Autore: ClaudioBlasi89

  • La strana coppia: Andrè Villas Boa e Jürgen Klopp

    La strana coppia: Andrè Villas Boa e Jürgen Klopp

    Sono probabilmente i due allenatori emergenti più in vista del momento, e stanno ottenendo ottimi risultati alla guida di Porto e Borussia Dortmund: si tratta di André Villas Boa e Jürgen Klopp. Entrambi giovani (44 anni per il tedesco, appena 34 per il portoghese), stanno conducendo le rispettive formazioni alla vittoria del campionato. E se per le i lusitani non è una novità, forti dei loro 24 titoli nazionali, si tratta invece di una sorpresa per i tedeschi, che hanno vinto la loro sesta e ultima Bundesliga nella stagione 2001/2002.

    IL NUOVO MOURINHO – Scontatissima l’etichetta di “nuovo Mourinho” per Villas Boa, dato che la storia del tecnico di Oporto ricalca per ampi tratti quella dello “Special One”. Inizia la carriera nel mondo del calcio giovanissimo, a soli 16 anni, come osservatore, ed a 22 è già allenatore delle Isole Vergini. Ma probabilmente la vera svolta arriva nel 2003/2004, quando diventa assistente proprio di Mou, nella sua esperienza al Chelsea, con un rapporto che si protrarrà sino al 2008/2009, quando Villas Boa decide di spiccare il volo e diventare allenatore dell’Académica, squadra portoghese invischiata nella lotta salvezza, e portata all’11° posto finale. Il Porto allora, decide di riprovarci, e consegna la panchina al discepolo di Mourinho. E i risultati non tardano ad arrivare: 19 vittorie e 2 pareggi nelle prime 21 giornate di campionato, miglior attacco e miglior difesa del torneo (appena 7 gol subiti), con 8 punti di vantaggio sul Benfica.

    Villas Boa schiera il suo Porto con un 4-3-3 che ha saputo valorizzare le doti offensive di tutta la rosa, e che mette in risalto le qualità del bomber brasiliano Hulk (all’anagrafe Givanildo Vieira de Souza), pezzo pregiato della squadra e oggetto del desiderio si numerosi club spagnoli, Siviglia e Altletico Madrid su tutti. Altro perno del’undici titolare è Joao Moutinho, centrocampista 23enne sbarcato quest’anno nella città portoghese, diventato ormai titolare inamovibile, grazie alla sue abilità tecniche e alla sua duttilità, visto che oltre ad essere impiegato come centrocampista centrale avanzato, può giocare anche più defilato sul fronte offensivo.

    OUTSIDER – Se tutto sommato il tecnico portoghese “non ha fatto altro” che riportare il Porto ai fasti degli anni passati, si può dire che il lavoro compiuto da Jürgen Klopp a Dortmund ha davvero i crismi dell’impresa. Sbarca sulla panchina dei gialloneri nel 2008, dopo 8 anni al Mainz, squadra che aveva condotto alla sua prima, storica, promozione in Bundesliga.

    Il Borussia, nel recente passato, aveva rischiato prima il fallimento e poi la retrocessione, con il solo fiore all’occhiello della finale, persa, di Coppa di Germania. Ed è proprio da qui che riparte Klopp, vincendo la Supercoppa tedesca ai danni della corazzata Bayern, e concludendo la stagione al 6° posto (miglior piazzamento delle ultime 4 stagioni), e bissa lo stesso risultato nella stagione successiva. La stagione 2010/2011 però, è quella della svolta: il suo Borussia uccide letteralmente il campionato, accumulando, dopo 24 giornate, 12 punti di vantaggio sulla seconda, e ben 16 sul Bayern Monaco campione uscente, divario legittimato anche dalla splendida vittoria ottenuta per 3-1 sul campo dei bavaresi nell’ultima giornata di campionato.

    Le fortune del Borussia di Klopp si basano sulla prolificità dei suoi centrocampisti, che contribuiscono non poco alla fase realizzativa della squadra. I vari Şahin, Großkreutz, Götze e il nipponico Kagawa, hanno segnato insieme 24 reti, poco meno della metà delle reti complessive messe a segno in campionato. Il resto lo fa Barrios, centravanti paraguaiano, che può vantare uno score personale di 11 gol in 21 partite. Dopo i Mondiali, il 26enne attaccante giallo-nero era stato accostato a numerosi clubs, tra cui il Milan, ma è rimasto un altro anno in Germania, e i risultati gli stanno dando ragione.

    Insomma si tratta di due formazioni giovani, che praticano un bel calcio e che sono guidate da due tecnici diversi tra loro, ma che stanno dimostrando di avere capacità per ambire alla guida di grandi squadre. E chissà se nella prossima stagione, la vetrina della Champions, non li consacrerà definitivamente.

  • Lecce – Roma, le probabili formazioni. Pizarro titolare

    Lecce – Roma, le probabili formazioni. Pizarro titolare

    Al “Via del Mare” va in scena il primo anticipo della 28.a giornata, con il Lecce che ospita la Roma. Entrambe le squadre sono reduci da un pareggio, ma dal significato diametralmente opposto: il Lecce ha ottenuto un punto preziosissimo in chiave salvezza, in casa del Brescia, diretta concorrente per la permanenza in Serie A, mentre la Roma ha letteralmente bruciato i 3 punti nella partita casalinga contro il Parma.

    Stasera i capitolini sono chiamati ad una grande prestazione, sia per cercare di non accumulare ulteriore distacco dalle squadre in lotta per la qualificazione ai preliminari di Champions (la Roma è a -5 dalla Lazio, che occupa il 4° posto), sia per preparare la fondamentale partita di martedì sera contro lo Shakhtar, con la mente libera da eventuali defaiances contro la squadra di De Canio.

    Dal canto loro, i leccesi devono sfruttare al meglio le partite casalinghe per accumulare punti salvezza (+3 sul Cesena terz’ultimo), e tra le mura amiche hanno già dimostrato di poter fermare le grandi, con i pareggi con Inter e Milan e la convincente vittoria contro la Juventus.

    Dubbi Pizarro e Menez per Montella, con Brighi e Taddei pronti a sostituirli. De Canio dovrà a fare a meno di Di Michele infortunato, con Jeda favorito su Corvia per una maglia da titolare.

    PROBABILI FORMAZIONI

    LECCE (4-4-1-1): Rosati; Donati, Gustavo, Fabiano, Brivio; Munari, Giacomazzi, Vives, Mesbah; Olivera; Jeda. A disposizione: Benassi, Tomovic, Grossmuller, Bertolacci, Piatti, Chevanton, Corvia.

    Allenatore: De Canio.

    ROMA (4-2-3-1): Doni; Cassetti,Mexes, Juan, Riise; Pizarro, De Rossi; Taddei, Perrotta, Vucinic; Borriello. A disposizione: Julio Sergio, N. Burdisso, Simplicio, Castellini, Greco, Brighi, Menez

    Allenatore: Montella.

  • Arrivederci Delio, il saluto del condottiero

    Arrivederci Delio, il saluto del condottiero

    Probabilmente le sfide facili non gli sono mai piaciute, altrimenti non avrebbe deciso di lavorare per Lotito e Zamparini, due uomini con i quali il dialogo, a volte, sembra un utopia.

    Stiamo parlando di Delio Rossi, tecnico appena esonerato dal vulcanico presidente rosanero, dopo la pesante sconfitta del “suo” Palermo contro l’Udinese. Nella conferenza stampa tenuta per salutare i tifosi siciliani, Rossi non ha parole troppo dure verso la società che lo ha allontanato, e pare profondamente legato a una piazza, che nel bene e nel male, gli ha voluto bene.

    Gli allenatori e i presidenti passano, ma il Palermo rimane, ricordatelo sempre questo” dice il tecnico riminese, ed il Palermo adesso è una realtà concreta nel panorama calcistico italiano, ed una parte del merito è sicuramente sua, che ha saputo valorizzare uno spogliatoio composto essenzialmente da giovani, con un’orchestra composta dai vari Ilicic, Bacinovic ed Hernandez,  ed un tenore come Javier Pastore, letteralmente espoloso all’inizio di questa stagione. Nello scorso campionato il Palermo targato Rossi ha ottenuto un’importante qualificazione in Europa League, anche se per lunghi tratti i rosanero avevano occupato il 4° posto, buono per i preliminari di Champions.

    Un’allenatore che sa lavorare con i giovani e che regge alla pressione di piazze importanti, un pò come gli era capitato alla Lazio, dove era arrivato nel corso della stagione 2005/2006 (Dopo la positiva esperienza al Lecce, con il quale aveva ottenuto un ottimo 10° posto). La sua storia sulla panchina capitolina è stata a tratti esaltante, con una qualificazione ai preliminari di Champions League, una Coppa Italia vinta, e lo storico tuffo nella fontana del Gianicolo per festeggiare la vittoria in un derby. Ma anche qui non sono mancati i momenti difficili, con un rapporto con Lotito spesso problematico, ma sempre in grado di far sbocciare i talenti che aveva disposizione, come accaduto con Zarate.

    Quello che colpisce di Delio Rossi è l’impegno e la passione che ha dedicato alla squadre dove ha lavorato, senza fare tanto rumore, senza troppi fronzoli, ma cercando di trasmettere ai suoi giocatori la cultura del lavoro e del sacrificio. Insomma un bel bagaglio di esperienze e capacità per un neo-disoccupato, che lo metteranno sicuramente nel pieno del mercato allenatori estivo, che si preannuncia caldissimo, con tante panchine a rischio. Insomma, arrivederci Delio.

  • Un russo in laguna, Yuri Korablin rileva il Venezia

    Un russo in laguna, Yuri Korablin rileva il Venezia

    Sbarcano i russi tra i canali della “Serenissima”. La Fbc Unione Venezia passa infatti nelle mani di Yuri Korablin , imprenditore russo, cinquantunenne, già sindaco della città di Khimki.  Nel suo curriculum ci sono già le esperienze nel mondo del basket e del calcio, con ottimi risultati, visto che le squadre ha fondato sono arrivate ai massimi livelli nei rispettivi sport.

    Il magnate dell’est ha provveduto a rilevare le quote societarie dall’ormai ex presidente Enrico Rigoni, tramite la società, creata per l’occasione, Venice Football Accademy srl.

    Forse meno conosciuto (e facoltoso) del suo connazionale Abramovich, il neo presidente lagunare ha comunque le idee chiare sui traguardi che vuole raggiungere: “Faremo di tutto per riportare la squadra in Serie A, anche se, vi dico subito, non sara’ facile. E penso che la Regione Veneto meriti di avere uno stadio di altissimo livello europeo: sono questi i nostri progetti futuri”.

    Il Venezia milita in serie D, ed  è attualmente secondo in classifica nel girone C, a 2 punti dalla capolista Treviso.  I tempi della Serie A di Zamparini e Recoba sembrano ormai lontanissimi, ma adesso, sognare è lecito.

  • I dolori del giovane Montella

    I dolori del giovane Montella

    In un ambiente caldo come quello romano, il passo da “eroe” a “vittima sacrificale” è breve. Vincenzo Montella, neo-tecnico della Roma, sembrava aver portato una ventata d’aria fresca nello spogliatoio giallorosso, ormai saturo di polemiche e malumori. La vittoria col Bologna aveva ridato entusiasmo ad una squadra  che sembrava svuotata, priva delle ambizioni che l’anno scorso l’avevano spinta alla splendida rimonta sull’Inter di Mourinho. Ma le brutte abitudini, si sa, sono dure a morire, e allora riecco la Roma inciampare su se stessa, gettando al vento la vittoria col Parma, sprecando il doppio vantaggio, e rimontata da due gol di Amauri. Mica Maradona o Van Basten.

    Montella cerca di far vedere i muscoli, e non si nasconde dietro l’alibi della scarsa condizione fisica, palesata dalla squadra nel corso della stagione,  cercando di dare un segnale forte all’ambiente, spronando chi gioca meno a farsi trovare pronto, e ripetendo che le sue scelte sono dettate dall’affidabilità  e non dal nome scritto dietro la maglia. Vedremo se avrà le spalle abbastanza larghe per gestire una rosa ricca di talenti, ma anche piena di prime donne.

    Per il tecnico napoletano la prossima sfida in programma è in quel di Lecce, contro una squadra che si trova in un buon momento di forma, come dimostrano la vittoria contro la Juventus ed il pareggio ottenuto, non senza polemiche, contro il Brescia. Ma la vera sfida sarà martedi, in Ucraina, dove Totti e compagni dovranno cercare di ribaltare il pessimo risultato ottenuto in casa contro lo Shakhtar Donetsk. A tener banco sono le condizioni di Pizarro, uscito malconcio dallo scontro con Giovinco di domenica scorsa, e che potrebbe essere risparmiato contro i salentini, in vista dell’appuntamento di martedi sera. In dubbio anche Menez, che ha concluso anzitempo l’allenamento, a causa di un problema alla schiena.

    Se le motivazioni in campionato sono quelle che sono, con il quarto posto come massimo obiettivo, la Roma deve cercare di sfruttare al massimo la vetrina europea, in un periodo di transizione societaria, che potrebbe portare lontano dalla Capitale i pezzi pregiati della compagine giallorossa. Mexes ha già la valigia pronta, direzione Milan, e non è detto che altri compagni non decidano di imitarlo, cercando migliori fortune in altre squadre. E in una fase critica della stagione come questa, non servono altre distrazioni.

    Dulcis in fundo, vale la pena di spendere due parole su Adriano, l’Imperatore persosi nella Milano da bere e mai più ritornato. Quest’estate aveva suscitato più di qualche dubbio la decisione di riportarlo in Italia, dato anche l’elevato ingaggio percepito. Dopo appena 6 mesi, la “scommessa  Adriano” è chiaramente persa, con il giocatore che non si è mai reso utile, e che resterà a Trigoria sino a giugno. Tra una birra e l’altra.