Autore: Simona Granieri

  • Inter sbagliando s’impara riscattato Longo, Kucka al Genoa

    Inter sbagliando s’impara riscattato Longo, Kucka al Genoa

    Tre reti nella semifinale dello scudetto Primavera, e non contro una squadra qualsiasi bensì contro i cugini rossoneri del Milan, ed, in particolare, timbrando il cartellino di quella fondamentale vittoria con la rete del decisivo con una rete da incorniciare, un perfetto destro al volo: questo è stato il biglietto da visita di Samuele Longo, baby attaccante nerazzurro, classe 1992, venti anni d’età e una stagione da protagonista anche nella baby Champions League, ossia la Next Generation Series, con reti al Psv, al Marsiglia, ed all’Ajax nella finale del torneo vinta ai rigori dai nerazzurri, segnando con freddezza anche uno dei tiri dal dischetto.

    186 cm d’altezza per 75 kg di peso, Velocità e gran senso del gol, che ha portato i suoi frutti con ben 19 reti stagionali ed anche l’esordio in serie A, nell’ultima giornata di campionato, il 13 Maggio contro la Lazio, 14 minuti in campo per “assaggiare” il sapore del calcio dei grandi, per premiare il suo grande rendimento e per regalargli un antipasto della realtà della serie A che, se le premesse positive venissero confermate, potrebbe vederlo a lungo protagonista degli anni a venire.

    I suoi idoli – come lui stesso ha dichiarato – sono stati modelli non da poco, ossia Andrj Shevchenko e Ronaldo, mentre ora ha scelto di ispirarsi al Nino spagnolo campione d’Europa e del mondo, Fernando Torres, “ma quello di due anni fa“, ai suoi dribbling, alla sua corsa ed al suo senso del gol.

    Il futuro, dunque, è dalla sua parte e, pertanto, l’Inter ha deciso di non lasciarselo sfuggire, anche e soprattutto per la grande stima che il presidente Massimo Moratti nutre nei suoi confronti. Il suo cartellino era in comproprietà fra Inter e Genoa, ed il club nerazzurro ha riscattato in queste ore la totalità del cartellino, dopo un vertice con il presidente Preziosi, che ha portato ad uno scambio con Kucka. Samuele Longo, dunque, ora è tutto dell’Inter mentre lo sloveno Juraj Kucka è tutto del Genoa, così come ha confermato lo stesso presidente Enrico Preziosi ai microfoni di Sky Sport al termine del vertice con il club nerazzurro.

    Samuele Longo | © Christopher Lee/Getty Images

    Una saggia decisione, per una volta nel segno della lungimiranza e della programmazione nel lungo periodo, probabilmente influenzata anche dagli errori commessi in passato legati alla scarsa fiducia nei giovani italiani e nella non possibilità o, meglio non volontà, di valorizzarli in breve tempo, costringendoli a lunghi peregrinare in provincia, lontani dalla “casa madre” e scarsamente considerati (come nel caso di Mattia Destro, ndr).

    Nel cambio di strategia avvenuto, di certo, ci sarà stato lo zampino di mister Andrea Stramaccioni, colui che ha già valorizzato al meglio Samuele Longo, dandogli fiducia ed assegnandoli una maglia da titolare, convocandolo anche per la turneè in Indonesia dove il giovane bomber ha ben impressionato.

    Strama, quindi, lo conosce già alla perfezione, ed – anche alla luce della sua esperienza nel settore giovanile – è assolutamente consapevole che un baby talento così non bisogna allontanarlo bensì valorizzarlo in casa propria in quanto rappresenta un importante patrimonio: dagli errori di valutazione, a volte, si impara.

  • Capello a Chiambrettopoli, soddisfazione Inghilterra ma Italia è più forte

    Capello a Chiambrettopoli, soddisfazione Inghilterra ma Italia è più forte

    Ebbene, il “nostro” quarto di finale Europeo sarà contro l’Inghilterra, contro la Nazionale di sua Maestà Elisabetta II, contro le insidie di Rooney, contro il gruppo plasmato da Fabio Capello e lasciato in eredità, proprio sul più bello, a Roy Hodgson, un tecnico che – nel nostro calcio, ai tempi dell’Inter – ha avuto ben poca fortuna ed al quale in Patria hanno dedicato una statua. Fabio Capello, a Chiambrettopoli, lo spazio radiofonico di Piero Chiambretti in onda su Radio 2 risponde ironico sulla questione: “Fossi in lui mi toccherei da qualche parte”. Naturale, dunque, che per il mister friulano assistere a questo Europeo di Polonia ed Ucraina dalla tv sia un po’ motivo di sofferenza anche se, comunque, don Fabio riesce a prendersi le sue personali soddisfazioni considerando che la squadra Inglese di Hodgson è composta da calciatori “che avevo scelto io”.

    D’altronde, la sua gestione è stata una fase importante della Nazionale inglese, considerando che Capello detiene il record della più alta percentuale di vittorie rispetto alle gare disputate, riuscendo a costruire un gruppo solido e, al contrario di quanto accadeva tradizionalmente, ben disciplinato: i residui positivi del suo lavoro sono ancora presenti e, probabilmente, per Fabio Capello sarà stato motivo d’orgoglio vedere i suoi “players” conquistare il primo posto nel girone D, davanti agli storici rivali francesi.

    Ragioni del cuore a parte, Fabio Capello è sempre uno dei tecnici più importanti del panorama internazionale e, dunque, è naturale chiedergli un’analisi tecnica delle qualificate ai quarti: “Le nazionali non possono esprimere il gioco migliore del paese, l’unica è la Spagna, perche lì giocano tutti a questa maniera e soprattutto perché la percentuale di giocatori fra Real Madrid e Barcellona completa la Nazionale, per cui si conoscono e giocano in un certo stile”. I moduli ed i numeri secondo Capello lasciano il tempo che trovano, anche perchè – nel calcio attuale – si gioca “il 9-1, perchè ci si difende il 9 più il portiere e si attacca in molti, 4 o 5″.

    Fabio Capello | © Alex Grimm/Getty Images

    Emerge, così, il discorso relativo alla Nazionale Azzurra che, tra qualche difficoltà e qualche sprazzo di luce, dovrà affrontare un impegno sicuramente ostico nei quarti di finale; per Capello, però, il primo traguardo raggiunto dagli Azzurri non è stato casuale ed, anzi, dopo aver assistito dallo stadio alla partita degli uomini di Prandelli contro la Spagna, nella prima gara del loro girone, l’impressione è stata assolutamente positiva: “Ho sempre pensato che l’Italia fosse più forte delle altre squadre. Questa è una buona Nazionale, può fare la sua parte. Mi dispiace solo per Chiellini, un giocatore che da qualcosa in più a questa squadra”.

    In tema di giocatori “chiave” inevitabile una battuta su Cassano-Balotelli, la coppia “accantonata” da Marcello Lippi e riscoperta da Prandelli che, nel bene e nel male, hanno lasciato la loro firma nella partita contro l’Irlanda. Secondo Capello, i due sono cresciuti rispetto al passato: Cassano dopo “il colpetto” che ha ricevuto, mentre con Super Mario bisogna “esser diretti”, cercando di aiutarlo a superare le polemiche, così come ha fatto sul campo Leonardo Bonucci, chiudendogli la bocca con una mossa intelligente.

    Dopo tante riflessioni sulla Nazionale Azzurra, sorge spontanea la domanda di Chiambretti a proposito di un suo possibile futuro da cittì dell’Italia, anche alla luce delle affermazioni di Mario Sconcerti, uno dei più autorevoli giornalisti sportivi. La risposta di Don Fabio, però, è categorica: “Ho detto più volte che non mi interessa la nazionale italiana, lo riconfermo da te che sei un amico. E poi, ho già una certa età”. Dati i precedenti (vedi dichiarazione “mai alla Juventus”, ndr) nulla è escluso, anche se, per ora, Capello preferisce il ruolo di attento osservatore, anche del campionato italiano, commentando così il ritorno in serie A di Zeman: “E’ un allenatore di valore, e la Juve, probabilmente, viste le continue battute, avrà un nemico in più, non solo sul campo”.

  • Maglia Juventus 30 sul campo, la Lega approva

    Maglia Juventus 30 sul campo, la Lega approva

    La maglia della prossima stagione 2012-2013 per la Juventus probabilmente diventerà un must per i tifosi, considerando la presenza del tricolore ritrovato dopo lunghi anni di assenza, della frase ad effetto di Giampiero Boniperti, ricamata dietro il colletto, “Vincere non è importante, è l’unica cosa che conta” ma, soprattutto, dello slogan dell’orgoglio bianconero, quello dei “30 sul campo” riferendosi, naturalmente, agli scudetti conquistati, ostentandoli “nero su bianco”, escogitando una modalità originale di sostituire le tre stelle.

    Nell’incertezza iniziale – subito dopo il trionfo scudetto – fra desiderio di rivendicazione di ciò che appartiene e che le sentenze del post-Calciopoli hanno cancellato e la volontà di lasciare il segno, il presidente Andrea Agnelli aveva annunciato una soluzione che avrebbe stupito i tifosi.

    In realtà, la rinuncia alle tre stelle inizialmente ha deluso i sostenitori più “infervorato” ma, ora, pare sia stata comunque apprezzata, anche perchè (maglie di gioco a parte) chi acquisterà la nuova maglia riceverà un kit con due speciali patch, uno con il tricolore, ed uno con la fatidica scritta “30 sul campo”, da poter applicare a piacimento oltre che la possibilità, negli Juventus Store, di applicare in aggiunta proprio la terza stella per rendere la maglia dei tifosi “un pezzo davvero unico”, come riporta il sito ufficiale del club bianconero.

    Il presidente Lega Calcio Maurizio Beretta | © Vittorio Zunino/Getty Images

    Una via diplomatica per evitare lo strappo con la Lega Calcio che, già subito dopo la festa scudetto bianconera, aveva intimato che le tre stelle sulla divisa ufficiale non sarebbero state “conformi”, anche se, poi, tale dibattito, si è trasformato soltanto in una sterile polemica.

    Il “30 sul campo”, invece, ha ottenuto proprio in queste ore il benestare della Lega Calcio, che, per voce dello stesso presidente Maurizio Beretta, ha annunciato l’approvazione dell’adozione del nuovo logo, su parere dell’ufficio legale.

    Il club juventino, dunque, ha subito provveduto a depositare il nuovo logo che, sempre secondo il presidente Beretta “non presenta controindicazioni”.

    Ne sarà contento il presidente Andrea Agnelli, ma anche la Nike che già si sfrega le mani in prospettiva delle prossime vendite del suo prodotto.

  • Sara Errani su Vanity Fair “detesto Balotelli”

    Sara Errani su Vanity Fair “detesto Balotelli”

    Di ritorno da Parigi, dove il mondo si è accorto di lei dopo la finale del Roland Garros, e prima di calarsi nel prossimo impegno di Wimbledon e, poi, nell’Olimpiade di Londra, Sara Errani rivela un po’ di sè, raccontando il suo punto di vista sul tennis ma non solo, nell’intervista rilasciata a Vanity Fair che le ha dedicato la copertina del numero in uscita domani 20 Giugno. Una venticinquenne dai lineamenti delicati, dagli occhi chiari ed i capelli biondi, che usa raccogliere in uno chignon fermandoli con un sottile cerchietto, un look bon-ton che cela una grinta interiore ed una determinazione che solo le grandi sportive possono sfoggiare.

    Sara Errani ha mostrato i muscoli, ed ha incantato il mondo intero, dando ancora una volta lustro al tennis femminile italiano che, dopo Francesca Schiavone e Flavia Pennetta, ha trovato un altro astro, per compensare le difficoltà del tennis maschile che, per ora, non regge affatto il confronto con le colleghe rosa.

    La spiegazione è semplice ed è la stessa Sara Errani ad illustrarlo nell’intervista: “Le donne hanno più spirito di sacrificio. In Italia non c’è la cultura del correre, del soffrire. I maschi pensano di vincere con il colletto della maglia alzato, senza sudare, con l’ace al servizio e i colpi di classe. I ragazzini scendono in campo pensando a un fighetto come Federer, mica a Nadal che, avendo meno armi naturali, suda e lotta. Dovrebbero capire che, prima di diventare così, anche Federer si è fatto il mazzo”. Ecco, dunque, quali sono gli ingredienti del suo successo, della sua esplosione fra “le grandi”: grinta, sudore e sacrificio, ma anche umiltà e voglia di lavorare sodo per perfezionarsi sempre di più.

    Sara Errani

    Talento, sì, ma anche carattere ed idee ben chiare: “non posso stare senza di Lui, Lui è la mia vita”. Non si parla di un uomo, però, bensì del tennis, la sua grande passione, che ama in maniera incondizionata e viscerale anche se, nel suo racconto, Sara lascia intuire anche un forte interessamento per il calcio, che ha anche praticato in passato: “Il calcio mi piace molto, giocavo anche decisamente bene, e Juve e Milan mi sono sempre state simpatiche, ma non ho mai avuto una squadra del cuore. Detesto l’Inter, questo sì”.

    Oltre a detestare l’Inter, Sara – da grande sportiva – non si sottrae dal prendere una netta posizione contro gli scandali del nostro calcio“Certo che mi disgustano. E penso che lì ci siano dentro tutti. Impossibile che non sapessero”.

    Dopo aver dichiarato la sua antipatia verso il club nerazzurro, non si tira indietro neppure nel dare un giudizio su un ex interista, attualmente protagonista (fra bassi ed alti, ndr) dell’Europeo Azzurro in Polonia ed Ucraina: Mario Balotelli. In tal caso, Sara Errani non usa giri di parole, andando dritto al punto, senza peli sulla lingua:  “Mi piacciono i bravi ragazzi. Uno come Balotelli, per dire, non lo sopporto. Non mi è piaciuto all’Europeo e non mi piace proprio lui, il personaggio, il suo atteggiamento strafottente. Non mi va giù”

    Toccando l’argomento calciatori, poi, inevitabile una domanda provocatoria circa un calciatore che le piaccia particolarmente, con cui, ipoteticamente, potrebbe fidanzarsi. Anche in tal caso, Sara non si tira indietro, mostrando una preferenza per gli juventini, attuali e potenziali: Matri della Juve. Della Nazionale, Giovinco: piccolino, ma lo preferisco a Marchisio”. 

  • Il mercato dei dispetti, la Juve insidia il Milan per Acerbi

    Il mercato dei dispetti, la Juve insidia il Milan per Acerbi

    Il calciomercato dell’estate 2012 verrà ricordato, senza dubbio, come quello delle trattative per dispetto, in particolare fra le big del nostro calcio che hanno proseguito gli screzi della scorsa volata scudetto nelle questioni di mercato. Protagoniste, dunque, proprio il Milan e la Juventus, che – soprattutto in queste ultime ore – si stanno dando battaglia per il difensore Francesco Acerbi che, invece, pareva destinato al Milan senza alcun tipo di intoppo. L’ad bianconero Beppe Marotta, invece, pare si sia inserito con una manovra di disturbo, mettendosi in contatto con il Chievo, comproprietario del cartellino insieme al Genoa. Il Milan, però, da tempo aveva un accordo con i rossoblu liguri, che avevano garantito loro che, nel caso in cui avessero rilevato la totalità del calciatore, l’avrebbero poi girato ai rossoneri. In tale intricata situazione, però, la “posizione chiave” è quella del Chievo, intenzionato a monetizzare al massimo dall’operazione e che, pertanto, vede di buon occhio l’inserimento nella trattativa della Juventus, anche perchè potrebbe essere un modo per alzare le richieste. La Juventus, dal canto suo, è andata direttamente alla “fonte” contattando il procuratore di Acerbi per “sondare” il terreno ed offrendo al Chievo ben 9 milioni di euro per il cartellino nel caso in cui i gialloblu riuscissero a riscattarlo totalmente.

    Il Milan non ha affatto gradito tale mossa bianconera, considerando che quello di Acerbi è da tempo un obiettivo dichiarato per ricostruire la difesa dopo l’addio di Alessandro Nesta ed, in particolare, pare che Adriano Galliani sia furioso con Marotta, reo di aver “invaso” il suo territorio, accusandolo di “predicare bene e razzolare male”: Marotta, infatti, aveva criticato – qualche giorno fa – il comportamento dell’Inter, artefice di manovre di disturbo nella trattativa fra Juventus e Parma per Sebastian Giovinco, invitando i nerazzurri a non trattare i giocatori in comproprietà con altre squadre.

    A margine dell’assemblea di Lega Calcio, i rapporti fra le due ex alleate Juventus e Milan sembra si siano distesi, considerando la battuta del presidente della Juventus Andrea Agnelli che, a domanda a proposito dell’affare-Acerbi ha così commentato: “Chi prende Acerbi? Lo prende lui…” ed il “lui” in questione era riferito proprio ad Adriano Galliani che si apprestava a salire insieme ad Agnelli in ascensore nella sede della Lega Serie A.

    Francesco Acerbi in azione contro la Juventus | ©TIZIANA FABI/AFP/Getty Images

    Nel caso in cui l’assalto ad Acerbi dovesse fallire, dunque, la Juventus sembra avere già pronta la contromossa, di disturbo naturalmente, ma questa volta nei confronti dell’Inter, probabilmente anche per vendicare, come detto, l’intervento del club di Moratti nell’affare legato all’acquisizione di Giovinco: nel mirino juventino ci sarebbe, infatti, il difensore Andrea Ranocchia, che vorrebbe lasciare l’Inter a causa dello scarso impiego nella scorsa stagione, in cui non è quasi mai partito titolare, una situazione che, a suo avviso, ha condizionato non poco la sua non partenza per gli Europei di Polonia ed Ucraina.

    Ranocchia, dunque, sarebbe ben lieto di “cambiare aria” approdando alla Juventus, dove troverebbe un suo grande estimatore nel mister Antonio Conte.

    L’estate dei dispetti e delle ripicche, dunque, è appena cominciata.

  • Grecia Germania, il servo sfida il padrone

    Grecia Germania, il servo sfida il padrone

    Il bello del calcio, in particolare nelle competizioni fra Nazioni, è che, talvolta, riesce a riproporre sul terreno di gioco sfide che assumono significati ben più profondi di quelli sportivi, più ampi del semplice risultato del campo. Curiosi intrecci del destino, che proiettano nei fatidici novanta minuti confronti fra Nazionali rappresentative di Paesi spesso rivali perchè in contrasto per questioni economiche, politiche, sociali.

    Ecco, dunque, che alla vigilia del giorno in cui la Grecia era chiamata al delicato voto per eleggere il nuovo capo del Governo, la Nazionale ellenica ha conquistato l’accesso ai quarti di finale di Euro 2012 battendo la Russia dei petrolieri, nei “nuovi ricchi”, con un gol del suo uomo più rappresentativo, Karagounis, trentacinquenne protagonista della sorprendente Grecia che vinse gli Europei nel 2004. Un modo per ricordare ad un popolo afflitto  ed impoverito dalla crisi, i suoi periodi migliori, dando un segnale di speranza, almeno dal punto di vista calcistico.

    Nella giornata di ieri, il popolo greco ha espresso il suo voto eleggendo Antonis Samaras, decidendo di restare nell’Euro, di guardare al futuro continuando a remare nella direzione europeista, anche a costo di altri sacrifici ed ulteriori tagli, rimanendo ancora sotto il giogo di Berlino e dell’intransigenza della cancelliera Angela Merkel che, giornalmente, afferma come non sia tempo di “far sconti ad Atene” riferendosi all’ impossibilità di concedere alla Grecia tempi più lunghi per rispettare gli impegni assunti.

    Esultanza Grecia | © Shaun Botterill/Getty Images

    Dalle questioni politico-economiche alle vicende del calcio il parallelo potrebbe apparire un azzardo, ma – come detto – spesso la cronaca sportiva si intreccia con vicende ben più importanti e, dunque, il campionato Europeo riserverà proprio lo scontro fra la Regina e la Cenerentola d’Europa: Grecia Germania, in programma il 22 Giugno a Danzica sarà il secondo quarto di finale di Polonia e Ucraina 2012.

    Un match che potrebbe fornire alla Grecia l’occasione del riscatto con un significato che andrebbe ben aldilà della metafora di Davide contro Golia. Sarà la sfida del padrone ricco ed in piena crescita, tutore e guardiano del rispetto dei conti Europei, contro il “servo” greco, obbligato al rispetto delle direttive di Berlino, sempre più fermo e deciso a ritenere necessarie le manovre lacrime e sangue.

    La partita della Grecia sarà la chance per invertire sul campo il divario abissale che la separa dalla grande Germania, unica occasione che consenta di colmare quel gap ed, addirittura, di invertire le gerarchie. Senza dubbio, la Grecia giocherà rappresentando la volontà di rivincita di tutto il suo popolo, affamato e bistrattato, senza lesinare energie ed impegno, per provare a scalfire le sicurezze granitiche di chi si sente forte, solido, inattaccabile, dall’alto del suo gradino privilegiato.

    Tutta l’Europa, probabilmente, tiferà per la Cenerentola-Grecia, che si presenterà al gran ballo vestita di stracci ma che spera in un miracolo che trasformi la sua zucca in carrozza, per risollevare la sua immagine ed il suo orgoglio troppo spesso calpestato, in virtù delle prioritarie esigenze di risanamento della finanza pubblica. Il sostegno verso la Grecia, dunque, risulterà come una naturale simpatia verso i più deboli, sperando che il calcio possa regalare loro una piccola ma significativa soddisfazione, restituendo alla Germania un dolore (sportivo) che possa scalfire quella superbia tipica dei più forti, e possa riscattare la dignità greca per mezzo della stessa arma che l’ha indotta a chinare il capo, il rigore, inteso – in tal caso – come penalty dagli undici metri e non come impostazione di politica economica.

    Forza Grecia!

  • L’Italia si qualifica se… Biscotto permettendo

    L’Italia si qualifica se… Biscotto permettendo

    Il giorno fatidico per gli Azzurri è arrivato: alle 20.45 la Nazionale di Prandelli scenderà in campo contro l’Irlanda di Giovanni Trapattoni, mentre la Spagna affronterà in contemporanea la Croazia nell’ultima giornata della fase a gironi del Gruppo C. La situazione di classifica attuale vede gli spagnoli in testa con 4 punti, al pari dei croati, segue, poi, l’Italia a quota 2 e l’Irlanda, in ultima posizione e già matematicamente eliminata, a 0 punti.

    I calcoli, dunque, sono d’obbligo per capire quali sono le speranze di qualificazione ai quarti di finale degli Azzurri, considerando che le combinazioni possibili sono molteplici e che, dunque, le notizie rimbalzeranno incessantemente fra Poznan (dove giocano gli Azzurri) e Danzica (dove si disputa Spagna-Croazia).

    Naturalmente, l’imperativo per l’Italia è di ottenere la vittoria contro l’Irlanda, sia ai fini della qualificazione sia per legittimare le ambizioni di proseguire nel campionato europeo, ampiamente dichiarate, ma l’avversario – seppur già eliminato – non sarà affatto agevole, considerando soprattutto l’orgoglio del Trap, che non vorrà sfigurare proprio contro la Nazionale che lui stesso ha guidato per quattro anni, ed attualmente allenata dal suo ex calciatore ai tempi della Juventus Cesare Prandelli, che lo ricorda come “il mister, che mi ha preso a 20 anni, mi ha portato a giocare e mi ha sempre rispettato”.

    L’Italia ha l’obbligo di ottenere i tre punti contro l’Irlanda, perchè un risultato diverso (pareggio o sconfitta) porterebbe la certa eliminazione. Supponendo, dunque, una vittoria Azzurra, ecco i possibili scenari:

    1) Se Spagna e Croazia non pareggiano, gli Azzurri si qualificano come secondi nel girone.

    2) Se Spagna e Croazia pareggiano per 0-0, e l’Italia vince con qualsiasi risultato, gli Azzurri si qualificano come primi nel girone, perchè Spagna, Croazia e Italia si troverebbero a 5 punti e la classifica avulsa: dato che, in tal caso, la parità sarebbe perfetta anche in termini di punti negli scontri diretti fra le tre squadre e di differenza reti negli scontri diretti fra le tre squadre. Il criterio che risolverebbe la questione sarebbe, dunque, quello dei gol segnati negli scontri diretti: gli Azzurri sarebbero a quota 2 (uno alla Spagna ed uno alla Croazia), mentre la Spagna e la Croazia a quota 1 (uno ciascuno all’Italia). La seconda nel girone sarebbe la Spagna in virtù della differenza reti complessiva, ossia +4, mentre la Croazia sarebbe eliminata con differenza reti generale +2.

    Cesare Prandelli | © Claudio Villa/Getty Images

    3) Se Spagna e Croazia pareggiano per 1-1, l’Italia deve vincere contro l’Irlanda con almeno due gol di scarto, ma non per 2-0. In caso di vittoria per 3-1, gli Azzurri si qualificherebbero come secondi nel girone, in virtù del maggior coefficiente Uefa rispetto alla Croazia.

    4) Se Spagna e Croazia pareggiassero per 2-2, 3-3, 4-4, e così via, l’Italia sarebbe eliminata a prescindere dal risultato contro l’Irlanda. Sarebbe questa, dunque, la famigerata ipotesi del Biscotto, che prenderebbe forma a causa della classifica avulsa, applicando la regola dei “gol negli scontri diretti tra le squadre a pari punti”: in tal caso, gli Azzurri sarebbero a +2, mentre Spagna e Croazia sarebbero almeno +3.

    Confidando nella sportività degli iberici, ampiamente garantita dallo stesso ct Del Bosque, l’argomento Biscotto – colazione a parte – ci si augura possa finire in secondo piano, lasciando spazio alla concentrazione degli Azzurri ed alla volontà di non cercare potenziali alibi, distaccandosi dalla cultura del sospetto che, tradizionalmente, ci accompagna e profondendo il massimo impegno nella gara contro l’Irlanda.

  • Buffon sfogo su Facebook, “basta parlare del biscotto”

    Buffon sfogo su Facebook, “basta parlare del biscotto”

    Questo Europeo 2012 verrà ricordato come il primo “senza barriere”, perlomeno dal punto di vista comunicativo. Senza filtri, nè intermediazioni, rendendo i calciatori protagonisti, oltre che in campo, con le parole, esprimendo il proprio punto di vista con sincerità e schiettezza, come in uno sfogo rivolto agli “amici”, seppur virtuali.

    E’ una veste nuova, cui ci stiamo abituando con piacevole sorpresa, in particolare da parte dei calciatori Azzurri che, soprattutto nel momento della difficoltà, percependo il rischio di una nuova delusione da parte del popolo italiano nei loro confronti, avvertono la necessità di esprimere in libertà i loro pensieri, andando al di là delle opinioni mostrate nelle conferenze stampa o nelle interviste in cui la situazione “formale” li ingessa in un ruolo meno spontaneo e sincero.

    I social network superano le barriere, come spesso si dice, ed è realmente così, in particolare per Gigi Buffon, capitano Azzurro e senatore dello spogliatoio di mister Prandelli, che, dall’inizio della spedizione polacca, aggiorna continuamente la sua pagina Facebook con i suoi pensieri, a mò di “flusso di coscienza” in stile James Joyce (perdonerete il paragone probabilmente azzardato, ndr).

    L’ultima occasione, in ordine cronologico, è stato lo sfogo suscitato dall’argomento “sportivo” di maggiore attualità,  il famigerato “Biscotto” spagnolo-croato. Da uomo di sport, ma soprattutto da uomo intelligente, capace di una profonda riflessione, senza retorica nè banalità, Gigi Buffon ha affrontato di petto la questione, senza paura, come nelle sue uscite sicure a bloccare gli assalti degli attaccanti avversari, concedendosi tanto di latinismo “sic transit gloria mundi“, probabilmente proprio per elevare il tono della sua analisi.

    Si giunge ben presto al punto chiave del suo pensiero, espresso con grande onestà intellettuale. Il problema biscotto è solo un paravento offensivo nei confronti degli avversari, e dei loro valori sportivi, è un modo per portare avanti la cultura del sospetto che da sempre ci accompagna, che ci rende incapaci di assumerci le nostre colpe e le nostre responsabilità, che ci rende “piccoli” di fronte ai problemi, ignavi ed incapaci di rimboccarci le maniche per affrontarli, che ci frena di fronte alla necessità di sentirci unici e soli padroni del nostro destino, senza alibi nè scusanti, senza recriminazioni arbitrali, senza appellarsi a questioni extracalcistiche “di disturbo”.

    Gigi Buffon | © ANNE-CHRISTINE POUJOULAT/AFP/GettyImages

    Questioni calcistiche, ma non solo, il respiro della riflessione è ben più ampio: Gigi Buffon accenna in maniera esplicita alla carente cultura del merito italiana, alla difficoltà del nostro Paese di valorizzare chi può dare un contributo, preferendo affidarsi alle scelte di comodo, ritenendo che i successi sono spesso frutto del caso e della fortuna e non del duro lavoro: un modo per sminuire l’impegno altrui, che impedisce di accettare le sconfitte con sportività, di riconoscere – anche quando è evidente – la superiorità dell’avversario stringendogli la mano per complimentarsi con lui, perchè “sarebbe uno smacco troppo grande per il nostro ego”.

    Piuttosto che elevare la nostra cultura (sportiva e non solo) troppo spesso si preferisce rifugiarsi nella miope curiosità morbosa, nel gossip più basso, come quello relativo alla questione omosessuali in Nazionale, divenuto – come sottolinea lo stesso Buffon – “l’unico interesse del Paese“.

    La chiosa del portierone è amara, quasi rassegnata, espressione di chi sa che in Italia tali distorsioni sono troppo radicate: “vabbè… come se questi pensieri servissero a qualcosa”, anche se, in fondo, un moto d’orgoglio lo spinge a mostrare il suo obiettivo che, crediamo, sia rappresentativo di tutto lo spogliatoio, o almeno di gran parte. “Pensiamo a noi e cerchiamo di vincere, il resto è aria fritta, discorsi da bar, congetture da mediocri, argomentazioni da perdenti”: parole da leggere con attenzione e stima nei confronti del loro autore, che meritano di esser sottolineate soprattutto per la loro rarità e per il loro coraggio di distaccarsi da ogni ipocrisia.

    Se bastassero le parole, Gigi avrebbe già vinto questo Europeo: bisognerà tradurre in campo questi intenti positivi e dimostrare, con il sudore e l’impegno, l’importanza di onorare la maglia Azzurra, dando un esempio positivo ad un Paese che ne ha davvero tanto bisogno.

  • Repubblica Ceca Polonia 1-0, cechi ai quarti polacchi in lacrime

    Repubblica Ceca Polonia 1-0, cechi ai quarti polacchi in lacrime

    Il pubblico di casa e l’entusiasmo dell’intera Nazione polacca non sono state sufficienti per consentire alla Polonia di approdare ai quarti di finale dell’Europeo organizzato insieme all’Ucraina: la delusione è stata cocente ma, nella gara di ieri contro la Repubblica Ceca, nonostante la generosità iniziale dei biancorossi, ha avuto la meglio la Nazionale più organizzata, cui è bastato il punteggio di 1-0, con rete nella ripresa di Jiracèk.

    Nel primo tempo, i padroni di casa erano partiti a mille, con una rovesciata di Dudka al 2′, terminata a lato. Al 10′, la punta Lewandoskwi non riesce a concretizzare da posizione favorevole con un tiro di sinistro, con una sola occasione dei cechi per Pilar, che manca il pallone da posizione ghiottissima.

    Sul finire della prima frazione di gioco il ritmo rallenta notevolmente, finchè – quando l’intervallo a Wraclow era già cominciato – si apprende la notizia del sorprendente vantaggio della Grecia nella partita contro la Russia, che mutava tutti gli scenari ed i pronostici nella classifica del girone A, con gli ellenici che balzano, provvisoriamente, a quattro punti, superando in un colpo solo sia la Russia (anche se a parità di punti) che Repubblica Ceca e Polonia.

    Con la consapevolezza di tale “colpo di scena” il secondo tempo fra Cechia e Polonia inizia con premesse differenti, considerando che i ruoli si invertono ed il ritmo dei polacchi cala notevolmente (difetto già mostrato nelle precedenti gare, ndr) con la Repubblica Ceca che prende in mano il pallino del gioco, costruendo più occasioni: al 20′ grande parata del portiere polacco Tyton su colpo di testa di Sivok. Al 27′, arriva, così, l’azione che sblocca il match: contropiede ceco, con Baros che avanza centralmente attendendo l’inserimento di Jiracèk, che giunge dalla sinistra, scarta Wasilewski e colpisce di destro battendo il portiere polacco: 1-0 per gli ospiti.

    La Polonia non ci sta ad arrendersi con facilità e, con orgoglio, nel finale giungono occasioni pericolose dagli uomini di Smuda: colpo di testa di Wasilewski su cross di Piszczek, ma la palla termina alta, ma è nel quarto minuto di recupero, proprio sul filo di lana, che giunge l’occasione più clamorosa per il pareggio della Polonia con  Blaszczykowski da solo davanti al portiere Cech che sferra un buon destro che sembra vincente ma, proprio sulla linea di porta, Kadlec colpisce di testa e strozza in gola l’urlo dei polacchi che, qualche istante dopo il fischio finale, finiscono stremati a terra, fra singhiozzi di delusione e lacrime di vede sfuggire il sogno più bello.

    Giocatori Repubblica Ceca esultano © Clive Mason

    Il ct Smuda nel post-partita probabilmente avverte tale responsabilità ed annuncia il suo addio alla panchina della Polonia, precisando che il suo contratto scadrà dopo gli Europei e che l’accordo con la Federazione prevedeva il non rinnovo in caso di mancata qualificazione ai quarti di finale.

    Ai quarti, dunque, dal girone A approdano la Repubblica Ceca (come prima) e la sorprendente Grecia che batte per 1 a 0 ed elimina la Russia, la favorita del gruppo, nonostante alla vigilia avesse un solo punto in classifica: un bel riscatto per la Cenerentola d’Europa.

    Le pagelle di Repubblica Ceca Polonia:

    Repubblica Ceca:

    Jiracèk 7 Il migliore dei Cechi, bravo e decisivo in occasione del gol, con altre buone iniziative sulla sua corsia

    Kadlec 7 Con la sua deviazione sulla linea di porta nel recupero, salva il risultato

    Polonia:

    Tyton 6.5 Si conferma un buon portiere, mostrando sicurezza: non può nulla nell’occasione del vantaggio ceco

    Lewandowski 5 Deludente ed evanescente in zona d’attacco

    CLASSIFICA FINALE GRUPPO A

    SPECIALE EURO 2012

    Video Repubblica Ceca Polonia

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  • Polonia Repubblica Ceca, in palio i quarti di finale

    Polonia Repubblica Ceca, in palio i quarti di finale

    L’Europeo entra nella fase decisiva, con l’inizio delle ultime giornate dei gironi che decideranno le due qualificate di ogni gruppo ai quarti di finale. Si inizia, naturalmente, con il girone A e questa sera scenderanno in campo contemporaneamente, alle ore 20.45 Polonia-Repubblica Ceca e Grecia-Russia.

    A Breslavia la febbre del tifo polacco sarà molto alta, considerando che la Nazionale di casa, nel caso vincesse il match-scontro diretto, otterrebbe la qualificazione. Chi vince passa, dunque, anche se i cechi hanno un punto in più nella classifica del gruppo A, (tre punti mentre i Polacchi sono a quota due, ndr) e, dunque, alla Repubblica Ceca potrebbe bastar anche un pareggio per ottenere il biglietto verso i quarti di finale (al secondo posto nel girone) nel caso in cui la Russia vincesse contro la Grecia.

    I Polacchi, però, ci credono ed il pubblico di casa sarà il fattore in più per continuare questo sogno europeo: il ct Smuda sembra essere intenzionato a schierare un modulo 4-2-3-1, con il rientro di Szczesny al posto di Tyton (che parò il rigore di Karagounis nella partita inaugurale contro la Grecia), dopo aver scontato la squalifica connessa all’espulsione nella gara d’esordio con gli ellenici. Dovrebbe essere confermato tutto il resto, con l’unica punta Lewandowski, ed il capitano Blaszczykowski a centrocampo, autore del decisivo gol del pareggio contro la Russia che, nelle ore di vigilia, ha commosso tutti con il racconto della sua difficile infanzia, in cui ha dovuto convivere con la tragedia dell’omicidio di sua madre, da parte di suo padre, quando aveva appena undici anni.

    Il capitano polacco ha spiegato di aver provato a dimenticare quel dolore, “ma è impossibile” e di “dovere tutto a suo zio ( l’ex capitano della nazionale polacca Jerzy Brzeczek, ndr) ed a sua nonna”, sottolineando che nel decisivo match di questa sera contro la Repubblica Ceca “mia madre mi seguirà e mi starà accanto”.

    In casa Repubblica Ceca, dopo la pensante sconfitta contro la Russia all’esordio, ha mostrato segni di ripresa contro la Grecia, ma potrebbe perdere per un problema al tendine d’Achille il capitano Rosicky, suo uomo-chiave che, però, potrebbe stringere i denti.

    In tal senso, il mister ceco Bilek nella conferenza stampa di presentazione non ha mostrato alcuna esitazione, presentandosi in maniera quasi cinica ai microfoni: “Grazie per la splendida accoglienza, ma sono desolato. Siamo qui per eliminarvi. Senza Rosicky l’impegno sarà più difficile, ma gli infortuni fanno parte del calcio”.

    Nazionale Polacca in allenamento | © SKARZYNSKI/AFP/GettyImages

    Il portiere Cech, invece, ci sarà dopo aver risolto il problema alla spalla, e punta sul tifo dei tifosi cechi che si preannunciano numerosi, data la breve distanza fra la Polonia e la Repubblica Ceca.

    Le probabili formazioni di Polonia Repubblica Ceca:

    Repubblica Ceca (4-2-3-1): Cech, Gebreselassie, Kadlec, Hubnik, Sivok,  Hubschman, Rosicky,  Plasil,  Pilar,  Jiracek,  Baros. A disposizione: Lastuvka, Drobny, Suchy, Limbersky, Rezek, Petrzela, Rajtoral, Kolar, Darida, Necid, Pekhart, Lafata.

    Allenatore: Bilek.

    Polonia (4-2-3-1): Tyton,  Piszczek, Perquis, Wasilewski, Wawrzyniak, Dudka, Mierzejewski, Blaszczykowski, Polanski, Obraniak, Lewandowski. A disposizione: Szczesny,  Sandomiersky, Boenisch, Wojtowiak, Kaminski, Matuszczyk, Rybus, Murawski, Wolski, Sobiech, Grosicki, Brozek.

    Allenatore: Smuda.

    L’arbitro dell’incontro sarà lo scozzese Thomson.

    SPECIALE EURO 2012