Autore: Simona Granieri

  • La Lazio piange il “Pola”. E’ morto Luigi Polentes

    La Lazio piange il “Pola”. E’ morto Luigi Polentes

    Lutto in casa Lazio: è morto quest’ oggi all’età di 66 anni Luigi Polentes, detto “Pola”, ex difensore che si laureò campione d’ Italia con la Lazio nello storico primo scudetto biancoceleste conquistato nel 1974.

    Giunse nel club capitolino dal Perugia nel 1969 e vi militò fino al 1977, collezionando ben 110 presenze e segnando un gol, per poi chiudere la carriera nel Modena. Un giocatore che seppe conquistare il cuore di tutti, schivo ed estraneo a qualsivoglia forma di polemica, arrivato nella diffidenza generale ma che seppe farsi apprezzare da tutti, “un atleta dalla condotta esemplare”, come ricorda Antonio Buccione presidente della Polisportiva Lazio.

     na nota ufficiale del club biancoceleste lo ricorda ed esprime il cordoglio nei confronti della sua famiglia: “La S.S. Lazio, il Presidente Claudio Lotito, l’allenatore, i giocatori e tutto lo staff si uniscono al cordoglio della famiglia Polentes per la scomparsa di Luigi, protagonista con la Lazio della conquista dello scudetto del 1974″.

     

  • Debiti Roma, interviene la Consob

    Debiti Roma, interviene la Consob

    L’inchiesta di Repubblica di cui abbiamo parlato ieri (leggi l’articolo) – a proposito della gestione della famiglia Sensi dell’ AS Roma, che ha lasciato una situazione finanziaria non propriamente solida, con un buco di bilancio ed alcuni procedimenti giudiziari in corso – ha lasciato alcuni strascichi importanti.

    Nella giornata di oggi, infatti, la Consob, organo di vigilanza sulle società quotate in borsa, ha convocato una rappresentante della società giallorossa, Cristina Mazzoleni, ed un avvocato che ha seguito l’intera operazione di cessione della società alla cordata statunitense guidata da Di Benedetto, presso i suoi uffici per un incontro di approfondimento sulle tematiche emerse dall’inchiesta del quotidiano la Repubblica e per delineare un quado maggiormente chiaro dell’intera vicenda, facendo luce sui punti chiave emersi dalle indiscrezioni.

    La notizia delle pendenze di circa 60 milioni di euro, inerenti soprattutto stipendi non pagati, a distanza di oltre dieci anni, ad ex giocatori (fra gli altri Gabriel Batistuta, Siviglia, Helguera), potrebbe essere, infatti, una problematica da chiarire per una società quotata in Borsa come quella giallorossa e, in tal senso, si registra la convocazione degli esponenti della società presso gli uffici di vigilanza della Commisione presieduta da Giuseppe Vegas.

    La società romanista, però, già nella giornata di ieri aveva ridimensionato i contorni dell’inchiesta de La Repubblica, dichiarando che ” L’articolo è una rappresentazione del tutto fuorviante rispetto all’effettiva situazione economica”.

    Nei prossimi giorni si attende un chiarimento definitivo della questione.

  • Vale Rossi, il più ricco d’Italia. Rodriguez e Pacquiao i Paperoni

    Vale Rossi, il più ricco d’Italia. Rodriguez e Pacquiao i Paperoni

    Di fronte alle classifiche dei “Paperoni milionari”, inevitabilemente, si è soliti sospirare, con un fondo di invidia e un pizzico di curiosità. Nel mondo dello sport, si sa, la concentrazione di multi milionari è fra le più elevate, e le classifiche servono a comprendere chi, fra i tanti fortunati, è il più fortunato in termini di pecunia. A redigere la graduatoria è il network Espn di “The Magazine”, ed il quadro definitivo verrà reso noto nel prossimo mese di Maggio.

    In prima posizione fra gli italiani troviamo Valentino Rossi, nove volte campione del mondo, attualmente pilota della Ducati, è il più pagato in assoluto fra gli atleti di casa nostra, con un ingaggio da capogiro, con circa 14,4 milioni di euro di ingaggio annuale, 20,8 milioni di dollari. La sua posizione, però, è un’eccezione, perchè in 114 Paesi su 182 i più pagati fra gli atleti provengono dal mondo del calcio. La speciale graduatoria, dunque, per più di metà delle posizioni è occupata da atleti del pallone, a seguire, in termini di posti ricoperti, seguono i campioni del basket (18 posizioni occupate), di baseball (12), i piloti (6), i golfisti (5), i giocatori di football (5) e di hockey (4). A seguire i giocatori di cricket (4), i pugili  (3) i campioni di atletica (3), rugby (2) e tennis (2).

    Nel mondo del calcio, il più pagato è Cristiano Ronaldo, stella delle merengues del Real Madrid, che guadagna 19, 5 milioni di dollaro all’anno, che ieri ha deciso nei supplementari la finale di Coppa del Re contro gli acerrimi rivali del Barcellona, portando alla squadra di Mourinho il primo “titulo” stagionale (poi accidentalmente schiacciato dal pullman del Real Madrid, dopo esser sfuggito di mano a Sergio Ramos, nel corso dei festeggiamenti nella notte Madrilena).

    In Spagna, inoltre, il duello infinito e trasversale fra Barcellona e Real Madrid attiene anche al monte stipendi: il Barcellona pagano l’ingaggio medio più elevato, pari a circa 7,91 milioni di dollari, mentre il Real Madrid segue con un ingaggio medio di 7,35 milioni di dollari. Fra i club italiani, l’Inter ricopre la settima posizione, con un ingaggio medio di 5,99 milioni di dollari, mentre il Milan è quattordicesimo ( 5,6 milioni di dollari ), la Juventus è trentottesima (4,1 milioni di dollari), e la Roma sessantaduesima (3,3 milioni di dollari).

    Nella speciale top ten dei club si trovano anche società di primissimo piano mondiale, ossia la squadra di baseball dei New York Yankees (6,75), in cui milita uno dei due atleti più ricchi al mondo,  Alex ‘A-Rod’ Rodriguez, e la squadra di basket NBA dei Los Angeles Lakers (6,54) che ricoprono, rispettivamente, la terza e quarta posizione in graduatoria.

    E’ rilevante sottolineare come la graduatoria non includa le retribuzioni derivanti dagli sponsor, e, pertanto, consente di mostrare un’ istantanea della situazione economica del mondo sportivo. Per tale ragione, nei primissimi posti non compaiono dei campioni notoriamente molto ricchi, come il golfista Tiger Woods,  Kobe Bryant o LeBron James, o il tennista Roger Federer. Il tennista svizzero di Basilea, infatti, guadagna a stagione “solo” circa 7.698.289 dollari, riconducibili soltanto ai premi conquistati in campo sportivo, al netto degli ingaggi degli sponsor: la cifra, dunque, dovrebbe essere rivista al rialzo se si includessero le entrate degli sponsor.

    Interessante anche la posizone del duo di piloti Ferrari, Fernando Alonso e Massa, che ricevono rispettivamente 22.736.842 e 17.052.632 di dollari annui, e che sono inseriti nella graduatoria relativa ai loro Paesi di origine, il Brasile e la Spagna ricoprendo delle posizioni di tutto rispetto.

    Meglio di loro, però, si colloca lex pilota ferrarista, il finlandese Kimi Raikkonen, che ora percepisce circa 26,3 milioni di dollari, occupandosi di rally.

    Ma la prima posizione a livello mondiale è un testa a testa fra Alex ‘A-Rod’ Rodriguez, star del baseball professionistico statunitense e stella dei New York Yankees, ed il pugile filippino Manny Pacquiao: entrambi percepiscono una cifra da capogiro, circa 32 milioni di dollari di solo ingaggio.

    Dopo aver spulciato la classifica, dunque, come non concludere con un profondo sospiro e con una punta di invidia.

  • As Roma: i debiti nascosti della gestione Sensi

    As Roma: i debiti nascosti della gestione Sensi

    Nei giorni scorsi, nel clima di costante attenzione sull’ operazione di cessione dell’ As Roma alla cordata di imprenditori statunitensi guidati da Thomas Di Benedetto, e composta da James Pallotta, Richard D’Amore e Michael Ruane,  ci si è soffermati soprattutto sul lato delle vicende presenti, sull’immediata attualità legata alla firma del contratto ed alle prospettive future della società, in termini di organizzazione aziendale e di strategie tecnico – calcistiche e di mercato, trascurando quale sia la reale situazione dell’As Roma gestita dalla “generosa” famiglia Sensi per 18 anni, non sempre, però, all’insegna della totale trasparenza e, soprattutto negli ultimi anni, all’insegna di una lunghissima serie di debiti, una vera e propria voragine nei conti.

    Un buco che ha costretto gli acquirenti a stelle e strisce ad un immediato esborso di circa settanta milioni di euro, nell’acquisto del 67 % delle azioni e nell’ effettuare un aumento di capitale, per far fronte alle perdite di oltre 36 milioni di euro.

    Sulla pagina web del quotidiano “La Repubblica”, si è approfondito il contenuto del ” Legal due diligence report”, il documento redatto dall’advisor dei venditori di “As Roma” il 23 novembre del 2010, che consente di comprendere le profonde ragioni di una trattativa tanto complessa ed articolata che, nei giorni in cui la firma definitiva non arrivava a suggelare l’accordo, appariva alla stregua di una soap opera a puntate: una fotografia ben poco edificante della gestione passata della società, fra “pagherò”, contenziosi e debiti di ogni genere nei confronti di dipendenti, enti terzi ed ex calciatori.

    Dal report, in primis emerge che sulla società “As Roma” grava attualmente un contenzioso giudiziario di ammontare compreso fra i 50 e i 60 milioni di euro, che riguarda direttamente gli ex giocatori giallorossi, Gabriel Omar Batistuta, il quale chiede 9 milioni, Gustavo Bartelt, che chiede anche 9 milioni, Ivan Helguera, al quale un tribunale Spagnolo ha già riconosciuto un indennizzo di 185 mila euro, Mauro Esposito, per una cifra di circa 475 mila euro, Sebastiano Siviglia, che pretende la differenza di stipendio che  deve ricevere a distanza di dieci anni.

    Ma non sono soli gli excalciatori a vantare pagamenti dovuti ma non effettuati nei confronti della ex società della famiglia Sensi.

    La Due diligence, infatti, riassume anche tutte le altre posizioni per le cause di valore superiore ai 100 mila euro, ed in esse è ricompresa anche la posizione dell’avvocato Filippo Lubrano, ex componente del cda della società giallorossa, in causa a Milano per una cifra di 2,5 milioni di euro. Inoltre, vengono annoverate anche le posizioni dell’ex medico sociale ed attuale consigliere regionale Mario Brozzi, della società di marketing “Dls”, per una cifra di 2 milioni e mezzo di euro, la casa di cura “Villa Stuart”, dove si recano solitamente i calciatori giallorossi infortunati, nei confronti della quale le fatture non saldate giungono ad 1 milione e 300 mila euro.

    Ma non basta: il 18 Ottobre scorso, come riporta l’articolo di Repubblica, i sindacati hanno recapitato una lettera di messa in mora della società, denunciando i vari e continui ritardi nel pagamento degli stipendi, l’uso frequente di lavoro straordinario, il mancato rispetto dei piani di ferie, delle norme sulla privacy e degli accordi sui bonus.

    Una conduzione della società ben al di là della definizione di sana amministrazione, dunque, così come testimoniano anche i 402 contratti a tempo determinato firmati dalla società negli ultimi cinque anni nei confronti di professionisti, a volte anche pensionati, per mandati difficilmente comprensibili, che si aggiungono alla questione del rinnovo dei contratti da 15 mila euro al mese dei giardinieri dei campi di Trigoria, scaduti e rinnovati tacitamente da tempo.  Così come appare a dir poco insolito che una società che fatichi a pagare gli stipendi ai dipendenti possa concedere un prestito di circa 200 mila euro, in scadenza nel 2012, nei confronti di Bruno Conti, ad oggi restituito per metà.

    Alla luce di tutto questo, dunque, ai Paperoni statunitensi spetterà il compito – tutt’altro che agevole – di reindirizzare la gestione della società sui binari della regolarità.

  • Napoli, il vademecum di Jacqueline De Laurentiis: “Niente tensioni in famiglia”

    Napoli, il vademecum di Jacqueline De Laurentiis: “Niente tensioni in famiglia”

    A volte si dice che “dietro un grande uomo c’è una grande donna”. Una frase, questa, dal profilo tendenzialmente maschilista nel significato immediato, poichè pone l’uomo in una posizione di primo piano rispetto alla sua compagna, ma che, se considerata in senso più ampio e profondo, può celare un significato ben più importante.

    Nel caso dei calciatori, soprattutto, dato lo stile di vita frenetico e sotto pressione, l’equilibrio familiare è un aspetto essenziale ed imprescindibile e, spesso, non è casuale che i calciatori che si mostrano più irrequieti nella vita loro privata, associati ad uno stile di vita patinato e costantemente sotto ai riflettori, subiscano evidenti cali di rendimento in campo, soprattutto legati ad un calo nelle motivazioni e nella concentrazione, offuscate da una vita frenetica, sregolata e priva di equilibri.

    Tutto ciò pare proprio confermare l’ equazione “serenità nella vita privata, migliore rendimento in campo” e, per questo, in un momento di particolare importanza nella stagione calcistica, in casa Napoli le “signore Azzurre” (mogli, fidanzate e compagne dei calciatori del Napoli)  guidate da Jacqueline De Laurentiis, vicepresidente del Napoli oltre che moglie del vulcanico produttore e presidente Aurelio De Laurentiis, hanno deciso di serrare i ranghi, facendo fronte comune, trascorrendo una piacevole giornata insieme nella meravigliosa cornice di Palazzo Donn’Anna, con tanto di foto di gruppo, in stile formazione calcistica, per sugellare il ricordo di questo pomeriggio primaverile, baciato dal sole che fa risplendere ancor di più l’azzurro del mare di Posillipo, che richiama alla mente l’azzurro dei colori sociali della squadra.

    La “first lady partenopea” ha deciso di  promuovere l’ originale iniziativa proprio per spingere tutte le signore Azzurre, senza eccezione alcuna, a conoscersi meglio, a scambiarsi opinioni relative ai rapporti con i più celebri partner, in un pomeriggio di cordialità all’insegna di un sontuoso aperitivo a base di bresaola, gamberi e carciofi, ed di un raffinato risotto ai fiori di zucca, che hanno ancor più conciliato le conversazioni fra le signore: si è parlato di calcio, di campionato, della qualificazione in Champions League ma, soprattutto, di come sostenere nel migliore dei modi il piacevole, ma al contempo arduo, impegno di sostenere e supportare i compagni calciatori, sempre al centro delle cronache e dell’attenzione dei tifosi, in particolare in una città tanto calda come Napoli.

    A questo proposito, Jacqueline De Laurentiis ha voluto redigere una sorta di decalogo, stampato su pergamena bianca e azzurra ( i colori, naturalmente, non sono stati scelti a caso) e poi tradotto nella lingua madre di ciascuna delle signore, da tener presente e ricordare, nei bei momenti così come nelle difficoltà di coppia legate alle questioni calcistiche.

    “Avete sposato un calciatore: le regole d’oro per farne un campione”: questo il titolo del decalogo di consigli e preziosi suggerimenti redatto dalla vice presidente Azzurra per le sue giovani ospiti. Otto i concetti principali del decalogo – vademecum, basati sulla necessità di far sentire sereni i propri compagni fra le mura dometiche, sull’importanza del supporto morale: “il vostro compagno è un uomo in casa, un campione in campo”,“dietro ogni grande uomo c’è sempre una grande donna”, ” si è davvero dei campioni quando si è tali soprattutto nella testa“.

    Infine, una raccomandazione in prospettiva delle ultime delicatissime giornate di campionato, una volata che sarà decisiva per sognare ancora in grande, o, almeno, per raccogliere quento di buono seminato nel corso di una stagione brillante come quella presente, in cui la squadra si è espressa al di là di ogni più rosea aspettativa iniziale:  “Conto su di voi per queste ultime cinque giornate, evitate tensioni inutili in famiglia”.

    Chissà se, con il supporto delle compagne, sarà possibile risollevare più facilmente il morale alla squadra dopo la cocente sconfitta contro l’Udinese di domenica scorsa, che ha rallentato proprio sul più bello l’entusiasmante rincorsa del Napoli al Milan Capolista.

  • Scandalo a Bologna, i giocatori usano pass disabili: la Procura indaga

    Scandalo a Bologna, i giocatori usano pass disabili: la Procura indaga

    A Bologna è scoppiato un caso che di calcistico ha ben poco, a parte il fatto che coinvolge alcuni calciatori della formazione rossublu, e che ha ben poco di edificante per i soggetti coinvolti.

    Molte delle targhe della auto di giocatori della formazione felsinea, infatti, sono state associate a soggetti portatori di handicap e, pertanto, hanno beneficiato di trattamenti riservati alle persone diversamente abili senza averne alcin titolo, come, ad esempio, l’accesso alle zone a traffico limitato, la circolazione nei giorni di divieto, la sosta gratis nelle zone di parcheggio a pagamento e sulle strisce blu.  

    L’inchiesta è coordinata dal Procuratore aggiunto Valter Giovannini, che ha inviato nella giornata di ieri, martedì, gli uomini della polizia municipale nel centro sportivo di Casteldebole per sentire le persone coinvolte, mentre Viviano e Di Vaio sono stati ascoltati in procura come persone informate sui fatti, ma non hanno voluto rilasciare alcuna dichiarazione in proposito nei confronti della stampa.

    Il permesso disabile sarebbe appartenuto a Marilena Molinari, una donna disabile che si occupa di aiutare i giocatori appena arrivati nella città bolognese a svolgere alcuni servizi, una sorta di “guida” in città, per pagare bollette, trovare casa, muoversi in città. La donna, dunque, avrebbe associato il suo permesso alle targhe delle vetture: da qui il coinvolgimento dei calciatori del Bologna, anche se Marilena Molinari non è dipendente della società Bologna ma opera mediante un’agenzia.

    Il centrocampista congolese Gaby Mudingayi nelle sue  dichiarazioni rese alla Polizia Municipale ha voluto spendere parole di difesa nei suoi confronti e nei confronti della donna coinvolta, confermando quanto dichiarato agli agenti anche in conferenza stampa: “Non vedo tutto questo casino, e comunque c’è un’indagine in corso. Io non ho sbagliato e neanche Marilena. Io vorrei ringraziare Marilena. Quando sono arrivato è stata la prima ad aiutarmi, a trovare a casa e per tante altre cose. Tutte le volte lei ci aiuta: Tante volte io ho portato Marilena in città per fare delle commissioni per me, e lei mi ha inserito”.

    L’obiettivo delle indagini sarà, ora, quello di verificare se, dopo aver svolto le commissioni in cui Marilena Molinari li ha coadiuvati, i calciatori coinvolti abbiano continuato ad usufruire dei benefit handicap, oppure abbiano correttamente provveduto a far rimuovere la loro targa dalla lista dei disabili autorizzati.

  • Real – Barcellona: il Clasico delle polemiche, Iniesta, Messi e l’erba

    Real – Barcellona: il Clasico delle polemiche, Iniesta, Messi e l’erba

    La finale di Coppa del Re di questa sera al Mestalla non sarà immune dalle polemiche, come è giusto che sia per un Real Madrid – Barcellona. Dopo la conferenza stampa “muta” di Mou alla vigilia del match di campionato di sabato scorso, le polemiche di questi giorni riguardano l’ammonizione del blaugrana Iniesta (che era diffidato) rimediata nel match valido per l’andata dei quarti di Champions League contro lo Shaktar, finalizzata a scontare la squalifica nella gara di ritorno (dato il rassicurante 5 a 1 dell’andata che assicurava al Barca una facile partita di ritorno) ed essere disponibile, poi, per la semifinale, che si disputerà il 27 Aprile ed il 3 Maggio contro il Real Madrid.

    L’episodio dell’ammonizione ottenuta da Iniesta è stato contestato dall’Uefa, tacciando il centrocampista di aver adottato una condotta non regolamentare e non appropriata, poichè avrebbe volontariamente cercato l’ammonizione, non rispettando una distanza su un calcio di punizione durante il secondo tempo della gara di andata con gli ucraini di Lucescu.

    Iniesta, ora, rischierebbe una giornata di squalifica ulteriore, che potrebbe essere ufficializzata domani dalla commissione disciplinare dell’Uefa, ed il provvedimento gli farebbe saltare la semifinale di andata con il Real Madrid. Il Barcellona, però, ha già annunciato di voler presentare ricorso, puntando sulla buona fede del giocatore, e contestando la natura sproporzionata della sanzione.

    Un altro episodio, accaduto nella partita di Liga di sabato scorso, sarebbe al centro dell’attenzione dei due club, in una guerra continua di nervi tesi che avrebbe coinvolto anche un calciatore dall’animo placido come Leo Messi:  nel finale di gara al Bernabeu, la Pulce non riesce a controllare un pallone sulla fascia sinistra e, deluso, scaraventa il pallone in fallo laterale colpendo uno spettatore in prima fila. L’ arbitro Muñiz Fernández, però, comemttendo un errore di valutazione non ammonisce l’argentino, suscitando l’ira delle merengues ed, in particolare, di Pepe, che si avvicina a Messi con aria minacciosa “dandogli del matto”.

    Ma le polemiche non finiscono qui: il protagonista dell’ultima “questione” pre Clasico è, come spesso accade, Josè Mourinho, accusato di aver ordinato agli addetti del Bernabeu di non tagliare l’erba del Santiago Bernabeu prima della sfida di sabato, e di non bagnare il campo fino a due ore prima della gara, per provare a contrastare con l’abile trucchetto il palleggio rapido del Barcellona. Molti calciatori del Barca hanno ravvisato l’anormalità del manto erboso poichè i ciuffi d’erba risultavano di tre o quattro centimentri più alti del normale, ma, nonostante l’accortezza il Barca ha ottenuto ugualmente l’ 80% del possesso palla.

    La stregoneria di Mou, dunque, non ha avuto riscontri positivi, così come accadde quando allo Stamford Bridge – negli ottavi di finale della Champions 2006 – il Barcellona sfidò il suo Chelsea: anche in quel caso non servì aver ordinato di irrigare il campo fino al limite del normale perchè i blaugrana si imposero ugualmente per 2 a 1.

    Nella finale dell Mestalla di Valencia, inoltre, Mou non potrà ricorrere allo stratagemma del campo poichè l’erba del Mestalla sarà tagliata per sette volte fino al giorno della finale,per non avere fili d’erba che superino è i 25 mm di lunghezza. Pertanto, bisogna attendersi che Mou studierà qualche altro diversivo: tattico, grottesco o altro?

    Bisognerà attendere domani per scoprirlo.

  • Real Madrid – Barcellona: il bis del Clasico per la Coppa del Re

    Real Madrid – Barcellona: il bis del Clasico per la Coppa del Re

    Il giorno del bis sarà domani, mercoledì 20 Aprile, allo stadio Mestalla di Valencia, per disputare la finale di coppa del Rey. Il “bis” in questione è il Clasico, Real Madrid – Barcellona, a soli quattro giorni di distanza dal pareggio nella Liga per 1-1 al Santiago Bernabeu di Madrid. Lo stadio di Valencia ospita la finale a 21 anni di distanza dall’ultima occasione e si preannuncia tutto esaurito per la finale del primo trofeo stagionale in Spagna.

    La partita secca, però, è sempre un’altra storia, soprattutto con Mourinho in panchina, abilissimo nel caricare i suoi per le grandi sfide dal punto di vista psicologico. In casa Barcellona, Pep Guardiola lo sa bene e per questo mette i suoi in guardia dalle capacità delle merengues, non fidandosi dell’avversario apparso sottotono. “Il Real Madrid può giocare diversamente. Non ha giocato tutta la stagione come sabato scorso. Non parliamo di cosa abbiamo fatto l’altro giorno, ma di cosa faremo domani”.

    Il match di sabato scorso non ha regalato particolari emozioni con le due squadre che hanno deciso di studiarsi e di non scoprirsi eccessivamente, puntando sui propri punti di forza: il Barcellona sul palleggio, il Real su qualche folata verticale. Anche lo scontro fra le due “punte di diamante”, Messi e Cristiano Ronaldo si è concluso in perfetta parità: entrambi autori degli unici gol del match, entrambi segnati su calcio di rigore. Per la partita di domani, dunque, ci si attende un maggiore pathos, anche se è plausibile ritenere che le due squadre possano esprimere il massimo del proprio potenziale nelle due sfide decisive, quelle di Champions, valide per le semifinali in programma il 27 Aprile ed il 3 Maggio.

    Come in tutte le finali, non è secondario analizzare i precedenti delle due squadre in campo. Il Barcellona è la compagine che si è aggiudicata la Coppa del Re per un maggior numero di edizioni, ben 25, mentre il Real Madrid è terzo nella classifica del trofeo Nazionale con 17 vittorie, tenendo conto anche delle 19 finali perse, dietro all’Athletic Bilbao con 23 trofei. Nella scorsa stagione la finale fu insolita, Siviglia – Atletico Madrid, vinta dagli andalusi per 2-0 con reti di Capel e Navas.

    Quest’anno, invece, la coppa Nazionale ha ritrovato gli onori della cronaca grazie alla blasonatissima finale, ed è certo che entrambe le squadre faranno di tutto per assicurarsi il trofeo, oltre che per incutere timore all’avversario in vista dei prossimi decisivi due match di Champions League. Finora la marcia di avvicinamento in Coppa del Rey alla finalissima è stata impetuosa per entrambe con il Real che ha eliminato in semifinale il Siviglia (detentore del trofeo), vincendo in trasferta per 1-0 ed al Bernabeu per 2-0. Il Barcellona, invece, aveva liquidato la pratica Almeria vincendo per 5-0 al Nou Camp e per 3-0 in trasferta.

    Per quanto riguarda le formazioni, entrambi gli allenatori sembrano intenzionati a riproporre gli undici titolari visti sabato scorso in campo. Pep Guardiola sceglierà certamente il consolidatissimo duo Villa – Messi, supportati da Pedro, e lo schieramento tattico sarà un 4-3-3 con i seguenti uomini: Valdes; Dani Alves, Piqué, Puyol, Adriano; Busquets, Xavi, Iniesta; Pedro, Messi,Villa.

    Mourinho, invece, schiererà Casillas; Sergio Ramos, Ricardo Carvalho, Arbeloa, Marcelo; Pepe, Khedira, Xabi Alonso; Di María, Cristiano Ronaldo, Özil lasciando inizialmente in panchina sia Benzema che Adebayor.

    Una nota curiosa a margine dell’incontro sarà relativa all’esecuzione dell’inno nazionale Spagnolo, la marcia reale, che – come accadde durante la finale di due anni fa Barcellona – Athletic Bilbao – potrebbe essere fischiato sonoramente dai tifosi catalani. In quell’occasione i tecnici televisivi dovettero adoperarsi per evitare di trasmettere la protesta plateale in diretta televisiva, alla presenza del re Juan Carlos.

    Questa volta la protesta potrebbe ripetersi da parte dei tifosi blaugrana, ma i madrileni potrebbero contestare la protesta dei catalani fischiandoli a loro volta: l’inno, però, non avendo parole non potrà essere cantato.

  • Napoli, oltre la delusione per un anno record

    Napoli, oltre la delusione per un anno record

    Dopo una cavalcata trionfale durata un’intera stagione, pare inevitabile tirare il fiato, pare inevitabile anche se doveva essere evitato. In casa Napoli la delusione per la sconfitta subita domenica sera contro l’ Udinese, fra le mura amiche del San Paolo, è ancora cocente, perchè ha significato la fine di un sogno ad occhi aperti, di un’illusione che pareva tanto lontana e difficile da raggiungere quanto emozionante e significativa, per la città, per i tifosi, per il Sud.

    Nonostante tutto, però, è essenziale non perdere la lucidità nell’analisi di questo campionato partenopeo, che al di là della classifica ancora aperta matematicamente, ha avuto dell’incredibile, ed ha superato i limiti delle più rosee aspettative. Un progetto serio, ideato e realizzato dal presidente De Laurentiis, reso operativo ed “esecutivo” dalla grinta, la determinazione e dal carattere di una guida tecnica fra le migliori in Italia, Walter Mazzarri. Una squadra costruita attornoalla solidità difensiva e di centrocampo che consente ai suoi geni d’attacco di esprimersi al meglio delle loro potenzialità, il Pocho Ezequiel Lavezzi, l’incisività di Marechiaro Hamsik, i gol di Edinson Cavani.

    Quest’ultimo, si è macchiato della colpa di sbagliare il rigore nella partita di domenica sera che, con un quarto d’ora di gioco da disputare, avrebbe permesso di accorciare le distanze per poi provare ad agguantare in extremis il pareggio. Il suo errore dal dischetto ha suscitato la delusione di molti, ma non può offuscare la sua straordinaria stagione.

    Lucidità d’analisi, appunto. Ed è questa che predica il presidente De Laurentiis in questi giorni. Non bisogna aver paura di perdere la Champions, bisogna continuare a guardare avanti, andando fieri di ciò che si è costruito finora, che non è stato un castello di sabbia ma un castello reale, aggiungendo la conferma di Mazzarri per il futuro e precisando quali erano, ai blocchi di partenza, gli obiettivi della stagione: ” Ho sempre detto che dovevamo migliorare il sesto posto, quindi tutto quello che verra’ in piu’ sara’ guadagnato, anche perche’ a me continua ad interessare il processo di crescita. Dovrebbe preoccuparsi chi ha speso tantissimo ed ha ingaggi enormi e rischia di non qualificarsi per niente. Mazzarri? Ha tre anni di contratto, certo che resta con noi”.

    La serenità e la grande soddisfazione con cui De Laurentiis può guardare alla sua creatura sta anche nella consapevolezza di averla costruita con raziocino, con progettualità di lungo periodo, senza esborsi folli e perseguendo l’obiettivo dell’utile di bilancio, in accordo con i principi del fair play finanziario voluti dall’ Uefa e da Platini. “Da cinque anni abbiamo i conti in utile, precorrendo il fair play finanziario. I tifosi hanno cominciato a capirlo ed apprezzarlo, mentre gli altri club faticheranno tanto per mettersi al passo, perche’ non sono abituati. E’ un aspetto importante, a meno che i potenti non vogliano metterci su un tappo. Siamo al 19esimo posto nel ranking mondiale, e forse questo vale piu’ degli scudetti e delle coppe”.

    Una squadra di cuore e del cuore, che ispira simpatia a molti al di là del tifo e della fede ccalcistica. Questa è già una vittoria importante, il resto verrà da sè. L’importante è mantenere la lucidità gestionale avuta finora, non lasciandosi influenzare dalla smania del vincere ad ogni costo. La stagione attuale, è certo, lascerà comunque un segno importante, e sarà un bagaglio di esperienza per il Napoli, che, se saprà raccoglierlo a dovere, il prossimo anno potrà realmente casndidarsi per un ruolo di primissimo piano, magari adottando qualche rinforzo mirato a rafforzare l’organico per consentirgli di sostenere al meglio due competizioni di alto livello.

    La speranza, però, per i tifosi partenopei è che anche quest’anno possa esserci qualche soddisfazione al foto finish. Nel calcio mai dire mai.

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  • La carica di Edi Reja “puntiamo al terzo posto”

    La carica di Edi Reja “puntiamo al terzo posto”

    A volte è incredibile come nel calcio tutto possa cambiare repentinamente, basti pensare come una giornata di campionato possa cambiare radicalmente le prospettive delle diverse squadre.

    Strano ma vero, soprattutto in casa Lazio. Prima della vittoria di ieri contro il Catania, sonoro e netto 4 a 1 al Massimino, la Lazio doveva cercare di guardarsi alle spalle, dalla rincorsa di Roma, Juve e Udinese ora, invece, anche per i risultati negativi di Roma e Juventus, può guardare avanti con grande fiducia, puntando addirittura al terzo posto, dando il quarto ormai per consolidato, a cinque giornate dal termine del campionato.

    La pensa così anche il tecnico Edi Reja, e, verrebbe da dire, se si sbilancia lui allora qualcosa è realmente cambiato. Il tecnico, infatti, dall’inizio della stagione ha cercato di spegnere i facili entusiasmi, almeno nelle dichiarazioni: dapprima affermava di puntare a quota quaranta, ossia alla salvezza, poi ha pian piano iniziato ad accarezzare quel sogno, che pareva assolutamente irragiungibile all’inizio del campionato, chiamato quarto posto, ossia preliminari di Champions League. Ora, invece, trova il coraggio di spronare i suoi ad alzare l’asticella, aumentando il coefficiente di difficoltà ed ambizione, puntando al terzo posto, ossia alla qualificazione dalla porta principale.

    Anche perchè il terzo posto è davvero a portata di mano, distante soli tre punti, ed il calendario nella prossima giornata propone proprio lo scontro diretto con l’Inter, attualmente in terza posizione. Far risultato a San Siro appare difficile ma non impossibile, soprattutto in virtù del difficile momento attualmente attraversato dai nerazzurri, ma avrebbe comunque un’ importanza assoluta, anche per poter affrontare con maggior serenità l’altro scontro diretto, con l’Udinese di Guidolin, fermo restando che la quota qualificazione quest’anno si è alzata, e sarà necessario conquistare almeno 69 – 70 punti. Edi Reja in merito alla situazione attuale dichiara: “Soprattutto in virtù dello scontro diretto di Udine sarebbe stato importante staccarli in questa giornata. Senza contare che ora l’Inter avrà ancora la motivazione di giocarsi il secondo posto con il Napoli. Lo stesso Milan, che è ad un passo dallo Scudetto, ora potrà gestire. Adesso è chiaro che i punti necessari per raggiungere il piazzamento Champions aumenteranno”.

    Il segreto della Lazio secondo il tecnico finora è stato l’approccio alle gare, la mentalità e l’ umiltà, con tenuta mentale, rialzandosi di fronte ad ogni difficoltà. In questo discorso, si inserisce la situazione legata agli screzi del tecnico con Zarate, che avevano portato all’esclusione dell’argentino dall’unidici titolare di ieri, relegandolo in panchina per “punirlo” per il ritardo in allenamento. Il destino, però, ha voluto regalare alla vicenda un lieto fine, con la complicità inconsapevole di Giuseppe Sculli. Dopo 13′ della gara di Catania, infatti, l’attaccante calabrese si è infortunato, costringendo il tecnico a sostituirlo proprio con Mauro Zarate. L’ingresso dell’Argentino, però, ha avuto un impatto straordinario sul match, in termini di assist, giocate e di gol, la rete che ha suggellato il definitivo 4 a 1.

    Edi Reja, dunque, non può che ringraziarlo, coccolarlo ed elogiarlo, consapevole dell’estremo valore tecnico del suo giocatore dal geniale estro: “In alcune circostanze, quando si è lasciato andare a qualche dribbling di troppo davati la difesa, Zàrate mi ha fatto venire quasi un infarto, Ma devo dire che si è calato alla grande nello spirito della gara. Tra l’altro spesso si è sacrificato molto anche in fase di ripiegamento, è stato costante come rendimento, ha fatto benissimo sulle corsie esterne, in particolare su quella di destra. Ma Mauro è già un po’ di tempo che sta facendo bene, ci sta mettendo il piglio giusto, ha promesso che vuole finire alla grande, mi auguro continui così”.

    Chissà se lo scaramantico tecnico goriziano ora non decida, almeno per le prossime cinque gare, di lasciar sempre in panchina Mauro Zarate, sperando in cinque repliche della straordinaria gara di ieri.

    In tal caso, di sicuro, all’argentino verrebbe perdonato qualsiasi ritardo in allenamento.