Autore: Simona Granieri

  • Mourinho contro gli italiani Mancini, Rocchi e Balotelli

    Mourinho contro gli italiani Mancini, Rocchi e Balotelli

    Dopo il pareggio di ieri sera con il quale il Real Madrid di Josè Mourinho ha eliminato dalla Champions League il Manchester City di Roberto Mancini, il tecnico portoghese ha dato sfogo in sala stampa alla sua verve dialettica, in cui ha lanciato diverse frecciatine all’indirizzo di Mancini e del suo operato sulla panchina del City, non risparmiando neppure l’arbitro Rocchi – direttore di gara del match di Champions – e Mario Balotelli confermando, così, di non amare affatto gli italiani e di non ricambiare quel sentimento di ammirazione che molti nostalgici ancora oggi rimarcano in riferimento alle sue gesta nerazzurre.

    Ad una precisa domanda circa la situazione dei tecnici italiani sulle panchine estere – dopo l’esonero di Roberto Di Matteo, l’eliminazione dalla Champions dello Zenith San Pietroburgo di Luciano Spalletti e del City di Mancini – Josè Mourinho non ha usato alcun tipi di diplomazia e con l’audace schiettezza che lo contraddistingue ha “messo sale sulla ferita” sottolineando la grande pazienza di una società come il City che “supporta un allenatore fino alla fine del proprio contratto”: sembrerebbe quasi un complimento ma, in realtà, la seconda frase chiarisce meglio il concetto e permette di leggere l’ironica frecciatina al tecnico jesino: “E’ incredibile che una squadra con i campioni del City non si qualifichi per gli ottavi”. Roberto Mancini ha preferito non cadere nella provocazione ed, infatti, ha liquidato la questione con un secco “non mi interessa quel che dice”, confermando ancora una volta che tra i due ex tecnici dell’Inter non corra affatto buon sangue.

    Mourinho critica Mancini, Rocchi e Balotelli
    Mourinho critica Mancini, Rocchi e Balotelli | © Alex Livesey/Getty Images

    Chiuso l’argomento Mancini, lo Specialone affonda il colpo all’indirizzo dell’arbitro Rocchi, ricordando dapprima il Derby milanese del 2009, in cui a dirigere il match era proprio il fischietto fiorentino, e l’Inter di Mou terminò la gara in nove, subendo un rigore che il tecnico contestò furiosamente: i nerazzurri vinsero comunque quella gara, al contrario del Real Madrid di ieri che non è riuscito ad andare oltre il pareggio. In questo caso, la furia di Mourinho riguarda proprio il gol del pari del City, su calcio di rigore concesso da Rocchi, sostenendo di non voler commentare “ma se mi chiedete perchè non abbiamo vinto rispondo con una domanda: era rigore quello?” 

    In merito alla polemica arbitrale, poi, le proteste del portoghese sono state spalleggiate ampiamente dalla stampa spagnola, con il quotidiano Marca che, senza troppi giri di parole, ha titolato “Contro dodici” riferendosi proprio al presunto arbitraggio contrario alle merengues di Gianluca Rocchi, attaccandolo ancora più aspramente nell’articolo di cronaca del match, sottolineando che “l’arbitro si è preso gioco della sua professione” e che sembrava sbagliasse “deliberatamente”.

    In osservanza al “non c’è due senza tre”, dopo aver polemizzato con i due italiani Mancini e Rocchi, Josè Mourinho ha trovato il modo di ironizzare anche su Mario Balotelli, sempre in riferimento alle dichiarazioni rilasciate negli scorsi giorni da Roberto Mancini, il quale aveva rimarcato il grande potenziale di Super Mario, precisando che – se l’attaccante avesse la testa giusta – potrebbe essere all’altezza dei più grandi calciatori attualmente in attività, ossia Lionel Messi e Cristiano Ronaldo. La risposta di Mou? Un sorriso quasi di scherno e due parole che tagliano corto la questione:Non scherziamo”.

  • Ultras Lazio aggrediscono tifosi Tottenham, movente antisemita?

    Ultras Lazio aggrediscono tifosi Tottenham, movente antisemita?

    Notte di barbara violenza nella capitale, dove un gruppo di dieci supporters del Tottenham è stato aggredito all’interno di un pub, “Drunhen Ship”, di Campo de’ fiori da alcuni uomini a volto coperto che, secondo le ricostruzioni effettuate, sarebbero ultras Lazio.

    I tifosi inglesi erano a Roma per seguire la partita della propria squadra impegnata questa sera alle 19 in Europa League contro la Lazio, ma ad accoglierli hanno trovato un vero e proprio raid compiuto dal gruppetto di ultras incappucciati per non farsi riconoscere, che avevano ben pianificato l’organizzazione della loro “missione punitiva”. Alcuni di loro, infatti, ha bloccato le porte del locale, in modo da non consentire che qualcuno potesse entrare o uscire, altri hanno, invece, scagliato la loro furia violenta (e per ora senza un preciso “movente”, ndr) sui malcapitati tifosi del Tottenham, giungendo armati di mazza da baseball, tirapugni, cinghie, coltelli.

    Curva degli Ultras Lazio
    Curva degli Ultras Lazio | ©GABRIEL BOUYS/AFP/Getty Images

    Dopo aver compiuto il pestaggio, gli aggressori sono fuggiti, mentre i dieci tifosi – di cui nove britannici ed uno statunitense – sono stati trasportati presso gli ospedali della capitale per essere medicati e soccorsi: la maggior parte di loro, fortunatamente, non ha riportato lesioni gravi, tranne uno che è stato ricoverato in “codice rosso” ed è attualmente in prognosi riservata a causa di una coltellata che gli ha lesionato l’arteria aorta.

    La Polizia, per ora, ha fermato alcune persone – tra i 25 ed i 35 anni – che potrebbero rispondere al profilo degli aggressori, e che attualmente si trovano in commissariato per ulteriori indagini, anche se da una prima ricostruzione compiuta dalla Questura, emerge che il “raid” sia stato compiuto per ragioni “razziali”, aggredendo i tifosi del Tottenham per colpire le origini ebraiche del club, considerando che lo stadio degli Spurs – il White Hart Lane – sorge nel quartiere ebraico di Londra, nell’estremità nord della capitale inglese, e fra i supporters della squadra vi sono tradizionalmente molte persone di origine asiatica ed ebraica che, in senso dispregiativo, vengono soprannominati “Yids” – abbreviazione di “Yiddish” che tradotto significa proprio “Giudei” – e che fra i tifosi spesso vengono mostrate bandiere con raffigurata la stella a cinque punte di Davide.

    Se le indagini finora condotte dalla Polizia venissero confermate, dunque, il movente finora solo ipotizzato diverrebbe una certezza: aggressione anti-semita, in connessione con i ben noti ideali di estrema destra di una parte della più accesa tifoseria biancoceleste, più volte multata per cori razzisti e “buu” allo stadio.

    Da sottolineare, inoltre, il precedente che riguarda il match di andata nel girone di Europa League, disputatosi nel mese di Settembre a Londra, si erano alcuni ultras laziali al seguito della squadra si erano “messi in mostra” con insulti razziali ai danni dei giocatori di colore del Tottenham, quali Lennon e Defoe, tanto il quotidiano inglese Daily Mail aveva rimarcato l’episodio con un titolo ad effetto, giocando con il nome dello stadio degli Spurs e ribattezzandolo “White Hart Shame”, adoperando proprio il termine “shame” per esprimere la vergogna per quanto accaduto.

    Dopo il precedente in terra inglese, dunque, il “ritorno” romano ha evidenziato ancor di più quel sentimento di “shame” nei confronti dell’odio e della violenza razziale: riguarda una minoranza, ma si tratta comunque di un episodio che squalifica notevolmente l’immagine del calcio italiano in Europa.

  • Inaugurazione Corso Scirea, Antonio Conte elogia la Juve

    Inaugurazione Corso Scirea, Antonio Conte elogia la Juve

    Dopo la serata speciale della vittoria della Juventus contro il Chelsea, la giornata speciale a tinte bianconere, dedicata all’indimenticabile capitano Gaetano Scirea, in cui la Juventus gli ha reso omaggio dedicandogli la strada sulla quale si affaccia la “sua casa”, ossia lo Juventus Stadium, rinominandola da Corso Grande Torino a Corso Gaetano Scirea, con una toccante cerimonia svoltasi a partire dalle 14,30 alla presenza di molti rappresentanti del club, di ieri e di oggi. Dallo storico presidente Giampiero Boniperti a Roberto Bettega, passando per il presidente di oggi Andrea Agnelli ed il direttore generale Beppe Marotta, e naturalmente la famiglia di Scirea, rappresentata dalla signora Mariella ed dal figlio Riccardo, ma anche il capitano bianconero Gianluigi Buffon ed il mister Antonio Conte.

    L’analisi di Antonio Conte – Proprio il tecnico salentino, a margine della cerimonia, è stato intercettato da alcuni giornalisti ed è ritornato a parlare ai microfoni dopo tre mesi, ossia dal 23 Agosto, ricordando la figura di Gaetano Scirea: Antonio Conte ha il rammarico di non averlo conosciuto di persona, “penso di essermi perso molto a livello umano”, ma è felice di lavorare quotidianamente con suo figlio Riccardo – che è un suo collaboratore – e di incontrare spesso la signora Mariella.

    Inoltre, mister Antonio Conte ha analizzato in poche battute la notte magica di Champions League, esprimendo la sua soddisfazione per ciò che la squadra ha dimostrato in campo, evidenziando le sue potenzialità a dispetto di chi dubitava della sua competitività in Europa, dando delle risposte importanti. Con il consueto pragmatismo, però, Antonio Conte ha subito ricordato ai microfoni di Sky che la qualificazione agli ottavi è ad un passo, “ma dobbiamo ancora raggiungerla”, concludendo il breve intervento con un auspicio, dal quale trapela tutta la fame di cui spesso ha fatto menzione: “ci auguriamo che la miglior Juve debba ancora arrivare”, precisando che la vittoria ottenuta ieri deve essere uno stimolo per migliorare ancora di più e concentrarsi sull’immediato futuro, ossia la gara di campionato con il Milan che “è una squadra forte, non in lotta per lo scudetto ma con una rosa per poter tornare in corsa”.

    Antonio Conte torna a parlare ed elogia la Juve
    Antonio Conte torna a parlare ed elogia la Juve | © GIUSEPPE CACACE/AFP/Getty Images

    Il ricordo di Andrea Agnelli – Oltre ai temi di attualità sportiva che spesso rubano la scena, la cerimonia odierna è stata soprattutto incentrata sul ricordo di un grande uomo, scomparso tragicamente a causa di un incidente stradale in Polonia nel 1989 e che, anche a ventitrè anni di distanza, ha lasciato un grande vuoto in coloro che lo hanno amato sia nella sua veste privata che in quella pubblica di calciatore. In questo senso si è espresso il presidente Andrea Agnelli, evocando la “trasversalità” di Scirea, essendo un personaggio in grado di “abbracciare simbolicamente tutti gli juventini e tutti gli avversari”. Andrea Agnelli ha, poi, proseguito il suo intervento con il proprio ricordo personale di Gaetano Scirea, considerando che all’epoca della sua scomparsa, quel 3 Settembre 1989, il presidente bianconero era un ragazzino di 14 anni ed apprese dalla televisione, guardando la Domenica Sportiva, quella notizia così tragica che lo lasciò incredulo: “incredulità perchè Gaetano era per me il simbolo del calciatore, un esempio da seguire”.

    Un campione assoluto agli occhi del giovane Andrea, un “uomo che ci manca” agli occhi dell’attuale presidente della Juventus, ma anche un’icona fondamentale di cui la Juventus si riappropria intitolandogli la strada in prossimità del suo stadio e permettendogli, almeno idealmente, di tornare a casa. Parallelamente, il prossimo 29 Novembre, il Toro farà lo stesso ed intitolerà al Grande Torino la strada in prossimità dello Stadio Olimpico, proprio in corrispondenza della Torre Maratona dell’impianto: “così ognuno può vivere e godere dei propri simboli”. A tal proposito, da sottolineare il lapsus (probabilmente voluto) del presidente Agnelli, che ha precisato come, nel panorama del calcio italiano, solo la Juventus ed il Grande Toro siano riuscite a vincere cinque scudetti consecutivi: non includendo all’appello l’Inter, per la quale uno dei cinque tricolori consecutivi è stato assegnato a tavolino.

  • Drogba chiede alla Fifa di lasciare la Cina, Juve in agguato

    Drogba chiede alla Fifa di lasciare la Cina, Juve in agguato

    Fra coloro che hanno seguito il match fra Juventus e Chelsea ci sarà stato, con tutta probabilità, anche Didier Drogba grande ex attaccante dei blues e trascinatore dell’ormai ex squadra di Di Matteo nella vittoria della Champions League dello scorso anno, spettatore interessato delle vicende bianconere soprattutto in virtù della prossima finestra di mercato invernale che lo potrebbe riguardare molto da vicino.

    In tal senso, secondo quanto riporta il quotidiano francese l’Equipe, Didier Drogba avrebbe chiesto alla Fifa uno speciale permesso che gli potrebbe consentire di esser ceduto in prestito proprio a Gennaio dalla squadra cinese Shanghai Shenhua, nella quale milita dallo scorso mese di agosto dopo aver detto addio al Chelsea. Si tratterebbe, però, di un prestito “a tempo” considerando che potrebbe approfittare della sosta invernale della Super League cinese e, dunque, se la Fifa dovesse accettare la sua richiesta di deroga – considerando che il mercato cinese è chiuso nel periodo di Gennaio – potrebbe tornare in Europa e, fra le varie società interessate, la Juventus potrebbe essere proprio la meta più probabile.

    Alla Juventus, come noto, manca la figura del bomber implacabile, dell’attaccante che riesce a liberarsi in area e che, anche con una sola occasione a disposizione, possa riuscire a risolvere una gara. La squadra di Conte, infatti, ha mostrato la sua brillantezza quando riesce a creare molte occasioni e condurre il gioco ma tale circostanza, soprattutto se proseguisse il cammino in Europa, non sempre potrà verificarsi ed, in tal senso, l’arrivo di Drogba potrebbe incrementare notevolmente il potenziale offensivo dei bianconeri.

    Didier Drogba chiede permesso alla Fifa per tornare in prestito in Europa
    Didier Drogba chiede permesso alla Fifa per tornare in prestito in Europa | © ALEXANDER KLEIN/AFP/Getty Images

    Di certo, dopo la vittoria ottenuta ieri contro il Chelsea ed i tre gol segnati, il problema-gol appare meno urgente, ma nell’ottica di una strategia lungimirante è bene considerare e risolvere le problematiche non soltanto quando divengono urgenti: in campionato il potenziale offensivo bianconero appare adeguato alle esigenze della lotta scudetto, mentre per poter proseguire il cammino in Champions League l’innesto dell’ivoriano Didier Drogba diverrebbe un’arma in più, un valore aggiunto da sfruttare in caso di necessità, ma senza modificare gli equilibri consolidati e la rodata coralità del gioco voluto da mister Conte.

    Didier Drogba sarà impegnato nella prossima Coppa d’Africa con la sua Nazionale della Costa d’Avorio ma la durata della manifestazione non dovrebbe rappresentare un grande ostacolo, considerando che prenderà il via il 19 Gennaio e terminerà il 10 Febbraio 2013 e, dunque, in tempo per gli ottavi di Champions League, che prenderanno il via dal prossimo 12 di Febbraio. D’altronde, lo stesso direttore generale bianconero Beppe Marotta, alla vigilia della gara contro la Lazio aveva rilasciato una dichiarazione sibillina, che apriva alla possibilità dell’interessamento della Juventus nei confronti di Drogba, pronunciando una frase che, nelle trattative di mercato, appare spesso come una conferma importante: “Non escludo nulla”. Lo stesso Beppe Marotta aveva precisato, poi, che molto dipenderà dalla disponibilità offerta dal mercato e, in tal senso, dopo la richiesta di deroga avanzata da Drogba si può cogliere la sua piena disponibilità all’operazione.

    La palla passa ora alla Fifa: nel caso in cui la fatidica autorizzazione dovesse arrivare, la Juventus dovrà farsi trovare pronta a coglierla al volo.

  • Hector Camacho gravissimo, il pugile ferito da proiettile al volto

    Hector Camacho gravissimo, il pugile ferito da proiettile al volto

    L’ex pugile portoricano Hector Camacho è stato gravemente ferito nella notte scorsa, intorno all’una, da un proiettile di pistola sparato da un’automobile che lo ha raggiunto in pieno volto mentre si trovava al volante della sua autovettura. Il fatto è avvenuto a Bayamon, in Portorico, e l’ex pugile si trovava in auto in compagnia di un’altra persona che, secondo quanto trapela, sarebbe rimasta uccisa: Camacho, invece, è ora ricoverato in gravi condizioni presso l’ospedale San Juan, ed il direttore del centro sanitario ha espresso molta cautela a proposito delle sue condizioni, spiegando in che modo è stato colpito: “Il proiettile ha urtato contro un osso e ha deviato senza toccare il cervello”.

    Quel che ha molto impressionato l’opinione pubblica è stata la pubblicazione da parte del sito “Primera Hora” della foto dell’ex pugile disteso su una barella, avvolto da coperte sporche di sangue e con una maschera d’ossigeno che copre il suo volto e la crudezza di tali immagini ha evidenziato fin da subito la gravità dell’accaduto, ancor di più perchè lo stesso sito portoricano ha sottolineato che l’ex pugile si trova in “stato di incoscienza”.

    Gravissimo il pugile Hector Camacho
    Gravissimo il pugile Hector Camacho | © Jed Jacobsohn/Getty Images

    Oltre all’apprensione per le sue condizioni, l’attenzione si è subito focalizzata sulla ricerca delle cause della sparatoria, anche alla luce di alcuni episodi che avevano coinvolto lo stesso Hector Camacho evidenziandone i problemi con la giustizia per violenza domestica, con maltrattamenti ai danni di suo figlio in casa della sua ex moglie e successiva denuncia, e per possesso di sostanza stupefacenti: si tratterà, dunque, di capire se i proiettili fossero destinati a colpire il passeggero o lo stesso cinquantenne ex pugile, ex campione del mondo in tre categorie e protagonista del pugilato mondiale soprattutto fra il 1980 ed il 1990, con epici incontri con grandi campioni quali Duran, De La Hoya, Julio Cesar Chavez, ed appendendo i guantoni al chiodo il 14 Maggio 2010 dopo la sconfitta ai punti contro il pugile messicano Saul Duran.

  • Pietro Arcidiacono si scusa con la famiglia Raciti

    Pietro Arcidiacono si scusa con la famiglia Raciti

    Dopo l’uragano che lo ha travolto a seguito della sua sconsiderata esultanza mostrando l’ormai celebre T-Shirt con la scritta “Speziale è innocente”, per Pietro Arcidiacono è il momento della riflessione, ritornando sui propri passi, riconsiderando quel gesto poco ponderato e chiedendo scusa alla famiglia Raciti che si è sentita offesa dalla frase impressa su quella maglietta, che esprimeva solidarietà per Antonino Speziale, condannato per l’omicidio dell’ispettore Filippo Raciti, avvenuto durante gli scontri del 2 Febbraio 2007 nel derby Catania-Palermo. A seguito di quell’episodio avvenuto sabato scorso durante Sambiase-Nuova Cosenza, Pietro Arcidiacono ha ricevuto dal questore di Catanzaro il Daspo che lo terrà lontano per tre anni dagli stadioltre ad aver suscito sdegno e indignazione nell’opinione pubblica ma, principalmente, aveva ferito la famiglia ed i figli di Raciti, come la stessa vedova Marisa Grasso aveva sottolineato pubblicamente nei giorni scorsi.

    Pietro Arcidiacono
    Pietro Arcidiacono mostra la maglia “Speziale innocente”

    Per questo motivo,  il ventiquattrenne Arcidiacono ha deciso di presentarsi alla stampa presso l’Hotel Royal di Cosenza, accompagnato dal legale Aristide Leonetti, per chiedere scusa per il proprio gesto, sottolineando – così come aveva fatto anche a caldo nelle ore immediatamente seguenti al match- che le ragioni di quella frase “non erano dirette ad offendere nessuno, ma a dare conforto alla famiglia Speziale che dopo l’arresto di Antonino sta vivendo ore drammatiche”. Motivazione a parte, l’aspetto da rimarcare sono proprio le scuse del giovane calciatore, che si rivolge alla vedova Raciti ed alle forze di polizia riconoscendo di aver commesso un “errore imperdonabile”. Inoltre, Pietro Arcidiacono ha voluto ulteriormente precisare la totale estraneità della società Nuova Cosenza a quell’episodio, assumendosi tutte le responsabilità di  quel gesto perchè “nessuno ne sapeva niente, nè la società, nè i compagni, nè lo staff tecnico”.  Alle sue scuse, senz’altro sentite considerando il tono mesto di Pietro Arcidiacono durante la conferenza stampa, è seguita la risposta della vedova Raciti, Marisa Grasso, che ha accolto positivamente le parole del ragazzo, definendole un “bel gesto per l’intera società civile”, fermo restando il grande dolore e turbamento suscitati da quella frase, in particolar modo per il figlio dell’ispettore scomparso. In tal senso, dunque, Marisa Grasso si augura che non si verifichino più simili episodi, nè dallo stesso Arcidiacono nè da altri calciatori, “che possano ancora offendere la memoria di mio marito”.

  • Di Matteo esonerato, Benitez in attesa di Guardiola

    Di Matteo esonerato, Benitez in attesa di Guardiola

    Juventus-Chelsea era un match da dentro o fuori, in particolare per la squadra bianconera che aveva l’obbligo della vittoria casalinga per poi provare a conquistare la qualificazione in terra Ucraina contro lo Shakhtar di Lucescu. La sonora vittoria per 3-0 ha dato lustro al cammino europeo degli uomini di Conte, ai quali manca ora solo un punto per l’aritmetico passaggio agli ottavi ma, di contraltare, ha mietuto una vittima eccellente: Roberto Di Matteo esonerato con un lapidario comunicato apparso sul sito web della società.

    Il Chelsea ha motivato la decisione presa “a caldo” con un’analisi dei risultati negativi dell’ultimo periodo della gestione Di Matteo, sottolineando la necessità di un cambio di direzione che permetta alla squadra di affrontare al meglio “questa parte essenziale di stagione“, con l’obiettivo di mantenere la squadra “il più tempo possibile nelle manifestazioni alle quali sta partecipando”. In sintesi, dunque, la dirigenza ed il presidente Roman Abramovich pare abbiano esaurito la loro dose di “tolleranza” nei confronti di Roberto Di Matteo, nonostante sia stato l’unico a realizzare l’obiettivo principale del milionario russo, ossia vincere la Champions League lo scorso anno, pur subentrando a stagione in corso al posto di Villas Boas, oltre che la settima Fa Cup della storia dei Blues. Nel comunicato, la società ha rimarcato tali successi ottenuti, ringraziando il coach per il lavoro fin qui svolto, sottolineando che il suo contributo alla storia del club “non sarà mai dimenticato”: un modo molto “british” per dare il benservito, anche se il Chelsea, proprio a causa del suo insaziabile presidente, appare come un’eccezione nel panorama della Premier League nella gestione dei tecnici, al contrario di quanto accade – per citare i due esempi più significativi – con Sir Alex Ferguson a Manchester ed Wenger all’Arsenal.

    Roberto Di Matteo esonerato, dunque, per la pesante sconfitta di ieri, sommando la quasi-eliminazione dalla Champions alla situazione di campionato, considerando che in Premier League il Chelsea non riesce a vincere dallo scorso 20 Ottobre: nonostante questo, però, in classifica i blues sono in terza posizione, a tre lunghezze di distanza dal Manchester City ed a quattro dal Manchester United capolista e, nel prossimo weekend, sono attesi dallo scontro diretto con il City di Mancini che, in caso di vittoria, riporterebbe i blues in seconda posizione.

    Di Matteo esonerato dal Chelsea
    Di Matteo esonerato dal Chelsea | © Clive Rose/Getty Images

    La stagione del Chelsea, dunque, non è “da buttare” ed i risultati fin qui ottenuti non giustificherebbero un esonero nel mese di Novembre, soprattutto considerando che un tecnico che riesce a vincere la Champions League(dopo i fallimenti dei suoi grandi predecessori, da Mourinho ad Ancelotti a Scolari, ndr) meriterebbe una maggiore apertura di credito. Tuttavia, il rapporto tra Di Matteo ed il presidente Abramovich sembra non sia mai stato idilliaco, soprattutto considerando la filosofia di gioco difensiva del tecnico italiano, che il petroliere russo non ha mai gradito.

    Sarà stato il sistema di gioco scelto ieri allo Juventus Stadium con Torres in panchina ed il tridente leggero Hazard-Mata-Oscar in campo a condannare Di Matteo? Non è possibile affermarlo con certezza, ma potrebbe esser stata la “goccia che ha fatto traboccare il vaso”, intollerabile per un presidente che ama il gioco offensivo e spregiudicato e che vorrebbe un tecnico che assecondi le sue preferenze.

    Ecco perchè, come da tempo si mormorava, il sogno di Abramovich sarebbe Pep Guardiola considerando che, in tal senso, l’ex blaugrana può fornire ampie garanzie. Tuttavia, Guardiola è impegnato attualmente nel suo “anno sabbatico a New York e, dunque, come soluzione provvisoria ed a breve termine sembra favorito lo spagnolo ex tecnico di Liverpool ed Inter Rafael Benitez, proprio in attesa dell’arrivo a giugno di Pep Guardiola. 

  • Capello fra passato e presente: “Dopo la Russia smetto”

    Capello fra passato e presente: “Dopo la Russia smetto”

    Nel giorno del match decisivo per il cammino in Champions League della sua ex Juventus, rimbalzano le parole di Fabio Capello nell’intervista rilasciata al programma sportivo di Mediaset “Undici”, condotto da Pierluigi Pardo. Il mister friulano, attuale commissario tecnico della Nazionale Russa, ha affrontato diverse tematiche di rilievo spaziando fra presente, passato e futuro ed, in primis, ha toccato proprio l’argomento Juventus, analizzando le possibili chiavi della gara di questa sera contro i campioni d’Europa del Chelsea.

    Secondo Capello, infatti, la “Juventus può farcela se sta attenta ai tre trequartisti del Chelsea” ed individua nel ritorno di Mirko Vucinicun aspetto fondamentale definendolo l’attaccante più pericoloso della Juventus, ma concedendo fiducia anche a Sebastian Giovinco che, secondo il mister friulano, potrebbe crescere e diventare il nuovo Zola. L’argomento Juventus-Champions League, poi, non può non essere associato alla sua esperienza sulla panchina della Vecchia Signora, negli anni immediatamente precedenti allo scandalo Calciopoli.

    Fabio Capello, attuale Ct della Russia
    Fabio Capello, attuale Ct della Russia | © NATALIA KOLESNIKOVA/AFP/GettyImages

    Quella squadra allenata da Fabio Capello era zeppa di campioni, da Ibrahimovic a Vieira, da Cannavaro a Buffon, Del Piero, Nedved e Trezeguet, nomi di prestigio e di esperienza internazionale, eppure non è riuscita a proseguire il cammino europeo per provare a conquistare la Coppa dalle grandi orecchie, che a Torino sembra quasi un tabù. Dei suoi due anni in bianconero Fabio Capello ricorda gli scudetti, poi annullati, di cui afferma di “conservare ancora le medaglie”, e precisa che l’unico rimpianto di quell’esperienza è proprio il non esser riuscito ad imporsi in Europa, nonostante la squadra “era la più forte”.

    Per analogia, inevitabile non affrontare la tematica Triade, il triumvirato della dirigenza bianconera di quegli anni composto da Moggi, Bettega e Giraudo. A tal proposito, Fabio Capello non ha paura di sbilanciarsi in un commento positivo nei loro confronti, andando in netta controtendenza rispetto al pensiero predominante nel mondo del calcio: “A loro tre sono ancora affezionato, non rinnego la mia amicizia con loro. Nel calcio avevano qualcosa in più degli altri”.

    Dopo aver parlato della sua ultima panchina italiana, Don Fabio va ancora più indietro nel tempo, ricordando altre due fondamentali esperienza della sua carriera: i tempi del Milan e lo scudetto conquistato sulla panchina della Roma. Ai colori rossoneri lo lega soprattutto il ricordo della finale di Atene contro il Barcellona in Coppa dei Campioni, mentre dell’esperienza giallorossa ricorda il clima di grande calore ed entusiasmo dopo ogni gara vinta, dopo ogni derby conquistato, culminati nel bagno di folla del Circo Massimo: “l’unica cosa che non mi è piaciuta è che lo scudetto sia stato festeggiato tre giorni dopo averlo vinto”.

    Dopo il tuffo nella memoria, Fabio Capello parla del suo presente: la Nazionale Russa. Il bilancio della sua esperienza è, finora, positivo anche se – a suo parere – il difficile deve ancora arrivare con le gare di qualificazione contro l’Irlanda del Nord ed il Portogallo: l’obiettivo Brasile 2014, però, è una meta raggiungibile e, pertanto, il mister è totalmente concentrato su tale obiettivo e, poi,tra due anni dopo i Mondiali vorrei smettere“. Decisione categorica e definitiva? Pare di si, a meno che non gli giunga una proposta che gli possa far cambiare idea.

  • Bergodi a Pescara per il dopo-Stroppa

    Bergodi a Pescara per il dopo-Stroppa

    Dopo le dimissioni del tecnico Giovanni Stroppa, a seguito della sconfitta nello scontro-salvezza di domenica scorsa contro il Siena, il Pescara era alla ricerca di un nuovo tecnico che potesse ridare morale, motivazioni e nuovi stimoli ad un ambiente in palese difficoltà, in particolar modo psicologiche. La decisione del successore è arrivata proprio in queste ore ed appare come una sorpresa rispetto alle previsioni degli scorsi giorni: a guidare la squadra abruzzese fino al termine del campionato sarà il 47 enne Cristiano Bergodi, originario di Bracciano, che torna a Pescara dopo ventirè anni, essendo stato un ex calciatore biancazzurro dal 1984 al 1989 con Galeone in panchina prima di trasferirsi alla Lazio. Bergodi è, inoltre, ex allenatore del Modena (nella scorsa stagione) oltre che, in precedenza, anche di Cluj e Steaua Bucarest.

    Il neo tecnico ha firmato, così, un accordo fino al 30 Giugno 2013, con premio salvezza, e la sua presentazione avverrà nel pomeriggio intorno alle 14, presso la sede di Humangest di Pescara, e subito dopo il neo tecnico dirigerà la prima seduta di allenamento presso il centro sportivo Vestina a Montesilvano. Si tratta, dunque, di una scelta con cui il club biancoazzurro ha preferito affidarsi ad un uomo che conosce già l’ambiente, per averlo “vissuto” da calciatore, e che dovrà provare a fornire un grande apporto in termini di entusiasmo e di grinta, linfa vitale per poter affrontare l’ostica lotta-salvezza, risollevando la squadra dal terz’ultimo posto in classifica in coabitazione con Chievo, Palermo e Bologna.

    Cristiano Bergodi è stato, dunque, preferito a Franco Colomba – che appariva nelle scorse ore come il super favorito per il dopo-Stroppa – e pare che le motivazioni che abbiano indotto ad abbandonare la pista-Colomba siano state prettamente economiche. Infatti, dopo un incontro con il direttore sportivo Delli Carri, confermato dallo stesso Colomba, il tecnico si era dichiarato possibilista circa il buon esito della trattativa, sottolineando che “se sono arrivato a incontrare i dirigenti da parte mia c’è la volontà di intraprendere questa avventura”. Improvvisamente, però, qualcosa si è incrinato sulle richieste tecniche ed economiche dell’ex tecnico di Bologna e Parma e, dunque, si è preferita la scelta di Bergodi.

    Cristiano Bergodi, neo allenatore del Pescara
    Cristiano Bergodi, neo allenatore del Pescara | © Gabriele Guerra/Getty Images

    L’esordio di Bergodi, però, nel prossimo match casalingo non sarà dei più semplici, contro la Roma di Zdenek Zeman, grande ex che ha condotto lo scorso anno il Pescara alla promozione in Serie A, una presenza molto “ingombrante” nell’ambiente pescarese che, a detta di molti, può aver condizionato anche l’esperienza del suo immediato successore Stroppa, culminata proprio nella sorta di “ammutinamento” della gara contro il Siena, quando lo stesso tecnico avversario Serse Cosmi nel post-partita ha dichiarato di aver notato che “i calciatori del Pescara avevano negli occhi qualcosa di diverso rispetto alla gara che si stava giocando”. 

    Cristiano Bergodi dovrà, in primis, provare a sistemare le crepe di spogliatoio e provare a far girare pagina a tutto l’ambiente, prima che si possa avverare la minaccia dell’infuriato presidente Sebastiani che, dopo l’ultima deludente prestazione, ha tuonato: “Adesso daremo una scossa e qualcuno resterà attaccato al muro, poi a gennaio cambio tutta la squadra”.

  • Beckham lascia i Galaxy: nel futuro l’Australia di Del Piero?

    Beckham lascia i Galaxy: nel futuro l’Australia di Del Piero?

    Non è ancora chiaro se abbia deciso di appendere gli scarpini al chiodo ma, per ora, David Beckham dirà addio ai Los Angeles Galaxy, dove ha militato per ben sei stagioni, compiendo un passo importante nella direzione di rendere il soccer uno sport più popolare negli States. Lo ha annunciato lo stesso Spice-Boy tramite il sito ufficiale del club, affermando che la finale della Mis Cup contro la Huston Dynamo, match in programma il prossimo 1 Dicembre, sarà l’ultimo atto della sua esperienza a Los Angeles.

    In tal senso, il club ha voluto tributargli un saluto ed un sentito ringraziamento per le stagioni trascorse fianco al fianco, in cui Beckham ha fornito un essenziale contributo per ottenere ben tre vittorie nella Major League Soccer: “per noi è stato un grande privilegio ed onore averlo in squadra, David ha portato il nostro sport ad un altro livello”. Un “altro livello” che può essere sintetizzato da due fattori in particolare: prima del 2007 – anno di approdo di Beckham negli States – la maggior parte delle squadre del principale campionato Usa non possedeva un proprio impianto e giocava in stadi “prestati” da altri sport. Ora, invece, non è più così e, di conseguenza, si è registrato anche una forte incremento della presenza di pubblico negli stadi anche se, ovviamente, si è ancora lontani dai numeri record di altri sport quali il baseball.

    Beckham dice addio ai Galaxy
    Beckham dice addio ai Galaxy | ©Kevork Djansezian/Getty Images

    Ma, dal comunicato che lo stesso Beckham ha rilasciato non è possibile desumere con certezza cosa lo attenderà nell’immediato futuro: leggendo letteralmente le sue parole “ho voluto provare un’ultima sfida prima della fine della mia carriera da giocatore” sembrerebbe un addio al calcio giocato ma, stando a quanto trapela sempre più insistentemente, pare anche possibile un suo approdo  dall’altra parte dell’Oceano Pacifico, in Australia, raggiungendo nell’A-League Alessandro Del Piero. La fonte dell’indiscrezione è proprio un comunicato della Federazione Australiana che in comunicato ha ammesso un contatto con un agente di Beckham, precisando però che la “trattativa è ancora nelle fasi preliminari”. Potrebbe trattarsi di un’esperienza part-time, ossia non per un intero campionato ma per uno scampolo di match – pare dieci gare di “prova” – per poi valutare cosa fare nella prossima stagione.

    Ma, dopo la “fuga di notizie”, l’entourage del giocatore ha voluto smentire l’ipotesi di un trasferimento Australiano, forse anche per preservare il calciatore da domande insistenti della stampa in tal senso e lasciarlo sereno per preparare i play off della Major Soccer League con i Galaxy: dopo il primo dicembre, però, potrebbero esservi importanti sviluppi.

    Su quest’ultimo aspetto, però, è chiaro che dovrà esservi prima il benestare della consorte Victoria Adams che, nella dimensione californiana sembra trovarsi perfettamente fra feste mondane e frequentazioni Hollywoodiane. Tuttavia, se dovesse arrivare un’offerta allettante sia dal punto di vista economico che professionale, all’età di 37 anni, David Beckham potrebbe valutare di intraprendere una nuova esperienza in una differente realtà calcistica, provando – proprio insieme a grandi campioni come Alessandro Del Piero e l’ex compagno di nazionale inglese Emile Heskey  – a rafforzare anche in Australia la popolarità del calcio e lanciare l’immagine dell’ A-League.