Autore: Simona Granieri

  • Pavoletti positivo antidoping: colpa del raffreddore

    Pavoletti positivo antidoping: colpa del raffreddore

    L’inverno è stagione tipicamente caratterizzata da malanni influenzali, come banali raffreddori e sintomi influenzali che non risparmiano nessuno ma che possono guarire in pochi giorni con riposo, caldo  e l’aiuto dei più comuni farmaci, che alleviano i sintomi da raffreddamento. Per gli atleti, però, anche l’utilizzo di tali banali farmaci decongestionanti può rivelare delle pericolose insidie, considerando quanto accaduto all’attaccante del Sassuolo capolista nella serie cadetta, Leonardo Pavoletti, che è stato sospeso in via cautelare dal Coni in attesa delle contro analisi, a seguito di un controllo anti-doping effettuato lo scorso 26 Dicembre dopo la gara di Serie B tra Livorno e Sassuolo, in cui Pavoletti era risultato positivo al tuaminoeptano, a seguito dell’assunzione di Rinoflumucil, uno spray nasale con effetti vasocostrittori adoperato come decongestionante delle vie respiratorie in caso di raffreddore. L’Ufficio anti doping del Coni, infatti, a seguito delle analisi effettuate nei laboratori di Roma, ha riscontrato nelle urine del calciatore tracce di tuaminoeptano tipicamente attribuibili a quel farmaco, e dunque ha ritenuto opportuno sospenderlo in attesa di ulteriori riscontri.

    Leonardo Pavoletti positivo all'anti-doping a causa di spray nasale | © Dino Panato/Getty Images
    Leonardo Pavoletti positivo all’anti-doping a causa di spray nasale | © Dino Panato/Getty Images

    Nonostante siano chiari gli effetti decongestionanti per le vie nasali tipicamente attribuiti al Rinoflumucil, questo risulta essere inserito nella “Lista nera” per cui è considerato doping dal Wada (World Anti Doping Agency) ma può essere adoperato per scopi terapeutici dietro comunicazione da parte del calciatore e della squadra di appartenenza e, così, sia Leonardo Pavoletti che il Sassuolo avevano comunicato l’utilizzo di Rinoflumicil nei giorni precedenti il match del giorno di Santo Stefano.

    Tutto in regola, dunque? No, perchè Leonardo Pavoletti avrebbe ingenuamente superato il dosaggio previsto incorrendo, così, nella positività al test anti-doping.

    Un’ingenuità che, dunque, potrebbe costare davvero molto cara a Pavoletti, anche il Sassuolo ha già comunicato di essere intenzionato a presentare ricorso d’urgenza contro la sospensiva appellandosi proprio al fatto che, tale farmaco era stato “prescritto da uno specialista di otorinolaringoiatria indicato dalla società e regolarmente dichiarato dall’ atleta e dal medico sociale del Sassuolo in sede di controllo antidoping”.

  • Berlusconi, scuse a Balotelli: strategia o buonismo elettorale?

    Berlusconi, scuse a Balotelli: strategia o buonismo elettorale?

    Non è dato sapere se sia una mossa buonista da “campagna elettorale”, ma è lecito supporlo, considerando il clima che si respira in questi giorni di arrembaggio ai punti percentuali di gradimento, nel tentativo di recuperare terreno nei sondaggi elettorali in vista del 24 Febbraio. Silvio Berlusconi dopo l’ospitata a “Servizio Pubblico” di Michele Santoro con tanto di show in perfetto stile Zelig, ieri ha partecipato alla nuova trasmissione di approfondimento di Sky Tg 24 condotta da Ilaria D’Amico, “lo Spoglio”, in cui ha affrontato le sue tematiche chiave di propaganda elettorale: dalle risposte piccate a Monti che lo aveva definito “pifferaio magico (“mi tasserebbe anche il piffero”), alla promessa di abbassare le tasse (e ci risiamo), alla battaglia ormai arcinota contro i giudici di Milano, alla volontà di cambiare la Costituzione.

    Ma non solo: l’ex premier ha anche parlato di calcio, del Milan e di quel che sta attorno alla squadra di Allegri, dalla questioni di mercato a Mario Balotelli che fino a qualche giorno fa veniva definito in maniera dispregiativa “una mela marcia” che avrebbe potuto “infettare” gli altri componenti della squadra. Ieri, invece, Silvio Berlusconi ha spiegato il senso delle sue parole, facendo leva sul concetto di di “presenze positive” all’interno dello spogliatoio, “ma non era riferito a Balotelli e mi scuso se può essere stata presa come frase nei suoi confronti“.

    Berlusconi scuse a Balotelli | © TIZIANA FABI/AFP/Getty Images
    Berlusconi scuse a Balotelli | © TIZIANA FABI/AFP/Getty Images

    Solo un fraintendimento, dunque? A bel leggere le parole della precedente dichiarazione sembra difficile crederlo, ma stando alle parole di rettifica adoperate ieri dall’ex premier pare di si, ma non c’è alcuna possibilità che possa arrivare al Milan come lo stesso Berlusconi precisa: “Non ho mai sentito di un’apertura di trattativa con lui da parte di qualcuno della mia società e nessuno, tra Galliani e Allegri, me lo ha indicato come nostro target”, confermando di fatto anche la dichiarazione rilasciata da Adriano Galliani nel pomeriggio di ieri in cui negava fermamente ogni tipo di interesse all’attaccante del Manchester City.

    Se per Mario Balotelli non sembra esserci, quindi, alcun interessamento, per le altre trattative di mercato in corso in presidente Berlusconi non si sbottona, mantenendo il riserbo per “trattative che sono in fase delicata”, aggiungendo, poi, un retroscena che lo vede direttamente interessato. Pare, infatti, che Berlusconi stia insistendo con Adriano Galliani al fine di individuare sul mercato di Gennaio dei validi rinforzi, ma che il vicepresidente rossonero abbia imposto a Berlusconi stesso di “non far nomi” per evitare che le trattative possano esserne compromesse: “niente nomi se vogliamo riuscirci”. Un nome, però, Berlusconi lo cita, ma in questo caso non si tratta di un arrivo ma di una possibile partenza, che però il presidente esclude categoricamente:Abate resterà al Milan, è il terzino della Nazionale Italiana e vogliamo tenerlo”.

    Infine, il presidente Berlusconi parla anche del futuro del tecnico rossonero Massimiliano Allegri andando in controtendenza rispetto a quanto sostenuto nei giorni scorsi, in cui si era sottratto alle domande circa il futuro del tecnico: ora, nel tono addolcito da campagna elettorale, dà fiducia al tecnico rassicurandolo sulla sua permanenza sulla panchina rossonera anche per la prossima stagione, in virtù del contratto che lo lega al club. Promesse o realtà?

  • “Mi sono dopato” Lance Armstrong confessa e minaccia

    “Mi sono dopato” Lance Armstrong confessa e minaccia

    E confessione fu: il quarantunenne ex ciclista texano Lance Armstrong, in un’intervista della durata di novanta minuti rilasciata a Oprah Winfrey e registrata nella casa di Austin di Armstrong, che andrà in onda giovedì, ha ammesso di aver fatto uso di doping nel corso della sua carriera per poter vincere la più ambita competizione ciclistica, ossia il Tour de France. Per ora, dunque, si tratta di indiscrezioni circa le sue ammissioni ma ben fondate anche se rimaste anonime, ed avrebbero riportato tali indiscrezioni ad Usa Today; Oprah Winfrey, invece, non ha voluto confermare nello specifico quanto trapelato – probabilmente per mantenere l’alone di curiosità attorno alla sua trasmissione – ma ha Twittato “appena concluso con Lance Armstrong, due ore e mezza, è arrivato pronto”.

    Lo stesso Lance Armostrong, nella giornata di lunedì, si è scusato con i membri della sua Fondazione per la lotta al cancro, Livestrong, per averne offeso ed incrinato l’immagine con la sua condotta certamente non consona. Inoltre, nella giornata di sabato, in vista dell’intervista, l’ex ciclista si dichiarava pronto a rispondere “direttamente, onestamente e candidamente” alle domande della nota giornalista.

     Lance Armstrong confessa il doping | © Tom Pennington/Getty images
    Lance Armstrong confessa il doping | © Tom Pennington/Getty images

    Tutti segnali che, dunque, qualcosa “di grosso” è stato detto e che, comunque, entro due giorni sarà reso noto dalla messa in onda dell’intervista, portando sicuramente ad un grande scalpore in virtù della portata della confessione, della tematica scottante e della dimensione mediatica dell’ex ciclista, uno dei più vincenti della storia recente della bicicletta.

    A questo si aggiunge, poi, un ulteriore possibile risvolto clamoroso considerando che, secondo fonti vicine al New York Times, Lance Armstrong avrebbe intenzione di testimoniare contro alcune importanti figure del ciclismo mondiale che sarebbero state a conoscenza del suo uso di sostanze dopanti e che non avrebbero fatto nulla per contrastarlo nè farlo emergere ed, anzi, avrebbero favorito ed agevolato in qualche modo. In tal senso, Lance Armstrong dovrebbe riferire le sue eventuali accuse al Dipartimento di Giustizia ed i nomi “caldi” in questione vi sarebbero il noto banchiere Thom Weisel, insieme ad altri esponenti del suo team, l’Us Postal Service.

     

    A questo punto, dunque, è lecito chiedersi “perchè” tali rivelazioni giungano proprio in questo momento, e cosa lo abbia spinto a confessare qualcosa di così pesante: probabilmente, in questo modo, Armstrong spera di potersi in qualche modo riabilitare agli occhi dell’opinione pubblica, considerando che sulla sua immagine pesa come un macigno il bando a vita dagli sport olimpici, oltre al fatto di essere stato privato da parte dell’Unione Ciclistica internazionale dei suoi sette titoli di campione del Tour de France a seguito del dossier pubblicato dall’Agenzia anti-doping in cui emergeva la partecipazione diretta di Armstrong a contribuire alla creazione di un sistema estremamente sofisticato di doping, “mai visto prima nella storia dello sport”, così come dichiarato da Travis Tygart, il numero uno dell’Agenzia anti-doping.

    In tale dossier, inoltre, non è presente soltanto il nome di Lance Armsotrong, che è però considerato “la mente” del programma doping fatto di steroidi, stimolatori e farmaci che avevano effetto sulla circolazione sanguigna, ma anche altri undici componenti della squadra Us Postal Service a partire dagli anni Novanta.

  • Immobile si candida per la Juventus: “sono pronto”

    Immobile si candida per la Juventus: “sono pronto”

    L’esigenza della Juventus sul mercato di riparazione è, come noto, quella di riuscire a rinforzare il proprio attacco con una soluzione che possa conciliare l’esigenza di rispettare il budget limitato con la necessità di infoltire un reparto che, a causa dei problemi fisici di Mirko Vucinic, della vena non più ottimale di Fabio Quagliarella, del lungo stop a Niklas Bendtner, del rendimento a corrente alternata di Matri e Giovinco, sembra il principale “colpevole” della mini-crisi di inizio 2013, che ha portato agli uomini di Conte solo un punto in due partite di campionato. Per questo, nel post-partita del Tardini, dopo il pareggio contro il Parma, Antonio Conte non ha potuto sottrarsi alle domande sul mercato attaccanti ed ha usato toni schietti, ribadendo la necessità di acquisti low cost che ptrebbero portare, così, a Ciro Immobile, attuale attaccante del Genoa.

    Lo stesso Immobile non ha fatto mistero di esser pronto a correre a Torino qualora giungesse una chiamata della Juventus, un ambiente che conosce alla perfezione avendo fatto tutta la trafila nelle giovanili bianconere: ora, invece, il suo cartellino è a metà tra Genoa e Juventus, dopo l’operazione da 4 milioni di euro portata avanti nello scorso mercato estivo, e prima del nuovo interessamento della Juventus, per Immobile non c’erano altri pensieri fuorchè la squadra rossoblu, nella quale si è saputo mettere bene in luce in questo scorcio di stagione. Ma, dopo aver sentito “profumo di Juve” le cose sono cambiate, anche perchè per il giovane di origini campane sarebbe un sogno “lottare per lo scudetto ed avere un’occasione di svolta per la mia carriera: o bene o male male”. 

    Immobile si candida per la Juventus | © GIUSEPPE CACACE/AFP/Getty Images
    Immobile si candida per la Juventus | © GIUSEPPE CACACE/AFP/Getty Images

    La Juventus, dunque, potrebbe essere una sorta di trampolino di lancio definitivo per lui, finora considerato un giovane dal buon potenziale, ritrovando Antonio Conte in veste di allenatore dopo l’esperienza di Siena che sembra aver lasciato nel ventitreenne Immobile un ricordo molto positivo del tecnico salentino, al punto da sottolinearne le grandi doti di motivatore e la capacità di curare i dettagli e di restituire alla Juventus una mentalità vincente, aggiungendo di “essere orgoglioso per i complimenti dell’allenatore campione d’Italia non possono che fare piacere, sono uno stimolo per migliorarsi”.

    Se, quindi, dal canto suo Immobile sarebbe ben lieto di compiere il viaggio Genova-Torino, resta da capire quali siano le intenzioni dei due club: per la Juventus, l’affare potrebbe farsi considerando che il calciatore risponde alle caratteristiche richieste dal mister, ma resterebbe da comprendere su quali basi economico-tecniche poter discutere con il presidente del Genoa Preziosi. Infatti, l’entourage del numero uno rossoblu ha fatto trapelare che per la partenza dell’attaccante, il Genoa vuole in cambio una contropartita da scegliere fra Padoin e Marrone, due giocatori molto ben visti da Conte che, nonostante non li consideri due titolari, non ha mai negato loro il giusto spazio sia in campionato che in Coppa Italia, e che soprattutto in un periodo fitto di impegni come quello appena iniziato non vorrebbe lasciar partire.

    Probabilmente, per evitare di privarsi di uno tra i due calciatori, la Juventus dovrebbe alzare l’offerta economica per il cartellino fino a sei milioni di euro, una cifra ragionevole per concludere l’operazione in breve tempo anche considerando i buoni rapporti tra i due club.

  • Moratti preme su Sneijder: “risponda al Galatasaray”

    Moratti preme su Sneijder: “risponda al Galatasaray”

    Il caso Wesley Sneijder è ormai un tormentone per l’Inter, che a quanto pare vorrebbe che l’olandese prendesse in fretta una decisione in merito al suo futuro, al fine di evitare voci e illazioni che possano turbare l’ambiente: un vero e proprio aut-aut considerando anche le parole del presidente Massimo Moratti che ha commentato la telenovela Sneijder giunta all’ennesima puntata, nonostante per il numero uno nerazzurro non sia affatto gradita. Ed è lo stesso presidente Moratti a sottolineare il proprio disagio ed il proprio fastidio verso il caso Sneijder e l’attenzione morbosa dei media attorno alla vicenda, soprattutto all’inizio, mentre ora capisce che tale “caso” susciti un qualche interesse e, dunque, non si sottrae dall’affrontare le domande dei cronisti in merito.

    Per il presidente Moratti, infatti, sarebbe opportuno che Wesley Sneijder decidesse in fretta se restare all’Inter oppure se partire, accettando l’offerta del Galatasaray. Niente frasi di circostanza, totale sincerità da parte di Moratti che impone il “dentro o fuori”, con le affermazioni di sabato sera “c’è la piena libertà del giocatore, ha un’alternativa, può scegliere, altrimenti rimane qui” e con le frasi odierne, che comunque tendono a ribadire il medesimo concetto, con un tono meno paziente del solito, cercando di mettere fretta alla decisione dell’olandese:sarebbe serio se prendesse una decisione entro oggi (lunedì, ndr).

    Moratti preme su Sneijder perchè decida su offerta Galatasaray | © Claudio Villa/Getty Images
    Moratti preme su Sneijder perchè decida su offerta Galatasaray | © Claudio Villa/Getty Images

    Per l’Inter, infatti, il “tesoretto” derivante dalla cessione di Sneijder al Galatasaray, che potrebbe aggirarsi sui dieci o dodici milioni di euro (oltre al notevole risparmio sull’ingaggio dell’olandese) potrebbe essere una cifra importante da poter reinvestire proprio sul mercato di Gennaio (per sbloccare la trattativa per l’atalantino Schelotto, ad esempio, oppure per tentare l’assalto al brasiliano Paulinho) e, dunque, da questo deriva anche la volontà di chiudere in fretta la cessione, dando ragione anche al risentimento di Terim e del presidente del Galatasaray Unay Aysal che sembra si siano risentiti molto per le titubanze mostrate dal calciatore, rimarcando il fatto che la squadra turca sia un top club e che, dunque, non debba essere considerata da Sneijder come una scelta di ripiego, anche in virtù del fatto che ad attenderlo nel mese di Febbraio vi sarà quella Champions League (scontro per gli ottavi tra il Galatasaray e lo Shalke 04) che, invece, non può disputare nell’Inter di Stramaccioni.

    La palla passa così all’olandese, che però non sembra avere tutta questa fretta di definire il proprio futuro, considerando che la scelta del trasferimento in Turchia è senza dubbio una scelta radicale, un cambiamento importante che necessita di tempo per essere ponderato, e che quindi potrebbe non venir presa nei prossimi giorni ma essere rimandata più in là, considerando che mancano ancora due settimane alla fine del mercato di Gennaio, così come lo stesso Wesley Sneijder ha affermato, presente in tribuna ad assister al match di sabato sera tra Inter e Pescara. L’incertezza di Wesley Sneijder nell’accettare il trasferimento al Galatasaray sembra derivare dalla sua speranza di ricevere entro il 31 Gennaio un’offerta più allettante dalla Premier League, che in quel caso sembra essere disposto ad accettare subito di buon grado.

  • De Rossi in panchina. Zeman ostinato, Baldini lo appoggia

    De Rossi in panchina. Zeman ostinato, Baldini lo appoggia

    Nella sconfitta della Roma di Zeman contro il Catania, Daniele De Rossi è rimasto ancora una volta in panchina, lontano dalle scelte dell’allenatore boemo che “per scelta tecnica” ha ritenuto opportuno non schierarlo evidenziando ancora una volta quello che è il suo dogma tattico, che diviene ragione per lasciare colui che veniva soprannominato “Capitan Futuro” ancora una volta ai margini della Roma, senza poter dare il suo contributo in campo. Secondo Zeman, infatti, De Rossi è un incontrista e, dunque, con Florenzi e Bradley ci sarebbero stati troppi giocatori in quel ruolo,se c’è Pjanic De Rossi può giocare, ma così ho scelto Tachtsidis e penso abbia fatto una buona gara”, aggiungendo che la presenza di De Rossi in campo può andare in parallelo con quella di Pjanic, e “promettendo” che il centrocampista della Nazionale avrà l’occasione di giocare a Firenze, riferendosi all’impegno infrasettimanale in Coppa Italia.

    A chi sostiene, poi, che sia inaccettabile lasciare in panchina un patrimonio della squadra come De Rossi (che per questo guadagna più degli altri, ndr),  Zeman risponde in maniera piccata facendo leva sul fatto che per lui non fa differenza l’ingaggio dei suoi uomini e che “non ho mai guardato a quanto guadagnano i giocatori, ma a ciò che possono servire alla squadra”. Tradotto, dunque, usando semplici deduzioni logiche, Daniele De Rossi non serve alla Roma di Zeman (o perlomeno non serve quando non il tecnico non lo schiera) nonostante sia uno degli uomini più rappresentativi, e il boemo rincara ancora la dose, con una frecciatina “generica” ma che, interpretandola nel contesto del discorso specifico, sembra riferirsi ancora all’indirizzo del centrocampista precisando che “la bravura si dimostra sul campo, non in base a quanto si guadagna”.

    De Rossi ancora fuori, Baldini appoggia Zeman | ©  Dino Panato/Getty Images
    De Rossi ancora fuori, Baldini appoggia Zeman | © Dino Panato/Getty Images

    Una nuova polemica, dunque, che si aggiunge alle innumerevoli frecciatine dei mesi scorsi, che hanno sollevato grandi polveroni nell’ambiente romanista, in particolare perchè il calciatore in questione è uno dei simboli indiscussi (e indiscutibili) della squadra giallorossa. Questa volta, però, la risonanza dell’esclusione di De Rossi e delle parole al vetriolo di Zeman potrebbe essere ancor di più amplificata dall’intervento della società ed, in particolare, di Franco Baldini che ha espresso il suo punto di vista sulla questione, schierandosi al fianco dell’allenatore sminuendo la polemica sul nascere ma, di fatto, appoggiando la decisione dell’allenatore che “deve essere libero di fare le scelte che ritiene opportune, tra cui quella di usare o meno De Rossi”.

    Per non incorrere, però, in una crisi diplomatica lo stesso dg Baldini ha poi voluto sottolineare quella che è la “straordinaria importanza di De Rossi”, precisando però che “il valore economico non va messo in ballo nella disamina tecnica, e l’allenatore ha la nostra fiducia”. 

    Lo stesso Baldini, però, apre uno spiraglio sulla legittimità delle osservazioni post-sconfitta connesse all’esclusione del centrocampista, ancor di più dopo un risultato negativo che, dunque, non sembra dar ragione alle scelte del tecnico, se non altro perchè non sono state supportate dal punteggio e dalla prestazione offerta in campo: “se avessimo chiuso sul 3-0 la gara, la scelta di Zeman non sarebbe stata così sbagliata”.

    Tuttavia, il risultato finale di di 1-0 per il Catania, però, racconta un’altra storia e, dunque, probabilmente sarà necessario approfondirne meglio le cause.

  • Conte assolve Vucinic, mea culpa sul gol del Parma

    Conte assolve Vucinic, mea culpa sul gol del Parma

    Il pareggio maturato allo stadio Tardini contro il Parma nella gara di domenica pomeriggio brucia ancora alla Juventus, ma Antonio Conte questa volta nel post partita non sembra mostrare i segni dell’arrabbiatura che, invece, faticava a celare dopo la sconfitta con la Sampdoria di domenica scorsa.

    Ovviamente, un pareggio in trasferta contro una squadra imbattuta in casa propria è meglio di una sconfitta giunta in casa, in superiorità numerica e subìta in rimonta, ma forse c’è di più. In primis, c’è la maggiore serenità per la reazione della squadra che, comunque, non ha sfigurato in un match ostico che, fino a dodici minuti dalla fine avrebbe potuto vincere; in secundis, c’è la consapevolezza che la squadra – nonostante le pesanti assenze di Chiellini,  Marchisio e Asamoah riesce a fare il suo, pur non avendo quella brillantezza che la contraddistinguevano prima della sosta natalizia e che ora, probabilmente, è venuta meno anche per i forti carichi di lavoro svolti nel ritiro di fine anno, in cui si è cercato come si suol dire di “mettere fieno in cascina” in vista della fase cruciale della stagione. Ma, in particolare, Antonio Conte non poteva essere arrabbiato con la squadra in occasione del gol del pareggio del Parma perchè, come lui stesso ha rivelato, era sua responsabilità la palla persa da Vucinic a metà campo, che ha poi innescato il lungo lancio di Paletta a cercare (e trovare) Sansone, che ha beffato la difesa bianconera ed ha battuto Buffon. Ho chiamato io il velo a Vucinic. Sul gol del Parma la colpa è mia, gli ho detto ‘Lascia’ e lui ha eseguito”.

    Dunque, nessuna leggerezza o ingenuità da parte dell’attaccante montenegrino che in quella circostanza si è comportato da esecutore delle direttive del suo tecnico e che, dunque, non ha commesso “personalmente” l’errore che, poi, è stato decisivo per compromettere il risultato pieno e per tenere a debita distanza le inseguitrici che, invece, ora si avvicinano pericolosamente, con la Lazio di Petkovic a meno tre ed il Napoli a meno cinque, anche se in attesa del giudizio sul ricorso presentato contro la penalità di due punti in classifica.

    Conte fa mea culpa sul gol del Parma | © Valerio Pennicino/Getty Images
    Conte fa mea culpa sul gol del Parma | © Valerio Pennicino/Getty Images

    Per questo motivo, ma anche per affrontare in maniera realista quelli che sono stati i problemi della sua Juventus in questo scorcio di 2013, Antonio Conte si dice convinto che il campionato sia ancora apertissimo, e che esistano grandi competitors,al contrario di quanto sostiene qualcun’altro…” riferendosi, così, a Fabio Capello che in una recente intervista aveva analizzato la lotta-scudetto di questa stagione ed aveva sentenziato che la Juventus di Conte avrebbe vinto senza problemi il tricolore, anche per mancanza di avversarie che potessero essere in grado di impensierirla.

    Conte, invece, sottolinea ancora una volta che “non sarà facile ripeterci e dovremo lottare fino alla fine”,  aggiungendo che probabilmente dal mercato di Gennaio non arriveranno rinforzi di peso perchè “non ci sono soldi e quindi dovremo studiare una soluzione low cost”.

    Ma, più che gli arrivi per la sua Juventus appare fondamentale ritrovare gli uomini di peso, le sue certezze: Chiellini come baluardo della difesa, Marchisio a centrocampo e Vucinic a pieno servizio, in grado di poter giocare un’intera partita.

  • Parma-Juventus 1-1, Sansone risponde a Pirlo

    Parma-Juventus 1-1, Sansone risponde a Pirlo

    Parma-Juventus doveva essere un match ostico ed interessante e così si presenta, nonostante gli incresciosi episodi di violenza tra tifoserie opposte che lo hanno preceduto, offrendo un buon primo tempo anche se giocato sotto la pioggia battente che rende il campo pesante e fangoso e costringe il palleggiatori a cambiar mestiere, se non altro per evitare brutte figure, ed una ripresa in cui giungono i due gol, uno per parte che determinano il pari finale, che costa alla Juventus un’altra parziale battuta d’arresto.

    Il Parma sembra molto a proprio agio e non teme l’avversario, con la velocità di Biabiany e Marchionni e la fisicità tecnica di Belfodil, che mettono in difficoltà la difesa bianconera, in particolar modo nell’area presidiata da Martin Caceres, troppo morbido e svagato nei suoi interventi. Il Parma costruisce, così, buone occasioni che potrebbero impensierire Gigi Buffon: la prima di queste è lo scambio tra Gobbi e Amauri e il successivo tiro di Paletta che esce sopra la traversa; poi, un’ occasione per Belfodil su grande azione di Biabiany, ed ancora grande occasione di Belfodil con Lichtsteiner che si immola e manda in calcio d’angolo.

    La Juventus, però, sul finire della prima frazione di gioco costruisce due grandi occasioni, prima con Lichtsteiner al 35′ che da posizione defilata cerca di infilare Mirante ma vede respingere il suo tiro in corner, e poi con Quagliarella che, solo davanti al portiere del Parma in uscita, si fa ipnotizzare. Poi, è Andrea Pirlo ad avere una buona occasione con una punizione molto ben calciata che, però, Mirante è molto attento a deviare in calcio d’angolo prima che si infili sotto l’incrocio dei pali.

    Parma-Juventus 1-1, Sansone risponde a Pirlo | © Marco Luzzani/Getty Images
    Parma-Juventus 1-1, Sansone risponde a Pirlo | © Marco Luzzani/Getty Images

    Il secondo tempo si apre con la punizione di Andrea Pirlo, che riesce a beffare su deviazione decisiva di Biabiany il portiere Mirante, e realizzare così lo 0-1 bianconero. La Juventus, dopo il vantaggio, non costruisce altre clamorose occasioni, nonostante l’ingresso in campo di Vucinic che sostituisce Quagliarella. Il cinismo degli uomini di Donadoni si dimostra, però, in concomitanza di un’altra leggerezza della retroguardia, innescata da una finta di troppo di Vucinic che perde palla e si fa beffare dal lungo lancio di Paletta, che si dimostra capace di intuire lo scatto del neo entrato Sansone (che sostituisce Amauri, ndr) che beffa Caceres ed infila Buffon, realizzando il pareggio per 1-1.

    La Juventus prova la reazione, ma non riesce a costruire grandi pericoli davanti a Mirante, mancando di precisione nell’ultimo passaggio e non riuscendo a sfruttare i calci d’angolo battuti nel finale, sui quali la difesa del Parma si fa trovare attenta e precisa. La partita termina, così, con un pareggio che può essere considerato giusto per quanto visto in campo, che conferma l’imbattibilità interna del Parma e le difficoltà della Juventus del dopo-sosta priva dei suoi uomini più importanti, Chiellini, Marchisio, Asamoah e Vucinic, davvero lontano dalla migliore condizione, rimandando ancora l’appuntamento con la vittoria in campionato nel 2013.

    Parma-Juventus le pagelle:

    Paletta 7 Ottima prova, grande intuizione sul lancio che libera il tiro di Sansone per il gol del definitivo pareggio

    Sansone 7,5 Cinismo perfetto, entra dalla panchina e segna anche alla Juventus, confermandosi ammazza-grandi, dopo il gol all’Inter

    Pirlo 6,5 Ottima punizione, con la complicità della deviazione di Biabiany: solita preziosa luce del centrocampo

    Caceres 5 Aveva giocato bene contro il Milan in Coppa Italia, mentre si dimostra svagato e distratto nella gara odierna facendo rimpiangere l’assenza di Chiellini

    Parma-Juventus, il tabellino:

    Parma (3-5-2): Mirante 6,5; Santacroce 6,5, Paletta 7, Zaccardo 6; Biabiany 6, Marchionni 5,5 (Acquah), Valdes 6, Parolo 6,5, Gobbi 6; Amauri 5,5 (Sansone 7,5), Belfodil 6,5.
    Juventus (3-5-2): Buffon 6; Bonucci 6, Barzagli 6, Caceres 5; Lichtsteiner 5,5, Pogba 6, Vidal 5,5, Pirlo 6,5, Padoin 5,5 (De Ceglie); Quagliarella 6 (Vucinic), Giovinco 6.

    Marcatori Parma-Juventus: 51′ Pirlo, 76′ Sansone

    Video Parma-Juventus:

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  • Parma-Juventus, Conte cerca riscatto in campionato

    Parma-Juventus, Conte cerca riscatto in campionato

    La prima del girone di ritorno del campionato di Serie A, coincide con un importante scontro che fa riportare alla memoria i match di metà anni novanta, quando entrambe le squadre erano primarie protagoniste del nostro calcio. Parma-Juventus, oggi, non può reggere il confronto con il suo passato ma la squadra di Roberto Donadoni è comunque un’avversaria molto ostica sul cammino della Juventus di Antonio Conte, in particolare fra le sua mura amiche, in quello stadio Tardini in cui è ancora imbattuto.

    A ciò si aggiunge, poi, la volontà di riscatto in campionato dei bianconeri dopo la pessima prestazione di domenica scorsa contro la Sampdoria, con tanto di sconfitta in casa, maturata in rimonta ed in superiorità numerica: uno smacco clamoroso, che Conte ha faticato davvero a digerire e che nel match dei quarti di Coppa Italia di mercoledì scorso con il Milan è stato parzialmente cancellato, con una buona prova, in cui il carattere e la voglia di vincere sono ritornati a mostrarsi. Ora, però, è necessario fare punti pesanti in campionato, per tenere a debita distanza le inseguitrici (Lazio in primis) e per non vanificare quanto di buono fatto finora: sarà un mese e mezzo a dir poco impegnativo per la Signora, ma le grandi squadre devono reggere ai ritmi alti e devono dimostrare sempre qualcosa.

    Parma-Juventus, Conte vuole riscatto in campionato | © FABIO MUZZI/AFP/Getty Images
    Parma-Juventus, Conte vuole riscatto in campionato | © FABIO MUZZI/AFP/Getty Images

    Parma – Per quanto riguarda lo schieramento tattico, la squadra di Donadoni non ha alcun problema di formazione, considerando che mancheranno solo gli squalificati Lucarelli e Benalouane e Galloppa infortunato: al centro della difesa vi sarà spazio per Zaccardo e Paletta, con Gobbi e Rosi nel ruolo di terzini. A centrocampo il trio Marchionni, Valdes e Parolo e sugli esterni Sansone e Biabiany, mentre in avanti il ballottaggio sarà tra l’ex (sempre dal dente avvelenato) Amauri ed il giovane Belfodil, che appare favorito.

    Juventus – La formazione bianconera avrà qualche conferma e qualche cambiamento rispetto alla gara di Coppa Italia con il Milan. In difesa è sempre indisponibile Chiellini, e sarà così confermato il trio formato da Caceres, Bonucci e Barzagli, mentre a centrocampo agirà Pogba al posto dell’infortunato Marchisio, completando la linea con Vidal e Pirlo, mentre sugli esterni vi saranno Lichtsteiner e De Ceglie, o in alternativa Padoin. In avanti, ancora out Vucinic dal primo minuto per i soliti problemi alla caviglia per cui il montenegrino partirà dalla panchina; in campo, dunque, vi saranno Quagliarella e Giovinco, il grande ex della sfida che in settimana ha mostrato parole di grande riconoscenza verso l’ambiente gialloblu pur sottolineando l’importanza della vittoria per la Juventus in una gara così delicata.

    Parma-Juventus le probabili formazioni: 

    Parma (4-3-3): Pavarini; Rosi, Paletta, Zaccardo, Gobbi; Marchionni, Valdes, Parolo; Biabiany, Belfodil, Sansone. A disposizione: Mirante, Bajza, Santacroce, Maceachen, Morrone, Musacci, Acquah, Ninis, Palladino, Amauri, Pabon. Allenatore: Roberto Donadoni.

    Juventus (3-5-2): Buffon; Barzagli, Bonucci, Caceres; Lichtsteiner, Vidal, Pirlo, Pogba, De Ceglie; Giovinco, Quagliarella. A disposizione: Storari, Branescu, Marrone, Peluso, Isla, Padoin, Giaccherini, Beltrame, Vucinic, Matri. Allenatore: Antonio Conte.

    Allo stadio Tardini, Parma-Juventus sarà diretta dal signor Andrea De Marco, coadiuvato dagli assistenti Tonolini e Di Liberatore, e dai giudici di porta Tagliavento e Giannoccaro, mentre il quarto uomo sarà Marzaloni.

  • Moggi scende in politica, candidato con Stefania Craxi

    Moggi scende in politica, candidato con Stefania Craxi

    Scendere o salire in politica? Il quesito sorge spontaneo in merito a quale sia il verbo maggiormente appropriato da adoperare per definire l’intrapresa della carriera politica: probabilmente, per una corretta definizione, molto dipende dallo status del soggetto in questione che può adoperare la strada politica per “voltare pagina”, costruirsi una nuova immagine o “fare il bene dell’Italia”. Anche nel caso di Luciano Moggi il quesito in questione può essere appropriato, considerando la notizia della sua prossima candidatura da capolista dei Riformisti di Stefania Craxi alla Camera dei Deputati, dell’area di centrodestra considerando che si tratta di una lista collegata al Pdl, nella regione Piemonte, laddove Moggi ha vissuto e operato per tanti anni come direttore generale della Juventus.

    Moggi e la sua discesa in politica | ©PACO SERINELLI/AFP/Getty Images
    Moggi e la sua discesa in politica | ©PACO SERINELLI/AFP/Getty Images

    A settantacinque anni, dunque, Luciano Moggi si reinventa, scoprendo la politica e divenendo – secondo quanto affermato dal portavoce della Craxi, Andrea Spiri – il simbolo della battaglia politica contro “il circo mediatico-giudiziario che in Italia rovina le carriere” ponendo in tal senso l’accento sulla vicenda Calciopoli, che di fatto  con la radiazione da parte della Federcalcio e la condanna in primo grado per associazione a delinquere ed in appello per violenza privata, ha interrotto quella che era la sua posizione assolutamente consolidata ai vertici del movimento calcistico italiano, costruita nei lunghi anni da dirigente dei principali club di serie A (Roma, Torino, Napoli) oltre che di leadership nel Triumvirato della dirigenza bianconera dalla metà degli anni novanta alla metà degli anni duemila, proprio fino al fatidico 2006 quando esplose l’uragano Calciopoli.

    Un “pezzo da novanta”, dunque, che con la strada politica vuol provare a ritrovare quell’antico potere, scalfito profondamente da Calciopoli e dallo smantellamento di quella che era “la sua creatura”, definita da molti come una vera e propria “cupola” in grado di condizionare realmente lo svolgimento del campionato: la Juventus ha pagato per lui retrocedendo in serie B, imboccando la strada del lungo purgatorio da cui soltanto lo scorso anno è riuscita a venir fuori, ed ora colui che veniva chiamato “Big Luciano” vuole emulare quel cammino di “rinascita”, anche se in un campo totalmente differente come l’arena politica.

    La politica, dunque, per le prossime elezioni del 24 Febbraio continua ad attingere a mondi diversi (basti pensare anche alle candidature di Valentina Vezzali, Beppe Savoldi, ecc.) ma nel caso specifico di Luciano Moggi non si tratta di un cambiamento di campo tanto radicale, considerando che ai vertici dello sport più importante d’Italia si respira inevitabilmente aria di equilibri da trovare, rapporti da coltivare, alleanze strategiche per raggiungere un obiettivo: tutto questo, dunque, potrà essere considerato se non altro come un esercizio propedeutico all’entrata in politica, laddove gli equilibrismi e le strategie sono il motore fondamentale.

    Tuttavia, nonostante l’allenamento di Moggi a tali tipologie di meccanismi, c’è chi storce il naso di fronte alla sua candidatura sottolineando proprio il fatto che il suo personaggio è ormai accostato alla vicenda Calciopoli. Si esprime così, in tono ironico, il fratello di Stefania Craxi, Bobo, che su Twitter non appare affatto concorde con la candidatura di Moggi decisa dalla sorella: “Pensa che colpo di genio, noi siamo milanisti, torinisti, onesti… Mah“.

    Un coro polemico condiviso da molti e, non a caso, anche da uno dei più acerrimi nemici sportivi di Moggi, Zdenek Zeman, che con una battuta lapidaria ha commentato la notizia: “la sua candidatura è solo lo specchio della politica attuale”.