Autore: Simona Granieri

  • Antonio Conte  “ho una panchina a casa”

    Antonio Conte “ho una panchina a casa”

    Dopo tre mesi di silenzio, Antonio Conte esce allo scoperto a margine di un incontro in video chat con i tifosi bianconeri sulla piattaforma Google+ e ritorna a parlare con un libero sfogo a 360 gradi. Un ritorno lucido e rabbioso al contempo, dai toni più che decisi che rinverdiscono la memoria della sua grinta e della sua determinazione, anche verbale. Per questo, oltre ad affrontare tematiche prettamente calcistiche, il mister bianconero non si sottrae neppure alle punzecchiature in merito alla sua imitazione compiuta da Maurizio Crozza, affermando di esserne “molto divertito, seppur il comico sia completamente pelato, mentre io ho risolto il problema, anche se so perdendo i capelli del trapianto per lo stress”. Essere imitati, secondo Conte, è sintomo di popolarità, anche perchè i vocaboli che uso “fanno tendenza”, anche in famiglia.

     Inevitabile, poi, una battuta sulla questione dell’esultanza dei due giornalisti al gol del Chelsea contro lo Shakhtar, precisando in maniera più chiara e netta il suo punto di vista con due semplici parole che condannano il comportamento poco professionale dei cronisti: “provo vergogna”. Un sentimento che esprimere il suo essere “sanguigno” e diretto e che lascia trapelare – in maniera poco velata – il suo desiderio represso di potersi esprimere liberamente nei confronti di coloro che, in questi mesi, lo hanno giudicato con troppa facilità, ai quali mister Conte augura di “vivere un giorno da colpevole pur essendo innocente”.

    Antonio Conte, poi, non può non affrontare la questione più spinosa e delicata che lo riguarda, ossia la sua lontananza forzata dalla panchina, fino al prossimo 9 Dicembre. Una circostanza che gli genera grande dolore e sofferenza al punto che, fra il serio ed il faceto, afferma che sua moglie ha realizzato per lui una panchina in salotto, dove siede per guardare la Tv: una nostalgia per il campo accentuata dalle maggiori difficoltà connesse allo svolgimento del suo lavoro settimanale che si è “dovuto triplicare“, poichè non può intervenire con aggiustamenti nel corso del match. Nonostante ciò, però, mister Conte riconosce il grandissimo lavoro dei suoi collaboratori cogliendo l’occasione per ringraziarli pubblicamente poichè sono ottimi professionisti e sono “riuscito a entrare nella loro testa calcisticamente”.

    Secondo mister Conte, nel proficuo rapporto con il suo staff ha contribuito positivamente il precedente anno di lavoro insieme, culminato nella conquista dello scudetto: un traguardo che resterà impresso indelebilmente nella sua memoria, con un gusto ancor più intenso rispetto a quello del 5 Maggio 2002 conquistato da calciatore, perchè gli ha permesso di incidere in maniera determinante sulla squadra, fornendo idee, indirizzi, motivazioni e spirito ai calciatori. Un percorso professionale ed emozionale, dunque, che ha reso ancor più viscerale il suo legame con la Juventus, nato nella sua famiglia d’origine (basti pensare che suo padre è presidente di un club di tifosi bianconeri, ndr) e proseguita nei lunghi anni da calciatore (e capitano) della Vecchia Signora che, ormai, “è come una seconda casa” ed, in tal senso, il tecnico si riferisce anche al grande rapporto con il presidente Andrea Agnelli, che in questi mesi non ha mai smesso di mostrargli la sua vicinanza.

    Antonio Conte torna a parlare ai tifosi juventini | © Maurizio Lagana/Getty Images

    Il mister ama parlare sempre del collettivo piuttosto che dei singoli, ma non si tira indietro di fronte ad una domanda su Paul Pogba: un calciatore che Conte stima moltissimo, e che non ha paura di schierare in campo nonostante la sua giovane età, ritenendolo un ragazzo responsabile anche fuori dal campo. Nonostante l’esclusione punitiva dalla trasferta di Pescara, dunque, Conte continua a ritenere che Pogba abbia le potenzialità per diventare un numero uno a livello mondiale, ma “non deve perdere mai la bussola”.

    Antonio Conte parla, poi, del momento calcistico della Juventus dopo la sonora vittoria di Pescara ed il successo di Champions con il Nordsjaelland, soffermandosi sul fatto che il valore dei due avversari non deve essere ridimensionato per screditare l’importanza dei risultati della Juventus: la sua squadra non ha perso la fame di vittorie e l’ha prontamente dimostrato, nonostante la sconfitta con l’Inter facesse ipotizzare il contrario.

    Secondo Conte la Juve deve “essere sempre intensa” e solo così può sognare in grande senza porsi limiti: il sogno per eccellenza si chiama Champions League, ma il cammino è ancora lungo e tortuoso e passa, in primis, dalla gara del 20 Novembre con il Chelsea. Un match delicato, nel quale – parafrasando capitan Buffon – mister Conte ritiene che “la Juve abbia il destino nelle proprie mani” predicando calma e pazienza e non dimenticando il contatto con il recente passato.

    E’ proprio questa la conclusione dell’intervento di Antonio Conte, che invita tutti gli juventini a guardarsi indietro e sorridere, soddisfatti di quello che la squadra in così poco tempo è riuscita a costruire: per questo motivo, secondo il tecnico salentino, è essenziale che il popolo bianconero rimanga sempre unito e continui a credere nella forza e nel valore di questo gruppo, formato “da uomini veri”. 

  • Italia-Francia, escluso De Rossi si punta su El Shaarawy-Balotelli

    Italia-Francia, escluso De Rossi si punta su El Shaarawy-Balotelli

    In vista di Italia-Francia, amichevole di lusso contro i transalpini del ct Didier Deschamps, in programma mercoledì prossimo allo stadio Tardini di Parma, il ct Cesare Prandelli ha diramato le convocazioni degli Azzurri, con qualche ritorno importante – quello dell’ex interista Davide Santon, attualmente al Newcastle – ed alcune assenze di rilievo: in particolare, quella che “fa più notizia” è la mancata chiamata di Daniele De Rossi, in applicazione dell’ormai celebre “codice etico” di mister Prandelli, a causa del pugno sferrato al Laziale Stefano Mauri durante il derby disputato ieri, che è costato a Daniele De Rossi anche l’espulsione dal campo di gioco, incrinando ancor di più il suo rapporto con il tecnico boemo Zdenek Zeman.

    Fra i non convocati in attacco anche l’interista Antonio Cassano, il milanista Giampaolo Pazzini (che nel match di ieri, perso dai rossoneri contro la Fiorentina aveva segnato l’unico gol milanista), ed anche Fabio Quagliarella, nonostante la tripletta ( la prima della sua carriera, ndr) messa a segno contro il Pescara nella vittoria per 1-6 della Juventus di sabato scorso: al loro posto, i presenti saranno il milanista El Shaarawy, Mario Balotelli, i romanisti Destro ed Osvaldo, e Giovinco, con la coppia El Shaarawy-Balotelli che potrebbe essere schierata titolare.

    A centrocampo convocato il laziale Antonio Candreva, premiato per la rete realizzata ieri nel derby che ha confermato il suo buon momento attraversato nella Lazio di Petkovic, oltre che il giovane romanista Florenzi, nonostante un rendimento di “alti e bassi” nella Roma di Zeman, a dispetto di un ottimo inizio in campionato, ed il “parigino” Marco Verratti.

    Sempre “prevalente” il blocco juventino, con otto elementi: in porta il capitano Gigi Buffon, e in retroguardia Leonardo Bonucci, Giorgio Chiellini ed Andrea Barzagli, mentre a centrocampo l’inamovibile Andrea Pirlo, in compagnia di Claudio Marchisio ed Emanuele Giaccherini, ed in attacco Sebastian Giovinco.

    Dopo il raduno a Parma, fissato alle ore 12, gli allenamenti fissati in vista della partita contro i transalpini sono previsti nel primo pomeriggio odierno e nella mattinata di martedì presso il Centro Sportivo di Collecchio, mentre nel pomeriggio di martedì si svolgerà la rifinitura presso lo stadio Tardini.

    Cesare Prandelli, non ha convocato De Rossi per amichevole Italia-Francia | ©Marco Luzzani/Getty Images

    Nonostante si tratti soltanto di un’amichevole, il match contro la Francia non può essere considerato una partita come le altre, data l’atavica rivalità con i “cugini” transalpini, acuita dai diversi “incroci” fra le due Nazionali in occasione di Europei e Mondiali, con “dolori” azzurri (eliminazione dai Mondiali ’98 nei quarti di finale, sconfitta in finale ad Euro 2000) e la straordinaria gioia della vittoria nella finale Mondiale 2006 di Berlino. Mercoledì sera, dunque, l’ultima uscita del 2012 per gli Azzurri potrà essere un test importante per consolidare meccanismi ed equilibri, dopo le importanti vittorie nel girone di qualificazione ai Mondiali 2014 con Armenia e Danimarca, contro un avversario prestigioso. La Francia di Deschamps, infatti, nonostante le difficoltà di risultati degli ultimi anni è un organico di assoluto spessore, con molti interpreti di qualità: da Ribery a Menez ed Evra, mentre sarà assente Benzema per infortunio.

    La lista completa dei 25 convocati Azzurri per Italia-Francia:

    Portieri: Gianluigi Buffon (Juventus), Morgan De Sanctis (Napoli), Salvatore Sirigu (Paris St. Germain), Emiliano Viviano (Fiorentina);

    Difensori: Davide Astori (Cagliari), Federico Balzaretti (Roma), Andrea Barzagli (Juventus), Leonardo Bonucci (Juventus), Giorgio Chiellini (Juventus), Domenico Criscito (Zenit San Pietroburgo), Christian Maggio (Napoli), Davide Santon (Newcastle);

    Centrocampisti: Antonio Candreva (Lazio), Alessandro Diamanti (Bologna), Alessandro Florenzi (Roma), Emanuele Giaccherini (Juventus), Claudio Marchisio (Juventus), Riccardo Montolivo (Milan), Andrea Pirlo (Juventus), Marco Verratti (Paris St. Germain);

    Attaccanti: Mario Balotelli (Manchester City), Mattia Destro (Roma), Stephan El Shaarawy (Milan), Sebastian Giovinco (Juventus), Pablo Daniel Osvaldo (Roma).

  • Matteo Manassero trionfa al Barclays Singapore Open

    Matteo Manassero trionfa al Barclays Singapore Open

    Trionfo per il diciannovenne Matteo Manassero al Barclays Singapore Open, torneo golfistico dell’European Tour svoltosi nella capitale del Sud est asiatico, con il giovane veronese che è riuscito ad imporsi sul sudafricano Louis Oosthuizen nel prolungamento del torneo, conseguente al fatto che i due avevano chiuso a -13, e dunque in perfetta parità, le 72 buche del torneo.

    La vittoria di Manassero lo porta, così, nell’Olimpo della storia del golf italiano soprattutto considerando la sua giovane età: nessuno prima di lui prima di aver compiuto vent’anni era riuscito a portare a casa ben tre successi, e la sua vittoria di Singapore porta a 18 il numero dei successi azzurri nell’European Tour. Con il trionfo ottenuto ieri, Manassero ha mostrato ancora una volta tutte le sue doti tecniche, anche perchè è sopraggiunta dopo una giornata molto tirata, iniziata alle sette del mattino e flagellata da condizioni meteo tutt’altro che ideali, con la pioggia scrosciante che – come spesso accade nel Sud-Est Asiatico – aveva messo in serio rischio la possibilità che le gare venissero svolte.

    Matteo Manassero vincitore del Singapore Open | © Stanley Chou/Getty Images

    Nonostante ciò, però, Matteo Manassero è riuscito a mostrare tutto il suo talento concludendo 18 buche con 64 colpi, -7 sotto il par della giornata, per un totale di -11 in parità con lo stesso Louis Oosthuizen, vincitore del British Open del 2010. Il duello con il sudafricano è, così, proseguito per tutta la durata del primo giro, portando il torneo al play-off dopo un intenso testa a testa: ben tre extrahole con Matteo Manassero che, al terzo tentativo sul tee della 18, è riuscito a mettere a segno un ottimo drive: così, dopo il secondo colpo, il sudafricano si è posizionato a nove metri dalla bandierina, mentre Manassero a soli due metri e mezzo, con una migliore posizione per centrare la buca al terzo colpo e conquistare, così, la vittoria nel torneo, assicurandosi il primo premio – ben 800 mila euro – e ritornando fra i migliori 50 giocatori al mondo, circostanza che gli consentirà di disputare i prossimi Major del 2013.

    Francesco Molinari ha concluso, invece, in quinta posizione – in parità con Scott – mentre il fratello Edoardo Molinari si è posizionato cinquantesimo.

  • Parma-Siena a reti inviolate, protagonista la difesa di Cosmi

    Parma-Siena a reti inviolate, protagonista la difesa di Cosmi

    Allo stadio Tardini, Parma-Siena delle ore 15, che vedeva di fronte i gialloblu di mister Roberto Donadoni ed il Siena di Serse Cosmi, doveva essere una gara importante alla ricerca di punti per smuovere la classifica: in particolare, il Siena cercava una scossa per risollevarsi dall’ultimo posto, mostrando ancora una volta le buone doti caratteriali del gruppo, mentre il Parma puntava sul ritorno di Amauri – dopo l’infortunio al labbro ed i dodici punti di sutura – nel tentativo di condurre in porto una prestazione “intelligente” all’insegna della lucidità e della pazienza, cercando di attaccare l’avversario con raziocinio ed attenzione, al fine di riscattare la battuta d’arresto di Pescara. Pesante fra i gialloblu l’assenza di Valdes che, a causa di una contusione rimediata nell’ultimo match disputato, non viene schierato da Donadoni.

    Nonostante gli intenti della vigilia, fin dalle prime battute di gara, i padroni di casa mostrano da subito molte difficoltà nel rendersi pericolosi nel reparto offensivo, puntando soprattutto sui tiri dalla distanza che, però, si rivelano sterili e ben poco pericolosi per la porta senese, ben difesa dal portiere Pegolo. Nel primo tempo, dunque, le emozioni sono solo due, una per parte, con errori di misura di Calaiò – che sbaglia da due passi un facile colpo di testa su punizione di Valiani – e Rosi che, al 18′, calcia alto su buon assist di Biabiany.

    Il secondo tempo si apre, invece, con un Parma più deciso e determinato, pronto ad una maggiore incisività in zona-gol: è il portiere bianconero Pegolo a superarsi sul pericoloso colpo di testa di Biabiany su assist di Belfodil, deviando in calcio d’angolo. Con il passare dei minuti, però, il Siena riesce a prendere nuovamente le misure e regge bene l’urto della manovra gialloblu, costringendo gli avversari a ricorrere perlopiù a conclusioni da fuori area, con Zaccardo e Marchionni che vengono, però, fermati da un attentissimo Pegolo.

    Il portiere del Siena, però, dopo un’ottima prova personale e della propria squadra rischia di compromettere il risultato al minuto 40′, con un’uscita a vuoto su azione di calcio d’angolo, che fa giungere pericolosamente il pallone nei pressi di Biabiany, il quale prova il colpo di tacco a sorprendere che, però, viene prontamente fermato in prossimità della linea di porta da Felipe.

    Dopo tale brivido finale, il match si chiude a reti inviolate,  con un pareggio che può soddisfare soprattutto gli ospiti: la squadra di Serse Cosmi ha, infatti, mostrato grande grinta e carattere, oltre che la consueta solidità in fase difensiva, che gli hanno permesso di conquistare un punto importante in trasferta. I padroni di casa, invece, avrebbero dovuto pungere maggiormente in fase offensiva mostrando maggiore fluidità nella manovra d’attacco ed hanno perso, così, un’importante occasione per riscattare in pieno la battuta d’arresto di Pescara.

    Gianluca Pegolo, uno dei protagonisti di Parma-Siena | © Claudio Villa/Getty Images

    Le Pagelle di Parma-Siena

    Pegolo 6.5 E’ uno dei protagonisti della gara: offre una buona prova, all’insegna della concentrazione e della reattività, opponendosi ai tiri da fuori di Zaccardo e Marchionni. Mezzo punto in meno per la papera che nel finale rischiava di regalare il gol a Biabiany.

    Felipe 6.5 Buona prova della difesa senese, solida e compatta: lui, in particolare, salva sulla linea il risultato, opponendosi al colpo di tacco di Biabiany con Pegolo battuto

    Biabiany 5.5 Uno dei più attivi in avanti, ma spreca il gol del vantaggio con un leziosismo eccessivo nel provare il colpo di tacco. Diffidato, si fa ammonire ingenuamente: salta la gara con l’Udinese

    Tabellino di Parma-Siena:

    Parma: Mirante 6, Zaccardo 6, Paletta 6, Lucarelli 5.5 (dal 1′ s.t Belfodil 6), Rosi 5.5, Marchionni 6, Musacci 5.5 (dal 23′ s.t  Acquah), Parolo 6, Gobbi 6, Biabiany 5.5, Amauri 5 (dal 33′ s.t Sansone).

    Siena: Pegolo 6.5, Neto 6.5, Paci 6, Felipe 6.5, Angelo 6, Vergassola 6.5, Bolzoni 6, Del Grosso 6, Valiani 6 (dal 22′ s.t Mannini), Reginaldo 6 (dal 41′ p.t Sestu), Calaiò 6 (dal 42′ s.t Bogdani)

  • Parma-Siena: Donadoni ritrova Amauri, Cosmi punta su Calaiò

    Parma-Siena: Donadoni ritrova Amauri, Cosmi punta su Calaiò

    Allo stadio Tardini alle ore 15 sarà di scena il Siena di Serse Cosmi, in un importante incrocio salvezza valido per la dodicesima giornata di serie A: Parma-Siena sarà, dunque, un incrocio importante tra due squadre alla ricerca di punti preziosi e, nonostante l’ultimo posto in classifica dei bianconeri toscani, il mister gialloblu Donadoni predica attenzione nei confronti dell’avversario.

    Il Siena è, infatti, una squadra che, nonostante  le difficoltà aggravate anche dagli iniziali sei punti di penalizzazione, non è un avversario da sottovalutare considerando le buone individualità e, soprattutto, il gran carattere che contraddistingue i toscani rafforzato dalla necessità di risalire la china il più in fretta possibile per colmare il gap iniziale imposto dalla penalità. Roberto Donadoni, dunque, ha preparato al meglio il match che necessita di esser letto con attenzione in chiave tattica, evitando di “voler tutto e subito ed essendo bravi a gestire”. Per il tecnico degli emiliani sarà fondamentale la lucidità ed il ritmo di gioco e, pertanto, chiede ai suoi di mantenere un ritmo elevato per esser pronti a sfruttare il momento giusto in cui colpire. Dal punto di vista della formazione Donadoni non ha ancora sciolto il dubbio Valdes, che ha rimediato una forte contusione al polpaccio nell’ultima gara disputata e, per questo, potrebbe saltare la gara anche se il tecnico si riserverà di decidere proprio all’ultimo minuto, se lo riterrà in condizioni ottimali, anche se data l’importanza di Valdes dovrebbe stringere i denti e scendere in campo. Altrimenti è in pre-allarme Musaccio che Donadoni ha dimostrato di stimare molto; quasi sicura, invece, la presenza del recuperato Amauri come lo stesso Donadoni ha confermato, probabilmente al fianco di Belfodil.

    Il Siena di Cosmi, invece, è alla ricerca di punti importanti per risollevare la propria posizione di classifica, ma dovrà rinunciare a due uomini importanti come Zè Eduardo, D’Agostino e Rosina a causa di problemi fisici: in avanti, dunque, ci sarà Bogdani al fianco di Calaiò, e Valiani a supportarli sulla trequarti nel modulo 3-4-1-2. La presenza di Calaiò, insieme a quella del veterano Vergassola, è ritenuta fondamentale dal tecnico Cosmi, soprattutto in chiave psicologica, perchè “loro sono i veri pilastri della squadra”. Per i toscani servirà una grande gara contro una “squadra completa, ma – sempre secondo mister Cosmi – il suo Siena “è in grado di farla”.

    Roberto Donadoni impegnato alle 15 in Parma-Siena | © Claudio Villa/Getty Images

    Sul match grava l’incognita maltempo che, nella giornata di domani flaggellerà il Nord Italia ma, al contrario della gara di Genova tra Genoa e Napoli, non dovrebbe sussistere il rischio di un rinvio.

    Le probabili formazioni di Parma-Siena:

    Parma (3-5-2): Mirante; Zaccardo, Paletta, Lucarelli; Rosi, Marchionni, Valdes, Parolo, Biabiany; Belfodil, Amauri. A disposizione: Pavarini, Fideleff, Benalouane, Acquah, Gobbi, Morrone, Musacci, Palladino, Ninis, Pabon, Sansone. Allenatore: Roberto Donadoni.

    Siena (3-4-1-2): Pegolo; Dellafiore, Paci, Felipe; Angelo, Vergassola, Bolzoni, Del Grosso; Valiani; Bogdani, Calaiò. A disposizione: Campagnolo, Rubin, Contini, Coppola, Reginaldo, D’Agostino, Neto, Mannini, Sestu, Verre. Allenatore: Serse Cosmi.

    Allo stadio Tardini di Parma dirigerà l’incontro il signor Celi di Bari, coadiuvato da Rubino e Pairetto (figlio dell’ex dirigente arbitrale Pierluigi Pairetto), Cervellera e Musolino come arbitri d’area, mentre il quarto uomo sarà Liberti.

  • Esclusione Pogba, Mino Raiola polemizza con Conte

    Esclusione Pogba, Mino Raiola polemizza con Conte

    Lesclusione di Pogba dai convocati di Pescara-Juventus non è passata sottotraccia, soprattutto considerando il gran momento di forma attraversato dal giovane francese, dopo i due gol decisivi realizzati contro Napoli e Bologna e le ottime prestazioni offerte, al punto che – se non ci fossero stati i suoi due ritardi in allenamento – mister Conte aveva deciso di lanciarlo titolare al posto di Andrea Pirlo, per concedere un turno di riposo al regista bresciano contro gli abruzzesi.

    Per Antonio Conte, però, il gruppo assume assoluta priorità rispetto alle individualità, seppur brillanti, e la disciplina e la correttezza nei comportamenti sono assolutamente determinanti per guadagnarsi la stima e la considerazione del tecnico salentino che, anche da calciatore, ha sempre mostrato un comportamento impeccabile e, dunque, da tecnico pretende lo stesso dai suoi giocatori. Per questo motivo, al contrario di quanto accade solitamente, la Juventus ha deciso di sottolineare pubblicamente con un comunicato sul suo sito ufficiale quale sia la motivazione dell’esclusione del diciannovenne francese dalla trasferta di Pescara, in controtendenza con l’abitudine di risolvere all’interno dello spogliatoio ed al riparo da “occhi esterni” eventuali problematiche della squadra, ed ha rimarcato i due ritardi negli allenamenti settimanali di Pogba.

    Questo ha, però, suscitato l’immediata reazione critica da parte dell’entourage del centrocampista, con in testa il procuratore Mino Raiola che si è scagliato polemicamente contro l’artefice di questa decisione, alludendo in maniera ironica proprio al tecnico bianconero: “Chi ha deciso di dare la notizia sul sito è in confusione. Mi auguro che non sia stata una decisione di Conte, altrimenti vuol dire che non è in grado di gestire situazioni di questo livello”. Inoltre, Raiola ha cercato di motivare e giustificare i due ritardi di Pogba attribuendone la responsabilità al club: “nel primo caso gli è arrivata la notifica dell’allenamento a notte inoltrata, nel secondo aveva degli appuntamenti che il club stesso gli aveva preso per conseguire dei documenti”. 

    Paul Pogba escluso da trasferta di Pescara, Raiola polemizza | © Valerio Pennicino/Getty Images

    Parole pesanti e dure alle quali, però, è difficile ipotizzare una pubblica risposta di Antonio Conte, chiuso nel suo silenzio almeno fino al prossimo 9 Dicembre: più probabile pensare ad una “delega” nei confronti del suo vice Angelo Alessio, il quale aveva già fatto trapelare qualche segnale in tal senso quando, nonostante un’ottima prestazione di Pogba contro il Bologna, nel post-gara gli venne rimproverata un’eccessiva leziosità, invitandolo ad essere maggiormente concreto.

    Antonio Conte crede fortemente nelle capacità e nel potenziale tecnico di questo talento purissimo, al punto da dedicare molto tempo alla ricerca di diverse soluzioni in campo per valorizzare al meglio le sue caratteristiche e , pertanto,vorrebbe plasmarlo al meglio anche dal punto di vista caratteriale, evitando che il calciatore – data la giovane età – possa lasci tentare da consigli poco lungimiranti che possano provenire dal suo entourage che potrebbero finire per “bruciarlo” compromettendo il suo rapporto con tecnico e società.

    La Juventus, dunque, vuole fortemente evitare l’ipotesi di un Balotelli-bis considerando il comune denominatore che lega i due calciatori, somiglianze fisiche a parte: il procuratore Mino Raiola, appunto. La Juventus e Conte non hanno di certo gradito le pressioni esercitate da parte del procuratore per un impiego maggiormente continuo del suo assistito ed hanno scelto, quindi, di inviargli un segnale forte e deciso.

    La disciplina ed il rispetto delle regole prima di tutto, senza far sconti a nessuno e senza distinzioni: ancor di più nel caso del giovane Pogba che deve e può crescere molto, dentro e fuori dal campo.

  • Montolivo tuffo nel passato: con la Fiorentina se segno non esulto

    Montolivo tuffo nel passato: con la Fiorentina se segno non esulto

    Il passato Viola resta una pagina importante della sua carriera durata ben sette stagioni, ma Riccardo Montolivo a margine della presentazione per il lancio del suo sito ufficiale ed alla vigilia del match fra il suo presente ed il suo passato – Milan-Fiorentina, in programma domani alle ore 15 – rimane concentrato sull’attuale, sul rossonero, con la consapevolezza di “aver fatto la scelta giusta di cui non mi sono pentito nemmeno per un secondo” dal suo punto di vista nel decidere di chiudere la sua esperienza con la Fiorentina, con l’unico rammarico di non aver avuto la possibilità di discuterne con la proprietà, limitandosi ad alcuni incontri con la dirigenza con la quale, in quel periodo, era subentrato qualche problema. Inoltre, il suo divorzio dal club Viola è stato tutt’altro che dolce soprattutto per le modalità con cui si è consumato, con l’annuncio di non voler rinnovare il contratto in scadenza a fine stagione e con i contestuali risultati negativi della squadra in campo, dei quali veniva “additato” come principale responsabile, come lui stesso riconosce: “le colpe venivano date sempre a me ma io ho sempre dato il massimo per quella maglia”.

    Il passato, però, è comunque un bagaglio importante, che merita assoluto rispetto ed è per questo che il centrocampista afferma con decisione che, nel caso in cui dovesse far gol, non esulterà per rispetto nei confronti di quella che è stata la mia esperienza Viola: un “ritornello” poco originale, considerando che la scelta di non celebrare i gol degli ex è spesso abusata ma che, nel suo caso, ha delle ragioni profonde considerando il legame con l’intero ambiente che ha contraddistinto i suoi anni a Firenze, nei quali ha indossato anche la fascia da capitano. Per tal ragione, Riccardo Montolivo non ha smesso di seguire con attenzione l’attuale squadra allenata da mister Vincenzo Montella ed è contento che la Fiorentina sia finalmente rinata, perchè “la città di Firenze merita una squadra forte”.

    Riccardo Montolivo ritrova la Fiorentina | ©MARCELLO PATERNOSTRO/AFP/Getty Images

    La Viola gli è rimasta nel cuore ma, com’è ovvio che sia, il suo desiderio è ora quello di vincere al Milan che lui stesso definisce “una grande squadra, forse la più grande, dove gioco nello stadio più bello del mondo”. L’inizio di stagione del campionato rossonero non è stato dei più felici ma, secondo Montolivo, la squadra possiede ampi margini di miglioramento che ha già iniziato a mostrare nelle ultime partite dove si sono compiuti importanti passi avanti che gli infondono fiducia per il proseguio della stagione, perchè la squadra rossonera “merita una classifica diversa da quella che abbiamo”. Alla luce dei tanti cambiamenti in organico, secondo Montolivo era necessario un tempo per il giusto assestamento del lavoro di mister Allegri, alla ricerca di nuovi equilibri e meccanismi in campo e, dunque, i miglioramenti registrati nelle ultime prestazioni devono essere letti positivamente, come un segnale connesso all’aver trovato qualche punto fermo importante, che possa essere d’aiuto per proseguire in tale direzione, in particolar modo in un mese molto duro in cui i rossoneri sono attesi ad importanti banchi di prova, contro Fiorentina, Napoli e Juventus.

  • Valentino Rossi, tempo di bilanci prima dell’ultima in Ducati

    Valentino Rossi, tempo di bilanci prima dell’ultima in Ducati

    Domenica prossima a Valencia sarà l’ultima tappa di un’avventura dalla quale ci si attendeva tanto, che avrebbe potuto rappresentare un binomio perfetto per le due ruote italiane: Valentino Rossi e la Ducati, però, non hanno soddisfatto le aspettative nonostante gli intenti fossero ben diversi. Eppure, “sono stati bene insieme” così come lo stesso pilota di Tavullia ha dichiarato, sottolineando che, per questo, “l’addio di domenica sarà duro“. Le difficoltà del passo d’addio sono soprattutto dal punto di vista emozionale, lasciando un team con cui si è passato tanto tempo insieme, con una bella atmosfera ed ottime persone con cui condividere momenti importanti anche fuori dalle piste.

    L’ultima tappa di ogni viaggio, però, porta inevitabilmente con sè i bilanci consuntivi che non possono essere positivi in termini di risultati ottenuti, al punto da indurre lo stesso Valentino Rossi ad affermare che la scelta della Ducati è stata la prima decisione sbagliata della sua carriera, evidenziando che l’unico pilota ad essere in grado di “andare veloce e renderla competitiva è stato Stoner, al quale faccio i complimenti” perchè gli altri che ci hanno provato non ne sono usciti bene. Nel momento di trarre le somme, però, il nove volte campione del mondo non è ancora in grado di capire le reali cause del suo flop in Ducati e, soprattutto, di comprendere le reali differenze fra la gloriosa esperienza di Casey Stoner e quella degli altri piloti in Ducati, compresa la propria.

    Valentino Rossi, infatti, pur ritenendo positiva dal punto di vista umano e relazionale l’esperienza biennale che sta per concludersi, non si nasconde dietro vani alibi e, con la consueta schiettezza che lo contraddistingue da sempre, si sofferma su alcuni particolari negativi del percorso in Ducati. Il tutto è fotografato, in particolare, da un’affermazione dello stesso Rossi, che utilizza per la prima volta la parola “frustrante” associandola alla difficoltà di portare avanti lo sviluppo della moto e di risolvere le problematiche sempre nuove che non hanno permettesse di raggiungere un’idonea competitività, sottolineando che nella prossima gara di Valencia la sua Ducati Demosedici potrebbe avere “più o meno gli stessi problemi di due anni fa”, dando quasi la sensazione di “aver perso tempo”, nonostante si sia sempre dato il massimo.

    Valentino Rossi, a Valencia l’ultima gara in Ducati | © JOSE JORDAN/AFP/Getty Images

    Parole di delusione, dunque, ma tale sensazione non dovrà offuscare l’ultima gara insieme, cercando di concludere nel migliore modo possibile un’esperienza complessa per poi tuffarsi – da martedì prossimo – nel ritorno in Yamaha, laddove tutto è stato possibile e laddove ritroverà, dopo due anni, la sua M1: ci sarà tanto da lavorare per migliorarla e riplasmarla in conformità alle sue caratteristiche ma per il pilota di Tavullia la nuova sfida che inizierà (anzi, ricomincerà) ha già i toni dell’elettrizzante. Per lui non è ancora tempo di pensare al ritiro, perchè – in una scala di valori – la fatica non supera ancora il piacere di correre. A tal proposito, inevitabile un riferimento al recente ritiro di Max Biaggi, suo storico rivale in pista e fuori, al quale Valentino rivolge solo pensieri positivi in ricordo delle sfide in gara: “ho splendidi ricordi dei duelli con lui, sono dispiaciuto perchè non me l’aspettavo ma pensandoci a mente fredda Max ha fatto bene a ritirarsi da campione”. 

    Per Vale, invece, c’è ancora una chance da sfruttare per il rilancio: la Yamaha lo attende e lui pare non veda l’ora di ritrovarla, ma prima c’è da pensare alla gara di Valencia.

  • I 38 di Alessandro Del Piero, auguri anche dalla Juventus

    I 38 di Alessandro Del Piero, auguri anche dalla Juventus

    Se gliel’avessero presagito qualche anno fa, probabilmente non ci avrebbe creduto: “festeggerai il trentottesimo compleanno a Sydney, a nove ore di fuso orario dall’Italia, vestendo la maglia celeste del Sydney FC e non quella della Juventus”. Eppure, la realtà spesso supera ogni immaginazione e, dunque, questo 9 Novembre 2012 rappresenta un compleanno quantomeno “diverso” per Alessandro Del Piero. Il primo lontano dall’Italia, il primo lontano dalla Juventus, dopo ben diciannove anni, esattamente la metà di quelli compiuti oggi.

    Ecco perchè, nonostante la fine della sua avventura juventina sia stata al contempo intensa e malinconica, il club bianconero ha deciso di tributargli pubblicamente, con un comunicato ufficiale apparso sul sito, uno speciale augurio: un messaggio che esprime l’insolita “normalità” di questo giorno, privo di una festa che “era ormai tradizione del calendario juventino”, il primo compleanno “lontano dalla squadra con  cui ha vinto tutto e stabilito tutti i primati”. La Signora non poteva non omaggiare il suo Capitano di tante battaglie, il ragazzo – divenuto uomo – che ha visto crescere, sbocciare, diventare grande, cadere e rialzarsi, rafforzarsi nello spirito e nella “corazza”; una persona speciale che l’ha presa per mano nel momento di difficoltà, che da Campione del Mondo l’ha accompagnata negli inferi della serie B e l’ha trascinata verso il riscatto della promozione sul campo, che ha resistito ai duri anni di transizione, che ha dato il suo apporto determinante nella conquista dello scudetto del rilancio dello scorso campionato . Ecco perchè questo 9 Novembre non può essere un giorno “normale”, semplicemente perchè tutto ciò che riguarda il rapporto di Alex Del Piero con la Juventus ed i suoi tifosi esula da ogni canone: è stato una bandiera, aldilà del significato ormai abusato e retorico del termine, perchè ha sposato la causa bianconera senza condizioni, perchè ha modellato la sua vita attorno alla convinzione di essere un simbolo ed un esempio per chi lo seguiva, con senso di responsabilità e di rispetto, con garbo ed eleganza mostrati in ogni circostanza. E’ stato una guida carismatica e misurata, un punto di riferimento imprescindibile, una figura insostituibile sia in campo che fuori, della quale si sente la mancanza.

    Alessandro Del Piero, oggi compie 38 anni | © Cameron Spencer/Getty Images

    La Juventus non ha ritirato la sua maglia numero dieci, ed è stato lui stesso a non volere che ciò accadesse, affinchè altri bambini – come lui a suo tempo – possano sognare di vestire quella maglia leggendaria, aspirando a diventare l’elemento di fantasia e di talento della Vecchia Signora. Una volontà saggia e lungimirante, che esprime e racchiude il senso della sua personalità dalle tante sfaccettature ed il suo attaccamento alla Juventus, aldilà dell’esserne giocatore, ma in veste di tifoso-innamorato che da bambino desiderava diventarne un grande calciatore e che, con il talento ed il lavoro, è riuscito a realizzare il suo sogno più grande.

    La sua esperienza Australiana è stata una scelta radicale ma coraggiosa, un modo per evitare confronti con il passato, per cristallizzare nella Storia ciò che è stato, e per godersi con la sua famiglia una nuova avventura, una nuova prospettiva, in un contesto totalmente diverso che gli possa consentire di vivere con meno pressioni l’esperienza calcistica e, nel contempo, di assaporare l’inedita libertà anche nella dimensione privata che ha sempre voluto difendere strenuamente, essendo – per sua ammissione – il suo vero ed unico rifugio.

    Sarà un compleanno diverso a Sydney, ma per coloro che lo hanno sempre stimato ed ammirato, oggi è comunque il giorno del Capitano: tanti auguri!

  • Giornalisti esultano al gol del Chelsea, Antonio Conte furioso

    Giornalisti esultano al gol del Chelsea, Antonio Conte furioso

    Dopo lunghi mesi di silenzio chiuso nel suo box schermato allo Juventus Stadium, e di peregrinante ricerca di un posto “idoneo” nelle trasferte di campionato, dopo aver scelto la strada del silenzio rinunciando a rilasciare qualsiasi tipo di dichiarazione (fino al prossimo 9 Dicembre, ndr), Antonio Conte si lascia andare ad uno sfogo – seppur misurato – nel post gara di Juventus-Nordsjaelland, nonostante la soddisfazione per la grande risposta sul campo offerta dai suoi uomini, capaci di conquistare un sonoro 4-0 e di mostrare nuovamente quelle caratteristiche di aggressività e “fame” che avevano contraddistinto la sua Juventus vincente dello scorso campionato.

    Inizialmente, la notizia era circolata in maniera distorta rispetto alla realtà dei fatti, “gonfiata” al fine di renderla  più “gustosa”, raccontando di uno scontro fisico tra il mister bianconero ed alcuni giornalisti presenti in sala stampa che avevano esultato alla notizia del gol del vantaggio del Chelsea contro lo Shakhtar Donetsk che rende più complesso il destino della Juventus nel girone E di Champions League. In realtà, lo scontro fisico non c’è stato anche se il mister bianconero “non le ha mandate a dire” ai giornalisti presenti.

    Antonio Conte furibondo dopo l’esultanza dei giornalisti al gol del Chelsea | © Filippo Alfero/AFP/GettyImages

    Secondo la “ricostruzione” dei fatti, Antonio Conte stava transitando nella zona della sala stampa e, sentendo un boato ed associandolo alla rete realizzata in extremis dal Chelsea, è tornato indietro e si è rivolto ai giornalisti presenti chiedendo in tono molto stizzito: “C’è qualcuno che ha esultato al gol del Chelsea? Siete delle merde”.

    La frase, dunque, non lascia spazio ad interpretazioni diverse rispetto ad un profondo risentimento del mister salentino nei confronti di coloro che “gufano” contro la sua squadra, ancor di più in un momento tanto delicato della stagione, dopo la sconfitta in campionato con l’Inter ed un cammino in Champions che, nonostante la vittoria con il Nordjaelland, non appare semplice, considerando l’obbligo di ottenere almeno quattro punti nelle due gare contro Chelsea e Shakhtar e che, proprio quel gol allo scadere di Moses, ha complicato ulteriormente in chiave qualificazione. Per questo mister Conte ha deciso di “non lasciar correre”, apostrofando gli artefici di un’esultanza che – quantomeno – può risultare fastidiosa per chi, come lui, vive intensamente ogni gara nonostante non possa sedere in panchina e soffrire da vicino con i suoi giocatori.