Autore: Simona Granieri

  • Scommessopoli: Gianello patteggia e inguaia il Napoli

    Scommessopoli: Gianello patteggia e inguaia il Napoli

    Se sul campo il Napoli di Walter Mazzarri si è rivelato la principale avversaria della Juventus per la lotta allo scudetto, considerando le difficoltà dell’Inter delle ultime partite in attesa dell’importante scontro diretto contro i nerazzurri che si giocherà domani a San Siro, il verdetto del tribunale potrebbe complicare la corsa tricolore dei partenopei a causa dell’ormai nota vicenda scommessopoli che coinvolge direttamente l’ex portiere di riserva del Napoli, Matteo Gianello. 

    L’ex portiere del Napoli, infatti, in un primo momento aveva negato con forza le proprie responsabilità ma, poi, dopo un lungo interrogatorio aveva confessato la tentata combine prima di Sampdoria-Napoli del 16 Maggio del 2010 (finita poi 1-0, ndr) proposta ai due compagni di squadra Paolo Cannavaro e Grava che, però, si rifiutarono categoricamente di portare avanti la combine, pur non denunciando il compagno di squadra e, proprio per tale omessa denuncia loro due rischiano una squalifica. Gianello, invece, avendo ormai confessato ha scelto di patteggiare proprio per “attenuare i danni”. In ogni caso, il tutto verrà deciso nel processo che inizierà lunedì prossimo, nel quale il patteggiamento e la conseguente “ammissione di colpa” di Matteo Gianello farà sì da coinvolgere in maniera automatica il Napoli con responsabilità oggettiva.

    Scommessopoli, Gianello patteggia e Napoli rischia -2 in classifica
    Scommessopoli, Gianello patteggia e Napoli rischia -2 in classifica | © Giuseppe Bellini/Getty Images/Getty Images

    Tale scenario che va a crearsi, porterà in primo grado con tutta probabilità alla penalizzazione dei partenopei, che rischiano di perdere due punti in classifica, mentre nel secondo grado di giudizio ed in quelli successivi, il Napoli potrà poi scegliere di percorrere due diverse strategie difensive: patteggiare o meno.

    La prima è quella di decidere per il patteggiamento e, dunque, vedere ridotta la penalizzazione in classifica ad un solo punto; la seconda alternativa, invece, è quella di portare avanti la causa della propria estraneità ai fatti, rifiutando di patteggiare, e puntare all’annullamento dei due punti di penalizzazione nei gradi di giudizio seguenti, sulla falsa riga della strategia portata aventi da Antonio Conte e dalla sua difesa che, sempre nell’inchiesta scommessopoli, ha rifiutato il patteggiamento ed ha visto ridotta dal terzo grado di giudizio – quello del Tnas – la sua squalifica da dieci a sei mesi: in tal senso, l’auspicio del Napoli è quello di cavarsela in terzo grado con una maxi multa e nessuna conseguenza sulla classifica.

    La strada più probabile sembra essere proprio quella del rifiuto del patteggiamento anche perchè patteggiare significa ammettere, in sostanza, la propria responsabilità: la società di De Laurentiis, invece, punta ad uscire “senza macchia” da una situazione che la vede coinvolta indirettamente per colpa di un proprio tesserato. Tuttavia, tale impostazione difensiva avrà probabilmente delle conseguenze del cammino del Napoli in questo campionato, se non altro perchè – alla luce dei tempi protratti della giustizia ed, in particolare, per le tempistiche finora mostrate nell’inchiesta scommessopoli – sarà difficile stabilire quando, in caso di esito positivo del giudizio, il Napoli potrà riappropriarsi dei punti di penalizzazione.

    Pertanto, tale incertezza legata a scommessopoli non può non condizionare il cammino degli uomini di Walter Mazzarri che, dunque, in caso di penalizzazione dovranno “caricare a testa bassa” cercando di non perdere punti per strada, consapevoli che il loro destino in campionato non dipende soltanto da loro ma anche dalla decisione della giustizia che, però, non è dato sapere quando arriverà.

  • Zeman ritratta su De Rossi e attacca i giornalisti

    Zeman ritratta su De Rossi e attacca i giornalisti

    Gli screzi fra Zdenek Zeman e Daniele De Rossi continuano a far notizia, in particolar modo alla vigilia della gara tra Roma e Fiorentina, che vedrà il ritorno all’Olimpico di Vincenzo Montella da tecnico dei Viola, ed il rientro dello stesso De Rossi dopo la squalifica di tre turni a seguito del pugno sferrato nel Derby con la Lazio.

    Ma andiamo con ordine: in una recente intervista rilasciata al Tg1, Zdenek Zeman ha usato parole di certo non morbide nei confronti del centrocampista giallorosso, evidenziando il fatto che De Rossi non si sia integrato con la squadra, precisando che “non è una nota dolente ma ha reso meno del previstocercando di analizzare, poi, le possibili cause che abbiano potuto determinare questo, come ad esempio le sirene di mercato e l’interessamento del Manchester City. Le parole del tecnico boemo, però, non potevano passare inosservate, soprattutto considerando che la tensione tra l’allenatore ed il giocatore è ormai nell’aria da tempo e che, se all’inizio veniva celata con frasi di circostanza, adesso anche questo tentativo è venuto meno considerando che il tecnico boemo, sempre nell’intervista al Tg1, si è esposto in prima persona sulla situazione-mercato di De Rossi, mostrando titubanza a proposito dell esistenza delle “undici squadre disposte ad acquistarlo”.

    Zeman ritratta su De Rossi e attacca la stampa
    Zeman ritratta su De Rossi e attacca la stampa | © Gabriele Maltinti/Getty Images

    Le parole usate da Zeman, in apparenza, non sembravano lasciar spazio ad interpretazioni differenti rispetto alla volontà di sottolineare ancora una volta il “problema De Rossi” e, pertanto, chiamato in causa sulla questione, Vincenzo Montella le ha commentare con l’ironia che lo contraddistingue, sottolineando che se esistesse un caso De Rossi alla Roma, la sua Fiorentina sarebbe ben lieta di accogliere il centrocampista, soprattutto considerando che lo stesso De Rossi non ha fatto mai mistero di preferire Montella come tecnico giallorosso al posto di Zeman. Pertanto, tra il serio ed il faceto, il mister Viola aveva lanciato una battuta: “Daniele poteva, anzi potrebbe, venire lui qui da noi”.

    Fine della storia? Tutt’altro. Le parole, seppur dal tono palesemente scherzoso, di Montella sembra abbiano fatto arrabbiare Zdenek Zeman che non ha gradito la battuta del tecnico partenopeo ed ha puntato il dito contro i giornalisti che, a suo avviso, avrebbero voluto stravolgere il senso delle sue parole rilasciate nei giorni scorsi a proposito della posizione di Daniele De Rossi. A tal proposito, Zeman è stato assolutamente categorico nell’affrontare la faccenda ed ha apostrofato i giornalisti, rei di aver voluto stravolgere il senso delle sue parole al fine di creare polemica e disinformare: “Non c’è da scherzare su questo argomento anche perché voi invece di informare, disinformate. È allucinante”. 

    Nonostante tutto, nella gara di sabato sera all’Olimpico contro la Fiorentina sembra possibile un impiego dal primo minuto di Daniele De Rossi anche se, in tal senso, non è dato aver alcun tipo di certezza come lo stesso Zeman precisa: “si sta allenando con impegno, non si sa mai chi in settimana può stare meglio o peggio. Io spero lui stia meglio”. Chissà se, almeno una sua prestazione positiva in campo, possa contribuire almeno parzialmente a distendere il clima intorno a lui.

  • Drogba torna al Chelsea per festeggiare la Champions

    Drogba torna al Chelsea per festeggiare la Champions

    Didier Drogba sembra avere un’incredibile nostalgia dell’Europa ed, approfittando della sosta invernale del campionato cinese, ha deciso di compiere un tuffo nel suo recente passato e di tornare a Londra, sponda Chelsea, per una visita di cortesia ai suoi ex compagni di squadra. Ma, ogni visita che si rispetti non può non prevedere un “dono” e, dunque, il generoso Drogba non ha badato a spese, regalando ai i componenti della squadra che sei mesi fa trionfò in Champions League, un anello dal valore di circa 800 mila sterline, tempestato di zaffiri e diamanti.

    Un presente importante e, forse, “anche un po’ truzzo” – come definito dalla giornalista di Sky Sport Lia Capizzi – che riporta la scritta “Uefa Champions League 2011-2012” con in evidenza le stelle nella parte superiore, sul quale non poteva mancare certamente il nome della squadra, ovvero il Chelsea e, per ognuno, il proprio nome e numero di maglia, oltre che il punteggio finale e alla data della finalissima vinta dai Blues contro il Bayern Monaco. Un anello che ricorda lo stile Nba&Nfl e che, nell’idea di Drogba, dovrà essere un simbolo “per ricordare  quel momento” con estremo orgoglio per ciò che il club ha raggiunto in quella magica notte del trionfo europeo.

    Drogba anello regalo al Chelsea per ricordare la Champions
    Drogba anello regalo al Chelsea per ricordare la Champions | foto dal web

    La squadra ha organizzato, così, una grande cena per l’occasione, presso il prestigioso “Chelsea Harbour Hotel” alla quale risaltava l’assenza di due importanti componenti: Fernando Torres e l’ex tecnico Roberto Di Matteo. Le malelingue ed i tabloid inglesi si sono già scatenati per cercare di indagarne le cause, scavando in quelli che – nella scorsa stagione – potevano essere i possibili dissapori tra Drogba e Torres che, con Di Matteo in panchina, si sono contesi a lungo la maglia da titolare, anche se – a conti fatti – era l’ivoriano a risultare sempre decisivo con i suoi gol soprattutto in Champions League.

    Anche se Didier Drogba ha lasciato i Blues, non è escluso che su Fernando Torres pesi ancora quel confronto, considerando il difficile momento della squadra di Benitez e le responsabilità che molti gli attribuiscono, anche all’interno dello spogliatoio: in tal senso, basti pensare alle recenti dichiarazioni di Mata, trequartista del Chelsea, che ha rivelato come la partenza di Drogba sia stato uno shock per tutta la squadra, considerando che il gioco del Chelsea era creato su misura per le caratteristiche dell’ivoriano al quale “bastava dare la palla e sapevi che poteva rendersi pericoloso” sottolineando che, nonostante il grande valore del Nino spagnolo, “Torres non è Drogba”. Un commento lapidario che, di certo, l’attaccante spagnolo non avrà gradito e che lascia comprendere in maniera nitida, se ce ne fosse ancora bisogno, quale fosse il peso in squadra di Drogba e quale vuoto abbia lasciato la sua partenza.

    Dal canto suo, Didier Drogba sembra essere ancora profondamente legato all’ambiente dei Blues e l’anello appena donato non è altro che un ulteriore di conferma di questo. Ma, se la parentesi londinese è ormai conclusa, la sua nostalgia per il calcio europeo potrebbe essere colmata con l’approdo alla Juventus, che insegue il bomber ivoriano ed i suoi gol, e pare abbia offerto al fratello-agente del calciatore una proposta di sicuro interesse: contratto di un anno e mezzo a sei milioni di euro a stagione: la presenza della Juventus negli ottavi di Champions League potrebbero solleticare in Drogba la voglia di tentare un’altra cavalcata europea.

  • Balotelli papà, ma la bimba si chiama Pia Fico

    Balotelli papà, ma la bimba si chiama Pia Fico

    Dopo una lunga estate di continui colpi di scena, fra gravidanza annunciata, test del Dna richiesto, continui screzi e successivi riappacificamenti immortalati dagli obiettivi dei paparazzi, per Raffaella Fico e Mario Balotelli, è finalmente giunto il momento più atteso ed importante. La piccola neonata si chiama Pia, nome scelto per devozione della mamma a Padre Pio di Pietralcina, ed è venuta alla luce con qualche giorno di anticipo rispetto alla data prevista presso la Clinica Mediterranea che affaccia sul lungomare di Napoli, la città della neo mamma, che in questi giorni è stata presa d’assalto dai fotografi in attesa di uno scatto ad effetto, magari che ritraesse proprio l’arrivo di Super Mario. Se è dato sapere il nome della bambina, resta ancora qualche dubbio sul suo cognome: Fico o Balotelli? Pare che la scelta sia ricaduta proprio sul cognome della mamma, e che la bambina sia stata registrata come Pia Fico direttamente in ospedale, considerando la situazione ancora non ben chiarita che riguarda il riconoscimento della paternità da parte dell’attaccante del Manchester City dopo lunghi mesi di tira e molla.

    Pia Fico, il nome della figlia di Balotelli che ha preso cognome della mamma
    Pia Fico, il nome della figlia di Balotelli che ha preso cognome della mamma | ©PAUL ELLIS/AFP/Getty Images

    Mario Balotelli non era presente al parto e si trovava in Inghilterra per gli impegni con la squadra considerando l’imminente derby con il Manchester United di Premier League in programma domenica, ma ben presto volerà alla volta di Napoli per conoscere la piccola, oltre che per far visita a Raffaella Fico: in quell’occasione, con tutta probabilità, i due potranno affrontare una volta per tutte il discorso relativo alla gestione del nuovo ruolo di entrambi, in particolar modo considerando la distanza che li separa considerando gli impegni a Manchester di Super Mario ed il fatto che Raffaella Fico sembra intenzionata, almeno per ora, a rimanere vicina alla propria famiglia nella città partenopea.

    Il tutto in attesa di capire se Mario Balotelli raccoglierà “l’assist” lanciatogli proprio da Raffaella Fico che, in una recente intervista a Diva e Donna precedente al parto, aveva rivolto dei “consigli” a Mario Balotelli precisando che, a suo avviso, “un buon padre non deve limitarsi a prestare il proprio Dna ma deve stare vicino alla propria donna, essere presente ed interessarsi”, fino ad arrivare alla richiesta finale di matrimonio, che suonava quasi come un’implorazione o come un ultimatum:se ami nostra figlia dimostramelo, sposami!”

    La showgirl napoletana, dunque, sembra avere già le idee molto chiare e sembra disposta e perdonare tutto ciò che in questi mesi è stato causa di litigi e dissapori con Mario Balotelli ed, in primis, il dubbio sollevato dal calciatore sulla sua paternità: dopo la nascita della bambina, mulatta, tali dubbi sembrano essere stati fugati già dal colore della sua pelle e, dunque, questa “certezza” in più potrebbe far sì da convincere definitivamente Mario Balotelli a riconoscerla come sua figlia e calarsi nella parte di papà seppure “a distanza”. In tal senso, secondo alcune indiscrezioni, Balotelli avrebbe confidato al alcuni amici di essere felicissimo per la nascita della bambina e, già questo, è un segnale di distensione molto importante.

    Dopo il fiocco rosa e la nascita della piccola Pia Fico, dunque, si attendono altri sviluppi in quella che, ormai, è una soap opera a puntate.

  • Federer, match in diretta gratis su You Tube

    Federer, match in diretta gratis su You Tube

    Un regalo ai suoi fans ed agli appassionati di tennis di tutto il mondo che, così, potranno seguire i match di Roger Federer in diretta online, in maniera totalmente gratuita e, soprattutto, legale. La novità viene lanciata proprio oggi 6 Dicembre ed, accedendo al canale You Tube all’indirizzo www.youtube.com/RogerFederer potranno assistere in diretta ai sei match della tournée sudamericana del “Roger Federer Gillette Tour”.

    E’ stato lo stesso tennista svizzero ad annunciare in maniera entusiasta il lancio dell’iniziativa sottolineando la sua soddisfazione per l’apertura del nuovo canale You Tube Roger Federer You Tube Channel -soprattutto in concomitanza con l’avvio della tournèe in America Latina, con l’auspicio di “poter offrire in futuro altri eventi, programmi e contenuti originali”.

    Federer, match in diretta gratis su You Tube
    Federer, match in diretta gratis su You Tube | © Julian Finney/Getty Images

    Un’iniziativa importante e lodevole, voluta fortemente dallo stesso numero due al mondo che, nell’era dei social network e delle condivisioni live in rete, ha ritenuto opportuno costruirsi un proprio spazio personale, una sorta di Tv del Web a lui totalmente dedicata, che possa consentire un rapporto immediato e ravvicinato con i suoi fans di tutto il mondo che potranno avere, così, un “osservatorio” privilegiato, libero e gratuito sui suoi match. L’iniziativa, dunque, si preannuncia di sicuro successo e potrebbe costituire il punto di partenza per un nuovo modo di intendere lo sport e la sua trasmissione, senza filtri e senza paletti.

    Il primo è in programma proprio oggi a San Paolo, contro il miglior tennista brasiliano, Thomaz Bellucci, con inizio a mezzanotte e mezza ora italiana in una “rivincita” del match disputato a Basilea – quindi in casa di Federer – circa un mese fa, quando Roger Federer si impose con un sofferto 7-5. Sempre a mezzanotte e mezza ora italiana sarà trasmesso il successivo incontro in programma, che vedrà Federer contro il francese Tsonga, previsto per sabato 8 Dicembre, mentre il match del giorno 9 Dicembre contro il tedesco Tommy Haas è in programma alle ore 21 italiane.

    Lo spettacolo è garantito.

  • Messi solo contusione, sollievo per il gatto nero

    Messi solo contusione, sollievo per il gatto nero

    Se il Camp Nou di Barcellona fosse stato il San Paolo di Napoli, la notizia avrebbe avuto ancora più risalto a causa della proverbiale scaramanzia dei napoletani, ma Barcellona e Napoli sono due città molto simili, due porti di mare latini e, per questo, anche in casa blaugrana le superstizioni sembrano essere una cosa seria soprattutto a causa dell‘ infortunio di Lionel Messi preceduto dall’insolita presenza di un gatto nero che passeggiava indisturbato sul terreno di gioco a pochi minuti dall’inizio di una gara di Champions League.

    Secondo la più comune credenza popolare il gatto nero che attraversa la strada è portatore di “sfortuna” e, dunque, traslando l’episodio sul rettangolo di gioco, il gatto nero che attraversa il campo avrebbe dovuto portare qualcosa di negativo. Il Barcellona padrone di casa era già qualificato (e già primo) nel suo girone di Champions League e, pertanto, la gara contro il Benfica di ieri sera assumeva soltanto il significato di un’amichevole per i catalani, mettendoli al riparo da eventuali sventure che potessero riguardare il risultato della gara ed il futuro nella competizione. Ma, dato che il cammino europeo del Barcellona non poteva essere in pericolo, l’episodio del gatto nero è stato romanzato ed associato dai quotidiani spagnoli all’evento negativo della serata, ossia l’infortunio di Messi che, entrato da poco in campo, al minuto 86 della gara si è scontrato con il portiere dei portoghesi Artur ed è uscito dal campo in barella, lasciando lo stadio ammutolito e con il fiato sospeso.

    Messi, solo contusione al ginocchio sinistro
    Messi, solo contusione al ginocchio sinistro | © LLUIS GENE/AFP/Getty Images

    Gli accertamenti svolti già nella notte però, consentono di tirare un sospiro di sollievo, non solo ai tifosi blaugrana ma anche a tutti gli appassionati di calcio, considerando l’immenso patrimonio per questo sport rappresentato proprio dalla Pulce argentina: per lui, come conferma un comunicato ufficiale del Barcellona soltanto “una contusione ossea nella zona esterna del ginocchio sinistro”, senza alcun tipo di interessamento ai legamenti e senza traumi distorsivi anche se, con tutta probabilità, il numero dieci blaugrana verrà sottoposto ad ulteriori indagine più approfondite nella giornata di domani. In ogni caso, le indagini svolte ieri consentono di parlare di “buona notizie” che potrebbero fare ipotizzare un suo rientro in campo nel brevissimo termine, probabilmente già domenica prossima nella gara di Liga spagnola contro la sorpresa stagionale Betis, quarto in classifica, anche per continuare la sua personale rincorsa al record di Gerd Muller distante soltanto un gol, considerando le 85 reti segnate da Muller in un anno solare e le 84 finora messe a segno da Messi nel 2012.

    Lo stesso Leo Messi, già nella serata di ieri, aveva voluto rassicurare tutti con un messaggio pubblicato sulla sua pagina Facebook e su Twitter in cui ringraziava tutti coloro che, fin da subito, gli avevano tributato messaggi di supporto augurandosi un suo pronto rientro in campo: “Grazie a Dio soltanto un grande spavento. Ringrazio tutti per le preoccupazioni e per i messaggi di incoraggiamento”. 

    Tutto è bene quel che finisce bene, dunque, con gran sollievo di Messi, del Barcellona ed anche di quel povero gatto nero – ignaro di tutto – che difficilmente potrà avere di nuovo accesso indisturbato al terreno di gioco del Camp Nou.

  • Conte, fine dell’esilio e Paratici può rilassarsi

    Conte, fine dell’esilio e Paratici può rilassarsi

    Dopo quattro mesi l’esilio è finito: dal dieci agosto al nove dicembre, quando a Palermo Antonio Conte tornerà a sedersi sulla sua panchina, per guidare la squadra dal campo, per soffrire con i giocatori, per motivarli a suo modo e terminare la gara con un filo di voce. Tutto questo gli è mancato terribilmente, al punto che – come lo stesso Conte ha dichiarato – sua moglie gli ha costruito una panchina in salotto, dove sedersi a guardare la Tv, giusto per non perdere l’abitudine. Dopo lungo peregrinare per le tribune d’Italia e d’Europa, dopo gare vissute dietro ai vetri schermati di un box che assumeva le sembianze di una gabbia per il leone, finalmente potrà ricalcare il manto erboso e compiere i suoi rituali gesti scaramantici pre-partita in campo.

    Sono stati mesi di grande sofferenza per lui, nonostante l’andamento della squadra potesse consentirgli di dormire sonni abbastanza tranquilli e di affidarsi ai suoi collaboratori, Carrera prima ed Alessio poi. La sua Juventus lo riabbraccia da prima in classifica in campionato e da qualificata agli ottavi di Champions League da prima nel proprio girone, battendo e scavalcando proprio l’ostico Shakhtar Donetsk. La vittoria e la qualificazione sono stati “un regalo per Conte, perchè Antonio ha sofferto tanto lontano dalla squadra” come ha sottolineato Beppe Marotta nel post-partita di ieri sera: un presente gradito e non solo perchè Natale si avvicina, ma perchè consente al mister di esordire in panchina in Europa dalla porta principale, negli ottavi di finale della principale competizione.

    La soddisfazione per il risultato raggiunto non deve, però, far dimenticare questi lunghi mesi di esilio forzato, che hanno solleticato una curiosità a tratti morbosa nei confronti di Antonio Conte, cercando di scrutarlo con ogni mezzo possibile per interpretarne i gesti e le reazioni durante le gare in tribuna. Più composte e misurate nella gare iniziali di campionato, più accese nelle ultime partite in cui la posta in gioco inizia a essere importante e pesante, proprio come nella decisiva gara di ieri sera contro lo Shakhtar quando mister Conte è stato, suo malgrado, protagonista di un siparietto curioso: nelle fasi centrali del match, quando il risultato era ancora bloccato sul pareggio, alcuni tifosi dello Shakthar, nell’intento di distrarlo dalla gara, si sono avvicinati alla sua postazione in tribuna ed hanno iniziato a sventolare le loro bandiere proprio davanti al vetro del box, infastidendo il mister che ha chiesto l’intervento di Fabio Paratici, presente come sempre al suo fianco, perchè avvertisse il servizio d’ordine e facesse allontanare i disturbatori ucraini. Il tutto si è risolto in pochi minuti, ma l’episodio – agli occhi di Conte – avrà assunto le sembianze dell’ultimo boccone amaro da digerire prima di potersi riappropriare della sua normalità, della routine che caratterizza il ruolo di ogni tecnico.

    Conte, fine dell'esilio e Paratici può rilassarsi
    Conte, fine dell’esilio e Paratici può rilassarsi | © Claudio Villa/Getty Images

    Ma, oltre a mister Conte, da domenica prossima il ritorno alla normalità caratterizzerà anche Fabio Paratici, il fedele direttore sportivo che ha accompagnato il mister bianconero in ogni tribuna, sempre al suo fianco. Ha avuto il difficile ruolo del “parafulmine”, accompagnando e supportando il mister durante i novanta minuti, vivendo in prima persona le sue reazioni impulsive ed i suoi sfoghi, cercando di trasmetterli telefonicamente – nonostante il divieto – ad un “intermediario” seduto in panchina affinchè giungessero al vice-allenatore di turno, adattando il suo ruolo di direttore sportivo alle esigenze ed alle circostanze. Anche per lui la fine dell’esilio di Conte sarà motivo di grande gioia perchè significherà tornare al proprio ruolo “tradizionale”, in attesa della bolletta telefonica di questi quattro mesi.

  • Balotelli al Milan, perchè si perchè no

    Balotelli al Milan, perchè si perchè no

    L’approdo di Mario Balotelli al Milan appare come un tema sempre caldo, come una pista di mercato sempre possibile, soprattutto in virtù del rapporto speciale di Super Mario con i colori rossoneri, mai celato neppure quando indossava la maglia dell’Inter. Mai come ora, però, la suggestiva ipotesi di mercato sembra realizzabile, anche alla luce della difficile situazione in casa Manchester City, dove Mario Balotelli riveste ormai un ruolo marginale, sempre più lontano dalla figura di pupillo di Roberto Mancini ed, inoltre, sull’eventualità della sua partenza sull’asse Manchester-Milano giocano un ruolo importante diversi fattori.

    Situazione Manchester City – L’eliminazione della squadra di Roberto Mancini dalla Champions League ha lasciato un segno profondo e, dopo aver fallito anche la qualificazione in Europa League, la mancanza di impegni europei rende meno necessario un parco attaccanti vasto, in particolar modo in una squadra che già può puntare su nomi importanti che, però, hanno deluso lo stesso mister che, nel post-gara di ieri, non ha nascosto il suo disappunto per la scarsa vena realizzativa ed il primo a pagare potrebbe essere proprio Mario Balotelli anche se è ovvio che il City non lo “svenderà”.

    Mino Raiola – Il procuratore di Super Mario è stato avvistato di recente a Manchester ed è stato protagonista di un summit con i vertici del City e con lo stesso Mancini proprio per definire e ridiscutere il rapporto tra il giocatore e la società, considerando alcuni dissapori avvenuti. L’intento del procuratore è quello di lavorare per far restare Super Mario a Manchester almeno fino al mercato estivo, cercando di curare in prima persona il rapporto tra il suo assistito e il City, divenendo mediatore di eventuali problematiche e preferendo rimandare il discorso mercato alla sessione estiva piuttosto che alla finestra di Gennaio, ed in tal senso si può intendere la sua frecciatina alle squadre italiane: “Balotelli costa quanto la Gioconda, nessuna italiana può permetterselo”.

    Balotelli al Milan, perchè si perchè no
    Balotelli al Milan, perchè si perchè no | ©PAUL ELLIS/AFP/Getty Images

    Galliani – Il dirigente rossonero è un “sentimentale”, come spesso ha dimostrato, ed è in primis un innamorato del Milan. Per questo motivo, di fronte a una domanda che accenna ad uno scenario di mercato tanto affascinante, Galliani non può fare a meno di sorridere e sognare, lanciando una battuta sulle enormi potenzialità della coppia El Shaarawy-Neymar e affrontando, poi, la questione Balotelli elargendo un consiglio allo stesso attaccante del City, affinchè si renda conto che “a 23 anni il tempo vola, considerando le straordinarie qualità tecniche e fisiche e ha già buttato qualche anno di carriera”. Suggestioni a parte, per Galliani l’obiettivo del Milan resta lo sfoltimento della rosa, per portare l’organico a quota 25-26 uomini anzichè gli attuali 32 e, pertanto, anche se “il Milan si guarda attorno, parlare ora di Balotelli non ha senso, perchè è del City”. 

    Berlusconi – La ritrovata vicinanza del presidente alla squadra rende le sue parole ancora più pesanti ed importanti anche sulle questioni di mercato, considerando che, in tal senso, è ovviamente Silvio Berlusconi ad avere l’ultima parola. Pertanto, la sua risposta negativa alla domanda “Balotelli è un sogno?” dovrebbe far riflettere sulla difficoltà che l’operazione possa concretizzarsi, in particolare a Gennaio. In realtà, a proposito dell’arrivo al Milan di un giocatore come Balotelli, un ruolo chiave è quello di Robinho considerando che soltanto se il Milan dovesse privarsi del brasiliano e del suo ingaggio potrebbe esservi spazio per l’arrivo di un top player (sia in campo che in termini di retribuzione) come Mario Balotelli. Ma, proprio riferendosi al futuro di Robinho, Silvio Berlusconi è categorico: “non andrà via“.

    Sommando i diversi fattori di influenza, dunque, l’ipotesi Balotelli al Milan a Gennaio pare poco probabile, mentre un suo approdo in estate potrebbe essere considerata molto più fattibile anche se, nel calciomercato in generale ed in quello rossonero in particolare, i colpi di scena non mancano mai, ancor più se Galliani riuscisse a trovare la “formula giusta” per convincere il City, ossia il prestito con diritto di riscatto: in quel caso, tutto è possibile.

  • Europeo itinerante, domani decisione dell’Uefa

    Europeo itinerante, domani decisione dell’Uefa

    La macchina organizzativa dell’Uefa sembra non fermarsi mai, in particolar modo considerando l’orizzonte temporale di lungo periodo con cui le manifestazioni internazionali devono essere approntate. Il prossimo Europeo in calendario sarà quello francese, organizzato nella patria del presidente Michel Platini, ma dopo il 2016 potrebbe esservi una vera e propria rivoluzione della manifestazione continentale fra Nazionali, con la formula del cosiddetto Europeo itinerante.

    Il termine itinerante allude già alla caratteristica sostanziale che presenterebbe la nuova modalità organizzativa che, se dovesse andare in porto, farà sì da coinvolgere tutte le Nazioni partecipanti a partire dall’edizione dell’Europeo del 2020, evitando di affidare l’organizzazione soltanto ad un Paese o a due al massimo come si è verificato nel caso di Belgio-Olanda del 2000, di Austria-Svizzera del 2008 ed anche nell’ultimo Europeo di Polonia ed Ucraina 2012: in questo modo il peso organizzativo verrebbe ad essere “spalmato” e sia i costi che i benefici derivanti dall’organizzazione della manifestazione si distribuirebbero fra più Nazioni, ed inoltre verrebbe garantito un massiccio coinvolgimento da parte dei tifosi di tutte le Nazionali partecipanti. La proposta dell’Europeo itinerante fa capo allo stesso presidente Uefa Michel Platini che l’ha studiata a lungo prima di lanciarla e, dunque, ne caldeggia ora l’attuazione che sembra molto probabile con l’avvento dell’Europeo Itinerante che potrebbe modificare radicalmente l’immaginario della manifestazione continentale.

    Europei itineranti dal 2020 domani l'Uefa decide
    Europeo itinerante dal 2020 domani l’Uefa decide | © LIONEL BONAVENTURE/AFP/Getty Images

    In tal senso, il comitato esecutivo dell’Uefa si riunirà domani a Losanna proprio per discutere diversi temi “caldi”: oltre alla proposta dell’Europeo itinerante, anche la formula per gli Europeo 2016, che saranno i primi della storia con ventiquattro squadre partecipanti anzichè soltanto sedici formazioni, come accaduto finora.

    Pertanto, sarà necessario individuare una formula ottimale per rendere snella la competizione nonostante l’aumento della partecipanti alla fase finale e, dunque, potrebbe essere deciso di predisporre sei gruppi composti da quattro squadre, oppure si potrebbero introdurre gli ottavi di finale – che finora erano soltanto una prerogativa dei Mondiali – che includerebbero le prime due di ogni girone e le quattro migliori terze, ricalcando un modello già sperimentato in passato nei Mondiali e che, nel 1994, permise all’Italia di Arrigo Sacchi di superare la fase iniziale.

    Inoltre, sempre nella riunione di Losanna in programma domani, il comitato esecutivo dell’Uefa dovrà discutere un altro importante tema all’ ordine del giorno, ossia l’impiego dei giudici di porta (altra soluzione molto gradita al presidente Platini, ndr) anche nell’Europeo Under 21 in programma in Israele nel 2013.

  • Buffon punta in alto: “Vogliamo il primo posto”

    Buffon punta in alto: “Vogliamo il primo posto”

    Il giorno della verità è arrivato per la Juventus, che questa sera affronterà gli ucraini dello Shakhtar Donetsk per giocarsi la qualificazione agli ottavi di finale della Champions League. E’ già tempo di verdetti importanti e, dunque, era inevitabile che a parlare fosse l’uomo di maggiore esperienza internazionale, il capitano Gigi Buffon che, come di consueto, ha analizzato la situazione con grande lucidità ed acume, individuando i temi fondamentali della gara, ed i pericoli in agguato.

    Per l’occasione Gigi Buffon ripropone un’affermazione che aveva già rimarcato dopo la prima gara di Champions disputata quest’anno, a Stamford Bridge contro il Chelsea, quando la Juventus conquistò un buon pareggio per 2-2: allora, Buffon dichiarò che “questa Juve può giocarsela con tutti” proponendo un auspicio che oggi è divenuto certezza, soprattutto dopo l’importante vittoria ottenuta contro i campioni d’Europa in carica del Chelsea nella gara disputata a Torino, dando l’impressione che “la Juve è tornata ad essere competitiva anche a livello europeo” .

    Buffon punta al primo posto nel girone di Champions
    Buffon punta al primo posto nel girone di Champions | © SERGEI SUPINSKY/AFP/Getty Images

    Il potenziale, dunque, è di sicuro notevole ma ora quel che occorre è l’ultimo passo – e per definizione il più importante – verso il primo traguardo stagionale: questa sera contro l’ostica squadra di Mircea Lucescu la Juventus dovrà centrare almeno il pareggio per avere la matematica certezza del passaggio del girone, insieme al già qualificato Shakhtar: in caso di pari, dunque, la Juventus sarebbe seconda e gli ucraini primi; in caso di vittoria bianconera, invece, la situazione sarebbe opposta, con la Juventus a guidare il gruppo e gli ucraini secondi. In apparenza, dunque, gli ucraini potrebbero sembrare più rilassati avendo già in tasca il passaggio agli ottavi ma, come ha ricordato lo stesso Lucescu, non si faranno sconti: per questo motivo secondo Buffon non è il caso di riproporre quella frase che fece scalpore quando lui stesso, con grande sincerità, la pronunciò per spiegare un “costume” consolidato nel mondo del calcio: “meglio due feriti che un morto? Non ci sono i requisiti perchè una squadra è qualificata e l’altra no”.

    Pertanto, considerando le insidie della gara e la forza dell’avversario che potrà giocare con maggiore serenità e meno pressioni, Gigi Buffon sottolinea il rischio principale del match, ossia “il terzo risultato, quello che non ci piacerebbe”. Per questo motivo, per evitare rischi che comprometterebbero ciò che di buono è stato fatto finora, la squadra dovrà dare il massimo, anche perchè se si riuscisse a centrare il risultato pieno, i bianconeri arriverebbero al primo posto nel girone che, secondo Gigi Buffon, potrebbe essere un “particolare” importante da considerare perchè “c’è differenza tra chi arriva primo e chi secondo visto chi si va ad affrontare agli ottavi”, sottolineando l’importanza di evitare di incontrare subito delle “potenziali vincitrici”. Proiettandosi al futuro prossimo della competizione, augurandosi di essere “in gioco”, il numero uno bianconero si sbilancia su quello che, finora, era un discorso quasi tabù, ossia la vittoria finale: “ci sono 3-4 squadre più forti di noi, ma sognare non costa nulla”. 

    La concentrazione e l’attenzione, pertanto, dovranno essere massime questa sera, così come conferma Angelo Alessio (alla sua ultima presenza da primo allenatore in panchina considerando che il 9 Dicembre rientrerà Antonio Conte, ndr) proiettato sul raggiungimento dell’obiettivo-qualificazione, con l’auspicio di smentire le parole di Lucescu che, nei giorni scorsi, aveva sminuito il gioco bianconero definendolo “prevedibile e ripetitivo”.