Autore: Domenico Maione

  • Roma: “Che schiava di Totti Iddio la creò…”

    Roma: “Che schiava di Totti Iddio la creò…”

    “Stanco? Erano più stanchi i difensori del Napoli. Stavo bene e avevo la sensazione di poter trovare il varco giusto per fare gol. Sono rimasto un po’ meravigliato del cambio, ma bisogna rispettare le scelte dell’allenatore”.

    Marco Borriello non si nasconde e senza travalicare l’autorità dell’allenatore esprime il proprio dissenso per la sostituzione che lo ha visto suo malgrado coinvolto, essendo stato costretto a lasciare il proprio posto a Mirko Vucinic. Giusto puntare su un guizzo del montenegrino, giustiziere dell’Inter una settimana fa, ma tagliare l’uomo che più di tutti aveva imbarazzato la difesa avversaria è sembrato un vero e proprio suicidio sportivo.

    Perché non è stato richiamato in panchina capitan Totti, a dir poco abulico per tutti i 90′ e con le batterie in riserva? Prima d’ora Ranieri non si era fatto tanti scrupoli a confinare in panca il leader maximo, è molto probabile però che le ultime uscite verbali del capitano, congiunte all’esangue bottino raccimolato in campionato, cinque punti (otto di distacco dagli odiati cugini laziali), abbiano limitato non poco la “libertà di pensiero” del tecnico di Testaccio.

    Certo, in un momento di vacche magre come questo inimicarsi Totti non sarebbe una mossa arguta: se Ranieri può decidere chi segregare in panchina, Totti può decidere chi decide di segregare i giocatori in panchina. Questo, in virtù dell’immenso potere conferitogli per essere rimasto a Roma quando tutti lo cercavano. Ed è sempre per lo stesso potere che il capitano giallorosso può limitare gli allenamenti settimanali a tre sgambate, dilazionate in sei giorni, con il proprio preparatore Vito Scala: per chi gioca a quei livelli significa “mi alleno quando e come voglio”. Dunque, il fatto che da tempo non “corra” è un fattore da imputare non solo agli anni e agli infortuni, vedi Scholes e Giggs, entrambi più in là con gli anni del trequartista capitolino ed entrambi alle prese con bizze fisiche che hanno travagliato le loro carriere.

    Per non parlare dei deprecabili atteggiamenti che suole assumere, e giusto per non rivangare il passato, il riferimento va alla manata rifilata ad un avversario oggi a Napoli. Il suo talento è indiscutibile, ma quando si rende protagonista di questi episodi del campione resta solo il nome scritto sulla maglietta. Cazziato il capitano, il tecnico Ranieri non può essere esentato da una tiratina d’orecchie: continui a usare Totti quando serve, il coraggio è tale se la situazione si preannuncia avversa. Il suo posto è in ballo, purtroppo vincere con o senza Totti non cambia nulla. Perdere con o senza Totti, sì. A Ranieri l’onere di risollevare la Roma che, parafrasando l’Inno di Mameli, schiava di Totti Iddio la creò. Mister, è ora di tirare fuori gli attributi (per dirla con un france-sismo)…

  • Serie A: nasce “la protesta muta”

    Non tutto ciò che si pensa si dice. L’Inter non ha gradito le due giornate inflitte al romanista Burdisso per l’intervento killer ai danni di Conti. Lo stop, infatti, permetterà al giallorosso di scendere in campo nel big-match che vedrà battagliare nerazzurri e capitolini. “Non sono stati ravvisati gli estremi della condotta violenta e dunque non sono state applicate le sanzioni che prevedono, quale pena minima, la squalifica per 3 o 5 giornate”, è scritto in una nota del club nerazzurro. “Il Giudice Sportivo ha così inflitto la sanzione di due giornate di squalifica; il calciatore Nicolas Burdisso parteciperà all’incontro Roma-Inter valido per la 5° giornata del Campionato di Serie A”, ha concluso il comunicato.

    Questo il verbo della rimostranza interista. Prima dei nerazzurri anche Milan e Fiorentina non avevano perso l’occasione di estrenare il proprio dissenso alla classe arbitrale, attraverso comunicati mordaci, espressi però in maniera pacata.

    “L’ACF Fiorentina crede sia giusto, in questa situazione, chiedere al mondo arbitrale maggiore rispetto ed attenzione verso la propria squadra. Solo così potrà essere mantenuta da parte di tutti quella serenità indispensabile per fare sì che il gioco del calcio sia davvero un divertimento per tutti”.

    Mentre la Fiorentina, tartassata da arbitraggi scandalosi, invoca rispetto, dal canto suo il Milan rinfresca la memoria ai direttori di gara mediante un comunicato che cita alcuni passi del regolamento sportivo. Niente facce o voci, oramai può già definirsi una moda: la protesta muta.

  • Serie A: Il Milan inciampa sul Cesena [analisi+pagelle]

    Serie A: Il Milan inciampa sul Cesena [analisi+pagelle]

    E’ la vecchia storia di Davide che batte Golia: il Cesena supera il Milan due a zero. La “fionda” di Ficcadenti viene traslata dalla Bibbia nelle veloci ripartenze bianconere già ammirate all’Olimpico contro la Roma. In barba alle prime scintille della dinamite offensiva rossonera che con una conclusione a giro di Ronaldinho impensierisce Antonioli, bravo a disinnescare, i romagnoli impiegano una decina di minuti a riprendere confidenza con la Serie A, lasciata diciannove anni or sono contro quello stesso Milan.

    Allora c’era Van Basten, oggi c’è Ibrahimovic: a voi le conclusioni in materia di raffronto. Al Cesena, invece, quelle dirette verso la porta presidiata da Abbiati: due tiri e altrettanti gol. Pur trattandosi della stessa arte per gli sconfitti è sfortuna, per i vincitori è cinismo. Trentunesimo e quarantaduesimo della prima frazione di gioco i minuti del delitto: prima Bogdani stordisce il “Diavolo” con una capocciata e poi Giaccherini lo affossa in contropiede rispedendolo all’inferno.

    E’ notte fonda per il Milan al quale viene per giunta annullato un gol, molto dubbio per la verità l’offside fischiato a Pato. Il secondo tempo ostenta un Cesena che resiste agli urti e imbastisce ripartenze a gogo’, il Milan ci prova con le sue trame ma i ritmi bassi mandano in panne il cervello. Nel finale Ibra fallisce un “generoso” rigore, ennesima prova che questa sera la sorte ha baciato la fronte del “piccolo” Cesena, voltando le spalle al gigante spocchioso.

    Era una di quelle giornate in cui va tutto storto. Come non c’era da esaltarsi dopo la scorpacciata di gol contro il Lecce, altresì non c’è da deprimersi a fronte della disfatta odierna. Il Milan non ha sottovalutato l’avversario, anzi. Il tallone d’Achille scoperto è rintracciabile nell’eccedenza di frenesia: tutti all’arrembaggio, tutti alla ricerca della giocata, troppi mastri e pochi operai. Considerando le cinque stelle offensive annoverate dal Milan, l’ultimo uomo sulla faccia della terra che mi sarei aspettato facesse la prima punta era Gennaro Ivan Gattuso. Addirittura Ibra e Pato si defilavano a turno sulla fascia per aprire gli spazi, e di chi? L’uomo che al posto dei piedi monta due ferri da stiro! Con Pirlo decisamente sottotono si stenta come al solito, ma niente paura ci sono Ronaldinho e Ibra a macinare gioco, no? Ebbene, stasera abbiamo capito che tre cervelli sono inutili se non c’è una testa comune che li ospita. Ronaldinho è stato addirittura limitato dai ritorni a riva dello svedese in cerca del pallone. Il “genio” ha stravolto l’assetto del Milan ed, almeno per stasera, è stato un male. Per Pato numeri e dribling, nella propria trequarti però, troppo lontano dalla porta poiché intento a coprire le partite offensive di “Gattuso” in una messa in scena del teatro dell’assurdo. Altro che capovolgimento di ruoli, stasera il campione del mondo sembrava un elettricista che voleva riparare una perdita d’acqua. Naturalmente, oltre ad essere inconcludente in avanti, lasciando scoperto l’uscio, ha consegnato al Cesena l’unica chiave della retroguardia rossonera: il contropiede.

    Ad Allegri l’onere di porre fine ad eventuali crisi d’identità e di trovare un nuovo ed efficace assetto, implementato dall’approdo del duo Ibra-Robinho, e capace di far coesistere le virtù individuali di ogni fuoriclasse assurgendo all’ideale di collettivo: e guai a chi dice che gli allenatori guadagnano troppo. Fronte opposto, i romagnoli sono riusciti ad emulare il modello teutonico ostentato da Loew durante la recente rassegna mondiale. In fase di non possesso il Cesena era più intricato da districare di un cubo di Rubik.

    Davanti, al pari dei rossoneri, reggeva un coraggioso tridente composto dal baluardo Bogdani e dalle frecce Giaccherini e Schelotto, micidiali nel conferire profondità alla squadra. Vittoria meritata per il Cesena. Sconfitta meritata per “gli altri” in campo. E sì, perché stasera erano undici giocatori non il Milan, nè tantomeno una squadra degna di questo nome. Senza Nesta e con una morfologia ancora da definire, se proprio si doveva  perdere, è stato un bene che la sconfitta sia arrivata oggi. Dalla prossima gara in poi, vietato sbagliare!

    MILAN

    Abbiati 6: Incolpevole su entrambi i gol, evita il tre a zero.

    Bonera 5,5: Nella prima frazione fa buona guardia sulla fascia, nella ripresa viene impiegato da centrale e perde la bussola.

    Papastathopoulos 4,5: Su un gol e mezzo del Cesena è l’indiziato numero uno. Prima prova ad anticipare in gamba tesa Bogdani fallendo miseramente, poi innesca il contropiede romagnolo e per giunta si perde l’inserimento di Giaccherini. Fossimo stati al Giro d’Italia la maglia nera non gliel’avrebbe tolta nessuno.

    Thiago Silva 6: Unica sufficienza in difesa per il Milan, il che è tutto un dire. Gli manca Nesta e prova a dedicargli un gol, ma la mira lo tradisce come i compagni di reparto. Nella ripresa esce per “l’anonimo” Abate (5,5).

    Antonini 5,5: Qualche scorribanda in attacco e qualche leggerezza in difesa. Non basta per la sufficienza.

    Gattuso 5: A trent’anni decide di cambiare ruolo. Il Milan quest’anno ha speso quarantatre milioni per potenziare il parco attaccanti, poteva dirlo anche prima di nutrire mire offensive. In linea d’aria gioca davanti ad Ibrahimovic ed è più un fastidio che un risolutore per noti limiti tecnici. Lascia i compagni in balia delle ripartenze avversarie: roba che neanche i mocciosi all’oratorio del “voglio segnare io”.

    Pirlo 5,5: Questa sera ha illuminato meno di un accendino.

    Ambrosini 5,5: A tamponare tampona. Il problema è che non disinfetta e il Milan prende due infezioni: Giaccherini e Bogdani.

    Pato 6,5: Pronti-via si becca il cazziatone di Ibra per un passaggio sbagliato, tuttavia risale in fretta la china. Stasera era proprio in forma, purtroppo ad un attaccante non basta se i compagni non ti assistono. Spina nel fianco destro del Cesena, dà anche una mano dietro dove si disimpegna con giocate che vorremmo vedere in zone di campo un po’ più calde. E’ l’anno dell’esplosione, sarà per la prossima…

    Ibrahimovic 5,5: Ha completamente mutato il Milan che può contare su un ulteriore fonte di gioco, magari sarebbe gradevole vederlo più vicino alla porta. Si rende autore di giocate apprezzabili, ma abbisogna ancora di tempo per inserisi a pieno regime nei meccanismi del Milan. Il rigore sbagliato nega la sufficienza ad una sufficiente prova.

    Ronaldinho 4,5: Comincia sfiorando il gol, poi viene segnalato tra i desaparecidos. La dinamicità di Ibra gli sottrae spazi fungendo da criptonite. Dovrebbe schiodarsi dalla fascia ogni tanto, il campo è grande. Lascia il posto ad un intrapendente Robinho (6). Non ha una precisa collocazione? Bene, lui lo trovi dappertutto. E che numeri…

    Inzaghi 6,5: E sempre lui. Sul filo del fuorigioco anima il Milan conferendo profondità alla manovra. Conquista il rigore confermandosi un grande jolly. E’ sempre lui, l’ultimo vero attaccante: Pippo Inzaghi.

    CESENA

    Antonioli 6,5: Grande intervento su Ronaldinho, una vera sicurezza. Tutto dipende: Vecchio? No, esperto.

    Ceccarelli 7,5: Ottimo prospetto. Per lui un assist e tanti spunti interessanti. Prodotto del vivaio, possiede un invidiabile bagaglio fisico.

    Von Bergen 6: Senza infamia e sanza lode.

    Pellegrino 6,5: Tiene in mano la difesa.

    Nagatomo 6,5: E’ una scheggia sulla fascia, davvero niente male.

    Appiah 6,5: Guida il centrocampo con autorità.

    Colucci 6,5: Fa filtro e innesca il contropiede.

    Parolo 7: Giovane assistito da una grande personalità. Annovera pregevoli qualità tecniche e le mette in mostra contro la sua squadra del cuore: il Milan. Magari Galliani e Braida, questa sera in tribuna, hanno segnato il suo nome sul taccuino. Diventerà qualcuno…

    Schelotto 6,5: Può essere la rivelazione del campionato.

    Bogdani 7: Autore del primo gol, tiene sù la squadra facendo a sportellate con la difesa rossonera.

    Giaccherini 7,5: E’ in assoluto il giocatore italiano che più ricorda Messi. Quando parte palla al piede non gliela toglie nessuno: un i-pod che suona R&R. Prandelli non può lasciarsi sfuggire un talento di questa portata. Venticinque anni, un piede-calamità e una velocità imbarazzante: queste le credenziali della nuova freccia all’arco azzurro.

  • Sissoko per Dzeko, qualcuno sta bluffando…

    Sissoko per Dzeko, qualcuno sta bluffando…

    Dopo il brasiliano Diego anche il maliano Sissoko potrebbe approdare in Bundesliga tra le fila del Wolfsburg. In una cena tra i dirigenti delle due società il club tedesco ha messo sul tavolo 9 milioni, la Juve  ne pretende 12 in modo da evitare una minusvalenza, giacché l’africano fu prelevato dal Liverpool proprio per 12 milioni. Naturalmente, la distanza tra le due parti è colmabile, soprattutto se i teutonici decidessero di concedere nella trattativa un opzione per Dzeko, grande pallino bianconero. Intanto, per sostituire il maliano la Juve ha messo gli occhi su Diarra, epurato a Madrid.

    A suffragio della cessione di Sissoko giocherebbero un ruolo rilevante  gli esigui spazi a centrocampo, ristretti da Marchisio, Melo e dal neo acquisto Aquilani. E’ questa condizione che potrebbe rappresentare il trampolino di lancio per arrivare ad Edin Dzeko, più che obiettivo vera e propria ossessione bianconera. Il dilemma è il seguente: “Se Dzeko non è stato ceduto per Diego più un cospicuo conguaglio economico, quali reali possibilità esistono che lo diano via per Sissoko?”. A proposito, ma Marotta non era quello che…

    “Abbiamo realizzato tutti i nostri obiettivi”

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    Il problema è che mente chi ha bisogno di mentire. La stampa, per rendere il proprio servizio più appetibile, e mi riferisco a Sportmediaset che ha riportato la notizia del fantomatico scambio, o Marotta, perché non può ammettere di essersi fatto soffiare il giocatore più talentuoso della rosa, Diego, fallendo clamorosamente l’unico vero obiettivo juventino, Edin Dzeko. Entrambe le ipotesi sono attendibili, si accettano scommesse!

  • Fisco: Bentornato Maradona!

    Per i suoi cinquant’anni, Diego Armando Maradona, si è limitato a chiedere una partitella con gli amici. A Salvatore Bagni, ex giocatore del Napoli nonché suo grande amico, l’onere di affittare il campo: il San Paolo.

    “Era un fiume in piena, Diego. Mi ha ripetuto più volte d’impegnarmi, di non perdere tempo, perché l’idea di ritornare a Napoli e di rivedere tutti i compagni di un tempo sarebbe stato il più bel regalo che gli avessi potuto fare.”

    Naturalmente il vocio di un’ imminente rimpatriata del Pibe de Oro, atteso a Napoli il 30 ottobre per festeggiare mezzo secolo di vita, hanno fatto rizzare le orecchie al Fisco. Equitalia, la società alla quale è demandata la riscossione per conto dello Stato, ha rivendicato in una nota.

    “Le somme che deve perché ha evaso, sono soldi che l’ex campione argentino deve allo Stato italiano, quindi a tutti i cittadini”

    Equitalia si appresta, inoltre, a deprecare la condotta del fenomeno argentino, da molti considerato il miglior calciatore della storia, assimilandola ad un modello culturale triviale.

    “Le frasi dell’ex calciatore Salvatore Bagni riportate dagli organi di stampa e riguardanti le pendenze con il Fisco di Diego Armando Maradona dimostrano, ancora una volta, come sia necessario un cambiamento del modello culturale che ha favorito l’evasione fiscale nel nostro Paese”.

    La società concessionaria della riscossione fiscale, annuncia tolleranza zero al dispetto di qualsivoglia eccezione:

    “Il fatto che Maradona sia stato un grande calciatore e sia ancora molto amato dai tifosi non lo pone in una posizione diversa rispetto agli altri contribuenti chiamati a compiere i propri doveri di fronte al Fisco”.

    In occasione della partita d’addio al calcio di Ciro Ferrara, Maradona, fece ritorno in Italia subendo all’aereoporto la confisca di orecchino e rolex per il valore economico di diverse migliaia di euro. Molto probabilmente questa volta rinuncerà a monili o orologi, e chiederà l’ora a qualche passante.

  • Shoya Tomizawa, quando una vita non vale una gara

    Shoya Tomizawa, quando una vita non vale una gara

    Per la cronaca ha vinto Pedrosa, ma oggi non interessa a nessuno. Il mondo dei motori è in lutto a causa della dipartita di Shoya Tomizawa, pilota di Moto2 morto durante il Gran Premio di Misano Adriatico. Cordoglio generale nel paddock.

    Shoya Tomizawa, lo ammetto: per scrivere il suo nome ho fatto copia-incolla. La verità è che l’abbiamo conosciuto più da morto che da vivo. Non mi mancherà, perché mi mancherà non averlo conosciuto. Dicono fosse simpatico. Aveva solo diciannove anni. Giorgio Terruzzi, corrispondente Mediaset, lo ricorda con una frase che pronunciò dopo aver conquistato il primo GP della stagione: “Quest’anno io vincere mondiale”. Quattro parole non bastano a descrivere una persona, ci accontentiamo di un sogno che ha avuto lo stesso prezzo.

    Le condizioni sono apparse subito gravissime, lì si viaggia a 200 km/h, ma la gara non è stata interrotta, impedendo addirittura dei soccorsi adeguati. In MotoGp si è corso come se nulla fosse e dopo la gara si è anche brindato sul podio. “The show must go on”. Nient’altro che un giocattolo rotto funzionale al divertimento. Bhe, la volete sapere una cosa? Oggi, non mi sono divertito.

    “La gara della Moto2 andava fermata, ci voleva la bandiera rossa. E non capisco perché non sia stata data”.

    A parlare è Valentino Rossi. Se fosse morto lui e non il ragazzino con la faccia da cartone animato, gli avrebbero riservato lo stesso trattamento? L’indifferenza sa essere, talvolta, più abietta dell’odio.

    Non è il primo nè tantomeno sarà l’ultimo. Certo, la tecnologia ha fatto passi da gigante. Pensare che quando nacque questo sport c’era almeno un funerale per ogni Gran Premio, settimana dopo di nuovo in sella. Perché tutto questo? “Tu chiamale, se vuoi, emozioni…” cantava Battisti.

    E’ una questione di adrenalina, passione. Da una parte la morte, dall’altra la gloria. Non ci sono mezze misure. E’ vero che il gioco non vale la candela, ma per quelli come loro: con la moto forse si muore, senza non si vive. Eroi del niente? No, eroi di stessi. Il grande valore della vita sta nella libertà di farne quello che vogliamo. Auguro a tutti i vostri cuori di smettere di battere mentre stanno facendo la cosa per la quale hanno battuto fino ad allora. Ciao Shoya, questa volta non ho fatto copia-incolla…

  • Allegri: “per lo scudetto lottiamo con l’Inter”

    Ex calciatore, da quest’anno alla guida di un grande squadra, il Milan, dopo una gavetta che gli ha fatto conoscere persino la serie C. Parliamo di Massimiliano Allegri, raggiante in occasione del meeting con gli allenatori di Champions a Nyon:
    “Abbiamo un organico di prim’ordine, anche per l’Europa”.
    In merito a disquisizioni tattiche circa l’eventualità di ammirare contemporaneamente le quattro stelle del suo parco offensivo, dichiara:
    “A volte giocheranno assieme, altre si alterneranno: torneranno solo due giorni prima della partita contro il Cesena”.
    Riguardo la cessione del bomber napoletano, Marco Borriello, esclude qualsivoglia ingerenza, propria e della società:
    “Ha fatto una scelta di cui credo sia convinto”.
    Naturalmente grandi felicitazioni sono state espresse in favore delle grandi operazioni di mercato portate a termine dalla società di via Turati:
    ”Sono felicissimo per l’arrivo di Ibrahimovic, un grande giocatore. Non mi aspettavo un rinforzo supplementare del calibro di Robinho. Si tratta di un bel regalo del presidente Berlusconi che ringrazio di cuore”.
    Per quanto concerne la bagarre scudetto il pensiero del tecnico toscano è lapidario:
    ”L’Inter ed il Milan sono chiaramente favoriti per lo scudetto. La Roma resta in agguato”.
    Se ci avete fatto caso all’appello manca una squadra al pari vestita di nero e di bianco, diversamente dall’orizzonte che gli si prospetta…
  • Serie A: Chiellini “tifa” Milan

    Direttamente dal ritiro della Nazionale arrivano le parole di Giorgio Chiellini in merito alle reiterate gerarchie, stabilite in serie A a fronte degli ultimi sviluppi di calciomercato:

    “Se Ibrahimovic ha lo stesso impatto che ebbe con l’Inter può vincere lo scudetto da solo. Se lui e Ronaldinho avranno voglia di giocare, finirà con Pato che farà faville e segnerà tantissimo. Tutti e tre insieme, quelli, non si tengono[…]. E la Juve? Noi con l’arrivo di Ibrahimovic siamo un passo indietro, anzi un bel passo indietro, tanto lungo quanto è alto Zlatan”.

    Il roccioso centrale mette in pace i tifosi riguardo ad improbabili velleità scudetto, ma altresì provvede a patrocinare il lungimirante progetto Juve:

    “A me il progetto Juve piace molto, ma è a lungo termine. Ai tifosi bisogna parlare chiaro per non creare poi le pressioni che l’anno scorso ci furono fatali e provocarono una batosta immensa per tutti. Il nostro obiettivo è la zona Champions e in certi momenti ci sarà da soffrire”.

    Naturalmente, era categorico soffermarsi sul deludente inizio di stagione che ha visto protagonista la Juventus:

    “Ognuno di noi sperava in una partenza diversa, ma questo non deve offuscare quanto di buono abbiamo fatto finora e i progressi mostrati negli ultimi incontri. Tutti sapevamo che ci sarebbe voluto del tempo per lavorare e consolidare la nuova ossatura della squadra, ma siamo assolutamente fiduciosi per il futuro”.

    Chiellini non lesina nemmeno la stoccata ai nerazzurri, apostrofati come grandi rivali:

    “Da Calciopoli con l’Inter c’è una rivalità fortissima. Col Milan loro sono avanti, certo non dico di tifare Milan, ma secondo me sarebbe meglio vedere trionfare loro che l’Inter”
    Dalle parole di Chiellini si desume la grande ostilità perpetrata nei confronti dell’Inter, alla quale viene favorito il Milan, all’insegna dell’incipit “il nemico del tuo nemico, è un tuo amico”. La “culpa” lucreziana della neo corrente, più anti-interista che filo-milanista, è da attribuirsi alla dirigenza juventina che ha impossibilitato, attraverso sciagurate operazioni di mercato, una rivalsa bianconera diretta, e dunque da protagonista, sull’immarcescibile e inarrivabile Inter. Ergo: Forza Milan!
  • Video: l’addio di Del Piero a Trezeguet

    Arrivò in Italia nell’estate del 2000, non prima di aver conquistato l’Europeo con la sua Francia, segnando il golden gol nella finale giocata proprio contro gli azzurri di Zoff. Davvero un bel coraggio da parte sua, approdare nel Bel Paese dopo averci rifilato uno smacco di quelle proporzioni, ma David Trezeguet entrò immediatamente nelle grazie dei tifosi italiani, soprattutto quelli di fede bianconera, che domenica dopo domenica impararono ad amare quel francese goleador.

    Quindici gol nella sua prima annata bianconera, poi il titolo di capocannoniere, ex aequo con Dario Hubner, nella stagione successiva con 24 reti, che contribuirono in maniera determinante al conseguimento dello scudetto. Alla fine l’attaccante francese segnerà la bellezza di 171 gol in maglia bianconera, annoverando la stratosferica media di 17 gol a stagione.

    Dopo dieci anni il bomber ha rotto il suo idillio con la Juventus, convolando a nozze con l’Hercules de Alicante (squadra della città natale della moglie). Ai versi di Alessandro Del Piero, suo partner calcistico, affidiamo il nostro addio:

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  • Galliani: “Robinho è un regalo di Berlusconi ai tifosi”

    Adriano Galliani, decisamente afono a seguito delle estenuanti giornate di trattative, si è concesso in esclusiva a Sky Sport 24, poche ore dopo aver condotto in porto l’operazione Robinho:

    La voce? Ritornerà, l’importante è aver preso Ibrahimovic e Robinho. Il brasiliano? Lo stavamo meditando, ma è stato un grande regalo del presidente Berlusconi a tutti i tifosi del Milan. Oggi ho parlato con lui e ha acconsentito all’operazione anche senza la cessione di Borriello. Non lo vedevo così innamorato di Milan da molti anni. I numeri di Ibrahimovic e Robinho? Ibra ha già scelto l’11 ieri quando abbiamo ceduto Huntelaar allo Schalke 04, mentre credo che Robinho prenderà il 70. Il costo di Robinho? E’ costato 18 milioni di euro più bonus. E’ un giocatore giovane, nazionale brasiliano. Allegri ha insistito molto per avere un attaccante esterno da alternare a Pato e Ronaldinho, o giocare insieme a loro. Cosa mi diceva all’orecchio Ibra durante Milan-Lecce? Mi ha chiesto di prendere Robinho e io gli ho detto di parlarne con il Presidente che era seduto di fianco a lui”.

    L’amministratore delegato a Spotmediaset ha invece encomiato la qualità della rosa rossonera, ritenuta competitiva su tutti i fronti:

    “Adesso abbiamo una squadra stellare, una squadra che non cambierei con nessun’altra in Europa. Se penso cos’abbiamo davanti dico che siamo veramente messi benissimo. E’ stata una grande grande campagna di rafforzamento e i tifosi lo stanno capendo, si vede dagli abbonamenti e dall’entusiasmo che c’è in giro”.

    Cominciamo a scaratare il regalo di Berlusconi con questo video:

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