Autore: Simona Granieri

  • Clamoroso Bayern, esonerato Van Gaal

    Clamoroso Bayern, esonerato Van Gaal

    Il Bayern Monaco ha comunicato ufficialmente la decisione di esonerare il tecnico olandese Van Gaal, dopo il deludente pareggio interno per 1-1 contro il Norimberga, che ha allontanato ulteriormente il Bayern dalla testa della classifica, posizionandolo al quarto posto della Bundesliga con 52 punti, a ben 14 punti dalla capolista Borussia Dortmund, scavalcato anche da Bayer Leverkusen ed Hannover.

    La decisione è frutto di una stagione molto sottotono, con i bavaresi fuori da ogni competizione: eliminati dalla coppa nazionale  per mano dello Shalke 04 in semifinale, fuori dalla Champions League agli ottavi eliminati dall’Inter, fuori dalla lotta per il titolo. Unico obiettivo rimasto è la corsa alla qualificazione in Champions, non impossibile ma neppure scontato.

    L’ambiente necessitava, dunque, di una scossa e – come sempre accade – paga l’allenatore, che verrà sostituito nell’immediato da Andries Jonker, tecnico in seconda dei bavaresi, che taghetterà la squadra per le ultime 5 giornate di campionato. Nella prossima stagione, invece, sarebbe Jupp Heynckes il candidato con maggiori probabilità di sedere sulla panchina bavarese, lasciando quella del Bayer Leverkusen. In alternativa, rimane aperta anche la soluzione che porta a Guus Hiddink, attuale commissario tecnico della nazionale turca, gradito alla dirigenza dei bavaresi.

    L’obiettivo di breve periodo, però, resta assolutamente prioritario: il Bayern deve qualificarsi alla Champions League, anche in virtù del fatto che la prossima finale di Champions si disputerà proprio all’Allianz Arena di Monaco.

  • Palermo – Cesena: il ritorno di Delio Rossi. Probabili formazioni

    Palermo – Cesena: il ritorno di Delio Rossi. Probabili formazioni

    Delio Rossi ritorna allo stadio Barbera dopo l’ultima apparizione, nella gara contro l’Udinese, che gli era costata l’esonero dalla panchina rosanero. Questo pomeriggio, alle 15, sarà di scena il Cesena, in una partita delicata da affrontare, soprattutto psicologicamente. Anche per lui, che ha deciso di ritornare per tre motivi: per l’affetto della gente, per la squadra, e perchè è una persona orgogliosa, che stima l’ambiente Palermitano ed è consapevole di essere stimato dalla squadra e dalla città.

    Nonostante il suo ritorno, però, l’ambiente dello spogliatoio rosanero potrebbe essere ancora scosso e frastornato dai rocamboleschi eventi delle scorse settimane che hanno portato all’esonero di Cosmi ed al suo ritorno in panchina.

    Proprio dell’umore della squadra Delio Rossi ha parlato in conferenza stampa, analizzando le difficoltà dovute all’ennesimo cambio di allenatore, ed ai dissapori fra il presidente Zamparini e Serse Cosmi, che hanno scalfito anche la solidità del gruppo, rendendolo frastornato. “Ma siamo professionisti e l’unico modo che abbiamo per rispondere è il campo. Nelle prossime sette partite, iniziando da quella col Cesena, mi aspetto che la squadra ritrovi lo spirito di gruppo, un filo comune, perchè nel calcio devono sempre prevalere gli interessi di squadra su quelli del singolo”.

    Per questo, Rossi punta molto sul recupero psicologico di Miccoli, turbato dall’esser stato uno degli oggetti del contendere fra l’ex allenatore Cosmi e Zamparini, ma che ha le caratteristiche emotive e caratteriali giuste per rispondere sul campo, con una grande prestazione, da vero capitano.

    Per quanto riguarda la formazione, Rossi deve fare a meno di Pastore, squalificato, e di Ilicic ancora infortunato. Il tecnico, dunque, potrebbe provare la soluzione Kurtic dietro le punte: tale scelta non sarebbe dettata soltanto da aspetti tattici, alla ricerca di un assetto che possa dare equilibri ed armonia, ma anche da fattori psicologici. Kurtic, infatti, non è stato coinvolto nelle polemiche roventi che hanno investito la squadra nelle scorse settimane e potrebbe essere più sereno rispetto ad altri compagni.

    La probabile formazione, dunque, dovrebbe essere un 4-3-2-1 con: Sirigu; Cassani, Goian, Bovo, Balzaretti; Acquah, Liverani, Nocerino; Kurtic; Miccoli, Pinilla. Con in panchina: Benussi, Darmian, Andelkovic, Bacinovic, Kasami, Paolucci, Hernandez.

    Il Cesena di Massimo Ficcadenti, dal canto suo, scenderà in campo alla ricerca dei tre punti salvezza, cercando di non concentrarsi troppo sulla situazione interna in casa Palermitana, e pensando esclusivamente alle questioni di campo: un pari sarebbe inutile, l’obiettivo è solo la vittoria. Il tecnico, infatti, ha dichiato: “Non è facile parlare di moduli o assenze quando ci sono in campo dei talenti come Miccoli e Pinilla”.

    Per Ficcadenti una buona notizia: Jimenez potrà giocare dal primo minuto, poichè sembra aver superato i problemi fisici alla caviglia dei giorni scorsi che lo avevano costretto ad un riposo precauzionale. Un recupero fondamentale quello del fantasista cileno, che rende Massimo Ficcadenti più ottimista sulla prestazione della sua squadra e sull’esito della gara: “Il Cesena sta bene. Ci alleniamo bene, lavoriamo con intensità e mi auguro di fare una buona prestazione a Palermo”.

    La probabile formazione del Cesena sarà la seguente, con un 4-3-2-1: Antonioli; Santon, Von Bergen, Felipe, Lauro; Caserta, Colucci, Parolo; Giaccherini, Jimenez; Malonga. Ed a disposizione: Calderoni, Ceccarelli, Pellegrino, Sammarco, Piangerelli, Rosina, Bogdani.  Anche se pare probabile un inserimento a sorpresa dal primo minuto dell’attaccante albanese Bogdani e di Sammarco in difesa.

    Al Renzo Barbera arbitrerà Peruzzo di Schio.

  • Udinese – Roma, probabili formazioni. Sanchez in dubbio, Borriello ancora escluso

    Udinese – Roma, probabili formazioni. Sanchez in dubbio, Borriello ancora escluso

    Udinese – Roma di questa sera sarà un vero e proprio spareggio per il quarto posto, ultimo biglietto disponibile per l’ingresso ai preliminari della prossima Champions League. La lotta per la qualificazione è ancora apertissima, con Udinese, Lazio e Roma rispettivamente a quota 56, 54 e 50 punti.

    Entrambe le squadre che scenderanno in campo questa sera alle 20.45 allo stadio Friuli di Udine, hanno valide motivazioni per continuare la rincorsa all’ambito traguardo, entrambe volenterose di riscattare le due sconfitte subite nell’ultimo turno di campionato, contro Juventus e Lecce.

    La Roma di Montella punta alla qualificazione perchè la vetrina della Champions sarebbe un’ottima occasione per dare visibilità al progetto di DiBenedetto, dando respiro internazionale ad un progetto ambizioso. L’Udinese di Guidolin, invece, partita a fari spenti (con 4 sconfitte nelle prime 4 gare di campionato) è la rivelazione della stagione, sulla quale pochissimi avrebbero scommesso. Una sopresa che non vuole sciogliersi con i caldi Primaverili, confermando fino alla fine quanto di buono si è saputo costruire finora.

    In casa Roma, Montella in settimana ha provato a lungo il più classico dei moduli, il 4-4-2 con Francesco Totti e Marco Borriello in attacco. Tuttavia, l’ex aeroplanino non sembra esser convinto di volerlo schierare dal primo minuto, essendo maggiormente propenso ad adottare il più collaudato 4-2-3-1 con Totti unica punta e Mirko Vucinic più largo a sinistra, escludendo ancora Marco Borriello dall’undici titolare. A tal proposito, Montella ha dichiarato: “Anche con interpreti diversi, resta il 4-2-3-1. Voglio giocatori forti e motivati e una squadra equilibrata”, non accennando alla posizione di Borriello con il quale ha avuto un faccia a faccia dopo l’allenamento di rifinitura di Venerdì, spiegandogli i motivi delle continue esclusioni. Il centravanti, però, non sembra affatto contento dell’attuale situazione e pare deciso a lasciare la Roma in estate, con il club giallorosso che pare ormai deciso ad assecondare la sua partenza, divincolandosi dall’obbligo di riscatto verso il Milan. Così come appare sempre più probabile anche la partenza del francese Menez, oltre che quella di Mexes (operato a Villa Stuart in settimana, stagione finita).

    Tornando alla probabile formazione giallorossa, Montella deve sciogliere un dubbio legato al giocatore da schierare sulla parte destra del centrocampo e quello che agirà da incursore: nel primo caso, il ballottaggio è tra Aleandro Rosi (favorito) e Rodrigo Taddei, mentre per il secondo ruolo il ballottaggio è tra Matteo Brighi e Simone Perrotta, con il primo in vantaggio.

    La difesa, invece, sarà composta da Doni in porta, Marco Cassetti, Nicolas Burdisso, Juan e John Arne Riise.

    In casa Udinese, la volontà è quella di continuare la corsa interrotta a Lecce, anche se Guidolin è in apprensione per le condizioni di Sanchez, fermo da martedì per un risentimento muscolare alla coscia sinistra subito in allenamento. Nella giornata di ieri, il cileno si è allenato solo per 20 minuti con una leggera corsa, e pertanto sembra realmente improbabile vederlo in campo questa sera, anche per evitare di rischiare un peggioramento delle sue condizioni in vista delle ultime sei partite della stagione.

    Nell’eventualità dell’assenza del nino meraviglia, sarà pronto Denis ad affiancare Di Natale in attacco, anche se i precedenti senza Sanchez non permettono di rassicurare Guidolin: infatti, nelle tre gare senza Sanchez, nel dicembre scorso a Parma, l’Udinese aveva perso e nel girone di ritorno contro Bologna e Brescia non è andata oltre il pareggio.

    Inoltre, a centrocampo sarà assente Inler per squalifica, e Guidolin dovrebbe schierare i seguenti 5: Isla, Abdi, Pinzi, Asamoah, Armero. In difesa, invece, spazio ad Handanovic in porta e Benatia, Zapata, Domizzi.

    Proprio il difensore Maurizio Domizzi, in conferenza stampa, ha analizzato la partita alla luce della probabile assenza di Sanchez, e sottolineando l’importanza delle motivazioni per andare oltre l’ostacolo: “Chiaramente l’assenza di Sanchez sarebbe grave, è come se l’Inter dovesse fare a meno di Eto’o, il Milan di Pato o il Napoli di Cavani. Non so quali siano le intenzioni del tecnico, in questi giorni prova anche altri piani di battaglia, ma lo fa ormai dall’inizio di stagione perchè vuole che l’Udinese sia pronta a modificare in qualsiasi momento la sua disposizione tattica. Al di là del modulo, per sconfiggere la Roma servirà la voglia di farcela, quella voglia che hanno i principianti, coloro che si avvicinano a un traguardo eclatante, la Champions. Noi questo traguardo intendiamo conquistarlo ad ogni costo”.

    I presupposti per un match infuocato sembrano esserci tutti.

  • Falcao sarà l’allenatore dell’Internacional di Porto Alegre

    Falcao sarà l’allenatore dell’Internacional di Porto Alegre

    A volte ritornano… E’ proprio il caso di dirlo a proposito di Paulo Roberto Falcao, ex campione brasiliano – uno dei 125 più grandi calciatori viventi – che all’età di 57 anni ha deciso di rimettersi in pista, ributtandosi a capofitto nell’ambiente calcistico, calcando nuovamente il campo come allenatore della squadra del cuore, l’Internacional di Porto Alegre.

    Falcao, infatti, vestì la maglia dei ‘Colorados’ dell’Inter Brasiliana dal 1973 al 1979, conquistando ben 5 campionati gaùcho e 3 campionati brasiliani, segnando 22 reti in campionato, ed ottenendo per due volte il Bola de Ouro, un prestigioso premio assegnato dalla rivista brasiliana Placar al miglior giocatore del campionato brasiliano, prima di intraprendere la fortunata esperienza italiana e trasferirsi alla Roma di Diinno Viola nel 1980.

    Il primo amore non si scorda mai, si suol dire: ecco, quindi, che il campione brasiliano non poteva rifiutare la proposta del Porto Alegre che, in crisi di risultati, dopo la sconfitta in coppa Libertadores contro la squadra messicana dei Jaguares, ha deciso di affidarsi al carisma di Falcao, ex campione ancora amatissimo dai tifosi brasiliani. La scelta, dunque, è parsa più affettiva che puramente tecnica, anche in considerazione del fatto che sono ben 17 anni che Falcao non allena, dopo l’ ultima esperienza come commissario tecnico della nazionale giapponese nel 1994.

    L’avventura nipponica non ebbe esito felice, ma le sue responsanbilità in merito furono comunque limitate, in quanto la nazionale giapponese non era ancora una squadra vera, ma risultava composta perlopiù da dilettanti di belle speranze, appena affacciatisi al mondo del calcio, con un movimento calcistico ancora agli albori.

    Da allora, però, Falcao decise di allontanarsi dal mondo del calcio, forse deluso dall’esito non positivo di quell’esperienza, scegliendo di ritirarsi a vita privata proprio nella sua Porto Alegre, anche alla luce delle altre non esaltanti esperienze in panchina, come commissario tecnico del Brasile (con il quale conquistò una medaglia d’argento in Coppa America nel 1991. Nel frattempo, nel 2003 ha sposato (come secondo matrimonio) la presentatrice televisiva Christina Ranzolin, occupandosi di commenti tecnici per il campionato brasiliano per la televisione Rete Globo, e collaborando come opinionista del giornale Zero Horas e dell’emittente Radio Gaúcha.

    La vita da allenatore, dissero in molti, non fa per lui perchè è troppo sedentaria per fornire stimoli adeguati ad un uomo abituato a scendere in campo da protagonista, in prima persona, per un grande campione acclamato dalle folle, idolo della Roma giallorossa nonostante il rigore fallito nella finale di Coppa Campioni contro il Liverpool, che era abituato ad essere “allenatore in campo”, oltre che elegantissimo nel suo tocco di palla, prezioso nell’intelligente di lettura tattica delle partite e capace di “essere sempre al posto giusto e di far correre la palla più che le gambe“. Era giusto, dunque, che gli si desse un’altra possibilità di mettersi in gioco, affrontando un’avventura che – anche in virtù del legame affettivo con la squadra e con la città – saprà stimolarlo a dovere, risvegliando la passione, forse sopita, per il campo e la sua natura di uomo di calcio.

    L’ufficialità non è ancora giunta, ma Rete Globo, popolare tv brasiliana, ha fatto trapelare nella giornata di ieri che a breve sarà diramato in merito un comunicato ufficiale dall’Internacional di Porto Alegre. Per ora, Paulo Roberto Falcao, ha deciso di non sbilanciarsi troppo nelle dichiarazioni, ammettendo soltanto la sua piena disponibilità nell’affrontare tale esperienza, anche nel rispetto dell’allenatore prossimo all’esonero, Celso Roth: ” Non è ancora il momento di parlarne, ma se mi vo­gliono, sono pronto a ri­cominciare ad allenare di nuovo”.

    E chissà che, se l’avventura brasiliana dovesse andare nel verso giusto, gli stimoli ritrovati non lo spingano a riaffrontare il viaggio verso l’Italia, e verso la Roma giallorossa che non l’ha mai dimenticato, con un ruolo dirigenziale nella creatura di DiBenedetto. Non è escluso che in futuro possa accadere ed, anche in questo caso, sarebbe una scelta “sentimentale”, dettata dal cuore.

  • Gary Neville saluta il calcio: amichevole con la Juve per il passo d’addio

    Gary Neville saluta il calcio: amichevole con la Juve per il passo d’addio

    Gary Neville ha annunciato il suo addio al calcio giocato, appendendo gli scarpini al chiodo insieme alla maglia dei Red Devils che ha indossato per ben 600 partite. Il difensore ed ex capitano del Manchester United, all’età di 36 anni, ha annunciato la volontà di ritirarsi dai campi di gioco non attendendo la scadenza contrattuale del 30 Giugno a causa di una non ottimale condizione fisica e la società dei Diavoli Rossi ha deciso di organizzare un’ amichevole di lusso per salutarlo, onorarlo e ringraziarlo: il 24 Maggio, infatti, all’Old Trafford sarà di scena la Juventus di Gigi Del Neri.

    Il difensore, ritenuto uno dei terzini più forti della sua generazione, dopo 19 anni di carriera ad altissimo livello può, quindi, effettuare un bilancio degli anni trascorsi e può sicuramente ritenersi soddisatto del suo percorso, fatto di innumerevoli successi: dal 1992 al 2010 ha collezionato 400 presenze in Premier League e 5 gol, vincendo con il suo club ben undici titoli inglesi, quattro FA Cup, tre Coppe di Lega, otto Supercoppe d’ Inghilterra, due Champions League, una Coppa Intercontinentale ed un Mondiale Per Club.

    Unica nota stonata il gravissimo infortunio alla caviglia, rimediato nel 2007, durante il match contro il Bolton Wanderers che ha frenato gli ultimi anni della sua carriera, costringendolo ad anticipare il ritiro dal calcio.

    Nonostante l’infortunio, però, il suo nome non è stato dimenticato dai tifosi del Manchester United, nè dai tifosi inglesi (ha giocato per 10 anni come terzino destro della Nazionale, collezionando ben 95 presenze), pertanto era doveroso organizzare un evento importante per rendergli il dovuto omaggio. A tal proposito, lo stesso Gary Neville ha voluto ringraziare il Manchester per la serata organizzata: “Sono felicissimo che la società mia dia la possibilità di  giocare questa partita. Sarà una serata emozionante, visto che  indosserò la maglia rossa per la mia ultima partita. Voglio godermi  ogni momento”.

    Non è stata casuale la scelta della Juventus, storica rivale nella coppa Campioni degli anni ’90, come avversaria nell’amichevole celebrativa per Neville, così come ha dichiarato sir Alex Ferguson: “Abbiamo giocato delle sfide speciali contro la Juventus nel passato e credo che questa sarà un’altra notte memorabile”. Inoltre, l’amichevole contro la Juventus avrà un sapore speciale anche per il portierone olandese del Manchester Edwin Van der Sar, molto criticato ai tempi della Juventus, ma rilanciatosi in Inghilterra: anche per lui, a fine stagione, sarà tempo di smettere con il calcio giocato.

    La partita si disputerà esattamente quattro giorni prima della finale di Champions League, alla quale Juventus assisterà soltanto da spettatrice, mentre il Manchester si augura di poter dire la sua da protagonista.

  • Lotito, fissa l’obiettivo Champions e lancia la sfida a DiBenedetto

    Lotito, fissa l’obiettivo Champions e lancia la sfida a DiBenedetto

    Nonostante la sconfitta di domenica scorsa contro una diretta concorrente, il Napoli di Mazzarri, la Lazio crede ancora fermamente nella possibilità di agguantare il quarto posto, valido per la qualificazione alla prossima Champions League, ed ha intenzione di riprendere la corsa già dal prossimo match in casa contro il Parma.

    La qualificazione è un traguardo prestigioso dal punto di vista sportivo, ma è naturale che a livello societario si facciano anche delle valutazioni economiche in proposito, dati i  consistenti introiti che apporterebbe, che potrebbero renderlo un importante trampolino di lancio verso un miglioramento dell’organico.

    Questo è anche il pensiero del numero uno del club biancoceleste, Lotito: «E’ inutile negarlo, piazzarsi o meno in Champions può cambiare i progetti». Gli introiti, appunto, potrebbero portare ad un progetto di consistente rinforzo della squadra, così come lo stesso presidente Lotito ha affermato:  «Una sana gestione passa per due elementi: il contenimento dei costi e l’incremento dei ricavi. Raggiungere questo obiettivo sposta molto, in termini di ritorno esterno e di sottoscrizione di contratti anche in termini pubblicitari; la Champions League ti proietta in un circuito totalmente diverso».

    Sempre in merito alla gestione economica, Lotito avverte la necessità di precisare come nel calcio vi siano delle regole da rispettare, nelle quali il presidente biancoceleste crede fermamente, e che non possono essere eluse dall’arrivo di Paperoni d’oltreoceano, riferendo una frecciatina a DiBenedetto, prossimo rivale dell’altra sponda del Tevere. «Si parla tanto dello Zio Tom dall’America, ma lui non può mettere dei soldi. Per farlo deve passare per una serie di iniziative per incrementare i ricavi. Il problema è che se lo faccio io passo per tirchio, ma ci sono delle norme che dovranno essere rispettate».

    Pertanto, considerando la lunga assenza della Lazio dalla Champions (dal 2007), l’obiettivo è quello di affrontare l’eventuale qualificazione seguendo una linea di progettualità, puntando a preservare i giocatori di maggior rilievo, ed inserendo innesti di valore, top players che consentano di effettuare il cosiddetto “salto di qualità”, oltre che di giocatori giovani ma dal grande potenziale, come finora è accaduto nella gestione Lotito: «Ci sono giocatori sconosciuti, ma che hanno grandi qualità e che possono fare la differenza».

    Fra i top players già in organico, gli unici dubbi riguardano la permanenza di Mauro Zarate, mentre sembrava in via di definizione la questione del rinnovo contrattuale di Fernando Muslera (in scadenza nel 2012), anche se – negli ultimi giorni – pare siano sorti ulteriori intoppi: «L’intesa per il rinnovo era già stata firmata, ma poi il ragazzo e l’agente hanno voluto disattendere l’accordo sottoscritto. Ad ogni modo, siamo fiduciosi che alla fine la situazione possa ricomporsi».

    Punto fermo del progetto sarà il tecnico goriziano Edi Reja, con il quale il presidente dimostra di avere un feeling particolare, un’unione di intenti vera e propria, ed è per quato che per Reja vi sono solo parole di elogio:  «Ha dimostrato il suo valore anche nella gara con il Napoli, ha tutta la mia stima e considerazione. Lui non condivide le critiche strumentali e distruttive. Noi vogliamo solo essere rispettati per quanto dimostriamo in campo, vogliamo essere giudicati solo per quello che uno fa. Reja non si spiega le critiche che gli vengono rivolte a priori, ed ha ragione. Ecco perché punto su di lui ed ecco perché dopo il San Paolo si dovrà ripartire alla grande per raggiungere un traguardo importante».

  • Penalizzazioni Lega pro: 13 squadre coinvolte. Stangato il Pomezia

    Penalizzazioni Lega pro: 13 squadre coinvolte. Stangato il Pomezia

    Terremoto di penalizzazioni in Lega Pro, legato alla violazione delle norme sui pagamenti degli stipendi e del versamento contributi Irpef ed Enpals nei confronti dei tesserati, da parte di molti club di Lega Pro.

    La Commissione disciplinare Nazionale, presieduta dall’avvocato Sergio Artico, ha così disposto una serie di penalizzazioni nei confronti di 13 club da scontarsi nella stagione sportiva in corso, in relazione ai deferimenti della Procura Federale, connessi alla segnalazione della Co.vi.so.c.

    In particolare, i provvedimenti sono i seguenti: due punti di penalizzazione sono stati comminati a Salernitana, Catanzaro, Sangiovannese, Cosenza, Aurora Pro Patria, Brindisi e Melfi, che dovevano rispondere di due deferimenti riguardanti rispettivamente le scadenze previste al I e al II trimestre. Un punto di penalizzazione, invece, dovrà essere scontato da Giulianova, Alessandria, Foligno, Matera, Carpi e Pomezia. Ed, inoltre, sono state  comminate ammende economiche alle società deferite ed inibizioni, da uno a sei mesi, per i loro dirigenti.

    Inoltre, per la squadra del Pomezia, nella giornata di ieri è arrivata una stangata ancor più pesante, con ben quindici punti di penalizzazione in classifica da scontare nella stagione in atto, ed un’ammenda di ventimila euro,oltre che una inibizione di 18 mesi per il presidente Maurizio Schiavon, escludendo il club dalla lotta play-off per la stagione in corso.

    I reati connessi a tale pesante provvedimento sono riferiti alla violazione delle normi federali vigenti e sono principalmente due:  il primo ascrivibile al presidente, ossia l’ avere ottenuto, mediante il deposito di documentazione contabile falsa, il ripescaggio della Società Pomezia Srl al campionato 2010/2011 di Lega Pro di Seconda Divisione; il secondo, ascrivibile alla società per responsabilità diretta,  per la condotta ascritta al suo legale rappresentante, ossia lo stesso presidente Maurizio Schiavon.

  • I problemi dell’Inter, la “precarietà” di Eto’o

    I problemi dell’Inter, la “precarietà” di Eto’o

    In casa Inter questa settimana, partendo dal derby di domenica e finendo alla clamorosa debacle di martedi in Champions, è stata da dimenticare. Ma “dimenticare” non può essere la soluzione giusta per affrontare i problemi, che gradualmente stanno emergendo. L’arrivo di Leonardo sembrava aver risolto, quasi miracolosamente, ogni cosa riportando quella determinazione, grinta e voglia di vincere che la gestione Benitez aveva sopito.

    Ora, però, pare che l’incantesimo sia svanito, ed è rilevante analizzare le diverse cause scatenanti.

    In primis, un fattore rilevante è la condizione fisica, come lo stesso Leonardo ha ammesso: la squadra appare “spremuta” nelle sue energie, anche a causa della forsennata rincorsa intrapresa dal mese di Gennaio ad oggi: rincorsa che ha avuto i suoi esiti positivi, portando i nerazzurri al potenziale sorpasso nel derby, ma che, a sorpresa, si è interrotta proprio nel momento decisivo, evidenziando una notevole stanchezza fisica, aggravata anche dai numerosi infortuni che hanno ridotto il ricorso al turnover, ma anche stanchezza mentale.

    In secundis, appunto, il fattore psicologico: una squadra che lo scorso anno ha vinto tutto non può avere la stessa fame della stagione scorsa. In particolare, la fame di vittoria per una squadra già sazia, nel momento in cui entrano in gioco le difficoltà, crolla notevolmente. Tutto ciò è testimoniato ampiamente dalla resa finale nella partita di Champions, quando – sul 2 a 1 – l’obiettivo doveva essere quello di stringere i denti ed evitare di incassare altre reti in casa, mentre l’esito è stato quello di subire altri quattro pesantissimi gol.

    Le problematiche, dunque, sono anche di natura tattica, ed in particolare legate anche alla fase difensiva. Il gioco di Leonardo è votato prettamente all’attacco, alla coralità, ed è una chiave interpretativa ottimale se la condizione fisica è in grado di reggere ritmi incalzanti di gioco. Invece, in una situazione di constatato calo atletico (anche fisiologico) la forza dell’attacco viene meno, così come si evidenziano i limiti di una difesa molle e disattenta. Le colpe, in questo caso, n0n possono essere rivolte esclusivamente  agli infortuni di Lucio e di Samuel, ma le loro assenze costituiscono una percentuale rilevante dei problemi difensivi. Christian Chivu, infatti, è stato costretto a giocare da centrale – ruolo che il rumeno ritiene “suo” ma al quale, in realtà, non pare più idoneo. Ranocchia, poi, appena arrivato e senza un bagaglio di esperienza sufficiente, si è ritrovato il peso della responsabilità di comandare la difesa: qualche errore, un po’ di sfortuna, molto sconforto.

    Le problematiche della difesa, però, come spesso si usa dire, non fanno riferimento solo allo specifico reparto di retroguardia, ma sono frutto di un approccio tattico errato: se il centrocampo non filtra e gli attaccanti non rientrano, si giunge ad incassare gol con una disarmante facilità.

    E poi, in un clima di confusione interna, le problematiche non fanno che accentuarsi, ed in particolare ciò accade se coinvolgono i “top players”.

    Snejder appare la lontana ombra del giocatore decisivo della gestione Mouriniana, Milito, appena rientrato, fino a prima dell’infortunio aveva fornito un contributo impalpabile alla causa, Maicon ha perso lo smalto degli sprint delle scorse stagioni. Eto’o, poi, preoccupa per l’estrema banalità dei suoi errori sottoporta, assolutamente insoliti per un attaccante infallibile come il camerunense. La serie degli errori “clamorosi” è iniziata nella partita contro la Juventus, persa dall’Inter a Torino, con una traversa colpita da due passi e terminata con l’altrettanto clamoroso errore nella partita di Champions contro i tedeschi dello Shalke, mandando a lato una ghiottissima palla gol.

    Alcune voci associano gli errori di Samuel Eto’o ad una sua insofferenza nei confronti di Milano, condizionato anche dalla sua famiglia. Il camerunense, infatti, è rimasto scioccato dal furto subito in casa propria qualche mese fa e, da allora, vive in un noto Hotel Milanese, in una suite da 2.500 euro al giorno.  Chiaro sintomo di “precarietà”, seppur lussuosissima, che potrebbe confermare le voci di mercato su un suo probabile trasferimento in Premier League, con Chelsea e Manchester City in Pole Position.

  • Extracomunitari, i club spingono per il secondo

    Extracomunitari, i club spingono per il secondo

    Nello scorso mese di Luglio, la decisione voluta dal presidente della Federcalcio, Giancarlo Abete di ridurre il numero degli extracomunitari tesserabili dai club italiani da due ad uno, era stata assunta come possibile rimedio della crisi d’identità del calcio italiano, sull’onda del post fallimento del Mondiale di Sud Africa 2010, e sull’esigenza di dare una svolta in una situazione difficile.

    La decisione in questione, però, non è mai stata condivisa dai club, che – nelle parole di Maurizio Beretta, presidente della Lega di serie A – esprimevano nello scorso mese di Luglio il loro grande disappunto: “Riteniamo che questa conclusione lasci l’amaro in bocca e non risolva i problemi del calcio italiano. E’ solo fumo negli occhi e rischia di essere il cosiddetto topolino partorito dalla montagna. La nostra posizione spingeva per restare con la situazione esistente, con la volontà di varare un progetto organico a più largo respiro. Non condividiamo questo approccio, perché il mercato è già aperto e si rischia di creare problemi a diverse società. Gli extracomunitari, tra l’altro riguardano quasi esclusivamente proprio i club del massimo campionato”.

    Il provvedimento voluto da Giancarlo Abete, anche in accordo con il presidente dell’Associazione Allenatori Sergio Campana, era indirizzato ad una maggiore valorizzazione dei vivai italiani, limitando gli innesti degli stranieri nei club, per risollevare il movimento calcistico in un momento di aperta crisi. 

    Ancora oggi, però, a distanza di diversi mesi, quella decisione non pare gradita alla gran parte dei presidenti, ed in particolar modo a Maurizio Zamparini e Lotito, grandi scopritori di talenti stranieri e soprattutto sudamericani. Ma anche gli altri club continuano a criticare tale decisione, ritenendola una delle possibili cause della ridotta competitività delle squadre italiane nelle coppe Europee, problematica risolvibile esclusivamente adoperando le medesime regole degli altri club continentali, unico modo per poter duellare ad armi pari.

    In particolare, Adriano Galliani, Beppe Marotta e Pantaleo Corvino (sostenitore del completo accesso al mercato degli extracomunitari) risultano essere i più determinati contestatori della regola, ed appaiono fermamente convinti nel voler affrontare la questione e risolverla, per ritornare dalla prossima stagione alla quota di due extracomunitari tesserabili, e poter accedere, così, più agevolemente ai mercati sudamericani ed africani per rafforzare i propri organici.

    Nel prossimo consiglio federale, dunque, la questione potrebbe essere affrontata, ed i principali club appaiono ottimisti in merito ad una risoluzione positiva: infatti, fonti vicine sia al Milan che alla Juventus sostengono la fiducia in tal senso di Adriano GallianiBeppe Marotta.

    Non è casuale, comunque, la scelta della tempistica per sollevare la spinosa questione in consiglio federale. La mancanza di competività dei nostri club nelle competizioni europee appare chiara proprio in questi giorni, anche sull’onda negativa della pesantissima sconfitta casalinga dell’Inter (2-5) subita nella partita di andata dei quarti di finale della Champions League contro lo Shalke 04, ma anche constatando l’eliminazione precoce di Roma e Milan dalla Champions League (già agli ottavi di finale) e la totale assenza delle squadre italiane dalle fasi finali dell’Europa League.

    L’eliminazione o la riduzione dei paletti sugli extracomunitari potrebbe essere la chiave di volta per ritornare ad essere protagonisti del calcio europeo e mondiale come accadeva in passato? Probabilmente no, ma – nella confusione generale del nostro sistema calcio – qualunque provvedimento innovatore potrebbe apparire risolutore: anche una decisione che innovatrice non è, poichè consisterebbe nel ripristinare lo status quo della scorsa stagione.  

  • Serse Cosmi: la mia verità sul Palermo

    Serse Cosmi: la mia verità sul Palermo

    Dietro ogni esonero, così come dietro ogni divorzio, si celano sempre malumori e recriminazioni, dettate dalla rabbia, dalla delusione e dal malcontento per la fine di un qualcosa in cui si era creduto.

    Con Zamparini, gli esoneri degli allenatori in panchina sono un fattore più che abituale, al punto che, spesso, non fa in tempo ad “affezionarsi” ad un progetto, che già viene rivoluzionato. Questa volta, è stato il turno di Serse Cosmi, esonerato dalla panchina del Palermo dopo la sconfitta per 4 a 0 nel derby contro il Catania.

    Il tecnico, però, anche in virtù del suo forte carattere, non sembra rassegnato a voler esser considerato l’unica causa di una tale debacle, ed ha rivelato i retroscena di un ambiente incandescente come lo spogliatoio rosanero, ripercorrendo le diverse tappe della sua breve parentesi Palermitana, decidendo di esporre la sua versione dei fatti per rispetto dei tifosi, che hanno diritto di conoscere la verità.

    Serse Cosmi, così, rivela di essersi sentito in discussione fin dalla prima partita contro la Lazio, persa, nonostante le sue responsbilità fossero limitate in tale circostanza, in quanto, al suo arrivo pochi giorni prima del match, aveva trovato una squadra scioccata dall’esonero di Delio Rossi, ed uno spogliatoio tutt’altro che unito.

    Ma, nonostante le numerose difficoltà, il suo lavoro, fatto di entusiasmo e determinazione, aveva iniziato a dare dei risultati positivi, culminati nella sorprendente vittoria contro la capolista Milan al Barbera. Dopo pochi giorni, però, anche a causa degli impegni dei nazionali, il fattore psicologico sul quale il tecnico aveva tanto lavorato, si è sfaldato nuovamente.

    Ecco perchè appare lecito domandarsi quali siano le reali cause di una tale fragilità, ed ecco il retroscena svelato da Cosmi: “Domenica mattina, prima del derby, alle 10 il presidente Zamparini mi chiede la formazione. Gli dico che sta fuori Pastore e gioca Miccoli. Si arrabbia, per l’esclusione del Flaco e anche più per la presenza di Fabrizio. Abbiamo una discussione molto violenta”.

    L’oggetto del contendere, dunque, pare proprio Fabrizio Miccoli: l’attaccante salentino è legato a Cosmi da un sentimento di vera amicizia, oltre che legatissimo alla maglia del Palermo. Pertanto, venuto a conoscenza della situazione molto tesa – da vero capitano – decide di farsi da parte per non incrementare la miccia delle polemiche fra l’allenatore ed il presidente. Cosmi, quindi, all’ultimo momento decide di schierare Hernandez. Ma, afferma Cosmi,  “La squadra sa tutto. Come può entrare in campo serena?”

    Serse Cosmi, però, tiene a precisare la sua infinita stima nei confronti di Pastore, ed il relae motivo della sua esclusione, legata esclusivamente ad una condizione fisica non perfetta: “Era stato 12 giorni con la nazionale, già non era in grande condizione. In allenamento l’ho visto giù. L’ho fatto per tutelarlo, rinunciare a Pastore per capriccio sarebbe un suicidio, non l’avrei mai fatto”. Inoltre aggiunge: “E’ un diamante puro. Gli manca l’ultimo salto: farsi amare dai compagni. Per ora lo ama il presidente”.

    Sorprendentemente, però, nonostante il litigio burrascoso con Zamparini, Cosmi afferma di non avere nulla da recriminare nei suoi confronti ed, al contrario, lo ringrazia: “Lo ringrazio perché mi ha dato una grande occasione. Alla fine è stato il più coerente. E il suo Palermo, per organizzazione e staff, è il capolavoro di un uomo intelligente. Sa bene che può lamentarsi delle mie scelte, non della qualità del mio lavoro. Chi pensa che io sia un parvento, confronti la mia carriera con quella di altri”.

    La maggiore delusione, invece, proviene dal silenzio dell’Associazione degli allenatori, che ha ritenuto opportuno non esporsi a difesa del tecnico, nonostante appaia chiaro come la causa del contendere sia stata la forte interferenza del presidente Zamparini nelle scelte tecniche. “Il nostro è un mondo di ipocriti, ci mettono uno contro l’altro e noi ci stiamo. Il ruolo dell’allenatore deve recuperare dignità. Zamparini ci ha messo sul piatto un’occasione d’oro. Nessuno ha fiatato: normale che un presidente voglia fare la formazione? L’Assoallenatori latita. Solo una battuta di Ulivieri neppure originale perché era di Ballardini: “Ringraziamo Zamparini che ci dà tanto lavoro”.

    Delusione, dunque, ma anche voglia di ripartire, anche dal basso, dai giovani: “Spero di ripartire con un bel progetto e di lavorare con i giovani. Preferisco allenare uno che vale 0 e portarlo a valere 40 milioni piuttosto che uno che 40 milioni li vale già”.