Autore: Simona Granieri

  • Chiambrettopoli, pronostico Mancini “Italia Portogallo in finale”

    Chiambrettopoli, pronostico Mancini “Italia Portogallo in finale”

    Oggi è il giorno di Spagna-Portogallo, la prima delle due semifinali Europee che decreterà il nome di chi, il 1 Luglio, scenderà in campo a Kiev per provare a conquistare la competizione continentale: il derby iberico mostra il suo fascino indiscutibile, quasi come l’altro match che coinvolgerà gli Azzurri contro la rivale Germania, ma c’è chi già si sbilancia con un pronostico secco, scegliendo come finaliste proprio le due “non favorite” della vigilia, ossia Italia e Portogallo.

    Roberto Mancini, tecnico campione d’Inghilterra con il Manchester City, parla a “Chiambrettopoli”, la trasmissione dedicata agli Europei di Polonia ed Ucraina, condotta da Piero Chiambretti su Radio 2, e si lancia in un pronostico a proposito della finale di domenica prossima, analizzando l’importanza del fattore sorpresa, ma – prima – commenta il quarto di finale di domenica scorsa, che ha visto gli Azzurri vittoriosi contro l’Inghilterra di Roy Hodgson ai calci di rigore, dopo una partita tesa e tirata durata più di 120 minuti. Secondo Mancio, la presenza di Capello in panchina al posto di Hodgson avrebbe comportato una “maggiore fatica” per gli Azzurri, anche se gli inglesi, comunque, pagano il fatto di giocare ininterrottamente in stagione, “che li fa arrivare cotti a queste competizioni”.

    In particolare, poi, in questo Europeo, la Nazionale Britannica ha mutato le sue caratteristiche, la sua tradizionale essenza offensiva, votandosi ad un catenaccio integralista, in stile Italia vecchia maniera: per Mancini questo aspetto, probabilmente, ha inciso sul risultato finale, assolutamente “deludente”.

    Dopo l’analisi su ciò che è stato, ecco, appunto, il pronostico-auspicio su ciò che potrà essere: “Italia e Portogallo si giocheranno la finale“. Previsione poco scontata, dunque, che il tecnico jesino motiva facendo leva sulla scorsa edizione della Champions League, in cui tutti erano convinti che la finale sarebbe stata Real Madrid-Barcellona, mentre, poi, la finalissima di Monaco di Baviera vide di fronte il Chelsea e il Bayern Monaco.

    Roberto Mancini | © Alex Livesey/Getty Images

    Inevitabile, poi, una domanda da parte del conduttore Piero Chiambretti, da sempre amante del “pepe” e delle punzecchiature, su Mario Balotelli, che Mancio conosce alla perfezione, allenandolo quotidianamente al City.

    Mancini, però, lo difende e parla di lui con affetto, anche alla luce del rapporto di lungo corso che lega i due, considerando che lo stesso tecnico lo ha lanciato, ai tempi dell’Inter, nel calcio dei grandi credendo fortemente nel suo valore e nelle sue potenzialità: “Ce ne sono tanti peggiori di Mario, ma lui ce la mette proprio tutta per farsi “beccare”. Nonostante quel che si dica, è un bravo ragazzo e mi auguro che non disperda il suo talento. Tutti noi abbiamo fatto errori a quell’ età”.

    I suoi errori, dunque, sono riferiti agli atteggiamenti eccessivi fuori dal campo, che gli hanno costruito intorno l’immagine di Badboy, che difficilmente riuscirà a scrollarsi, anche se – secondo Mancini – rispetto al calciatore che proveniva dalla Primavera nerazzurra “Mario negli ultimi anni è cambiato e maturato, anche se deve ancora migliorare sotto tanti aspetti”.  Piero Chiambretti, poi, riferendosi alle scorribande notturne di Balotelli, chiede a Roberto Mancini se abbia mai deciso di farlo seguire, al fine di “sorvegliarlo”; la risposta del coach, in tal caso, è decisamente nel segno dell’ironia: “Impossibile, va troppo forte!”.

  • Lite Juventus Inter, errore nerazzurro elimina Giovanissimi bianconeri

    Lite Juventus Inter, errore nerazzurro elimina Giovanissimi bianconeri

    Causa-effetto, azione-reazione: Juventus e Inter sembrano legate da un filo sottile, che ne intreccia i destini, che ne lega gli esiti e ne indirizza gli eventi in maniera spesso congiunta. Accade da circa sei anni, perlomeno, dalla fatidica estate di Calciopoli, delle sentenze, di Guido Rossi, e degli scudetti revocati alla Juventus, con l’assegnazione di quello 2005-2006, a tavolino, proprio ai nerazzurri, e, da quel momento, le liti Juventus Inter sono all’ordine del giorno. Questa storia, naturalmente, è ben nota ai più, al contrario di un altro episodio recentemente accaduto che ha coinvolto direttamente i due club, ma in riferimento alle formazioni giovanili.

    La categoria di riferimento è il settore Giovanissimi ed, in particolare, i ragazzini classe 1997, impegnati nel torneo scudetto: la formazione della Juventus risultava qualificata alle semifinali, dove avrebbe dovuto affrontare i pari età del Milan, ma – secondo l’applicazione del regolamento previsto dalla Figc – si è vista escludere dal torneo. Per quale motivazione? Proprio a causa degli acerrimi rivali dell’Inter. La classifica del girone, infatti, è stata cambiata dal giudice sportivo, a causa di un errore sul numero dei cambi commesso dal club nerazzurro (una sostituzione in più effettuata, otto invece di sette, ndr) nella partita vinta contro la Reggina per 3 a 0, che è costato ai nerazzurri la sconfitta a tavolino con il medesimo punteggio e, dunque, ha regalato ai giovani amaranto la qualificazione, con sei punti in classifica, al pari dell’Inter.

    L’errore in questione è legato al fatto che il regolamento prevede che, durante la stagione regolare, possano essere inseriti a referto in panchina sette giocatori, e tutti possono entrare in campo, per un totale di sette cambi, mentre durante la fase finale possono essere inseriti a referto nove giocatori di riserva, anche se le sostituzioni possibili restano sempre sette: un dirigente accompagnatore del club nerazzurro, potrebbe esser stato tratto in inganno dal diverso numero di giocatori a referto e, così, avrebbe commesso l’errore, con le pesanti conseguenze connesse.

    Beppe Marotta e il Presidente Agnelli | © Claudio Villa/Getty Images

    Ma, in tutto ciò, dov’è il nesso con la Juventus? Proprio nel fatto che, in conseguenza della qualificazione della Reggina, sono stati eliminati  i bianconeri, considerando che, nella nuova classifica, avevano quattro punti, occupando la terza posizione proprio dietro a Inter e Reggina. Per i giovani juventini addio semifinale, dunque, considerando che le gare in programma saranno, ora, Milan-Inter e Reggina-Napoli.

    La Juventus, però, non ha digerito in maniera indifferente tale decisione, probabilmente anche a causa del “collegamento” con i nerazzurri ed, a tal proposito, è intervenuto lo stesso Beppe Marotta, che ha espresso il suo dissenso al presidente del settore giovanile e scolastico della Federazione Italiana Giuoco Calcio, ossia Gianni Rivera. La recriminazione dell’ad bianconero sarebbe, infatti, legata al fatto che la Juventus ha visto sfumare un proprio traguardo raggiunto sul campo proprio a causa di un errore, “peraltro grave”, commesso da altri, che ha penalizzato proprio i ragazzi bianconero che si sono visti privare di una qualificazione raggiunta meritatamente, dopo aver lavorato duramente per l’intera stagione e giocato lealmente per l’intero campionato. Marotta, dunque, oltre a mostrare il suo disappunto, ha richiesto al presidente Rivera una pronta modifica di tale ingiusto regolamento, per scongiurare altre ipotesi simili in futuro.

    Dagli scudetti revocati alle semifinali Giovanissimi, la lite Juventus Inter è destinata a durare all’infinito.

  • Cucchiaio Pirlo, Twitter si inchina al campione

    Cucchiaio Pirlo, Twitter si inchina al campione

    Il momento della svolta, il rigore che ha cambiato il corso degli eventi, evitando una beffa che sarebbe stata troppo amara da digerire, dopo una partita dominata ma costellata da troppi sprechi in fase di conclusione, dopo l’errore dal dischetto di Riccardo Montolivo che sembrava potesse farci piombare nel baratro della paura.

    Avrà pensato a tutto questo Andrea Pirlo prima di sistemarsi il pallone sul dischetto, aggiustandolo due volte, di dare un rapido sguardo ad Hart, il portierone inglese che si agitava per cercare di occupare più spazio possibile, prima di decidere di calciare con una breve rincorsa quel cucchiaio morbido e dolce, un brivido lungo la schiena dei tifosi Azzurri, che seguivano con lo sguardo la traiettoria della palla finire lentamente proprio lì dove doveva andare, dove Lui aveva deciso.

    E’ stato un momento determinante perchè ha racchiuso in sè la voglia di assumersi la responsabilità di un gesto tanto importante, che si è trasformato in un’improvvisa iniezione di fiducia per tutti gli Azzurri e, di contro, in un brutto colpo psicologico per gli inglesi che, dopo il cucchiaio di Pirlo, hanno fallito il penalty con Young – stampato sulla traversa – e poi con Cole, neutralizzato dall’immenso Gigi Buffon.

    Dodici anni dopo l’Europeo del 2000, in cui il mondo intero parlò del rigore di Francesco Totti nella semifinale contro l’Olanda, è di nuovo un cucchiaio Azzurro a far parlare di sè anche perchè, fortunatamente, l’esito della lotteria dagli undici metri è stati favorevole agli uomini di Prandelli. Stavolta, inoltre, il cucchiaio ha avuto un impatto mediatico ancora maggiore, soprattutto sui social network, dove molti colleghi di Andrea Pirlo hanno voluto commentare il suo gesto tecnico, in maniera estemporanea.

    Il cucchiaio di Andrea Pirlo | © CARL DE SOUZA/AFP/GettyImages

    Twitter si piega, così, alle ragioni del pallone, e diviene il luogo per esaltare l’immensa classe del faro del centrocampo Azzurro, iniziando da un suo collega che di classe e qualità se ne intende, lo spagnolo Xavi che ,dal ritiro delle furie rosse, twitta “che gran rigore Pirlo…fenomeno!”, così come i suoi compagni di squadra, Piquè e Cesc Fabregas che sottolineano, rispettivamente,  “Pirlo è solo classe”, e “Pirlo, che classe”.

    Se la stima da parte dei campioni del mondo e d’Europa in carica è ragione di grande orgoglio, lo possono essere ancor di più i complimenti degli avversari di ieri, quegli inglesi che alla vigilia pronosticavano un passaggio del turno facile-facile, o “very easy” che dir si voglia. Anche loro devono togliersi il cappello di fronte al numero 21 Azzurro e lo fa, sportivamente, Michael Owen: “Pirlo è stato stupendo nel rigore. Anche l’Inghilterra avrebbe un calciatore della stessa classe ma non c’era: Scholes”. 

    Complimenti per Pirlo giungono, ancora, dai Twit di Edin Dzeko,Andrea Pirlo-RESPECT”, dell’olandese Van Persie, che twitta un sintetico “Pirlo!” con un punto esclamativo ad evidenziare simbolicamente la grandezza del gesto tecnico, del neo compagno di squadra juventino Asamoah, con un’esclamazione tipicamente italiana “Pirlo, Mamma mia!”, ed ancora di Alessandro Matri: “Ragazzi che spettacolo il numero 21”, ed Elia “Mr Pirlo numero uno”.

    Calciatori ma non solo, anche Valentino Rossi twitta la sua ammirazione per Andrea e la soddisfazione per la qualificazione Azzurra: “Non potevamo perdere dopo il cucchiaio di Pirlo… che spettacolo! comunque la vittoria è meritata”, così come Cesare Cremonini che scrive: “loro hanno i Beatles, noi Pirlo… Embè?” e l’attore Giorgio Pasotti che esclama “Comunque Pirlo è il calcio”.

    Dopo tanti complimenti e celebrazioni del suo immenso talento, l’aspetto più curioso e particolare resta il commento, secco e lapidario, del protagonista di tutto ciò che, come sempre, non si scompone, non si lascia andare a dichiarazioni eclatanti, sfoggiando la pacatezza e l’equilibrio di sempre, facendo sembrare semplice un gesto perfetto, che ha racchiuso genio e follia, talento e magia: “Ho visto il portiere che era bello carico e ho pensato di fare così, è stato più facile tirarlo così. Al portiere la cosa ha creato un po’ di pressione”. Pirlo-style o, meglio, stile-Pirlo: touchè.

    Video rigore Andrea Pirlo:

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  • Calciomercato, la Juventus torna all’attacco per Suarez

    Calciomercato, la Juventus torna all’attacco per Suarez

    A quanto pare, le trattative di calciomercato possono essere innescate da una “scintilla non scoccata”, da un feeling non nato, sia dal punto di vista calcistico che personale. Sarebbe proprio questo il caso di Luis Suarez, bomber uruguaiano del Liverpool ed ex punta dell’Ajax, e del neo tecnico dei Reds, Brendan Rodgers, che appena insediatosi sulla panchina del club inglese ha avuto un colloquio telefonico con l’attaccante. Gli esiti, però, pare non siano stati particolarmente positivi, considerando che – proprio in seguito a tale telefonata – sarebbe nata l’intenzione del bomber di “cambiare aria” e del tecnico di cercare un’alternativa importante, tra cui  l’olandese Jan Klaas Huntelaar dello Shalke 04.

    Se, dunque, fino alle scorse settimane la porta del Liverpool sembrava chiusa ad  ogni eventuale trattativa, adesso esiste qualcosa di più di uno spiraglio, e la Juventus potrebbe decidere di approfittarne mettendo sul piatto un’offerta “ghiotta”.

    Milos Krasic e 18 milioni di euro cash: di fronte a tale proposta i Reds potrebbero cedere o, perlomeno, iniziare a vacillare, considerando che lo stesso tecnico Rodgers ha mostrato la necessità di acquistare un’ala dalle caratteristiche simili a quelle di Krasic, ossia velocità e corsa, che ben si adatti alla sua idea di gioco. Inoltre, nei mesi scorsi, il Liverpool aveva già cercato l’ala serba, molto gradita all’ex tecnico Kenny Dalglish (poi silurato, ndr).

    Luis Suarez | © PABLO PORCIUNCULA/AFP/GettyImages

    Nel complesso, dunque, sommando la valutazione di Krasic con l’offerta “liquida”, la Juventus metterebbe sul piatto circa 28 milioni di euro, rimanendo in linea con le richieste iniziali del club inglese. La trattativa potrebbe avere buone possibilità di andare in porto, dunque, in particolare se la Juventus decidesse di adottare un atteggiamento di apertura nell’ipotesi che il Liverpool richieda un margine di liquidità maggiore, aggiustando di uno-due milioni la sua proposta. Il Liverpool, infatti, ha necessità di ottenere liquidità per impostare il suo mercato-rinforzi, dopo l’esborso (annunciato dalla BBC) di circa dieci milioni di euro per il gioiellino islandese Gylfi Sigurdsson pupillo dello stesso neo tecnico Rodgers.

    Per la Juventus la convenienza dell’operazione sarebbe comunque importante: in un colpo solo verrebbe piazzato l’acquisto del top player d’attacco di cui tanto si sta parlando, ed anche la cessione di uno dei giocatori ormai fuori rosa, ai margini del gruppo e dello spogliatoio dopo la più che deludente stagione scorsa, in cui non ha saputo confermare i segnali positivi intravisti all’inizio del campionato 2010-2011 con Gigi Del Neri in panchina.

    Il ritorno di fiamma fra Suarez e la Juventus potrebbe divenire, così, una reale possibilità anche perchè l’ingaggio del bomber uruguaiano è in linea con le possibilità del club bianconero e, soprattutto, l’operazione Suarez se dovesse concretizzarsi per come appena spiegato sarebbe la più conveniente fra le possibili alternative a disposizione della Juventus perchè, allo stato dei fatti, l’affare Cavani presenta delle difficoltà notevolmente maggiori da superare, così come l’ipotesi Van Persie è ritenuta eccessivamente onerosa. Dopo i colpi di Isla, Asamoah e Sebastian Giovinco, dunque, la ricerca di Beppe Marotta del famigerato “top player” a completamento del reparto offensivo potrebbe passare proprio da Anfield Road: si attendono sviluppi nei prossimi giorni.

  • Comproprietà Borini alla Roma, Diamanti al Bologna

    Comproprietà Borini alla Roma, Diamanti al Bologna

    L’apertura delle buste, avvenuta alle 11 in punto di questa mattina, ha scritto la parola fine – almeno per ora – sulla questione comproprietà in bilico, risolvendo ciò che le trattative non erano riuscite a sistemare. Le notizie più attese erano quelle che riguardavano due giocatori attualmente impegnati con la Nazionale Azzurra di Cesare Prandelli che domani affronterà l’Inghilterra, ossia la comproprietà fra Roma e Parma per Fabio Borini, e la comproprietà fra Bologna e Brescia per Alessandro Diamanti.

    Ebbene, Fabio Borini è stato riscattato alle buste dal club giallorosso, che ha offerto la cifra di 4,9 milioni di euro a fronte di 4,1 messi sul piatto dal Parma: una differenza di 800 mila euro che ha premiato il club capitolino, assicurando a Borini un posto nella squadra di Zeman per la prossima stagione. Per Alessandro Diamanti l’ha spuntata, invece, il Bologna che ha offerto 3,3 milioni di euro contro il 3,1 presentati dal Brescia: una differenza davvero sottile che, però, premia i rossoblu che riescono ad assicurarsi, così, uno dei centrocampisti offensivi più importanti del nostro campionato.

    Fra le altre buste, di rilievo il riscatto di Lazzari da parte della Fiorentina per la cifra di un milione e mezzo di euro, che ha battuto la concorrenza del Cagliari, così come il riscatto del Brescia dell’attaccante Andrea Caracciolo, strappato al Genoa. Il Genoa ha perso alle buste anche Bolzoni, riscattato dal Siena (considerando che Bolzoni gioca dal 2010 in Toscana mentre non ha mai indossato la maglia del grifone rossoblu), mentre lo stesso Genoa ha deciso di riscattare i giovani Cane (strappandolo alla Vigor Lamezia) e Bertoncini (superando il Piacenza).

    Alessandro Diamanti, riscattato dal Bologna | © Claudio Villa/Getty Images
    A sorpresa, poi, è giunto anche il riscatto da parte del Catania di Antenucci, con 1,1 milioni di euro offerti, strappandolo al Torino che ha presentato 0,9 milioni di euro nonostante, alla vigilia, sembrava fermamente intenzionato a trattenerlo in maglia granata per la prossima stagione in serie A.

    Davide Lanzafame, dopo una stagione davvero deludente, resta al Catania, mentre Karja diventa al 100% un giocatore della Fiorentina dopo che il Genoa aveva deciso di non presentare alcuna offerta per il marocchino. Perico rimane al Cagliari che supera, così, la concorrenza dell’Albinoleffe, mentre il Chievo si assicura Antimo Iunco “soffiandolo” allo Spezia.

    In serie B, Cutolo viene riscattato dal Padova che supera il Crotone, mentre la sempre attiva Udinese riesce ad assicurarsi il riscatto di Chara Lerma. Il Cesena riscatta De Cenco, Esposito va al Campobasso, Giovanni Formiconi riscattato dal Grosseto, Luca Ghiringhelli dal Milan, Massimo Gotti dalla Ternana, Luca Miracoli dalla Valenzana, Makris Petrozzi dal Parma, Mohamed Lamine Traore – a metà fra Foggia e Parma – viene riscattato dal Foggia, Alessandro Tuia dalla Lazio, mentre Davide Zappacosta va all’Atalanta.

    Prima delle buste, in extremis, erano state concluse le operazioni El Shaarawy, con il Milan che si è assicurato la completa proprietà del cartellino del giovane attaccante, e l’operazione legata a Juraj Kucka, rilevato completamente dal Genoa. Di rilievo, poi, anche il colpo del Cagliari che ha riscattato dalla Juventus la totalità del cartellino del centrocampista svedese Albin Ekdal, mentre è stata rinnovata la comproprietà fra Palermo e Inter per il portiere Emiliano Viviano.

  • Germania Grecia 4-2, i tedeschi spaventano l’Europa

    Germania Grecia 4-2, i tedeschi spaventano l’Europa

    Senza pietà verrebbe da dire ma, si sa, nel calcio non c’è spazio per questo genere di sentimento: la Germania giganteggia con la Grecia nel quarto di finale di Danzica, e si qualifica alle semifinali in gran scioltezza, con un sonoro risultato di 4 a 2, conquistando la quindicesima vittoria consecutiva in tornei ufficiali,  prenotando un posto nella sfida contro la vincente di Italia-Inghilterra. La superiorità dei tedeschi è stata a tratti anche imbarazzante, giocando in piena sicurezza quasi per tutto il match nonostante il ct Low avesse rivoluzionato in maniera inaspettata la formazione titolare, lasciando fuori la punta Gomez – autore finora di tre reti – per inserire l’esperto Miroslav Klose, e sostituendo Muller e Podolski con i giovani Andrè Schuerrle e Marco Reus.

    A posteriori, la gara non ha avuto storia, con percentuale di possesso palla dell’80% a favore della Germania, oltre che innumerevoli occasioni da gol create, anche se la piccola Grecia ha profuso comunque un lodevole impegno, mettendo sul campo la fisicità e la grinta (in alcuni occasioni al limite del regolamentare), soprattutto quando la gara era ancora bloccata sullo 0-0. La svolta della partita arriva, però, proprio sul finire del primo tempo quando Lahm indovina un tiro a rientrare che beffa il portiere Sifakis, realizzando il gol dell’1-0.

    Festeggiamenti tedeschi | © PATRIK STOLLARZ/AFP/GettyImages
    Nella ripresa la Grecia decide di giocare il tutto per tutto e manda in campo una punta, Gekas, per provare ad alzare il suo baricentro di gioco ed impensierire i tedeschi che, fino ad allora, avevano solo pensato ad attaccare, cercando e sfiorando il gol del raddoppio; la mossa “offensiva” degli ellenici si rivela vincente ed, al minuto 55, Salpingidis crossa per Samaras che riesce ad infilare il gol del momentaneo pareggio: 1-1, colpo di scena e palla al centro. Sembra, così, che la partita possa cambiare registro, scalfendo le certezze granitiche dei tedeschi ma, in realtà, l’equilibrio durerà solo per una manciata di minuti: ci pensa Khedira, che raccoglie un preciso cross di Boateng ed infila il portiere Sifakis con la rete del 2-1. Arrivano, così, i cambi di Low che si riaffida ai suoi uomini di maggiore esperienza per chiudere la partita: dentro Muller al posto di Shurrle, e qualche minuto dopo giunge il gol del 3-1 firmato da Klose su azione da calcio d’angolo, con pesanti responsabilità del portiere greco che sbaglia il tempo dell’uscita.

    Alla Germania, però, sembra non bastare, puntando al risultato pesante ed a  mostrare i propri muscoli in tutto e per tutto, anche contro un avversario ormai stremato ed arrreso al proprio destino; arriva, così, anche il gol del 4-1 firmato da Reus che raccoglie una respinta imprecisa del portiere Sifakis (in giornata no) su tiro di Klose. La partita è praticamente chiusa quando la Grecia ottiene la concessione del calcio di rigore per fallo di mano di Boateng su tiro di Fotakis: se ne incarica Salpingidis che realizza, così, il definitivo 4 a 2 che rende meno pesante il passivo dell’incontro per la Grecia, anche se il divario in campo fra le due Nazionali è stato assolutamente netto e mai in discussione, come la stessa Angela Merkel ha sottolineato al termine della gara: “Abbiamo dominato“.

    La speranza “romantica” del riscatto sportivo del popolo greco termina, così, in maniera brusca, senza lasciare possibilità d’appello, confermando anche sul campo i punti di spread fra i due Paesi, lasciando l’impressione di una Germania solidissima, che fa paura alle sue prossime avversarie.

    Le pagelle di Germania Grecia:

    Germania:
    Il migliore è Reus, voto 7,5: realizza il gol del 4-1 che lo premia per lo straordinario lavoro profuso in tutto l’incontro: lasciato a sorpresa da Low fra i titolari, sorprende tutti positivamente con i suoi movimenti e con le sue giocate di prima.

    Khedira 7: ottima prova, sfiora la rete in più circostanze e poi la trova nella ripresa realizzando il 2-1 e rivelandosi preziosissimo per Low

    Il peggiore fra i tedeschi è Schweinsteiger voto 5: nonostante la brillantezza della Germania, la sua prestazione è ampiamente insufficiente: stanco, confuso e quasi mai lucido a centrocampo

    Grecia:
    Il peggiore è il portiere Sifakis, voto 4: incerto nelle uscite ed in qualsiasi intervento, goffo nelle parate, ha molte responsabilità sul gol del 3-1 e, soprattutto, sul 4-1 segnato da Reus su sua respinta.

    Salpingidis 6 Autore del rigore che fissa il risultato sul 4-2, corre e lotta generosamente

    Samaras 6.5 Ci mette l’orgoglio e realizza il gol del provvisorio pareggio per 1-1

    Germania (4-2-3-1): Neuer 6; J.Boateng 6, Hummels 6, Badstuber 6, Lahm 6.5; Khedira 7, Schweinsteiger 5; Reus 7.5 (35’st Gotze), Ozil 7, Schurrle 6 (22’st Muller); Klose 7 (35’st Gomez)
    Grecia (4-2-3-1): Sifakis 4; Torosidis 5, Papadopoulos 5, Papastatopoulos 5.5, Tzavellas 5 (1’st Fotakis); Maniatis 5.5, Katsouranis 5, Makos 5 (27’st Liberopoulos); Ninis 5 (1’st Gekas), Saplingidis 6; Samaras 6.5

    Video Germania Grecia:
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  • Germania Grecia, il derby dello spread vale la semifinale

    Germania Grecia, il derby dello spread vale la semifinale

    Era stata presentata come la gara del servo contro il padrone, della Cenerentola contro la Regina d’Europa, e via dicendo fra metafore e figure rappresentative di un match che va aldilà dell’aspetto calcistico perchè mette a confronto due Nazionali simbolo di due Stati fortemente contrapposti da questioni economiche e finanziarie: la Grecia e la Germania.

    La crisi ha dilaniato il Paese ellenico, antica culla della civiltà occidentale che non ha saputo custodire con cura il suo tesoro ed il suo patrimonio – non solo culturale – giungendo ad un passo dal baratro del default del proprio debito pubblico, finendo per diventare anche un “untore” temuto dall’intera Comunità Europea che, per scongiurare il rischio contagio, ha messo in quarantena il malato, costringendolo ad ottemperare a rigidi paletti fissati, mettendo in atto manovre di emergenza drastiche e dagli impatti devastanti per la società civile, definite, proprio per questo motivo, “lacrime e sangue”.

    La Germania della Cancelliera Merkel ha adottato, come principale potenza dell’Ue, il ruolo della guida severa ed intransigente, esclusivamente proiettata a portare avanti il rispetto dei suoi diktat, senza fare sconti, senza concedere proroghe. Il divario economico fra i due Paesi è incommensurabile, misurato proprio dai famigerati punti di Spread e, dunque, soltanto la partita di questa sera valida per i quarti di finale di Euro 2012, potrà concedere alla claudicante Grecia l’occasione di una piccola rivincita, di una soddisfazione sportiva che possa essere, perlomeno, una scintilla di quell’antico orgoglio da ritrovare, per regalare un motivo di gioia al suo popolo sofferente. La fotografia del diverso momento all’interno dei due Paesi sta anche nel fatto che la Cancelliera Merkel sarà presente in tribuna ad assistere all’incontro, (dopo aver ottenuto l’anticipazione del vertice di Roma, ndr) mentre il neo eletto presidente Samaras rimarrà ad Atene per occuparsi di questioni ben più urgenti.

    Tifosi pre Germania-Grecia | ©PATRIK STOLLARZ/AFP/GettyImages

    Situazioni contrapposte, luce e buio, sicurezza e incertezza: la simpatia verso il più debole fa propendere la maggioranza del tifo neutrale verso la Grecia, ma è d’obbligo sottolineare che, nonostante la “pancia piena” derivante dall’opulenza, la Nazionale teutonica ha nel suo Dna quei geni che da sempre hanno contraddistinto la forza del suo popolo, ossia la tenacia e la capacità di lottare, di costruire e ricostruire, di non mollare mai, neppure di fronte alle peggiori avversità.

    Questa sera alle 20.45 lo stadio di Danzica raccoglierà tutti questi temi, che costituiranno le premesse ed il contorno dell’incontro ma, poi, sarà solo il campo con il suo verdetto sportivo ed inappellabile a decretare chi approderà alle semifinali. All’ immediata vigilia, la Nazionale di Low parte con tutti i favori del pronostico, anche perchè la sua squadra è l’unica ad aver vinto, finora, tutte le partite disputate e le scelte tecniche del ct tedesco saranno, dunque, orientate alla riconferma della “squadra che vince”, con Gomez come unica punta, supportato da un centrocampo solido con Podolski, Ozil Muller, Schweinsteiger e Khedira nel consolidato 4-3-2-1.

    La Grecia di Santos, invece, proporrà un modulo 4-3-3 pronto a trasformarsi in un 4-5-1 molto difensivo, per limitare le folate dei tedeschi, dovendo, inoltre, anche fare i conti con la pesante assenza di Karagunis, squalificato per questa delicata partita.

    Germania Grecia, le probabili formazioni:

    Germania (4-2-3-1): Neuer; Boateng, Hummels, Badstuber, Lahm; Schweinsteiger, Khedira; Muller, Ozil, Podolski; Gomez.

    Grecia (4-3-3): Sifakis; Torosidis, K.Papadopoulos, Papastathopoulos, Tzavellas; Maniatis, Katsouranis, Makos; Salpingidis, Gekas, Samaras.

  • Comproprietà, trattative last minute per evitare le buste

    Comproprietà, trattative last minute per evitare le buste

    Il giorno del “B-day” è arrivato: di cosa parliamo? Del giorno della definizione delle comproprietà alle fatidiche buste, che costringe i club ad affrettarsi per risolvere le questioni ancora in bilico, per evitare la situazione più scomoda, ossia quella di dover offrire una cifra e sperare che la controparte non faccia di meglio, a rischio di perdere la proprietà del cartellino. Ci sarà tempo fino alle 19 di oggi per scongiurare tale ipotesi e, dunque, si annuncia una giornata molto calda, non solo dal punto di vista meteorologico, fra incontri, riunioni, e accordi last minute. In caso contrario, le buste verranno aperte domani mattina alle ore 11.

    Le situazioni intricate non sono poche ed alcune riguardano anche giocatori di spicco contesi dai grandi club: su tutti, Mattia Destro e Fabio Borini.  Nel caso di Destro però, il pericolo buste non esiste, perchè il Siena ha deciso di riscattare la metà per 1,3 milioni di euro e, dunque, è nata una nuova comproprietà con il Genoa per cui ci sarà tempo fino a Giugno 2013 per risolvere la questione.

    Fabio Borini | © Claudio Villa/Getty Images

    Nel caso di Borini, invece, il braccio di ferro è fra Roma e Parma, con i giallorossi intenzionati a riscattarlo ma alle loro condizioni, offrendo 4 milioni di euro, mentre il Parma alza il prezzo chiedendo 6 milioni di euro più la metà di Okaka: la situazione è in fase di stallo e, dunque, il pericolo buste non sembra troppo remoto anche se si farà di tutto per limare la differenza fra domanda e offerta.

    Un altro nome importante in bilico è, poi, quello di Alessandro Diamanti che, mentre si appresta a preparare la gara con l’Inghilterra nel quarto di finale Europeo, rimarrà aggiornato sulla trattativa fra Bologna e Brescia, che pare destinata a concludersi alle buste domattina, così come quella relativa al cartellino dell’Airone Caracciolo, a metà fra Brescia e Genoa.

    Nelle trattative sul “filo di lana” potrebbe sblooccarsi in extremis quella del Torino per rilevare Antenucci, ritenuto un elemento fondamentale per la stagione del ritorno in serie A, e che potrebbe essere acquistato interamente nella giornata odierna versando al Catania la cifra di 1,2 milioni di euro; la trattativa che vede protagoniste Lazio e Sampdoria, con il club biancoceleste pronto al riscatto del trequartista Foggia; e la trattativa per il rinnovo di comproprietà fra Palermo ed Inter per il portiere Emiliano Viviano.

    Il rischio delle buste si profila, invece, con altissima probabilità nel caso dello svedese Ekdal, a metà fra Juventus e Cagliari, così come per Lazzari fra Fiorentina e Cagliari.

  • Giovinco nel post-Del Piero, sua la numero 10?

    Giovinco nel post-Del Piero, sua la numero 10?

    I paragoni fra presente e passato spesso finiscono per rivelarsi inopportuni, perchè il passato si fonda su basi differenti rispetto al presente, perchè “ciò che è stato non può tornare” e via dicendo: la percezione della fine di un’epoca porta con sè soltanto nostalgia ed un pizzico di senso di vuoto, connesso all’incertezza per il domani, per le routine che si perdono, per le abitudini che cambiano. La prima stagione bianconera D.A.D.P. (Dopo Alessandro Del Piero) significherà tutto questo soprattutto perchè il binomio fra l’ex capitano e la Signora è stato principalmente un rapporto ventennale vissuto con straordinaria intensità emozionale, in un continuo scambio di sensazioni, sentimento e passione. Parlare di un erede di Alex, dunque, è ancora molto difficile, anche perchè – per chiunque – prendere sulle spalle un bagaglio come quello lasciato da Del Piero sarebbe una responsabilità troppo grande.

    Eppure, quella maglia numero 10 – come lo stesso Del Piero ha più volte ribadito – deve continuare ad essere indossata, per alimentare il sogno di chi, legittimamente, aspira a ricalcare ciò che lui è stato, ciò che lui ha fatto.

    In tal senso, dopo la notizia del completo riscatto del suo cartellino da parte della Juventus, per la cifra di undici milioni di euro, il “successore” in questione potrebbe essere Sebastian Giovinco, il “figliol prodigo” che tornerà a casa dopo un lungo peregrinare in provincia (non per sua volontà, ndr) per “farsi le ossa” come si usa dire.

    La Formica Atomica tornerà a vestire quella maglia bianconera che conosce molto bene, che ha portato fin da piccolo, con cui ha conquistato il Torneo di Viareggio ed il campionato Primavera, che lo ha portato ad assaggiare il sapore della serie A e della Champions League, oltre che il dolce gusto del gol che, per chi compie tutta la trafila dalle giovanili alla prima squadra, assume sicuramente un valore speciale.

    Sebastian Giovinco | Claudio Villa/Getty Images
    Torino è casa sua,semplicemente perchè Sebastian è nato lì, ed è cresciuto a Beinasco,in una famiglia – come tante – di emigranti del Sud, partita per la città sabauda in cerca di fortuna. Torinese di sangue meridionale, metà calabrese e metà siciliano, dal carattere orgoglioso e determinato, tenace e deciso, senza peli sulla lingua nell’esprimere un pizzico di risentimento negli anni lontani da Torino, ma con la giusta ambizione di chi ora si sente pronto, di chi è consapevole che il suo momento è finalmente arrivato, di chi sente che le soddisfazioni che potrebbero arrivare saranno naturale conseguenza del suo talento ma anche del duro lavoro, dell’umiltà di mettersi in gioco continuamente, accettando il trasferimento ad Empoli, prima, ed a Parma, poi, rispondendo sempre “presente”, a suon di gol e di assist decisivi.

    Sebastian, per ora, è totalmente concentrato sull’Europeo Azzurro ma non sta nella pelle all’idea di poter ritornare alla Juventus dalla porta principale, da protagonista atteso e voluto fortemente soprattutto da Beppe Marotta ed Antonio Conte.

    Tornerà in un momento particolare, nella stagione del ritorno in Champions, del tricolore da difendere, della necessità di doversi abituare all’assenza di Del Piero ed a tutto ciò che significherà e, per questo, potrebbe essere giusto che l’onore della maglia numero 10 spetti proprio a lui, senza azzardare paragoni con la “leggenda”, ma concedendogli la giusta fiducia, a priori. Non parliamo di eredità, sarebbe poco prudente, parliamo della necessità di scegliere chi possa avere le qualità giuste per vestire la maglia che fu, prima che di Alex, di Baggio, Platini, Sivori e Boniperti; Giovinco potrebbe essere l’uomo giusto al momento giusto e, se così sarà, dovrà isolarsi dal peso delle inevitabili pressioni, pensando esclusivamente a costruire la sua “storia personale” nell’empireo dei grandi bianconeri.

  • Blatter su Twitter riapre alla tecnologia contro gol fantasma

    Blatter su Twitter riapre alla tecnologia contro gol fantasma

    Ricredersi, a volte, può essere un segno di intelligenza, capacità di rivalutare e considerare le proprie idee nell’ottica dei tempi che cambiano e delle necessità che devono adeguarsi al progresso. Tutto questo si è concretizzato nel Twit di Joseph Blatter, dopo il gol di Devic annullato all’Ucraina nell’ultima partita del girone D contro l’Inghilterra e che, di fatto, ha condizionato le possibilità di qualificazione ai quarti dei padroni di casa: “dopo la partita di ieri sera, la tecnologia per la linea di porta non è più un’alternativa ma una necessità“.

    Un messaggio che, in verità, il massimo esponente del calcio mondiale porta avanti già dal 2010, l’anno dell’ improvvisa svolta “modernista” per lui, dal più ottuso conservatorismo all’apertura tecnologica, proprio per scongiurare i problemi legati ai gol fantasma. In quell’occasione, la scintilla che aveva indotto il suo cambio di impostazione era stata la rete di Frankie Lampard annullata all’Inghilterra ai mondiali Sudafricani e, da allora, Joseph Blatter è diventato più aperto all’applicazione del progresso tecnologico, dichiarando – qualche mese fa – che la rivoluzione tecnologica non può attendere a lungo.

    Dai Mondiali 2010 agli Europei 2012, in realtà, un cambiamento è stato fatto ma, a quanto pare, non è stato sufficiente a garantire una riduzione delle sviste: in Ucraina-Inghilterra, infatti, era presente il giudice di linea e, nonostante ciò, non si è stati in grado di valutare che la rete dei padroni di casa era regolare, così come ha poi confermato anche il responsabile Uefa degli arbitri Pierluigi Collina definendolo come “un errore di pochi centimetri”.

    Anche l’introduzione dei due arbitri di porta non è stato un “avvento” semplice nel calcio restìo al cambiamento (con la stagione di prova iniziale in Europa League e, poi, con l’estensione alla Champions League ed a Euro 2012, ndr)  ma, allo stato dei fatti, si è rivelato insufficiente proprio perchè continua ad affidarsi al fattore umano e, pertanto, soggetto ad errore per sua stessa natura: moltiplicare gli “occhi” può ridurre la probabilità di svista ma non azzerarla.

    Tutto risolto, dunque? No, sarebbe troppo semplice. Infatti, se da un lato il presidente Fifa è ormai favorevole sostenitore dell’applicazione della tecnologia a supporto degli arbitri, dall’altro lato il presidente Uefa Michel Platinì è contrario a tutto ciò, preferendo affidarsi esclusivamente ai “potenziamenti di organico arbitrale”, ossia ai giudici di linea, così come aveva confermato anche dopo il gol annullato a Muntari dopo Milan-Juventus del campionato italiano.

    Si preannuncia, dunque, uno scontro “ideologico” ai piani alti, che potrebbe iniziare ufficialmente già dal prossimo 2 Luglio, quando l‘Ifab si pronuncerà sulla questione-tecnologia in occasione della riunione straordinaria in programma.

    Sepp Blatter | © MIGUEL ROJO/AFP/GettyImages)

    Nonostante la rigidità di Platinì, però, la sperimentazione della tecnologia applicata al calcio sta continuando senza intoppi dallo scorso mese di Marzo ed, allo studio, si hanno due alternative valide, basate su diverse impostazioni.

    La prima è il cosiddetto “Hawk-Eye“, tradotto come occhio di Falco, già utilizzato nel tennis, che basa il suo funzionamento sul riconoscimento ottico attraverso le telecamere; la seconda alternativa, invece,  è la Goal Ref che utilizza il pallone con all’interno un microchip.

    Il pensiero “retrogrado” di Michel Platinì, dunque, potrebbe esser costretto a cedere il passo al cambiamento, facendo buon viso a cattivo gioco per non intaccare il sodalizio con Blatter: ubi maior, minor cessat.