Autore: Antonio Trementozzi

  • Ranieri tuona: “Alla Roma ero l’unico parafulmine”

    Ranieri tuona: “Alla Roma ero l’unico parafulmine”

    Claudio Ranieri ormai ex tecnico giallorosso dopo le dimissioni successive alla sconfitta contro il Genoa, si toglie qualche sassolino dalla scarpa nell’intervista del Tg1 a cura di Donatella Scarnati: “Nel calcio c’è il Paradiso e c’è l’Inferno, uno può scegliere dove stare tra i due. Qui, rispetto all’Inghilterra, è l’Inferno – ha spiegato il tecnico romano che ha vissuto entrambe le esperienze- Io voglio allenare ancora l’Inghilterra mi affascina, ma mi piace anche il campionato italiano” quasi a non voler precludersi ogni possibilità in altre squadre della Serie A.

    Sulle sue dimissioni subito dopo il rocambolesco 4 a 3 con il Genoa, Ranieri usa parole chiare: “Ho cercato fino in fondo di stimolarli ma quando pur vincendo 3-0 al primo gol si bloccavano ho capito che solo il mio sacrificio poteva sbloccarli”.

    Nel seguito dell’intervista c’è un attacco frontale alla sua ex squadra, spiegando cosa realmente non andasse dal suo punto di vista, con parole abbastanza forti: “Alla Roma, quest’anno, ero diventato l’unico parafulmine. Ora ci sono loro, la squadra, a dover dimostrare tutto”.  Il discorso continua e Ranieri non le manda di certo a dire: “Quest’anno sono prevalsi gli interessi personali su quelli della squadra, quando parlavamo nello spogliatoio, tutti d’accordo che ci dovesse essere turnover. Poi in campo alcuni giocatori quando sono stati sostituiti… Anche ora che non ci sono più io, però, qualcuno in panchina dovrà andare”.

    Il tecnico romano continua spiegando in parole povere il suo modus operandi, riferendosi ancora una volta al calcio inglese di cui risulta evidente la sua ammirazione: “Non ero un campione e il mio motto era ‘non mollare mai’. È un po’ lo spirito del calcio inglese, i giocatori sono leoni e li devi frenare”.

    Spiegando come in questa stagione non sia stato recepito il messaggio e di conseguenza il Ranieri pensiero: “Ecco, per quest’anno di Roma sono dispiaciuto perché non tutti i giocatori hanno avuto questo spirito”.
    Alla domanda sul suo più grande sbaglio di questa stagione risponde con un sorriso amaro: “Non essermene andato a giugno, forse?…”.

    Ranieri inoltre non crede all’ipotesi di uno spogliatoio che gli remasse contro, o che voleva “farlo fuori” in gergo calcistico: “Non ci credo. Ci sono giocatori che con un allenatore danno il 110 per cento, e con un altro non entrano in sintonia. Certo: sono dell’idea che un buon allenatore debba sapere sfruttare al meglio le caratteristiche di ciascun giocatore. Però, quando ero giocatore io, mi sforzavo di capire cosa voleva il mio tecnico”.

    Ultime parole sul ‘caso Pizzarro’ che sicuramente ha lasciato spiazzato e amareggiato il tecnico romano. Soprattutto vedendo come il cileno, sia tornato a disposizione della squadra solo dopo le dimissioni di Ranieri.  L’amarezza rimane nelle parole del tecnico, ma Ranieri spiega come il mancato utilizzo a Genoa sia stato dettato solo da un problema fisico: “Avevamo deciso che giocasse col Genoa, la sera avevo parlato con lui, era tutto ok. Poi la mattina alle 11, il medico mi ha detto che aveva la schiena bloccata. Non voglio credere che l’abbia detto perché non voleva giocare. Entrerebbe in gioco la professionalità, la società che ti paga, i tifosi. Non sarebbe più una questione di allenatore”.

    Ranieri continua il discorso sul centrocampista cileno,  giustificando la sua stagione negativa e non credendo che la sua assenza dai campi da gioco sia stata dettata da motivi extra calcistici: “Ha avuto una stagione travagliata: durante la preparazione ha lavorato il 3 per cento rispetto al resto della squadra, poi ha avuto un dolore al ginocchio che per lui è un problema cronico. Lui è sempre stato un punto di riferimento: no, io devo per forza pensare bene. Certi discorsi non potrei accettarli, ne va della professionalità”.


    (Fonte: Corriere dello Sport)

  • Leonardo spera: “Milan – Napoli? Un pareggio!”

    Leonardo spera: “Milan – Napoli? Un pareggio!”

    Conferenza stampa con un pizzico di ottimismo in casa nerazzurra, dove il tecnico Leonardo parla della situazione infortunati senza fare drammi. Periodo senza dubbio sfortunato in casa Inter, quasi a ricalcare la prima parte della stagione, dopo l’infortunio di Cordoba (distorsione alla caviglia destra), di Ranocchia contro il Bayern (risentimento collaterale al ginocchio sinistro) e di Cambiasso (stiramento dell’adduttore) Leo corre ai ripari per la sfida contro la Samp reinventando la formazione, con gli uomini contati per ogni reparto.

    Sui numerosi infortuni e sulla vecchia gestione Benitez Leo è parso infastidito: “Si tratta di un discorso lungo e io non ho la minima intenzione di dimostrare chi ha ragione e chi no. Posso solo dire che in questa stagione sono successe tante cose, è stata una stagione travagliata, ma capita a tantissime squadre. Quando c’è una stagione liscia, senza infortuni o altri problemi, riesci a raggiungere grandi obiettivi, quando invece ci sono dei problemi, si cerca di gestirli. Non voglio parlare del passato ma credo che tutto sia la conseguenza di tante cose. Certamente dal 29 dicembre, cioè dal primo giorno nel quale c’ero io, quello che è stato chiesto ai giocatori è stato tanto. Non so se sia una questione di preparazione o meno, ma sono convinto che lo sforzo richiesto a ogni giocatore è stato enorme”. Discorso che entra nello specifico parlando di Cambiasso, e degli altri indisponibili nell’immediato presente: “Cambiasso?Il suo rientro richiede più tempo, invece, Thiago Motta, Andrea Ranocchia e Ivan Cordoba sono più vicini al rientro”.

    Chiuso il capitolo infortuni, c’è da affrontare il problema psicologico derivante dalla sconfitta contro il Bayern, poiché perdere una partita in quel modo può avere conseguenze sul livello del morale della squadra. Leo corre ai ripari, parlando di una sfida ancora aperta: “La sconfitta con il Bayern è stata decisa da un dettaglio, tecnicamente non posso rimproverare nulla alla mia squadra. Sia in quella partita che in quella contro la Juve direi che si sono trovate di fronte due squadre che hanno giocato bene, e poi solo i dettagli, una palla che è entrata e una no hanno fatto la differenza. Ma la sfida coi tedeschi è ancora tutta aperta”.

    A chi  gli avesse chiesto se questo fosse il periodo più difficile da quando è alla guida dell’Inter Leo risponde così: “Credo che il mio momento più complicato sia stato quando sono arrivato perché a gennaio dovevo capire ancora tutto, sull’ambiente, sulla squadra. Poi è andata bene soprattutto per merito dei giocatori”. Ultima analisi sulla partita di Champions per prendere le difese  e tranquillizzare Julio Cesar reo di essersi assunto tutta la responsabilità del risultato (ed esser tornato a casa a piedi dopo la partita): “Julio Cesar ha  un suo modo di reagire alla cose negative: anche prendersi tutta la colpa è un suo modo di fare. Credo che il giorno dopo abbia dimenticato tutto, e all’Inter ha dato così tanto che certo non gli si può imputare quell’errore”.

    Chiuso il discorso Champions e infortuni, ci si tuffa inevitabilmente sul campionato e nell’immediato nella sfida contro la Sampdoria: “Il prossimo blocco di partite, le prossime tre o quattro, sarà molto importante e daranno delle risposte altrettanto importanti perché in questo periodo si determinano le squadre che saranno veramente in corsa per lo scudetto, anche se credo che questo campionato andrà così fino alla fine, saremo in lotta fino all’ultimo”. Parlando della sfida contro l’ex squadra di Pazzini il tecnico nerazzurro ha aggiunto: “Non dobbiamo ripartire, dobbiamo continuare. Marassi è un campo difficile, il terreno non è dei migliori. Giocheremo contro una squadra che ha una buona base, nonostante le cessioni di Cassano e Pazzini. Giampaolo con noi si è inserito subito bene, domani sarà strano per lui, ma non credo che i tifosi lo fischieranno, anche se quando si vive il calcio come una emozione è difficile ipotizzare le reazioni”

    Sulla sfida scudetto tra Milan e Napoli Leonardo esprime con il massimo della diplomazia il concetto che tra i due litiganti il terzo gode:“Milan-Napoli? Mi auguro un pareggio, ma comunque non sarà determinante. Di sicuro mi aspetto una bella partita”.

  • Napoli, De Laurentiis tra mercato, ambizioni e sfida scudetto con il Milan

    Napoli, De Laurentiis tra mercato, ambizioni e sfida scudetto con il Milan

    Il presidente del Napoli De Laurentiis si racconta a 360 gradi in una lunga intervista presente sulla Gazzetta dello Sport con la firma di Nicola Cecere in edicola stamattina. Il Napoli lunedì sera a San Siro scenderà in campo in una partita che avrà come posta in palio molto di più dei soliti 3 punti. L’obiettivo dei partenopei è fermare la corsa del Milan  e scavalcarli in classifica prendendo il posto della capolista. La vittoria sarebbe un segnale chiaro che vorrebbe dire attenzione a non sottovalutarci, dove l’obiettivo stagionale rimane la qualificazione in Champions League, ma il Napoli ora come ora non si può porre dei limiti e deve sognare in grande come fanno i suoi tifosi.

    L’intervista si apre con la domanda sulla delusione sulla sconfitta europea contro il Villareal, con il presidente che spiega di essere stato molto calmo nonostante l’eliminazione e che la delusione va dimenticata in fretta: “Per carattere sono portato a dimenticare molto in fretta. È stata una notte stregata, i nostri hanno giocato molto bene. Mettiamocela alle spalle”.

    Il discorso continua con le lodi all’allenatore Mazzarri con cui il presidente ha un feeling particolare: “E’ una persona per bene … Ritengo che la sua grande qualità sia la conoscenza approfondita del calcio, sia nella teoria che  nella pratica, per cui i suoi schemi di gioco filano in automatico anche in base a come si dispongono gli avversari. Ecco Mazzarri ha questa grossa capacità di saper leggere le partite. E riesce, nelle sostituzioni, a conciliare la logica con la necessità.”

    Sul colpo di mercato dell’anno con l’acquisto di Cavani De Laurentiis si frega ancora le mani:

    “Volevo Cavani 3 anni fa, così quando seppi da Mazzarri che piaceva anche a lui, e poteva fare al caso nostro trovai l’accordo con Zamparini (con cui ha sempre avuto un ottimo rapporto) in due minuti”.

    Un Napoli da sogno, un progetto che è in continua espansione con l’inserimento graduale anno per anno di nuovi giocatori, la maggior parte di giovane età:

    “Il mio progetto è quello di avere 22 giocatori sullo stesso piano in modo che al calo della forma di uno si rimedi con le qualità di un altro. Ogni stagione inserisco almeno tre elementi di rinforzo– aggiunge il presidente parlando del difensore argentino Fernandez – e per l’attacco ne abbiamo diversi nel mirino”.

    L’intervista scende nel dettaglio con la domanda secca sull’interessamento del Napoli per Gokhan Inler centrocampista in forza all’Udinese: “Questo posso confermarlo: è un giocatore che ci interessa . Però ne abbiamo individuato un altro per lo stesso ruolo, ha ventidue anni e sarebbe un colpo più conveniente sotto il profilo dell’investimento. Valuteremo”.

    L’idea di fondo è quella di cercare giovani promesse da inserire gradualmente nella squadra, ottenendo ottimi risultati senza investimenti stratosferici. Un Napoli che è riuscito a conciliare l’aspetto finanziario con ottimi risultati: “Credo al lavoro di gruppo, mi piace formare una squadra affiatata sia nel cinema che nel calcio. Abbiamo sfruttato bene merchandising e marketing, siamo l’unica società che si auto produce, troviamo risorse, insomma, e stiamo attenti agli sprechi. Diciamo che ho applicato le regole dell’industria più complicata al mondo, quella del cinema, che conosco molto bene. Le ho trasportate nel mondo del calcio e questa mia decisione ha funzionato”.

    Alla domanda dell’anno, cioè se si aspettava già da quest’anno di lottare per lo scudetto, il presidente De Laurentiis da due versioni di risposte: “Se devo parlare da presidente dico che mi starebbe bene arrivare quinto visto che l’anno scorso eravamo sesti. Poi se parla il tifoso, beh divento bulimico e le dico che non mi accontento mai che mi sento pronto per vincere tutto e subito..”.

    Apprezziamo la sincerità!

  • Rossi è pessimista: “Non abbiamo raggiunto gli obiettivi”

    Rossi è pessimista: “Non abbiamo raggiunto gli obiettivi”

    Nei test di Sepang in Malesia, l’australiano Casey Stoner  ha praticamente dominato i test prima dell’inizio del Mondiale della classe regina delle due ruote. Il pilota numero 27 in sella alla sua Honda ha ottenuto il miglior tempo di 1.59.665 ed è stato l’unico con Dani Pedrosa a scendere sotto il muro dei due minuti.

    Come se non bastasse anche gli altri piloti della Honda hanno realizzato i migliori tempi,  con lo spagnolo Dani Pedrosa subito dietro Casey , Marco Simoncelli terzo e Andrea Dovizioso quarto.

    I quattro moschettieri di casa Honda con questi tempi hanno spaventato un po’ tutti, dimostrando come la casa giapponese abbia fatto passi da gigante nello sviluppo della RC212V.

    E la Yamaha campione del mondo con l’iridato Jorge Lorenzo? Settimo tempo preceduto dal compagno di squadra Ben Spies. Problemi anche per Valentino Rossi che dopo aver saltato la sessione di mercoledì per colpa della febbre è tornato in pista nonostante le condizioni non ottimali per girare un totale di 59 giri. Nonostante l’impegno e gli sforzi, il risultato è stato deludente conquistando solamente l’11°tempo con il cronometro fermo sul 2’01”469 (suo miglior giro con la Ducati a Sepang). Accrescendo notevolmente il distacco con i primi davanti, quantificabile in 1 secondo e 8 decimi pressappoco.

    Nel pomeriggio si è svolta anche una simulazione di gara dove, hanno fatto registrare ottime prestazioni Stoner Dovizioso e Lorenzo, che ha voluto dimostrare come sarà ancora lui l’avversario da battere.

    Valentino è sembrato molto giù di morale e pessimista come forse non lo si era visto mai prima:

    “Non possiamo essere soddisfatti di queste prove – ha detto il pilota numero 46 -. Non abbiamo raggiunto gli obiettivi che volevamo, speravamo in una sesta posizione e un distacco più ridotto, invece siamo a un 1″8 e anche come passo siamo indietro. Il primo giorno siamo riusciti a far lavorare la moto con le gomme dure, una cosa positiva, poi non abbiamo fatto passi avanti. Per l’elettronica abbiamo buone idee e possiamo risolvere i problemi in poco tempo, per gli assetti, non sono altrettanto sicuro. Anche se posso frenare forte, non riesco a essere veloce in centro curva e a sfruttare bene la pista. Sicuramente l’aver fatto solo due giorni invece di tre è stato uno svantaggio. I prossimi test sono in Qatar, una pista diversa da Sepang che non è storicamente molto favorevole alla Ducati, quindi vedremo se riusciremo ad essere più veloci”.

    I tempi a disposizione dei team e dei piloti sono davvero ridotti con gli ultimi test utili in Qatar previsti per il 13 e 14 Marzo. Miracoli a parte si prospetta una stagione davvero non facile per il numero 46 più amato d’Italia.

    Tempi finali dei Test  di Sepang, Giorno 3:

    1.Casey Stoner AUS Repsol Honda Team 1.59.665 (37 giri)
    2.Dani Pedrosa ESP Repsol Honda Team 1.59.803 (38 giri)
    3.Marco Simoncelli ITA San Carlo Honda Gresini 2.00.163 (46 giri)
    4.Andrea Dovizioso ITA Repsol Honda Team 2.0.541 (45 giri)
    5.Ben Spies USA Yamaha Factory Racing 2.00.678 (32 giri)
    6.Colin Edwards USA Monster Yamaha Tech 3 2.00.966 (29 giri)
    7.Jorge Lorenzo ESP Yamaha Factory Racing 2.01.003 (48 giri)
    8.Alvaro Bautista ESP Rizla Suzuki MotoGP 2.01.194 (34 giri)
    9.Hiroshi Aoyama JPN San Carlo Honda Gresini 2.01.328 (48 giri)
    10.Hector Barbera ESP Aspar Team 2.01.346 (21 giri)
    11.Valentino Rossi ITA Ducati Team 2.01.469 (59 giri)
    12.Nicky Hayden USA Ducati Team 2.01.469 (71 giri)
    13.Loris Capirossi ITA Pramac Racing Team 2.01.493 (39 giri)
    14.Cal Crutchlow GBR Monster Yamaha Tech 3 2.02.034 (50 giri)
    15.Randy de Puniet FRA Pramac Racing Team 2.02.155 (42 giri)

    16.Toni Elias ESP LCR Honda MotoGP 2.02.410 (57 giri)

    17.Bike #T1 JPN Yamaha Test Rider 2.02.457 (40 giri)
    18.Karel Abraham CZE Cardion AB Motoracing 2.02.506 (55 giri)
    19.Bike #T2 JPN Yamaha test Rider 2.03.016 (13 giri)

  • Del Neri sprona la Juve: “Rivoluzione mentale”

    Del Neri sprona la Juve: “Rivoluzione mentale”

    Il presidente juventino Andrea Agnelli è stato chiaro sia con il tecnico Del Neri sia con la squadra, adesso è vietato sbagliare! L’obiettivo è ottenere dodici vittorie in altrettante partite, riportando in questo modo la Juventus nei posti alti della classifica. La mancata qualificazione in Champions League per il secondo anno di fila vorrebbe dire fallimento.

    Il tecnico bianconero in conferenza stampa prima della sfida casalinga contro il Bologna auspica un cambiamento, una scossa che permetta ai suoi ragazzi di ritrovare la serenità e la consapevolezza delle proprie forze:

    “Spero che le cose cambino soprattutto a livello mentale. Mi aspetto una Juventus diversa da Lecce – ha aggiunto – , quella sconfitta è già dimenticata ma non messa in disparte, abbiamo analizzato bene ogni cosa. Difficile spiegare un tracollo del genere: era la stessa squadra che aveva battuto l’Inter pochi giorni prima. A Lecce c’è stata una battuta d’ arresto inaspettata. Che ci può anche stare. Ma abbiamo la consapevolezza che si può fare molto meglio, a partire dall’approccio: giusto contro l’Inter, sbagliato domenica scorsa. Per Lecce siamo tutti responsabili, così come siamo stati tutti protagonisti della vittoria contro l’Inter”. Tutti sul carro dei vincitori contro l’Inter e tutti colpevoli senza giustificazioni contro il Lecce. Il discorso non fa una piega, la squadra è più unita che mai e il tecnico non è assolutamente in discussione.

    A chi gli facesse notare la durezza delle parole del presidente Agnelli lui risponde: “Andrea Agnelli è stato chiaro. Vogliamo iniziare a vincere contro il Bologna, anche perché in caso contrario la partita di domani ci darebbe una spinta negativa. Preoccupati? Il giusto, ma senza timore, come alla vigilia dell’Inter. Non ci sono spiegazioni per la pessima prova contro il Lecce: dobbiamo tornare a giocare come contro i nerazzurri”.

    Un riferimento al passato recente, quando nella scorsa stagione fu l’autore di una scalata vertiginosa nelle ultime giornate alla guida della Sampdoria, con il sorpasso sul Palermo e la conquista della zona Champions. “Sulla panchina della Samp l’anno scorso feci 27 punti nel finale di campionato? – ha voluto ricordare il tecnico bianconero – Qui alla Juve ci sono sicuramente le qualità per ripetere quei fatti. Anche se ci sono stati un po’ troppi alti e bassi. Siamo stati in difficoltà quando abbiamo giocato quasi in 10 contro 11, a Parma e Lecce. Dobbiamo cambiare marcia”.

    E sulla partita contro il Bologna il tecnico juventino non vuole sentire parlare di rivoluzione della squadra, del modulo o degli uomini, il cambiamento come già detto all’inizio deve essere psicologico, e mentale:

    “Non si cambia tutto per una partita andata male. L’allenatore non deve essere volubile settimanalmente, altrimenti sarebbe illogico. Abbiamo comunque prodotto buone cose. Quanti cambi? Vediamo come stanno i giocatori, possiamo adottare diverse soluzioni anche a partita in corso, a seconda del risultato”.

    A chi gli avesse chiesto se fosse il caso di riportare Chiellini sul suo ruolo naturale Del Neri ha voluto spiegare come “Non dipende tutto da un solo giocatore, bisogna fare una verifica più ampia. Chiellini ha fatto due ottime gare contro Inter e Cagliari”

    Chiusura di conferenza con una riflessione sugli esterni e  sull’utilizzo del serbo Krasic a rischio squalifica perché diffidato :

    “Pochi esterni di ruolo in campo? Gioco forza. Martinez è stato fermo 3 mesi, De Ceglie idem, fermo, Traorè si è appena ripreso. Quando saranno in condizione avremo la possibilità di vedere una squadra di un certo tipo. Krasic è diffidato? Non ci interessano le diffide. Chi è disponibile gioca”.

    Il campo sarà il giudice sovrano e solo con l’anticipo di sabato sera sapremo se la Juventus saprà tirarsi fuori da queste altalene di risultati per non perdere ulteriori punti fondamentali alla rincorsa Champions.

  • Ibra: “Per Mourinho avrei anche ucciso”

    Ibra: “Per Mourinho avrei anche ucciso”

    Zlatan Ibrahimovic in un’intervista a Eurosport stupisce facendo una vera e propria dichiarazione d’amore al suo ex tecnico interista Josè Mourinho. Solo parole positive per il portoghese e ancora una volta parole piene di veleno per Pep Guardiola che lo aveva voluto con forza in Spagna. Parole dure che mostrano l’amarezza di un giocatore non capito fino in fondo da Guardiola che aveva addirittura speso 50 milioni di euro e deciso di rinunciare a Samuel Eto’o pur di averlo in squadra.

    “Se non hai qualcuno che ti motiva, non sei portato a lottare ed è per questo che esistono gli allenatori” questa il Zlatan pensiero che subito sottolinea con parole forti: “Per Mou avrei ucciso, per le motivazioni che mi ha dato, per come mi ha stimolato, con l’altro (Guardiola) c’era il calcio, ma un allenatore deve adattare il suo gioco ai calciatori che ha, specie se ne ha comprato uno per 70 milioni di euro. E se l’ha comprato non l’ha comprato per lasciarlo a guardare gli uccelli sugli alberi”. Parole pesanti che ancora una volta ricalcano i problemi avuti dallo svedese in Spagna.

    Nel Barcellona ho capito come nel calcio le cose possono cambiare velocemente. Il mio problema lì è stato un uomo, e cioè ‘il filosofo’( riferendosi proprio al tecnico blaugrana); io non avevo problemi con nessuno, non c’è nessuno che può dire che ho fatto qualcosa di male e nei primi sei mesi era tutto eccezionale, andava tutto bene ma poi è successo qualcosa, anche se non so che cosa. Sto ancora aspettando una risposta, ma fatto sta che dopo i primi due mesi del 2010 non mi ha parlato più”.

    Adesso lo svedese è il giocatore migliore dei rossoneri guidati da Massimiliano Allegri, raggiungendo  già quota 17 gol e dichiarando più volte come senta che questa probabilmente sia la sua stagione migliore. Certamente i tifosi nerazzurri non gli perdoneranno mai il passaggio in maglia rossonera e Zlatan  nell’intervista parla anche del suo passato. Prima tende una mano ai tifosi nerazzurri parlando di momenti splendidi, ma subito dopo parla del suo Milan ridimensionando la società di Massimo Moratti in cui ha militato fino a due anni fa. “Non posso parlare male dell’Inter perché lì ho vissuto momenti fantastici, ma storicamente credo che il Milan sia un club più importante; quando sono arrivato qui mi è stato presentato un progetto che ruota attorno a me e mi sono state promesse tante cose su cui si sta lavorando. È un progetto che sta crescendo e credo che il prossimo sarà l’anno giusto per lottare su tutti i fronti”. Affermazioni che mostrano comunque una diplomazia sconosciuta allo svedese in passato.

    Dichiarazioni finali sul voto che ha potuto esprimere come capitano della Svezia, nelle votazioni per il Pallone d’oro. Ibrahimovic svela il suo podio: “Iniesta primo, secondo Sneijder e terzo Xavi”, ma a sorpresa parlando di uno dei suoi ex compagni di Juve e Inter emerge che: “il migliore con cui ho giocato è Patrick Vieira, è un buon esempio, gioca e lotta per la squadra”.

    L’ultimo pensiero è per Ronaldo e sul suo ritiro dai campi da gioco:”È una grande perdita: non c’è stato nessuno migliore di lui negli ultimi 15-20 anni; guardando indietro non vedo altri giocatori al livello suo e di Zidane –  Zlatan usa parole che mostrano una sincera ammirazione per chi ha avuto Ronaldo come idolo fin da bambino- Per me è stato sufficiente essere sullo stesso campo con lui: di Ronaldo ce n’è uno solo. Come diceva Maradona, ci sono molti re, ma un solo Dio. E questo vale anche per Ronaldo”.

    L’Ibra che non ti aspetti!

  • Le pagelle Inter – Bayern Monaco 0-1

    Le pagelle Inter – Bayern Monaco 0-1

    Pagelle Inter

    Julio Cesar 4,5 Serata in cui praticamente non compie parate, e viene salvato due volte dai legni. Paga la fortuna precedente con un erroraccio al minuto 89’ quando sul tiro di Robben da fuori area non trattiene e regala il pallone a porta vuota a Mario Gomez. È il ruolo del portiere ad essere delicato, dove praticamente non si  può permettere mai il lusso di fare errori, poiché saranno sempre decisivi. I tifosi non se la prenderanno con lui ma sicuramente anche in cuor suo Julio ripenserà mille volte su quella parata e su come con quell’errore ha compromesso una partita.

    Maicon 6,5 è il giocatore più utilizzato da Leonardo, non avendo disertato o saltato nemmeno una partita, e non essendo mai stato sostituito ha praticamente giocato sempre. Andateglielo a dire! Nnon si ferma un attimo e scatta su quella fascia come un ragazzino. Nel secondo tempo frena la sua corsa per tamponare le ripartenze pericolosissime di Ribery. Ci mette l’anima e fa una partita ai suoi livelli. Pendolino

    Thiago Motta 5 non è in serata e si vede fin da subito, quando riceve palla e rallenta il gioco, perde una miriade di palloni e si fa ammonire per proteste. Dovrebbe essere lui la luce del centrocampo nerazzurro, invece si spegne inesorabilmente lasciando il buio in mezzo al campo. Poche palle recuperate e davvero poca costruzione del gioco che parte dai suoi piedi.  Nel finale ha anche l’opportunità di portare in vantaggio i suoi ma schiaccia malamente di testa praticamente sul portiere.

    Eto’o 7 è sempre in forma. È l’unico dei nerazzurri a non sentire la fatica del tour de force che  ha portato gli uomini di Leo a giocare tantissime partite nell’ultimo mese. Corre e serve assist per i compagni. Si crea le occasioni da solo sgusciando tra i difensori. Gli nega il gol solo un ottimo Kraft in serata da miracoli.

    Ranocchia 6,5, Lucio 6,5, Chivu 6, Zanetti 5,5, Cambiasso 5, Stankovic 5,5, Sneijder 5,5, Kharja 6.

    Pagelle Bayern Monaco

    Kraft 7 giovanissimo portiere dei bavaresi che a detta di molti poteva rappresentare il punto debole della squadra di Van Gaal alternando grandi parate ad altrettante papere. Stasera il brutto anatroccolo si è trasformato in cigno davanti a Julio Cesar. Ottima la sua prestazione con uscite perfette e grandissime parate su Eto’o e Cambiasso.

    Luis Gustavo 7 Gioca una partita di contenimento dove praticamente non permette mai a Sneijder di muoversi con la palla e di ragionare. Alterna ottime chiusure a buone ripartenze palla al piede. Un giocatore costato quasi 18 milioni di euro ma che forse li vale tutti.

    Schweinsteiger 6,5 l’uomo dei sogni di Mourinho dai tempi in cui allenava l’Inter. Stasera non brilla particolarmente, ma nemmeno sfigura. È l’anima del centrocampo dei tedeschi mostrando i denti quando c’ è da combattere e recuperando un’infinità di palloni.

    Robben 7 Devastante. Praticamente raddoppiato per tutta la partita perché nell’uno contro uno è troppo rischioso affrontarlo. Ha un passo differente rispetto agli altri e si vede. Nel primo tempo serve l’assist a Ribery che sbaglia colpendo la traversa. Nella ripresa invece mette a sedere Chivu e con un gran sinistro colpisce il palo. Decisivo il suo tiro all’ultimo minuto che il portiere nerazzurro non trattiene. Vale come un assist.

    Gomez 6,5 il voto sarebbe stato sicuramente negativo senza il gol, ma la bravura dell’attaccante sta anche nel farsi trovare pronto al momento giusto, e lui stasera segnando all’Inter ha timbrato il cartellino con il 28esimo gol stagionale. Nel corso della partita praticamente non tocca palloni a parte un gol sbagliato sotto porta. Poi la dea bendata si ricorda di lui, rende scivolose le mani di Julio Cesar e gli serve un pallone con su scritto calcia e segna! Miracolato!

    Lahm 6, Tymoschuk5,5, Badstuber 5,5, Ribery 6, Muller 6,5,

  • Inter sprecona con il Bayern, Gomez gela San Siro

    Inter sprecona con il Bayern, Gomez gela San Siro

    Cornice spettacolare quella di San Siro con uno stadio tutto esaurito, 80mila spettatori e con una bellissima scenografia della curva interista con la scritta Milano su sfondo nerazzurro e le stelle bianche in risalto della Champions League. Le squadre scendono in campo e la partita può cominciare.

    Nemmeno inizia la partita e su una punizione conquistata da Eto’o, l’olandese Sneijder serve un pallone perfetto per Ranocchia che in area lasciato libero calcia e mette la palla di un soffio a lato. Il Bayern aggredisce moltissimo i portatori di palla nerazzurri, soprattutto bloccando sul primo tocco Sneijder la chiave del centrocampo interista.

    La formazione di Leonardo invece è troppo attendista, facendo poco pressing sulla linea dei mediani lascia ampi spazi di manovra alla squadra bavarese. Bayern pericoloso nei primi minuti soprattutto con le conclusioni da lontano di Luiz Gustavo.

    Al 21’ lo stadio si infiamma sulle percussioni di Maicon ed Eto’o sulla fascia. Il camerunense si libera dei difensori e serve Cambiasso praticamente davanti a Kraft. L’argentino controlla e scarica sul corpo del portiere sbagliando un’occasione d’oro. Passano due minuti e  arriva la risposta del Bayern Monaco: dai piedi di Robben parte un cross perfetto su Ribery che anticipa Ranocchia di testa e colpisce la traversa con Julio Cesar che può solo guardare. Al 28’ ancora dolori per i nerazzurri con l’inserimento di Lahm in area che va a servire un ottimo pallone a Gomez che calcia alla stelle.

    Al 33’ l’Inter si riaffaccia davanti con il proseguire di un’azione da calcio d’angolo, dove Lucio dal fondo mette in mezzo un pallone per Eto’o, che riesce a sgusciare tra i difensori e calciare. È solo un miracolo di Kraft a negargli la gioia del gol.  Il match va avanti con  il forcing del Bayern che spinge tantissimo schiacciando i nerazzurri nella loro metà campo.  Nei minuti finali del primo tempo l’Inter alza il pressing e Maicon servito sulla fascia con un pizzico di egoismo non serve Stankovic libero in area e spara alto sulla traversa. Le squadre vanno a riposo sullo 0 a 0, ma nonostante le reti inviolate non è mancato lo spettacolo.

    Il secondo tempo regala ancora emozioni forti con Robben che si infila in area, si decentra e fa partire un tiro che va a scagliarsi contro il palo. Ancora una volta il legno ha salvato l’Inter. Il Bayern acquista sicurezza e riesce a far girare la palla ed essere pericoloso davanti con i nerazzurri come nel primo tempo troppo schiacciati. Al 56’ errore della difesa bavarese che regala il pallone a Maicon. Il brasiliano serve Eto’o che stoppa di petto  e calcia su Kraft che para e respinge. Cambiasso sulla respinta praticamente a porta vuota calcia con troppa forza e manda il pallone sopra la traversa.

    Una partita che non conosce tregua con squadre lunghissime che ripartono praticamente ogni istante.

    Bayern praticamente a trazione anteriore con una difesa altissima e un pressing asfissiante a schiacciare dietro la linea della palla tutti gli undici nerazzurri. Al minuto 70’ c’è l’infortunio di Andrea Ranocchia che fino ad allora aveva disputato un’ottima partita. Sostituzione obbligata con Kharja. Chivu praticamente va a fare il difensore centrale come faceva ai tempi della Roma, con Zanetti che scala sulla fascia da terzino.

    Al 79’ ancora Inter con Kharja che, servito da Eto’o, defilatissimo prova un tiro-cross che non trova il tapin vincente di nessuno dei suoi compagni e impatta sulle mani di Kross che con sicurezza respinge. All’85’ è Thiago Motta a sfiorare il gol con un colpo di testa troppo centrale dagli sviluppi di un calcio d’angolo. Lo stadio si ammutolisce quando nel forcing finale sul tiro di Eto’o la palla sembra entrare e invece sfiora il palo. Solo Inter nel finale che praticamente ha avuto moltissime occasioni per passare in vantaggio.

    Al minuto 89’ succede l’impensabile. L’Inter, che praticamente sembra voler chiudere la partita, perde palla e Robben da fuori fa partire un gran tiro su cui Julio Cesar sbaglia la respinta regalando il pallone a Gomez che da un metro non può sbagliare e porta i suoi in vantaggio. Bayern 1 Inter 0. Non c’è nemmeno il tempo per reagire. Un gol che gela i nerazzurri.

    Triplice fischio e partita finita.

    Tantissime le occasioni per parte con un pareggio che forse sarebbe stato il risultato più giusto, ma a differenza dei nerazzurri il Bayern ha saputo capitalizzare sull’errore del portiere interista. Una serata storta per gli uomini di Leo troppo imprecisi sottoporta.

    La partita finisce con la terza sconfitta per le tre italiane in Champions League. Nel ritorno sarà durissima per i nerazzurri che avranno bisogno di  segnare almeno un gol per andare ai supplementari e due per passare il turno.

  • Ganso: “Mi piacerebbe giocare all’Inter”

    Ganso: “Mi piacerebbe giocare all’Inter”

    È già partito il clima derby tra il Milan e l’Inter a sentir le parole del giovanissimo talento brasiliano Paulo Henrique Ganso. Il trequartista del Santos è l’oggetto non più segreto dei desideri delle due squadre milanesi. L’Inter ha messo gli occhi su di lui, già dalla scorsa estate e il Milan con Galliani in “vacanza” in Brasile per vendere Ronaldinho ha già sondato il terreno per l’eventuale disponibilità del ragazzo a trasferirsi nella colonia brasiliana di Milanello.

    In un’intervista  recentemente rilasciata  a “Radio Globo Sao Paulo” Ganso avvicina i nerazzurri al suo futuro, parlando di Leonardo e  del suo rapporto con il tecnico nerazzurro.

    Ho parlato varie volte con lui al telefono,- ha detto il giovane campioncino carioca alla Radio- mi dà sempre degli ottimi consigli su come giocare meglio, su certi aspetti del mio gioco che devo migliorar. E questo lo so. Sto cercando di seguire i suoi consigli, perché è una persona che sa molto di calcio. Mi parla di tattica e di tecnica, mi dice di tenermi lontano dalle polemiche, è un buon amico al quale devo molto”.

    Una frase finale che potrebbe voler dire molto, soprattutto un segnale di mercato chiaro per i vertici nerazzurri.

    La domanda a questo punto è ovviamente lecita: Leonardo vorrebbe portare la stella del Santos in Italia alla corte di Moratti? Ganso dimostra di saper essere molto abile non solo in campo, ma anche con la diplomazia davanti a domande scomode: “Se mi vuole davvero all’Inter? Per il momento non mi vuole costringere a fare nulla, vuole solo aiutarmi . Logico che mi piacerebbe giocare in Italia, e in particolare nella squadra campione del mondo, così come sarebbe interessante giocare in Spagna o in Inghilterra, dove ci sono le squadre migliori d’Europa. Ma se deve succedere, voglio che succeda naturalmente, senza litigi per il mio trasferimento”. Una risposta che fa felice mezza Europa, e che scatenerà prossimamente un’asta milionaria per uno dei nuovi talenti del calcio mondiale.

    Nel finale il giovanissimo brasiliano spiega chiaramente come sia consapevole di voler giocare in futuro in Europa, nel calcio che conta, parlando di un’attesa di due o tre anni, non escludendo tempi più lunghi che in qualsiasi modo vorrebbero dire tenerlo al Santos, a casa sua.

  • Ancelotti: “Allenare la Roma è il mio sogno”

    Ancelotti: “Allenare la Roma è il mio sogno”

    Ancelotti risponde alle critiche di chi dava per finiti i suoi giocatori e il suo Chelsea, vincendo 2 a 0 con doppietta di Anelka sul campo del Copenaghen e ipotecando la qualificazione ai quarti di Champions.

    Nel posto partita raggiunto dai microfoni l’ex tecnico rossonero puntualizza come un giorno sicuramente sarà alla guida della Roma, ma chiude il discorso spiegando come adesso stia bene a Londra e debba pensare solo ed esclusivamente a far bene con il suo Chelsea. “Allenare la Roma è il mio sogno e l’ho sempre detto, ma per ora rimane tale, io sto bene qui.” Quasi un messaggio per preparare il campo alla chiamata estiva della nuova dirigenza giallorossa. Con il discorso Premier League definitivamente chiuso e l’uscita prematura dalla F.A. Cup l’ultimo appiglio stagionale per Carletto rimane la conquista della Champions League. E non è detto che tale vittoria gli garantisca un futuro a Londra, con Abramovich stanco di sfiorare troppe volte il sogno europeo. Ancelotti ricordiamo era stato scelto dai Blues  proprio per le sue spiccate doti europee, con la conquista delle Champions alla guida del Milan. Nemmeno il faraonico acquisto di Torres sta dando i risultati sperati, con la punta spagnola ancora a secco dopo le prime apparizioni stagionali con la maglia dei Blues.

    Sulla partita giocata in Champions il tecnico italiano ha spiegato, come il risultato, viste le numerose occasioni stia un po’ stretto  spiegando inoltre in termini di imprecisione la partita di Fernando Torres: “È stata una prestazione molto buona e pratica: abbiamo raggiunto un bel risultato e poteva anche essere più rotondo. Un voto a Torres? Tatticamente ha fatto molto bene, rispetto ad Anelka è solo stato meno preciso e meno fortunato: c’erano molte motivazioni per questa partita perché non è un buon periodo per noi, ma ora spero di riprenderci anche in campionato”