Autore: Simona Granieri

  • Mourinho snobba Sara Carbonero

    Mourinho snobba Sara Carbonero

    Sara Carbonero, giornalista sportiva spagnola, durante la notte del trionfo Spagnolo ai mondiali del Sudafrica 2010, è divenuta una delle donne più popolari ed invidiate al mondo. Il suo Mondiale, si diceva, lei lo ha già vinto. La sua relazione con il portiere Iker Casillas era già nota, tant’è che molti si preoccupavano di una possibile distrazione del portiere causata dalla presenza della bella giornalista nei dintorni del ritiro.

    Ma il colpo di scena fu quando, mentre lei stessa intervistava il suo portiere, Casillas, romanticamente le dedicò il titolo appena vinto, e suggellò il tutto con un bacio, proprio davanti alle telecamere.

    Oggi, Sara Carbonero, continua a lavorare per la TV Spagnola Telecinco, frequentando spesso l’ambiente del Real Madrid. Appare strano, dunque, che da inizio stagione non sia mai riuscita ad intervistare Josè Mourinho. Ecco perchè la giornalista si rammarica: “Da quando è arrivato a Madrid Telecinco gli ha chiesto un´intervista. A tutt’oggi non l’ha ancora concessa. Qualcuno lo definisce strambo: io non posso, non lo conosco”.

    Ancor più insolito, se un episodio come questo riguarda un tecnico come lo Special One che difficilmente si sottrae alle dichiarazioni ed alle interviste, che non difetta di dialettica e loquacia, come ha ampiamente dimostrato anche quando allenava in Italia.

    La questione, dunque, non può avere una spiegazione casuale, ed è per questo che in Spagna è emersa la tesi della “ritorsione di Mourinho”, indirizzata proprio contro la Carbonero, per punire, indirettamente, Iker Casillas. Il portiere, infatti, si sarebbe reso responsabile – secondo Mourinho – di aver rivelato alla fidanzata giornalista alcune indiscrezioni sulle prossime strategie di mercato del Real Madrid, comportandosi da traditore nei confronti della sua stessa società. 

    Per lo Special One, si sa, l’unità del proprio gruppo è un requisito imprescindibile che deve andare al di sopra dei tornaconti personali dei singoli giocatori, e, quindi, la ritorsione nei confronti della coppia Carbonero – Casillas potrebbe rappresentare un esempio per tutti gli altri.

  • Verso il Derby: Ranocchia migliora, i dubbi di Allegri

    Verso il Derby: Ranocchia migliora, i dubbi di Allegri

    Sabato 2 Aprile, il giorno della verità, probabilmente. Il derby dovrebbe consegnare al campionato un verdetto, tanto parziale quanto importante – psicologicamente e non solo – per le sorti del campionato.

    Allegri, allenatore del Milan, orientato a schierare un 4-2-3-1 per il Derby. In casa Inter, recupera Ranocchia, Chivu in forse
    La settimana di avvicinamento inizia ufficialmente oggi, ma l’attenzione, per ora, sembra mitigata dal fatto che molti dei protagonisti sono ancora impegnati con le rispettive nazionali, almeno fino a mercoledì. Poi, l’attenzione sarà tutta per la stracittadina. In casa Inter, sembra stia rientrando l’allerta per Ranocchia, sottopostosi a Roma a Villa Stuart ad una serie di controlli al ginocchio destro, in accordo con lo staff medico dell’Inter e della Nazionale, e questo pomeriggio ritornerà ad Appiano Gentile per allenarsi con i compagni. Per lui, dopo le paure dei giorni scorsi, la presenza nel derby sembra ormai molto più probabile. Sono maggiori i dubbi, invece, per le condizioni di Christian Chivu. Il difensore rumeno ha lasciato il ritiro della sua Nazionale a causa di un risentimento al polpaccio, che gli aveva impedito di giocare contro la Bosnia, e non potrà disputare neppure la partita di martedì contro il Lussemburgo. In casa Milan le certezze riguardano l’assenza di Ibrahimovic per squalifica, ma – nonostante la pesante defezione – Thiago Silva, di rientro dagli impegni con il Brasile, si mostra fiducioso ed ottimista.  “Si può vincere anche senza Ibra. È un grandissimo giocatore, mi dispiace che abbia preso la squalifica, però quando rientrerà ci aiuterà. Saranno di fronte due squadre con un attacco forte, sicuramente non sarà 0-0, speriamo che Pato faccia gol”. Pato, infatti, nonostante i problemi alla caviglia, ci sarà. E, se non dovesse essere Pato a segnare, Thiago Silva si candida in prima persona per violare la porta del suo amico e connazionale Julio Cesar: “E se fossi io a sorprendere tutti? È dalla partita contro il Lecce che non segno. Un secolo fa. Magari potrei beffare Julio con un colpo di testa. Questa è la mia sfida all’Inter”. Intanto, Allegri studia le possibili soluzioni tattiche per sorprendere l’Inter, alla ricerca di un equilibrio offensivo e di una vena realizzativa che, nelle ultime prestazioni, è sembrata mancare. In attacco dovrebbe restare fuori, almeno inizialmente, Antonio Cassano, deludente nelle ultime prestazioni sia con il Milan che con la Nazionale, lasciando spazio a Robinho, e scegliendo, così, un 4-2-3-1, con Boateng, Seedorf e Robinho a supporto di Pato, e Gattuso e Van Bommel a formare la diga di centrocampo. L’olandese Van Bommel, nella giornata di ieri aveva lasciato il ritiro della Nazionale Orange a causa di un gonfiore al ginocchio e salterà, così, la gara di domani contro l’Ungheria, ma si è trattato solo di una decisione precauzionale. Le sue condizioni verranno valutate a Milanello nei prossimi giorni, ma non è azzardato ipotizzare che, se dovesse recuperare completamente, scenderà in campo anche da titolare. Intanto, nonostante le dichiarazioni di Allegri dei giorni scorsi, orientate a stemperare la pressione: “Partita affascinante ma vincere il campionato conta di più”, a Milano la febbre da Derby è già esplosa da diversi giorni. San Siro è già completamente esaurito, si respira aria di sfida decisiva, di scontro fra titani, sia per lo scudetto che per il predominio cittadino. Tra cinque giorni, il verdetto del campo: sarà sorpasso o allungo?

  • Aquilani: fra passato e futuro

    Aquilani: fra passato e futuro

    A volte ritornano, si potrebbe dire. Nell’ Ottobre 2008, dopo la doppietta contro il Montenegro, nell’Italia del Lippi – bis, che disputava le qualificazioni ai Mondiali 2010, Alberto Aquilani segnò una doppietta, facendo accendere su di sè i riflettori della Nazionale, balzando all’attenzione come nuovo leader del centrocampo Azzurro,oltre che romanista. Quel Mondiale Sudafricano, però, non lo ha mai disputato. Così come ha dismesso la maglia giallorossa.

    Per lui, romano e romanista, cresciuto a Trigoria ed esploso nel suo stadio Olimpico, la vita  ha scelto un percorso differente rispetto a quello degli amici Totti e De Rossi. Gli infortuni hanno fatto vacillare le sue certezze, ne hanno rallentato la definitiva consacrazione, lo hanno portato a compiere scelte difficili, a sentirsi – forse – trascurato da quell’ambiente ovattato nel quale era cresciuto. Le difficoltà, però, lo hanno portato a crescere più in fretta, anche come uomo: “La mia evoluzione? La testa rispetto al passato è cambiata”.

    Nel 2009 arriva il trasferimento al Liverpool di Benitez, dove la sfortuna e gli acciacchi sono ancora suoi fedeli e non graditi accompagnatori.

    Quest’anno, il trasferimento alla Juventus (in prestito con diritto di riscatto fissato a 16 milioni di euro).  Sempre quest’anno, anche la paternità in arrivo, dalla compagna – attrice Michela Quattrociocche. Ed ecco, in un cerchio che vuol necessariamente chiudersi, la partita di Venerdì contro la Slovenia, valida per le qualificazioni ad Euro 2012, disputata da migliore in campo, da ritrovato leader del centrocampo, con piglio autoritario, con determinazione e lucidità.

    Aquilani, ora, vuol solo riscuotere il credito accumulato con la fortuna, vuol raccogliere per quanto seminato. Vuole disputare il prossimo Europeo, magari al fianco di Pirlo e De Rossi a centrocampo, vuole che la nuova Italia mantenga la sua mentalità, “perchè è più forte”, provando a cogliere gli aspetti positivi del gioco delle avversarie migliori, come la Spagna. Imparare dagli altri, come del resto – finora – ha fatto lui stesso, crescendo al fianco di Francesco Totti.

    Ma la sua mente, ora, è proiettata già al match di domenica prossima, all’Olimpico contro la sua Roma, che teme, valutando positivamente la gestione di Montella:  “Sta facendo bene, e non è un caso”. Si troverà di fronte al suo ex pubblico, dal quale non si aspetta applausi, almeno per ora. In caso di gol, però, promette di non esultare, per rispetto.

    Intanto, però, lo incuriosisce il progetto Roma per il futuro: “Immagino che rivoluzioneranno un po’ la squadra, faranno nuovi acquisti”, non chiudendo la porta ad un eventuale ritorno, fra qualche anno: “Se tornerei alla Roma? In futuro chissà, però se guardiamo i fatti penso sia difficile. Se non mi chiamano…”

    Ma il presente immediato si chiama Juventus e, nonostante le difficoltà della stagione in corso, Aquilani valuta positivamente l’ambiente, i compagni ed il lavoro dell’allenatore, puntando a concludere il campionato “salvando il salvabile ed onorando la maglia”. Per il prossimo anno, ed il riscatto dal Liverpool, le certezze – per ora – sono poche.  Il suo procuratore continua a dichiarare che il tutto è ormai definito. Lui, invece, sembra essere molto più cauto: “Non so ancora cosa succederà a maggio. L’eventuale riscatto della Juve non è mai stato un’ossessione. Finisco il campionato, poi vediamo. Non dipende da me, valuterò quello che mi verrà proposto. Non ho avuto contatti nè con il Liverpool nè con la dirigenza della Juve in merito ai progetti futuri. Se dovessi tornare in Inghilterra non avrei problemi, perchè il campionato inglese è il migliore in assoluto”.

    Il sogno più grande, però, ora che i riflettori azzurri si sono riaccesi su di lui, resta quello di vincere un Mondiale, o – almeno – di parteciparvi da vero protagonista. L’obiettivo, quindi, è fissato per Brasile 2014.

    Ma, prima, c’è l’Europeo 2012 in Polonia – Ucraina, ed anche in tal caso, Aquilani ha le idee chiare: “Vogliamo vincere l’Europeo, perchè è questo il nostro obiettivo”.

  • L’ultima di “Badotelli”: freccette contro i giocatori delle giovanili

    L’ultima di “Badotelli”: freccette contro i giocatori delle giovanili

    Il soprannome, Badotelli, ormai gli spetta di diritto. In Inghilterra le sue performance dentro e fuori dal campo sono monitorate costantemente dai tabloid, notoriamente non molto discreti nei confronti dei Vip, ed in particolare nei confronti della vita privata dei calciatori.

    Mario Balotelli, però, dal canto suo, non fa nulla per evitare tale morbosa attenzione su di se. Infatti, dopo la rissa sfiorata al ristorante – anche se smentita dal suo procuratore Mino Raiola –  innescata dai suoitutt’altro che galanti insulti nei confronti della escort Jenny Thompson, protagonista delle passate scappatelle di Rooney, e dalle più che aggressive provocazioni da “spaccone” nei confronti dei suoi accompagnatori, ed, in particolare, di tale Sam Birch, ora è il momento del lancio delle “freccette”.

    Il tabloid domenicale “People”, infatti, ha riportato che Balotelli, dalla finestra del primo piano del centro di allenamento di Carrington, sarebbe stato protagonista di un assurdo lancio di freccette nei confronti dei giocatori delle giovanili del Manchester City, impegnati nell’allenamento. Perchè? “Mi annoiavo”.

    Nessun ferito, pare, ma il club ha aperto un’inchiesta interna, con il benestare del tecnico Roberto Mancini, ormai esasperato dalle continue bravate del suo ex pupillo. Inoltre, Mancini – insieme ai dirigenti del City e su richiesta dello stesso Balotelli – ha autorizzato il giocatore a praticare Kick Boxing, così come faceva ai tempi dell’Inter, per tentare di scaricare in tal modo la sua irrefrenabile aggressività, cercando di evitare il ripetersi di episodi incresciosi dentro e fuori dal campo.

    Le critiche nei confronti di Mario, Oltremanica, sono ormai trasversali. L’ex stella del City, Rodney Marsch, inizialmente paragonato dalla stampa Inglese a Balotelli, anche per l’elevata cifra del suo trasferimento al City negli anni ’70, prende pubblicamente le distanze da tale similitudine con quello che lui stesso definisce “un petulante attaccante”.  “Non voglio essere associato a Mario Balotelli: io ho amato il calcio fin da quando ero grande abbastanza per dare calci ad un pallone e ho sempre giocato con il sorriso. Guardate invece Balotelli: non sorride mai e non dà l’impressione di divertirsi a fare quello che fa e poi è sempre lì a questionare con i compagni di squadra e con l’allenatore, sembra un bulldog che mastica una vespa”.

    Inoltre, il tecnico del Tottenham, Harry Redknapp, rincara la dose, osservando che Balotelli appare sempre arrogante, triste e cupo in viso, mai sorridente, come “se odiasse quello che fa”, non rendendosi conto di essere un privilegiato, : “E’ triste vedere un ragazzo che guadagna tutti quei soldi e che fa un lavoro che dovrebbe adorare, comportarsi come se stesse facendo un lavoro di routine. “Segna un gol e ha quell’espressione arrogante in faccia: il ragazzo dovrebbe rendersi conto di quanto fortunato sia ad essere nella posizione in cui è”.

    La pazienza degli inglesi nei confronti delle sue bravate, dunque, sembra ormai giunta al capolinea. Anche il club pare intenzionato ad intraprendere la strada della linea dura, per prevenire conseguenze ben più gravi, memore della condanna ad otto mesi di reclusione appena inflitta a Etuhu, attaccante nigeriano del City, resosi protagonista – il 28 Febbraio scorso – di un’aggressione ai danni di Owen Fitzpatrick, immortalata dalle telecamere a circuito chiuso del Manchester Casinò, che hanno filmato l’attaccante mentre – ubriaco – colpiva ripetutamente con calci l’uomo, già steso in terra, fratturandogli la mandibola.

    Solo Prandelli sembra riporre ancora fiducia nei confronti di Mario, sperando in una sua maturazione, e tendendogli la mano: “Per Mario, l’importante è che sui suoi errori ci sia una riflessione: lui ha avvertito questo disagio e si è pentito, ha chiesto aiuto e noi gli saremo vicino per aiutarlo nella sua crescita”. Per ora, la redenzione di Mario Balotelli appare ben lontana, ed il c.t. non ha ancora deciso se convocarlo per la prossima amichevole contro l’Ucraina.

     

  • La grinta di Mazzarri e Maggio: fra sogni scudetto e scaramanzie

    La grinta di Mazzarri e Maggio: fra sogni scudetto e scaramanzie

    Dopo la buona prestazione in maglia Azzurra (quella della Nazionale) nella partita di ieri contro la Slovenia, il pensiero di Christian

    L'allenatore del Napoli Walter Mazzarri, atteso nella prossima giornata dal match con la Lazio, in vista della volata scudetto
    Maggio vola all’altra maglia Azzurra (quella del Napoli), cullando un sogno dal nome impronunciabile nella terra della scaramanzia, ma che alimenta le speranze di un popolo intero, in trepidante attesa dal lontano campionato 1989-1990. A più di vent’anni di distanza, gli scenari e gli interpreti sono diversi, ed i concetti calcistici molto lontani fra loro. Il Napoli di ieri aveva uno straordinario solista, il più grande di tutti i tempi, Diego Maradona;  il Napoli di oggi è una creatura nata e plasmata dalla grinta di Mazzarri, dal gioco incisivo e divertente, che ha permesso alla squadra di attirare su di se l’attenzione dei media Europei ed, in particolare, l’ ammirazione della stampa sportiva inglese. La ricetta Mazzarri è di ampio respiro, arrivando ad intrigare non solo i propri tifosi ma tutti coloro che amano il calcio: non può prescindere dalle discese funamboliche del Pocho Lavezzi, dalle incursioni di Hamsik e dai gol straordinari del Matador Cavani, ma anche dalla solidità difensiva di capitan Cannavaro, e da chi, come Christian Maggio, corre instancabilmente, con l’intelligente duttilità di chi vuol essere sempre utile alla causa, adattandosi a giocare – come ieri sera in Nazionale – anche da esterno difensivo basso: è per questo che Mazzarri gli dichiara apertamente la sua grande stima: «Maggio è uno di quelli che con me gioca sempre. E’ arrivato a certi livelli anche perché è maturato con noi. Gioca con una squadra con mentalità vincente e si esprime al meglio anche in Nazionale. Io non mi meraviglio perché Maggio con noi ha sempre disputato grandi partite». Nella prossima giornata, mentre i riflettori saranno puntati sul del derby Milanese e sulla “classica” Roma-Juventus, il Napoli affronterà la Lazio, in un match dal sapore decisivo. Una prova di maturità, un termometro per misurare le effettive ambizioni di entrambe le squadre, finora assolute protagoniste-rivelazioni, ed un possibile trampolino di lancio definitivo verso lo sprint finale. In caso di vittoria al San Paolo, la squadra di Mazzarri potrebbe approfittare di un eventuale risultato di pareggio nel derby, ed avvicinarsi ancor di più ai primissimi posti. Ecco, dunque, che la partita con la Lazio non sarà semplicemente uno spareggio Champions, come lo ha definito Lotito, ma potrebbe essere qualcosa di più per il Napoli, soprattutto in vista delle otto finali di campionato, e dei ventiquattro punti in palio, che ci separano dall’ultima giornata. Inoltre, la bella stagione ed i campi leggeri saranno un ulteriore punto a favore per una squadra tecnica, che gioca prevalentemente palla a terra e nello stretto come i partenopei. Il Napoli, però, vuol continuare a volare basso, camminare ancora a fari spenti, scrollandosi di dosso eccessive responsabilità e prendendo solo gli aspetti positivi che il calore della città può comportare. “Ci estraniamo da tutto e corriamo su noi stessi. Adesso arriva la primavera, stiamo curando ogni dettaglio per arrivare al top delle nostre potenzialità. Io e il mio staff le pensiamo tutte per dare la possibilità ai giocatori di esprimersi al massimo. La mia attenzione è concentrata solo su questo, non sui numeri e sulla classifica”. Puntando sul proprio entusiasmo, senza guardare la classifica, scendendo in campo con la mente libera di chi è già consapevole di aver compiuto un’impresa e che non ha nulla da perdere nel tentare il rush finale. Nulla da perdere, appunto. Perchè sognare non costa niente, ma senza mai pronunciare apertamente la parola magica che inizia per “S”. Meglio continuare a parlare di obiettivo qualificazione alla prossima Champions League, progettando gli adeguamenti dello stadio San Paolo per renderlo agibile agli incontri che contano, migliorandone la visibilità e la sicurezza.  A Napoli, si sa, la scaramanzia non è mai troppa…

  • Mercato Juve fra arrivi, riscatti e partenze

    Mercato Juve fra arrivi, riscatti e partenze

    Quando la stagione in corso non conferma affatto le aspettative, quando la contestazione dei tifosi è un capitolo all’ordine del giorno e dalle dichiarazioni dei protagonisti trapela delusione ed amarezza, è il momento di pensare al futuro, al cambiamento, all’ennesima rivoluzione.
    Il prossimo anno la Juventus sarà chiamata ad una prova d’appello, sotto i riflettori del nuovo stadio
    e, questa volta, le scelte dovranno essere mirate e scrupolose, non si potrà più sbagliare.
    Il mercato bianconero punterà sulla qualità, concetto quasi assente nell’attuale squadra muscolare. Gli obiettivi principali riguardano l’attacco, con Sanchez e Giuseppe Rossi come prime scelte: il cileno, esploso definitivamente nell’Udinese dei miracoli, garantirebbe velocità, giocate e gol: inoltre, la Juve ha – da sempre – un canale privilegiato con il patron Pozzo, date le frequenti operazioni concluse in passato.
    Giuseppe Rossi, in alternativa, gradirebbe ritornare in Italia per assaporare la maggior visibilità che la serie A garantisce ed il suo procuratore Pastorello ha già dichiarato un suo interessamento per la Juve.

    Se sfumassero queste due trattative, la Juve potrebbe decidere di seguire i consigli di Zidane, puntando sul francese della Roma Jeremy Menez. Sembra, invece, ormai definita – in linea di massima – l’operazione Bastos, che arriverebbe dal Lione per occupare la fascia sinistra, rafforzando, così, anche la corsia opposta rispetto al territorio di competenza di Krasic.

    Capitolo partenze: se la società non dovesse decidere di operare una ricapitalizzazione, l’unica strada per “far cassa” è la cessione di un Big: Buffon e Chiellini su tutti. Per loro, vi sarebbero offerte dall’Inghilterra, in particolare dallo United e dal City, anche se una cessione eccellente potrebbe non essere gradita ai tifosi.
    Inoltre, parallelamente, la dirigenza deve definire anche i “riscatti” di Aquilani, Pepe, Motta, Quagliarella, Taorè e Rinaudo, per un totale di 37,25 milioni di spesa complessiva.
    Sembra certa la non riconferma degli ultimi due mentre gli altri, insieme ai rinforzi del mercato di Gennaio Barzagli, Toni e Matri, dovrebbero costituire la base quantitativa della Juventus dei prossimi anni.
    Discorso a parte per Aquilani, uno dei pochi segnali positivi della Juve di Del Neri: al momento la sua posizione non dovrebbe essere in discussione, date anche le dichiarazioni rassicuranti del suo procuratore “E’ già tutto deciso, resterà a Torino”, anche se Marotta lavorerà per ottenere uno sconto dal Liverpool (a fronte dei 16 milioni dovuti per il riscatto), oppure un rinnovo del prestito per un’ulteriore stagione.

    Infine, sembra ormai certo il rinnovo di capitan Del Piero: vuole continuare a giocare almeno per un altro anno, ha già ampiamente dichiarato di “voler firmare in bianco”, per vivere l’emozione del calcio d’inizio nel nuovo stadio: in tanta incertezza sarà lui, come sempre, l’unico vero punto di riferimento.

  • Verifica Italia contro la Slovenia

    Verifica Italia contro la Slovenia

    Il C.t. Azzurro Cesare Prandelli, questa sera atteso al delicato banco di prova contro la Slovenia, immediata inseguitrice nel girone C di qualificazione ad Euro 2012.
    Dopo 5 mesi dall’ultima apparizione ufficiale, lo scialbo 0-0 contro l’Irlanda del Nord, questa sera alle 20.45, a Lubjana contro la Slovenia, ritorna in campo la Nazionale di Prandelli in un delicato scontro al vertice del girone C di qualificazione ad Euro 2012, guidato dagli Azzurri con 10 punti ed immediatamente inseguiti dagli Sloveni con soli tre punti di differenza, frutto della vittoria a tavolino contro la Serbia, maturata dopo le intemperanze di Marassi di Ivan e dei suoi seguaci. Il banco di prova di questa sera è un test insidioso, ma anche un’ utile chiave di lettura dello stato di avanzamento dei lavori del cantiere Italia, all’insegna dei ritorni e delle riconferme, degli esperimenti e della voglia di far bene, con “orgoglio e dignità” soprattutto in un periodo di celebrazioni e riscoperta dell’identità Nazionale.   Ritorna Capitan Buffon, a riprendersi le chiavi della sua porta dopo nove mesi di assenza da un match ufficiale (la gara d’esordio degli sfortunati Mondiali Sudafricani) per allontanare i fantasmi e le critiche di un periodo non brillante. Si ripropone la coppia centrale difensiva juventina, Chiellini-Bonucci, chiamata a riscattare, almeno in Nazionale, la stagione fin qui tutt’altro che entusiasmante, con Maggio e Balzaretti a completare la linea a quattro. Riconferma anche per il centrocampo ad alto tasso di qualità, Montolivo-Thiago Motta-Aquilani-Mauri, con l’ordine di dettare i tempi per “pressare e ripartire veloci”, innescando i guizzi degli ex gemelli del gol Blucerchiati, Cassano-Pazzini, che si ritroveranno fianco a fianco in attacco, prima di scoprirsi avversari nel prossimo infuocato derby milanese del 3 Aprile. Per una sera, però, il campionato deve necessariamente passare in secondo piano, nella speranza di riscoprire un’Italia “da serie A“. O, quantomeno, da “promozione”.