Autore: Cristiano Previ

  • Genoa-Inter, il Grifone vola per l’Europa

    Genoa-Inter, il Grifone vola per l’Europa

    Uno dei big-match della giornata si gioca in anticipo questa settimana ed è Genoa-Inter, match caratterizzato dalla possibilità di entrambe le compagini di piazzarsi stabilmente in zona Europa League. I liguri hanno il problema della licenza UEFA che non è ancora stata concessa ma vogliono chiudere il campionato come meritano sul campo, i nerazzurri invece vogliono i tre punti per prendere proprio il Grifone e mettersi nel piazzamento europeo, in questo modo possono vedere la rinascita nella prossima stagione con un nuovo orizzonte.

    Gasperini non cambia il proprio credo tattico e il suo 3-4-3 collaudato vede, nonostante gli infortuni dei titolari, davanti Falque, Lestienne e Pavoletti, va detto che in distinta pre-gara era inserito Tino Costa al posto del belga in una formazione più coperta, il resto è confermato. Mancini ormai ha consolidato il suo modulo e conferma Brozovic al fianco di Medel e Kovacic in mezzo al campo dietro al trequartista Hernanes, davanti la coppia Icardi-Palacio.

    Atmosfera incredibile a Marassi | Foto Twitter
    Atmosfera incredibile a Marassi | Foto Twitter

    L’atmosfera di inizio gara è bellissima, con lo stadio Luigi Ferraris vestito a festa per omaggiare l’ultima in casa dello strepitoso campionato fatto dal Genoa.

    La partita inizia con il protagonista che non ti aspetti, ovvero l’oggetto misterioso Maxime Lestienne che pare ispiratissimo prima con un bel traversone sul quale Handanovic deve mettere le mani per non rischiare e poi con un tiro da fuori area che fa volare il portiere interista per una deviazione non facile.

    8° minuto azione insistita da parte dei nerazzurri che dalla sinistra con Kovacic mettono un pallone preciso in mezzo all’area per Brozovic solissimo che di testa piazza il pallone sul primo palo di Perin ma mette la sfera fuori di poco. Il Genoa un minuto dopo replica con un bel traversone di Rincon dalla destra e Lestienne che conferma la sua verve positiva colpendo di testa a botta sicura ma Handanovic si supera e d’istinto riesce a deviare in angolo.

    Al 14° Medel tira una bomba dal limite dell’area e trova Perin attento, sul diagonale del centrocampista nerazzurro. Al 20° l’Inter passa in vantaggio, cross dalla sinistra di Hernanes sul quale Icardi vince il confronto aereo con De Maio ma la palla resta lì, il difensore cade mentre l’argentino con un tentativo di calciare la sfera mette fuori tempo Perin che intanto stava uscendo, porta vuota e palla che rotola in porta.

    La reazione rossoblù avviene subito, palla al centro e Kucka prende la sfera fuori area aggiusta la mira e tira forte verso la porta, Handanovic vola e non si fa sorprendere. Ma al 24° il portierone nerazzurro deve capitolare quando Bertolacci serve dentro l’area Pavoletti, il quale si gira mandando a vuoto Ranocchia e con un fendente preciso pareggia alla sinistra di Handanovic.

    Al 31° l’Inter si riporta in vantaggio, Palacio viene servito splendidamente con un tacco da Icardi che sfila alle spalle di Roncaglia e solo s’invola davanti a Perin il quale non può intervenire in uscita perché il piatto è chirurgico sul secondo palo. Anche in questo caso il Genoa reagisce subito, prima con Lestienne e poi con Pavoletti che colpisce la traversa.

    Maxime Lestienne realizza la sua prima rete in Serie A | Foto Twitter
    Maxime Lestienne realizza la sua prima rete in Serie A | Foto Twitter

    Dal 35° al 38° l’Inter realizza due reti non convalidate dal direttore di gara. La prima di Hernanes chiaramente in fuorigioco, la seconda di Icardi servito in orizzontale da Brozovic ha bisogno di essere vista con attenzione perché è millimetrica la posizione di off-side.

    Il Genoa comunque è battagliero, al 42° bellissimo lancio in verticale di Rincon per Lestienne, Handanovic e Ranocchia non si capiscono ed il secondo in scivolata stoppa la sfera sul quale il belga si avventa e a porta vuota pareggia il conto.

    Il finale di tempo il nervosismo prevale, Kucka e Brozovic vengono animosamente a contatto e Tagliavento ammonisce entrambi. E’ l’ultima emozione di un primo tempo bellissimo dove le due squadre si sono affrontate a viso aperto senza troppi tatticismi.

    La ripresa con le stesse formazioni in campo e al 49° l’Inter con Hernanes ha una bella occasione con un calcio di punizione invitante ma la sfera finisce alta sopra la traversa. I nerazzurri sembrano voler fare la partita ma il Genoa quando ruba palla e riparte in contropiede può fare male, al 53° Lestienne salta D’Ambrosio e mette in mezzo un pallone pericolosissimo sul quale c’è un contrasto in area dubbio tra Pavoletti e Juan Jesus, la palla finisce a Falque che però è in posizione troppo defilata e quando serve Kucka la difesa è schierata per rimpallare il tiro.

    Il match ha ritmi vertiginosi e al 58° Palacio grazia la difesa rossoblù, servito splendidamente da Hernanes salta il diretto marcatore in area ma poi scivola malamente quanto si sarebbe trovato solo davanti a Perin.

    Al 69° nel miglior momento del Genoa, dopo un paio di sfuriate sulla sinistra di Lestienne, arriva un gran tiro da fuori area di Falque che impegna Handanovic che in volo devia ancora in angolo. Un minuto dopo su un angolo di Lestienne vola in cielo Burdisso anticipando tutti colpisce di testa e la palla esce di pochissimo. L’Inter al 73° potrebbe riportarsi in vantaggio, grande azione di Hernanes che entra in area e di sinistro colpisce il palo interno, sulla ribattuta Brozovic stoppa il pallone e calcia a botta sicura ma prende in pieno l’incrocio dei pali. Sul contropiede Falque non approfitta della superiorità numerica.

    Match senza respiro e il Genoa sostituisce l’ottimo Lestienne di oggi con Laxalt, mentre l’Inter fa entrare Bonazzoli per uno stanchissimo Palacio ed il Grifone ricomincia a macinare e a pressare gli ospiti, tuttavia all’81° Hernanes tira un insidioso rasoterra sul quale Perin deve superarsi. Due minuti dopo Bonazzoli dalla destra mette un pallone ottimo al centro, Icardi si avventa di testa anticipando Burdisso ma il tiro di testa esce di pochissimo.

    Se ai punti la ripresa sembra a favore dell’Inter, all’89° Kucka manda in visibilio la Gradinata Nord. Da una punizione di Edenilson il gigante genoano svetta sopra tutti e batte Handanovic per il 3-2. Lo stesso Kucka regala un match ball ai nerazzurri stendendo al limite Icardi, lo stesso argentino calcia il tiro libero ma la barriera devia fuori facendo fare un sospiro a tutto lo stadio. Ultima emozione di una partita incredibile avviene per un contrasto tra Icardi e un difensore rossoblù in area ma Genoa-Inter finisce 3-2.

    GENOA-INTER 3-2 (2-2) – 20° Icardi (I), 24° Pavoletti (G), 31° Palacio (I), 42° Lestienne (G), Kucka (G)

    Genoa (3-4-3): Perin 7; Roncaglia 6, Burdisso 6,5, De Maio 6,5; Rincon 7, Bertolacci 6,5, Kucka 6,5, Edenilson (dal 93° Tambe S.V.); Falque 6,5 (dal 83° Izzo S.V.), Pavoletti 6,5, Lestienne 7,5 (dal 77° Laxalt 5,5).

    All.: Gianpiero Gasperini 7

    Inter (4-3-1-2): Handanovic 6,5; D’Ambrosio 5 (dal 87° Puscas S.V.), Ranocchia 5,5, Juan Jesus 5, Nagatomo 6; Kovacic 6, Medel 6,5, Brozovic 6,5 (dal 76° Shaqiri); Hernanes 6,5; Icardi 6,5, Palacio 7 (dal 77° Bonazzoli 6).

    All.: Roberto Mancini 6,5

    Arbitro: Paolo Tagliavento 5

    Ammoniti: Hernanes (I), Kucka (G), Brozovic (I), De Maio (G), D’Ambrosio (I), Juan Jesus (I), Roncaglia (I) Espulsi: –

  • Da Dirty Soccer a turbativa d’asta, Lotito c’è

    Da Dirty Soccer a turbativa d’asta, Lotito c’è

    Non bastava Dirty Soccer, il nuovo scandalo legato al calcio scommesse, legato a quest’ultimo c’è anche un’inchiesta legata alla turbativa d’asta per l’acquisizione del F.C. Bari ed in entrambi i casi c’è l’ombra di Claudio Lotito.

    Come ricorderete il Bari venne acquistato da una cordata capeggiata dall’ex arbitro Gianluca Paparesta, attuale presidente del club pugliese, quello che rimase tuttavia avvolto nel mistero fu proprio chi ci fosse dietro l’acquisizione in senso reale, non solo figurato. La Procura di Bari ha aperto un fascicolo e fatto recuperare dalla Guardia di Finanza le carte inerenti proprio l’acquisizione della società, dal momento che l’ex arbitro non sembra avere mai avuto in proprio le capacità finanziarie per acquisire una squadra di calcio. Allora si paventava la possibilità di immissione di capitali derivanti da cordate straniere, russe o turche, di cui non si hanno mai avuto prove e si sono perse le tracce.

    Gianluca Paparesta | Foto Twitter
    Gianluca Paparesta | Foto Twitter

    Cosa c’entrano Dirty Soccer e Lotito con tutto questo? Nell’ambito dell’inchiesta legata alle partite truccate uno degli arrestati recentemente in un’intercettazione telefonica si domanda se Lotitoè proprietario di Lazio, Salernitana, Brescia e Bari” ed ecco che quindi per gli inquirenti le cose potrebbero essere legate, vediamo perché.

    Premesso che come detto Gianluca Paparesta non sembra aver mai posseduto i capitali necessari per acquisire una società di calcio come il Bari ricordiamo che nelle casse della società pugliese vennero immessi cospicui versamenti di denaro, il cui grosso derivava dalla vendita anticipata dei diritti televisivi alla Infront società di consulenza del Milan e molto vicina a Claudio Lotito. Grazie a tutto ciò Paparesta investe poco e accumula un tesoretto niente male per il Bari.

    Andiamo con ordine:

    Il 14 maggio del 2014 Gianluca Paparesta chiude il contratto con la NSA, società laziale che si occupa dell’allestimento della cartellonistica negli stadi, dopo sei giorni versa 150 mila euro presso un conto della Banca Popolare del Mezzogiorno. Nello stesso momento il F.C. Bari trova l’accordo con la HD Power Light, ditta romana che si occupa di facchinaggio e attrezzature cinematografiche, anche questa verserà 200 mila euro. Il 20 maggio Paparesta firma l’accordo per i diritti commerciali con la MP Silva, ente irlandese riconosciuto dalla Lega Calcio per la vendita dei diritti TV all’estero, lo stesso giorno da Dublino arriva un bonifico di 2 milioni e mezzo di euro, il giorno successivo è la volta della Infront Italy che nel giro di tre giorni verserà bonifici per un totale di 3 milioni e 355 mila euro. Poi le carte raccontano di altri tre bonifici della Best Union S.p.a. per la vendita di biglietti per altri 800 mila euro dal 23 al 25 giugno. Il totale combacia con i soldi che sono stati necessari per l’acquisizione della società F.C. Bari.

    Secondo il Registro delle Imprese il F.C. Bari oggi è per il 95% di proprietà di Gianluca Paparesta e per il restante 5% del papà Romeo ed il capitale sociale versato è il minimo di legge (25%).

    Carlo Tavecchio e Claudio Lotito | Foto Twitter
    Carlo Tavecchio e Claudio Lotito | Foto Twitter

    Partendo dal presupposto che al momento non ci sono né indagati né c’è un’ipotesi di reato divulgato dalla Procura ma c’è un’inchiesta diventano fondamentali le date di tutte le operazioni. Il 20 maggio Paparesta si aggiudica per 4,8 milioni il titolo sportivo del club all’asta fallimentare per 4,8 milioni di euro, ha in cassa abbastanza soldi per depositare la cauzione di un milione ma non ha abbastanza fondi per saldare l’operazione. Il 23 maggio dinanzi al Notaio deposita l’assegno di 3 milioni e 800 mila euro per saldare e s’impegna, senza averli in mano, di saldare il debito sportivo del club con la Lega Calcio di circa 3 milioni di euro.

    Questi i dati legati alla società pugliese ed al suo percorso di acquisizione, va da sé che la magistratura farà la considerazione che viene ovvia a chiunque, ovvero nella battaglia per la poltrona della Federcalcio tutte le società legate ad Infront si sono schierate per l’elezione del candidato promosso dal duo Galliani-Lotito. Questo non vuol dire necessariamente che Lotito sia dentro il Bari, potrebbe voler dire che Lotito ha aiutato il Bari per poi avere il suo appoggio in occasione delle elezioni federali. Tuttavia tutto questo rientra nell’intercettazione telefonica ad uno degli arrestati nell’inchiesta Dirty Soccer.

    A far luce in tutto questo è Vittorio Galigani, colui che stava dall’altra parte del telefono con Ercole Di Nicola (D.S. dell’Aquila indagato dalla Procura calabrese) in una recente intervista al Corriere del Mezzogiorno.

    Di Nicola nell’intercettazione chiede a Galigani “Lui (Lotito) è proprietario di Lazio, Salernitana, Bari e Brescia? la risposta dell’interlocutore è chiara “Lui, con Infront, insieme a Galliani ha preso anche il Brescia. Di Nicola chiude ribadendo “Quindi Lazio, Salernitana, Bari e Brescia“.

    Nell’intervista Galigani, ex dirigente di Taranto e Foggia, chiarisce il suo pensiero legato al coinvolgimento di Lotito nell’affaire Bari:

    “Non è un mistero che spesso si sia collegata la figura di Lotito al Bari. Il presidente della Lazio, nella celebre conversazione con Pino Iodice (dirigente dell’Ischia, nota intercettazione legata ai successi in B di Carpi e Frosinone), afferma di essere riuscito, attraverso Infront, a mettere d’accordo Sky e Mediaset sui diritti televisivi ed è acclarato che Infront sia tra i principali partner commerciali del Bari. Peraltro, pur smentendo un intervento finanziario a supporto dell’acquisizione del club, lo stesso Gianluca Paparesta ha ammesso di chiamare Lotito che, a sua volta ha confermato di essere contattato dal presidente del Bari. La Lazio, inoltre, ha prestato tre giocatori al club biancorosso. In tutto ciò non c’è nulla di illegale, ma ne scaturisce quantomeno uno stretto rapporto tra le società. Si tratta di un’opinione personale, magari sbagliata. Tuttavia, una maggiore chiarezza di comunicazione sull’operazione legata al Bari avrebbe evitato qualsiasi illazione”.

    Si tratta di una vicenda alquanto spinosa che richiama inevitabilmente alla memoria, seppur con motivazioni diverse, l’inchiesta che coinvolse la GEA con Calciopoli, che ci sia un conflitto d’interessi è evidente e la magistratura dovrà far luce proprio all’aspetto legato all’influenza che hanno avuto nella vita societaria la attuale leadership della Federcalcio. Considerando poi il fatto che lo scandalo Dirty Soccer, oltre che coinvolgere la Salernitana (club di Lotito), si lega a tutto ciò con un filo conduttore, la cattiva situazione economica dei club coinvolti.

     

  • Calcioscommesse, scoppia Dirty Soccer

    Calcioscommesse, scoppia Dirty Soccer

    Ci risiamo, si era parlato di rifondazione, di repulisti del calcio ed invece, come ormai siamo abituati a vedere ad ogni fine stagione, ecco nuovamente il caso calcioscommesse a sconquassare l’estate pallonara, questa volta il caos inizia in Lega Pro e in Serie D.

    Sono più di 70 le persone indagate e una cinquantina sono n stato di fermo per una nuova cellula scovata dalla magistratura di Catanzaro nell’inchiesta denominata “Dirty Soccer“. In queste ore le forze dell’ordine stanno effettuando controlli e perquisizioni a tappeto in diverse regioni italiane: Calabria, Campania, Puglia, Emilia Romagna, Abruzzo, Marche, Liguria, Toscana, Lombardia e Veneto. Una vera e propria colonna vertebrale del calcioscommesse che attraversa tutto lo stivale.

    Nuova indagine calcioscommesse | Foto Web
    Nuova indagine calcioscommesse | Foto Web

    In pratica il filone delle indagini segue due grosse organizzazioni criminali che attraverso la combine delle partite e quindi dei risultati truccati di Lega Pro e della Lega Nazionale Dilettanti avrebbero investito sulle scommesse sia in Italia che all’estero.

    L’inchiesta della Procura di Catanzaro avrebbe individuato una rete capillare di protagonisti, tra allenatori, calciatori, presidenti e dirigenti sportivi, che risultano essere direttamente coinvolti e più di una trentina le società tra cui Pro Patria, Barletta, Brindisi, L’Aquila, Neapolis Mugnano, Torres, Vigor Lamezia, Santarcangelo, Sorrento, Montalto, Puteolana, Akragas e San Severo. Inoltre nell’inchiesta è accertato l’inserimento di componenti stranieri e di natura mafiosa come alcuni esponenti della cosca Iannazzo, clan della ‘ndrangheta lametina. E’ stata proprio la presenza degli esponenti malavitosi del clan Iannazzo a far scoppiare come un pop corn l’inchiesta, in quanto ad essi e attraverso il legame con essi è stato possibile individuare il dipanarsi della matassa.

    La centralità della maxi operazione appartiene come detto alla Procura di Catanzaro che però è coadiuvata dalle centrali operative sparse nel territorio che aumenteranno il faldone delle indagini, già oggi spesso più di mille pagine, e soprattutto scoveranno altri filoni legati a quello principale fino a far diventare questo grosso inizio un’altra pagina oscura del calcio italiano sul quale le riforme ed il repulisti invocato dal Presidente della F.I.G.C. Tavecchio sembra non aver sortito effetto.

    Per ora l’inchiesta sembra limitata alla Lega Pro ed alla Serie D ma chissà che la tentacolare organizzazione non sia arrivata anche più in alto? Fatti e nomi che eventualmente scopriremo in estate dove come ormai siamo abituati oltre a seguire acquisti e cessioni dei vari team dovremo seguire gli sviluppi dello scandalo di turno.

    Fonte: AGI

  • Formula 1: Montecarlo, l’antico fascino che resiste

    Formula 1: Montecarlo, l’antico fascino che resiste

    Passano gli anni, la Formula 1 si evolve, le monoposto sono sempre più un rebus per ingegneri e sempre meno per piloti ma il fascino di una delle piste storiche del circus resiste. Parliamo di Montecarlo che ogni anno prima di cominciare vive del solito dilemma:

    “E’ ancora una pista adatta alla Formula 1 moderna?”.

    Michael Schumacher ultimo vincente Ferrari | Foto Twitter
    Michael Schumacher ultimo vincente Ferrari | Foto Twitter

    Poi inizia la settimana del Gran Premio e tutto si placa, il circuito stradale si chiude per fare spazio ad una serie di gare motoristiche che fanno da viatico al week-end e la passione del Principato ribolle richiamando su di sé tutte le attenzioni che merita. E’ come una signora nobile che si guarda allo specchio tutto l’anno e poi torna a rispolverare i suoi gioielli a rifarsi il trucco e a rientrare in scena rubandola ancora una volta, come un antico rito, che offusca tutte le altre donne presenti in sala. Considerazione romanzata ma che è attualissima visto che saltano, per questioni economiche, circuiti come Francia e Germania e Monza è sempre in bilico.

    E’ uno dei circuiti dove ogni pilota vorrebbe fare una corsa, ha delle insidie tutte particolari e la monoposto deve obbligatoriamente essere preparata ad-hoc mettendosi ancor più nelle mani del conduttore. E’ qui che la Ferrari debuttò nel 1950 e dove nella sua storia ha trionfato per otto volte, l’ultima nel 2001 con Michael Schumacher e nel mezzo con la straordinaria epopea di Gilles Villeneuve nel 1981.

    In Formula 1 è la pista dove ogni dettaglio può fare la differenza, dove la meticolosità non è mai troppa e gli stessi protagonisti lo sanno molto bene perché dalle prove libere fino al briefing pre corsa sarà una ricerca affannosa alla perfezione sia sul settaggio della monoposto che sul legame, affinato al massimo, tra lo stesso pilota e la sua estensione motorizzata. Difficile chiudere Montecarlo se non c’è tutto questo considerando anche la sua straordinaria magia che all’improvviso in una delle tantissime curve prese sempre la limite ti può lasciare con l’amaro in bocca per un dettaglio appunto trascurato.

    La Ferrari a Montecarlo | Foto Twitter
    La Ferrari a Montecarlo | Foto Twitter

    Soprattutto alla partenza è una bagarre pazzesca dove il gruppo si ritrova subito a dover fare attenzione per incanalarsi senza toccarsi e poi inizia una fila indiana dove, sempre tenendo i mille occhi su ogni dettaglio, i protagonisti tentano di trovare il pertugio per azzardare il sorpasso, ma anche un semplice doppiaggio diventa un’operazione che merita approfonditi ragionamenti prima di essere fatto.

     

  • Tradimenti e bimbi feriti, deliri di fine stagione

    Tradimenti e bimbi feriti, deliri di fine stagione

    Ad ogni fine stagione del mondo pallonaro italiano si verificano incidenti e deprecabili comportamenti in occasione delle ultime partite e per magari una foga eccessiva nei festeggiamenti degli appassionati. Nulla a che vedere con la delinquenza vista in occasione della finale di Coppa Italia della scorsa stagione, ma comunque veri e propri deliri che portano a conseguenze devastanti, legate allo sport, ma solo per una questione di coincidenze.

    A Frosinone in occasione della festa per la promozione in Serie A la folla della cittadina ciociara, dopo il netto 3-1 ottenuto dalla squadra di Stellone contro il Crotone, si reca nella centralissima via Aldo Moro nei pressi dello stadio “Matusa“. Tra le centinaia di persone entusiaste per il cammino della squadra c’è un padre che con un bambino di appena sette mesi in braccio, decide di trascendere salendo su una pensilina di plexiglass esultando come se fosse su un normale gradone dello stadio.

    I festeggiamenti dei tifosi del Frosinone per la promozione in Serie A | Foto Web
    I festeggiamenti dei tifosi del Frosinone per la promozione in Serie A | Foto Web

    Purtroppo per il piccolo il plexiglass cede e il volo di un paio di metri è devastante soprattutto per lui che batte la testa. Il bambino è stato portato subito al Pronto Soccorso di Frosinone e successivamente portato al Bambino Gesù di Roma dove è stato ricoverato per trauma cranico e ipertensione endocranica, intubato e ventilato meccanicamente con supporto rianimatorio avanzato e neuro protezione. Un fatto triste che ha funestato la festa della storica promozione ciociara e rappresenta l’emblema di come la gioia per il tifo prevarica le regole di buonsenso a scapito dell’incolumità personale e di chi è caro.

    A Milano un impiegato di 45 anni come di consueto si reca al bar per vedere la partita del Milan con amici, dopo la terza rete del Sassuolo non ce la fa più e decide di tornarsene a casa, peccato che tra le proprie mura trova la brutta sorpresa di scoprire la moglie insieme all’amante. Esplode la rabbia e aggredisce sia l’una che l’altro provocando l’intervento dei Carabinieri per sedare la questione. La reazione non ha nulla a che fare con il calcio e l’episodio è legato ad esso solo per un fatto, l’esasperazione, quanto in un rapporto coniugale inficia la passione per il calcio a tal punto che in un caso un partner possa nell’abitudine dell’altro costruirsi una vita amorosa parallela? E quanto tempo ed attenzione il tifoso medio toglie ai propri cari dedicandoli al football?

    In un periodo storico dove il calcio è sempre meno sport e sempre più spettacolo, fatto sempre meno di bandiere e sempre più di star, c’è ancora spazio per storie drammatiche che dal campo si intrecciano con la vita quotidiana influenzandola anche quando sempre meno dovrebbe.

  • Genoa-Torino, il Grifone domina il suo destino

    Genoa-Torino, il Grifone domina il suo destino

    Genoa-Torino è soprattutto una sfida tra due cuori indomabili, che per quest’anno hanno il piacere di battere all’impazzata per l’Europa. Le due squadre sono vicinissime e dopo il successo dell’Inter ieri sera sono anche insidiate dai nerazzurri. Per il Grifone c’è inoltre nel mirino la squadra odiata dei cugini, la Sampdoria, che attualmente occupa la sesta posizione in classifica, utile per l’accesso all’Europa League.

    In parole povere il Torino se ottiene un risultato positivo a Genova può continuare a battagliare per il piazzamento europeo, il Genoa deve continuare con il trend delle ultime giornate e continuare a tallonare quella posizione occupata dalla Samp tenendo lontano sempre l’Inter di Mancini che dovrà poi affrontare nello scontro diretto tra due giornate proprio al Ferraris.

    Il Genoa parte subito aggressivo soprattutto con Kucka e una buona pressione anche degli attaccanti Borriello e Niang che però poi peccato della migliore intesa in fase di costruzione. Al 5° Falque calcia da posizione defilata sulla destra e da fuori area, Padelli respinge la botta potente.

    La tematica di inizio partita è chiara quindi, il Genoa cerca di imporre il ritmo con tanto pressing, ma quando i granata (in tenuta bianca oggi) ripartono in velocità sono pericolosi. Al 14° bella combinazione sulla sinistra tra Lopez e Molinaro che mette un traversone in mezzo rasoterra sul quale Quagliarella da posizione invitante ed in spaccata riesce a deviare alto sopra la traversa di poco.

    Fase di gioco di Genoa-Torino | Foto Twitter
    Fase di gioco di Genoa-Torino | Foto Twitter

    Al 18° stupenda azione del Genoa in contropiede che si porta in vantaggio. Niang ruba palla nella propria metà campo e a grandi falcate raggiunge Borriello passandogli il pallone, l’ex romanista gli ripassa il pallone sulla fascia sinistra ed il francese di prima la mette in mezzo rasoterra. Pronto ad aspettare l’assist c’è il solito Falque che di potenza e precisione batte Padelli per l’1-0. Con tre passaggi il Grifone nel momento buono del Torino si porta in vantaggio.

    La reazione granata è immediata, al 23° dopo un’azione insistita di Lopez la palla arriva a Benassi che tira di potenza da fuori area, De Maio devia il tiro con la testa e successivamente un altro difensore rossoblù fa carambolare la sfera vicino alla porta di Perin pericolosamente. Sull’angolo seguente Maksimovic va vicino alla deviazione vincente ma il portiere rossoblù è attento.

    Al 31° raddoppio rossoblù annullato da Orsato. Da un calcio d’angolo dalla sinistra Burdisso in corsa devia di testa in porta nell’angolo opposto ma per farlo si aiuta con le braccia sbilanciando l’avversario. Al 36° Bertolacci dopo un’altra bella giocata di Falque calcia da fuori area un rasoterra potente che Padelli può solo respingere e la difesa libera in affanno. Al 43° ancora Niang sulla sinistra che s’invola e mette in mezzo un cross basso sul quale Borriello in scivolata arriva di pochissimo in ritardo.

    Al 44° il Torino potrebbe pareggiare, l’assist lo fornisce Roncaglia che come spesso gli capita si distrae e passa indietro il pallone verso Perin senza accorgersi che Quagliarella è dietro di lui, per fortuna il portiere rossoblù chiude stando in piedi il pericoloso uno contro uno. E’ l’ultima emozione del primo tempo, una prima parte di gara bella ed equilibrata giocata con un buon ritmo dove il Genoa ha meritato il vantaggio.

    La gioia di Falque | Foto Twitter
    La gioia di Falque | Foto Twitter

    Ripresa che inizia senza nessun cambio per le due formazioni ma dopo due minuti di gioco su un contrasto, con De Maio, Quagliarella è costretto ad uscire e al suo posto entra Martinez. Il canovaccio è completamente capovolto, la ripresa vede subito il Torino a costruire ed il Genoa a difendere.

    Al 61° pareggio granata, El Kaddouri con una punizione magistrale aggira la barriera e supera Perin alla sua sinistra, prodezza balistica con il portiere rossoblù immobile. Al 68° però il Grifone riporta dalla sua parte la partita. Tino Costa, subentrato a Borriello, batte dalla destra con un sinistro potente che viene deviato e spiazza imparabilmente Padelli sul lato opposto.

    Al 77° Farnerud si rende pericoloso su calcio di punizione ma Perin è attento ed in due tempi sventa la minaccia con la complicità di Bertolacci.

    Il finale di match è un po’ convulso per il Genoa, che cerca di chiudere e ripartire sfilacciandosi, di contro il Torino di Ventura inserisce anche Amauri per tentare il tutto per tutto, ma è inutile perché all’86° Bertolacci chiude il match con una magia, tiro a giro di destro che s’insacca sotto l’incrocio dei pali per il 3-1 e la ciliegina sulla torta la mettono Pavoletti e nuovamente Costa nei minuti di recupero per una punizione fin troppo severa per il Toro. Genoa-Torino finisce 5-1.

    La squadra sotto la Gradinata Nord in festa | Foto Web
    La squadra sotto la Gradinata Nord in festa | Foto Web

    GENOA-TORINO 5-1 (1-0) – 18° Falque (G); 61° El Kaddouri (T); 68° Costa (G); 86° Bertolacci (G); 92° Pavoletti (G); 95° Costa (G)

    Genoa (3-4-3): Perin 6; Roncaglia 5,5, Burdisso 6,5, De Maio 6; Rincon 6,5, Bertolacci 7, Kucka 6, Edenilson 6; Falque 7,5 (dal 85° Izzo S.V.), Borriello 5,5 (dal 53° Costa 6,5), Niang 5,5 (dal 71° Pavoletti 6,5).

    All.: Gian Piero Gasperini 7

    Torino (3-5-2): Padelli 6; Maksimovic 6,5, Glik 6, Moretti 5; Peres 6 (dal 81° Amauri S.V.), Benassi 5,5(dal 71° Farnerud 5), Gazzi 6, El Kaddouri 6,5, Molinaro 6; Quagliarella 5 (dal 49° Martinez 5,5), Lopez 5.

    All.: Giampiero Ventura 5

    Arbitro: Daniele Orsato 6

    Ammoniti: Lopez (T), Peres (T), De Maio (G), Moretti (T), Roncaglia (G) Espulsi: –

  • Scudetto nato da un trauma e vinto in “Allegri-a”

    Scudetto nato da un trauma e vinto in “Allegri-a”

    La Juventus diventa campione d’Italia per la sua trentatreesima volta nella sua storia, 31 per l’albo della Federcalcio a causa delle sentenze di Calciopoli nel 2006, poco importa se lo Scudetto ha il numero giusto o sbagliato, resta il fatto che la Signora del calcio italiano per la quarta volta consecutiva porta a casa il titolo tricolore.

    Scudetto che, se non è stato inatteso, è stato certamente il più difficile da prendere. La stagione per la Juventus iniziava non bene. l’inizio del ritiro di preparazione era stato funestato dalle dimissioni di Antonio Conte e dalla scelta della società di puntare su Massimiliano Allegri. La piazza era furiosa, i giocatori sfasati e delusi dalle parole dell’ex-mister che li definiva “spompati” e la società spiazzata per un mercato condotto all’insegna dei vecchi schemi con acquisti importanti che potevano saltare. Tutti si ricorderanno di Evra e Morata, per esempio, che erano attesi a Torino per le visite mediche e che rimandarono l’arrivo per avere chiarimenti dal nuovo corso tecnico.

    Arturo Vidal festeggia dopo la rete alla Sampdoria | Foto Twitter
    Arturo Vidal festeggia dopo la rete alla Sampdoria | Foto Twitter

    Allegri è arrivato, ha subito la contestazione della piazza, ha accettato le vie percorse della società in fase di mercato e fatto un patto con i giocatori. Il successo suo dipendeva da loro e la fine loro portava alla fine sua, una storia di sport già vista che può portare al tracollo ma che se va a buon fine porta alla costruzione di un gruppo solido, omogeneo, compatto ed invincibile. Avversari e pubblico avverso sono stati spazzati e conquistati, poi c’è stato il capolavoro, l’intuizione di iniziare a modulare la squadra con un’ambiente ed una nota di fiducia maggiore e qui la Juventus ha compiuto l’accelerazione che l’ha portata via dal gruppo delle inseguitrici. Dopo la sconfitta di Genova, la prima in stagione, poteva essere buttato tutto all’aria ed invece con la stessa calma dell’inizio di stagione il tecnico ha saputo ricucire lo strappo senza perdere di vista l’idea. Questo ha portato i Campioni d’Italia a saper giocare con la difesa a tre e con la difesa a quattro con la stessa tranquillità, cosa non da poco anche per il percorso in Europa.

    E’ in questa fase che Allegri vince e fa vincere la sfida alla Juventus, squadra martellante con Antonio Conte e diventata intelligente con Allegri, ne sono la dimostrazione le due partite esterne con la Roma e con il Napoli per non parlare del match in Grecia con l’Olympiacos e a Torino con l’Atletico Madrid in Champions. Adesso i bianconeri assaporano sfide affascinanti perché il confine che era stato tracciato con quel “spompati” da Conte è stato cancellato e la squadra è rinata avendo piena convinzione di cosa può fare ma senza sapere quanto ancora può fare.

    Massimiliano Allegri sollevato nei festeggiamenti dalla squadra a Marassi | Foto Twitter
    Massimiliano Allegri sollevato nei festeggiamenti dalla squadra a Marassi | Foto Twitter

    Poi ci sono le storie personali, quelle fatte dai campioni, quella di Bonucci, ormai centrale di difesa insostituibile, quella di Marchisio capace di ricoprire tutti i ruoli a centrocampo con la stessa sostanza, quella di Vidal partito con guai al ginocchio e che non si è mai risparmiato, quella di Tevez che oggi è diventato un fenomeno vero in grado di cambiare le partite, quella di Morata, ragazzino del Real venuto a mostrarsi al mondo in bianconero, quella di Pereyra autentica rivelazione della stagione per non parlare di quella di Pogba, ormai un campione su cui la Juventus dovrà riflettere molto in estate, ma questa è un’altra storia.

    Poi c’è la Juventus, sempre lei, quella che con lo Scudetto da del “tu“, nella sua storia madama ha vinto tanto poi si è assopita, a volte sembrava vecchietta altre volte incompleta ma sempre bella viva e battagliera, il DNA di quella maglia e di quella società è tutta in questa fame incredibile di vittorie, come un mostro iracondo mai sazio che trasforma i Cuccureddu, i Torricelli, i Conte, i Di Livio e gli Sturaro in guerrieri indomabili. Per avere un’istantanea della fame bianconera basta vedere all’84° della partita di oggi Bonucci che s’inferocisce con l’arbitro per un calcio d’angolo non assegnato su un suo colpo di testa e presumibilmente deviato, tutto ciò quando bastava un punto per lo Scudetto e la Juventus stava già vincendo 0-1.

    La Juventus rinasce ancora una volta quando tutti ad inizio anno la davano per spacciata, adesso per il bene del calcio italiano, sarebbe utile che si aggiunga di competitività che si ritrovino Milan e Inter, che faccia un salto di qualità la Fiorentina e diventino più solide Napoli, Roma e Lazio, allora sì che si potrebbe tornare a parlare di campionato più bello del Mondo come anni fa.

  • Ibra via dal PSG, e se andasse alla Juve?

    Ibra via dal PSG, e se andasse alla Juve?

    Ibra non è più un elemento indispensabile per il Paris Saint Germain, a rivelarlo è l’Equipe che ritiene sicura la dipartita del campione svedese a fine stagione dalla Capitale transalpina.

    Il fattore scatenante del divorzio secondo la popolare rivista francese sono state le parole poco eleganti che il calciatore pronunciò il 15 marzo scorso dopo la partita contro il Bordeaux in Ligue 1. Ibrahimovic disse allora che “la Francia è un paese di m….” e questo comportò una serie di reazioni importanti coinvolgendo anche noti volti della politica transalpina, la questione poi si ridimensionò ma come una brace ardente che è viva sotto una coltre di cenere è tornata a bruciare demarcando una linea che pare insanabile tra la proprietà del club e lo stesso giocatore.

    Zlatan Ibrahimovic | Foto Twitter
    Zlatan Ibrahimovic | Foto Twitter

    Da quella partita ne conseguirono ben quattro turni di squalifica, ieri contro il Metz il giocatore era in tribuna a seguire i compagni che strapazzavano i rivali per 3-1 e si riprendevano, senza di lui, la vetta del campionato francese. Oltre al fatto sportivi, prettamente legato al risultato, in questi giorni sono accadute alcune cose che fanno riflettere sullo scenario del mercato che si andrà ad aprire nei prossimi mesi e le strade di Paris Saint Germain e Juventus sembrano destinate ad incrociarsi con sullo sfondo lo sguardo imperscrutabile proprio di Ibra.

    Andiamo con ordine. Che le strade di Ibrahimovic e del PSG si stessero dividendo si poteva intuire, ma non in maniera così repentina, considerando poi chi è il procuratore dello svedese (Raiola) si poteva avvertire già l’ennesimo trasferimento ma dove? Secondo l’Equipe il PSG sarebbe intenzionato ad onorare il contratto con il calciatore, riconoscendogli quanto pattuito nel contratto ma rescindendo lo stesso a fine stagione, come una sorta di rimborso per il disturbo di andarsene.

    Edinson Cavani | Foto Twitter
    Edinson Cavani | Foto Twitter

    Nei giorni scorsi Le Parisien, altra rivista autorevole francese, aveva ipotizzato che la cessione di Edinson Cavani a fine stagione a favore della Juventus fosse una cosa fisiologica, dovuta proprio al dualismo esistente tra il Matador e Ibra, in questo modo uno dei due elementi doveva essere escluso dal club ed il più debole, secondo il magazine era proprio l’uruguaiano, tuttavia l’Equipe ora rimette, secondo quanto detto sopra, nuovamente alla pari i due gioielli del PSG.

    Paul Pogba, oggetto del desiderio di Al-Khelaifi | Foto Twitter
    Paul Pogba, oggetto del desiderio di Al-Khelaifi | Foto Twitter

    La Juventus è alle prese con la difesa di Pogba, o meglio cerca di tenerlo o di monetizzare il più possibile su un’eventuale sua cessione di fronte a qualcosa di indecente e questo non è un mistero, chi è il procuratore del giocatore? Mino Raiola. Nella giornata di ieri, sempre attraverso Le Parisien ecco che esce un’intervista a Nasser Al-Khelaifi, sceicco proprietario del Paris Saint Germain, il quale ammette di aver incontrato Paul Pogba, che il giocatore gli interessa ma che c’è una folta concorrenza dietro di lui. Oltre a questo Al-Khelaifi conferma anche Blanc, Ibra e Cavani per il prossimo anno. Ovviamente non tutto è credibile ma si può ipotizzare una strategia ben definita con dietro le quinte proprio Mino Raiola.

    Ibrahimovic pare essersi bruciato in Francia, le giornate di squalifica mitigano le reazioni ma al suo rientro in campo potrebbe riaccendersi il fuoco, i francesi sono molto nazionalisti, quindi Raiola potrebbe essere alla ricerca di una nuova sistemazione per il giocatore veramente. Paul Pogba, ha dichiarato più volte il suo debole per il Paris Saint Germain, essendo parigino e se avesse la possibilità di raddoppiare il suo ingaggio prenderebbe l’ipotesi in considerazione lasciando la Juventus. Cavani è nel progetto del PSG che vede in lui un’alternativa valida alla star Ibrahimovic, ecco che quindi Raiola potrebbe intercedere a favore di uno scambio tra Juve e PSG per i suoi due assistiti, facendo però entrare nelle casse della Juventus un consistente conguaglio economico per la differenza di valore attuale tra i due giocatori.

    In questo caso resta il problema dell’ingaggio alto di Ibra per la Juve, ma se l’Equipe ha visto giusto quell’indennizzo previsto per lo svedese, di cui abbiamo parlato sopra,  sarebbe un contributo al compenso più basso che Zlatan prenderebbe dai bianconeri. La Juventus metterebbe a posto l’attacco con due pezzi da novanta come Tevez, ammesso che resti ancora un anno, e Ibrahimovic e in questo modo avrebbe una cinquantina di milioni più gli introiti derivanti dalla Champions League di quest’anno da spendere per rinforzare gli altri reparti.

    Ovviamente indovinare le strategie del mercato quando ci sono personaggi come Raiola e Marotta come registi è sempre molto complicato, ma se fosse possibile come la prenderebbero i tifosi juventini un eventuale ritorno di Ibrahimovic a Torino?

  • Bomba carta, intolleranza e moviola in curva. I fatti di Torino-Juve

    Bomba carta, intolleranza e moviola in curva. I fatti di Torino-Juve

    Quello che il 32° turno di Serie A lascia ai posteri non sarà l’escalation di risultati a sorpresa come la sconfitta della Fiorentina contro il Cagliari o la vittoria nel Derby della Mole del Torino dopo venti anni di supremazia bianconera nella stracittadina, ma sarà il dibattito sulla bomba carta lanciata o confezionata male e sulla violenza legata al calcio.

    Mentre Procura e Polizia torinese si smentiscono a vicenda analizzando le immagini di quanto accaduto all’interno e all’esterno dello stadio “Olimpico” di Torino (che sarebbe meglio ribattezzare “Polveriera Granata” perché di olimpico, come spirito, ha mostrato ben poco in questa domenica), la giustizia sportiva attonita ed impreparata come sempre prende tempo attendendo lo sviluppo delle indagini.

    assalto pullman juvePartendo dai fatti accaduti all’interno dello stadio si sono analizzati i filmati ripresi dalle telecamere dell’impianto che mostrano un fitto lancio di oggetti da entrambi i settori. Ora, già questo in un Paese che sa di poter fare della legalità il suo fiore all’occhiello dovrebbe bastare, perché se c’è un pre-filtraggio e poi un filtraggio con tanto di perquisizioni etc. etc. vuol dire che bengala, fumogeni, petardi e altro non dovrebbe esserci all’interno, inoltre se c’è un fitto lancio di oggetti c’è la sospensione della partita ed eventualmente la sua soppressione, cosa che sappiamo non avviene mai per questioni di ordine pubblico. E qui torniamo indietro di un anno alla finale di Coppa Italia, quando era palese che il calcio era morto nell’incarnazione del compianto Ciro Esposito, ma si giocò ugualmente in un clima surreale.

    A Torino non c’è stato il morto, per fortuna, tuttavia il nesso è lo stesso perché affianco a dove cade un pezzo di seggiolino (o anche peggio) c’è sempre una persona ignara che è lì con la sola colpa di vedere una partita di calcio, quindi il rischio comporta comunque una violenza altrui. La bomba carta esplode prima del match, quindi a prescindere dopo quanto accaduto al pullman della Juventus, sarebbe stato bello un comunicato dello speaker che recitava “Signori, per colpa di alcuni di voi che ne hanno assaltato il pullman la Juventus si è deciso di non scendere in campo e per colpa di alcuni di voi che hanno portato all’interno ordigni esplosivi che hanno ferito alcuni supporter granata il Torino ha deciso di non scendere in campo” ergo una presa di posizione da entrambe le società, che avrebbe saputo tanto di quella serietà perduta nel mondo del calcio e una colpa nei confronti di entrambe le tifoserie a prescindere.

    BOMBA-CARTA-DERBYNon è fondamentale chi sia stato a tirare la bomba carta, è fondamentale e allucinante solo pensare di portare un oggetto del genere in uno stadio. I feriti si sono verificati per la conseguenza della deflagrazione e delle schegge di seggiolini che sono finiti addosso ferendo le persone. E’ un po’ come una bomba a mano con carica ridotta in guerra, solo che in guerra c’è in ballo la vita delle persone, la sopravvivenza, non tre semplici punti per una classifica che comunque tra qualche mese ricomincerà da zero. Veramente allucinante.

    L’assalto al pullman della Juventus è altrettanto allucinante perché chi ha visionato le immagini può constatare che lungo il percorso che il mezzo fa ci sono centinaia, non la solita decina di idioti, ma centinaia, che vedono in quel pullman un nemico da insultare, abbattere e sfasciare. Dalle immagini si vedono persone che appartengono a generazioni differenti, padri di famiglia, nonni, gente che magari poi ad un bambino il lunedì direbbe “non alzare le mani su un tuo compagno di scuola“. Vuol dire che lì in quel pezzo di città, con quella sciarpa addosso, con l’avversario in quel momento a disposizione tante, troppe persone diventano solo bestie.

    Il Ministero dell’Interno, ma tutto il Governo, dovrebbe porsi qualche domanda, qui non si tratta di hooligans, non si tratta di ultrà si tratta di un paese che è affetto da una nevrosi aggressiva e che soprattutto è diventato intollerante anche nel contrastare l’intolleranza. Dalla politica allo sport, ogni volta che c’è una manifestazione o un evento c’è il rischio di scontri tra chi non è d’accordo con l’altro e di mezzo ci sono le forze dell’ordine che non hanno idea e non sanno come fare per tutelare il regolare svolgimento delle cose, come democrazia e legalità imporrebbero.

    Adesso nel caso specifico escono fuori  filmati fatti dai tifosi per capire se c’è stato il lancio della bomba carta o meno, ben vengano, è giusto che si arrivi ad una verità, tuttavia in questo Paese affetto da nevrosi aggressiva c’è da chiedersi perché siamo arrivati al punto da adottare anche la moviola sugli spalti….

     

  • Toro, l’occasione di rilustrare la storia granata

    Toro, l’occasione di rilustrare la storia granata

    Due destini contrapposti quelli che ha disegnato la storia per le due squadre torinesi, il Toro quando aveva, probabilmente, la squadra più forte di tutti i tempi in Serie A è stato abbattuto dalla malasorte che oltre a fermare una macchina perfetta ha spezzato le vite di campioni leggendari ponendo i granata ad un dolorosissimo e mai dimenticato default. La Juventus, all’ombra della Mole ha trovato la proprietà e la protezione della famiglia più aristocratica e ricca d’Italia, attingendo da essa la forza economica e l’appeal che le ha fornito nella sua storia campioni e l’ha fatta diventare, prima la più amata d’Italia e poi la più titolata.

    Due strade che sono partite in simbiosi, con dalla Juventus alcuni soci che si dissociarono fondando il Torino che conosciamo oggi, ma due strade che hanno portato nella storia a due contrapposizioni sociali nella città, così come accaduto a Milano, dove gli interisti rappresentavano i borghesi mentre i milanisti le classi operaie. Il fenomeno del Derby della Mole prende proprio vita grazie a questo, l’espansione economica della FIAT e nel contempo la fama e la gloria della Juventus contro la Torino che suda, che lotta, che lavora in fabbrica subendo le angherie del “padrone”. Ovviamente tutto ciò è la facciata di comodo, nella realtà in fabbrica lavoravano e lavorano fianco a fianco tifosi bianconeri e granata che come in tutte le città italiane al lunedì dopo le partite discute animatamente ed al tempo stesso nel tessuto sociale torinese sono presenti anche imprenditori potenti di fede granata.

    La Curva granata pronta a ribollire di passione | Foto Twitter
    La Curva granata pronta a ribollire di passione | Foto Twitter

    Insomma il valore storico del Derby della Mole è uguale a quello di qualsiasi altro derby, ma il suo percorso fatto di uno sbilanciamento netto a favore dei bianconeri lo rende ancor di più valoroso, desiderato e difficile per il Toro. Vincere questa partita contro i cugini diventa un’impresa, ogni volta, titanica e se raggiunta porta in dote una gloria immensa. Inutile dire che contro questa Juventus la squadra di Ventura dovrà fare l’impresa.

    I presupposti ci sono, come in passato quando i bianconeri erano nettamente più forti ci sono delle trappole che possono far inciampare una signora disattenta e che ha fatto le “ore piccole” in Europa. La Juventus deve per forza gestire le sue forze e deve per forza incominciare a pensare al suo prossimo avversario di Champions League, se non lo facesse da subito perderebbe un’occasione d’oro e questo Allegri lo sa benissimo.

    I granata dal canto loro hanno un allenatore in grado di leggere e preparare le partite in modo incredibile e poi c’è il popolo, un popolo che chiede un successo sui cugini da tempo immemorabile la Juve non ha la stessa spinta, ha una spinta che parte da tutta l’Italia ormai, che l’ha fatta esportare al di fuori dei confini torinesi e che oggi più di ieri vive questa sfida come una questione di supremazia su una rivale storica al pari della Fiorentina o del Milan, quindi è importante per lei ma non è prioritario come per il Torino in questo caso vincere, ma c’è sempre quel “germe”, quel DNA fatto di non lasciare niente a nessuno, fatto di non mollare mai che l’ha portata dopo l’oblio nuovamente alla gloria.

    Il Torino ha nelle sue caratteristiche le possibilità per portare a casa il Derby della Mole, dovrà essere aggressivo, rasentando la cattiveria sportiva, ma soprattutto non dovrà mollare un secondo i cugini tenendo gli occhi aperti per tutti i novanta minuti, il resto lo faranno l’imprevedibilità e la voglia di rivincita di giocatori come Quagliarella. Si presenta una sfida davvero più equilibrata, in questo caso, di quanto ci si possa aspettare, perché il derby è questo e normalmente lo vince chi vuole più prenderselo.