Autore: Simona Granieri

  • Juventus Stadium flop, la Champions ha meno appeal del campionato

    Juventus Stadium flop, la Champions ha meno appeal del campionato

    La gara di ieri sera contro i danesi del Nordsjaelland non possedeva, di certo, il fascino della grande sfida europea considerando la fragilità dell’avversario rivelatasi, poi, anche nella sonora sconfitta per 4-0 rimediata. Tuttavia, alla vigilia del match, la Juventus aveva l’obbligo di ottenere i tre punti per poter almeno sperare di continuare il suo cammino verso la qualificazione agli ottavi di finale, cercando sul campo il riscatto tanto agognato dopo la sconfitta contro l’Inter. Per tutte queste ragioni, probabilmente, ci si attendeva uno stadio pieno a supporto dei bianconeri, fornendo loro quella “carica” in più che, spesso, si è rivelata determinante soprattutto nella scorsa stagione, quando la parola sold-out era divenuta un’abitudine da associare al nuovo impianto. Ieri, invece, i presenti paganti allo Juventus Stadium sono stati solo 31.366, facendo registrare il terzo peggiore incasso per il nuovo impianto, migliore soltanto rispetto a Juventus-Bologna di Coppa Italia dell’ 8 Dicembre 2011, che detiene il record negativo, e di Juventus-Shakhtar Donetsk con 29.368 spettatori paganti.

    A parte la Coppa Italia che tradizionalmente possiede meno appeal soprattutto nelle fasi iniziali, proprio la recente gara casalinga di Champions League contro gli ucraini di Lucescu ha rappresentato un campanello d’allarme per la dirigenza bianconera, sia alla luce della scarsa affluenza di pubblico, sia dello sciopero del tifo connesso al “caro-biglietti”: in quell’occasione, infatti, la società aveva optato (in maniera infelice) per un incremento dei prezzi, portando i tagliandi delle curve a 40 euro e degli altri settori da un minimo di 90 euro ad un massimo di 130 euro: una strategia che ha premiato le casse del club, con un incasso totale di ben 1.515.836 euro – il quinto migliore di sempre – ma che ha penalizzato la cornice dello stadio, insolitamente silenzioso.

    Per la gara di ieri sera contro i danesi, invece, i prezzi sono stati riportati – saggiamente – ad un livello “normale”, con le curve a 30 euro e gli altri settori da 60 a 90 euro: ciò ha portato, appunto, al terzo peggiore incasso e non è stato sufficiente per far registrare un numero maggiore di spettatori, considerando i numerosi posti vuoti rimasti, anche se il supporto dei presenti è stato adeguatamente caloroso.

    Incassi Juventus Stadium flop con Nordsjaelland nonostante la vittoria | © Valerio Pennicino/Getty Images

    Allo stato dei fatti, difficile considerare tra le possibili cause una minore vicinanza del pubblico alla squadra, anche perchè sabato scorso contro l’Inter l’impianto ha fatto registrare il tutto esaurito, con ben 40.553 spettatori. Dopo la gara contro lo Shakhtar, Beppe Marotta provò a motivare la scarsa affluenza con la difficoltà per il pubblico proveniente da fuori regione di recarsi a Torino per i match infrasettimanali: potrebbe essere una possibile chiave di lettura anche se non può essere l’unica, considerando che nel prossimo decisivo match di Champions contro il Chelsea, sicuramente lo Juventus Stadium registrerà un altro sold-out, nonostante i prezzi dei tagliandi verranno con tutta probabilità ritoccati verso l’alto poichè la gara contro i blues di Di Matteo  del prossimo 20 Novembre sarà considerata una partita di “prima fascia”.

    Alla luce di ciò, dunque, la principale determinante dell’affluenza, oltre ai prezzi dei biglietti, pare essere proprio il blasone dell’avversario che si affronta, e questa “correlazione” pare emergere in maniera più vistosa in Europa piuttosto che in campionato, dove finora si registrato un ulteriore aumento-medio di presenze rispetto alla scorsa stagione, con una percentuale di riempimento superiore al 93%: lo Stadium, dunque, ha già dimostrato di poter essere “dodicesimo uomo” e la Juventus si augura possa esserlo anche in Champions, a partire dalla determinante gara contro i campioni d’Europa.

  • De Rossi resta o parte? le grandi d’Europa alla finestra

    De Rossi resta o parte? le grandi d’Europa alla finestra

    Dopo le parole dei giorni scorsi del direttore generale della Roma Franco Baldini, la posizione di Daniele De Rossi nello spogliatoio giallorosso è ancor di più sotto un’immaginaria lente di ingrandimento, per scrutarne i movimenti, le reazioni e scavare in profondità il rapporto con il tecnico Zdenek Zeman, ancor di più in una settimana tanto sentita per l’ambiente capitolino, che conduce direttamente al Derby con la Lazio. Nonostante le premesse di certo non positive con cui è iniziata la settimana, Daniele De Rossi cerca di rimanere sereno, voltando pagina rispetto alle tensioni con il tecnico boemo e cercando di non pensare a quell’esternazione del dg Baldini che, di fatto, lo ha cancellato dalla lista degli incedibili. Il periodo attuale, però, non pare essere particolarmente fortunato per lui e, dopo il problema alla caviglia che lo ha tenuto in panchina con il Palermo (che ha dato spunto a Zeman per sottolineare che il fastidio poteva essere “sopportabile”, ndr), durante l’allenamento di ieri pomeriggio a Trigoria, il centrocampista è uscito dal campo prima del termine della seduta a causa di un virus gastrointestinale, ma la sua presenza con la Lazio non pare essere in dubbio, almeno non a causa di questo problema.

    In tutta questa intricata vicenda, l’aspetto più importante da considerare, e sottolineare, è il basso profilo mantenuto dal centrocampista, che ha mostrato ancora una volta grande maturità e senso di responsabilità per non turbare l’ambiente con le proprie questioni personali, soprattutto in un momento tanto delicato ed importante: è rimasto in silenzio, ad osservare ed ascoltare con attenzione tutte le voci che lo hanno riguardato ma, a tempo debito, sarà sicuramente sua l’ultima parola anche se sarebbe stato auspicabile che un rapporto d’amore (perchè è di questo che si tratta nel caso di un giocatore che da sempre veste la stessa maglia) tanto intenso potesse avere un epilogo diverso e che un patrimonio tanto importante per il club godesse di una maggiore tutela da parte della società. I tifosi, dal canto loro, si sono espressi in maniera più che netta sulla questione esponendo uno striscione dal messaggio perentorio: “Baldini, Sabatini, Zeman: DdR non si tocca”. Ddr sta, naturalmente, per Daniele De Rossi che, in cuor suo, avrà apprezzato di certo.

    Daniele De Rossi | © Mario Carlini/Getty Images

    Dal canto suo, De Rossi non  può far altro che analizzare ciò che si muove attorno a lui, in parallelo con quanto farà la società: nello scorso mese di Febbraio aveva deciso di rinnovare con la Roma per cinque stagioni, ritenendo che “alla Roma c’è tutto quello di cui ho bisogno” ma l’uragano Zeman ha spazzato via le sue certezze, mettendolo in discussione tatticamente ma anche come professionista: è questo ciò che lo ha maggiormente ferito ed irritato ed è questo aspetto che rende quasi insanabile lo strappo, aggravato ancor di più dal fatto che la dirigenza non gli ha mostrato vicinanza, nè tantomeno chiarezza e trasparenza nel gestire la situazione.

    Le offerte per De Rossi non mancano, in particolare dalle grandi d’Europa: il Manchester City potrebbe ritornare alla carica, ed il suo procuratore Sergio Berti è stato avvistato proprio a Manchester, dove la squadra di Mancini ha affrontato l’Ajax, ed oggi potrebbe continuare la sua permanenza Oltremanica recandosi a Londra, sponda Chelsea. In alternativa, anche il Psg potrebbe compiere passi importanti in direzione De Rossi, con lo sceicco  Nasser Al Khelaifi che pare particolarmente interessato all’operazione. Baldini, dunque, potrebbe avere diverse offerte da “valutare”.

  • Il fratello di Guardiola a Milano per il Milan?

    Il fratello di Guardiola a Milano per il Milan?

    Quando si parla di uno degli allenatori più vincenti e carismatici al mondo, ogni cosa può diventare una notizia. Pep Guardiola è ormai da tempo abituato a tutto ciò, nonostante abbia sempre  cercato di mantenere un certo riserbo ed un low profile anche dopo il termine della sua avventura sulla panchina del Bercellona, decidendo di “prendersi il suo tempo” passeggiando per le vie di New York, probabilmente alla ricerca di nuova ispirazione per le sue scelte future.

    Difficile ipotizzare che un tecnico vincente come Pep possa restare ancora a lungo lontano dal suo habitat, ed è quasi certo che nel 2013 tornerà a sedere sulla panchina di un grande club e, per tal motivo, già da tempo sono iniziate a rincorrersi diverse voci circa l’interessamento del Milan nei suoi confronti, ipotizzando viaggi ad hoc di Adriano Galliani nella Grande Mela, poi smentiti dallo stesso dirigente rossonero che ha precisato come il suo eventuale viaggio avrebbe avuto come unico fine l’andare a trovare sua figlia.

    Ma, se è vero che più indizi possono “fare una prova”, in tal senso potrebbe essere letta la notizia della presenza di Pere Guardiola a Milano, proprio nella giornata di ieri, in occasione del match di Champions League fra Milan e Malaga. Ecco, dunque, che è necessario approfondire quale sia il ruolo di Pere Guardiola nella “vita calcistica” del più famoso fratello: Pere è il suo procuratore, oltre che consigliere-consulente fidato e, dunque, è una persona molto influente nelle future decisioni di Pep. Per tal motivo il viaggio milanese avrebbe potuto celare qualcosa di più, nonostante il Milan abbia prontamente deciso di smentire ogni tipo di contatto con un comunicato ufficiale apparso sul sito: “Ac Milan smentisce le notizie apparse su alcuni media relativa a un presunto incontro tra il Vicepresidente Vicario e Ad Adriano Galliani e familiari o procuratori del signor Guardiola”. 

    Pep Gardiola | © JOSEP LAGO/AFP/GettyImages

    Una secca presa di posizione finalizzata, con tutta probabilità, ad evitare ulteriori pressioni sul lavoro di mister Massimiliano Allegri, il quale già da tempo ha imparato a convivere con continue voci circa il suo prossimo successore e, per tal ragione, alla notizia della presenza del fratello di Guardiola a Milano non sembra scomporsi eccessivamente: “Guardiola al Milan? È una questione che non mi interessa e che mi annoia. Io ho altri problemi” .

    I problemi di cui parla mister Allegri riguardano prettamente il presente, ma sono condizionati – inevitabilmente – dalle strategie di “spending review” che il Milan ha deciso di attuare nel mercato estivo, per far cassa con la cessione di Zlatan Ibrahimovic e Thiago Silva al Psg: tale strategia di contenimento dei costi difficilmente potrebbe coniugarsi con l’arrivo sulla panchina rossonera di un uomo come Guardiola, abituato a lavorare con campioni di primissimo livello da plasmare ad immagine e somiglianza del suo calcio-spettacolo. La filosofia di gioco di Pep Guardiola non può che affascinare il presidente Berlusconi, da sempre amante dichiarato del calcio offensivo ma, se si decidesse realmente di intraprendere un progetto tanto ambizioso, verrebbe automaticamente imposto un radicale cambio di rotta in termini di budget per la squadra, cancellando con un colpo di spugna tutti i propositi di contenimento dei costi fin qui attuati.

    Allo stato dei fatti, tali ragioni fotografano la reale situazione ancor più delle smentite di circostanza e, dunque, la presenza di Pere Guardiola a Milano non sembra nascondere nessuna “trattativa segreta”.

  • La Juve non ci sta, Alessio attacca l’Inter: impari a vincere

    La Juve non ci sta, Alessio attacca l’Inter: impari a vincere

    Alla vigilia del match di Champions League contro il Nordsjaelland che può essere decisivo per il futuro cammino della Juventus verso la qualificazione agli ottavi, Juventus-Inter è ancora di attualità trovando ampio spazio fra gli argomenti toccati  nella conferenza stampa pomeridiana “imposta” dall’Uefa, che ha interrotto il silenzio pre-partita delle ultime due vigilie di campionato, ed in cui mister Angelo Alessio attacca l’Inter rispondendo a tono ai veleni dei giorni scorsi.

    Contrariamente ai toni pacati e poco incisivi solitamente adoperati, il vice di mister Conte sceglie di non nascondersi dietro le parole e commenta in maniera molto critica le accese polemiche montate in casa Inter sull’arbitraggio di Tagliavento, facendo riferimento soprattutto al gol in fuorigioco concesso a pochi secondi dall’inizio del match, ed alla mancata espulsione di Lichtsteiner. In tal senso, Alessio rispolvera una frase adoperata qualche tempo fa da John Elkann, che affermava ironicamente come l’Inter non fosse ancora abituata a vincere, e decide di riproporla affermando che “bisogna saper vincere, senza parlare di arbitri”, specificando ulteriormente il concetto con un esempio che si riferisce ad Inter-Juventus dello scorso campionato, quando a Claudio Marchisio venne negato un vistoso calcio di rigore per fallo di Castellazzi, precisando che – in quell’occasione – la Juventus scelse la strada della “non polemica”  senza ritenere che quella decisione fosse “voluta” ed evitando, così, facili illazioni circa la malafede dei direttori di gara.

    Angelo Alessio attacca l’Inter in conferenza stampa | © JONATHAN NACKSTRAND/AFP/Getty Images

    Secondo Angelo Alessio, dunque, è necessario evitare la gogna mediatica per la classe arbitrale in occasione di errori, più o meno gravi, perchè soltanto evitando di “pensar male” e lasciando lavorare gli arbitri in serenità sarà possibile trarne beneficio. Anche Leonardo Bonucci, presente in conferenza stampa, si aggrega all’opinione espressa da mister Alessio e sottolinea l’importanza di evitare le facili polemiche, in particolar modo da parte di una società come la Juventus che – a suo avviso – ha saputo distinguersi negli ultimi difficili anni, “in cui è stata messa all’angolo senza vere e proprie colpe”, ricorrendo al proprio stile, senza cadere nella trappola di sterili ed inutili polemiche che non permettono di godere del bello di questo sport.

     

    Chiuso il capitolo della difesa-attacco in merito alle questioni arbitrali, la conferenza stampa di Angelo Alessio ha, poi, fornito interessanti spunti inerenti le questioni prettamente di campo: secondo il vice di Conte, infatti, il principale errore nella prestazione bianconera di sabato scorso è stato l’eccessivo numero di passaggi sbagliati, oltre che la mancanza di concretezza sotto porta che ha impedito di realizzare, nei primi venti minuti, il possibile 3-0. Errori in fase offensiva che, soprattutto in Champions League, dovranno essere accuratamente evitati anche se, secondo Alessio, il problema-gol non è eccessivamente preoccupante perchè la squadra riesce a creare diverse occasioni.

    Tuttavia, si è avvertita la necessità di cambiare qualcosa negli interpreti in campo, anche alla luce del pesante forfait di Vucinic. Al contrario di quanto si poteva ipotizzare in precedenza, contro il Nordsjaelland il danese Niklas Bendtner  partirà dalla panchina, lasciando il posto da titolare ad Alessandro Matri – che era inutilizzato da tre partite – al fianco diuno fra Giovinco e Quagliarella”: Alessio non scende nei dettagli per spiegare tale decisione, limitandosi ad affermare che “Antonio sceglie i giocatori d’attacco di volta in volta, per questa partita ha pensato di fare giocare Matri”.  L’imperativo è, comunque, la vittoria: per sperare di proseguire l’avventura europea e per voltare pagina, archiviando in fretta la delusione ed i veleni di Juve-Inter.

  • Senza Vucinic tocca a Bendtner. Quagliarella preferito a Giovinco

    Senza Vucinic tocca a Bendtner. Quagliarella preferito a Giovinco

    Più che il risultato negativo e la bruciante sconfitta, la gara di sabato scorso contro l’Inter per la Juventus rischia di portare con sè pesanti conseguenze che possono ripercuotersi anche sul cammino verso gli ottavi di Champions League: dopo i tre pareggi fin qui raccolti, Juventus-Nordsjaelland è una gara senza appello e la vittoria è un obbligo assoluto per sperare di potersela giocare con le dirette concorrenti del girone, ossia il Chelsea e lo Shakhtar di Lucescu, ma alla vigilia della gara contro i danesi le premesse non sono ottimali sul fronte infortuni. Mirko Vucinic ha saltato la seduta di allenamento di ieri e sarà, infatti, indisponibile dopo la botta (e conseguente contusione, ndr) rimediata al polpaccio nella gara contro l’Inter, che sabato lo ha costretto ad uscire alla fine del primo tempo: mister Conte dovrà, così, studiare un’alternativa efficace per far sì che la Signora riesca finalmente a pungere in attacco in un match decisivo per il proseguio  dell’avventura europea.

    L’impresa non è delle più semplici, considerando che Mirko Vucinic è l’uomo di maggiore talento e qualità nel reparto offensivo bianconero e che, ogni qualvolta è stato assente, la manovra d’attacco ne ha risentito vistosamente, perdendo in imprevedibilità e brillantezza. Il principale indiziato per un posto da titolare potrebbe essere, così, proprio colui che nelle premesse stagionali doveva essere l’ultimo nella gerarchia degli attaccanti, Nicklas Bendtner, nella speranza che contro i suoi connazionali danesi possa trovare lo stimolo giusto per ripagare la fiducia ricevuta: ad inizio stagione sarebbe apparso impensabile un suo impiego da titolare in una gara tanto decisiva, eppure le circostanze e la necessità potrebbero determinare proprio questo. Il suo partner d’attacco potrebbe essere Fabio Quagliarella, che nella Champions League di quest’anno ha ottimamente esordito contro il Chelsea a Stamford Bridge e che, al pari di Giovinco, è il miglior marcatore della Juventus in campionato con tre gol realizzati.

    Sebastian Giovinco, invece, potrebbe partire dalla panchina nel tentativo di sfruttare, a gara in corso e con maggiori spazi in campo, le sue doti di velocità e tecnica, che contro la statica difesa danese potrebbero rivelarsi molto preziose: il suo ruolo potrebbe essere, così, quello di dodicesimo uomo, pronto ad entrare a gara in corso come arma in più a disposizione. E’ indubbio, però, che senza la determinante presenza di Vucinic la Juventus dovrà puntare ancor di più sul collettivo, sul gioco di squadra, che dovrà adattarsi alle caratteristiche del terminale offensivo Bendtner, abile nel gioco aereo e possente fisicamente anche se, nella sua precedente esperienza all’Arsenal, aveva comunque mostrato discrete doti realizzative anche con i piedi.

    Niklas Bendtner probabile titolare in Juventus-Nordsjaelland | © Valerio Pennicino/Getty Images

    Quel che è certo è che dovrà essere supportato a dovere dal resto della squadra, che dovrà metterlo in condizione di rendersi pericoloso in avanti: in tal senso, potrebbe esservi anche un cambio importante a centrocampo, con il probabile inserimento di Paul Pogba al posto di uno fra Arturo Vidal e Claudio Marchisio, considerando l’ottimo momento di forma del giovane francese. Quasi certa, inoltre, l’esclusione di Lichtsteiner, uno dei peggiori contro l’Inter sostituito anzitempo per evitargli una quasi certa espulsione, che dovrebbe lasciare il posto all’uruguagio Martin Caceres.

    Alle 14.15 la conferenza stampa di presentazione del match potrebbe fornire qualche spunto ulteriore  in vista del match di domani sera, interrompendo la strada del silenzio scelta prima della gara con Bologna ed Inter: un cambiamento imposto dalle esigenze Uefa.

  • Napoli, Walter Mazzarri in clinica: “controlli di routine”

    Napoli, Walter Mazzarri in clinica: “controlli di routine”

    Grande apprensione per il mister del Napoli Walter Mazzarri, dopo la diffusione della notizia di una sua visita medica – nella giornata odierna – presso la clinica Monte Vergine in provincia di Avellino specializzata in cardiologia. Nel corso della giornata si sono, infatti, rincorse diverse voci dal tono più che allarmistico, riportando l’eventualità che il tecnico livornese dovesse sottoporsi a breve ad  angioplastica, intervento vascolare programmato già da tempo e che, di conseguenza, per le prossime gare sarebbe stato sostituito  in panchina dal suo vice Niccolò Frustalupi.

    Walter Mazzarri, in clinica per controlli di routine | © CARLO HERMANN/AFP/Getty Images

    Fortunatamente, però, si è trattato solo di un semplice controllo di routine, come lo stesso diretto interessato ha voluto precisare con un commento su Twitter, finalizzato a rassicurare tutto l’ambiente: “Ho sentito tante sciocchezze sul mio conto stamattina ma sono semplicemente andato a fare un controllo di routine con il dottor De Nicola, programmato da tempo, in una clinica di Avellino”. Non è stato precisato nè da Walter Mazzarri nè dalla società napoletana quale sia stata la natura della visita di controllo ma, in ogni caso, le parole del tecnico hanno comunque tranquillizzato tutti, ed è questo ciò che conta maggiormente.

    Il tam tam iniziato dalle radio partenopee e continuato, poi, sul web è stato bloccato proprio dalle parole dello stesso mister che già nella giornata di domani dovrebbe essere regolarmente al suo posto a dirigere l’allenamento degli azzurri nel centro sportivo di Castelvolturno, per cercare di raddrizzare l’attuale momento delicato che la sua squadra sta attraversando, dopo la sconfitta patita mercoledì scorso a Bergamo contro l’Atalanta ed il pareggio in extremis subìto dal Torino nel posticipo di ieri, che con Sansone al 91′ ha sfruttato un clamoroso quanto goffo retropassaggio di Aronica per De Sanctis, realizzando la rete del definitivo 1-1 che, almeno per ora, mantiene il Napoli a distanza di sicurezza ( cinque punti, ndr) dalla Juventus capolista.

  • La Roma prova a scaricare De Rossi, Baldini “non è incedibile”

    La Roma prova a scaricare De Rossi, Baldini “non è incedibile”

    Nella Roma di Zdenek Zeman non ci sono incedibili ed, all’indomani della sua assenza dall’undici titolare nella vittoria con il Palermo, non lo è neppure Daniele De Rossi: clamoroso ma vero, e non si tratta di una semplice indiscrezione ma di una conferma che giunge dallo stesso direttore generale giallorosso Franco Baldini. Parole sibilline, che non possono essere considerate esplicite ma che, se lette fra le righe, denotano la volontà del club di non rimanere sordo alle possibili sirene del mercato di riparazione.

    In tal senso, Franco Baldini rivela che, la scorsa estate, il Manchester City di Roberto Mancini aveva avanzato un’offerta per il centrocampista, alla quale la Roma aveva deciso di “soprassedere”, precisando che, se la circostanza dovesse ripresentarsi nel mercato di Gennaio, la Roma “ascolterà le offerte e le valuterà”: in prima linea vi sarà, così, il Real Madrid di Josè Mourinho che da sempre è un grande estimatore di De Rossi ed, a seguire, il Psg e le altre grandi d’Europa, che non vorranno lasciarsi sfuggire un pezzo tanto pregiato.

    Gli scenari di mercato, dunque, potrebbero rivelare colpi di scena importanti, facendo culminare nella maniera più dolorosa (soprattutto per i tifosi romanisti, ndr) il “non idillio” – per usare un eufemismo – che contraddistingue il rapporto De Rossi-Zeman, che potrebbe privare la Roma di un pilastro dello spogliatoio e di un giocatore fondamentale che da sempre viene soprannominato “capitan futuro” proprio a significare quello che doveva essere il naturale ruolo di De Rossi nel dopo-Totti.

    Daniele De Rossi non è più incedibile | © Giuseppe Bellini/Getty Images

    Il rapporto fra il boemo e De Rossi non è dei migliori, ed il tecnico non perde occasione per far allargare la crepa: nonostante la vittoria contro il Palermo avrebbe potuto portare un po’ di serenità nello spogliatoio, Zeman ha voluto mantenere alta la tensione non rinunciando alle sue proverbiali battute al vetriolo. Il destinatario è stato, appunto, lo stesso Daniele De Rossi rimasto in panchina contro i rosanero: “De Rossi è rimasto a riposo perché a Parma ha avuto un problema alla caviglia, anche oggi avvertiva un po’ di dolore e non ha giocato, anche se a un po’ di dolore si può resistere”. Illazioni che, dunque, tendono a sottolineare come le condizioni di De Rossi – secondo Zeman – non erano tanto gravi dal giustificare la sua assenza, rincarando la dose con un’ulteriore frecciatina, affermando che se ieri si fosse giocato il derby De Rossi sarebbe sceso in campo, sottintendendo che è stato lo stesso giocatore a tirarsi indietro nello scendere in campo.

    Tuttavia, alla luce del fortissimo attaccamento ai colori giallorossi da parte del centrocampista, le accuse più o meno velate di Zdenek Zeman sono da ritenersi, probabilmente, come un paravento per nascondere la realtà dei fatti: il rapporto fra il boemo ed il giocatore non è nato con i migliori presupposti, con lo stesso De Rossi che in estate aveva dichiarato apertamente di preferire Vincenzo Montella sulla panchina della Roma, ma si è deteriorato ulteriormente in questi mesi ed il tecnico teme che la figura di un uomo carismatico come De Rossi nello spogliatoio possa destabilizzare il suo rapporto con la squadra.

    Nel calcio, però, gli allenatori vanno, i giocatori – soprattutto quelli che rappresentano un patrimonio tecnico e di valori – dovrebbero essere maggiormente tutelati, ponderando bene le scelte di mercato e la possibilità di lasciarli partire a cuor leggero.

  • Flop Giovinco, il cambiamento non può attendere

    Flop Giovinco, il cambiamento non può attendere

    Era uno dei giocatori più attesi, dopo il suo tanto agognato “ritorno a casa” e la volontà di dimostrare il suo valore con la maglia della Juventus, dopo lungo peregrinare in provincia. E’ stato, ed è tuttora, uno dei pupilli di mister Conte, che ha deciso di concedergli la massima fiducia, ritenendolo titolare in coppia con Mirko Vucinic, affidandogli quel ruolo di fantasia che per un ventennio è stato svolto dal capitano-totem Alessandro Del Piero. Finora, però, le grandi aspettative su Giovinco non hanno avuto conferme dal campo, considerando che la Formica di “Atomico” ha mostrato ben poco, realizzando tre gol in tredici partite disputate ma non incidendo sui risultati: il gol realizzato contro la Roma, infatti, è giunto quando i giochi erano praticamente fatti, così come la doppietta contro l’Udinese.

    Per il resto, qualche prestazione sufficiente e qualche assist, alternate a prove incolore o, in alcuni casi, addirittura irritanti per l’ostinatezza nel ricercare la giocata ad effetto in circostanze in cui la priorità doveva essere la semplicità.Un esempio? L’ultima gara contro l’Inter. Sebastian è stato neutralizzato dalla difesa nerazzurra, andando a sbattere contro un muro: il confronto fisico con i giganti nerazzurri lo ha disinnescato, così come capitato  anche in Champions League.

    I suoi 164 centimetri, però, non possono essere considerati un limite in campo – basti pensare che Lionel Messi ha solo qualche centimetro in più di Sebastian – perchè la criticità maggiore è legata non alla statura ma alle sue peculiarità di gioco che male si amalgamano con le caratteristiche della manovra bianconera: Sebastian Giovinco si esprime al meglio negli spazi larghi, quando non deve reggere l’urto dei più possenti avversari, quando è libero di far esplodere la sua velocità; non appare adeguato, invece, quando gli spazi sono stretti e, di conseguenza, quando la manovra si svolge nella metà campo avversaria. In tal caso, è sufficiente una regolare spallata per mandarlo a tappeto, impedendogli di apportare alla squadra quella dose di qualità che mister Conte ricerca. In tali circostanze, la Juventus si ritrova inevitabilmente a giocare con un uomo in meno, considerando la sua impalpabilità in zona offensiva ed il fatto che, per sue caratteristiche, difficilmente può svolgere compiti in fase di ripiegamento a supporto della squadra.

    Sebastian Giovinco fermato dalla difesa dell’Inter | © Valerio Pennicino/Getty Images

    Non esistono, dunque, mezze misure: l’impiego di Giovinco può essere un’arma decisiva ed importante se le condizioni della gara si conformano alle sue caratteristiche di gioco, sfruttando il contropiede e gli ampi spazi (come nella gara contro la Roma di Zeman, ndr), mentre si rivela una scelta inopportuna nel caso in cui gli spazi sono stretti e la manovra è finalizzata a sfondare la retroguardia avversaria.

    E’ un problema tecnico, dunque, e non di personalità: Giovinco ha ormai compiuto 25 anni, un’età in cui i calciatori dovrebbero essere nel pieno della maturità. La Juventus ha voluto concedergli massima fiducia, anche a fronte dell’ingente esborso sostenuto per riscattarlo, ma il bilancio della prima parte della sua stagione non può essere positivo: qualche sprazzo di luce e qualche segnale della sua classe si è appena intravisto, ma non può essere sufficiente per giustificarne il posto da titolare, “a prescindere”.

    Il parco attaccanti della Juventus, a parte Vucinic, non mostra alternative “top” ma, in alcuni casi, gli stessi Matri e Quagliarella potrebbero essere ben più utili rispetto all’insostenibile leggerezza di Giovinco. L’intento di valorizzare le sue qualità non deve coincidere con l’offrirgli in ogni caso un posto nell’undici titolare perchè questo esperimento, protratto finora, non è riuscito: bisogna prenderne atto compiendo un passo indietro, cercando di studiare soluzioni alternative per modularne l’impiego per renderlo finalmente incisivo nelle circostanze in cui la sua velocità e le sue giocate possono essere determinanti come lo erano al Parma.

    E’ necessario cambiare ed è fondamentale farlo in breve tempo: la gara di mercoledì con il Nordsjaelland è già una prova senza appello.

  • L’Atalanta espugna Marassi: sesto ko doriano, Ferrara trema

    L’Atalanta espugna Marassi: sesto ko doriano, Ferrara trema

    Doveva essere la partita della svolta, del cambio di rotta per la nave in tempesta di Ciro Ferrara, invece Sampdoria-Atalanta è terminata con la sesta sconfitta consecutiva per i blucerchiati, che hanno dovuto arrendersi alla superiorità della squadra di Colantuono, ben organizzata e ben messa in campo. I demeriti degli uomini di Ciro Ferrara, però, sono stati fin troppo evidenti, mostrando una preoccupante fragilità, fin dai primissimi minuti del match, consentendo ai nerazzurri bergamaschi di passare in vantaggio già al secondo minuto del primo tempo, con Raimondi che mette in mezzo un ottimo assist per Bonaventura, che colpisce al volo e batte Romero: 0-1.

    Il contraccolpo psicologico si avverte immediatamente, ed i doriani non riescono a reagire allo svantaggio, rischiando ben presto il secondo gol, evitato solo dal palo che viene colpito dall’argentino German Denis al minuto 16′, dopo perfetto assist di Schelotto.

    Qualche  minuto dopo, però, è la Sampdoria a rendersi pericolosa, anche se le conclusioni di Maxi Lopez ed Enzo Maresca non hanno fortuna, terminando, rispettivamente, di poco a lato e sulla traversa. Dopo l’apparente “sveglia” dei padroni di casa, è di nuovo l’Atalanta a rendersi pericolosa in zona-gol, con Denis che realizza lo 0-2 su assist di Schelotto, anche se il guardalinee decide di annullare per posizione di fuorigioco del Tanque: la decisione è, però, errata considerando che Denis non si trovava in posizione irregolare.

    Il primo tempo termina, così, per 0-1 e la ripresa si apre con l’Atalanta che prova a spingere alla ricerca del raddoppio. Al 52′, però, giunge l’episodio che avrebbe potuto raddrizzare le sorti della gara per gli uomini di Ferrara, con azione da calcio d’angolo, che fa pervenire la palla ad Enzo Maresca, il quale si inventa una spettacolare rovesciata che riesce ad infilarsi proprio nell’angolino della porta di Consigli: 1-1 e gol pazzesco per l’ex centrocampista del Malaga.

    Il pareggio della Samp, però, non abbatte gli ospiti che, fino all’euro-gol di Maresca, non avevano concesso praticamente nulla ai padroni di casa e, dunque, il mister Colantuono decide di ricorrere alla panchina per dare una scossa alla reazione dei nerazzurri: fuori Bonaventura dentro Giuseppe De Luca che, al minuto 75′, su assist di German Denis, davanti a Romero non sbaglia, realizzando il gol dell’ 1-2 ed il suo personale primo gol in serie A.

    Dopo il nuovo svantaggio, la Sampdoria prova a buttarsi in avanti alla ricerca del pari, che le viene però negato da un ottimo intervento di Consigli su Icardi a distanza ravvicinata e, poi, da un salvataggio in extremis sulla linea di Stendardo, sempre su tiro di Icardi.

    La gara si chiude, così, con la sesta sconfitta consecutiva per la Sampdoria, che sprofonda in un baratro ancora più nero mettendo in seria discussione la panchina di Ciro Ferrara, mentre l’Atalanta conferma il suo stato di forma, balzando a 15 punti in classifica, dando continuità all’ottima vittoria contro il Napoli.

    L’Atalanta festeggia la vittoria contro la Sampdoria | © Valerio Pennicino/Getty Images

    Le pagelle di Sampdoria-Atalanta:

    Maresca 7 Nonostante la grigia prestazione dei suoi, il centrocampista illumina il pomeriggio di Marassi con una straordinaria rovesciata, che porta al provvisorio pareggio. Quando esce dal  campo per infortunio la Samp si spegne ancor di più

    De Silvestri 4 Svagato e poco reattivo, è lui ad avere le maggiori colpe sullo 0-1 giunto dopo soli due minuti di gioco, non riuscendo a fermare Bonaventura.

    Stendardo 7 Salva un gol sulla linea sul finire della gara, con un intervento che vale come un gol. E’ uno degli uomini più importanti dell’Atalanta di Colantuono, dando sicurezza al reparto difensivo

    Schelotto 7 Fa quel che vuole contro la difesa Sampdoriana, che gli rende vita facile, ma lui mostra ancora una volta le sue qualità: corre, regala assist e dispensa giocate di qualità

    Tabellino Sampdoria-Atalanta:

    SAMPDORIA (4-3-3): Romero 5,5, De Silvestri 4, Gastaldello 5, Rossini 5,5, Castellini 5, Poli 5,5 (25′ st Tissone 5,5), Maresca 7 (20′ st Obiang 6,5), Soriano 6, Estigarribia 4,5 (32′ st Icardi 6), Maxi Lopez 6, Eder 5,5. Allenatore: Ferrara
    ATALANTA (4-4-1-1): Consigli 7, Peluso 6, Stendardo 7, Raimondi 7, Manfredini 6.5, Carmona 6 (39′ st Biondini sv), Cigarini 6.5, Bonaventura 7 (28′ st De Luca 7), Schelotto 7; Moralez 6.5 (36′ st Brivio), Denis 6. Allenatore: Colantuono

    Video di Sampdoria-Atalanta:

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  • Ferrara si gioca la panchina, Maxi Lopez sfida Denis

    Ferrara si gioca la panchina, Maxi Lopez sfida Denis

    Oltre all’ importanza del match valido per l’undicesimo turno del campionato di serie A e considerato già un importante banco di prova per la permanenza di Ciro Ferrara sulla panchina blucerchiata, Sampdoria-Atalanta sarà un’occasione per il tifo doriano per esprimere il proprio dissenso contro gli arbitraggi che avrebbero danneggiato gli uomini di Ciro Ferrara nelle ultime uscite in campionato: per tal motivo, allo stadio Marassi verrà proposta la classica “Panolada” di ispirazione spagnola, con il pubblico pronto a sventolare i fazzoletti bianchi in segno di protesta. Un segnale che, comunque, può essere interpretato anche nell’ottica di una convinta vicinanza alla formazione allenata da Ciro Ferrara, nonostante le cinque sconfitte consecutive ottenute finora, cui si riconosce la parziale attenuante degli arbitraggi sfavorevoli.

    Per tal motivo, Ciro Ferrara è fiducioso ed alla vigilia del match si dichiara sereno, affermando con decisione di non sentirsi in discussione: il suo progetto di lavorare con i giovani al fine di valorizzarli ha bisogno di crescere e di essere coltivato con calma, senza le pressioni e le tensioni tipiche del “tutto e subito”. La classifica, secondo l’ex difensore partenopeo, non è “disastrosa” e la sua squadra nella gara di mercoledì scorso contro l’Inter – nonostante la sconfitta per 3-2 – non lo ha deluso, dimostrando compattezza ed equilibrio in campo.

    L’avversario prossimo, l’Atalanta di Stefano Colantuono, non sarà un test semplice, soprattutto considerando il buon momento che attraversano i bergamaschi, reduci dalla vittoria casalinga  contro il Napoli di Walter Mazzarri, ancor di più considerando l’emergenza che Ciro Ferrara dovrà fronteggiare, soprattutto in difesa con Costa squalificato e Berardi infortunato, che ne avrà per circa due settimane: verranno sostituiti da Poulsen e De Silvestri. A centrocampo, invece, il dubbio riguarda Enzo Maresca, che potrebbe partire inizialmente dalla panchina ed essere sostituito, così, da Tissone che dovrebbe partire dal primo minuto; in avanti, invece, Ferrara si affida alla certezza Maxi Lopez, supportato da Estigarribia ed Eder.

    In casa Atalanta rientrano, invece, Cigarini e Peluso dopo aver scontato la squalifica nello scorso turno, mentre a centrocampo dovrebbe essere confermata la presenza di Carmona, uomo-gol contro il Napoli, che ha regalato i tre punti ai nerazzurri sfoderando un colpo imprendibile per Morgan De Sanctis. In avanti, confermato l’argentino German Denis, con Maxi Moralez a supportarlo.

    Ciro Ferrara, tecnico doriano cerca la vittoria in Sampdoria-Atalanta | © Valerio Pennicino/Getty Images)

    Nell’occasione, la Sampdoria ha annunciato che indosserà una speciale maglia commemorativa, che riporterà la scritta “Genova, 4 Novembre 2011, per non dimenticare”, con riferimento alla data in cui, esattamente un anno fa, persero la vita sei persone a causa del terribile alluvione che colpì la città di Genova. Le maglie verranno, poi, messe all’asta ed il ricavato devoluto in beneficenza.

    Le probabili formazioni di Sampdoria-Atalanta:

    Sampdoria (4-3-3): Romero; De Silvestri, Rossini, Gastaldello, Poulsen; Soriano, Tissone, Poli; Eder, Maxi Lopez, Estigarribia. A disposizione: Falcone, Mustafi, Castellini, Juan Antonio, Maresca, Obiang, Renan, Icardi, Savic. Allenatore: Ferrara

    Atalanta (4-4-1-1): Consigli; Raimondi, Stendardo, Manfredini, Peluso; Schelotto, Carmona, Cigarini, Bonaventura; Moralez; Denis. A disposizione: Frezzolini, Polito, Lucchini, Brivio, De Luca, Bellini, Matheu, Scozzarella, Troisi, Marilungo, Biondini. Allenatore: Colantuono.