Autore: cicciorigoli

  • Il Giro d’Italia con il Bambino in braccio, tutto facile per Rodriguez El Purito

    Il Giro d’Italia con il Bambino in braccio, tutto facile per Rodriguez El Purito

    Poco da dire, c’era uno che doveva vincere, e ha vinto. Un arrivo disegnato per Joaquim Rodriguez, che non si fa sfuggire l’occasione e sprinta all’arrivo di Assisi. Tappa, maglia rosa, benedizione dei frati francescani e a questo punto credo che gli abbiano dato in premio anche un set di pentole col fondo fuso alto un centimetro.

    Molto belli gli ultimi chilometri, in mezzo alle dolci colline umbre. Io ho vissuto in Umbria per diversi anni, e le colline umbre hanno questa particolarità: all’inizio dici “Ah che belle le dolci e verdi colline umbre“, dopo qualche tempo dici “Queste dolci e verdi colline umbre, insomma, mica male“, dopo qualche mese vorresti radere al suolo le dolci e verdi colline umbre e fare una spianata di cemento ed ecomostri messi in fila. Molto belle le colline però, diciamoci la verità, che noia!

    "Purito" Rodriguez ©LUK BENIES/AFP/GettyImages

    La tappa, dicevo, diventa emozionante negli ultimi chilometri. A scattare ci provano in tanti: Pozzovivo, Tiralongo, un olandese della Rabobank, Fausto Coppi redivivo, Giovanni da Procida, Ermenegildo Zegna, due coccodrilli e perfino un orango tango. Ma tutti sappiamo chi alla fine avrebbe vinto, ovvero Rodriguez. Nota di colore: viene soprannominato “El purito“, ovvero il sigaro, perché durante un allenamento in salita si affiancò ad alcuni compagni e, per far vedere quanto era facile per lui pedalare, mimò di fumare un sigaro. La sera, per punizione, gli fecero fumare veramente un sigaro intero. Gli è andata ancora bene, diciamo che il sigaro avrebbe potuto fare una fine molto meno nobile se avesse trovato dei compagni di squadra molto più incazzosi.

    Da domani si ricomincia, tappa di pianura prima di affrontare ben altre montagne che non siano le dolci colline umbre. La tappa più lunga, di trasferimento, probabilmente ci sarà da sonnecchiare per tutti e 256 i chilometri prima della volata. Direi anche che se lo meritano, questi ragazzi che pedalano tutto il giorno. Non pensate tanto ai campioni, quelli che vincono le tappe, pensate ai gregari di seconda fascia, quelli che pedalano fino alla fine come gli altri ma fanno il triplo della fatica. È a loro che va il mio pensiero, a questi operai della fatica, e quando penso a loro mi chiedo: se esiste la reincarnazione, quale terribile peccato devono scontare questi ragazzi? Cosa avranno fatto di così orribile nelle vite precedenti per macinare ogni giorno chilometri senza mai avere un sussulto di gloria? A loro va il mio augurio, che un giorno, forse a causa di un genocidio di gruppo, riescano a vincere almeno una tappa. Ciao ragazzi, siete i miei eroi.
    Io e mio figlio vi salutiamo, andiamo a raccogliere due fiori sulle verdi e dolci colline umbre. E a studiare un piano per spianarle definitivamente.

  • Il giro d’Italia con il bambino in braccio, Ventoso vince in volata

    Il giro d’Italia con il bambino in braccio, Ventoso vince in volata

    Devo dire la verità, sono stato fregato. Pensavo che ieri sarebbe stata una tappa inutile, l’avevo scritto l’altro giorno, e invece si è rivelato un finalone di quelli da seguire con attenzione. Una volta ripresa la classica fuga di giornata, sulla salitella finale parte Joaquim Rodriguez, uno dei pretendenti alla maglia rosa, e sorprende tutti. Mentre alcuni stavano tranquillamente passeggiando, quello, probabilmente cogliendo il mio suggerimento di qualche giorno fa di attaccare quando nessuno se l’aspetta, attacca e rischia di farcela. Per ripigliarlo si mette a tirare Pozzovivo, vincitore di ieri, insieme ad alcuni degli uomini di classifica, alcuni marines e le teste di cuoio francesi prontamente richiamate per bloccare questa azione. Viene ripreso a 5 chilometri dall’arrivo malmenato, legato mani e piedi, inserito in un sacco e buttato nel più vicino cassonetto.

    Sbrigata la formalità Rodriguez, ci si prepara per la volata. Grazie allo strappo alcuni velocisti sono fuori gioco, ma c’è ancora lui, Marcone Cavendish, che si prepara in qualche modo a fare un sol boccone degli altri. E invece.
    All’ultima curva, su un asfalto viscido come una lastra di ghiaccio cosparsa di burro e coperta di olio motore (non so se rendo l’idea), succede una specie di polpetta di ciclisti. Uno si scansa, Pozzato per evitarlo va sopra a Goos che ha appena frenato, altri tra cui l’australiano arrivano letteralmente a ruota e per terra si forma un tappetino di corridori bestemmianti. Verranno tutti seppelliti in terra sconsacrata.

    Giro D'Italia 2012 | © LUK BENIES/AFP/GettyImages

    I superstiti si lanciano in volata, tra loro anche la maglia rosa che non capisce neanche lui perché si trova in piedi sui pedali in mezzo ad altri che pedalano come dei dannati, ma visto che si trova nel mezzo, pedala. Da dietro arriva Francisco Ventoso che canticchiando “Passeggiando in bicicletta, accanto a te” supera tutti e vince la sua seconda tappa al Giro in carriera.

    Oggi tappa nervosa, con arrivo ad Assisi. Speriamo che non cadano per terra bestemmiando come appena successo, altrimenti i frati del convento potrebbero prenderli in ostaggio e costringerli a fare voto di castità, povertà e penitenza per scontare i santi tirati giù dal cielo. A parte gli scherzi, la salita verso Assisi non è male. Niente di incredibile, è vero, ma stai a vedere che qualcuno, con la scusa di partire prima per non trovare traffico all’ingresso in basilica potrebbe provare a fare un numero.

    Io e mio figlio vi salutiamo, andiamo a tirare su qualche corridore che è ancora rimasto steso per terra dalla caduta di ieri. Dice che se li lasci per terra poi mettono radici e viene fuori un albero di velocisti, noi volevamo coltivarne qualcuno in vaso.

  • Il Giro d’Italia con il bambino in braccio, Pozzovivo fa il pirata

    Il Giro d’Italia con il bambino in braccio, Pozzovivo fa il pirata

    Si chiude la tre giorni Marchigianabruzzesecampana, e si chiude con un grande numero di Pozzovivo, giovane ciclista che entra subito tra quelli che potrebbero vincere questo Giro d’Italia. Non credo che ci riuscirà, però già così è un bel risultato.

    Tutti hanno aspettato l’ultima salita, ovviamente, e proprio lì se ne è andato Domenico, con una progressione che sembrava avesse messo un motorino nei pedali. Continuava a guadagnare secondi, tanto che invece dell’antidoping a fine gara hanno controllato che non avesse con sè un formatore di buchi spazio temporali, grazie al quale è riuscito a guadagnare 40 secondi in pochi metri. Se non si fosse fermato a mangiare un panino con la cotoletta alla fine della salita, probabilmente avrebbe vinto di slancio anche la tappa di domani.
    Gli altri sono rimasti comunque in gruppo, quelli forti diciamo, quindi non ci sono stati grossi stravolgimenti.

    Giro D'Italia 2012

    La maglia rosa è sempre sulle spalle di quel canadese dal cognome impronunciabile. Ho riflettutto sul perché non fossero mai esistiti forti corridori canadesi e ho posto questa domanda al consolato canadese in Italia dal quale mi hanno risposto: “Provaci tu ad allenarti in mezzo alla neve con una biciclettina da corsa, e poi vedrai come mai”. Bisogna dire che i canadesi non brillano per gentilezza, evidentemente, e che hanno anche poco da fare al consolato visto che rispondono alle mie domande senza costrutto.
    Nota di colore del giorno: ho scoperto che Rigoberto Uran, colombiano del team SKY e loro uomo di classifica, di cognome fa Uran Uran. Sembra un gruppo degli anni Ottanta, adesso aspetto solo che ci sia un corridore che di cognome fa Pandau Allet, e ricaschiamo in pieno in mezzo a una rivalità musicale che credevamo sepolta da anni. Che poi, dico io, come si fa a chiamare un figlio Rigoberto? A questo punto chiamalo Braccobaldo, se proprio lo vuoi far vivere male.

    Oggi tappa pianeggiante, corta, inutile. Ci sono dei ciclisti che hanno già prenotato la sdraio con l’ombrellone, per quanto sarà inutile seguire la tappa finché non arriveranno alla volata. Considerando poi che alcuni velocisti che potevan contrastare Mark Cavendish si sono fratturati o ritirati per diversi motivi, potrei forse già scrivere adesso la cronaca della tappa di domani. Il testo sarà all’incirca così: “Non è successo nulla”. Il mio eroe Taylor Phinney ieri è arrivato con soli 21 minuti di ritardo, e gareggia per la maglia nera. Al momento è quart’ultimo in classifica generale, ma so che con un piccolo sforzo può arrivare tranquillamente ultimo. Vai Taylor, siamo tutti con te!
    Io e mio figlio vi salutiamo, andiamo a prendere un’orzata aspettando che passi questa inutile tappa di lunedì.

  • Il Giro d’Italia con il bambino in braccio, vince Paolino Tiralongo

    Il Giro d’Italia con il bambino in braccio, vince Paolino Tiralongo

    Finalmente qualcosa si muove, finalmente vediamo qualcuno che ci prova. E poi chi vince? Uno dei migliori gregari del ciclismo moderno, ovvero Paolo Tiralongo.
    Dalle Marche all’Abruzzo quasi tutto un saliscendi, parte la fuga con un altro dei miei eroi di questo giro: Fumiyuki Beppu, ciclista giapponese che d’ora in poi chiameremo Beppe. Parlare di ciclisti giapponesi è come parlare di sciatori magrebini, motociclisti eschimesi oppure pallavolisti pigmei: sembrano difficili persino da immaginare, ma possono esistere. Il nostro Beppe si infila nella fuga che verrà ripresa a pochi chilometri dal’arrivo, e io penso a questo ragazzo che viene da lontanissimo, al nostro samurai che non oso immaginare quanto venga sfottuto in patria per il lavoro che ha scelto di fare. In Giappone, notoriamente, i lavori migliori e più ricercati sono:
    – Arrotolatore di sushi;
    – Kamikaze (carriera solitamente breve ma intensa);
    – Personaggio di un fumetto manga;
    – Daitarn 3

    Giro d'Italia 2012 | ©Luk Beines/AFP/GettyImages

    Sicuramente il giovane Beppe, non riuscendo a sfondare in nessuna di queste specialità, ha deciso di darsi al ciclismo su strada, e noi per questo lo stimiamo. Grazie Beppe, anzi, Arigatò!
    La tappa quindi è segnata da questa lunga fuga, ripresa in ogni caso dal gruppo, e dal primo arrivo in salita di questo giro. Man mano si staccano in tanti, tra cui la maglia rosa Malori, e a 1600 metri, sull’ultimo strappo, parte la bagarre. Invece di Cunego, come tutti si aspettavano, parte Scarponi. Dietro di lui, Tiralongo, dicevo ottimo gregario che in carriera aveva vinto solo una gara: la tappa di Macugnaga l’anno scorso al Giro d’Italia. Sembra quindi che non ci siano speranze per il bravo Paolino, che invece sente una forza dentro che neanche lui sa come e supera Scarponi. Seconda tappa vinta al Giro nella carriera, diciamo poche vittorie ma sentite. Prima della vittoria dell’anno scorso il miglior risultato in bicicletta di Tiralongo era stato quella volta in cui, durante una tappa di trasferimento al Giro 2007, aveva preso un Gratta e Vinci in un bar e aveva vinto 50 euro.

    Oggi altra tappa di mezza montagna, non difficilissima ma con una bella salita finale, anche se gli ultimi 5 chilometri sono in pianura. Vediamo se qualcuno deciderà di dare un senso a questa domenica e presentarsi lunedì con una bella e nuova maglia rosa, oppure tutti aspetteranno ancora e dedicheranno questa giornata a riflettere sulle tagliatelle fatte in casa che gli avrebbe preparato la mamma nel caso avesse deciso di non partecipare al giro.

    Ultima nota: la maglia rosa passa sulle spalle di Ryder Hesjedal, primo canadese a guidare la classifica generale. Il ciclista ha qualcosa in comune con l’ex maglia rosa Ramunas Navardauskas: corre per la stesa squadra, è il primo a diventare maglia rosa per il suo Paese, e soprattutto ha un cognome impronunciabile e difficile da scrivere. Evidentemente nel team Sky amano avere dei ciclisti che non si sa come pronunciare, come fai a urlare “Forza Hesjedal”? Io ci ho provato, mi hanno dato 3 giorni di prognosi per lingua slogata, e altri 3 per aver provato a gridare “Vai Navargauskas!”. Ma uno che si chiama Mario Rossi non potevano prenderlo in quella squadra?

  • Il Giro d’Italia con il bambino in braccio, Malori chi se lo aspettava?

    Il Giro d’Italia con il bambino in braccio, Malori chi se lo aspettava?

    Oh, finalmente una di quelle belle tappe dove non sai cosa succederà. Non è una tappa di pianura, non è una tapa di montagna, che cosa sia non si sa, un po’ come il risotto mare e monti, che certe volte non sa nè di mare nè di monti, al limite di collina. Di certo l’unica cosa è che si è trattata di una tappa strana. Gli uomini di classifica si fanno vedere (poco) ma non attaccano, gli attaccanti che ti aspetteresti si dimenticano di attaccare, va via una fuga che non riescono a riprendere e la maglia rosa è qualcuno su cui non avresti mai e poi mai puntato una lira ovvero Adriano Malori, campione italiano a cronometro, che io francamente non conoscevo. Dopo una fuga lunghissima, e con una grande incertezza su chi sarebbe stata la nuova maglia rosa grazie agli abbuoni, arriva secondo e si trova primo in classifica. Probabilmente non per tanto tempo, ma vuoi mettere la soddisfazione? Ha detto che per festeggiare si farà un tatuaggio, ho alcuni suggerimenti su che cosa scrivere:
    – E chi se lo aspettava?
    – Dai, se mi state facendo uno scherzo ditemelo
    – Quel giorno che ho avuto la maglia rosa non se lo aspettava nessuno e allora mi sono fatto un tatuaggio per ricordarlo a tutti nel caso qualcuno dovesse avere dei dubbi in futuro.

    Adriano Malori nuova maglia rosa | ©Luk Beines/AFP/GettyImages

    Quest’ultima frase magari è un po’ complessa da scrivere in un tatuaggio, ma può avere un suo perché.
    Vince la tappa il colombiano Rubiano Chavez, bravo a scattare sul muro di Montelupone. Conosce bene queste strade, perché fino a poco tempo fa abitava a Montegranaro, paese attraversato oggi dalla tappa. Se allora funziona così, se quindi per vincere bisogna aver abitato nelle vicinanze e quindi conoscere le strade, mi chiedo come mai i ciclisti non si trasferiscano in massa sull’Aprica oppure sul Mortirolo.

    Certo, fai una vita un po’ sacrificata a stare tutto il giorno in mezzo ai pascoli, però di certo le strade le conosci benissimo.
    Domani inizia un week end che potrebbe dare alcune risposte, anche se nessuno ha fatto le domande. Speriamo che comincino a farsi vedere gli uomini di classifica, altrimenti mi sa che mi prendo una vacanza finché non arrivano le Dolomiti, non posso aspetare altre due settimane prima che si cominci a fare sul serio. Dai ragazzi, cercate di fare l’attacco che nessuno si aspetta a Isernia, invece di aspettare lo Stelvio. Il giorno dopo la Gazzetta uscirebbe con un titolo del tipo: “Michele Scarponi sbanca il Molise” oppure “Ivan Campo-Basso”. Sarebbe una prima pagina indimenticabile non tanto per me, quanto per il Molise che fino a oggi tra le sue glorie ha prodotto a malapena Antonio Di Pietro.

    Una piccola precisazione riguardo alla tappa di due giorni fa: mi sono dimenticato di dire che Phinney, il nostro eroe, era caduto di nuovo. Urge qualcuno che gli tenga il sellino mentre lui impara a pedalare.
    Io e mio figlio vi salutiamo, ce ne andiamo fischiettando “Ma dove vai, bellezza in bicicletta…”

  • Il Giro d’Italia con il bambino in braccio, in volata è sempre Cavendish

    Il Giro d’Italia con il bambino in braccio, in volata è sempre Cavendish

    Tappa pianeggiante, per velocisti, volatone, Cavendish.
    Potrei concludere qua il resoconto della tappa di ieri, ma da bravo cronista sarò scrupoloso e cercherò di allietare la vostra lettura con delle note di costume, in vista delle prime tappe con delle salite che arriveranno da domani.
    Parte la solita fuga velleitaria, vecchia conoscenza delle prime tappe di questo Giro, ripresa dalle squadre dei velocisti. Rimini, Riccione, Gabicce Mare, Fano, i corridori attraversano le note località turistiche, forse per questo ci si apettava una giornata tranquilla, magari con i ciclisti con un ghiacciolo in mano che ci provano con le belle svedesi come i Vitelloni nei film degli anni Settanta. Invece quella che doveva sembrare un’allegra passeggiata di salute è stata una corsa sfrenata a quasi 50 chilometri all’ora sulle strade dell’Adriatico.

    Mark Cavendish vince in volata la quarta tappa | © LUK BENIES/AFP/GettyImages
    Da segnalare una caduta che ha lasciato indietro alcuni velocisti importanti, come ad esempio Hushovd, che si sono trovati staccati e non sono riusciti a rientrare in tempo per la volata. Ecco, probabilmente loro ne hanno approfittato per fischiare dietro alle rare straniere che circolano in questo periodo sulla Riviera Romagnola.
    Nulla da segnalare per la classifica generale, il lituano col cognome impronunciabile che chiameremo semplicemente “Il lituano col cognome impronunciabile” continua a mantenere la maglia rosa, che presumibilmente perderà nella nervosa tappa di domani.

    Nota di costume: Cavendish è salito sul podio con la figlia, che ha poco più di un mese. Chissà se vuole farla conoscere a mio figlio, magari si piacciono e io mi ritrovo consuocero di una campione del mondo. Il casino vero sarà invitarlo a pranzo, mica posso preparare la consueta pasta al forno e il polpettone a un velocista! Quindi mi sa che niente, per mio figlio troverò una fidanzata con un consuocero che mangia normalmente. Non sarà un campione del mondo, ma almeno alla fine del pranzo non mi dovrò vergognare a offrirgli il limoncello.
    Io e mio figlio andiamo a scaldarci per la tappa nervosa di oggi, magari pedaliamo un po’ ciascuno visto che ci sono delle salite.

  • Il Giro d’Italia con il bambino in braccio – La crono squadre

    Il Giro d’Italia con il bambino in braccio – La crono squadre

    Prima tappa in Italia, e si comincia con una Crono squadre. La Crono squadre è una gara atipica. Il ciclismo, si sa, è soprattutto uno sport individuale, e dover correre tutti assieme per arrivare al traguardo è come giocare una partita di calcio invece che 11 contro 11 contemporaneamente, soltanto uno alla volta per 9 minuti ciascuno (escluso il portiere). Non so se rendo l’idea, ma spero che nessuno della Fifa legga questa mia affermazione perché, conoscendoli, potrebbero decidere di far giocare davvero alcune partite così per rendere più spettacolari i tornei.

    Cronosquadre nella quale trionfa la Garmin, praticamente una squadra costruita per le crono. La maglia rosa va al lituano Ramunas Navardauskas, primo lituano a indossare la maglia di leader nella storia. Come qualche giorno fa Goos aveva vinto perché Cavendish era cappottato durante la volata, allo stesso modo Navardauskas è primo in classifica perché il suo compagno Rasmussen, meglio piazzato di lui in classifica, a un certo punto si è praticamente fermato. Possiamo dire che fino a oggi il Giro è dominato dagli avvenimenti casuali e si sospetta anche da alcune macumbe effettuate ai danni dei favoriti.

    Astana al Giro d'Italia © Luk Beines/AFP/GettyImages

    Al secondo posto la Katusha, squadra russa. Quindi ha vinto una squadra americana, seconda una squadra russa, al terzo posto mi sarei aspettato la Germania Est. Un ritorno della Guerra Fredda oltre 20 anni dopo, sul palco mi sarei aspettato che a premiare il vincitore ci fossero Gorbaciov e Reagan. Gli uomini di classifica sono tutti lì, in poco meno di un minuto, quindi non ci sono stati grandi sconvolgimenti e il divertimento arriverà tra poco, con le prime tappe di quasi montagna. C’era anche da aspettarselo, sono tutti freschi in queste prime giornate e immaginavamo non ci sarebbero stati grossi distacchi.

    Una menzione va soprattutto all’idolo di questi primi giorni di Giro: Phinney. Ha dovuto cedere la maglia, anche perché dolorante per le cadute dei giorni scorsi e quindi non al massimo della condizione, a un certo punto è andato anche a finire tra i prati. È riuscito a non cadere per terra, e tornando dalla sua escursione in mezzo alla campagna ha raccolto anche un chilo di pregiatissimi funghi porcini che ha generosamente donato ai propri compagni di squadra. Taylor, amico dei giorni più lieti, sarai anche fortissimo, sarai anche l’erede di Armstrong, ma se continua così alla prossima tappa conviene che sulla tua bicicletta montino delle rotelline come ai bambini.

    Domani pianura, e quindi si prospetta il volatone finale. Se non accadono sconvolgimenti e se nessun cecchino appostato sui tetti spara a Cavendish durante la volata, il favorito è abbastanza prevedibile. A meno che non ci sia qualcun altro che lo butta per terra, ma in quel caso potrebbe scoppiare l’incidente diplomatico con la nazione australiana che già minaccia di sospendere l’export di boomerang in tutta l’Europa.
    Io e mio figlio vi salutiamo, andiamo a correre la nostra cronosquadre. Siamo sponsorizzati dalla Pampers, in questo momento, ma meditiamo di passare alla Lines, che ci dà un ottimo contratto e una fornitura di pannolini fatti apposta per i ciclisti neonati, con una pratica sacca per inserirci il cordone ombelicale e impedire che dia fastidio durante la pedalata.

  • Il Giro d’Italia con il bambino in braccio. Arrivederci Danimarca

    Il Giro d’Italia con il bambino in braccio. Arrivederci Danimarca

    Ultima tappa in terra danese, ci aspettavamo tutti la seconda vittoria di Mark Cavendish. E invece a pochi metri dal traguardo il campione del mondo è stato impallinato ed è crollato per terra. Ma andiamo con ordine.
    Ieri si scalava la montagna più alta della Danimarca: 158 metri. La chiamano montagna perché altrimenti non saprebbero su cosa interrogare in geografia i bambini alle elementari, in realtà è una specie di collinetta sulla quale vanno i giovani danesi a suonare i bonghi e a fumare. Ho il sospetto che sia stata costruita con i Lego, visto che questa nazione vanta tra le sue glorie proprio i famosi mattoncini colorati.
    Tappa abbastanza breve, per permettere il trasferimento in Italia. Ho letto che per risparmiare le squadre quest’anno hanno deciso di viaggiare low cost. Ottima idea, l’unica difficoltà è riuscire a far stare la bici nel bagaglio a mano della Ryan Air. Alcuni ci sono riusciti, altri l’hanno legata con una catena al carrello dell’aereo.

    Giro d'Italia ieri ultima tappa in Danimarca | ©CLAUS FISKER/AFP/GettyImages
    I soliti attaccanti dal chilometro zero, sulle cui velleità mi sono espresso ieri, e poi i treni delle squadre dei velocisti e degli uomini di classifica davanti a tirare. Finale meno pericoloso di ieri, perché c’era un lungo rettilineo di 1500 metri alla fine. La SKY si piazza in testa per portare avanti Cavendish, si disunisce un po’ alla fine ma l’australiano è comunque in buona posizione. Non fosse che a un certo punto, mentre lancia lo sprint, gli taglia la strada Roberto Ferrari, che tocca la ruota davanti e manda per terra Cavendish, che termina la gara con la bicicletta in spalla come un corridore di ciclocross e l’unica parola che riesce a dire alla fine è “Ferrari, Ferrari”. I commentatori televisivi hanno tralasciato di dire che mentre escalamava queste parole il buon Mark era diventato verde e urlava, quindi nell’aria si sentiva una specie di FERRARI!!! FERRARI!!! pronunciato dall’Incredibile Hulk.

    Ora, amico Ferrari, vieni qua che ti devo dire una cosa: Ma con tanti ciclisti da buttare per terra, proprio Cavendish? Non potevi buttarne un altro, di modo da non subire nessun richiamo e nessuna squalifica? Proprio con quello? Come se io avessi voglia di andare a tagliare le gomme della macchina di qualcuno, e decidessi di farlo sulla macchina di Sandokan, il capo dei Casalesi. Diciamo che un po’ te la sei andata a cercare la retrocessione all’ultimo posto.

    Vince Goos, sfruttando appunto l’unica occasione possibile, ovvero l’atterramento di Cavendish. Pù che allo sprint, ha vinto per KO tecnico
    Per terra rotola ancora Phinney, la maglia rosa. È la seconda volta in due giorni, se continua così cominceranno a utilizzarlo come disco da curling, vista la sua abilità nello scivolare. Speriamo che oggi, durante il giorno di riposo, non cada dalla scaletta del’aereo. Magari vuole mantenersi in allenamento.
    Io e mio figlio vi salutiamo, dovevamo andare in montagna a raccogliere funghi, credo che andremo invece a raccogliere Phinney, che ultimamente cade come le foglie in autunno.

  • Il Giro d’Italia col bambino in braccio – Tappa 2

    Il Giro d’Italia col bambino in braccio – Tappa 2

    Seconda tappa del Giro d’Italia, come ampiamente previsto (non solo da me, credo anche da mia nonna che non sa neanche che cosa sia il ciclismo) ha vinto Mark Cavendish.
    Non che sia stata un tappa facile. È partita una fuga al km 0, ovviamente ripresa. Che cosa fanno partire a fare una fuga, se la tappa è tutta pianeggiante e il Gran Premio della montagna è piazzato a 55 metri sul livello del mare? Io ogni volta penso che la speranza degli attaccanti sia che, partendo così presto, non trovino traffico mentre il gruppo rimane imbottigliato nel controesodo domenicale. Più che una fuga, una partenza intelligente. Solo che li riprendono sempre. Come succede a quelli che fanno la partenza intelligente, che arrivano sempre dopo degli altri.

    Comunque, dicevo, tappa completamente pianeggiante e per velocisti. La paura in queste tappe è di prendere il vento oppure le cadute. Oppure i guasti tecnici a pochi chilometri dalla fine. Infatti durante la tappa è successo tutto questo.

    Giro d'Italia 2012 – 2 tappa | ©CLAUS FISKER/AFP/GettyImages

    La caduta c’è stata nell’ultima curva, piazzata a pochi metri dal traguardo. Alcuni corridori si sono andati a schiantare contro le transenne mentre lanciavano la volata, per la velocità uno dei ciclisti coinvolti è decollato ed è stato ritrovato in Olanda. Ora sta bene, solo che si è rifatto una vita, ha indossato un paio di zoccoli di legno e ha cominciato a coltivare tulipani.

    Phinney per colpa di un guasto meccanico ha dovuto pedalare fortissimo nel finale per non perdere la maglia rosa. Nessuna resa dei conti nella sua squadra, se si esclude il fatto che il meccanico che gli ha messo a posto la bicicletta dovrà tornare in Italia da solo invece che con l’aereo insieme agli altri. Ah, dimenticavo, dovrà tornare pedalando dalla Danimarca all’Italia sulla bici fallata di Phinney.
    Cavendish ha stravinto e mentre gli altri sgomitavano lui, quatto quatto, è partito con la sua accelerazione ed è arrivato primo. Ha dovuto anche rallentare nel finale perché aveva preso troppo slancio e stava per superare le 88 miglia orarie, rischiando di ritrovarsi nel 1955 insieme a Marthy McFly di “Ritorno al futuro”.
    Oggi altra tappa pianeggiante, come ovvio in Danimarca visto che la montagna più alta misura 147 metri. Il favorito potete intuirlo da soli.

    Io e mio figlio vi salutiamo caramente, andiamo a comprare una scatola di biscotti danesi, quelli nella latta. Che poi nessuno li compra mai per i biscotti, ma solo per la latta, solitamente riciclata per metterci dentro i fili, gli aghi, la roba per cucire insomma. Non avete idea di quanta frustrazione ho sofferto nella mia vita da piccolo aprendo quelle scatole sperando di trovarci dei biscotti, e trovandoci sempre e solo dei fili per cucire. Che poi puntualmente mangiavo, visto la fatica che avevo fatto per trovarli.

  • Il Giro d’Italia con il bambino in braccio, prima tappa

    Il Giro d’Italia con il bambino in braccio, prima tappa

    Ieri è cominciato il Giro d’Italia . 3 giorni fa è nato mio figlio. Visto che il ciclismo è da sempre una mia passione, e da 3 giorni mio figlio è diventato la mia passione più grande, perché non metterle assieme e fare finta di essere l’inviato che avrebbe dovuto essere a seguire il Giro d’Italia ma è dovuto rimanere a casa e badare al proprio bambino? Anche se in realtà Il Pallonaro non mi avrebbe mandato da nessuna parte, diciamo che in ogni caso avrei avuto un’ottima scusa.

    Il Giro d’Italia di quest’anno è partito da Herning, Danimarca (la cronaca della prima tappa). Il Giro d’Italia che parte da un’altra nazione che non sia la nostra penisola mi fa ricordare sempre quella battuta sul colore del cavallo bianco di Napoleone. Se tra vent’anni un vecchio Gerry Scotti a “Chi vuol essere milionario edizione 2032” chiedesse: “Da che nazione è partito il Giro d’Italia 2012?”, molti penserebbero a una domanda trabocchetto. Comunque, solitamente viene chiamato Crono prologo, invece stavolta era una tappa vera e propria, lunga 8 Chilometri e 700 metri. Troppo per un prologo, poco per una tappa. Avrebbero potuto chiamarla mezza tappa, oppure tappa corta, oppure tapparella, non so.

    Taylor Phinney vince prima tappa al Giro d'Italia | ©Getty Imageas

    Come ampiamente previsto, ha vinto Phinney, detto il nuovo Armstrong. Un ragazzino di 22 anni che fila come un treno, maniacale nella preparazione e dotato di una grinta straordinaria. Se penso che a 22 anni io non sapevo neanche impennare con la bicicletta, comincio a preoccuparmi per la mia anzianità galoppante. Tra parentesi, ho 31 anni.

    Primo degli italiani, al quarto posto, Manuele Boaro. Avevo scommesso su di lui, sapendo di perdere. Manuele, in caso ci dovessimo mai vedere, mi devi una birra per aver creduto in te comunque.

    I big della classifica si sono difesi, bene Basso (il mio favorito, lo dico subito), malissimo Scarponi che per fare il figo ha usato la bicicletta normale e non quella da crono. È arrivato 135°. Niente da dire Michele, buona idea. La prossima volta magari ci pensi meglio prima di fare certe scelte, eh?

    Oggi al Giro d’Italia tappa pianeggiante, il favorito d’obbligo è ovviamente Cavendish. Per gli altri c’è qualche possibilità se Cavendish forasse almeno 5 volte durante la tappa, venisse sorpreso dalla diarrea, avesse un attacco di cecità acuta negli ultimi 4 chilometri oppure al posto delle scarpette da ciclista dovesse correre con gli anfibi militari per un errore durante la vestizione mattutina. Non c’è che dire, davvero una bella prospettiva per gli altri velocisti…

    Io e mio figlio vi salutiamo, a domani!