Autore: Domenico Maione

  • Calciomercato: Napoli, arriva Sosa [scheda+video]

    Per la modica cifra di tre milioni di euro il Napoli si aggiudica le prestazioni sportive di Jose Ernesto Sosa. Il Bayern Monaco ha ufficializzato sul proprio portale il commiato dal venticinquenne argentino. Il centrocampista, secondo attendibili indiscrezioni, avrebbe firmato un quadriennale con i partenopei. Appena risolte le ultime pratiche burocratiche relative al trasferimento, il calciatore si metterà a disposizione del tecnico Mazzarri.

    Storia

    Nativo di Carcarañá, in provincia di Santa Fe, l’argentino muove i suoi primi passi tra le fila dell’Estudiantes, squadra nella quale debutta in “Primera División” a soli diciassette anni. Nel club platense si ritaglia la titolarità conquistando da protagonista il torneo di Apertura del 2006. Da segnalare, in particolar modo, la sontuosa performance, con tanto di doppietta a incorniciare, registrata in occasione dello spareggio decisivo contro il Boca Juniors, giocato allo stadio José Amalfitani di Buenos Aires. Nel 2007 il Bayern elargisce otto milioni di dollari cosicché il calciatore si trasferisca in Baviera lasciando il club argentino con alle spalle 155 presenze e 12 gol. Con i tedeschi vince Campionato, Coppa e Supercoppa di Lega. Gli esigui minuti, concessi a sprazzi, spingono l’argentino ad un mesto ritorno in patria con la formula del prestito. Tornato alla base, il Bayern, come abbiamo appena appurato, ha provveduto a trovagli una sistemazione all’ombra del Vesuvio, dove il tifo azzurro auspica possa affermarsi. In nazionale ha fatto parte della spedizione olimpica che conseguì l’oro a Pechino 2008 assieme a Messi e Di Maria.

    Caratteristiche

    Centrocampista con inclinazione offensiva, ricorda Hamsik. A differenza dello slovacco, però, non eccelle negli inserimenti quanto nella tecnica di base, il che lo rende arruolabile anche in cabina di regia considerando la discreta visione di gioco. Elegante e subitaneo nella giocata, si mette in evidenza per la grande duttilità: un vero e proprio jolly da giocare quando le circostanze lo richiedono. “Può giocare ovunque, ed è abile amministratore del pallone“: parola di Pocho Lavezzi, suo compagno in nazionale.

    Video

  • Milan a forza 4 con il Lecce. Nel giorno di Ibra brilla la stella di Pato

    Milan a forza 4 con il Lecce. Nel giorno di Ibra brilla la stella di Pato

    Cronaca: Chi ha assistito alla partita e tifava Milan si è senza dubbio divertito. Dinanzi all’ineffabile classe dei rossoneri il Lecce non si è dimostrato altro che una vittima sacrificale sul altare di Ibrahimovic, sceso in campo nell’intervallo tra primo e secondo tempo per ricevere un caloroso benvenuto (e non bentornato, per la sottile differenza che passa tra venire e tornare). Prima di cedere il palcoscenico a Ibra il Milan spiega calcio: con un break a centrocampo i rossoneri recuperono palla, Pato in un fazzoletto di campo stoppa, tira fuori la squadretta e disegna un diagonale imprendibile. Il Milan passa in vantaggio. Pochi giri di lancette d’orologio e i rossoneri raddoppiano con Thiago Silva sugli sviluppi di un’azione da corner a dir poco convulsa. Il Lecce patisce soprattutto il fatto che i blasonati avversari non diano punti di riferimento grazie all’impianto di movimento istallato da Max Allegri al proprio team. La fattispecie della tesi appena avanzata è il tre a zero milanista: Ronaldinho apre col no-look-pass, Pato si infila, circumnaviga l’estremo difensore pugliese e appoggia in rete. Il secondo tempo ostenta un Milan ingordo nonostante i tre gol di vantaggio. E’ Inzaghi, subentrato ad un opaco Borriello, a marcare il definitivo quattro a zero.

    Considerazioni: “Quest’anno vinciamo noi”: ecco a voi le parole di Ibra ai 50.000 di San Siro. Vero è che il buon Zlatan si ritrova un naso alla Pinocchio, ma negli ultimi sette anni chi ha potuto fregiarsi della sua presenza in rosa ha poi puntualmente vinto il campionato. A suffragio del vaticinio di Ibra si sposa perfettamente la performance di un Milan in grande spolvero. Oltre alla super prestazione del golden boy Pato, chiamato quest’anno alla consacrazione definitiva, i rossoneri hanno potuto contare su un Ronaldinho stratosferico: rabone, no-look pass, elastici e chi più ne ha più ne metta. Funambolismi a parte, il numero ottanta rossonero ha impressionato soprattutto per la partecipazione alla fase di ripiego, addirittura abbiamo ammirato uno dai rari tackle che si sia mai concesso in carriera. Ad ottimizzare il rendimento dei due assi brasiliani hanno influito non poco le disposizione del neo tecnico Allegri, oggi al debutto in gara ufficiale: Ronaldinho non viene confinato sul esterno e libero gioca dove più gli conviene, così da mettere a frutto la propria vena fantasiosa sorprendendo sempre l’avversario. Lo stesso Pato appare tirato a lucido dalla guida Allegri, che valorizza i suoi tagli in profondità, vedi tre a zero. Le mezz’ale, alle quali Allegri dedica grande attenzione avendo giocato prorio in quel ruolo, alimentano l’azione rendendosi utili anche in fase offensiva. Per completezza di cronaca c’è da dire che il Lecce si è dimostrato davvero poca cosa. In difesa hanno giocato un ’90 e un ’92, contingenza che certifica lo stato di precarietà in cui versavano i pugliesi. Questo però, non vuole essere un ridimensionamento delle ambizioni scudetto perpetrate dai rossoneri. Anzi proprio l’innesto di Ibra potrebbe risultare determinante in tal senso, giacché Marco Borriello è stato l’unico rossonero a rendersi autore di una prestazione anonima, non solo questa sera ma anche in occasione dei matchs più importanti della scorsa annata: mi riferisco ai due derby, andata e ritorno, e agli ottavi di Champions contro il Manchester. Se il rendimento di Ibra dello scorso anno (29 presenze e 16 gol) è stato reputato scadente, figuriamoci quello di Borriello (37 presenze e 15 gol). La dissertazione è limpida, e la conclusione altrettanto: Borriello non è da Milan (titolare s’intende), Ibra sì. Certamente lo svedese soffre di “mal di Champions”, ma ha scelto la migliore clinica per curarsi: il Milan sette volte campione d’Europa. A supportarlo in questo volo pindarico dalle grandi orecchie potrebbe essere Robinho, indiziato colpo dell’ultima ora prospettato nientemeno che dal presidente Silvio Berlusconi che quest’anno ha deciso di appendere il Milan come manifesto elettorale (vi rimando a un mio vecchio articolo che ipotizza i motivi del cambio di rotta dirigenziale occorso alla società di via Turati). Ora più che mai c’è solo da temere al cospetto dei rossoneri, come scrisse Herbert Kilping, co-fondatore e primo capitano del Milan: “Saremo una squadra di diavoli. I nostri colori saranno il rosso come il fuoco e il nero come la paura che incuteremo agli avversari!”. Cominciate a tremare, il Diavolo è tornato dall’inferno…

    Il tabellino:
    Milan (4-3-3): Abbiati 6; Bonera 6, Nesta 6.5, Thiago Silva 7, Antonini 6.5; Ambrosini 6.5 (26’st Gattuso sv), Pirlo 7.5, Seedorf 6; Pato 8.5 (31’st Boateng), Borriello 5.5 (15’st Inzaghi 7), Ronaldinho 8. A disposizione: Amelia, Papastathopoulos, Abate, Oduamadi. All.: Allegri.
    Lecce (4-3-2-1): Rosati 6; Donati 5.5, Sini 6, Ferrario 5.5, Giuliatto 4 (32′ Chevanton 5.5 (44’st Brivio sv)); Munari 5 (8’st Piatti 5), Giacomazzi 5, Großmuller 5.5; Mesbah 5; Corvia 5. A disposizione: Benassi, Reginiussen, Gustavo, Bergougnox, Bertolacci. All.: De Canio.
    Arbitro: Peruzzo di Schio
    Marcatori: 16′ e 28′ Pato, 22′ Thiago Silva, 45’st Inzaghi
    Ammoniti: Großmuller (L)
    Espulsi: nessuno
  • Premier League: Manchester e Chelsea volano [highlights+cronaca]

    Chelsea- Stoke City: 2-0

    Questa volta il Chelsea delude: vince solo due a zero quando nelle prime due apparizioni aveva inabissato gli avversari sotto dodici gol. I campioni d’Inghilterra falliscono un penalty con Lampard. Ci pensa dunque Malouda, rinvigorito dalla guida Ancelotti, a sbloccare il risultato. A chiudere i conti è il solito Drogba su calcio di rigore. Carletto può star tranquillo, il suo Chelsea è una certezza.


    chel vs sto

    Manchester Utd-West Ham: 3-0

    “Our Berba is back!” (Il nostro Berbatov è tornato) Con quest’esclamazione i supporters dei Red Devils salutano il redivivo centravanti bulgaro, protagonista della terza giornata di Premier grazie ad una spettacolare rete in sforbiciata che ottimizza una già sontuosa prestazione. Messi a tacere i detrattori che gli imputano una discontinuità di rendimento, il bomber dell’est, cede il prestigioso palcoscenico dell’Old Trafford al compagno Nani. Il portoghese entusiasma la platea con grandi giocate e impreziosisce la giornata con un gol d’autore. Ad aprire le danze ci aveva pensato Rooney dagli undici metri. L’asso di Ferguson torna con l’obiettivo di riscattare l’opaco Mondiale e c’è da scommettere che riuscirà nel suo intento.


    manu vs whu

    Le altre:

    L’Arsenal si rimette in marcia: Walcott e Arshavin timbrano il tabellino di Ewood Park, vanificando ai fini del risultato la rete di Mame Diuof del Blackburn. Balckpool e Fulham pareggiano 2-2, Wolverhampton-Newcastle finisce 1-1. Gli Spurs, euro rivali dell’Inter, cadono fragorosamente contro quel Wigan che nelle prime due giornate aveva incassato 10 gol. I citizen di Mancini, orfani dell’infortunato Balotelli, soccombono contro il Sunderland, mentre il Liverpool supera il West Bromwich con un guizzo di Torres.

    Questo il sunto del campionato “più bello del mondo”. In attesa di Ibra & C. lasciamoglielo credere…

  • La Roma pareggia col Cesena [cronaca + pagelle]

    Cronaca: La Roma apre con un passo falso il campionato. I giallorossi, orfani di un Adriano che in Supercoppa aveva mostrato null’altro che il doppio mento, sbattono contro l’organizzazione tattica della matricola Cesena.

    Schierati perfettamente in campo da Ficcadenti, i romagnoli, sfiorano il gol nel primo tempo con il diagonale del giapponese Nagatomo, fuori di un soffio. La Roma si affida alle incursioni solitarie di Menez e agli spunti di capitan Totti, sporgendosi spesso e volentieri alle ripartenze di un indiavolato Giaccherini: una squadra come la Roma non può subire sette contropiedi contro una neopromossa. L’ultima chance per i capitolini capita sui piedi di Brighi che si fa ipnotizzare da un super Antonioli.

    Considerazioni: Non prendiamoci in giro, questa Roma lo scudetto lo vince solo alla Playstation. Dopo la batosta in Supercoppa ci si aspettava una prova di forza e invece gli uomini di Ranieri, vuoi per ansia da prestazione, vuoi per mancanza di carattere, si ritrovano col fiatone già alla prima giornata. Naturalmente non tutto è buio all’orizzonte visto che lo scorso anno i capitolini battezzarono con due sconfitte il campionato e alla fine si ritrovarono a lottare per lo scudetto fino all’ultima giornata. Tuttavia, le avversarie sul mercato si sono rinvigorite mentre alla Roma si ritrovano pressapoco le stesse facce: oltre a Vucinic, Totti e De Rossi nessuno è in grado di fare la differenza. Per Adriano, al quale è occorso un infortunio all’adduttore, se ne riparla tra un mese, anzi due (considerando la stazza), e nel frattempo bisogna pure stare attenti e tenerlo lontano dalla credenza. Quest’anno si dovrebbe puntare forte su Menez, il francese ha le qualità per garantire un considerevole apporto, ma appare troppo immaturo soprattutto quando l’orchestra stona e lui cerca di tamponare sovrapponendo la bella voce da solista. Sicuramente i giallorossi questa sera portando a casa la partita non avrebbero rubato nulla, nel contempo hanno comunque concesso troppo. Per evitare delusioni è bene che la Roma si cali nel ruolo di outsider e ceda la scomoda parte da prima attrice. In fondo l’oscar lo danno anche all’attore non protagonista…

    Pagelle:

    ROMA__________

    Julio Sergio: (6) Normale amministrazione

    Juan: (6) Riise: (5.5) Mexes: (6) Cassetti: (5) La difesa regge ma concede troppi contropiedi, Cassetti accusa parecchio la spinta di Nagatomo

    Brighi: (5) Pizarro: (6) Taddei: (5) De Rossi: (5.5) Perrotta: (5) Decisamente poca cosa il centrocampo giallorosso, non filtra e non inventa
    Okaka Chuka: (5.5) Menez: (5) Sono il futuro della Roma, purtroppo servono già nel presente
    Vucinic: (4) Wow, c’era anche lui. Scusa se non ti ho salutato, non ti ho visto…
    Totti: (7-5) Il voto non è sette e mezzo ma sette meno cinque. L’ottavo re di Roma ci ha provato in tutti i modi e si è dimostrato un gladiatore, ma se a 34 anni si mette ancora a fare il bulletto di quartiere capiamo i perché del soprannome Pupone: “Totti devi da crescere”
    Ranieri: (6) Con quella panchina avrebbe dovuto scendere in campo egli stesso. Poveretto…
    CESENA__________
    Antonioli: (7.5) Ha 41 anni ma la sciatica la lascia volentieri ai ventenni. Nel basket dicono MVP.
    Ceccarelli: (6) Von Bergen: (5.5) Pellegrino: (5.5) La difesa resiste bene agli urti, ma non dimostra sicurezza
    Nagatomo: (7) E’ il classico jolly da fantacalcio, approfittatene. Un’autentica spina nel fianco col suo dinamismo, per poco non segnava.
    Schelotto: (6.5) Può essere la rivelazione del campionato. “Ha gambe e fiato” come recita una canzone di Ligabue.
    Appiah: (5.5) Piangerelli: (5) Colucci: (5.5) Parolo: (6) I romagnoli palesano una mancanza d’identità a centrocampo
    Giaccherini: (7) E’un giocatore universale. Questo è l’anno della sua consacrazione.
    Bogdani (3): Totti ha fatto il bullo, ma almeno aveva giocato bene: lui si mangia due gol.
    Ficcadenti (7): Eccellente lavoro, la squadra è ben messa in campo. Il sistema di contropiede si può migliorare in ottica finalizzazione.
  • Lucas Ontiveros: Il Milan prenota il nuovo Messi

    Lucas Ontiveros: Il Milan prenota il nuovo Messi

    Zitto zitto, quatto quatto arrivò il fenomeno del’94. Nel bel mezzo dell’affare Ibra, a detta di molti il colpo dell’anno, il Milan sintetizza in rima un’operazione che per ora passa in secondo piano. Col benestare del futuro, però, la manovra attuata potrebbe rivalutare l’acquisizione dello svedese nell’acquisto di un pacchetto di Malboro. Il papabile campione in grado di detronizzare Ibrahimovic risponde al nome di Lucas Ontiveros. In patria non lesinano gli illustri accostamenti al più celebre connazionale Leo Messi, anche se lui dice di ispirarsi a Tevez:

    “Tevez è piccolo come me, mi piace il fatto che metta il cuore in ogni partita. E un giocatore sempre in grado di colpire”

    Il “craque” argentino risulta ancora sconosciuto al grande pubblico considerando la giovane età, ma ha già intrapreso un interessante excursus a livello giovanile.

    Al principio fu il Real Madrid a offrirgli un periodo di prova, quando aveva solo nove anni. In “blancos” indossò persino la fascia da capitano, in seguito però venne scartato per problemi legati alla crescita della propria struttura fisica, in ossequio al principio che lo vuole erede dell’asso blaugrana (infatti anche Messi da piccolo patì una rogna simile). L’esperienza spagnola si rivelò comunque interessante:

    “Ho trascorso tre mesi al Real Madrid e il mio gioco è stato molto apprezzato. Il mio allenatore mi diceva di divertirmi in campo. Mi affidarono anche anche la fascia da capitano perché mi consideravano un leader. Ho avuto l’occasione di stringere la mano a Beckham, Roberto Carlos, Zidane e Iker Casillas”
    Oltre ai Galacticos anche Tottenham e Genoa si mobilitarono per offrire un provino al calciatore. L’anno scorso, invece, il suo agente  lo condusse alla corte del Lugano dove impressionò a tal punto il presidente Gianbattista Pastorello, grande intenditore di calcio, da convincerlo a sborsare una cifra importante. Solo le norme che vietano il tesseramento degli under-16 impossibilitarono il patron elvetico a trattenere, “metaforicamente”, il prospetto in una banca Svizzera in attesa che fruttassero gli interessi. Ontiveros fu dunque costretto al ritorno in Messico nelle fila del Merida.

    Il Milan poche settimane or sono ha invitato il calciatore ad effettuare uno stage presso le proprie strutture giovanili e l’argentino non ha esitato a rispondere accettando di buon grado. Gli addetti ai lavori di casa Milan hanno esternato incredulità e stupore per le qualità del ragazzo che viene così descritto dal proprio agente, Juan Manuel Arandilla:

    “E’ un fenomeno davvero, un talento raro. Ha anche le qualità umane adatte a diventare un grande. Può contare su una famiglia che lo segue molto e un presidente, quello del Merida, Arturo Millet, che lo ha saputo guidare e crescere come un figlio in questi anni in cui il ragazzo, giovanissimo, ha giocato con le giovanili del club messicano”

    Non solo il Milan ha manifestato interesse per il giocatore, a rivelarlo è sempre il suo agente:

    “Il signor Giambattista Pastorello ed il suo club, il Lugano, si sono detti molto interessati, ma stiamo parlando anche con altre società. Sono stato contattato recentemete da dirigenti del Porto e si possono aprire delle porte anche con il Barcellona e, perché no, l’Inter”

    Il Milan però sembra avere la priorità:

    “Sì, il Milan ha la priorità e spero che approfitti. In caso contrario credo che se ne pentiranno perchè perdono un grande talento. Sabato il ragazzo tornerà in Messico e poi, assieme al Merida definiremo il suo futuro”

    I dirigenti del Barça appena videro Messi in azione, incantati dal suo talento, gli fecero firmare un contratto su un tovagliolo di carta. Si tratta solo di cogliere l’attimo propizio, e allora: Milan, carpe diem!

  • Ufficiale: Ibrahimovic al Milan

    Ufficiale: Ibrahimovic al Milan

    La telenovela è finita: Zlatan Ibrahimovic è un giocatore del Milan. Ecco il comunicato apparso sul sito rossonero:

    “L’A.C. Milan comunica di aver acquisito dal F.C. Barcellona il calciatore Zlatan Ibrahimovic, in prestito gratuito con diritto di opzione da esercitarsi alla fine della stagione sportiva 2010-2011 alla cifra di 24 milioni di Euro. Il campione svedese sosterrà lunedì mattina le visite mediche, dopo le quali firmerà un contratto che lo legherà alla Società rossonera per 4 anni”

    All’esterno dello studio legale del Barça prima di apporre la firma sul contratto Ibra ha scherzato:

    “Sono qui per firmare il rinnovo del contratto con il Barcellona. Me lo ha chiesto Guardiola”

    In realtà lo svedese avrebbe poi firmato il contratto col Milan, al quale arriva in prestito con il mero intento di esercitare la favorevole pressione fiscale spagnola nel pagamento del suo ingaggio. A fargli spazio in rosa sarà Huntelaar, destinato, per una cifra intorno ai 15 milioni di euro, allo Schalke 04 dove affiancherà Raul in attacco.

    Queste le prime dichiarazioni dello svedese rilasciate a Sky Sport24:

    “Sono contentissimo, la situazione non era facile. Perchè il Milan? Perchè è uno dei più forti club del Mondo, con una grande tradizione. Ronaldinho e Pato? E’ un attacco fantastico, dipende da noi. I tifosi del Milan si divertiranno. I sostenitori dell’Inter? Non credo pensano a me ora che hanno vinto tutto. Sogni? Voglio vincere Champions, Scudetto e tutto quello che possiamo vincere”

    Alle 12:30 Ibra atterrerà con un volo privato allo scalo di Linate. Subito dopo si recherà a Milanello dove avrà modo di conoscere Allegri e tutti i suoi nuovi compagni di squadra. Durante il tardo pomeriggio avverrà la presentazione presso la sala conferenze di San Siro, al termine della quale, intorno alle 20:30, Zlatan saluterà i supporters rossoneri attraverso una passerella sul campo.

  • L’Inter cade fragorosamente. Supercoppa Europea all’Atletico Madrid

    L’Inter cade fragorosamente. Supercoppa Europea all’Atletico Madrid

    Cronaca: Nella prima frazione di gioco le squadre si studiano e il match lesina sussulti. Entrambe le compagini non scoprono le carte, ed è la noia a farla da padrone: roba da mettersi a fare zapping. Di solito quando le partite si mettevano su questo piano Mourinho scattava come una molla dalla panchina e ne diceva di tutti i colori ai suoi calciatori, il successore Benitez si è limitato a schierare la squadra in campo e a sedersi serafico in panchina. Il secondo tempo regala gol ed emozioni. Dopo le recriminazioni per un calcio di rigore negato all’Atletico Madrid, J. Cesar prova a sovvertire il destino propizio agli spagnoli allungando in corner una spettacolare conclusione a giro di Reyes. Passa qualche minuto e questa volta è lo stesso portierone nerazzurro a dare una mano al fato, o meglio la mano la toglie dal primo palo che dovrebbe coprire sulla conclusione del solito Reyes. L’Atletico passa in vantaggio: uno a zero per gli iberici. Quando le cose si mettono male ci si aspetta il guizzo del campione, chi se non Sneijder, che alla viglia aveva dichiarato “Il pallone d’oro? Faccio una doppietta in Supercoppa e sarà mio”, avrebbe potuto ribaltare la situazione in favore dei nerazzurri? Ebbene, come spesso suggeriscono sull’incarto del Kinder Bueno, ci verrebbe da dire “Wesley Ritenta”. A salire in cattedra, infatti, è Simao che brucia Lucio sullo slancio e serve al centro un liberissimo Aguero. L’argentino mette a segno il gol più facile della sua carriera. Nei minuti finali l’Inter denuncia una mancanza di personalità che cozza con l’investitura di campione d’Europa, come un pugile stordito i nerazzurri faticano a macinare gioco. Al quarantacinquesimo minuto Pandev conquista un calcio di rigore. Sul dischetto si presenta “il principe diventato re nella notte di Madrid”: Diego Milito. Il sovrano china il capo e la corona cade in terra: De Gea para. La partita finisce e l’Inter manca clamorosamente il suo quinto trofeo stagionale.

    Considerazioni: Gli iberici nel secondo tempo hanno fatto il bello e il cattivo tempo dinanzi ad un’Inter annichilita. Alcuni eroi nerazzurri, che avevano trascinato la squadra durante scorsa stagione, sembrano fantasmi della loro stessa ombra: Milito da principe a rospo, Sneijder da pallone d’oro a panchinaro quando il gioco si fa duro. Naturalmente il crollo della corazzata interista è da imputare in parte alla condizione fisica precaria, ma è bene rintracciare un’altra motivazione di fondo: l’Inter non si sente campione d’Europa. Una volta lo disse anche Sneijder: “Con Mourinho si vince perché lui ci fa sentire i più forti”. Sarà mica finita l’Inter? P.S.: Mi riferisco all’Europa ovviamente, troppo facile fare i bulli in Italia. OPS!, mi è caduta l’Inter. Speriamo non si sia rotta.

    INTER-ATLETICO MADRID 0-2
    Inter (4-3-1-2): Julio Cesar; Maicon, Lucio, Samuel, Chivu; Zanetti, Cambiasso, Stankovic (23′ st Pandev); Sneijder (34′ st Coutinho); Eto’o, Milito. In panchina: Castellazzi, Cordoba, Materazzi, Mariga, Biabiany. Allenatore: Benitez
    Atletico Madrid (4-4-2): De Gea; Ujfalusi, Dominguez, Godin, Perea; Reyes (24′ st Merida), Assunçao, Garcia, Simao (46′ st); Aguero, Forlan (37′ st Jurado). In panchina: Joel, Filipe Luis, Lopez, Suarez, Diego Costa. Allenatore: Sanchez Flores.
    Arbitro: Busacca (Svizzera)
    Marcatori: 17′ st Reyes (A), 37′ st Aguero (A)
    Ammoniti: Simao (A), Samuel (I)
    Espulsi: –
  • Elezioni anticipate? Berlusconi corre ai ripari, ecco Ibra

    Elezioni anticipate? Berlusconi corre ai ripari, ecco Ibra

    Rinforzi? Spendo 65 milioni l’anno. Ibrahimovic? Non si sposerebbe con lo spogliatoio, porterebbe scompiglio.

    Queste le dichiarazioni del patron del Milan, nonchè presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, al raduno di Milanello dello scorso 20 luglio. Oramai ci siamo abituati o meglio, i politici stessi, ci hanno abituato coi fatti a non credere alle loro fallaci parole. Nonostante ciò, abiurare in poco più di un mese una linea filosofica improntata all’austerity, e dunque scaturita dalla necessità (così ci hanno fatto credere), spinge quantomeno a delle riflessioni. Prima non c’erano i soldi, e poi tadan!: 45 milioni (probabilmente ottenuti in parte da una o più cessioni). Prima Ibra è apostrofato come un “bad boy” spacca-spogliatoio, poi, folgorato sulla via di Damasco, diventa un bravo ragazzo. Evitiamo questa volta di sfogliare la margherita Ibra-sì Ibra-no ritenendo lo svedese utile o meno alla causa rossonera, e addentriamoci alla ricerca delle motivazioni che hanno spinto la dirigenza del diavolo alla sovversione del diktat “guardare e non toccare”.

    Di certo passare da poveracci, costretti ad elemosinare Boateng dal Genoa, a guest-star del calciomercato estivo 2010, rappresenta un cambio di rotta celante una causa da perorare che va al di là dei successi sportivi. A maggior ragione se si pensa che il presidente rossonero, alias quello che tira fuori il portafoglio, riteneva “il Milan allo stesso livello dell’Inter” quando ancora non c’erano “quel bel ragazzo di Yepes”, Sokratis al secolo “l’uomo che fermò Messi al Mondiale”, e Boateng, purtroppo ancora privo di una magnificenza presidenziale che non tarderà ad investirlo.

    Se poi passi in rassegna mentale che all’orizzonte di Silvio Berlusconi, patron del Milan, nonché presidente del Consiglio, nonché cornificato politicamente da Gianfranco Fini, si prospettano le elezioni anticipate, sei il più grande degli screanzati. Eh certo!: hai dimenticato di ringraziare Fini per averti appena regalato un campione in più da ammirare in Serie A. Per una volta la demagogia potrebbe servire a qualcosa di buono, ammesso che i quasi cinque milioni di tifosi milanisti decidano di votare appellandosi, unilateralmente, ai meriti politici.

    Dopo la smobilitazione per la cessione di Kakà era importante infervorare nuovamente la piazza. Tutto questo, oltre alla frase “se c’è qualcuno che copre tutto quello che ho speso sono disposto a vendere”, è l’ennesima testimonianza che il Milan è diventato un giocattolo per accattivare la massa di imbecilli, uno specchietto per le allodole. Caro Silvio ho una una notizia per te: noi non siamo imbecilli. Ah, dimenticavo: Grazie Fini!

  • “El matador” Cavani ammazza l’Elfsborg. Bye bye Quagliarella…

    “El matador” Cavani ammazza l’Elfsborg. Bye bye Quagliarella…

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    Cronaca: Davvero un Napoli corsaro quello ammirato in terra scandinava. In panchina c’è Quagliarella, ennesima prova che il suo destino lo condurrà lontano dal Vesuvio. I ragazzi di Mazzarri con personalità prendono in mano il pallino del gioco sin dall’inizio del match, dimostando di saper prescindere dall’uno a zero dell’andata griffato Lavezzi.
    Alla mezz’ora Gargano fa break a centrocampo, serve Cavani, in arte El Matador, che estrae la spada e con un diagonale radente fredda il portiere. Il tridente Lavezzi-Cavani-Hamsik funziona meglio rispetto al modulo con le tre punte che vedeva Quagliarella in attacco e Hamisik traslato sulla mediana: nella gara d’andata quel modulo ostentò troppo squilibrio tattico oltre a limitare la mezz’ala slovacca a cui venivano negati gli inserimenti, suo cavallo di battaglia.
    Neanche il tempo di una completa disquisizione tattica che i partenopei raddoppiano sempre con l’ariete uruguaiano: questa volta il cross è di Hamsik, Cavani di testa insacca il due a zero. La qualificazione è in cassaforte dopo appena quarantacinque minuti. Nel secondo tempo il Napoli si dedica alla melina e gli svedesi gettano la spugna.
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    Considerazioni: Signori, il Napoli è diventato grande: oltre a colpire gli avversari, ha imparato anche ad addormentare la partita. Una virtù, quest’ultima, non di poco conto visto che permetterà all’undici azzurro di portare a casa delle partite che lo scorso anno sono state gettate al vento. Dinanzi alla monumentale prova di Cavani non posso che dire “chapeau”: è il bomber da venticinque gol che mancava al Napoli. Fossi in Bigon, farei io stesso la valigia di Quagliarella, con “El matador” i partenopei possono dormire sogni tranquilli. Come diremmo a Napoli: “Quagliarella, a maronn t’accumpagn!”. Ai soldi intascati dalla cessione di “Masaniello” alla Juve si dovrebbe aggiungere qualche milione per prendere un regista affermato e scommettere su un attaccante di prospettiva. Se il presidente De Laurentis tira fuori i soldi che s’intasca facendo pagare a parte la visione dei preliminari, a coloro che hanno già sottoscritto l’abbonamento per l’intera competizione, altro che Europa League…
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    Elfsborg (4-2-3-1): Covic; Floren, Lucic, Andersson (Wikstrom dal 65′), Klarstrom (Karlsson dal 70′); Svensson, Mobaeck; Larsson, Ericsson, Keene (Jawo dal 75′); Avdic. A disp.: Christinasen, Kurbegovic, Rennie, Hiljemark, Nordmark, Jawo. All.: Haglund
    Napoli (3-4-2-1): De Sanctis; Grava, Cannavaro, Aronica; Maggio (Zuniga dal 55′), Pazienza, Gargano, Dossena; Lavezzi (Campagnaro dal 72′), Hamsik (Blasi dal 63′), Cavani. A disp.: Iezzo, Santacroce, ,  Maiello, Quagliarella. All.: Mazzarri
    Arbtiro: Ennymi (Fra)
    Marcatori: 28′ e  38′ Cavani (N)
    Ammoniti: 45′ Lavezzi (N), 67′ Larsson (E)
  • Di Natale per Diego: delirio Juve

    Passò due ore a prepararsi. Cominciò dalla scelta dei calzini, poi pensò ai pantaloni. Un po’ più di tempo aveva richiesto decidere quale giacca indossare. Per la camicia impiegò, invece, un quarto d’ora. Momento clou: la scelta della cravatta. Lì non poteva proprio sbagliare. Quella rosa era troppo efebica, la blu troppo scura, quella a pois troppo sgargiante, la verde era davvero troppo verde. Quella a righe? Aggiudicata. Si mise davanti allo specchio, fece un bel nodo e si strangolò. Sembrava dovesse prepararsi per la cena più importante della vita, invece la vita se l’era tolta optando per il più elegante tra i suicidi.

    Destino analogo quello del calciomercato juventino. Inizio col botto: Bonucci in difesa garantisce grande sicurezza, Pepe e Martinez corsa e freschezza. Gli ultimi due ritocchi sono di prima fascia: Krasic, erede designato di Pavel Nedved, serviva come il pane al modulo di Del Neri che ottimizza e rende al meglio con l’apporto di esterni di ruolo, invece, l’acquisto di Aquilani era fondamentale al fine di restituire un’identità di gioco ad una squadra fino ad allora priva di un metronomo. Considerando anche il merito di essersi sbarazzato di Poulsen, e di aver epurato Zebina e Grosso, Marotta aveva conquistato di diritto l’Oscar come direttore sportivo dell’anno. Mancava solo qualche piccolo ritocco qua e là per affiancare Angelina Jolie, poi il raptus e d’un tratto si spengono i riflettori di Hollywood: la Juve cede Diego e punta su Di Natale. Tra i due dieci anni di differenza, questo significa che mentre uno ha già scritto le pagine più belle della sua carriera, l’altro ha appena tolto il tappo dalla penna. A confermare l’indiscrezione è uno sdolcinato Felipe Melo che saluta affettuosamente il “fratello prodigo” sul noto social network “Twitter”:

    “Andare all’allenamento e non vedere mio fratello Diego è molto difficile da accettare. Vado ad allenarmi, sono veramente triste, abbiamo fatto grande amicizia e ora mio fratello va in un altro posto!”

    Che tenero! Comunque, battute a parte, la Juve sta compiendo un suicidio bello e buono. Lo stesso Zidane non brillò nella sua prima annata bianconera poi il tempo fu più che galantuomo con lui. La società di corso Galileo Ferraris si pentirà di non aver atteso Diego e di essere andata dietro alla prima sventola che passava, la sua classe è indiscutibile. E’ troppo facile impressionarsi per il titolo di capocannoniere che porta in dote Di Natale. Giocatore che non rende sotto pressione e non è capace di indossare maglie importanti, come dimostra ogniqualvolta viene chiamato in causa in Nazionale. Persino Lippi, che per la cocciutaggine rinunciò a Cassano, decise di fare a meno del suo numero 10 (facendolo partire dalla panchina) quando al Mondiale l’Italia entrò nel vivo della competizione.

    La cessione di Trezeguet passa decisamente in secondo piano se si prende atto di un’altra notizia clamorosa: Marchisio vuole lasciare la Juve. Questa volta la notizia trapela da Facebook, un altro famoso social network, dove il suddetto centrocampista esterna sul suo profilo lo stato d’animo a dir poco corrucciato per l’esigua considerazione che il neo tecnico bianconero, Gigi Del Neri, nutre nei suoi confronti. Il diktat è: se arriva l’offerta Marchisio parte.

    A fronte di queste nuove operazioni intraprese dal dg Marotta gli ritirerei di persona l’Oscar per consegnargli il premio Nobel. Sì, quello dell’insanità mentale.