Nella seconda giornata di test della Formula1 sul circuito di Montmelò, Roman Grosjean ha ottenuto il miglior tempo fermando il cronometro sul 1:22.716, utilizzando le gomme a mescola morbida durante tutto l’arco della sessione. Il francese della Lotus ha preceduto la Mclaren di Jenson Button, leader della mattinata, distaccato di quattro decimi (1:23.181); a seguire Pastor Maldonado e Sebastian Vettel, che ha accusato un secondo di ritardo dallo stesso Grosjean. Fernando Alonso, che è sceso in pista principalmente per avere indicazioni sul passo gara della monoposto, ha ottenuto l’undicesimo tempo firmando il suo miglior passaggio in 1:27.878. Lo spagnolo della Ferrari come detto ha sfruttato la giornata odierna per la simulazione di gara con le gomme a mescola dura, in vista del Gran Premio d’Australia che si terrà tra due settimane all’Albert Park di Melbourne e che darà il via alla stagione 2013.
Alonso alla fine della sessione ha affermato di essere molto soddisfatto delle indicazioni ricevute dalla F138, ritenendo di aver colmato il gap con le rivali e di essere già pronti e attrezzati per lottare fin da subito per il titolo Mondiale. Lo spagnolo è fiducioso per un inizio di stagione ad alti livelli, al contrario di quanto successo lo scorso anno che, nonostante la vittoria nel Gran Premio della Malesia, le difficoltà incontrate sin dalla prima gara sulla F2012 ne aveva limitato il rendimento. Il due volte campione del mondo promuove la nuova vettura definendole “200 volte meglio” della precedente F2012, poco prestante e inferiore rispetto a quelle rivali: l’auspicio è che si possa iniziare il campionato ad armi pari con la Red Bull campione uscente, con la sempre temibile McLaren e anche l’outsider Mercedes che con l’arrivo in squadra di Lewis Hamilton rappresenta una seria minaccia nella lotta al titolo mondiale, che si preannuncia sempre di più interessante e avvincente per tuti gli appassionati della Formula 1.
Nel weekend che apre ufficialmente il campionato Superbike Carlos Checa conquista la Superpole nel Gran Premio d’Australia. Sul circuito di Phillip Island lo spagnolo della Ducati ha fatto registrare il tempo migliore in 1:30.234 precedendo Eugene Laverty e l’italiano Michel Fabrizio entrambi su Aprilia. Stesso crono per Tom Sykes, quarto, e Marco Melandri, quinto: entrambi hanno fatto registrare un tempo di 1:30.615 effettuato per prima dal pilota della Kawasaki che partirà davanti al pilota italiano della BMW. Sesto posto per Sylvain Guintoli , più staccati seguono Camier, Haslam, Jonathan Rea e Davide Giugliano, decimo, staccato di un secondo dal pole-man di giornata.
Proprio in prossimità della bandiera scacchi Checa firma un tempone e straccia il suo vecchio record (1:30.882) ottenuto nel 2011, che pochi minuti prima era stato abbassato da Michel Fabrizio, prendendosi la pole che sembrava essere destinata proprio a quest’ultimo, sempre in testa durante tutto l’arco delle qualifiche, che alla fine ottiene sì la prima fila ma un terzo tempo che non lo rende troppo soddisfatto.
Ottima seconda piazza per Eugene Laverty con l’Aprilia ufficiale, vera favorita del campionato anche in virtù dei problemi accusati dalla Ducati in questo avvio di stagione, in primis l’infortunio al piede per il pilota italiano Ayrton Badovini che ne ha condizionato la prestazione e risiede in 19° posizione staccati di oltre due secondi dal suo compagno di squadra Checa. Proprio lo spagnolo ha ammesso di aver guidato al massimo per centrare questa grande prestazione dopo due qualifiche in cui le nuove Ducati Panigale 1199R hanno faticato più del previsto piazzandosi indietro rispetto alle previsioni.
Battagliero Marco Melandri piazzatosi quinto con lo stesso tempo di TomSykes ma con una BMW competitiva; il pilota ravennate potrebbe rappresentare una vera mina vagante nel corso della gara, andando a insidiare le posizioni di testa sperando che la spalla non gli procuri dei problemi in termini di rendimento. Staremo a vedere come si svolgerà la gara d’apertura della stagione del mondiale Superbike, di certo si preannuncia un Gran Premio ricco di emozioni sul circuito australiano che anche in passato ha regalato numerosi colpi di scena per gli appassionati delle due ruote.
Daniel Pedrosa si conferma leader nella seconda giornata dei test invernali sul circuito di Sepang, chiudendo la sessione di prova al comando della classifica generale. Il pilota della Honda Hrc precede, come già accaduto ieri, il pilota YamahaJorge Lorenzo, staccato dal connazionale di 19 millesimi, anche se nei giri effettuati complessivamente il maiorchino ha avuto un passo decisamente migliore del rivale. Si conferma al terzo posto Marc Marquez nonostante abbia girato su tempi abbastanza alti, ma è stato sufficiente il passaggio 20 per ottenere il terzo tempo di giornata davanti a Valentino Rossi quarto, ma comunque in netto miglioramento di prestazione sul giro. Cal Crutcholw si piazza dietro i top driver chiudendo davanti a Stefan Bradl e Alvaro Bautista sebbene con distacchi notevoli dal quartetto di testa. Sempre attardate ma in netto miglioramento le due Ducati di Hayden e Dovizioso, che hanno ottenuto rispettivamente il nono e il decimo tempo a oltre un secondo e mezzo di ritardo.
La sessione odierna ha visto un Pedrosa riconfermarsi al comando con una Honda già superiore rispetto al resto del gruppo, e soprattutto un Marquez già ad altissimi livelli che tiene il passo della coppia Lorenzo-Pedrosa come se fosse un veterano, candidandosi seriamente a battagliare per il titolo già nella sua prima stagione nella massima categoria. Lo spagnolo classe ’93 sembra non accusare le difficoltà di ambientamento su una moto nettamente diversa rispetto a quelle protagoniste in Moto2, mostrando sin da subito un gran feeling con la sua nuova Honda.
Migliora di giro in giro Valentino Rossi, distante dalla vetta 5 decimi ma in costante crescita per tutto l’arco della sessione ma complessivamente c’è soddisfazione nel team Yamaha per il lavoro svolto in questi due giorni sulla M1. Il “Dottore” ha affermato che c’è da lavorare ancora sul setting della moto ma essere così vicini ai piloti di testa che viaggiono forti lo rende comunque soddisfatto. Un pò più pessimista Jorge Lorenzo, deluso dalla prestazione della sua moto, che non si aspettava inferiore alla Honda in questi test invernali.
Daniel Pedrosa chiude al comando la prima giornata di test in Malesia, sul circuito di Sepang, nella giornata che apre ufficialmente i battenti della nuova stagione del Motomondiale. Il campionato si preannuncia molto avvincente e combattuto, soprattutto grazie al ritorno in Yamaha di Rossi e al passaggio di Marquez alla Honda ufficiale dopo il ritiro di un mostro sacro come Casey Stoner.
Lo spagnolo della Honda, leader della sessione odierna, precede di 8 millesimi il Campione del Mondo in carica Jorge Lorenzo su Yamaha. Tiene il passo dei due un ottimo Marc Marquez distante dalla vetta solo 44 millesimi, mentre è più indietro Valentino Rossi che ha ottenuto il quarto tempo nella prima uscita con la sua nuova “vecchia” moto, chiudendo con 4 decimi di distacco dal trio di testa. Ancora una volta tra i piloti di testa troviamo Stefan Bradl, che ha chiuso la sua giornata di prove dietro il “Dottore”, lasciandosi alle spalle Cal Crutchlow su Yamaha. In netta difficoltà le due Ducati, con Hayden in decima posizione a oltre 2 secondi da Pedrosa, e Andrea Dovizioso, chiamato a sostituire Rossi nella scuderia di Borgo Panigale, tredicesimo con 2 secondi e mezzo di distacco mentre l’altro italiano Andrea Iannone chiude 16esimo.
Soddisfatto Rossi alla sua prima uscita in sella alla Yamaha con la quale ha vinto 4 titoli mondiali: “Sono bastati 10 giri per rendermi conto che questa è la mia moto“, ha affermato entusiasta il pilota di Tavullia, che ha aggiunto inoltre come si sia divertito a guidare sulla pista malese dopo l’esperienza negativa vissuta in Ducati che ne ha limitato il potenziale nelle ultme due stagioni. Valentino sa che la moto può ancora migliorare nonostante ci sia già un buon feeling alla guida della M1 che, assicura il “Dottore”, essere migliore rispetto a quella guidata da lui nella precedente esperienza nel team giapponese, ma rimane comunque fiducioso del fatto che ci saranno dei progressi in vista dell’inizio della stagione.
Infine una battuta anche su Marc Marquez, vero outsider del campionato, che ha già messo in mostra le sue doti nella nuova categoria, apparso pimpante e velocissimo sin dalle battute iniziali: “Non mi aspettavo un Marquez così competitivo. Sapevo che sarebbe stato veloce, ma non così“.
La sontuosa prestazione di Marco Belinelli nella notte NBA consente ai Chicago Bulls di battere a domicilio i New York Knicks in una gara dal risultato incerto fino alle battute finali del match. La franchigia dell’Illinois parte bene e mette a distanza di sicurezza i blu-arancio orfani di Carmelo Anthony, che tiene botta soltanto con i punti fondamentali di Tyson Chandler che la fa da padrone nel pitturato, aggiungendo 18 rimbalzi ad uno score personale di 14 punti. Felton spara a salve e chiude con 27 punti ma un 9/30 dal campo, pessimo tanto quanto il resto della squadra che colleziona in totale un 27/84 che è davvero poco per poter impensierire questi Bulls. Belinelli, partito titolare, piazza 22 punti importanti per lui e per la squadra, e con l’aiuto di un ottimo Deng (22 punti anche per lui) e del vivace Nate Robinson, regala una vittoria dal sapore speciale per i Bulls e i suoi tifosi, in visibilio sugli spalti per aver battuto una storica rivale e una possibile pretendente al titolo, dando un chiaro segnale di ripresa e di unità nonostante la pesantissima assenza di un certo Derrick Rose.
Ritorna al successo dopo due ko di fila per Miami, vittoriosa contro gli Hornets sul parquet amico dell’American Airlines Arena. Partita senza storia già dalle prime battute del match, con gli Heat che prendono il largo già ad inizio del secondo quarto trascinati dal solito duo James-Wade, che mettono a referto complessivamente 50 punti. New Orleans ha un sussulto di orgoglio solo nel finale, quando Robin Lopez porta i suoi a -8 mantenendo vive le flebili speranze dei “calabroni” di espugnare il campo dei campioni in carica. Miami sigilla il match con un parziale terrificante di 11-0 infliggendo l’ennesima sconfitta agli Hornets.
Show nel derby texano tra Dallas e Houston, vinto dai Mavericks dopo un emozionante duello tra OJ Mayo e James Harden, veri protagonisti della serata. “The Beard” guida la rimonta dei Rockets che nel primo quarto erano sotto di 15, per poi passare in vantaggio e mantenere un esiguo margine alla fine del primo tempo. Si scatena così Mayo che dopo aver totalizzato 22 punti nella prima frazione, sfodera un quarto quarto da paura replicando alla prestazione altrettanto super di un Harden in forma All Star e trascinando i suoi ad una vittoria memorabile sul parquet di Houston. Alla fine il tabellino dirà 40 punti per Mayo e 39 per Harden, che la dice lunga sull’equilibrio e la spettacolarità della partita.
RISULTATI NBA 8 DIC 2012
Los Angeles Clippers – Phoenix Suns 117-99 Cli: Griffin 24, Crawford 21, Paul 16 Pho: Beasley 21, Brown 19, Scola 18
Washington Wizards – Golden State Warriors 97-101 Was: Crawford 22, Beal 17, Seraphin 14, Martin 14 GS: Lee 24, Thompson 23, Curry 22
Charlotte Bobcats – San Antonio Spurs 102-132 Cha: Walker 23, Henderson 13, Sessions 12 SA: Green 23, Parker 22, Mills 13
Boston Celtics – Philadelphia 76ers 92-79 Bos: Garnett 19, Green 16, Pierce 13 Phi: Young 22, Turner 13, Holiday 11
Miami Heat – New Orleans Hornets 106-90 Mia: Wade 26, James 24, Bosh 13 NO: Anderson 24, Lopez 20, Smith 12
Cleveland Cavaliers – Detroit Pistons 97-104 Cle: Pargo 24, Varejao 16, Miles 15 Det: Knight 30, Prince 14, Monroe 11
Chicago Bulls – New York Knicks 93-85 Chi: Belinelli 22, Deng 22, Robinson 14 NY: Felton 27, Smith 15, Chandler 14
Memphis Grizzlies – Atlanta Hakws 83-93 Mem: Randolph 18, Gasol 18, Gay 17 Atl: Smith 24, Williams 21, Horford 19
Houston Rockets – Dallas Mavericks 109-116 Hou: Harden 39, Parsons 18, Douglas 13 Dal: Mayo 40, Kaman 20, Collison 12, Carter 12
Nella notte Nba vincono i Denver Nuggets di Gallinari e i Chicago Bulls di Belinelli, mentre cadono malamente i Toronto Raptors di Andrea Bargnani sul parquet degli Utah Jazz.
Denver batte gli Indiana Pacers in trasferta con un decisivo parziale di 10-0 nell’ultimo quarto grazie al prodigioso apporto della panchina gialloazzurra che spiana la strada della vittoria ai Nuggets su un campo ostico. Gallinari mette a segno 9 punti, 7 rimbalzi e 8 assist in una serata dove steccano i titolari (Iguodala e Lawson su tutti) e brillano le riserve di George Karl, in particolare Miller e Brewer, che spezzano l’equilibrio del match e regalano un’importantissima vittoria alla franchigia del Colorado.
La strepitosa prestazione di Joakim Noah permette ai Bulls di espugnare il parquet dei Pistons per 108-104 allungando la striscia positiva contro la franchigia del Michigan che dura dal 2008. Il centro francese è autore di 30 punti e 23 rimbalzi e riscatta alla grande un primo tempo dei “tori” decisamente sottotono, in cui Detroit controllava il vantaggio abbastanza agevolmente. Belinelli ripete la grande prestazione di due giorni fa a Cleveland, in cui aveva messo a segno 23 punti, e ne mette a referto 16 dando segnali di crescita. I Pistons mostrano un gran carattere e non si arrendono fino al definitivo strappo dei Bulls che a 2 minuti dal termine scappano a +10 e chiudono la partita.
Serata da dimenticare per Bargnani e i Raptors, asflatati a Salt Lake City dai Jazz 131-99. Nonostante i 20 punti del “Mago” conditi da 8 rimbazi, Toronto esce dal match già all’inizio del terzo quarto seppellita dalle bombe di Mo Williams e Carroll che dilatano il vantaggio dei padroni di casa. Per i canadesi è la nona sconfitta in dieci gare, i playoff restano ancora uan volta un miraggio.
Va agli Spurs il derby texano contro i Rockets, vittoriosi senza non troppi problemi dopo una partita giocata alla grande. Houston cade sotto i colpi devastanti di Parker e compagni, e alzano bandiera bianca troppo in fretta dopo il +30 rifilato dai nero-argento all’inizio dell’ultimo quarto. Per la franchigia biancorossa prstazione comunque positiva di James Harden, autore di 29 punti.
Il big match della notte, nonchè probabile finale della Western Conference tra Oklahoma City Thunder e Los Angeles Lakers va alla squadra vice campione Nba, trascinata da un Westbrook sontuoso e da un Durant immenso. Si capisce fin dalle prime battute che i Thunder non scherzano, e scappano già dopo pochi minuti con il prodotto di UCLA che ne mette 27 solo nella prima frazione. I Lakers, tramortiti, provano a reagire allo strapotere della squadra di casa ma solo nel finale riescono a provocare qualche brivido al pubblico di Oklahoma dopo che le triple di Chris Duhon e Kobe Bryant riportano i gialloviola a -4 a pochi secondi dalla sirena. Altra sconfitta per Los Angeles che in questo inizio di stagione ha deluso clamorosamente le aspettative ritrovandosi a battagliare per gli ultimi posti disponibili per i playoff nonostante una squadra allestita per vincere il titolo.
RISULTATI NBA 7 DIC 2012
Philadelphia 76ers – Boston Celtics 95-94 Phi: Turner 26, Young 17, Holiday 15 Bos: Pierce 27, Green 19, Garnett 17
Indiana Pacers – Denver Nuggets 89-92 Ind: George 22, West 18, Hill 15 Den: Brewer 20, McGee 20, Miller 15
Brooklyn Nets – Golden State Warriors 102-109 Bro: Johnson 32, Williams 23, Blatche 22 GS: Lee 30, Curry 28, Jack 15
Atlanta Hawks – Washington Wizards 104-95 Atl: Smith 23, Teague 19, Harris 15, Stevenson 15 Was: Seraphin 19, Beal 18, Crawford 14
Detroit Pistons – Chicago Bulls 104-108 Det: Stuckey 24, Knight 21, Villanueva 15 Chi: Noah 30, Boozer 24, Deng 16, Belinelli 16
New Orleans Hornets – Memphis Grizzlies 89-96 NO: Anderson 15, Rivers 15, Roberts 15 Mem: Gay 28, Randolph 15, Gasol 13
Minnesota Timberwolves – Cleveland Cavaliers 91-73 Min: Love 36, Ridnour 12, Barea 10 Cle: Gee 16, Miles 13, Sloan 10
Il derby italiano in programma nella notte Nba va a Danilo Gallinari ed ai suoi Denver Nuggets, che battono a fatica i Toronto Raptors di Andrea Bargnani per 113-110. Nonostante un super avvio di marca Nuggets, la franchigia canadese si rifà sotto nell’ultimo quarto grazie alle conclusioni del Mago, che chiuderà con 23 punti all’attivo e vincerà il confronto personale con il Gallo, e di Kyle Lowry che segna 12 punti solo nell’ultimo periodo. Denver vede ridursi il lauto vantaggio accumulato in 40 minuti di gioco e uan difesa non irresistibile permette a Bargnani di sparare bombe da dietro l’arco e di segnare canestri di prepotenza con tale facilità tanto da ritrovarsi a -1 a pochi minuti dal termine. Ci pensa Ty Lawson a riportare i Nuggets avanti di un possesso, i Raptors non si arrendono e a 5 secondi dalla sirena hanno la possibilità di portarsi sul pari e prolungare il match all’overtime, ma De Rozan fallisce malamente la decisiva tripla che poteva consentire a Toronto di acciuffare un risultato impensabile a fine terzo quarto. Gallinari e compagni possono così esultare dopo 3 ko consecutivi, mentre il record negativo dei Raptors di Bargnani si fa sempre più pesante, soprattutto in chiave playoff.
I Los Angeles Clippers vincono di misura a Salt Lake City grazie ad uno stratosferico Blake Griffin, autore di 30 punti. Partita combattuta con Utah sempre in vantaggio durante l’arco della gara, ma il decisivo sorpasso nei minuti conclusivi ad opera della squadra californiana è frutto di errori madornali dei Jazz che non riescono a segnare nemmeno un punto in 4 minuti permettendo a Griffin e compagni di dominare sotto canestro e rimontare un passivo di 10 punti. Ci prova un ottimo Randy Foye a raddrizzare le sorti del match a favore della squadra di casa ma Chris Paul risulta decisivo portando i suoi a +4 a 17 secondi dal termine. Utah quindi perde sul parquet amico dopo 7 vittorie consecutive, per i Clippers invece è la terza vittoria in altrettante gare.
Continua la striscia vincente degli Orlando Magic “on the road”, che dopo avere espugnato clamorosamente il parquet dei Lakers con un quarto quarto da paura, infligge una lezione anche ai Warriors, vera sorpresa di questo inizio di stagione. Trascinati dalle triple di un JJ Redick in stato di grazia e dai punti fondamentali di Afflalo e Davis (entrambi chiudono a 24), i Magic prendono il largo nell’ultimo periodo spezzando l’equilibrio di un match che dopo la doppia cifra di vantaggio doveva soltanto essere amministrato. Nonostante i Warriors provino caparbiamente a rimontare lo svantaggio (8 punti in poco più di un minuto per i californiani), Orlando li rimette a distanza di sicurezza andando a vincere meritatamente con un altro quarto quarto impressionante dal punto di vista realizzativo.
Soltanto due le sfide nella notte Nba, che ha visto di scena i Miami Heat campioni in carica contro i San Antonio Spurs all’American Airlines Arena, e i Golden State Warriors che ospitavano i Denver Nuggets di Danilo Gallinari.
Succede di tutto all’Oracle Arena, teatro di un finale thriller che vede la franchigia californiana piegare di un solo punto Denver, decisamente sprecona dopo aver gettato al vento un vantaggio di 16 punti accumulato a metà del terzo quarto. Gallinari e compagni sfoderano una grande prestazione ma un black-out totale della squadra ospite rimette in carreggiata i Warriors, trascinati dall’ottima vena offensiva di David Lee, autore di 31 punti, e dalle giocate del solito Stephen Curry, che oltre a segnare 18 punti, ha aggiunto 10 assist al suo tabellino personale. Il “Gallo”, 20 punti e 9 rimbalzi, e Iguodala (22 punti) tengono in partita i Nuggets fino all’ultimo respiro, quando proprio l’ex Sixers si guadagna un fallo da 3 a pochi secondi dalla fine grazie all’ingenuo fallo speso da Jarret Jack: l’ala di Springfield mette a segno i primi due e sbaglia il terzo, vanificando così la possibile parità e il prolungamento del match all’overtime, ma l’ulteriore possesso decretato a loro favore dagli arbitri dopo un’azione confusa in area piccola dà l’opportunità al numero 9 di Denver di scaricare a pochi decimi dalla sirena una bomba che va a segno e che gela per pochi minuti il pubblico di Oakland: ma gli arbitri decidono di avvalersi dell’istant replay per chiarire se Iguodala avesse tirato a tempo scaduto e in effetti le immagini mostrano come il pallone sia stato scaricato subito dopo il suono della sirena, per cui canestro annullato e vittoria ai Warriors che fa esplodere di gioia i tifosi californiani.
San Antonio scende sul parquet di Miami senza le sue stelle Duncan, Parker e Ginobili per scelta tecnica, in quanto Popovich ha concesso loro un turno di riposo in vista della gara contro i Memphis Grizzlies. Orfani anche di Leonard e Stephen Jackson, le seconde linee degli Spurs sfoderano una prova stratosferica contro James, Wade e compagni, arrendendosi soltanto a pochi secondi dal termine della gara quando la tripla di Ray Allen riporta avanti gli Heat. Gary Neal prova un ultimo disperato tentativo ma gli ospiti non ne hanno davvero più, e la possibile tripla del sorpasso viene vanificata dall’ottima pressione difensiva esercitata da James e Haslem sulla guardia nero argento. Miami vince in volata contro le riserve di San Antonio che senza le loro stelle hanno sfiorato il colpaccio sul parquet della franchigia campione in carica, vittoria che sarebbe stata meritata dopo il dominio texano per lunghi tratti della gara.
Risultati NBA 29 Novembre
Miami Heat – San Antonio Spurs 105-100 Mia: James 23, Allen 20, Wade 19 Sas: Neal 20, Splitter 18, De Colo 15
Golden State Warriors – Denver Nuggets 106-105 GS: Lee 31, Thompson 21, Curry 20 Den: Iguodala 22, Gallinari 20, Lawson 17
Al Garden di Boston vincono i Brooklyn Nets ma la serata è segnata dalla reazione puramente folle di Rajon Rondo: sul finire del secondo quarto Kevin Garnett, nel tentativo di andare a canestro, ha impattato contro Humpries e finito a terra ha scatenato la reazione del playmaker biancoverde che ha spintonato duramente il lungo difensore dei Nets, il quale ha reagito senza troppi complimenti all’affronto. Ne è nato un parapiglia generale tra giocatori, arbitri e stewards, entrati in campo per sedare la zuffa, in cui proprio i due protagonisti sono stati espulsi insieme a Gerald Wallace, ma la reazione di Rondo è stata a dir poco sconcertante; in effetti Humpries ha nettamente commesso un fallo su Garnett, ma non tale da scatenare una reazione del genere, quasi surreale per il pubblico del Garden, incredulo per quanto accaduto. L’espulsione del numero 9 dei Celtics ha compromesso inoltre la gara di Boston, già sotto di 13 punti all’intervallo, che non è riuscita più ad impensierire i Nets i quali hanno amministrato agevolmente il vantaggio accumulato per ottenere così la loro decima vittoria in stagione su un campo tutt’altro che facile.
Perde malamente Toronto sul campo dei Memphis Grizzlies, con Andrea Bargnani rimasto precauzionalmente a riposo dopo il dolore accusato alla caviglia nella sfida contro gli Houston Rockets. I Raptors vanno a riposo con un solo punto di vantaggio, ma nella ripresa la gara assume tutt’altra piega, con la squadra del Tennessee che limita i canadesi ad un 31% dal campo trascinata dalle giocate dei suoi lunghi (ottime le prestazioni di Gay, Randolph e Marc Gasol) e dalla sorpresa di serata Marreese Speights, autore di 18 punti e 12 rimbalzi, ma soprattutto top scorer dei suoi. Toronto non oppone resistenza e colleziona la 13esima sconfitta in 16 gare disputate: anche quest’anno i playoff restano un miraggio, ma stavolta Bargnani potrebbe cambiare aria.
Grandiosa prestazione dei Chicago Bulls contro i Dallas Mavericks: la squadra di Marco Belinelli schianta i texani con un secco 101-78, riscattandosi dopo prestazioni deludenti e lanciando un chiaro messaggio alle rivali in chiave playoff. L’ex Fortitudo Bologna ha collezionato 16 minuti mettendo a segno 11 punti, importanti per la squadra ma soprattutto per il morale della guardia azzurra dopo l’esclusione nel match contro i Bucks perso sul filo del rasoio sempre allo United Center. Beli c’è e fa sentire la sua presenza in fase realizzativa ma anche in quella difensiva, giocando con una grande aggressività che ha impedito più volte agli avversari di trovare il giusto varco per andare a segno. La ripresa è solo ordinaria amministrazione per i “tori”, guidati da Luol Deng, 22 punti per lui, da Noah (doppia doppia) e Nate Robinson; Dallas chiude con un pessimo 28/81 dal campo in una serata da dimenticare dove è il solo Shawn Marion a salvarsi con i suoi 18 punti frutto di un 7/11 dal campo.
James Harden ritorna ad Oklahoma per la prima volta dopo la trade che lo ha portato a Houston giocando una partita sottotono e tenuto a bada dalla difesa dei Thunder, brava a limitare la sua pericolosità offensiva. The Beard firma 17 punti tra cui 9 dalla lunetta, ma viene stoppato per ben sei volte dagli ex compagni che giocano un match spumeggiante e aggressivo. capitanati dalle prodezze dell’immenso Kevin Durant, autore di 37 punti, e dalla superlativa prestazione di Serge Ibaka che oltre ai 23 punti segnati ha messo a referto 9 rimbalzi e 6 stoppate. I ragazzi di Scott Brooks tengono a bada i Rockets per tutto l’arco del match, mantenendo sempre la doppia cifra di vantaggio per poi affondare il colpo nell’ultimo periodo, infliggendo una pesante sconfitta alla squadra texana nonostante l’ottimo Patterson (27 punti) e la doppia doppia di Omer Asik, autore di 17 punti e 12 rimbalzi.
Questo il video della lite tra Rajon Rondo e Kris Humpries
Si è conclusa senza nessun provvedimento la questione divampata subito dopo il Gran Premio del Brasile secondo cui Sebastian Vettel, Campione del Mondo di Formula 1 per la terza volta consecutiva, abbia operato un sorpasso in regime di bandiere gialle ai danni di Jean Eric Vergne, pilota della Toro Rosso, alla curva 3 del tracciato di Interlagos. Dalla Spagna i fan di Fernando Alonso avevano chiesto alla Fia, tramite i social network, la penalizzazione del pilota tedesco della Red Bull e conseguentemente la sua retrocessione all’ottavo posto della classifica finale del Gp brasiliano infliggendogli un drive through di 20 secondi stravolgendo così la classifica iridata e consegnando il titolo mondiale nelle mani di Alonso.
Nonostante la Ferrari non abbia fatto ricorso nei confronti della Red Bull, per tutelarsi aveva chiesto e ottenuto almeno una spiegazione logica alla Federazione, magari chiarite da eventuali immagini tv, sul caso che per oltre un giorno ha tenuto milioni di appassionati col fiato sospeso. Secondo la ricostruzione dei delegati Fia, la bandiera gialla “incriminata” è stata messa in funzione nel pannello luminoso prima della curva 3, ed è stata ritirata 150 metri prima della curva 4, frangente in cui è apparso il commissario di gara che ha sventolato la bandiera verde. Questo grazie ad un video ad alta definizione in possesso della Fia che chiarifica il tutto e scagiona completamente la manovra di Vettel.
Anche Charlie Whiting, direttore di corsa , ha voluto spiegare come il fatto in questione non sussista, in quanto alla Federazione non è stata segnalata nessuna azione scorretta che fortifica quindi la posizione del tedesco e della Red Bull: “Qualora i pannelli luminosi non coincidano con la postazione dei commissari, per il pilota vale la prima segnalazione esposta“. Quindi Vettel ha operato il sorpasso ai danni della Toro Rosso del francese Vergne perchè in quel tratto di pista il commissario ha sventolato una bandiera verde come indice di cessato pericolo per le vetture e l’incolumità dei piloti e quindi la manovra attuata può considerarsi valida poichè non è stata riscontrata alcuna infrazione.
Per la Ferrari c’è tempo fino a domani, 30 novembre, per presentare ricorso ufficiale alla Corte d’Appello Internazionale, ma non le conviene perchè la Fia si è espressa in merito e sarebbe una causa già persa in partenza. Quindi, con molta probabilità, verrà rigettato, e quelle residue speranze mondiali di Alonso saranno vanificate.