Il legame tra Thierry Henry e l’Arsenal è davvero un qualcosa di speciale: soltanto così è possibile spiegare l’ennesimo ritorno dell’attaccante francese alla corte di Wenger. Già lo scorso anno Henry aveva lasciato i New York Red Bulls per circa tre mesi approfittando della pausa del campionato Usa, per tornare a provare l’ebbrezza di giocare a Londra, nel magnifico impianto dell’ Emirates Stadium con la maglia dei Gunners, ma poi dovette tornare a malincuore “alla base” considerando che il campionato statunitense ricominciò nel mese di Marzo ed i New York Red Bulls non avevano intenzione di privarsi del loro principale terminale offensivo.
Nel prossimo mercato di Gennaio, invece, Henry potrebbe tornare all’Arsenal – sempre con la formula del prestito – ma per un periodo maggiore, almeno fino a maggio, ossia fino al termine della stagione: l’ostacolo da superare per ottenere il “via libera” è, naturalmente, quello della dirigenza della squadra che detiene il suo cartellino che, in questo modo, lo perderebbe per più di cinque mesi, saltando così ben un terzo del campionato Mls, Major League Soccer.
Nonostante ciò, però, secondo i sempre bene informati quotidiani inglesi ed, in particolare, secondo il Daily Mail, l’affare si dovrebbe concludere positivamente, portando Thierry Henry al terzo “esordio” con la maglia dell’Arsenal nel match di Fa Cup del prossimo 6 Gennaio contro il Swansea, provando ad incrementare il suo bottino di reti che, ad oggi, lo rende il massimo goleador della storia del club, con 226 gol all’attivo.
Il contributo di Henry, in particolar modo in questa difficile stagione, potrebbe essere davvero molto prezioso considerando che la squadra di Arsene Wenger – nonostante abbia ottenuto la qualificazione agli ottavi di Champions League – naviga al decimo posto in classifica in Premier League, a quota 21 punti, e se continuasse così rischierebbe di restare fuori dalle competizioni europee per il prossimo anno.
Il disegno politico di Silvio Berlusconi è ormai chiaro: dopo aver fermato le primarie del Pdl imponendo la sua ricandidatura, dopo aver dato ordine di staccare la spina al governo Monti, la sua campagna elettorale è già iniziata e passa proprio da Milanello.
La scelta di ritornare ad essere presidente-presente della squadra rossonera, con le visite settimanali al campo di allenamento con tanto di elicottero che scende dal cielo ed atterra sul campo verde, non è casuale. Del resto, è noto, ogni mossa di Berlusconi è studiata e pianificata da un team di esperti di comunicazione che suggeriscono, di volta in volta, gli aspetti su cui far leva. Dopo il colpo di teatro, o dinosauro dal cilindro, del “toglieremo l’Ici” che gli permise di vincere le elezioni del 2008, nel clima sommesso dell’Italia distrutta e avvilita dalla crisi le promesse hanno perso tutta la loro valenza e, dunque, Berlusconi si affida a quella che è l’unica fonte della propria credibilità: il Milan. Da quando si è riavvicinato alla squadra, il Milan ha ripreso a vincere facendo sì da considerare il presidente a metà tra un talismano ed uno psicoterapeuta dello spogliatoio, lustrando nuovamente la sua immagine appannata dagli innumerevoli scandali che lo hanno coinvolto negli ultimi anni.
E’ proprio per questo motivo che il presidente rossonero e candidato (per la quinta volta) a presidente del Consiglio, ha intenzione di costruire un nuovo partito “su misura” per dare una spallata definitiva a coloro che all’interno del Pdl gli hanno remato contro, ricalcando quello che era il modello di Forza Italia nata nel 1994, coinvolgendo in tale progetto Ariedo Braida, direttore sportivo rossonero, e due vecchie glorie milaniste, come Paolo Maldini e Franco Baresi, protagonisti proprio del Super Milan degli anni novanta, quello che anticipò la sua prima discesa in campo.
Il grande Milan trionfatore in Italia e in Europa di Sacchi e Capello “tirò la volata” alla costruzione dell’immagine del Cavaliere vincente e sorridente, ed ora il vecchio (ma a quanto pare non stanco) presidente ricalca i suoi stessi passi per provare a risollevare le proprie quotazioni puntando sulla popolarità di candidati ben visti dall’opinione pubblica, tra cui anche il conduttore di punta di Mediaset Gerry Scotti che, però, al momento sembra aver declinato l’invito alla candidatura.
Nel caso di Braida, Maldini e Baresi, invece, le possibilità di candidatura sono maggiori ed, in tal senso, Berlusconi sarà ancora una volta facilitato proprio dalle liste bloccate del Porcellum, la vecchia legge elettorale che consente al leader di coalizione di godere della massima discrezionalità nel comporre le liste dei candidati che potrebbero includere anche Flavio Briatore, lo stilista Cesare Paciotti ed il discusso direttore del Giornale Alessandro Sallusti.
Se tali candidature dovessero essere confermate, dunque, non è arduo intuire quali saranno i temi portanti della campagna elettorale, che verrà basata sull’ormai nota battaglia anti-giudici, sui messaggi populistici del “no tasse” e sulle sopracitate “facce nuove della politica, che senza esperienza in tale campo potranno facilmente essere plasmati e prenderanno il posto dei vari Gasparri, La Russa, Cicchitto, ormai diseredati dal loro leader, già proiettato verso la nascita del Forza Italia 2.0, nell’ultimo – e disperato – tentativo di provare l’ultimo assalto alla presidenza del Consiglio, che gli permetta di completare il suo “disegno” interrotto nel Novembre 2011 dalla caduta del Governo.
Dopo la tragedia dello scorso 14 Aprile che ha colpito il calciatore del Livorno Piermario Morosini durante una gara del campionato di serie B, un altro terribile dramma è accaduto nel mondo del calcio, in questo caso a livelli dilettantistici nel girone B della seconda categoria sarda e nel pomeriggio di ieri, ha coinvolto il calciatore Luca Loru, trentunenne padre di una bambina di quattro anni oltre che portiere del Gonnosfanadiga, che avrebbe compiuto trentadue anni proprio giovedì prossimo 13 Dicembre. Un portiere ma non solo per la piccola formazione sarda, un vero e proprio punto di riferimento considerando che era anche l’allenatore dei giovani portieri della squadra.
Poco prima delle ore 15, orario previsto per il fischio d’inizio, mentre effettuava una leggera corsa per il consueto riscaldamento prima della partita tra la sua squadra di casa, l‘UsdGonnosfanadiga, ed il Teulada valida per la quattordicesima giornata del girone B del campionato di seconda categoria, Luca Loru si è accasciato improvvisamente al suolo, colpito da un arresto cardiaco che gli è stato poi fatale.
I compagni di squadra ed i due medici della formazione sarda non hanno perso tempo e si sono subito adoperati per portargli i primi soccorsi con la collaborazione anche di un terzo medico, dirigente della formazione ospite presente nei pressi del campo da gioco ma, purtroppo, a nulla sono serviti i celeri soccorsi: sul posto è giunta in breve tempo anche un’ambulanza del 118, ed i medici della squadra hanno utilizzato anche il defibrillatore in dotazione per tentare di ripristinare il battito cardiaco. Il cuore di Luca Loru, però, non è più riuscito a riprendere le regolari pulsazioni ed il trentunenne portiere è deceduto – circostanza ancor più atroce – proprio sotto gli occhi di sua moglie, Luisa Tronci, che era sugli spalti per assistere alla gara in programma.
Ovviamente, il match in calendario tra Gonnosfanadiga e Teulada non è stato disputato.
Come accaduto nelle ultime giornate, esiste una variabile che sembra influire molto sulle vittorie del Milan di Allegri, ma non stiamo parlando delle visite di Berlusconi a Milanello che, soprattutto nelle ultime settimane, hanno assunto il carattere di pre-campagna elettorale. L’argomento in questione sono gli errori arbitrali che hanno condizionato le ultime gare dei rossoneri e, in ordine cronologico, anche quella contro il Torino, aldilà del pesante passivo per i granata con cui si è poi conclusa.
Torino-Milan – Su tutti, sono soprattutto due gli episodi in cui l’arbitro Romeo di Verona ha preso la decisione sbagliata. In primis, non ha fischiato un evidente fallo di Yepes in area intento a trattenere Rolando Bianchi: il calcio di rigore sembrava nettissimo anche perchè la trattenuta è molto vistosa ed era davvero difficile non vederla. Inoltre, la rete del 3-1 realizzata da Giampaolo Pazzini è viziata da un fallo dell’attaccante milanista ai danni del difensore granata Salvatore Masiello, ed è la stessa dinamica dell’azione a far capire che tutti si attendano che l’azione venga fermata: lo stesso Pazzini sembra attendere il fischio dell’arbitro che avrebbe dovuto annullare il gol che, però, non arriverà ed il Pazzo batte a rete.
Precedentierrori arbitrali pro Milan – Come detto, la gara di ieri sembra confermare un trend, positivo per il Milan e negativo per i fischietti, che prosegue da almeno quattro giornate, a partire proprio da Milan-Juventus a San Siro quando i rossoneri vinsero per 1-0, pur meritando la vittoria sul campo, con un rigore per “fallo di ascella” di Mauricio Isla, realizzato poi da Robinho, e che nel post partita suscitò anche le battute di Galliani, che chiese l’intervento del Dottor House per capire se l’ascella fosse parte del braccio oppure no.
Ma, se in quell’occasione il coefficiente di difficoltà della decisione arbitrale era più elevato (considerando il movimento scomposto con il braccio alzato di Isla, ndr) nella gara disputata a Catania del 30 Novembre, il Milan ha beneficiato di un gol (quello del momentaneo 1-1, ndr) in nettissimo fuorigioco accordato a Stefan El Shaarawy, con una posizione irregolare del “Faraone” di circa un metro: un fatto grave e troppo grossolano che, in quell’occasione, scatenò l’ira degli etnei e che è costato al guardalinee Rosi, assistente di Orsato in quella occasione, un mese di sospensione.
Errori arbitrali di giornata – Nella sedicesima giornata di serie A soltanto Torino-Milan è stata viziata da pesanti errori arbitrali, considerando che le altre direzioni di gara non hanno presentato sviste clamorose, fatta eccezione per la mancata espulsione in Roma-Fiorentina, giocata sabato sera all’Olimpico, di Olivera. Il giocatore Viola, infatti, dopo aver fatto fallo calpesta volontariamente il romanista Pjanic e innesca un parapiglia in campo. L’espulsione diretta avrebbe reso giustizia ma, invece, il direttore di gara Banti di Livorno decide di comminare soltanto un cartellino giallo ad Olivera. In Palermo-Juventus, invece, nel secondo tempo i rosanero reclamano un rigore per fallo di mano di Andrea Pirlo: l’arbitro De Marco non concede il penalty, che non sarebbe stato giusto, ma sbaglia nel non accordare la punizione dal limite perchè il fallo c’è ma avviene fuori dall’area di rigore.
Palermo-Juventus era il match del ritorno di Antonio Conte sulla panchina bianconera dopo la lunga squalifica, al punto da essere definito “Conte day” e mandando in secondo piano il match e le vicende di campo. Al fischio iniziale di De Marco, però, ci si accorge subito che sarà la gara a rubare la scena, con un match aperto e vivace nonostante la grande differenza di classifica tra le due squadre, ben ventuno punti. Il Palermo di Gasperini, infatti, è in fasi di crescita dopo la vittoria nel derby con il Catania e la buona prestazione contro l’Inter di domenica scorsa nonostante la sconfitta di misura e ritrova due uomini preziosi come Miccoli in avanti e Donati in difesa. La Juventus, invece, si affida a Matri e Vucinic in avanti, con Giovinco squalificato e Quagliarella in panchina cercando di pungere in avanti e smentire quello che viene considerato il punto debole della squadra di Conte.
Nella parte iniziale del primo tempo Palermo-Juventus non vive di grandi sussulti, almeno nei venti minuti iniziali, con la Juventus meno aggressiva del solito ed il Palermo che sembra non avere timori reverenziali anche se il campo del Barbera, zuppo di pioggia e fango, non aiuta affatto lo spettacolo e le giocate. Primo brivido per i rosanero al 36′ con cross di Vidal dalla destra, raccolto di petto da Matri che la aggiusta per il tiro di Marchisio, intercettato da Vucinic che da pochi passi colpisce il palo. Al 44′ altra occasionissima per la Juventus con Matri che spreca da ottima posizione tirando addosso al portiere del Palermo.
Nell’intervallo di Palermo-Juventus si abbatte una grandinata violentissima sul Barbera che imbianca il campo e lo rende ancor più pesante, soprattutto sulle corsie laterali, a tratti quasi impraticabili con il pallone che non riesce a rimbalzare. Dopo pochi secondi dall’inizio della ripresa, Vucinic ha una grande opportunità per segnare il gol del vantaggio, ma è ancora il palo esterno a fermarlo. Al 50′, però, il montenegrino si trasforma in fondamentale uomo-assist raccogliendo un precisissimo lancio di Pirlo e confezionando un pregevole colpo di tacco che libera Lichtsteiner in area e gli consente di realizzare la rete dello 0-1, che fa esplodere l’esultanza di mister Conte in panchina con tanto di cappellino a proteggerlo dalla pioggia battente.
La Juventus dopo esser passata in vantaggio avrebbe l’occasione per il raddoppio con Matri, ma non riesce a inquadrare la porta e spreca due buone occasioni calciando alto: Conte lo sostituisce, così, con Bendtner che appena entrato al 73′ avrebbe l’occasione per segnare su assist di Vucinic, ma la palla esce di poco a lato. Al minuto 75′ arriva un altro episodio chiave del match, con il rosanero Morganella che rimedia la seconda ammonizione per trattenuta plateale su Asamoah: espulsione inevitabile per doppio giallo, e il Palermo rimane in dieci uomini.
All’ 88′ la Juventus avrebbe la più ghiotta opportunità per concludere la gara in serenità, ma Bonucci in una sortita in area si trova face to face con Ujkani in uscita e si lascia ipnotizzare dal portiere del Palermo, tentando anche una goffa simulazione che viene punita col giallo dall’arbitro e tale ingenuità farà saltare al difensore la gara con l’Atalanta, perchè diffidato. Ad un minuto dal novantesimo, la Juve spreca ancora su Vucinic, anche lui fermato dall’intervento di Ujkani: la dura legge del gol sbagliato gol subito, però, non trova conferma e dopo tre minuti di recupero la gara termina con la vittoria bianconera che fa esultare Antonio Conte sotto la curva dei supporters bianconeri.
Pagelle di Palermo-Juventus:
Lichtsteiner 7 Migliore in campo e uomo gol, micidiali le sue discese sulla fascia, abile a sfruttare il perfetto assist di Vucinic di tacco.
Vucinic 6.5 Gli manca ancora il gol, dalla lontana trasferta in Danimarca con il Nordsjaelland, ma il suo assist per il gol decisivo di Lichtsteiner è geniale. Spreca nel finale una facile occasione per il raddoppio
Matri 5.5 Cerca disperatamente il gol, ma non lo trova e fallisce anche alcune occasioni potenzialmente ottime: qualche buono scambio con Vucinic ed è utile nel recuperar palla: se non altro, generoso
Miccoli 5.5 Era carico e volenteroso di segnare contro la sua ex squadra, ma in avanti è troppo isolato e non riesce a incidere
Troppo spesso abbiamo dovuto raccontare, specie negli ultimi tempi, di episodi vergognosi accaduti ai margini dei campi di calcio, in serie A come nelle categorie inferiori, dai cori razzisti alle violenze antisemite alla solidarietà ad un condannato per omicidio. Questa volta, invece, nella gara di serie B disputata ieri tra Vicenza e Livorno l’episodio accaduto avrebbe dovuto essere classificato, ed enfatizzato, come un bel gesto dedicato a Piermario Morosini, il calciatore del Livorno scomparso lo scorso 14 Aprile a soli 26 anni, per un malore che lo colpì in campo durante una gara del campionato cadetto. L’autore della lodevole iniziativa è stato Paulinho, calciatore brasiliano del Livorno, che dopo aver realizzato il gol del pareggio ha sollevato la propria maglia da gioco e, al di sotto di questa, ha mostrato una T-shirt dedicata proprio a ricordare Piermario Morosini che raffigurava la scritta “Ciao Moro”.
Un bel gesto, appunto, che anche i tifosi avversari del Vicenza hanno sottolineato con un applauso all’indirizzo di Paulinho, considerando che Morosini aveva vestito anche la maglia del Vicenza, ma che il direttore di gara Gennaro Palazzino ha deciso di “punire” con il cartellino giallo applicando in maniera molto fiscale il regolamento Aia che prevede l’ammonizione per chi si toglie la maglia o si copre la testa con la maglia da gioco.
Una decisione senz’altro discutibile considerando che, anche se in osservanza del regolamento, in tal caso avrebbe dovuto prevalere il buon senso dell’arbitro considerando il nobile gesto di Paulinho che aveva fatto seguito al ricordo dello stesso Morosini avvenuto prima dell’inizio della gara, con un mazzo di fiori depositato in suo ricordo da alcuni bambini.
Inoltre, la punizione decisa dall’arbitro Palazzino appare addirittura eccessiva rispetto a quanto previsto dal regolamento sopracitato, proprio perchè Paulinho “non si è tolto la maglia nè si è coperto la testa”, ma ha semplicemente sollevato la divisa da gioco per mostrare la T-shirt sottostante e, pertanto, la decisione del direttore di gara oltre che contraria al buonsenso appare completamente errata.
Una buona occasione persa, dunque, per sottolineare una lodevole iniziativa.
Palermo-Juventus è il match del ritorno di Antonio Conte in panchina e, di certo, tutti i riflettori del pre-partita saranno per lui, che finalmente potrà tornare a guidare la sua squadra da vicino, dal rettangolo dell’area tecnica, per terminare la gara, come accadeva sempre lo scorso anno, con un filo di voce. La Juventus e Conte hanno preferito evitare la conferenza stampa della vigilia, considerando che non vi erano obblighi in tal senso al contrario di quanto accade in Champions League e, dunque, per ascoltare le prime dichiarazioni stagionali del tecnico bianconero bisognerà attendere le ore 17 circa, quando dovrebbe presentarsi ai microfoni per analizzare il match e, chissà, per togliersi qualche sassolino dalle scarpe dopo un lungo esilio silenzioso.
Ma, se il tema Conte è uno degli argomenti principali di Palermo-Juventus al punto da essere l’occasione per un “Conte alla rovescia” da parte dei tifosi e sul sito della Juventus, il cosiddetto “C Day” sarà importante anche e soprattutto per la corsa della squadra in chiave primato, cercando di far punti su un campo difficile come quello del Barbera per provare ad approfittare del contestuale scontro diretto tra le due principali rivali nella corsa scudetto, ossia Inter e Napoli.
Palermo – Il Palermo, però, non è un avversario semplice da affrontare tra le sue mura amiche ed appare in ripresa nonostante la sconfitta rimediata contro l’Inter nello scorso turno di campionato. La forza dei rosanero, infatti, è sempre stata molto più evidente nelle gare casalinghe, così come evidenziato anche nel derby contro il Catania in cui i rosanero di Gasperini hanno trionfato con una grande prova di forza e con un Fabrizio Miccoli in grande spolvero. Il bomber salentino ha saltato la sfida contro i nerazzurri per squalifica e, dunque, ha potuto preparare al meglio la sfida alla sua ex Juventus caricando alla grande l’ambiente palermitano con le dichiarazioni dei giorni scorsi in cui si diceva sicuro della vittoria dei rosanero. Oltre a Miccoli, rientra anche Donati dalla squalifica e, dunque, Gasperini – ex tecnico delle giovanili bianconere – sembra intenzionato a proporre il modulo 3-4-2-1, con la difesa composta da Munoz, Donati e Von Bergen, il centrocampo composto da Barreto e Kurtic in regia e Morganella e Pisano sulle corsie laterali; sulla trequarti agiranno Ilicic e Garcia a supporto dell’unica punta di ruolo, capitan Miccoli che, come detto, attribuisce un valore speciale a questa Palermo-Juventus.
Juventus – In casa bianconera i dubbi principali di Conte riguardano la difesa, con le condizioni di Chiellini e Bonucci da valutare dopo la sfida di Champions contro lo Shakhtar, mentre è certa l’assenza di Sebastian Giovinco per squalifica. Il rientrante Conte, dunque, punterà sul modulo 3-5-2, dove a centrocampo Lichtsteiner pare favorito su Mauricio Isla per la fascia, mentre i centrali dovrebbero essere Paul Pogba – ancora titolare dopo il derby con il Toro e la gara di Champions ed in ballottaggio con Vidal – Andrea Pirlo, il rientrante Claudio Marchisio dopo la squalifica Europea, e De Ceglie sulla sinistra in vantaggio su Asamoah, mentre in avanti vi sarà spazio per Vucinic affiancato da uno tra Matri e Quagliarella, con Alessandro Matri che sembra essere favorito per una maglia da titolare.
Una nevicata suggestiva e molto rara in prossimità delle colline riminesi ha fatto da cornice alla cerimonia di ricordo e di inaugurazione del monumento regalato dalla cittadina di Coriano a Marco Simoncelli, il suo indimenticabile Sic.
Piazza Don Minzoni, la piazza centrale del borgo collinare romagnolo, ospita da oggi – nei pressi della scalinata della Chiesa che in questi mesi ha accolto biglietti, messaggi, fiori e quant’altro potesse essere considerato un omaggio al giovane pilota scomparso tragicamente sull’asfalto di Sepang – un blocco di marmo, il “Podio di Sic“, ossia il monumento che raffigura un’onda di marmo che l’associazione 58 Boys ha voluto dedicargli su progetto degli architetti Alice Bianchi e Daniele Montanari.
Un monumento che sia un ricordo tangibile del pilota e delle sue gesta, e che viene inaugurato in un giorno molto speciale che, nel calendario “modificato” in onore del Sic è il 58 Dicembre, alludendo a quello che era il numero della moto da gara di Marco Simoncelli, il 58 appunto.
Oltre al podio del Sic, infatti, la città di Coriano ha inaugurato oggi, al primo piano del Palazzo della Cultura, anche una galleria tematica a lui dedicata ed intitolata “la Storia del Sic” composta da tre sale tematiche in cui vengono ripercorse le principali tappe della carriera del pilota, dalle sue prime gare ufficiali alle successive vittorie nella classe 125 e poi 250 cc fino a giungere al trionfo nel campionato Mondiale del 2008 sulla Gilera numero 58 conservando, inoltre, molti cimeli originali, quali tute da gara, premi vinti e caschi indossati e gadget relativi a due sue grandi passioni, ossia il Rally ed il Kart.
La sala di sinistra della speciale galleria, invece, è dedicata all’avventura in Moto Gp ed in essa è stata allestita anche una ricostruzione del box del team Honda Gresini, riproponendo i colori preferiti da Simoncelli, adoperati anche sulla sua moto, ossia il bianco ed il rosso.
Dopo la grande paura, gli attimi con il fiato sospeso dell’intero Camp Nou per lo scontro di gioco tra Lionel Messi ed il portiere del Benfica nell’ultima giornata della fase a gironi della Champions League, torna il sereno in casa blaugrana per le buone notizie che giungono dalle condizioni della Pulce argentina.
Un recupero record, molto più celere delle più ottimistiche previsioni anche se fin da subito, lo stesso fuoriclasse blaugrana aveva voluto rassicurare tutti i suoi tifosi, con un post pubblicato sulla sua pagina Facebook e su Twitter in cui ringraziava per la vicinanza mostratagli e mostrava ottimismo per il suo recupero, ringraziando Dio per lo scampato pericolo. Il giorno seguente, dopo gli accertamenti medici del caso, erano poi giunte le rassicurazioni del Barcellona che con un comunicato ufficiale aveva precisato che per Lionel Messi si trattava soltanto di una contusione ossea al ginocchio sinistro e, dunque, si era ipotizzato un suo rientro già nella importante gara di Liga Spagnola con il Betis Siviglia quarto in classifica, sorpresa stagionale del campionato spagnolo, anche se la conferma della sua convocazione dipendeva dalla valutazione finale dello stesso Messi.
Dopo aver lavorato per due giorni in palestra ed aver ormai smaltito la contusione subìto, Leo Messi ha potuto partecipare regolarmente alla seduta di allenamento di rifinitura prima della trasferta in Andalusia e, dunque, a tre giorni di distanza dall’infortunio, Lionel Messi figurerà tra i convocati di mister Villanova per la trasferta del Barcellona a Siviglia contro il Betis e, dunque, risulta essere pienamente abile ed arruolabile, a conferma che lo scontro di gioco e la contusione sono, ormai, soltanto un lontano ricordo e che la sua corsa al record di reti realizzate in un anno solare, per superare Gerd Muller a quota 85, può continuare già da subito.
Alla Pulce, infatti, basta soltanto un gol per eguagliarlo e con due reti realizzate prima del termine del 2012 potrà superarlo.
Il tunnel buio percorso in questi quattro lunghi mesi è finito e, dunque, per Antonio Conte è tempo di rilassarsi un po’ e di celebrare questo momento, che coincide anche con un primo traguardo raggiunto dalla sua squadra, ossia la qualificazione agli ottavi di Champions. Per questo motivo, mister Conte si è concesso una serata di relax, partecipando insieme al presidente Andrea Agnelli ed a Pavel Nedved alla festa per l’inaugurazione di un locale a Courmayer, la splendida località turistica ai piedi del Monte Bianco. Cornice perfetta, scenario innevato e buona compagnia, considerando il grande rapporto che lega il presidente al mister, ancor più consolidato dalle difficoltà di questi mesi in cui Agnelli ha sempre difeso il suo tecnico, e l’amicizia di vecchia data, consolidata anche dagli anni da compagni di squadra, fra Conte e Pavel Nedved, la ex “Furia Ceca” bianconera.
Antonio Conte non ha voluto parlare con i giornalisti ma, al suo posto, ci ha pensato Pavel Nedved che ha analizzato il difficile periodo trascorso dal mister salentino, focalizzando l’attenzione proprio sulla grande sofferenza di Conte, che “nessuno può immaginare”, anche se è giusto pensare al futuro, cercando di superare la difficoltà “buttandosi tutto alle spalle”. Il ritorno di Conte in panchina significa, in primis, un ritorno alle vecchie abitudini per il mister e per i suoi calciatori, riscoprendo una routine che, prima della squalifica, era una consuetudine: secondo Nedved “questa non è una bella notizia per i calciatori” ma, naturalmente, il ceco usa un tono scherzoso in tali parole riferendosi al fatto che i lunghi mesi distanti dalla panchina porteranno grande carica in Antonio Conte che verrà riversata sulla squadra, che dovrà affrontare sedute di allenamento ancora più intense e dure: “non vorrei essere un giocatore, è finita la festa per chi va in campo”.
Ma, d’altra parte, il ritorno del mister salentino in panchina secondo Nedved sarà un valore aggiunto fondamentale per la Juventus e, di conseguenza, “avendolo in panchina sarà più dura per gli altri”, soprattutto considerando la grande “fame” di Antonio Conte e la voglia di dimostrare ancora il suo valore che, secondo Nedved “è quello di un fuoriclasse”.
Pavel Nedved, poi, analizza quello che è stato l’atteggiamento della squadra in questi mesi di assenza forzata del loro condottiero e, a conti fatti, non può che complimentarsi con la squadra che si trova capolista in campionato e qualificata agli ottavi di Champions League da prima nel proprio girone in attesa del sorteggio del prossimo 20 Dicembre. Antonio Conte, dunque, torna in panchina in un momento importante e la sua squadra lo attende a braccia aperte, anche se finora – sempre secondo Pavel Nedved – ha dimostrato “di essere una grande squadra, con la maturità che serve per andare avanti”.
Infine, una battuta del dirigente bianconero sul futuro in Champions della squadra, in attesa di conoscere la prossima avversaria e soprattutto considerando il fatto che per Pavel Nedved questa coppa ha sempre avuto un sapore speciale, avendola tanto sognata da calciatore ma non essendo ma riuscito a vincerla, anche a causa della sua squalifica nella finalissima di Manchester del 2003: “Adesso eviterei il Real Madrid”.