teofilo Stevenson, pugile rivoluzionario

    “Un popolo può liberare se stesso, dalle sue gabbie e da animali elettrodomestici, ma all’avanguardia d’America dobbiamo fare dei sacrifici verso il cammino lento della piena libertà”: così Francesco Guccini in “Canzone per il Che”, riferendosi agli ideali rivoluzionari dell’isola cubana, avanguardia contro il capitalismo americano nella sua zona di massima influenza, nel suo “giardino di casa” come si suoleva dire nei lontani tempi della Guerra Fredda. Un ideale può abbracciare tanti aspetti della vita pubblica e privata e, nel caso dell’isola di Fidel Castro, tale aspetto ha sempre assunto un aspetto prioritario e profondo, al punto da intrecciarsi indissolubilmente con le vicende personali di uomini di spicco.

    Uno di questi era proprio Teofilo Stevenson, pugile peso massimo cubano, vincitore di tre ori olimpici (Monaco 1972, Montreal 1976 e Mosca 1980) e di tre mondiali sempre fra il 1972 ed il 1986, scomparso oggi all’età di sessantanni, stroncato da un improvviso infarto. Fu uno dei migliori atleti della boxe dilettantistica cubana ma, soprattutto, un convinto sostenitore degli ideali rivoluzionari della sua isola, al punto da rifiutare l’offerta di cinque milioni di dollari del suo agente che avrebbe voluto organizzare un incontro fra lui e Muhammad Alì (al quale lo legava un rapporto di amicizia al punto da essere suo accompagnatore durante la visita di Alì a Cuba, ndr) e da decidere di non divenire mai uno sportivo professionista, in linea con i dettami del regime. Convinzioni profonde che lo portarono a motivare la sua scelta di restare uno sportivo dilettante con una frase che rimase alla storia: “Cos’è un milione in confronto all’amore di otto milioni di cubani?” 

    Probabilmente sarà difficile comprendere il reale senso che tale parole celavano, la reale convinzione che l’opposizione al sistema capitalistico – anche nei piccoli gesti della propria vita personale – potesse portare dei benefici comuni: “i problemi di coscienza interessano tanto quanto la piena perfezione di un risultato: lottiamo contro la miseria ma allo stesso tempo contro la sopraffazione”. Ancora frasi di Francesco Guccini che esprimono proprio quel punto di vista, che ha mosso uomini a compiere la rivoluzione ed a donarle ogni istante della loro vita, ogni pensiero, ogni energia.

    Teofilo Stevenson | © STAFF/AFP/GettyImages

    Teofilo Stevenson ha mantenuto questa coerenza di pensiero e di azione per tutta la sua vita, anche dopo aver appeso i guantoni al chiodo, rimanendo sempre un uomo semplice, coerente alle sue origini contadine, rimasto umile nonostante l’amore viscerale che il suo paese gli ha sempre dimostrato, rimanendogli affezionato anche nel momento della sua difficoltà personale, quando fu arrestato dopo una violenta lite con il nuovo compagno della sua ex moglie: superò quella difficoltà con la forza d’animo dei grandi campioni, scegliendo di mettersi al servizio del suo popolo intraprendendo la carriera di allenatore del programma cubano di pugilato dilettantistico, condividendo la sua grande esperienza con i giovani, e divenendo per loro un maestro di pugilato e di vita, anche nel ruolo di vicepresidente della Federazione cubana di Boxe.

    Non rimpianse mai la scelta di rimanere lontano dai circuiti dorati della boxe mondiale, rifiutando una vita agiata pur di restare sempre fedele al suo Fidel (e non è solo un gioco di parole): addio Stevenson, oggi è l’atto conclusivo, ma il suo ricordo rimarrà vivo a lungo per il suo popolo rendendolo immortale.

  • Verso Italia-Croazia, Prandelli “è decisiva”. Fiducia a Balotelli?

    Verso Italia-Croazia, Prandelli “è decisiva”. Fiducia a Balotelli?

    Dopo la buona prova contro la Spagna, che ha portato agli Azzurri morale, qualche elogio ed un punto in classifica nel girone C, è tempo di focalizzare l’attenzione sul prossimo impegno, in programma Giovedì contro la Croazia: un match tutt’altro che semplice, considerando che i croati sono attualmente in testa al girone dopo aver strapazzato l’Irlanda di Trapattoni e che, proprio nella gara d’esordio, hanno mostrato buone capacità di gioco.

    Gli Azzurri, dunque, dovranno mostrarsi al meglio delle proprie capacità, sia in termini di concentrazione che di gioco, per superare l’ostacolo e proiettarsi con fiducia verso il proseguio del cammino europeo: non sarà semplice e, per questo, il ct nelle ultime ore sta “mescolando le carte” proprio per non dar punti di riferimento agli avversari, programmando per la giornata odierna un allenamento a porte chiuse in mattinata ed alle 17 seduta aperta ai giornalisti solo per la prima mezz’ora, mentre in seguito il lavoro tattico verrà blindato. Accorgimenti mirati anche a tenere alta l’attenzione del gruppo, perchè – nonostante il buon esordio – nulla ancora è stato fatto.

    Il ct sembra essere intenzionato a confermare buona parte dell’ Italia che ha ben giocato contro le Furie Rosse domenica scorsa, ma qualche cambio non è da escludere, come lo stesso Prandelli ha dichiarato: “Guarderemo con attenzione la Croazia, la conosciamo ma nell’ultima gara hanno cambiato qualcosa, li seguiremo con attenzione per decidere. L’idea è di non cambiare tanto per dare una continuità”. La forza dell’avversario, però, è un fattore che per il mister non dev’essere affatto sottovalutato, anche perchè, secondo il ct, la Croazia potrebbe presentare dei pericoli ancora maggiori rispetto alla Spagna, soprattutto a causa della sua imprevedibilità di gioco “per questo dobbiamo arrivare ancora più preparati”.

    Cesare Prandelli | ©GIUSEPPE CACACE/AFP/GettyImages

    In termini di uomini in campo, potrebbe esserci un avvicendamento dal primo minuto fra Balotelli e Di Natale, considerando che Totò ha avuto un impatto eccellente sulla gara, segnando il gol del vantaggio:“in questo momento non lo so, non ho pensato a questo: devo cercare di capire chi ha speso di più. Ovviamente loro due non hanno speso molto, perché si sono divisi la partita”. 

    Il cambio, però, non sarebbe condizionato dall’errore di Mario nel match contro la Spagna quando, solo di fronte a Casillas, si è fatto recuperare da Sergio Ramos, anche se – secondo il ct – Mario Balotelli potrebbe accusare un po’ di pressione e di responsabilità di troppo: “Per la prima volta deve forse dimostrare a tutti quella potenzialità che tutti gli riconoscono e magari un po’ più di responsabilità se la sente”, anche se quell’errore potrebbe essere anche un stimolo importante a far bene quando verrà richiamato in causa, pensando a costruirsi nuovamente un’occasione del genere “per potersi trovare di nuovo nella stessa situazione e fare la scelta giusta”.

    In fase difensiva, poi, il mister si dichiara soddisfatto della retroguardia, compreso il centrale “adattato” De Rossi, che ha mostrato uno straordinario spirito di abnegazione, oltre che precisione negli interventi, anche se l’ingresso in campo di Torres nel secondo tempo aveva messo in maggiore difficoltà il nostro reparto arretrato. In tal senso, Daniele De Rossi può migliorare ancora in quel ruolo (giocando sempre nel reparto a tre o a cinque) se riuscisse a dare maggiori riferimenti, avanzando e cercando di fare le due fasi, perchè “ha le doti fisiche per farlo, perchè ha la resistenza del centrocampista”.

    La gara di giovedì, dunque, potrà fornire una controprova importante sulle reali potenzialità della nostra Nazionale, che si misurerà proprio sul terreno ostico del secondo match del girone che, durante i tornei brevi, può presentare qualche insidia in più sul piano della tenuta atletica. Domani gli Azzurri lasceranno Cracovia e partiranno per Poznan e, nel pomeriggio, sosterranno la rifinitura allo stadio dove scenderanno in campo giovedì alle 18.

  • Ucraina-Svezia 2-1, Shevchenko batte Ibrahimovic

    Ucraina-Svezia 2-1, Shevchenko batte Ibrahimovic

    La serata perfetta, il sogno di un popolo spesso bistrattato dagli eventi e dalla storia, una vittoria importante, ottenuta in casa, nella gara d’esordio dell’Europeo organizzato per mostrarsi in veste diversa: un modo per far bella figura agli occhi del mondo intero, per ritagliarsi un ruolo migliore. Lo stadio interamente giallo di Kiev, la capitale (dove si disputerà anche la finale, ndr), il suo “uomo in più” che spinge l’Ucraina alla fondamentale vittoria contro la Svezia, nel girone D.

    Elementi che, insieme, formano il connubio che porta alla vittoria più sentita dal popolo ucraino, una gioia visibile negli occhi dei tifosi presenti e dei giocatori in campo, con l’uomo-simbolo Andrij Shevchenko sugli scudi, autore di una straordinaria doppietta, che lo ripropone agli onori delle cronache sportive, ricordandogli i fasti in rossonero. Curioso che sia proprio lui a “punire” la Svezia di Zlatan Ibrahimovic, il suo “successore” in casa Milan, incapace di riprendersi dopo la doppia “sberla” inflitta dagli ucraini.

    Andrij Shevchenko | © SERGEI SUPINSKY/AFP/GettyImages

    Eppure, nella prima frazione di gioco Ucraina-Svezia era rimasta molto equilibrata, con un piacevole ritmo ed un gioco fluido da ambo le parti, con una leggera predominanza nelle iniziative per gli ucraini sospinti dal tifo casalingo: al 23′ buona occasione per Sheva che sfiora il palo con un diagonale, al 35′ potente tiro da fuori area di Voronin mentre al 39′ Ibrahomovic colpisce di testa il palo esterno, facendo rabbrividire l’intero stadio.

    Nella ripresa la Svezia mette in campo grande determinazione al rientro dagli spogliatoi ed al 7′ del secondo tempo Kallstrom confeziona un bell’assist proprio per Zlatan Ibrahimovic che anticipa la difesa ucraina e realizza il gol dello 0 a 1. L’orgoglio degli ucraini e la loro volontà di regalare una soddisfazione al pubblico di casa, però, è una leva importante che, dopo appena tre minuti, consente alla squadra di acciuffare il pareggio: va da sè che l’autore del fondamentale gol sia proprio Sheva, che raccoglie un bel cross di Yarmolenko beffando lo statico Mellberg ed infilando il portiere svedese: 1 a 1. 

    Dopo ulteriori tre minuti, al minuto 62 l’apoteosi per l’ex milanista: corner di Timoshchuk dalla sinistra, Sheva sfodera nuovamente le sua abilità aeree e, di testa, anticipa tutti, beffando proprio Ibrahimovic che era rientrato in copertura: 2 a 1 per l’Ucraina, con lo stadio l’Olimpiyskyi in tripudio. Subito dopo, la gara si infiamma e la Svezia prova a reagire allo svantaggio con immediate sostituzioni: l’ingresso in campo di Wilhelmsson appare quello più incisivo, con due sue conclusioni in porta ed un assist a Zlatan Ibrahimovic, che prova un violento calcio al volo respinto dal portiere Pyatov solo con il bagher.

    La Svezia non riesce, così, a raggiungere il pareggio (che probabilmente avrebbe meritato) e l’Ucraina scrive un’impresa storica, che difficilmente verrà dimenticata: neppure nelle più rosee aspettative avrebbe sognato una partenza tanto positiva e brillante, che le ha – inoltre – consentito di raggiungere anche la vetta del girone D, proprio davanti alle super quotate Inghilterra e Francia. Giusto che la copertina di una serata tanto importante sia tutta per Shevchenko, il simbolo calcistico di questa Nazione, colui che l’ha rappresentata nei momenti bui e che ora, poco prima di dire addio al calcio, ha l’occasione di condurla per mano verso il sogno più bello.

    Pagelle

    Per i padroni di casa, ovviamente, il migliore è l’uomo gol, Shevchenko, voto 8: una doppietta nella gara d’esordio in casa propria parla già da sè; in più, bisogna ricordare la sua lontananza dal calcio che conta che, probabilmente, avrà costituito una molla straordinaria in fatto di motivazioni per farsi trovare al meglio della condizione in questo impegno. Epico.

    Di rilievo anche la prestazione di Voronin, voto 7: grande grinta e cuore e qualche intuizione preziosa.

    Nella Svezia il peggiore è Mellberg voto 5: poca precisione e lucidità, Sheva diventa il suo peggior incubo.

    Ibrahimovic voto 7: segna il gol che sblocca la gara, fa reparto da solo, ma poi si fa anticipare, in fase difensiva, da Sheva sul secondo gol ucraino: quello, però, non è il suo mestiere.

    CLASSIFICA GIRONE D

    SPECIALE EURO 2012

    VIDEO UCRAINA-SVEZIA 2-1

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