Autore: Simona Granieri

  • Prandelli addio, 4 nomi per la successione

    Prandelli addio, 4 nomi per la successione

    Il giorno dopo la disfatta, il risveglio è più amaro per Cesare Prandelli, che Giovedì ritornerà in Italia da “ex”. Ex cittì, dimissionario insieme ad Abete, per orgoglio e per dignità dopo una vera e propria debacle sportiva. Un punto di non ritorno, inevitabilmente, assumendosi le proprie responsabilità di fronte a scelte sbagliate e confuse, di fronte ad uno spogliatoio che tanto unito poi non era, basti pensare alle parole di Buffon e De Rossi e al fatto che Balotelli non fosse presente nel momento del discorso d’addio di Pirlo alla maglia Azzurra. Tutto questo non poteva passare in sordina, non poteva non aver conseguenze: errori tecnici e di valutazione del cittì Prandelli, convocazioni non ottimali, necessità di stravolgere le proprie idee ed il modulo sul quale aveva puntato. Il caldo, l’arbitro “Moreno bis” e le energie fisiche ridotte al lumicino hanno completato il quadro nefasto, conducendoci verso un nuovo “anno zero” del calcio italiano, solo quattro anni dopo l’altra eliminazione al primo turno dei Mondiali, nel 2010 in Sudafrica. Allora era il Lippi-bis, reduce dai trionfi di Germania 2006 e richiamato nel post-Donadoni.

    Prandelli addio, in 4 per la successione
    Prandelli addio, in 4 per la successione

     

    Ora, c’è Prandelli che saluta tutti con la sua consueta onestà intellettuale, con il garbo che sempre lo ha contraddistinto, ma anche con la consapevolezza di aver fallito, nonostante il secondo posto agli Europei 2012 e il terzo posto in Confederation’s Cup. C’è un uomo che non ha saputo coniugare insieme le due anime della squadra: senatori e giovani. I primi rivendicano l’impegno profuso, i secondi non hanno saputo reggere alle pressioni e non si sono rivelati all’altezza, con qualche rara eccezione. Resta l’incognita di chi poteva essere e non è stato: Giuseppe Rossi o Destro, ma anche del cambio Balotelli-Parolo o della troppa fiducia in Thiago Motta. E poi resta sempre il discorso dei “campioni con il condizionale” di cui ha parlato capitan Buffon: riferimento a Balotelli, implicito ma non troppo.

    Dalle macerie di questa Nazionale del post-Prandelli si dovrà ripartire in fretta e bisognerà farlo con un nuovo tecnico e, soprattutto, con un nuovo progetto. Non ci si può permettere di lasciar spazio all’improvvisazione e alla concitazione, è necessario ponderare bene. D’altronde, il 9 di Settembre è già in calendario il prossimo impegno del “nuovo corso” contro la Norvegia che dovrà condurre agli Europei 2016 in Francia. Chi siederà sulla panchina azzurra nel post- Prandelli? In lista, per ora, ci sarebbero 4 nomi: Roberto Mancini, Massimiliano Allegri, Alberto Zaccheroni e Luciano Spalletti. A ben vedere, appaiono come candidature profondamente diverse per aspetto tecnico-tattico, per età ed esperienza e anche questo non può che essere un ulteriore sintomo di caos che regna sovrano. Nessuno dei quattro appare “un vincente per antonomasia”, tutti e quattro hanno vinto qualcosa nella loro carriera ma nessuno di loro può vantare trionfi di assoluto prestigio: nessuna Champions League, per intenderci. Alcuni, però, hanno avuto una buona esperienza internazionale e, in questi casi, può risultare un fattore decisivo. Sarebbe corretto, dunque, scartare a priori Allegri e puntare su chi ha dalla sua parte qualche buon risultato e l’esperienza al di fuori dei confini italiani: in pole, dunque, potrebbe esservi Mancini, reduce dall’esperienza con il Manchester City ed il Galatasaray. L’incognita, in tal caso è legata al suo ingaggio, che potrebbe essere eccessivo per le casse della Figc. Zaccheroni, invece, è reduce dall’eliminazione al primo turno del Giappone con il quale, però, aveva vinto la Coppa d’Asia. Infine, Spalletti ormai libero dallo Zenith San Pietroburgo è fautore di un calcio sempre piacevole e spettacolare ma, negli ultimi tempi, ha collezionato qualche delusione anche in Russia.

    Quattro candidati per una panchina che scotta, quattro alternative che appaiono, però, “di ripiego” rispetto a quello che appare come il sogno impossibile: Carlo Ancelotti. La sensazione è che il vincitore della Decima con il Real rimarrà ancora a Madrid ma che, prima o poi, la sua strada si tingerà d’azzurro. Non ora, però: la ricostruzione dalle macerie spetterà a qualcun’altro. Sperando che la scelta sia illuminata.

  • Zambrotta svela i retroscena della gestione Allegri

    Zambrotta svela i retroscena della gestione Allegri

    Zambrotta svela retroscena gestione Allegri | foto da web
    Zambrotta svela retroscena gestione Allegri | foto da web

    Rivelazioni pesanti e importanti quelle di Gianluca Zambrotta che, in occasione della presentazione del suo nuovo libro “Una vita da terzino” decide di “scoperchiare” la pentola in ebollizione dello spogliatoio del Milan che proprio in questi giorni sta vivendo ulteriori momenti di tensione con la lite tra Bonera ed Amelia. Gianluca Zambrotta non ha perso l’occasione per svelare alcuni retroscena e, in particolare, per riferirsi al ruolo dell’ex tecnico Massimiliano Allegri. Secondo Gianluca Zambrotta, infatti, l’ex tecnico rossonero avrebbe avuto pesanti responsabilità nella gestione dello spogliatoio, arrivando a spaccarlo e dividerlo. Zambrotta si riferisce, in particolare, al secondo anno della gestione Allegri nella stagione 2011-2012, quella successivo alla conquista dello scudetto, in cui il terzino ex campione del Mondo con la Nazionale Italiana ebbe seri problemi con Massimiliano Allegri. L’episodio rivelatore raccontato da Zambrotta fa riferimento ad un match in cui Allegri avvertì di “non avere più il polso dello spogliatoio” ed in cui, per tutta risposta, riferendosi ai calciatori disse che gli sarebbe bastato avere l’appoggio solo di 14 di loro.

     

    Un’affermazione quantomeno stridente con i principi basilari della gestione di un gruppo: un campanello d’allarme notevole, che stupì fortemente un giocatore d’esperienza come Zambrotta, ma anche gli altri veterani dello spogliatoio milanista di allora come Zlatan Ibrahimovic. Senza l’unione di intenti è difficile fare strada e, dunque, proprio in quell’anno il Milan si fece rimontare dalla Juventus di Antonio Conte, che conquistò il suo primo scudetto della gestione bianconera.

    Gianluca Zambrotta continua, poi, il suo racconto riferendosi ad un altro episodio che coinvolse mister Allegri e Zlatan Ibrahimovic in occasione del match perso per 3-0 contro l’Arsenal: in quella circostanza, Allegri fece i complimenti alla squadra nonostante la sconfitta e ciò infastidì notevolmente l’attaccante svedese, che reagì in maniera quasi violenta nei confronti dell’allora tecnico rossonero ed i due rischiarono di venire alle mani all’interno dello spogliatoio.

    Infine, per chiudere il cerchio, Zambrotta si riferisce anche al cattivo rapporto di Allegri con Antonini, che fu costretto a chiedere di essere ceduto al Genoa dopo che Allegri lo aveva di fatto isolato all’interno dello spogliatoio già durante gli allenamenti estivi e senza un’apparente motivazione.

  • Coni, presentato il nuovo logo

    Coni, presentato il nuovo logo

    Il Coni ha svelato il nuovo logo realizzato in occasione dei cento anni di attività celebrati proprio quest’anno. Si tratta, però, di un elemento che sancisce di fatto il ritorno all’antico, al passato ed alla tradizione, riscoprendo il simbolo delle origini proprio in occasione delle imminenti celebrazioni. Il nuovo logo del Coni presenterà un tricolore in bella vista su sfondo bianco ed i cerchi olimpici in testa. Il tricolore, inoltre, riporta la scritta “Italia” mentre la sigla “Coni” è riportata in basso in nero ed in stampatello. Il nuovo logo del Comitato Olimpico Nazionale Italiano è stato così presentato questa mattina al Foro Italico di Roma, nella Casa delle Armi, alla presenza del presidente del Coni Giovanni Malagò e di illustri esponenti dello sport Azzurro e delle istituzioni: Franco Carraro, Gianni Petrucci, Mario Pescante. Presenti, inoltre, importanti campioni dello sport del presente e del passato che hanno fatto da “padrini” e “madrine” al battesimo del nuovo marchio: da Alessandra Sensini ad Armin Zoeggeler, da Giuseppe Abbagnale a Manuela Di Centa, da Jessica Rossi a Mauro Checcoli.

    Coni, presentato il nuovo logo
    Coni, presentato il nuovo logo

    In occasione della presentazione del nuovo simbolo, si è colta l’occasione per fare il punto sulle celebrazioni del centenario del Coni, che proprio nel Giugno del 1914 vide “la luce”. Tali festeggiamenti prenderanno il via il prossimo 8 Giugno e proseguiranno fino al 10 Giugno, prevedendo la giornata clou il giorno 9 con una serie di eventi musicali e concerti, il passaggio delle frecce tricolori e una diretta televisiva su Rai Uno dal Foro Italico. In occasione delle celebrazioni del centenario è stata, inoltre, coniata anche una medaglia commemorativa.

    L’accento posto sulla presentazione del logo del Coni ha, poi, delle importanti implicazioni a carattere di marketing: il presidente Giovanni Malagò, infatti, ha voluto sottolineare la rilevanza dello sfruttamento del merchandising in particolar modo con la creazione dei “Coni-Point” in cui saranno disponibili i prodotti ufficiali che, ovviamente, riporteranno il nuovo logo del Coni.

    Proprio in tal senso, il presidente Giovanni Malagò ha dichiarato come il nuovo logo fosse un suo desiderio, perchè “tengo tantissimo alla striscia di colore oro e alla scritta Italia, e sono sicuro che questo nuovo marchio potrà farci vendere tantissimi nostri prodotti”. 

  • Vilanova e Boskov, addio a due grandi tecnici

    Vilanova e Boskov, addio a due grandi tecnici

    Il mondo del calcio ha perso, in questi giorni, due grandi uomini oltre che due grandi allenatori, Vilanova e Boskov. Prima Tito Vilanova, scomparso a soli 45 anni per un cancro alla ghiandola parotide, poi Vujadin Boskov, scomparso all’età di 82 anni (ne avrebbe compiuti 83 il prossimo 16 Maggio). Due storie, due vite e due percorsi diversi quelli di Vilanova e Boskov ma accomunati dalla passione per il calcio e dalla grande professionalità e dedizione verso la panchina e per ciò che rappresenta. Entrambi, però, hanno rappresentato due modelli per i propri giocatori, che li ricordano con grande affetto e  stima anche nei giorni del dolore. Tito Vilanova è scomparso dopo un calvario vissuto con dignità e riserbo nonostante il male lo stesse logorando costringendolo ad allontanarsi dalla sua “creatura”, l’amato Barcellona del cui gioco spettacolare è stato l’inventore, insieme a Pep Guardiola, oltre che artefice degli strepitosi successi degli ultimi anni con Pep Guardiola in panchina. Dopo l’addio di Guardiola, Vilanova ha continuato finchè ha potuto la scia di successi e di dominio assoluto, conquistando la Liga dello scorso anno con cento punti, al primo tentativo: un tecnico competente, cervello della tattica che ha incantato il mondo intero, stratega fantasioso e coraggioso. Ma non solo: è stato educatore ed esempio per gli allora giovani della cantera blaugrana divenuti, poi, campioni stellari. Messi, Fabregas, Piqué (e tanti altri) devono a lui parte dei propri successi personali ed è per questo che, in questi giorni di dolore e commiato, gli hanno reso omaggio insieme all’intera società blaugrana e il popolo del Barcellona ricorderà per sempre le immagini del suo ultimo saluto al Camp Nou, avvenuto solo due mesi fa dalla tribuna dello stadio.

    Vilanova e Boskov, addio a due grandi | foto da web
    Vilanova e Boskov, addio a due grandi | foto da web

     

    Vujadin Boskov, invece, rimarrà nell’immaginario di tutti gli amanti del calcio come uno dei personaggi più istrionici ma anche come il tecnico vincente della Sampdoria delle meraviglie dei primi anni Novanta: scudetto nel 1991, Coppa delle Coppe 1989/1990, due Coppe Italia e Supercoppa Italiana, padre calcistico della coppia gol Vialli-Mancini, maestro di vita e saggio. A lui si devono alcune delle “perle” che rimarranno indelebilmente nella storia del calcio: “Rigore è quando arbitro fischia“, “Grandi squadre fanno grandi giocatori, grandi giocatori fanno spettacolo e migliore calcio” e “Dopo pioggia viene il sole”, solo per citare le “massime” più note di un uomo pragmatico e concreto, tipicamente slavo in questo, ma che non rinunciava mai a sdrammatizzare, non prendendosi troppo sul serio e cercando la battuta ironica per dribblare le domande scomode dei giornalisti.

    Due tecnici che ci lasciano Vilanova e Boskov, due uomini che resteranno nella storia del calcio per ciò che hanno rappresentato e, per questo, il ricordo di Vilanova e Boskov resterà vivo a lungo nella memoria di tutti gli appassionati.

     

     

  • Moyes esonerato dal Manchester United

    Moyes esonerato dal Manchester United

    Un cambio di rotta, negativo ovviamente per il Manchester United. Il dopo Alex Ferguson, regno incontrastato dal 1986 al 2013, per ben 27 anni, non poteva essere semplice per nessun successore, considerando il continuo e costante confronto con il predecessore illustre, autorevole e vincente, ma di certo non ci si poteva attendere un esonero dopo soli dieci mesi per lo scozzese David Moyes, connazionale di Alex Ferguson, tra le altre cose. Eppure, in queste ore è accaduto proprio questo e la notizia è stata comunicata con poche e scarne righe diffuse alle agenzie di stampa da parte del club dei Red Devils in cui si ringrazia Moyes per l’operato: “per il duro lavoro, per l’onestà e l’integrità con cui ha svolto il suo ruolo”. Un lavoro che, però, non ha mostrato i frutti sperati ed, anzi, ha relegato il Manchester United ad una “comparsa” del campionato inglese: senza neppure un trofeo in bacheca, con meno di settanta punti nella classifica finale, sconfitta nei big match della Premier League.

    Moyes esonerato, arriva Giggs
    Moyes esonerato, arriva Giggs

    Per questo motivo la decisione di esonerare Moyes non poteva essere rimandata, forse anche per dare un segnale e una scossa all’ambiente dopo la pesante sconfitta rimediata contro l’Everton, proprio la squadra allenata in precedenza da Moyes che lo aveva lanciato come tecnico di prestigio, al punto da destare l’attenzione di un mostro sacro come Sir Alex Ferguson. Il Manchester United aveva puntato su Moyes con un contratto di sei anni: ma i fatti hanno mostrato una realtà ben diversa dalla squadra plasmata da Ferguson in passato. Per questo motivo, il cambiamento si è reso necessario, anche se a malincuore considerando che la parola esonero di certo non è da ascrivere agli usi e costumi della dirigenza dei Red Devils.

    Nel futuro imminente del Manchester United, almeno fino al termine della stagione, giunge l’ipotesi più che suggestiva di un traghettatore d’eccellenza: Ryan Giggs, quarant’anni, una delle bandiere storiche dei Red Devils, l’uomo più autorevole dello spogliatoio del Manchester United, cresciuto e divenuto campione proprio sotto l’ala protettrice di Sir Alex Ferguson, suo maestro in panchina. Ryan Giggs potrebbe, così, rivestire quello che in Inghilterra è un ruolo ampiamente consolidato e diffuso: giocatore-allenatore.

    Intanto, lo United si guarderà intorno alla ricerca del prossimo tecnico ma, in questo caso, sarebbe meglio non scomodare dall’inizio i paragoni con Ferguson.

  • Mondiali 2014, il calendario degli Azzurri

    Mondiali di Brasile 2014 non è, poi, così lontano: mancano meno di due mesi, ormai, ai Mondiali più attesi degli ultimi anni che prenderanno il via il prossimo 12 Giugno a San Paolo con la partita inaugurale tra i padroni di casa della Selecao verdeoro e la Croazia, e che si protrarranno fino al 13 Luglio, il giorno della finale di Rio de Janeiro, nel monumentale e leggendario stadio Maracanà. E’ tempo, dunque, di segnare sull’agenda quelli che saranno gli appuntamenti principali del Mondiale 2014 e, in particolare, quelli che riguarderanno da vicino la Nazionale azzurra di Prandelli, in attesa di conoscere – a fine campionato – chi saranno i “selezionati” dal cittì. Importante sapere che si tratterà di un Mondiale da vivere in orari non “convenzionali”, considerando che in alcuni casi sarà necessario restare svegli fino a tarda notte ed, in altri casi, bisognerà rientrare a casa in tutta fretta, alle 18 del pomeriggio, per non perdere il fischio d’inizio dei match. Per i Mondiali Brasile 2014, che si disputeranno nella patria natìa del bel calcio, il sacrificio vale la pena.

    Mondiali Brasile 2014, gli impegni degli Azzurri | foto da web
    Mondiali Brasile 2014, gli impegni degli Azzurri | foto da web

    La fase a gironi (otto gruppi da quattro squadre) inizierà il 12 Giugno e terminerà il 26 Giugno. L’esordio dell’Italia – inserita nel “gruppo di ferro” con Inghilterra, Costa Rica e Uruguay – sarà il 15 Giugno contro l’Inghilterra, a Manaus, alle 18 ora locale, mezzanotte ora italiana per via del +6 di fuso orario.

    La seconda gara della fase a gironi sarà, poi, a Recife contro il Costa Rica il 20 Giugno alle 13 ora locale, 18 ora italiana con +5 di fuso orario. L’ultimo match della fase a gironi  degli Azzurri sarà contro l’Uruguay a Natal, il 24 Giugno, alle ore 13 locali e ore 18 italiane.

    Le squadre qualificate agli ottavi di finale dei Mondiali Brasile 2014, poi, scenderanno in campo per la fase a eliminazione diretta  a partire da Sabato 28 Giugno, per poi proseguire nelle date del 29 Giugno, 30 Giugno e 1 Luglio. I quarti si disputeranno, invece, Venerdì 4 e Sabato 5 Luglio, le semifinali Martedì 8 Luglio, la “finalina” per il terzo e quarto posto Sabato 12 Luglio, mentre la finalissima, come detto, si disputerà Domenica 13 Luglio, alle 21 ora italiana. Augurandosi di poter tifare Azzurri.

    Mondiali 2014, Il calendario dell’Italia
    14 giugno a Fortaleza (ore 16 locali, le 21 in Italia): Uruguay-Costa Rica
    14 giugno a Manaus (ore 18 locali, mezzanotte in Italia): Inghilterra-ITALIA
    19 giugno a San Paolo (ore 16 locali, le 21 in Italia): Uruguay-Inghilterra
    20 giugno a Recife (ore 13 locali, le 18 in Italia): ITALIA-Costa Rica
    24 giugno a Natal (ore 13 locali, le 18 in Italia): ITALIA-Uruguay
    24 giugno a Belo Horizonte (ore 13 locali, le 18 in Italia): Costa Rica-Inghilterra

  • Ferrari, Mattiacci è il post-Domenicali

    Ferrari, Mattiacci è il post-Domenicali

    Il giorno dopo il terremoto Ferrari legato all’addio di Stefano Domenicali, è tempo di capire le ragioni alla base di uno strappo meditato a lungo ed avvenuto quando meno ce lo si poteva aspettare, alla vigilia di un Gran Premio delicato e nel pieno di una stagione partita in salita per la Ferrari. Stefano Domenicali ha già spiegato nelle sue dichiarazioni “a caldo” le motivazioni dell’addio, affermando che serviva una scossa all’ambiente e augurandosi che, così, possa arrivare un cambiamento positivo. Una decisione sofferta quanto meditata dopo 23 anni di Ferrari che lasciano il segno indelebile nel suo cuore. Un’esperienza lunga e intensa, un’esperienza fatta di responsabilità crescenti dal 2007 in poi, proprio nel periodo della ricostruzione del dopo Schumacher. Per questo motivo, i lunghi anni trascorsi hanno logorato il manager a capo della Gestione Sportiva di Maranello e lo hanno condotto a dire “basta”, improvvisamente. Al suo posto, come già annunciato, il presidente Montezemolo ha scelto Marco Mattiacci, uno dei manager di maggior talento di casa Ferrari, che lavora in azienda dal 1999: una scelta “interna” per fuggire alle logiche dei manager “mercenari” della Formula Uno.

    Ferrari, il post Domenicali è Mattiacci
    Ferrari, il post Domenicali è Mattiacci

     

    Mattiacci è sconosciuto al mondo delle corse automobilistiche ma è ben noto nel settore auto considerando che è stato lui il vero artefice del grande successo commerciale del marchio Ferrari in Asia Pacifico, Nord America e Cina. Marco Mattiacci è un 43 enne manager romano, laureato alla Sapienza in Economia e specializzato alla Columbia Business di New York, graditissimo a Marchionne e a John Elkann, noto come “decisionista”, abituato a tirar fuori il 120 per cento da ogni membro del suo team: un ottimo biglietto di presentazione, senza dubbio, anche se, a ben vedere, i problemi della Ferrari non sembrano essere primariamente di tipo gestionale, bensì prettamente tecnici. Per questo motivo, non è saggio ritenere che le dimissioni di Stefano Domenicali e il passaggio di consegne con Mattiacci possano essere la panacea di tutti i mali per la casa automobilista del Cavallino: se il 2014 è cominciato tanto male, gran parte delle cause sono da attribuirsi alla carenze della F14 T, ed in particolar modo al telaio, al motore e all’aerodinamica. Per questo motivo il compito di Marco Mattiacci risulta particolarmente arduo, anche perchè dovrà imparare in fretta a tenere a bada gli umori di Fernando Alonso che con Domenicali aveva un buon rapporto.

    La Ferrari, dunque, ha scelto la strada del rinnovamento, una scelta che solo il futuro potrà permettere di valutare: coraggiosa o azzardata?

  • Premier League, Liverpool vince e sogna

    Premier League, Liverpool vince e sogna

    Un pomeriggio domenicale Sunday afternoon scoppiettante in Premier League con il big match Liverpool-Manchester City che non delude le attese della vigilia e offre spettacolo, gol, emozioni. Finisce 3-2 per i Reds padroni di casa che aprono la gara con l’1-0 del giovanissimo Sterling su assist pregevole di Suarez confermando l’abitudine del Liverpool per le partenze sprint. Poi su angolo di Gerrard il Liverpool raddoppia con Skrtel. Nella ripresa, però, il City si riprende e prova a scuotersi con le reti di Silva su cross di Milner e ancora lo spagnolo provoca l’autorete di Johnson per l’inaspettato 2-2. Al 78′, poi, giunge l’episodio della svolta: rinvio maldestro di Kompany sul quale si agguanta Coutinho: il suo destro sigla il definitivo 3-2 che regala al Liverpool una vittoria pesantissima nell’ottica della volata finale alla conquista della Premier League. Una vittoria fondamentale, in un giorno significativo: 25 anni fa, infatti, nella strage di Hillsborough persero la vita 96 tifosi del Liverpool. Per ricordare la ricorrenza a fine gara capitan Gerrard, in lacrime per la commozione e la gioia della vittoria fondamentale contro il Citizen, ha radunato tutti i compagni di squadra e, rivolgendosi anche al caloroso pubblico di Anfield, ha urlato: “Possiamo vincere il titolo”.

    Premier League, Liverpool sogna
    Premier League, Liverpool sogna

    Il Liverpool, dunque, ci crede davvero nella conquista della Premier League: e ne ha ben donde considerando i fondamentali tre punti conquistati e la vetta della classifica mantenuta. Non sarà semplice però considerando che il Chelsea di Mourinho secondo in classifica regge il passo. I Blues hanno conquistato un importante 1-0 con il Swansea con rete di Demba Ba. La classifica della Premier League vede, ora, il Liverpool al comando con 77 punti, il Chelsea a 75 punti, il Manchester City a 70, ma con due gare da recuperare. Da segnalare che tra due settimane andrà in scena un altro big match per cuori forti e lo scenario sarà nuovamente quello di Anfield Road, dove giungeranno proprio i Blues di Mourinho, in un altro match-verità per la vittoria finale.

    Sempre in Inghilterra, rilevante anche la giornata di FA Cup che ha delineato le due squadre pronte a sfidarsi: l’Arsenal già qualificato incontrerà l‘Hull City che disputerà la prima finale della sua storia: l’Hull City ha, infatti, eliminato in una sfida emozionante lo Sheffield United. Un match scoppiettante e ricco di gol, in cui l’Hull City va sotto per due volte ma poi riesce a scuotersi e, infine, a dilagare nel punteggio chiudendo la gara sul punteggio di 5-3.

  • Destro, 4 turni di stop. Nazionale a rischio?

    Destro, 4 turni di stop. Nazionale a rischio?

    La stangata era plausibile, ed era nell’aria: Mattia Destro dovrà osservare uno stop di quattro giornate in campionato a seguito della decisione del giudice sportivo Tosel per applicazione della prova televisiva in seguito all’episodio accaduto in Cagliari-Roma di domenica scorsa, quando l’attaccante giallorosso ha commesso un fallo (una manata) ai danni di Astori, non vista dal direttore di gara Davide Massa anche perchè dal suo referto di gara non risulta alcuna menzione in proposito all’episodio Destro-Astori. Tre giornate per la prova Tv ed una giornata per somma di ammonizioni, quattro in totale, appunto: niente Atalanta, Fiorentina, Milan e Catania. Nelle motivazioni che hanno portato alla decisione del Giudice Sportivo Tosel si evince il giudizio di condotta violenta in relazione alla volontarietà del gesto, della delicatezza della zona colpita (il capo) e dei concreti effetti del colpo inferto evidenziati dal brusco spostamento del capo di Astori.

    Destro, 4 turni di stop | foto da web
    Destro, 4 turni di stop | foto da web

    Una perdita pesante per la Roma di Garcia soprattutto nell’ottica del difficile inseguimento alla Juventus capolista, ora a quota +8, che costringerà i giallorossi a privarsi del loro attaccante più prolifico, a quota tredici reti in campionato (uno ogni 86 minuti). L’aspetto da sottolineare, poi, è che questa pesante squalifica giunge per Destro come un fulmine a ciel sereno, quando sembrava stesse attraversando un momento d’oro, che lo proiettava a pieno diritto tra le certezze di Cesare Prandelli in vista dei Mondiali di Brasile. In tal senso, però, alla luce del Codice Etico promosso e applicato dal commissario tecnico, se la squalifica di Destro sarà confermata anche dopo il ricorso contro la decisione del Giudice Sportivo presentato in queste ore dalla Roma, l’attaccante dovrà necessariamente saltare lo stage della Nazionale previsto a Coverciano per il prossimo 14 e 15 di Aprile.

    Questo non significa automaticamente che la convocazione di Mattia Destro possa essere a rischio, anche considerando il suo attuale momento di forma, ma che l’entourage di Prandelli dovrà considerare la sua posizione. Per ora, sembra probabile che Mattia Destro salterà lo stage di Coverciano ma il Club Italia potrebbe consentirgli di svolgere i test fisici previsti nella due giorni al termine delle quattro giornate di squalifica in modo da “aggirare il problema”. D’altronde non è possibile rinunciare tanto facilmente al capocannoniere del campionato.

  • De Laurentiis litiga con tifoso dopo Parma-Napoli

    De Laurentiis litiga con tifoso dopo Parma-Napoli

    Il Napoli contro il Parma di Donadoni al Tardini ha deluso, e molto. Ha deluso coloro che si attendevano la continuità di risultati dopo la vittoria di domenica scorsa contro la Juventus, ha deluso coloro che sognano l’accesso alla Champions League del prossimo anno dalla porta principale e sperano ancora di raggiungere la Roma do Garcia. Ha deluso perchè ha perso senza segnare neppure un gol, perchè ha lasciato quasi l’iniziativa al Parma, perchè i suoi uomini migliori non erano realmente in partita, Higuain su tutti. Ha deluso il tecnico Rafa Benitez che ha provato a giustificare l’ingiustificabile sottolineando gli aspetti positivi della stagione, pur non nascondendo che alla squadra manca ancora molto per arrivare al top. Ha deluso, forse più di tutti, il presidente Aurelio De Laurentiis che, nel post-partita si è reso protagonista di un episodio spiacevole.

    De Laurentiis litigio con tifoso | foto da web
    De Laurentiis litigio con tifoso | foto da web

    Questo l’accaduto, riportato da un “testimone”, ossia il giornalista di Rai Sport Alessandro Antinelli. All’uscita dalla tribuna d’onore dello stadio Tardini il presidente De Laurentiis si è affrettato a salire a bordo della sua autovettura per cercare di dribblare i cronisti pronti ad attenderlo per fargli qualche domanda sul match e sulla sconfitta appena rimediata. Il presidente De Laurentiis risponde sinteticamente ai quesiti e guadagna il sedile della vettura, chiude lo sportello e la macchina sembra pronta a partire. Nei pressi, però, un tifoso si avvicina e a voce alta chiede al presidente spiegazioni sulla sconfitta, sottolineando che “non si può vincere soltanto con la Juventus“. Nessun tono sopra le righe, nessun atteggiamento minaccioso nè tantomeno violento: un semplice sfogo, una critica dettata “a caldo” dalla delusione per la sconfitta appena rimediata dal Napoli contro il Parma.

    Almeno stando al racconto del testimone Antinelli e alle immagini girate nel frangente, il presidente De Laurentiis, però, non ha affatto gradito quella critica mossa da parte del tifoso, ed è sceso dalla vettura: così, ne è nato un alterco con qualche tono sopra le righe e qualche spintone proprio da parte dello stesso presidente De Laurentiis ai danni del tifoso azzurro.

    Pochi istanti, perchè subito dopo è tornata la calma ed il presidente partenopeo è poi ritornato all’interno del suo minivan.