Autore: Simona Granieri

  • Juventus, dentro o fuori a Donetsk con dubbio Chiellini

    Juventus, dentro o fuori a Donetsk con dubbio Chiellini

    La Juventus è giunta in terra ucraina con qualche imprevisto nel corso del viaggio, dato che il volo della squadra è partito con un’ora di ritardo ed è atterrato con qualche difficoltà a causa delle turbolenze nel cielo ucraino ma, a parte questi inconvenienti, mister Antonio Conte si augura di non doverne affrontare altri, soprattutto alla luce dell’importanza del match che i bianconeri dovranno affrontare mercoledì sera, quando si giocheranno la qualificazione agli ottavi di finale di Champions League. Contro la squadra di Mircea Lucescu, come noto, basterà un punto per la certezza del passaggio del turno ma, nonostante il traguardo sembri realmente vicino e a “portata di mano” gli impegni europei non devono essere mai sottovalutati, soprattutto per una squadra ancora inesperta in campo internazionale come questa Juventus in cui soltanto capitan Buffon può ritenersi un veterano di questa competizione.

    Juventus, dentro o fuori a Donetsk con dubbio Chiellini
    Juventus, dentro o fuori a Donetsk con dubbio Chiellini | ©Valerio Pennicino/Getty Images

    In casa Juventus la concentrazione sul delicato impegno dovrà, dunque, essere massima e per questo motivo Conte si augura di poter recuperare in extremis uno dei pilastri della sua difesa, che risulta acciaccato dalla gara contro il Chelsea: Giorgio Chiellini. Il difensore toscano, infatti, ha saltato sia la gara contro il Milan sia il derby di sabato scorso contro il Torino per precauzione e per evitare di compromettere la sua presenza contro lo Shakhtar. Ora, però, nonostante la prudenza osservata, la sua presenza dal primo minuto contro gli ucraini non è ancora certa. Mister Conte vuole che sia proprio lo stesso Chiellini a decidere se scendere in campo, avendo l’ultima parola e, sulla sua valutazione finale che probabilmente avverrà domattina, peserà probabilmente anche la rigida temperatura prevista per la serata di mercoledì a Donetsk che potrebbe influire sul suo problema muscolare al polpaccio.

    Nel caso di forfait di Chiellini, ci sarà spazio per Martin Caceres che ha dimostrato più volte di essere una valida alternativa in quel ruolo, anche alla luce del fatto che Lucio non si è aggregato alla trasferta ucraina per problemi fisici legati ad un affaticamento agli adduttori, rimanendo a Torino insieme a Bendtner, Simone Pepe e lo squalificato Claudio Marchisio, l’uomo copertina del derby ed autore di una doppietta.

    Quel che è certo, è che la Juventus contro lo Shakthar dovrà mostrare la massima determinazione per superare il “limbo” attuale del girone. Il destino del cammino europeo è nelle mani dei bianconeri ma la qualificazione è tutta da giocare considerando due variabili di estremo rilievo. In primis, la forza e la pericolosità della giovane squadra di Lucescu che non farà sconti e non vuol sentir parlare di “biscotti”, alla quale mancherà, però, l’attaccante Luiz Adriano squalificato per un turno per comportamento antisportivo tenuto nella gara con il Nordsjaelland. In secundis, l’importanza della posta in gioco considerando che il risultato della gara di mercoledì può condizionare l’intera stagione bianconera perchè, nonostante la prova di forza mostrata nell’ultima uscita europea contro il Chelsea, il passaggio del turno è ancora in bilico, così come ha voluto precisare il presidente Andrea Agnelli che ha evidenziato come tutto sia ancora possibile, nel bene e nel male: “Donetsk dobbiamo scendere in campo con determinazione e cattiveria. Possiamo conquistare la vetta del girone, ma rischiamo anche l’eliminazione”.

  • La Juventus scala classifica Iffhs, Napoli prima italiana

    La Juventus scala classifica Iffhs, Napoli prima italiana

    Sulle prime posizioni della classifica Iffhs, la graduatoria redatta dall’istituto mondiale di storia e statistica del calcio, i dubbi e le incertezze erano ben pochi ma, nelle altre posizioni, la classifica ha svelato qualche sorpresa soprattutto tra le squadre italiane con qualche “balzo” importante. La prima della classe è, e rimane, il Barcellona che totalizza 345 punti, accumulati nel periodo che va dal 30 Novembre 2011 al 1 Dicembre 2012; al secondo posto, invece, si colloca l’Atletico Madrid con 298 punti evidenziando ancora una volta la supremazia del calcio iberico ed, in particolare, del campionato spagnolo. Al terzo posto, a chiudere l’ideale “podio”, si posiziona invece la formazione argentina del Boca Juniors con 284 punti.

    A seguire, il Chelsea campione d’Europa in carica, poi i tedeschi del Bayern Monaco, l’ Universidad de Chile, il Real Madrid, il Corinthians, l’ Athletic Bilbao ed i francesi del Lione che guadagno ben dieci posizioni e chiudono la “top ten” risalendo dal ventesimo al decimo posto. A sorpresa, la prima delle italiane è il Napoli, posto in undicesima posizione con 220 punti al pari dei tedeschi dell’Hannover, con i partenopei che scalano ben undici posizioni, dalla ventiduesima piazza all’undicesima.

    Classifica Iffhs, il Napoli prima delle italiane
    Classifica Iffhs, il Napoli prima delle italiane | © Giuseppe Bellini/Getty Images

    Dopo gli azzurri di Walter Mazzarri, la seconda italiana nella classifica Iffhs è la Juventus che, in virtù dello scudetto conquistato nello scorso campionato, si colloca al quattordicesimo posto compiendo un notevole balzo in avanti in virtù del fatto che in precedenza i bianconeri occupavano la ventiseiesima posizione. In miglioramento anche il Milan, che risale dal trentunesimo al venticinquesimo posto, mentre l’Inter perde ben dieci posizioni, crollando dal diciottesimo posto al ventottesimo.

    Tra le altre squadre “di casa nostra” rimane pressocchè stabile la posizione della Lazio che passa dal trentacinquesimo al trentatreesimo posto, mentre i friulani dell’Udinese rimangono tra le migliori cento squadre, occupando il cinquantanovesimo posto e “peggiorando” il proprio ranking di otto posizioni.

  • Agnelli condanna striscione contro Grande Torino

    Agnelli condanna striscione contro Grande Torino

    La vittoria nel derby di Torino e l’imminente impegno di Champions League in Ucraina contro lo Shakhtar di Lucescu che sarà decisivo per il cammino in Champions League della Juventus, non può par passare in secondo piano un episodio verificatosi proprio a margine della stracittadina di sabato scorso, quando una parte della curva ha mostrato un inequivocabile striscione, assolutamente deplorevole nel suo contenuto: “Noi di Torino orgoglio e vanto, voi solo uno schianto” riferendosi al dramma di Superga del 1949, dove per “schianto” si intende proprio la tragedia aerea che cancellò il Grande Torino. Dopo un simile episodio, la società non poteva rimanere in silenzio e, pertanto, ha parlato il presidente Agnelli.

    Uno striscione senz’altro “squallido” come lo stesso presidente Andrea Agnelli ha voluto precisare, mostrando ferma condanna dell’accaduto ed analizzando l’accaduto in un’ottica più ampia, facendo riferimento ai diversi striscioni dal tono ignobile che si notano sempre più frequentemente negli stadi italiani come, ad esempio, quello comparso durante Milan-Juventus in cui una parte della curva rossonera aveva ironizzato sull’episodio del “volo” di Gianluca Pessotto – ex giocatore ed attuale dirigente bianconero – accaduto nel 2006.

    Agnelli condanna striscione contro il Grande Torino
    Agnelli condanna striscione contro il Grande Torino | ©GIORGIO BENVENUTI/AFP/Getty Images

    Per quel becero striscione in cui si ironizzava su un tentato suicidio, il Milan ha ricevuto soltanto una multa di quattro mila euro ed, ora, dopo lo striscione mostrato dalla curva della Juventus si attende la decisione del giudice sportivo. Di certo, una punizione “soft” servirà a ben poco perchè continuerà a far passare il messaggio dell’impunità di coloro che si recano allo stadio per offendere, oltraggiare e riversare gli istinti più bassi dell’animo umano, senza alcun rispetto nè per le tragedie nè per i morti.

    E’ un bene, invece, la ferma condanna di questi episodi da parte del numero uno del club “coinvolto” ed, in questo caso, del presidente Andrea Agnelli che ha evidenziato come sia diventato troppo frequente leggere striscioni con insulti gratuiti negli stadi italiani e sottolinea il dispiacere per tale situazione proprio perchè “è la curva a determinare l’ambiente e la personalità di uno stadio, ma la supremazia del tifo non deve manifestarsi nel ricordo delle tragedie altrui. Le tragedie non hanno nessuna fede”.

    Un messaggio chiaro e perentorio che vuol far capire la posizione del club in merito all’episodio in questione e, più in generale, in riferimento a cori e striscioni beceri che, negli ultimi tempi, sono comparsi allo Juventus Stadium, rivolti in particolare ai tifosi di Napoli ed Inter. Una condanna quella di Andrea Agnelli che, oltre a sottolineare la “presa di distanze”, evidenzia con tutta probabilità anche un ultimatum del club alla sua “curva”. Il percorso di crescita intrapreso dalla Juventus che mira ad affermarsi a livello italiano ed internazionale, passa anche dalla “sua casa” che non può e non deve essere considerata come teatro di beceri episodi ma come il “dodicesimo uomo” in campo che possa incidere positivamente sui risultati della squadra.

    A proposito dell’intervento di Andrea Agnelli si è espresso anche Sandro Mazzola, figlio del capitano del Grande Torino scomparso proprio nella tragedia di Superga, Valentino Mazzola. Mazzola ha sottolineato positivamente l’intervento di Agnelli riferendosi al fatto che, conoscendo la famiglia Agnelli, si aspettava un intervento del genere: “Gianni Agnelli guardava le partite del Torino ed apprezzava le gesta di quella formazione irripetibile”. Sandro Mazzola, poi, dall’alto della sua esperienza si lascia andare ad un’amara riflessione sulla società italiana in cui anche i valori dello sport “vengono sporcato così”: impossibile non dargli ragione.

  • Maradona junior smentisce suo padre su Twitter

    Maradona junior smentisce suo padre su Twitter

    Una vicenda intricata e aggrovigliata, degna di una telenovela sudamericana ed, in particolare, argentina considerando la nazionalità del suo protagonista: Diego Armando Maradona. Ancora una volta le cronache che lo riguardano non sono, però, di carattere sportivo ma, in tal caso, assumono connotati particolarmente intricati a proposito della sua vita sentimentale del presente e del passato e, nello specifico, in riferimento alla sua paternità.

    Come noto, Veronica Ojeda – la sua ultima compagna è attualmente incinta di sei mesi ma – la relazione fra Maradona e la Ojeda è “in fase di stallo” e prossima a concludersi considerando che l’ex numero dieci argentino avrebbe una nuova fidanzata. Tuttavia, nonostante questo, Diego Armando Maradona ha affermato di voler riconoscere il bambino che verrà partorito da Veronica, anche se a proposito di tale vicenda si è generato negli ultimi mesi un aspro conflitto tra la stessa Veronica Ojeda e la moglie “storica” di Maradona, Claudia Villafane, con tanto di denuncia da parte di Veronica Ojeda per presunte minacce ricevute dalle figlie di Claudia Villafane e Maradona – Dalma e Giannina – che non potranno avvicinarsi a più di 300 metri dall’abitazione della Ojeda fino al suo parto, per evitare di turbarla psicologicamente.

    In tale complesso quadro, si inseriscono le dichiarazioni di Maradona senior che, nell’annunciare la volontà di riconoscere il bambino di Veronica Ojeda nonostante la loro relazione sia ormai agli “sgoccioli”, ha citato anche il caso di Diego Armando Maradona junior, il figlio mai riconosciuto partorito da Cristiana Sinagra con il quale l’ex Pibe de Oro ha sottolineato di non aver alcun tipo di legame sentimentale considerando che “è il frutto di un rapporto occasionale di un giorno”. A tal proposito, inoltre, lo stesso Maradona senior per mezzo del suo avvocato Victor Stinfale ha poi rilasciato un comunicato ufficiale in cui si precisa che Diego Armando Maradona ha consegnato un milione di euro a Diego junior ed a sua madre al fine di evitare che parlassero di Maradona ai media, confermando che tale somma è stata incassata e sottolineando che – evidentemente – “questo accordo non è stato rispettato” riferendosi al fatto che Diego junior ha rilasciato alcune interviste alle televisioni argentine durante una sua visita a Buenos Aires parlando proprio dell’ex Pibe de Oro.

    Maradona junior smentisce Diego Maradona su Twitter
    Maradona junior smentisce Diego Maradona su Twitter | © JUAN MABROMATA/AFP/GettyImages

    A tal proposito, la risposta di Diego junior non si è fatta attendere ed ha voluto immediatamente sottolineare la totale falsità di quanto dichiarato nel comunicato rilasciato da Maradona per tramite del suo legale. Diego junior, dunque, ha deciso di commentare sul suo profilo Twitter utilizzando un tono più che ironico alle parole usate dal suo padre naturale: “Un milione di euro? Non so neanche come si scrive”, precisando, inoltre, che “la gente sa che non sono nato da una relazione occasionale” smontando, di fatto, tutto ciò che era stato precisato nel comunicato del legale di Maradona che, nelle intenzioni, era stato finalizzato a fare un po’ di chiarezza almeno su una parte della vita privata di Maradona, cercando di evitare parallelismi fra la sua prima paternità “non riconosciuta” e la paternità – che sarà invece considerata legittima – del nascituro di Veronica Ojeda.

  • Sneijder al Psg Pastore all’Inter, scambio possibile a Gennaio

    Sneijder al Psg Pastore all’Inter, scambio possibile a Gennaio

    La finestra di mercato invernale si avvicina, e le big d’Italia e d’Europa iniziano a pianificare possibili movimenti ed assalti che, in alcuni, casi potrebbero essere anche clamorosi come nel caso dell’ipotesi sempre più probabile di un approdo di Sneijder al Psg. In casa Inter, infatti, Wesley Sneijder è una pedina importante per il mercato di Gennaio e, cosniderando che l’olandese non ha mai goduto della piena fiducia di mister Stramaccioni, dopo un periodo buio e lontano dai riflettori del campo, sembra intenzionato a cambiare aria e, in tal senso, potrebbe realizzarsi proprio lo scambio Sneijder-Pastore, con Sneijder al Psg e Pastore all’Inter.

    Sneijder al Psg e Pastore all'Inter a Gennaio, scambio probabile
    Sneijder al Psg e Pastore all’Inter a Gennaio, scambio probabile | © Claudio Villa/Getty Images

    Qualche tempo fa, un simile scenario sarebbe stato impensabile ma, ora, l’affare ha buone probabilità di essere portato a termine, con il benestare del presidente Massimo Moratti che non disdegnerebbe la partenza dell’olandese in direzione Parigi, al Psg di Ancelotti, con il contestuale approdo in nerazzurro di Pastore che – alla luce dei problemi degli ultimi periodi evidenziati dallo stesso Ancelotti che ha parlato di “problema di fiducia” per il Flaco argentino – sarebbe lieto di tornare in Italia laddove è stato consacrato dal Palermo e, per di più, in una grande squadra. L’acquisto di Javier Pastore da parte degli sceicchi del Psg era stato un ingente investimento ma, a conti fatti, il rendimento in campo dell’argentino non ha portato i frutti sperati ed il giocatore sembra avviato sempre più verso una parabola discendente del proprio rendimento e avrebbe bisogno di “cambiare aria”.

    Inoltre, il passaggio di Sneijder al Psg non verrebbe ostacolato neppure dalla questione economica riguardante l’ingaggio di Wesley Sneijder considerando che la proprietà del Paris Saint Germain non avrebbe difficoltà ad elargirgli un ingaggio di primo livello o, perlomeno, pari a quello percepito dall’Inter di circa sei milioni di euro a stagione.

    Lo scambio Sneijder-Pastore, dunque, appare come una soluzione ottimale per entrambi che, nel cambio di squadra, potrebbero ritrovare i giusti stimoli per riprendersi un ruolo da protagonista in campo e sentirsi nuovamente al centro di un progetto: con una sola “mossa” entrambi potrebbero risolvere la propria crisi e metter fine ad un periodo di involuzione.

  • Giornalista Rai licenziato dopo offese ai napoletani

    Giornalista Rai licenziato dopo offese ai napoletani

    Le sue parole e la sua condotta fecero scalpore e crearono comune indignazione, in particolare per la totale assenza di professionalità e, aspetto ancor più grave, di civiltà nell’esercizio del suo lavoro. Stiamo parlando di Giampiero Amandola, giornalista Rai licenziato dalla redazione Regionale piemontese dopo l’episodio che lo vide protagonista con un servizio offensivo nei confronti dei napoletani. Il fatto è il seguente: durante un servizio mandato in onda alla vigilia di Juventus-Napoli di campionato dello scorso 21 Ottobre, Amandola intervistò alcuni tifosi juventini nei pressi dello stadio cogliendo l’occasione per rivolgere frasi ingiuriose, ironiche e gratuitamente offensive all’indirizzo dei tifosi napoletani e dei napoletani in generale, facendo proprio riferimento alla loro “scarsa igiene” ed al fatto che i napoletani di distinguono dalla loro puzza: parole pesanti ed assolutamente inaccettabili, degne del più becero coro ultras ma, di sicuro, non idonee ad un cronista del servizio pubblico, per le quali la stessa redazione piemontese è stata messa sotto accusa, a causa della mancanza di controllo per la messa in onda di tale servizio. 

    Giornalista licenziato dopo insulti ai napoletani prima di Juventus-Napoli
    Giornalista Rai licenziato dopo insulti ai napoletani prima di Juventus-Napoli | © Claudio Villa/Getty Images

    Subito dopo, però, il Comitato di Redazione del Telegiornale regionale del Piemonte aveva riconosciuto il grave errore connesso all’increscioso episodio ed aveva posto le proprie scuse facendo mea culpa a proposito delle frasi irrispettose per i tifosi napoletani cercando di trovare una giustificazione parziale all’errore commesso riferendosi alla “fretta” con cui il servizio era stato montato per essere messo in onda. A seguito delle reazioni di sdegno dei tifosi e del popolo napoletano (ma, più in generale, di chiunque possa avere un po’ di buon senso, ndr) anche il consiglio dell’Ordine dei Giornalisti del Piemonte ha aperto un provvedimento disciplinare, sentendolo nei giorni scorsi ed, a seguito di ciò, secondo quanto si apprende in queste ore da fonti provenienti dalla sede regionale piemontese il giornalista Rai Piemonte Giampiero Amandola, sarebbe stato licenziato ed, a partire dalla prossima settimana, il suo nome non compare nell’orario lavorativo della redazione.

    D’altronde, il suo errore è stato davvero imperdonabile.

  • Raid Campo de’ Fiori, Daspo di 5 anni per ultras arrestati

    Raid Campo de’ Fiori, Daspo di 5 anni per ultras arrestati

    Ne ha parlato tutto il mondo, indignandosi di fronte alla barbarie e all’inciviltà delle frange violente del tifo organizzato, suscitando polemiche e critiche per la scarsa sicurezza nella capitale e per l’assenza di vigilanza, in particolare, nella zona più frequentata della movida notturna. Ora, l’increscioso episodio identificato come Raid Campo de’ Fiori inizia ad avere pesanti conseguenze per gli aggressori ed esecutori delle violenze avvenute nella notte fra il 21 ed il 22 Novembre nel pub “Drunken Ship”, teatro della violenta aggressione nei confronti di un gruppo di dieci tifosi del Tottenham giunti nella capitale per seguire la propria squadra nel match di Europa League contro la Lazio.

    Dopo ore di paura, soprattutto per le gravi condizioni di uno dei tifosi accoltellato rimediando una lesione all’aorta, le indagini della Polizia e della Digos hanno iniziato a far chiarezza sull’identità di alcuni dei violenti, uniti dall’odio antisemita e dal barbaro istinto di scagliarsi – a volto coperto – e adoperando le proprie armi da guerriglia urbana, dai coltelli alle mazze da baseball passando per i tirapugni e le catene.

    Raid di Campo de' Fiori, il pub devastato
    Raid Campo de’ Fiori, il pub devastato | immagine dal web

    Il gruppo dei violenti era molto numeroso ma, tra gli autori ed esecutori del Raid Campo de’ Fiori, due di loro sono stati identificati ed arrestati dalla Questura di Roma che, servendosi delle immagini di alcune telecamere a circuito chiuso e delle testimonianze di alcuni presenti, è riuscita a compierne l’arresto con l’accusa di tentato omicidio. Si tratta di due ultras della Roma, Mauro Pinnelli e Francesco Ianari, ai quali proprio in queste ore è stato notificato da parte del questore della capitale Fulvio Della Rocca – dopo aver valutato le circostanze dei fatti avvenuti – anche il provvedimento di Daspo per i prossimi cinque anni, ossia il divieto ad assistere a qualsiasi manifestazione sportiva: per uno dei due ultras, inoltre, il provvedimento di Daspo non è una novità, avendolo già ricevuto in passato.

  • Davids ridimensiona Conte e sogna panchina della Juve

    Davids ridimensiona Conte e sogna panchina della Juve

    Qualche settimana fa, Edgar Davids – ex centrocampista della Juventus ed attuale allenatore-giocatore della squadra inglese Barnet – aveva analizzato la situazione in casa Manchester City, non risparmiando qualche frecciatina all’indirizzo di Roberto Mancini sottolineando che il tecnico jesino avrebbe “poca personalità  per gestire lo spogliatoio”. Ma i commenti dell’olandese pare non si siano fermati alle considerazioni su Mancini ed hanno riguardato, in queste ore, anche Antonio Conte il suo ex compagno di squadra – e capitano – ai tempi della Juventus di Marcello Lippi ed, al contrario di quanto ci si poteva attendere, Edgar Davids non è affatto “morbido” nei giudizi verso l’operato del mister salentino. Secondo Davids, infatti, i meriti di Conte per la vittoria nello scorso campionato ed il buon cammino finora intrapreso sarebbero secondari poichè il merito principale è da attribuire alla squadra: “Conte sta facendo bene, ma prima non si può dire fosse un grande allenatore. Cos’ha fatto all’Atalanta?” Dopo il primo “affondo”, arriva anche il secondo tackle, orientato a focalizzare il discorso proprio sulle occasioni che possono capitare nel corso della carriera da allenatore e che possono determinarne il destino: “dipende tutto dal fatto che uno noti le tue qualità e ti dia la squadra giusta” adducendo a tal proposito anche l’esempio di Rijkaard, partito male allo Sparta Rotterdam e poi consacrato sulla panchina del Barcellona.

    Il discorso legato al peso specifico di Conte nell’ambito dei risultati bianconeri, ben presto va a “parare” su un punto ben preciso che rappresenta il sogno della carriera di Davids allenatore: la panchina della Juventus. L’olandese, infatti, sottolinea come la Juventus rappresenti qualcosa di speciale per lui, dopo i lunghi e vincenti anni trascorsi a Torino, che considera un po’ casa sua anche perchè è lì che è nato suo figlio e definendola “una delle città più belle al mondo”. Degli anni in bianconero Davids sottolinea i bei ricordi e le emozioni vissute, “dando tanto e ricevendo tantissimo” evidenziando la forza e  la compattezza di quel gruppo, che definisce “il più forte in cui sia mai stato”. 

    Davids sogna la panchina della Juventus
    Davids sogna la panchina della Juventus | ©Tom Dulat/Getty Images

    A proposito di Juventus, poi, Edgar Davids parla anche del vecchio impianto Delle Alpi che, nonostante i limiti strutturali ed un manto erboso pessimo resta per lui “la storia”, anche se la nuova casa della Vecchia Signora, lo Juventus Stadium, per lui è “fenomenale”. Ecco perchè, come lui stesso rivela, uno dei suoi sogni da allenatore è quello di sedere proprio sulla panchina bianconera e, a precisa domanda, fornisce una precisa risposta: se la Juventus mi chiamasse non potrei rifiutare”

    Ma, se il sogno futuro è a tinte bianconere, Edgar Davids – uniformandosi al trend generale dei calciatori juventini del pre-Calciopoli – non rinnega quella che è stata la gestione della Triade composta da Moggi, Bettega e Giraudo, sottolineando i meriti dal punto di vista dei risultati ottenuti e dell’approccio gestionale, nel rapporto con i calciatori fondato sul dialogo, sul confronto e sulla stima reciproca: Erano bravi dirigenti. A me piace discutere, con loro si poteva parlare direttamente e ti trattavano da professionista, è il massimo quando ci si può confrontare con le persone”.

  • Lucio sogna la Germania: “alla Juve non sono felice”

    Lucio sogna la Germania: “alla Juve non sono felice”

    Nel mercato estivo, il passaggio di Lucio dall’Inter alla Juventus era stato letto come uno sgarbo del club bianconero ai rivali nerazzurri, “soffiando” il difensore che era stato uno dei cardini della retroguardia dell’Inter di Mourinho, in particolare con una “mossa” simile a quella che nella precedente stagione aveva caratterizzato il passaggio di Andrea Pirlo dal Milan: anche nel caso di Lucio, infatti, si è trattato di un arrivo a parametro zero, con conseguente accordo biennale da due milioni di euro a stagione.

    In realtà, però, l’esperienza del difensore brasiliano a Torino, per ora non ha avuto spunti positivi, sia alla luce dell’infortunio che ne ha condizionato l’impiego e la condizione ottimale, sia alla luce della sua posizione nelle gerarchie di squadra. La difesa bianconera, finora la meno battuta del campionato, può contare sui tre inamovibili, gli Azzurri Leonardo Bonucci, Giorgio Chiellini e Andrea Barzagli, un terzetto che non lascia spazio ad alternative. L’aspetto più frustrante per Lucio, però, è caratterizzato dalla frustrazione per il mancato impiego anche in occasione dell’assenza di uno dei titolari, così come accaduto proprio nell’ ultimo match di campionato disputato contro il Milan a San Siro, in cui Chiellini ha dato forfait per infortunio e mister Conte ha deciso di sostituirlo con Martin Caceres, lasciando Lucio sempre ai margini. Questo episodio è stato l’ulteriore conferma di un trend molto chiaro in merito all’impiego di Lucio: finora, soltanto quattro presenze, per un totale di soli 307 minuti, in cui l’ultima presenza risale alla gara in casa contro il Nordsjaelland in Champions League, in cui entrò in campo ad un quarto d’ora dal fischio finale e con i giochi già chiusi da tempo dato l’ampio vantaggio della Juventus.

    Lucio esprime la sua volontà di lasciare la Juventus
    Lucio esprime la sua volontà di lasciare la Juventus | ©Claudio Villa/Getty Images

    Pertanto, il difensore ha deciso di parlare rilasciando un’intervista al quotidiano sportivo tedesco “Sport Bild” esprimendo il proprio punto di vista ed il proprio malcontento: “Alla Juventus non sono felice perchè non gioco”. La fotografia della situazione attuale è, dunque, di disagio per il difensore sia per l’infortunio che lo ha condizionato in precedenza sia, ora, per la poca considerazione da parte del mister, che – come lui stesso afferma – “ha poca considerazione nei miei confronti”, al punto da indurre Lucio a sperare in un trasferimento nel mercato di Gennaio per “trovare una squadra che mi faccia giocare”.

    In tal senso, non è casuale che Lucio abbia scelto proprio il principale quotidiano tedesco per questa intervista, considerando che la destinazione più probabile resta proprio il ritorno in Bundesliga dove ha giocato per lungo tempo nel Bayer Leverkusen e nel Bayern Monaco, ed in Germania potrebbe esservi l’interessamento da parte del Wolfsburg, che potrebbe proporgli un ingaggio in linea con le sue richieste e con quello attualmente percepito dalla Juventus, ossia circa 2,5 milioni di euro a stagione. Pertanto, è lo stesso difensore ad aprire a questa opzione, che non nasconde di gradire particolarmente: “Sarebbe un’ottima possibilità, con Leverkusen e Bayern ho trascorso otto anni fantastici”, avvalorando il tutto con il benestare della sua famiglia e dei suoi figli che, a detta di Lucio, “festeggiano all’idea di poter tornare in Germania”.

    Le valige sono già pronte.

  • Platini apre alla Champions a 64 squadre dal 2014

    Platini apre alla Champions a 64 squadre dal 2014

    Ben presto la Champions League, per come è attualmente strutturata, potrebbe non esistere più e venir sostituita da un torneo a 64 squadre (anzichè 32, ndr) che eliminerebbe, contestualmente, l’Europa League a partire dal 2014. A discuterne è il presidente dell’Uefa Michel Platini a margine di un’intervista al quotidiano francese Ouest-France, affermando che il dibattito è in corso e che entro il 2014 verrà presa una decisione in merito alle competizioni europee del periodo 2015-2018: work in progress, insomma.

    Se l’eventuale allargamento della competizione più prestigiosa è un’ipotesi in via di perfezionamento, un altro provvedimento “nuovo” ha già conosciuto sperimentazione ossia l’introduzione dei due giudici di porta a coadiuvare maggiormente i direttori di gara al fine di limitarne sviste ed errori e, dunque, lo stesso Michel Platini che commenta i risultati finora raggiunti: “i cinque arbitri sono usati in Champions e nel campionato italiano e che li ha adottati ne è contento”, sottolineando anche la necessità che il campionato francese apra a quest’innovazione proprio in virtù del semplice principio “quattro occhi in più vedono meglio”. Una soluzione che, secondo Michel Platini trova conforto anche nel risparmio in termini di costi, se confrontata rispetto all’introduzione di meccanismi tecnologici che segnalino i gol fantasma.

    Platini apre alla Champions a 64 squadre dal 2014
    Platini apre alla Champions a 64 squadre dal 2014 | © LIONEL BONAVENTURE/AFP/Getty Images

    In tal senso, il presidente Uefa si contrappone all’idea del  numero uno della Fifa Joseph Blatter, che qualche tempo fa aveva rimarcato come l’adozione dei giudici di porta comportasse un incremento dei costi. Platini, invece, sottolinea il “differenziale” molto ampio tra le due diverse soluzioni snocciolando cifre: alla luce dei 78 stadi delle competizioni Uefa, il costo dell’introduzione dei giudici di area è pari a 2,3 milioni di euro, mentre l’adozione della “tecnologia” comporterebbe una spesa di 32 milioni di euro per il primo anno e di 54 milioni per cinque anni.

    Sempre in tema di “riforme”, Platini analizza anche un altro discusso aspetto connesso ai regolamenti arbitrali attualmente in vigore, ossia la triplice punizione sui falli da ultimo uomo: espulsione, calcio di rigore e squalifica a seguito del cartellino rosso rimediato. Un provvedimento “eccessivo” secondo il numero uno dell’Uefa che, in tal senso, si uniforma anche al giudizio espresso  dall’Associazione italiana arbitri: secondo Michel Platini, infatti, potrebbe essere ridotta la rigidità del fallo da ultimo uomo, prevedendo la punizione con cartellino giallo piuttosto che cartellino rosso, in modo da “ammorbidirne” la portata ed evitare di stravolgere gli equilibri della gara, compromettendone l’esito per la formazione che subisce il provvedimento. Su questo argomento, come rivela Platini, sono d’accordo anche le commissioni Fifa e Uefa mentre, al momento, non lo è l’International Board, anche se non è escluso che “le cose potrebbero evolversi ed andare verso l’abolizione di questa regola”.

    Dopo aver discusso di regole ed innovazioni, Platini si sofferma su un’altra questione di attualità considerando la prossima assegnazione del Pallone d’Oro: in tal senso, il principale candidato (e quasi certo vincitore) è Leo Messi che, così, potrebbe aggiudicarsi il prestigioso premio per la quarta volta consecutiva, battendo il record detenuto finora proprio da Platini che, da giocatore, lo vinse nell’edizione 1983, 1984, 1985. Ma, a tal proposito, Platini mostra la massima “sportività” nei confronti di Messi riconoscendo che “i record sono fatti per essere battuti, se vincerà il Pallone d’Oro sarà perchè l’avrà meritato”.