Autore: Simona Granieri

  • Cessione As Roma: è attesa la firma da Boston

    Cessione As Roma: è attesa la firma da Boston

    Il giorno tanto atteso è finalmente arrivato. Nel tardo pomeriggio o nella serata di oggi (ora italiana) è atteso l’annuncio della firma del contratto che sancisce il passaggio di proprietà della As Roma, dopo 84 anni, ad una presidenza straniera.

    Il passaggio coinvolge, com’è noto anche il principale gruppo bancario italiano, ossia Unicredit, ma la proprietà farà capo alla cordata di imprenditori americani guidata da Thomas Di Benedetto, presidente del Boston International Group, oltre che già socio del New England Sport Ventures, società che detiene la proprietà dei Boston Red Sox, ponendo dopo 18 anni la parola fine alla presidenza della famiglia Sensi che, comunque, ha regalato alla società giallorossa molti anni da protagonista del calcio italiano ed Europeo, coronati con la “ciliegina sulla torta”, la vittoria del terzo scudetto della sua storia, nel campionato 2000/2001.

    L’ottimismo circa la conclusione dell’operazione per la data odierna è alimentato soprattutto dalla partenza di Attilio Zimatore, presidente del Cda Roma 2000, autorizzato a firmare l’accordo per il passaggio di proprietà. Inoltre, nella giornata di ieri, da Linate sono volati alla volta di Boston anche gli uomini Unicredit, guidati da Paolo Fiorentino.

    Nell’attesa che si sigli nero su bianco l’accordo tanto atteso, il titolo della società giallorossa in borsa a Piazza Affari è balzato del 2,07%: sui mercati, dunque, c’è fiducia e curiosità nell’operazione.

    Così come sono queste le sensazioni principali che campeggiano nell’ambiente dello spogliatoio, almeno secondo quanto riferisce l’allenatore Vincenzo Montella: i giocatori sono “curiosi ma non ansiosi”, e stanno preparando con concentrazione la partita contro il Palermo di sabato sera, non distraendosi dall’obiettivo della corsa al quarto posto in classifica, valido per la qualificazione in Champions League. Precisa Montella”L’imperativo e’ pensare alla partita di domani cosi’ come sta accadendo. E poi vedremo cosa succederà”.

    In un clima di grande attesa, dunque, si attende la conferenza stampa da Boston che comunichi ufficialmente l’avvenuto accordo.

  • “Doblete” Perugia, dopo la Promozione arriva la Coppa Italia

    “Doblete” Perugia, dopo la Promozione arriva la Coppa Italia

    Il Perugia è la squadra vincitrice della Coppa Italia di Serie D, dopo aver battuto nella giornata di ieri, la Turris per 1 a 0, nella finale disputata a Lanciano, in provincia di Chieti.

    I Perugini di Pierfrancesco Battistini hanno segnato il gol partita al 41′ del primo tempo, con Corallo su punizione, complice una leggera deviazione di un difensore della squadra campana. Il successo di Coppa Italia segue la vittoria del campionato di categoria, già celebrata domenica scorsa con tre giornate d’anticipo, che consentirà alla squadra Umbra di giocare nella Seconda divisione di Lega Pro nella prossima stagione, ritornando, così, fra i professionisti.

    La vittoria e la promozione, però, assumono un ruolo ben più importante date le tribolate vicende societarie che hanno coinvolto e stravolto la società negli ultimi anni. In ordine cronologico, l’ultimo episodio negativo risale alla mancata iscrizione dello scorso anno della squadra alla Prima Divisione di Lega Pro, a causa del fallimento della società, con la conseguente iscrizione in serie D.

    Precedentemente, però, le vicende societarie sono spesso balzate agli onori delle cronache, altalenando successi sportivi a disastri gestionali.

    Dagli anni ’90 in poi, la squadra presieduta da Luciano Gaucci assume un ruolo da protagonista, anche in serie A.

    Nel campionato 99/2000, guidata da Carlo Mazzone, è “responsabile” dello scudetto Laziale, sconfiggendo nell’ormai celeberrimo diluvio la Juventus di Carlo Ancelotti all’ultima giornata. L’anno seguente, Gaucci ingaccia Serse Cosmi, allenatore emergente che, insieme al presidente Gaucci, permette alla squadra di arricchirsi di giovani talenti ancora sconosciuti, scoperti in provincia e nei campionati di serie C, ma che avranno un futuro importantissimo negli anni successivi: il campione del Mondo Fabio Grossi, Marco Materazzi, Fabrizio Miccoli, Fabio Liverani, Davide Baiocco, così come gli stranieri Ze Maria e Vryzas.

    Nel primo campionato della gestione Cosmi la squadra ottiene un sorprendente decimo posto, ma negli anni successivi riesce ancora a migliorarsi, conquistando un ottavo posto nel 2001-’02, mentre l’anno successivo, sfiora la finale di Coppa Italia dopo aver eliminato la Juventus, ma venendo eliminata dal Milan. Con Serse Cosmi la compagine perugina assapora anche la dimensione europea, qualificandosi per la Coppa Intertoto classificandosi per l’Intertoto e vincendo la competizione sui tedeschi del Wolfsburg, qualificandosi in Coppa UEFA. Nonostante questa parentesi europea, però, arriva l’esonero di Cosmi dopo la retrocessione in B ed iniziano i seri problemi economici, che costringeranno la squadra a non poter iscriversi al campionato di serie B, iscrivendosi, invece, al campionato di C1, ma sotto la guida di una nuova amministrazione societaria, con a capo Vincenzo Silvestrini.

    La gestione Silvestrini, però, nel 2007 termina, ed il Perugia viene rilevato da Leonardo Covarelli, militando nella Prima divisione di Lega Pro, girone A. Tuttavia,  al termine di un campionato in cui si classifica undicesima, il 20 maggio 2010 emergono gravissime problematiche finanziarie anche per la società di Covarelli, cosìche il Tribunale di Perugia accoglie l’istanza di fallimento della società.

    Al fallimento, nel Luglio del 2010, segue la nascita della società dilettantistica A.S.D. Perugia Calcio, guidata da Roberto Damaschi, con la presenza in veste di consulente e consigliere speciale l’ allenatore Walter Novellino. Ecco, così, che si ritorna al presente: è questo il Perugia che ha vinto matematicamente il campionato di serie D il 10 Aprile 2011 (appena cinque giorni fa) battendo per 3-2 il Castel Rigone, ed è questa la squadra che ha vinto la Coppa Italia di D, compiendo un “bis” storico, finora riuscito soltanto a poche altre squadre: il Como, il Sorrento e la Juve Stabia.

    L’attuale presidente Damaschi ha dichiarato così la sua soddisfazione per i traguardi appena raggiunti: “Volevamo questo traguardo ed oggi coroniamo un sogno inseguito per un’intera stagione che non è stata facile”.

    Nonostante la sua antica e gloriosa precedente storia, iniziata nel 1905, questa Coppa Italia Dilettanti è il primo trofeo Nazionale che il Peugia conquista: ecco perchè per i tifosi e per l’ambiente perugino ora è lecito sperare in una nuova rinascita che permetta di dimenticare le grandi difficoltà attraversate negli ultimi anni.

  • Il Napoli dei record sfiora un milione di presenze al San Paolo. Ma De Laurentiis guarda all’Asia

    Il Napoli dei record sfiora un milione di presenze al San Paolo. Ma De Laurentiis guarda all’Asia

    Il Napoli dei miracoli di quest’anno è stato, è, sarà un polo d’attrazione magnetica per i tifosi azzurri, che hanno letteralmente invaso lo stadio San Paolo per tutta la stagione, andando oltre il milione di presenze complessive: numeri da record, che andranno ad alimentarsi sempre più fino al termine del campionato, soprattutto se il sogno scudetto dovessee risultare più realizzabile.

    Domenica prossima, nel posticipo contro l’Udnese di Guidolin, si preannunica il tutto esaurito, con una prevendita che ad oggi, a quattro giorni di distanza dal match, ha già superato quota 40.000 tagliandi venduti.

    Basti pensare che la media di presenze al San Paolo in tutta la stagione è rimasta comunque altissima, con oltre 39.000 spettatori nelle 24 gare casalinghe, media che, di certo, verrà incrementata nella gara casalinga contro l’Inter, che potrebbe essere decisiva per la volata finale. Non è un caso che la squadra di Mazzarri si esalti proprio fra le mura amiche di Fuorigrotta, sospinto dal tifo della caldissima marea azzurra, conquistando proprio al San Paolo una fetta importantissima degli straordinari risultati della presente stagione.

    Ma la febbre Napoli va al di là dei confini Vesuviani: domenica scorsa al Dall’Ara di Bologna, a 600 km da Napoli, i tifosi partenopei presenti erano oltre 15 mila, ed hanno incitato incessantemente gli Azzurri alla vittoria conquistata per 2-o, ed erano oltre mille i tifosi pronti ad aspettare il ritorno della squadra in serata, in un clima di festa continua in terra Vesuviana: il confine nazionale, però, potrebbe non bastare alle “mire espansionistiche” di Aurelio De Laurentiis, il presidente produttore, uno dei principali artefici e “regista” – è proprio il caso di dirlo – di questo capolavoro calcistico, gestionale, spettacolare, emozionale.

    In vista della prossima – ormai certa – qualificazione alla Champions League, il presidente ha intenzione di rafforzare l’immagine internazionale della squadra, permettendole di acquisire una visibilità maggiore oltreconfine e, di conseguenza, di ottenere maggiori ritorni anche in termini di fatturato, connesso al merchandiser, agli abbonamenti, alle visite in città, ed a tutte le iniziative ad esso collegate.

    Proprio in questa direzione bisogna leggere l’interessamento del Napoli nei confronti di giocatori asiatici, giapponesi e coreani in primis. Nello specifico, secondo fonti di mercato, si tratterebbe del giapponese Ryo Miyaichi, ala tecnica e veloce del Feyenoord, in forza agli olandesi in prestito ma di proprietà dell’Arsenal, ed anche di Ki Sung Yong, 22enne centrocampista del Celtic, definito in patria il “Gerrard Coreano”.

    Inoltre, uno dei principali obiettivi di De Laurentiis sarebbe anche il fantasista giapponese del Cska Mosca, Keisuke Honda, da portare a Napoli nella prossima sessione di mercato estiva, come naturale alternativa ad Hamsik dal punto di vista tecnico, e come magnetico attrattore commerciale dal punto di vista delle strategie di marketing, e soprattutto dal punto di vista dello sfruttamento dei diritti d’immagine del giocatore giapponese, ripercorrendo la strada dell’intuizione che, anni orsono, indusse l’ex presidente del Perugia Gaucci a portare il giapponese Nakata in Umbria, con un conseguente notevole beneficio in termini commerciali ed in termini di abbonati dagli “occhi a mandorla”.

    Per rilevare il cartellino del giapponese Honda dal Cska Mosca, però, sarebbe necessario un esborso di circa 20 milioni di euro, una cifra importante e probabilmente giudicata eccessiva dalla dirigenza partenopea. Tuttavia, pur di concludere l’ operazione, fermamente convinto dei suoi positivi riscontri futuri in termini di immagine sia per la squadra che per la città, il presidente Aurelio De Laurentiis potrebbe accordarsi con una società Italiana con sede a Londra che acquista i diritti della serie A e li rivende in Giappone, poichè entrambi avrebbero tutto l’interesse economico a che il trasferimento del 25enne fantasista giapponese al Napoli possa avvenire.

    Trattandosi di un’intuizione del presidente stesso, c’è da scommettere sulla certa riuscita dell’operazione “Colonizzazione Napoletana del Sol Levante”.

  • Pirlo: “Voglio il rinnovo”. Ma Juve e Roma restano in agguato

    Pirlo: “Voglio il rinnovo”. Ma Juve e Roma restano in agguato

    Dopo la buona notizia per Andrea Pirlo del recupero dall’infortunio al ginocchio destro, patito a causa dello stiramento di secondo grado al legamento collaterale mediale nel mese di Febbraio, che gli consentirà con tutta probabilità di essere a disposizione di Allegri per la gara di domenica prossima in casa contro la Sampdoria, è tempo di pensare anche alla sua situazione contrattuale che, nella fattispecie, significa compiere una delicata scelta: rinnovare o non rinnovare con il Milan.

    A tal proposito, il suo procuratore Tullio Tinti, ha riassunto la situazione attuale, precisando che, comunque, le trattative sono in ancora in fase di stallo per volontà del Milan, nonostante la volontà del suo assistito sia fermamente quella di restare al Milan fino al termine della sua carriera, dopo 10 anni di militanza in rossonero, prolungando, così, il contratto in scadenza a fine stagione. “La nostra volontà al momento è quella di sederci al tavolo con il Milan. La dirigenza rossonera continua a ribadire la sua intenzione di chiamare i giocatori in scadenza quando la situazione in classifica sarà definitiva, il Milan vuole rinnovare con Andrea, ma finora nulla di concreto è stato fatto“.

    I principali nodi da sciogliere per il raggiungimento dell’ accordo fra le due parti sarebbero, come spesso accade, esclusivamente di natura economica, poichè la società vorrebbe decurtare l’oneroso ingaggio di oltre 5 milioni di euro a stagione in coerenza con il tetto di 4 milioni di euro voluto da Galliani, (attualmente Pirlo è il secondo rossonero più pagato dopo Zlatan Ibrhimovic), mentre il centrocampista campione del Mondo nel 2006, oltre che vincitore di 2 Champions League, 1 Coppa Italia, 1 Campionato, 1 Supercoppa Italiana, 2 Supercoppe Europee, 1 Coppa del Mondo per Club con la società rossonera, e dopo ben 10 anni di permanenza al Milan, sarebbe intenzionato a preservare lo status quo contratttuale, al fine di non ridimensionare la sua posizione.

    A fronte di una tale situazione di stallo, restano, dunque, alla finestra le tante squadre potenzialmente interessate a rilevare il centrocampista 32 enne, con la Juventus in pole position, interessata ad un innesto di tale calibro, che arriverebbe a parametro zero, e che potrebbe far compiere al centrocampo bianconero un vero e proprio salto di qualità, anche in vista del probabile riscatto di Aquilani dal Liverpool.

    Inoltre, fortemente interessata al centrocampista bresciano potrebbe essere anche la Roma, anche se, in merito a tale questione, il procuratore Tullio Tinti ha voluto chiarire come non esista ancora nulla di concreto poichè manca, al momento, una controparte con cui interfacciarsi, in attesa che la gestione americana di Thomas Di Benedetto divenga effettivamente operativa.

    Tuttavia, l’interessamento giallorosso nei confronti di Andrea Pirlo potrebbe assumere connotati ben più concreti se sulla panchina romanista nella prossima stagione arrivasse Carlo Ancelotti. Il tecnico emiliano, infatti, appare ormai in rotta con il presidente del Chelsea Roman Abramovich, soprattutto dopo l’eliminazione dei Blues dai quarti di finale di Champions League avvenuta martedì scorso ad opera del Manchester United, ed a fine stagione Ancelotti potrebbe trovare un accordo per la risoluzione contrattuale, approdando proprio sulla panchina della squadra giallorossa nella quale militò per lunghi anni da calciatore.

    In tal caso, mister Carlo Ancelotti gradirebbe ritrovare a Trigoria uno dei suoi pupilli, il punto di riferimento e perno del suo centrocampo rossonero, con il quale ha condiviso in rossonero tutte le vittorie più importanti della sua carriera.

  • Il ritorno di Carrozzieri: dimenticare il passato per ringraziare Zamparini

    Il ritorno di Carrozzieri: dimenticare il passato per ringraziare Zamparini

    Dopo due anni di inattività per un calciatore il ritorno significa rivedere la luce, ritornare alla propria dimensione, ai propri ritmi, alle proprie abitudini. Il ritorno, poi, assume un valore ancor più importante se la causa di uno stop così lungo è stata la squalifica per positività alla cocaina, ritornare significa riabilitarsi, lasciandosi alle spalle il passato e gli errori compiuti.

    Moris Carrozzieri, difensore 31enne del Palermo, dopo due anni di inferno, vuole ricominciare. In primis, però, deve ritrovare la condizione fisica ed atletica e sta lavorando duramente per riuscirci, con sedute doppie di allenamenti, la mattina con i preparatori atletici Catalano e Vio e nel pomeriggio lavorando insieme alla squadra.

    Ritornare a lavorare a fianco dei compagni, per lui, è la soddisfazione maggiore: “Essere tornato a lavorare con i miei compagni è una gioia enorme”, in vista del passo successivo da compiere, il traguardo finale da raggiungere, ossia il ritorno in campo. Per questo, il difensore rosanero spera di entrare in condizione al più presto per essere a completa disposizione di Delio Rossi, apportando un contributo concreto alla causa del Palermo, andando a rinforzare proprio quel reparto difensivo, ultimamente eccessivamente perforabile. Per ora, la sua condizione – a detta del giocatore stesso – è al 70%, ma sabato prossimo andrà a giocare con la Primavera rosanero in casa contro il Grosseto, per riassaporare il campo e ritrovare il ritmo partita.

    Carrozzieri può parlare finalmente delle questioni di campo, del pareggio in extremis di domenica scorsa contro il Cesena, del ritorno in panchina di Delio Rossi – che secondo il suo pensiero ha portato una forte scossa psicologica alla squadra – della contestazione dei tifosi dopo il derby perso nettamente a Catania due giornate fa: “Sono tornato da Catania in pullman anche se potevo benissimo tornare per conto mio. Sono andato anche a parlare con i tifosi presenti, perché quando le cose vanno male bisogna accettare la contestazione. Anche dopo il 7-0 siamo stati applauditi e quindi capiamo le loro esigenze”.

    Vuole dimenticare totalmente il passato, il tunnel buio che ha attraversato in questi due lunghissimi anni, ricordando, però, che nelle difficoltà qualcuno gli è stato realmente vicino, i compagni ed i tifosi: “Devo molto  ai miei compagni ed ai tifosi che hanno dimostrato di credere in me in ogni momento e sono sempre rimasti al mio fianco, soprattutto nei momenti più difficili”.

    Ma non solo: a stargli particolarmente vicino è stato anche il presidente Maurizio Zamparini, che, a soli due giorni dal riscontro della positività alla cocaina, lo chiamò per rassicurarlo e confortarlo, dimostrandogli affetto e proponendogli il rinnovo del contratto con il Palermo. Un gesto molto significativo che Moris Carrozzieri non dimenticherà mai, che gli ha dato la forza per superare i duri giorni dello sconforto: adesso, però, vuol ripagare sul campo la fiducia ottenuta, per ringraziare sia il presidente che i tifosi che gli sono stati vicini.

    Nella speranza che la sua vittoria personale, il ritorno in campo, coincida con una ripresa della squadra nelle partite finali del campionato, e nella semifinale di Coppa Italia contro il Milan, sognando di conquistare proprio quel trofeo che potrebbe rilanciare l’altalenante stagione rosanero: la Coppa Italia del 150° anniversario dell’Unità d’ Italia.

  • Leggerezza di Spalletti, multa e sconfitta a tavolino per lo Zenit

    Quando si parla dell’intransigenza della mentalità dell’Est rispetto alla maggiore “flessibilità”, o “leggerezza” Italiana, non si tratta di un banale luogo comune, nè di uno stereotipo ormai superato dai tempi.

    In Russia il rispetto delle regole, nella fattispecie nel calcio, è assicurato con rigore estremo, senza attenuanti o ricorsi che reggano, nè possibilità di appello o di alibi. Anche se ad esser punita, nel caso specifico, è la squadra campione in carica, detentrice del campionato: lo Zenit San Pietroburgo dell’Italianissimo Luciano Spalletti.

    Il fatto incriminato non ha di per se una gravità tale da far giustificare – nella mentalità italiana – una tale punizione. Rappresenta, però, la violazione di una regola scritta e ben nota, ergo non ci sono attenuanti che tengano secondo la Federazione calcistica Russa.

    Nella partita di domenica scorsa contro il Cska di Mosca, valida per la quarta giornata del campionato russo, Spalletti ed il suo staff non hanno inserito, nè in campo nè in panchina, nemmeno un giocatore under 21, nato dopo il 1 Gennaio del 1990 e cresciuto nel settore giovanile dello Zenit, violando, così, tale rigidissima regola finalizzata alla valorizzazione dei vivai delle squadre di club.

    La punizione inflitta è stata estremamente severa: partita persa per 3-0 a tavolino, nonostante sul campo fosse terminata per 1-1, che determina una situazione di classifica non esattamente entusiasmante: dopo 4 giornate lo Zenit ha 7 punti, in quarta posizione, a 2 lunghezze di distanza dalla vetta occupata dal Nizhny Novgorod.

    Oltre alla sanzione della partita persa a tavolino, è stata, poi, comminata una multa di 200.000 rubli (pari a circa 5 mila euro) che lo Zenit ha immediatamente addebitato sul conto di Luciano Spalletti, oltre che un’ ulteriore multa di 200.000 rubli rivolta alla società per il comportamento non consono dei tifosi, colpevoli di aver lanciato fumogeni dagli spalti (azione reiterata che, finora in sole 4 giornate di campionato, ha costretto lo Zenit a sborsare circa 900.000 rubli, circa 22.000 euro).

    Dal canto suo, mister Spalletti ha dichiarato di aver ordinato lui stesso l’esclusione dei giovani dal big match contro il Cska di Mosca, ritenendo che la violazione della regola in questione comportasse soltanto una punizione monetaria, con il pagamento di una multa, non considerando l’eventualità – ritenuta eccessiva – di una penalità in termini di risultato. La “leggerezza” del tecnico toscano, oltre alla sconfitta a tavolino, ha avuto delle conseguenze all’interno del suo staff, con il licenziamento immediato di Vladislav Radimov, ossia il responsabile della compilazione dell’elenco con i nomi dei giocatori convocati, in qualità di responsabile “esecutivo” della violazione della regola.

    L’accaduto, dunque, sembra aver deteriorato notevolmente i rapporti fra l’allenatore toscano e la dirigenza dello Zenit, anche perchè – agli occhi del presidente multimiliardario Alexey Miller – l’accaduto risulta essere una distrazione imperdonabile, una svista clamorosa ma non involontaria, frutto di disinteresse e di scarsa responsabilità del tecnico nei confronti della sua squadra.

    L’episodo, comunque, va ad aggiungersi ad altri screzi e dissapori fra il presidente e Luciano Spalletti che, sommatisi, potrebbero portare al termine dell’avventura nella terra dei cosacchi per il tecnico toscano. Un divorzio che non dispiacerebbe affatto a molte squadre italiane, interessate ad ingaggiare Spalletti per la prossima stagione: su tutte, la Juventus. Infatti, se al termine del campionato si decidesse di sollevare Gigi Del Neri dal suo incarico, la panchina bianconera potrebbe passare all’ex Roma, tecnico da sempre molto gradito a Beppe Marotta.

  • Lazio: piacciono Cana e Ziegler, ma si punta anche su un colpo ad effetto

    Lazio: piacciono Cana e Ziegler, ma si punta anche su un colpo ad effetto

    Agguantando il quarto posto in classifica, la Lazio è ora artefice del proprio destino per quanto riguarda la qualificazione alla prossima Champions League. In caso di raggiungimento dell’ambito traguardo, come lo stesso ppresidente Lotito ha promesso, sarà tempo di rinforzare l’organico, mantenendo i “big” e puntando su giocatori di qualità che permettano di affrontare al meglio la prossima stagione.

    In proposito, si è espresso anche Igli Tare, direttore sportivo biancoceleste, confermando la volontà di rinforzare la squadra, non tirandosi indietro di fronte alle possibilità che il mercato potrà offrire, puntando, soprattutto, su giocatori che si integrino al meglio con il sistema di gioco di Reja, così com’è stato quest’anno nel caso dell’acquisto di Giuseppe Sculli.

    Inoltre, Tare non esclude la possibilità di un “grande arrivo”, con i nomi di Gilardino e di Klose in pole position per l’attacco, sottolineando che “se alla Lazio si associano dei nomi importanti è un chiaro sintomo che la società sta ritornando ad essere una grande squadra”.

    Inoltre, i biancocelesti appaiono fortemente interessati anche al centrocampista del Marsiglia Lorik Cana per il quale la Lazio offrirebbe circa 8 milioni di euro.

    A rivelarlo ufficialmente è stato lo stesso presidente Claudio Lotito, che ha dichiarato di apprezzare particolarmente Cana per la sua duttilità tattica – capace di giocare sia in difesa che a centrocampo – ed anche per la prontezza fisica e per la sua esperienza, dando mandato ad Igli Tare di trattare l’acquisto del suo connazionale, agendo d’anticipo rispetto ad altri club europei interessati al centrocampista albanese: “Tare si sta occupando direttamente di questa situazione, la richiesta è alta, ma sono fiducioso che troveremo una soluzione. Stiamo lavorando affichè Cana possa giocare nella Lazio”.

    Inoltre, la Lazio è fortemente interessata anche al 23 enne svizzero Reto Ziegler della Sampdoria, in scadenza di contratto a fine stagione, al quale in passato era interessato anche il Milan. I rossoneri, nella seduta di riparazione del mercato, erano certi del buon esito dell’operazione a fronte di un esborso di 2,8 milioni di euro, ma lo svizzero, poco prima della firma sui contratti, rifiutò il trasferimento al Milan – in aperto disaccordo con il suo procuratore Giuseppe Bozzo. In proposito, sembrava che il mancato trasferimento dello svizzero in rossonero, a seguito dell’accaduto, dovesse essere connesso ad un suo passaggio alla Lazio già Gennaio. Nel mercato di riparazione, però, l’accordo con la Sampdoria non si riuscì a trovare, rimandando l’operazione.

    Negli ultimi giorni, il club biancoceleste sembra aver ritrovato un forte interessamento nei confronti dello svizzero che si libererà a paramentro zero a fine stagione. Infatti, in merito all’affare Ziegler, anche il direttore sportivo Igli Tare ha confermato l’interessamento dei biancocelesti, elogiando le caratteristiche tecniche di Reto Ziegler e sottolineando che la sua condizione contrattuale potrebbe rappresentare un fattore in più per l’interessamento della Lazio nei suoi confronti: “ Ziegler è un giocatore con delle caratteristiche importanti, vedendo lo stato contrattuale che ha con la Sampdoria potrebbe essere un giocatore che riguarda la Lazio, da qui alla fine si vedrà. Se la Lazio raggiungerà un accordo con un giocatore, nel momento opportuno verrà comunicato. Vi prego di avere un po’ di fiducia e pazienza”.

  • Mercato Napoli: si punta su Douglas Costa, ma il sogno è Pastore

    Mercato Napoli: si punta su Douglas Costa, ma il sogno è Pastore

    Lo straordinario campionato della squadra di Mazzarri, in piena lotta scudetto e quasi certo della qualificazione alla prossima Champions League, induce il presidente De Laurentiis a guardarsi intorno, per rafforzare ulteriormente la squadra azzurra nel prossimo calciomercato estivo, in prospettiva di una stagione – la prossima – da affrontare da protagonisti, come quella attuale.

    La squadra di Mazzarri attualmente ha consolidato un ottimo equilibrio, soprattutto in fase offensiva, con il trio delle meraviglie, Hamsik, Lavezzi e Cavani, tuttavia, chi si ferma nel calcio è perduto e, dunque, è già tempo di volgere lo sguardo oltre, per incrementare l’organico di pezzi di qualità, che permettano di affrontare le competizioni nazionali ed Europee.

    In proposito, emerge l’interessamento del Napoli per il 21 enne brasiliano Douglas Costa de Souza, giovane talento che milita negli ucraini dello Shakhtar Donetsk di Lucescu, messosi in particolare ecidenza nella gara degli ottavi di Champions League che gli ucraini hanno vinto per 3-2 all’Olimpico eliminando la Roma. Il giovane talento brasiliano è duttile nella sua capacità di giocare sia da esterno che da trequartista, e pertanto potrebbe sostituire sia lo slovacco Marechiaro Hamsik, che il Pocho Lavezzi in caso di evenienza.

    Il cartellino del giovane Douglas Costa si aggirerebbe intorno ai 15 milioni di euro, investimento considerevole ma che potrebbe comunque essere intrapreso di buon grado dalla dirigenza, perchè coerente con la politica di ringiovanimento della rosa, che porterà nella prossima stagione anche agli arrivi ormai certi di  Tim Matavz e Federico Fernandez. E’ necessario, però, muoversi con anticipo, giocando sul fattore “timing”, evitando di giungere ad un’asta al rialzo del prezzo del cartellino, poichè al giovane brasiliano sono interessati anche il Manchester United, il Barcellona ed il Manchester City, che – di certo – possiedono una maggiore disponibilità finanziaria rispetto ai partenopei. Dal canto loro, gli ucraini dello Shakhtar venderebbero di buon grado il talento brasiliano, a fronte dell’investimento di 7 milioni di euro effettuato lo scorso anno, sfruttando così la possibilità di ottenere una consistente plusvalenza.

    Sempre sul versante arrivi della prossima stagione, il Napoli sogna sempre l’acquisto dello svizzero dell’ Udinese Gokhan Inler, finora inseguito invano da due stagioni e considerato una pedina fondamentale per il centrocampo di Mazzarri. Con la qualificazione in Champions, però, tutto sarebbe più semplice, assecondando maggiormente le richieste economiche della famiglia Pozzo che, per ora richiedono circa 10 – 12 milioni di euro per lo svizzero.

    Resta aperto, inoltre, il canale spagnolo: nella Liga si stanno seguendo, in modo particolare, tre giocatori: Borja Valero, 26enne del Villarreal, Ruben Perez, 22enne che milita nel Deportivo La Coruna ma che è di proprietà dell’Atletico Madrid e Javi Martinez, 22enne dell’Atletico Bilbao.

    E, se lo scudetto è un sogno ad occhi aperti, sul mercato il sogno ad occhi aperti per il Napoli si chiama Javier Pastore, ideale per il tridente offensivo di Mazzarri, affiancando Lavezzi e Cavani e riportando Hamsik al suo ruolo naturale di mezz’ala destra.

    Il gioiello del Palermo è considerato ufficialmente “incedibile, anche per 100 milio di euro” dal presidente Maurizio Zamparini, tuttavia tali categoriche affermazioni potrebbero essere ridimensionate da un’offerta – realisticamente – adeguata dei partenopei, proseguendo un canale privilegiato inaugurato lo scorso anno con il passaggio di Edison Cavani dai rosanero al Napoli. Potrebbero essere sufficienti 25 milioni di euro per il talento argentino che andrebbe, così, ad incrementare la numerosa lista di sudamericani in maglia azzurra.

  • Roma a stelle e strisce: Venerdì a Boston la firma

    Roma a stelle e strisce: Venerdì a Boston la firma

    La firma sull’accordo che porterà alla definitiva cessione dell’As Roma alla cordata statunitense guidata da Di Benedetto è molto vicina: il giorno decisivo potrebbe essere già Venerdì 15 Aprile, o al massimo il giorno seguente, Sabato 16, a Boston, dove sono già presenti da giorni i legali degli studi romani Tonucci e Grimaldi – che si sono occupati finora della parte “legale” dell’operazione – e dove giungeranno a breve anche i manager di Unicredit, Fiorentino e Peluso, oltre che gli uomini della società di comunicazione Open Gate Italia, che finora si sono occupati proprio della comunicazione del gruppo Di Benedetto fin dall’inizio dell’ “avventura Italiana”.

    Nonostante il nome di maggior spicco nell’operazione sia quello di DiBenedetto, è bene ricordare la presenza di un altro importante protagonista della cordata imprenditoriale: James Pallotta, azionista dei Boston Celtics, che investirà una quota di capitale ben consistente, pari a circa 10 milioni di euro, così come gli altri due soci coinvolti nell’operazione, Ruane e D’Amore. In linea di massima, comunque, l’accordo è già ben delineato da tempo, con la rilevazione del 60% delle azioni da parte degli americani, ed il 40% che resterà in mano ad Unicredit che, però, ha negoziato con gli investitori Usa un graduale piano di uscita, poichè il gruppo bancario Unicredit non ha interesse nella gestione diretta dell’As Roma, anche se, soprattutto per i primi periodi, la banca Unicredit resterà un’ importante partner finanziario della cordata statunitense.

    Dopo la firma dell’accordo di cessione, inoltre, i tre membri del Cda di Roma 2000, il presidente Attilio Zimatore, il responsabile per il Centro Sud di Unicredit Antonio Muto Rosella Sensi, delibereranno la cessione della società As Roma, sottoponendo, così, il contratto di compravendita al vaglio dell’Antitrust.

    In secundis, la cordata statunitense, affiancata dal gruppo bancario Unicredit, dovrà lanciare un’ Opa, ossia un’ offerta pubblica di acquisto sui titoli della Roma detenuti dai piccoli azionisti.

    Per quanto riguarda l’aspetto della gestione “tecnica”, si lavorerà per favorire gli arrivi di Walter Sabatini come direttore sportivo, e di Franco Baldini come direttore generale, non appena potrà svincolarsi dal contratto che lo lega fino al termine dei prossimi Europei alla Nazionale Inglese, come braccio destro di Fabio Capello, nel ruolo di General Manager.

    Per i ruoli di “secondo piano”, ma ugualmente essenziali nel contesto societario giallorosso, invece, si attende una definizione più precisa nei prossimi mesi, quando la gestione statunitense potrà essere ufficialmente operativa.

    Nella complessa quanto importante operazione Di Benedetto, ha assunto un ruolo fndamentale anche la società di comunicazione Open Gate Italia, fondata da Tullio Camiglieri, il quale sarà presente a Boston nel fatidico giorno del “nero su bianco”. Nel frattempo, Camiglieri, ex responsabile della comunicazione Sky, analizza l’operato finora svolto dalla cordata Usa guidata da Di Benedetto, elogiandone i primi passi compiuti “muovendosi nella giusta direzione”: in primis, con l’aver rilasciato le sue dichiarazioni al principale quotidiano sportivo Italiano, ossia la Gazzetta dello Sport.

    Ed, inoltre, tracciandone un profilo personale che vada al di là della standardizzata definizione di Paperone a stelle e strisce, soffermandosi, in particolare, nel precisare quanto il miliardario Usa sia un grande appassionato di sport e di calcio, e di come il progetto Roma possa essere “un nome spendibile per chi fa l’imprenditore in modo serio ed interessato”, concludendo che, da questa operazione, potrebbe beneficiarne l’intero movimento calcistico italiano.

  • Lippi si rivede in Allegri. Elogi per Napoli e Prandelli

    Lippi si rivede in Allegri. Elogi per Napoli e Prandelli

    Le parole di un decano, ct campione del Mondo, vincitore di tutto il possibile con le squadre di club (la Juventus degli anni ’90 ed inizi 2000), devono avere l’eco che meritano ed il risalto che gli spetta. Marcello Lippi analizza da spettatore appassionato la fotografia del presente calcistico, in Campionato, Champions League, e Nazionale, esprimendo il suo giudizio sulle squadre coinvolte, sui principali protagonisti, vecchi e nuovi.

    In primis, non si può non partire dalla Nazionale, l’ultima panchina calcata da Lippi, quella che lo ha consacrato nel 2006 come allenatore campione del Mondo, capace di un’impresa quasi impossibile, che risvegliò d’improvviso l’amore per la maglia Azzurra, la voglia di festeggiare sentendosi Italiani. Marcello Lippi conosce bene l’importanza di quel titolo, vinto nelle difficoltà e nello scetticismo generale, ed è consapevole che il suo nome sarà sempre associato a quell’estate magica ed a quella notte trionfale del 9 Luglio, con il cielo azzurro sopra Berlino. Tuttavia, è anche ben consapevole del fallimento del succesivo capitolo targato Lippi in Azzurro, ossia la spedizione in Sud Africa che terminò già nel girone eliminatorio, ridimensionando tutto il movimento calcistico e costringendo a compiere una “rivoluzione” anche in Federcalcio.

    Da quel flop si è aperta la gestione Prandelli, iniziata con il piede sbagliato – sconfitta in amichevole a Londra con la Costa d’Avorio – ma che, gradualmente, ha saputo evolversi in qualcosa di positivo, conquistando risultati importanti, ipotecando la qualificazione ad Euro 2012, facendo esordire giovani di valore, ricompattando il gruppo Azzurro verso un obiettivo comune.

    Per tutti questi fattori, Lippi associa la Nazionale di Prandelli alla “sua” prima Italia, quella che preparava la spedizione in Germania, nelle difficoltà dello scandalo calciopoli appena esploso, che coinvolgeva direttamente molti protagonisti Azzurri. Oggi, però, non sono le difficoltà esterne a compattare il gruppo Azzurro, bensì lo spirito interno al gruppo che Cesare Prandelli ha saputo costruire, con “convizione ed entusiasmo”, nonostante molti provengano da squadre non di primissimo piano: “Prandelli è costretto a cercare giocatori italiani in squadre non di prima fascia, perché in quelle di vertice oggi ci sono troppi stranieri e il problema è l’esperienza internazionale, che non possono avere”.

    Per associazione di idee, dal discorso Nazionale si passa al discorso Buffon, capitano dell’Italia e pilastro della Juventus: altra associazione spontanea, Lippi-Juventus, la squadra che lo ha consacrato, la squadra alla quale lui ha dato tanto, non solo a livello di vittorie, ma anche di mentalità, di carattere. Le gestioni Lippi in bianconero hanno contribuito ad alimentare il “mito” della Vecchia Signora orgogliosa, mai arrendevole, solida in difesa e cinica. Caratteristiche che, nelle tempeste recenti, si sono offuscate e perse di vista, e che devono essere ricostruite.

    Partendo, ad esempio, dalla conferma di uomini fondamentali, sul campo e nello spogliatoio, come Gigi Buffon, appunto. Lippi si augura che il portierone non vada via, poichè la Juventus ha bisogno dei campioni come lui. Inoltre, l’ex ct analizza anche l’attualità bianconera, affermando come per la Juve sia doveroso provare a qualificarsi per la Champions nonostante l’impresa appaia molto complessa, dati i sei punti di ritardo dalla quarta in classifica, la Lazio, che attraversa un buon momento di forma.

    Dopo la Juventus, si arriva a parlare delle altre squadre che il tecnico Viareggino ha allenato: Napoli ed Inter.

    Nel caso dei partenopei, Lippi legittima le ambizioni scudetto del gruppo di Mazzarri, perchè “Fanno bene a credere nello scudetto, sono in alto e può succedere di tutto”, pur considerando la forza del Milan di Allegri, allenatore toscano nel quale Lippi si rivede in pieno, poichè gli ricorda l’entusiasmo che aveva lui quando passò dal Napoli alla Juventus, portando grinta e concretezza.

    Per quanto riguarda l’Inter, data l’attualità di questa sera che propone il ritorno dei quarti di Champions con lo Schalke 04 partendo dal risultato di 2-5 di San Siro, Lippi è fiducioso nell’ “impresa” nerazzurra, che potrebbe completare il quadro delle vittorie interiste degli ultimi anni.

    Infine, Lippi parla della Sampdoria, squadra nella quale ha militato da giocatore, che versa in un momento molto delicato, nelle zone basse della classifica, suggerendo di “Non pensare a cercare i responsabili, ma concentrarsi sull’obiettivo, perchè la Sampdoria ha tutte le possibilità di restare in serie A”.