Autore: Simona Granieri

  • Zeman frecciate a Carrera, Juventus-Roma è già infuocata

    Zeman frecciate a Carrera, Juventus-Roma è già infuocata

    Allo Juventus Stadium sarà l’ “ospite” più atteso ma meno desiderato, e l’intero stadio si preannuncia una bolgia, preparando coreografie e striscioni a lui dedicati ma, di certo, non dai toni affettuosi. Zdenek Zeman è abituato ad essere un personaggio scomodo, e nonostante appaia schivo e di poche parole, i fatti dimostrano, ed hanno sempre dimostrato, come non disdegni affatto il clamore suscitato dalle sue dichiarazioni, sempre orientate alla punzecchiatura ed alla provocazione e, secondo alcuni (Gianluca Vialli, ndr), finalizzate a compiere solo le battaglie che gli convengono, da “paraculo”.

    Alla vigilia della partitissima con la Juventus, dunque, i temi della gara finiscono in secondo piano per lasciare spazio a discorsi d’altro tipo, che spaziano da Ciro Ferrara alla questione Cagliari-Roma ed alle contestazioni del presidente dei rossoblu Massimo Cellino per la vittoria a tavolino dei giallorossi, alle frecciatine al tecnico in panchina della Juventus, Massimo Carrera.

    Dopo la gara di mercoledì sera, disputata all’Olimpico fra Roma e Sampdoria, Ciro Ferrara aveva risposto al boemo, che lo accusava di non averlo salutato, precisando che solitamente il saluto spetta ai “padroni di casa”, mentre lo stesso Zeman pretendeva il saluto da parte del tecnico dei blucerchiati perchè “più giovane”. Una querelle che costituì lo strascico delle polemiche nate nei giorni precedenti la gara, in riferimento ai rapporti tesi fra Zeman e gli juventini che militavano in bianconero a fine anni ’90, nella Juventus imbattibile di Marcello Lippi, nei confronti della quale Zeman sollevò il “caso doping”, gettando ombre e allusioni sui successi di quegli anni.

    Zdenek Zeman alla vigilia di Roma-Juventus | © Paolo Bruno/Getty Images

    Ciro Ferrara lo aveva accusato di aver leso la sua immagine e quella della Juventus, Zeman gli ha risposto di “prendersela con i tribunali e con se stesso” ; nella conferenza stampa odierna, il boemo riprende tale discorso con l’apparente volontà di chiudere la polemica ma, in realtà, non fa che riaccenderla alludendo inequivocabilmente al fatto che “sono i tribunali che per 10 anni si sono occupati di quei problemi”.

    Ecco, dunque, che il clima non può che surriscaldarsi nonostante il boemo rifiuti l’appellativo di “demagogo e provocatore” e preferisca definirsi solo “un uomo di sport”: uno sportivo che, però, non perde occasione per mostrare la sua spiccata vis polemica e che non compie alcuno sforzo per abbassare i toni in vista di un match tanto delicato, rivolgendosi agli stessi tifosi della Juventus per rispedire al mittente tali “aggettivi” non graditi, ma non trascurando qualche frecciatina velenosa anche per Massimo Carrera che, alla vigilia del big match non ha parlato in conferenza stampa lasciando spazio al preparatore dei portieri Claudio Filippi, per decisione di Antonio Conte che ha piacere che Carrera e Filippi dividano la scena nel raccontare le questioni inerenti la squadra; Zeman, tuttavia, non pare aver gradito tale decisione definendola con tre parole al vetriolo: “Mancanza di stile”.

    Chiuso il capitolo Juventus, Zdenek Zeman attacca a muso duro il presidente Cellino dopo la questione Cagliari-Roma, facendo leva sul fatto che le “regole ci sono e vanno rispettate” e che il presidente dei sardi non può definirsi arrabbiato in quanto “ha fatto un’azione grave, per cui ci sono molte persone arrabbiate con lui”.

    Dopo tanti riferimenti ben lontani alle questioni di campo e dalla sua Roma, il tecnico accenna alle potenzialità del suo gruppo, che reputa competitivo al punto da potersela giocare con tutti e puntare a “vincere lo scudetto“, pur riconoscendo che “al momento è la Juventus a sembrare la squadra più forte, ma le milanesi non sono tagliate fuori”. Per la serie i giochi sono aperti, la stagione è appena cominciata, i conti si faranno alla fine: almeno su questi temi, la dialettica zemaniana non sembra poi così originale ed incisiva.

  • Mirko Vucinic: “da tifoso juventino fischierei Zeman”

    Mirko Vucinic: “da tifoso juventino fischierei Zeman”

    I colori giallorossi li ha vestiti per diverso tempo, prima al Lecce – proprio con Zdenek Zeman in panchina – e poi alla Roma, per ben cinque stagioni, dal 2006 al 2011: Mirko Vucinic sarà, dunque, “doppiamente” un ex nella partitissima Juventus-Roma di sabato sera alle 20.45, l’ “anticipo di lusso” della sesta giornata di serie A.

    L’attaccante montenegrino conosce bene il tecnico boemo, che ha contribuito notevolmente a valorizzarlo ai tempi del Lecce e, proprio con Zeman in panchina, nella stagione 2004-2005 con la maglia salentina realizzò ben 19 reti in 28 partite disputate, consacrandosi definitivamente come uno degli attaccanti più interessanti e prolifici della serie A. Con la maglia della Roma, invece, Mirko Vucinic ha trovato la definitiva maturazione negli anni successivi, segnando gol importanti e pesanti anche in Champions League conservando bei ricordi ed l’unico rimpianto di non esser riuscito a vincere lo scudetto in una piazza tanto calorosa: dunque, affrontare i capitolini avrà per lui un sapore speciale anche perchè a Roma ha lasciato diversi amici, Daniele De Rossi su tutti, compagno di squadra e di playstation – con il quale Mirko ha rivelato di sentirsi spesso e che “abbraccerò prima della partita, ma poi in campo saremo nemici”. 

    Mirko Vucinic parla di Juventus-Roma | © Marco Luzzani/Getty Images

    Nonostante il passato riaffiori, Vucinic è concentrato esclusivamente sul presente e sulla voglia di vincere una partita delicata quanto fondamentale, contro un’avversaria ostica e, soprattutto, contro il tecnico più detestato dall’intero ambiente juventino, che pare stia preparando per lui un’accoglienza “speciale” con il tifo organizzato bianconero già in fermento con coreografie, striscioni e cori “accesi” nei suoi confronti, anche se la Juventus mobiliterà ben 650 steward ed 86 telecamere per mantenere la situazione nel pieno controllo ed evitare tensioni eccessive.

    Proprio sul “saluto” dello Juventus Stadium al “nemico boemo” (che farà da continuazione alla polemica Ferrara-Zeman della scorsa settimana, ndr), Mirko Vucinic esprime il suo punto di vista in maniera schietta, schierandosi dalla parte dei tifosi juventini:se fossi un tifoso bianconero lo fischierei”. Il montenegrino, però, sarà in campo da giocatore e, dunque, andrà a salutarlo prima della gara, anche perchè – come lui stesso riconosce – “gli devo molto come giocatore” in quanto ha contribuito in maniera decisiva alla sua crescita.

    In riferimento alla forza degli avversari, Vucinic esprime positive valutazioni sul potenziale della Roma che si è molto rafforzata rispetto alla passata stagione, e “consacra” l’italo-argentino Osvaldo elogiando la sua completezza, in termini di tecnica, forza e dribbling ma, in ogni caso, il giocatore più temibile della formazione giallorossa resta sempre il suo capitano, Francesco Totti: “è lui quello che m spaventa di più”.

    In casa juventina, invece, secondo Mirko Vucinic è sempre Andrea Pirlo il più forte, il “fuoriclasse assoluto”, smentendo categoricamente le voci sulla sua stanchezza: “io lo vedo benissimo, è l’unico giocatore ad aver addosso sempre due o tre avversari”. La forza ed il contributo di Pirlo possono essere fondamentali nel proseguio della stagione ma, con tutta probabilità, con la Roma partirà dalla panchina lasciando le chiavi del centrocampo al giovane Paul Pogba, mentre in attacco vi sarà proprio il “punto fermo” Mirko Vucinic, sognando quel gol dell’ex che farebbe esplodere lo Juventus Stadium.

  • Testata Zidane-Materazzi diventa una statua esposta a Parigi

    Testata Zidane-Materazzi diventa una statua esposta a Parigi

    Sono trascorsi ormai più di sei anni dalla magica notte azzurra di Berlino, del 9 Luglio 2006, quando dopo la finale contro gli odiati “cugini” francesi la Nazionale Italiana di Marcello Lippi si laureò campione del mondo, alzando al cielo la Coppa più ambita e sognata. In quella serata di tripudio tricolore, però, un altro episodio è rimasto alle cronache, conservando ancora oggi qualche “strascico” al punto da “materializzarsi” in una statua. Ecco, dunque, che la testata Zidane-Materazzi, che costò al campione franco-algerino l’espulsione dal campo, e che coincide con l’addio al calcio giocato da parte di Zizou, è divenuta una scultura in bronzo realizzata dall’artista algerino Abdel Abdessemed, ed esposta nella piazza del Centre Pompidou di Parigi, uno dei più importanti musei dedicati all’arte moderna e contemporanea.

    Testata Zidane-Materazzi a Parigi | © MEHDI FEDOUACH/AFP/GettyImages

    Come ogni opera che si rispetti, la scultura ha un titolo – “colpo di testa” – che può essere letto sotto diversi aspetti: dal punto di vista “fisico”, naturalmente, ad indicare propriamente il gesto della testata sferrata da Zidane, ma anche dal punto di vista del significato non strettamente letterale, intendendolo come un gesto “folle” da parte dell’allora capitano dei Blues. In ogni caso, la scelta di rappresentare proprio quel gesto che, in parte, ha macchiato l’immagine della carriera eccelsa di un campione del calibro di Zizou potrebbe essere discutibile, soprattutto se si pensa che l’artista algerino, al quale il Centre Pompidou ha dedicato una grande mostra, solitamente si ispira a “fatti storici” per le sue opere. Tuttavia, secondo quanto spiega il curatore Philippe Alain Michaud, il senso dell’opera va ben oltre la mera rappresentazione dell’evento popolare: è un‘ode alla disfatta e propone un’ “allusione al realismo ed agli affreschi di Masaccio, con lo sguardo di Zidane rivolto verso il suolo, paragonabile a quello di Adamo cacciato dal Paradiso”.

    Ad oggi i diretti interessati Zinedine Zidane e Marco Materazzi, ossia i due soggetti ispiratori, non hanno ancora espresso un loro commento sull’opera e sul suo significato, nè hanno deciso di visitarla anche se avranno tempo per farlo fino al prossimo 7 Gennaio 2013: al contrario, pare che la statua abbia già suscitato grande interesse fra i visitatori del museo ed, in particolare, fra gli italiani.

  • Juventus, cosa succede a Pirlo?

    Juventus, cosa succede a Pirlo?

    La sostituzione di Andrea Pirlo durante Fiorentina-Juventus ha rappresentato una delle “notizie” della partita, molto di più di una semplice fase del match da annotare sul tabellino, soprattutto perchè ha riguardato il faro del centrocampo bianconero, colui che da oltre un decennio è l’artista del centrocampo Azzurro, genio e regolarità.

    Lo scorso anno, dopo il passaggio dal Milan alla Juventus, il suo rendimento era stato stratosferico, il vero valore aggiunto della squadra di Conte, ben assistito da Vidal e Marchisio, collezionando ben 41 presenze nell’intera stagione. Quest’annata calcistica, invece, non è iniziata ai suoi livelli, probabilmente anche a causa delle squadre avversarie che la Juventus ha fin qui incontrato, che hanno spesso studiato soluzioni tattiche ad hoc per soffocare la fonte di gioco bianconera, con marcature ad uomo d’altri tempi. E’ innegabile, però, che oltre alle eccessive “attenzioni” degli avversari, il problema del calo di rendimento di Pirlo potrebbe essere connesso alla sua condizione fisica, considerando i suoi 33 anni ed i numerosi impegni ai quali non ha mai pensato di sottrarsi. In tal senso, dopo la gara di Firenze, alcuni commentatori calcistici (in particolare Zvonimir Boban, ndr) gli avevano consigliato – “per il suo bene” – di iniziare a pensare di lasciare la Nazionale Italiana, concentrandosi solo sulla Juventus perchè sarebbe impensabile alla sua età disputare un’altra stagione fitta di impegni (che segue quella precedente terminata il 1 Luglio do po la finale degli Europei, ndr), considerando che per la Juventus di quest’anno c’è anche il “fronte” Champions League da considerare.

    Andrea Pirlo, da sempre schivo e riservato, non si farà certo condizionare da tali consigli esterni e deciderà autonomamente ciò che reputerà giusto: nessuno meglio di un atleta, soprattutto a questi livelli, può conoscere il proprio fisico e captarne i segnali, decidendo al meglio per sè e per la propria squadra, anche se oggettivamente pare difficile ipotizzare un suo addio alla Nazionale, alla quale da sempre è molto legato, soprattutto in vista dei Mondiali brasiliani.

    Andrea Pirlo in Fiorentina-Juventus | © FABIO MUZZI/AFP/GettyImages

    La Juventus ha piena fiducia in lui – com’è ovvio che sia – e gli stessi compagni non hanno mai smesso di elogiarlo, neppure in questo avvio di stagione un po’ in salita. Il punto “focale” della questione è, dunque, l’individuare una soluzione che permetta ad Andrea Pirlo di gestire al meglio le energie, per poterle sfruttare nell’espressione della sua classe cristallina. In tal senso, dopo il “campanello d’allarme” della gara di Firenze, pare che Antonio Conte ed il suo staff abbiano deciso di studiare un piano di recupero fisico personalizzato, in cui lo seguirà personalmente il preparatore atletico Bertelli.

    Inoltre, a differenza dello scorso anno, in cui Pirlo era imprescindibile sia per rendimento che per mancanza di alternative che gli consentissero di rifiatare, quest’anno la Juventus ha in rosa Paul Pogba che, seppur solo diciannovenne, ha già dimostrato quando è stato chiamato in causa di essere una buona alternativa, dotato di buona tecnica, corsa e visione di gioco, oltre che di grande dinamismo e reattività. Questo aspetto, dunque, può consentire ad Andrea Pirlo di recuperare con serenità la migliore condizione fisica per tornare presto in campo ai suoi standard, dimostrando ai molteplici sentenziatori che, anche a 33 anni, il suo valore è ancora incommensurabile: contro la Roma potrebbe andare in panchina, ma in Champions contro lo Shakhtar Donetsk sarà prontissimo.

  • Genoa-Parma 1-1, Borriello su rigore risponde a Lucarelli

    Genoa-Parma 1-1, Borriello su rigore risponde a Lucarelli

    Genoa-Parma allo stadio Marassi si presenta come un match importante per testare le reali potenzialità del club rossoblu, alla ricerca del primo successo casalingo dopo l’importante vittoria contro la Lazio all’Olimpico di domenica scorsa. Il Parma di Roberto Donadoni, invece, cerca punti in trasferta dopo il rocambolesco pari interno contro la Fiorentina. La gara inizia, così, con la sorpresa Amauri schierato dal primo minuto fra i gialloblu, che al 4′ prova la conclusione che viene, però, facilmente neutralizzata da Sebastian Frey.

    Al 12′, invece, è il Genoa a rendersi pericolosissimo, con Ciro Immobile lanciato verso la porta degli emiliani che, però, colpisce clamorosamente il palo; un minuto dopo ancora una grande occasione per il giovane attaccante campano, che si fa, però, neutralizzare la palla gol dal portiere Mirante. Al 27′ giunge l’occasione che sblocca il match, con la rete realizzata da Lucarelli con un tiro da fuori al volo sugli sviluppi di un calcio d’angolo calciato da Valdes, che porta in vantaggio il Parma a Genova: 0-1. 

    Immagine di Genoa-Parma, fase di gioco fra Antonelli e Acquah | © Marco Luzzani/Getty Images

    Il secondo tempo del match si apre con i padroni di casa ancora in attacco al 3′ con Immobile, e la conseguente parata dell’attento Mirante. Al 9′ Antonelli prova a rendersi pericoloso, ma il suo tiro non sortisce effetti: il Genoa prova a stanziare in zona d’attacco, ma il Parma riesce a difendersi con ordine, almeno fino all’episodio che giunge al 20′ del secondo tempo e che potrebbe sbloccare la gara per i padroni di casa, con l’inserimento del neo entrato Jorkera in area di rigore ed il fallo di mano di Galloppa, che provoca l’ assegnazione del calcio di rigore da parte del direttore di gara Guida: Marco Borriello si incarica del tiro dagli undici metri, con un colpo forte e secco che, però, si stampa sul palo alla destra di Mirante. Due minuti dopo, al 24′, altra grande occasione per Immobile, che dopo un ottimo taglio si ritrova nuovamente a tu per tu con Mirante, ma l’attaccante campano tira alto nonostante fosse in posizione ottimale per battere a rete, dando l’impressione di essere troppo frettoloso e di avvertire il peso delle occasioni sfumate in precedenza.

    Al 41′ del secondo tempo, ulteriore occasione per il Genoa, con il secondo calcio di rigore concesso ai rossoblu dall’arbitro Guida per fallo di Lucarelli su Borriello, di cui si incarica nuovamente lo stesso Marco Borriello: questa volta, però, il centravanti non sbaglia e spiazza Mirante, realizzando il pareggio per 1-1. 

    La gara si conclude, così, con il risultato di parità acciuffato in extremis dalla squadra di De Canio che, comunque, ha legittimato il punto conquistato costruendo diverse palle gol e conducendo la gara soprattutto nella ripresa: i rossoblu devono, però, rimandare ancora l’appuntamento con la prima vittoria fra le mura amiche, mentre il Parma ottiene un prezioso punto su un campo difficile pur recriminando duramente per i due rigori concessi al Genoa, al punto da promuovere un silenzio stampa di protesta.

    Le Pagelle di Genoa-Parma:

    Immobile 5.5 Lo scorso anno ha stupito tutti in serie B laureandosi capocannoniere del torneo, quest’anno è già benvoluto dai tifosi del grifone ma questa sera spreca troppe ghiotte occasioni a tu per tu con Mirante

    Borriello 6.5 Generoso e grintoso, oltre che coraggioso nel prendersi la responsabilità di calciare il secondo rigore (dopo aver stampato il primo sul palo) che lui stesso si è procurato: realizza il definitivo pareggio

    Lucarelli 6 Realizza un gran gol con un tiro a volo di sinistro con cui il Parma passa in vantaggio; a due minuti dalla fine è suo il fallo che determina il rigore del pari genoano

    Amauri 5 Donadoni gli concede fiducia schierandolo a sorpresa dal primo minuto, lui non riesce a ricambiarla con una prestazione positiva, al punto che viene sostituito dopo dieci minuti del secondo tempo

    Tabellino Genoa-Parma:

    Genoa (3-4-1-2): Frey 6; Canini 6, Bovo 6, Granqvist 6; Sampirisi 5.5 (dal 72′ Piscitella), Kucka 6, Tozser 6, Antonelli 6 (dal 77′ Anselmo); Bertolacci 5.5 (dal 53′ Jorquera); Borriello 6.5, Immobile 5.5.

    Parma (3-5-2): Mirante 6.5; Zaccardo 6, Paletta 6, Lucarelli 6; Acquah 6, Parolo 5.5 (dall’80’ Sansone), Valdes 6, Galloppa 5.5, Goggi 6; Amauri 5 (dal 56′ Biabiany), Belfodil 5 (dal 38’ Pabon)

    VIDEO GENOA-PARMA 1-1

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  • Genoa-Parma, Immobile con Borriello per la prima a Marassi

    Genoa-Parma, Immobile con Borriello per la prima a Marassi

    Genoa-Parma, in programma questa sera alle 20.45, valida per il turno infrasettimanale della quinta giornata di serie A, si preannuncia come un match interessante, tra due formazioni che esprimono un bel gioco, fluido e divertente, e che in questo avvio di campionato hanno ben impressionato anche in termini di risultati: in particolare, il Genoa nel precedente turno è riuscito a fermare la lanciatissima Lazio di Petkovic all’Olimpico, grazie alla rete del “rinato” Marco Borriello che in maglia rossoblu sembra davvero a proprio agio. Il Parma di Donadoni, invece, nel precedente turno aveva fermato al Tardini la brillante Fiorentina di Vincenzo Montella sul pareggio, in una rocambolesca partita “condita” da due errori su calcio di rigore, uno per parte. Le due squadre si presentano al match distanziate di due punti in classifica: sei per il Genoa, quattro per il Parma.

    Ecco, dunque, che allo stadio Marassi di Genova non dovrebbero mancare le emozioni ed i padroni di casa faranno di tutto per confermare l’exploit dell’Olimpico anche fra le mura amiche, ricercando la prima vittoria allo stadio Ferraris dopo l’ottimo primo tempo disputato nella gara contro la Juventus poi persa per 1-3. In tal senso, il tecnico Gigi De Canio dovrebbe lanciare da titolare Antonelli, assist-man contro la Lazio, al posto di Moretti, mentre è ancora in dubbio la presenza dal primo minuto di Jankovic, che non è al meglio perchè uscito malconcio dalla gara contro la Lazio: tuttavia, potrebbe stringere i denti ed essere schierato anche titolare, altrimenti sarebbe pronto Tozser. Quasi certo, invece, che Merkel andrà in panchina ma, nel suo caso, si tratta di scelta tecnica dopo la più che deludente prova di domenica scorsa: al suo posto è pronto Bertolacci. In attacco, invece, nessuna novità: confermatissimo il duo campano Marco Borriello-Ciro Immobile che, finora, ha dimostrato un’ottima intesa ed una grande vena realizzativa.

    Marco Borriello guiderà l’attacco rossoblu in Genoa-Parma | © ANDREAS SOLARO/AFP/GettyImages

    In casa gialloblu, invece, Roberto Donadoni riproporrà il modulo 3-5-2 ma dovrà valutare chi schierare sugli esterni, ed in particolare sulla fascia destra, dovendo fare i conti con la squalifica di Rosi e l’acciacco di Biabiany che, comunque, è stato convocato anche se probabilmente partirà dalla panchina: il favorito dovrebbe essere, quindi, Acquah già testato in quel ruolo durante il precampionato. In avanti i favoriti per la maglia da titolare sono Belfodil e Pabon – come contro la Fiorentina – con Amauri con che dovrebbe partire dalla panchina nonostante nel precedente match nella mezz’ora in cui è sceso in campo, abbia mostrato di essere in buona condizione o, perlomeno, in fase di crescita.

    Le probabili formazioni di Genoa-Parma:

    Genoa (4-3-1-2): Frey; Sampirisi, Canini, Granqvist, Antonelli; Jankovic, Kucka, Seymour; Merkel; Immobile, Borriello
    A disposizione: Tzorvas, Moretti, Bovo, Ferronetti, Tozser, Bertolacci, Stillo, Piscitella, Anselmo, Jorquera, Melazzi. Allenatore: Gigi De Canio

    Parma (3-5-2): Mirante; Benalouane, Paletta, Lucarelli; Zaccardo, Parolo, Valdes, Galloppa, Gobbi; Pabon, Belfodil
    A disposizione: Pavarini, Bajza, Maceachen, Fideleff, Morrone, Musacci, Arteaga, Marchionni, Ninis, Acquah, Amauri, Sansone. Allenatore: Roberto Donadoni

    Il direttore di gara allo stadio Marassi di Genova sarà il signor Guida di Torre Annunziata, coadiuvato dai guardalinee Manganelli e Maggiani, dagli arbitri di porta Velotto e Fabbri e dal quarto uomo Stefani.

  • Della Valle-Agnelli la sfida non può finire in pareggio

    Della Valle-Agnelli la sfida non può finire in pareggio

    Fiorentina-Juventus è stato un match intenso ed un bello spot per il calcio, vissuto in un clima di accesa rivalità ma nei limiti della sana sportività, con una suggestiva coreografia della curva Fiesole, espressione dell’orgoglio della “Repubblica Fiorentina”. Un fatto da sottolineare, ancor di più alla luce delle premesse con cui la gara si è disputata, frutto dei rapporti tesi fra i vertici dei due club, Della Valle-Agnelli, dettati da cause che vanno ben aldilà degli aspetti sportivi. A testimonianza di ciò, nel post-partita di ieri, il tono dell’intervista di Andrea Della Valle, fratello del patron di Tod’s Diego Della Valle, è apparso inequivocabilmente “ostile” nei confronti della dirigenza bianconera ed, in particolar modo, del presidente Andrea Agnelli, in qualità di rappresentante della “casata” di appartenenza: nessuna stretta di mano, nessun cenno di saluto, posti ben distanziati in tribuna d’onore, pathos alle stelle nel seguire le fasi di gioco nella speranza che la Viola riuscisse nel far cadere la Vecchia Signora.

    L’astio fra la famiglia marchigiana e quella torinese affonda le sue radici in questioni prettamente imprenditoriali, in contese fra la Fiat e i Della Valle per il controllo del Corriere della Sera e per le quote di Rcs, arrivando ad estendersi – in maniera probabilmente strumentale – alle polemiche sulla crisi attuale del sistema produttivo italiano, con Diego Della Valle che attacca senza mezzi termini l’amministratore delegato del Lingotto Sergio Marchionne, accusando la Fiat di voler “filar via“, riferendosi alle strategie di delocalizzazione della produzione decise dalla casa automobilistica.

    In particolare, lo stesso Diego Della Valle accusa i vertici dell’azienda automobilistica torinese di scelte imprenditoriali sbagliate, connesse ai ridotti investimenti in innovazione, che hanno condizionato ancor di più l’attuale crisi della principale impresa italiana. In tal senso, nelle sue velenose “frecciatine” alla Fiat, Della Valle non ha esitato a sottolineare – per contrasto – il fatto che la sua azienda non sia in crisi perchè ha continuamente innovato i propri prodotti.

    Una polemica “colorita” e colorata anche dalle conseguenti risposte piccate e risentite dello stesso Marchionne, che ha replicato di non voler parlare “a chi fa borse” perchè “con quanto lui investe in un anno in ricerca e sviluppo io non ci faccio nemmeno un parafango”. Secco e lapidario l’italo canadese dal maglioncino blu, a voler smontare sul nascere una provocazione da non raccogliere, perchè “banale” e, soprattutto, pericolosamente destabilizzante e “populista” perchè rivolta a scaldare gli animi degli operai e del Paese che – secondo il numero uno Tod’s – stavolta, “non farà finta di nulla nonostante gli Agnelli abbiano abbandonato il Paese”.

    Andrea e Diego Della Valle, ostili alla famiglia Agnelli | © Andreas Rentz/Getty Images

    Diego Della Valle, dunque, individua nelle strategie Fiat l’intento di non far nulla per aiutare la nave che affonda, non avendo ponderato in alcun modo quali potranno essere le durissime conseguenze della delocalizzazione produttiva per operai, concessionari e fornitori, privandoli del lavoro e delle certezze sul futuro, già  a dir poco plumbeo. La famiglia Agnelli, invece, respinge al mittente le accuse, rifiutando il confronto sulle tematiche legate alle strategie produttive, probabilmente in maniera fin troppo ostinata, molto vicina alla brillante parodia di Maurizio Crozza che rappresenta Sergio Marchionne mentre tenta di elogiare la varietà della gamma proposta dalla Fiat finendo, poi, ad elencare improbabili modelli di Panda: “con due ruote motrici a destra, fragole con Panda”.

    Dopo il pareggio a reti inviolate di ieri sera, la “partita” resta più che aperta ed il triplice fischio del direttore di gara Tagliavento non sarà sufficiente ad archiviare gli animi più che mai accesi sull’asse Firenze-Torino: con ogni probabilità, l’appuntamento per la “bella” è fissato ben prima della quinta giornata del girone di ritorno.

  • Mario Balotelli un gol e due gemelli?

    Mario Balotelli un gol e due gemelli?

    Senza dubbio, è un periodo intenso per Mario Balotelli, sia sul fronte professionale, considerando che nel Manchester City di Mancini deve faticare molto per trovare spazio, che nella vita privata, riguardo la gravidanza della sua ex compagna Raffaella Fico giunta ormai al sesto mese.

    La gravidanza della ex gieffina, infatti, potrebbe dare alla luce due gemelli, almeno a giudicare dalle foto che la ritraggono in un negozio intenta ad acquistare un passeggino “doppio”, con due seggiolini, un indizio inequivocabile. Inoltre, dopo le tensioni degli scorsi mesi, la Fico sembra essere più serena ed ha mostrato il pancione anche in passerella, sfilando nella settimana della moda milanese e, qualche giorno dopo, “confessandosi” in un intervista a Simona Ventura proprio a proposito della situazione con Balotelli. Raffaella Fico ha, così, ripercorso l’”iter” della loro love story, dai momenti di idillio iniziale in cui sembrava che il tutto dovesse essere suggellato dal matrimonio, alle prime incomprensioni e, poi, ai tradimenti di Mario che la showgirl napoletana aveva anche deciso di perdonare. Improvvisamente, però, qualcosa si ruppe definitivamente, con Mario che la “manda via” dalla sua casa di Manchester, per poi “cercarla” nuovamente, lanciando sassi alla finestra della sua abitazione milanese: il preludio alla rottura definitiva, se non fosse per la notizia della gravidanza, che Raffaella comunica telefonicamente al calciatore, proprio mentre era impegnato a trasformarsi nel Supermario degli Europei. Ed è su questo passaggio che, secondo Raffaella Fico, nasce la loro definitiva rottura, condizionata dall’atteggiamento del calciatore: prima felice della notizia, al punto da prometterle di accompagnarla alla prima ecografia dopo gli Europei, poi “sospettoso”, al punto da chiedere il test del dna per accertare la sua reale paternità. Parole che hanno ferito profondamente Raffaella che, ora, è irremovibile: lascerà la porta aperta se Mario volesse assumersi le sue responsabilità paterne, se dopo la nascita volesse avvicinarsi al bambino (a questo punto bisognerebbe parlare al plurale, ndr) ma “con me non c’è più nessuna possibilità dopo le bugie e le menzogne che ha dichiarato, non lo perdono”.

    Primo gol stagionale per Mario Balotelli | © Alex Livesey/Getty Images

    Oltre ai crucci privati, poi, Mario Balotelli ha le sue grane anche in campo, considerando che in questa stagione il suo impiego è realmente centellinato da mister Mancini, e che nelle “gerarchie” del parco attaccanti dei City è ostacolato dai vari Tevez, Dzeko e Aguero. Nella gara di Carling Cup disputata ieri contro l‘Aston Villa, però, Mario è sceso in campo da titolare ed ha realizzato il suo primo gol stagionale al 27′ consentendo ai Citizen di passare in vantaggio: il suo gol, però, non porta fortuna alla squadra che subisce due volte il pareggio degli avversari e, su punteggio di 2-2 giunge ai tempi supplementari, subendo due gol al 96′ ed al 113′, perdendo la gara per 4-2. Manchester City eliminato al terzo turno della Coppa di Lega inglese e, di conseguenza, una competizione in meno per “trovare spazio” per Balotelli.

    Tuttavia, nonostante lo scarso impiego in questa prima parte di stagione, per il momento Supermario non dovrebbe traslocare nonostante le tensioni con Roberto Mancini (che nel dopo partita con l’Arsenal lo avrebbe spintonato nel tunnel degli spogliatoi, ndr), almeno stando alle dichiarazioni decise del suo procuratore Mino Raiola, che ha voluto smentire le voci di mercato sul suo assistito: “E’ molto felice al Manchester City, non c’è alcun problema”. 

    Una dichiarazione che, alla luce del periodo che Supermario sta attraversando su ogni “fronte”, non potrebbe che essere definita “di circostanza”.

  • Neymar lancia una nuova hit: Eu Quero Tchu, Eu Quero Tcha

    Neymar lancia una nuova hit: Eu Quero Tchu, Eu Quero Tcha

    Neymar da Silva Santos Junior, ossia la giovane stella brasiliana classe 1992, è sempre più lanciato sul doppio binario calcio-musica o, meglio, calcio-ballo confermando ancora una volta l’immenso potere mediatico dei protagonisti del rettangolo verde, che riescono ad amplificare e rendere celebre ogni loro azione, non solo di gioco. Inoltre, il talentino carioca non fa che confermare il profondo amore del popolo brasiliano per la musica, mostrando un “ritmo nel sangue” non esitando a lanciarsi in nuove coreografie, spesso anche in maniera estemporanea.

    Basti pensare al grande successo della hit della primavera-estate 2012 “Balada”, meglio nota come “Tchè Tcherere Tchè” di Gustavo Lima, che lo stesso Neymar ha contribuito a lanciare, inventandosi un balletto ad hoc sul palcoscenico in occasione di un concerto dello stesso Gustavo Lima, oppure – andando a ritroso nel tempo – al tormento-tormentone dell’autunno inverno 2011-2012, ossia “Ai Se Eu Te Pego” del musicista italo-brasiliano Michel Telò, che lo stesso Neymar ha reso celebre tramite la diffusione del video del balletto che lo vedeva protagonista negli spogliatoi prima di una partita del Santos.

    Neymar con la maglia verdeoro che indossa nel video | © ANTONIO SCORZA/AFP/GettyImages

    Continuando su questa strada, dunque, Neymar ha deciso di “collaborare” con Joao Lucas e Marcelo Canete, duo carioca composto dal centrocampista del San Paolo, Lucas, e dall’ex calciatore portoghese classe 1979, Canete, che dal 2008 ha smesso di giocare a causa di problemi cardiaci. Così, Neymar ha contribuito a lanciare la loro hit – ormai popolarissima in Brasile – realizzando una coreografia sulle note di “Eu Quero Tchu, Eu Quero Tcha”, riproponendo nel video ufficiale il “ballo” che aveva già mostrato in campo, in occasione del suo centesimo gol realizzato nel campionato brasiliano (all’età di vent’anni, ndr) nello scorso mese di Febbraio.

    Di certo, anche in questo caso, la diffusione mediatica del nuovo ballo di Neymar sarà capillare ad iniziare proprio dal web dove tale video sta già spopolando: il protagonista è, naturalmente, Neymar che indossa la maglia numero undici della nazionale brasiliana, realizzando un calcio di rigore e poi festeggiando alla “sua maniera”  facendo esplodere la gioia dell’intero popolo carioca.

    Video di Neymar in “Eu Quero Tchu, Eu Quero Tcha”:

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  • Cagliari-Roma ufficiale lo 0-3 a tavolino

    Cagliari-Roma ufficiale lo 0-3 a tavolino

    Dopo il rinvio a data da destinarsi disposto dalla Prefettura per Cagliari-Roma, prevista per la quarta giornata di serie A, e le conseguenti ipotesi connesse al “se, come, quando e dove” far giocare il match, è giunta la notizia ufficiale della sconfitta a tavolino per la squadra rossoblu con punteggio di 0-3 a seguito della decisione del giudice sportivo. In tal senso, Tosel ha motivato il suo provvedimento definendo come “provocatoria” l’iniziativa assunta dalla società Cagliari, che ha costituito una “palese violazione” delle norme che impongono alle Società l’osservanza delle disposizioni emanate in materia di pubblica sicurezza.

    Quanto stabilito dalla giustizia sportiva, dunque, risulta come la diretta punizione del club sardo che paga le colpe del suo presidente Massimo Cellino, il quale con la sua condotta ha influito in maniera “diretta ed esclusiva” sull’impossibilità di far disputare regolarmente il match. Infatti, nonostante l‘inagibilità dello stadio Sant’Elia accertata da diversi sopralluoghi delle forze dell’ordine e dei Vigili del fuoco, il presidente rossoblu aveva invitato i tifosi abbonati a recarsi ugualmente allo stadio, contravvenendo alla decisione di far disputare la partita a porte chiuse e, di fatto, tale circostanza ha indotto al rinvio della gara, danneggiando gli stessi tifosi ma anche la squadra ospite.

    Gli spalti dell’inagibile Sant’Elia di Cagliari | © Enrico Locci/Getty Images

    Proprio il tal senso, la stessa As Roma aveva subito deciso di definirsi “parte lesa”  presentando reclamo alle autorità sportive competenti al fine di ottenere la vittoria a tavolino, con il direttore generale giallorosso Franco Baldini che ha definito tale decisione “non come una scelta ma come un obbligo” per tutelare gli interessi della società, della squadra e dei suoi tifosi.

    Alla posizione assunta dalla Roma e dal dg Baldini aveva replicato lo stesso presidente Cellino, apostrofando come “avvoltoio” il dirigente giallorosso ed accusandolo di voler approfittare della situazione di difficoltà del suo club per ottenere una vittoria “non sul campo”, rigettando al mittente le accuse di aver causato il rinvio della partita e, per tal motivo, il Cagliari presenterà ricorso nei prossimi tre giorni a disposizione, come già annunciato dal suo legale l’avvocato Mattia Grassani. La posizione del Cagliari, infatti, era già ben delineata dalla giornata di ieri, quando il club ha diramato un comunicato ufficiale per affermare come fosse contrario all’intervento della giustizia sportiva nel merito della questione – “perchè la gara non è mai stata giocata per ordine del Prefetto”.

    Tuttavia, non era pensabile che tale situazione potesse venir risolta diversamente da quanto avvenuto proprio a causa del comportamento irresponsabile di Cellino: mai prima d’ora era accaduto che un dirigente di un club intervenisse, direttamente o indirettamente, nel rendere impossibile lo svolgimento di un match e, dunque, la decisione di Tosel va anche nella direzione di una dura stigmatizzazione di simili atteggiamenti, punendo la squadra per punire il suo “numero uno”, oltre che per evitare di creare un pericolosissimo precedente.

    Inoltre, proprio per approfondire la posizione di Massimo Cellino, lo stesso giudice sportivo Tosel ha deciso di trasmettere copia degli atti al Procuratore Federale Stefano Palazzi, affinchè possa analizzare e valutare per quanto di sua competenza la posizione assunta dal presidente cagliaritano nella vicenda: il presidente rossoblu, in tal senso, rischierebbe di essere deferito oltre che di vedersi comminare altri provvedimenti disciplinari da parte della giustizia sportiva.