Autore: Antonino Raso

  • Napoli-Chievo, Cavani assente Mazzarri lancia Insigne

    Napoli-Chievo, Cavani assente Mazzarri lancia Insigne

    Battere il Chievo per riprendere subito la corsa sulla Juve in campionato. Il Napoli, dopo le sconfitte esterne contro i bianconeri e il Dnirpo, ospita al San Paolo il rigenerato Chievo di Corini, nel posticipo della nona giornata. Partita a cui i partenopei si presentano senza Edinson Cavani, ancora alle prese con dei fastidi ai flessori della coscia sinistra. Insomma, turno di riposo per l’uruguaiano, e largo ad Insigne. Di fronte gli azzurri si troveranno un avversario “che pensa da grande”, in crescita dopo il cambio in panchina. L’arrivo di Corini finora ha portato un cambio di mentalità decisivo, con la squadra maggiormente propositiva e votata al gioco d’attacco.

    Qui NapoliWalter Mazzarri non ha dubbi: spazio ai titolari e concentrazione massima. Le batoste europee impongono una seria riflessione in casa napoletana, alla luce soprattutto del divario esistente tra le prestazioni dei titolari e quelle delle seconde linee. La tattica, stando alle ultime indicazioni date dalla rifinitura, parlano di un classico 3-5-2 con Hamsik pronto a supportare l’azione delle punte e ad assistere Inler nell’impostazione della manovra. L’allenatore azzurro, quindi, riproporrà grosso modo la formazione titolare vista a Torino contro la Juventus, ma con qualche modifica obbligata. Davanti a De Sanctis linea difensiva con Campagnaro, Cannavaro e Gamberini. A centrocampo Maggio e Zuniga sugli esterni con Behrami, Inler ed Hamsik al centro. In attacco Pandev e Insigne. Fuori dunque Cavani, fermo ai box per un leggero risentimento muscolare. Nel suo recupero si era sperato fino all’ultimo. Ma meglio non rischiare.

    Lorenzo Insigne
    Lorenzo Insigne titolare in Napoli-Chievo © Valerio Pennicino/Getty Images

    Qui ChievoEugenio Corini non snatura la sua creatura, e conferma l’intenzione di giocare per vincere. Gioco d’attacco, quindi, e velocità in fasi di transizione positiva. Con qualche accorgimento in fase di non possesso: esterni bloccati, per limitare le incursioni di Maggio e Zuniga. Dall’infermeria le notizie certo non aiutano. Mentre è certo il recuperato Marco Rigoni, che comunque partirà dalla panchina, sono confermate, invece, le indisponibilità di Squizzi, Paloschi e Sardo. Nel 4-3-3 offensivo dei gialloblù linea difensiva con Dainelli ed Andreolli al centro, Frey a destra e Dramè a sinistra. A centrocampo Guana, Rigoni ed Hetemaj. In attacco Luciano e Thereau in supporto a Pellissier.

    PROBABILI FORMAZIONI NAPOLI-CHIEVO

    NAPOLI (3-5-1-1): De Sanctis; Campagnaro, Cannavaro, Gamberini; Maggio, Behrami, Inler, Hamsik, Zuniga; Pandev; Insigne. A disposizione: Rosati, Grava, Fernandez, Aronica, Britos, Mesto, Dzemaili, Donadel, El Kaddouri, Dossena, Vargas. All: Mazzarri.

    CHIEVO (4-3-3): Sorrentino; Frey, Dainelli, Andreolli, Dramé; Guana, L. Rigoni, Hetemaj; Luciano, Thereau, Pellissier. A disposizione: Puggioni, Viotti, Jokic, Farkas, Papp, Vacek, Cruzado, M. Rigoni, Moscardelli, Samassa, Stoian, Di Michele. All: Corini.

    ARBITRO: Domenico Celi di Bari (Marrazzo-Giachero/De Pinto; add1: Damato; add2: Di Paolo)

  • Berlusconi condannato a 4 anni nel processo diritti tv Mediaset

    Berlusconi condannato a 4 anni nel processo diritti tv Mediaset

    Quattro anni di reclusione per “una evasione notevolissima” perpetrata tra il 2002 – 2003. È questa la sentenza di condanna emessa dai giudici del tribunale di Milano a carico di Silvio Berlusconi. Sentenza giunta in primo grado nell’ambito del processo per l’acquisizione dei diritti tv di Mediaset. All’ex premier sono stati inflitti anche tre anni di interdizione dai pubblici uffici.

    Il pronunciamento della corte milanese arriva dopo quasi dieci anni di indagini e sei anni di processo: un iter “lumaca”, ostacolato da richieste di ricusazione avanzate dai legali e l’istanza di astensione presentata dal giudice. In mezzo altri ostacoli, tra il Lodo Alfano e il conseguente ricorso alla Consulta, la richiesta di trasferimento del procedimento a Brescia, i continui legittimi impedimenti dovuti alla carica istituzionale rivestita dall’allora Presidente del Consiglio. Il provvedimento, in ogni caso, non è ancora esecutivo essendo la sentenza di primo grado. Il dato che emerge, tuttavia, è la misura della condanna. Quattro anni. Due mesi in più rispetto a quanto chiesto nella requisitoria dalla pubblica accusa.

    Le accuse – I giudici milanesi, dunque, hanno ritenuto concreta la tesi costruita dal pm Flavio De Pasquale. Tesi secondo cui Mediaset, negli anni novanta, attraverso un sistema di prezzi gonfiati finalizzati alla frode, acquistava i diritti televisivi e cinematografici da intermediari e sub intermediari della major americane. Un gioco niente male, che ha consentito al padre del Biscione, sempre secondo l’accusa, un accumulo di fondi neri di circa 270 milioni di euro. A suo solo beneficio. La sentenza emessa dal Tribunale di Milano ha interessato anche gli altri imputati del procedimento sui diritti tv. Per il “socio occulto” Frank Agrama la condanna ammonta a tre anni di reclusione. Condanne anche per Daniele Lorenzano, produttore ed ex manager Fininvest (3 anni e 8 mesi), Gabriella Galetto, ex manager del gruppo in Svizzera (1 anno e 6 mesi). L’accusa di riciclaggio per Paolo Del Bue è stata derubricata e mandata in prescrizione. Assolto Fedele Confalonieri.

    Silvio Berlusconi
    Silvio Berlusconi © Valerio Pennicino/Getty Images

    Gli imputati condannati dovranno inoltre versare la somma di 10 milioni di euro all’Agenzia delle Entrate. In ogni caso, sull’intero procedimento, compreso il giudizio finale, pesa come un macigno la decisione della Corte Costituzionale che, di fatto, potrebbe far saltare tutto. In pratica, un responso su un presunto conflitto di attribuzione tra la Camera dei deputati e il palazzo di Giustizia. Nel marzo del 2010, i giudici milanesi si erano rifiutati di rimandare una udienza dedicata all’imputato Silvio Berlusconi, nonostante il premier fosse impegnato in attività di governo. Le toghe, in pratica, avrebbero dovuto attendere l’esito della Consulta prima di emettere una sentenza.

    Le reazioni – In merito alla condanna, un no comment secco è arrivato dai legali di Berlusconi. «Vogliamo prima leggere le motivazioni». Non dello stesso parere il fronte politico, che già subito dopo il verdetto si è spaccato sui quattro anni inflitti all’ex premier. Se, infatti, il segretario del Pdl, Angelino Alfano, parla di «ennesima prova di un accanimento giudiziario nei confronti di Silvio Berlusconi», Antonio di Pietro, di Idv, difende la sentenza affermando che «nonostante tutte le leggi ad personam, alla fine, tutti i nodi sono venuti al pettine». Per il Pd, Dario Franceschini, ha stemperato il clima. «Le sentenze si rispettano, non si commentano» ha sottolineato il già segretario democratico. E intanto su tutti i siti internet dei più importanti quotidiani del mondo la notizia rimbalza imponendosi come “news” di primo piano.

  • Inter-Partizan 1-0, ci pensano Handanovic e Palacio

    Inter-Partizan 1-0, ci pensano Handanovic e Palacio

    Dalla paura alla festa. A San Siro succede tutto in trenta secondi. Ovvero quelli che passano tra il miracolo di Handanovic sul lanciatissimo Lazar Markovic e il cross di Milito che Palacio trasforma in gol vittoria. È il minuto 42 del secondo tempo. Fino a quel punto l’Inter aveva sciupato almeno 3 azioni da rete nitide e rischiato qualcosa di troppo sulle ripartenze fulminee dei serbi. Transizioni ispirate dal solito Markovic, spina nel fianco della retroguardia nerazzurra per almeno 30 minuti. Nella terza gara del girone H di Europa League l’Inter supera 1-0 il Partizan Belgrado e allunga a sei i punti di distacco da Neftchi e Partizan. Insomma, per gli uomini di Stramaccioni passaggio del turno blindato e quinta vittoria di fila in gare ufficiali.

    Work in progress – L’Inter scende in campo con l’ormai rodato 3-4-3, con Coutinho e Cassano a lavorare palloni sugli esterni per l’avanzato Livaja. E i nerazzurri partono bene. Nei primi venti minuti la squadra di Stramaccioni macina bel gioco e azioni interessanti. Peccato manchi l’acuto proprio sul più bello. Le occasioni migliori nascono dalle accelerazioni di un rigenerato Coutinho. Ma il cinismo è un’altra cosa. Come al minuto 28, quando Pereira mette in mezzo un cross che di piatto il brasiliano spedisce di poco a lato. Alla mezz’ora, però, Cou si fa male e l’Inter è costretta a cambiare faccia. Entra Palacio e si passa al 4-4-2: Mudingayi e Livaja diventano esterni di centrocampo. Ma è il Partizan a farsi pericolso. Al 21’ Markovic sorprende la difesa interista e pesca il palo alla sinistra di Handanovic. Brividi. Gli ospiti crescono, mentre sull’asse Guarin – Cassano i lanci lunghi si sprecano. Idea non malvagia vista la retroguardia serba, ma il barese non è certo Bolt. Nella ripresa Cambiasso e Guarin riprendono il controllo del centrocampo ed è tutta la squadra a crescere. Non cresce invece la “fame” di gol: prima Palacio, poi Cassano sprecano malamente veri e propri rigori in movimento. Al 42’ esce fuori la vera anima dell’Inter: pazza, maledettamente pazza. Il Partizan sfonda in contropiede, la difesa nerazzurra pasticcia il pasticciabile e Markovic, insieme al 1600 tifosi ospiti, pregusta il sapore della rete. E invece Handanovic fa due cose, semplici e complicatissime: prima salva con un vero e proprio miracolo la propria porta, poi rilancia l’azione che porterà al vantaggio dei padroni di casa. Sul capovolgimento di fronte Milito prende palla sul vertice destro dell’area di rigore, pennella un cross che Palacio, grazie anche al sapone sui guanti di Petrovic, mette in rete di testa. Vantaggio Inter, e tabù San Siro stregato pure in Europa.

    Palacio, Cambiasso e Milito
    Palacio, Cambiasso e Milito © Marco Luzzan/Getty Images

    Prove d’Europa – Quando si tratta di Coppa l’Inter cambia pelle. O almeno ci prova. Tra pensieri di campionato e turnover, Stramaccioni prova a disegnare ogni volta un undici nuovo di zecca. Ma alla fine chi risolve la partita è Palacio. Su assist di Milito. Non certo due rincalzi da minestra riscaldata. E Handanovic: la parala su Markovic al 42’ della ripresa vale come un gol. Sono piuttosto le seconde linee a convincere poco. Vedi Matias Silvestre, macchinoso fino a diventare stucchevole. Vedi, ancora, Jonathan. Le sue incursioni appaiono sempre troppo velleitarie. Di certo chi strappa il premio di migliore in campo è Juan Jesus. Per lui partita da leader del reparto arretrato. Alcuni recuperi, sulle verticalizzazioni dei serbi, sono quanto meno provvidenziali.

    Chi ferma Markovic? – Per gli uomini di Vernezovic uscire dal Meazza con un pareggio non sarebbe stato un furto. Il Partizan comanda il gioco per almeno 30’ tra il primo e il secondo tempo, poi però si spegne alla lunga lasciando campo ad una compassata manovra interista. Buona la prova dei giovani (in pratica tutti) che dimostrano personalità e grandi doti tecniche. Il classe ’94 Markovic mette gli incubi alla retroguardia interista in almeno tre occasioni. Le sue accelerazioni, la sua rapidità di esecuzione, il suo senso della “porta” lo impongono come giocatore di livello europeo.

    INTER-PARTIZAN 1-0

    MARCATORE Palacio al 43′ s.t.

    INTER (3-4-1-2) Handanovic; Silvestre, Cambiasso, Juan; Jonathan, Guarin, Mudingayi, Pereira; Coutinho (31′ Palacio); Livaja (7′ s.t. Zanetti), Cassano (31′ s.t. Milito). In panchina: Belec, Ranocchia, Samuel, Gargano. Allenatore: Stramaccioni.

    PARTIZAN (4-2-3-1) Petkovic; Miljkovic, Ostojic, Ivanov, Volkov; Medo, Smilijavic; Tomic (35′ s.t. S.Markovic), S.Ilicic (31′ s.t. Joljc), L.Markovic; Mitrovic (22′ s.t. S.M.Slepovic). In panchina: R.Ilic, Lazevski, Stretenovic, S. Scepovic. Allenatore: Vladimir Vernezovic.

    ARBITRO Liany (Israele)

    LE PAGELLE

    Handanovic 7: il miracolo del portierone nerazzurro al minuto 42 della ripresa pesa come e più di un gol. Salva il risultato e propizia l’azione della rete di Palacio. Per il resto normale amministrazione.
    Silvestre 5: Ce la mette tutta il ragazzo, ma la lucidità è un’altra cosa. I pericoli per la porta nerazzurra arrivano spesso dalle sue parti. Doveva essere la partita del rilancio. Rimandato.
    Cambiasso 6: il Cuchu è uno di quei calciatori che se sono fuori dal campo poi li rimpiangi. Contro il Partizan non sfoggia di certo il vestito migliore, ma il suo contributo di quantità a centrocampo lo garantisce sempre. Buona qualche incursione a fari spenti.
    Juan 6,5: un muro. Dalle sue parti non si passa, e alcuni recuperi in extremis mettono sale ad una prestazione nettamente sopra la sufficienza.
    Johathan 5,5: tanta corsa ma poca incisività. Prova incolore per il terzino brasiliano, che si applica ma soffre limiti evidenti.
    Guarin 6: Non certo un fulmine di guerra il colombiano centrocampista dell’Inter. Al Porto era tutta un’altra storia. La reazione alle tante chiacchiere dei giorni scorsi non è arrivata. In ogni caso le qualità del giocatore sono evidenti.
    Mudingayi 6: Solito gioco sporco. L’idea di Stramaccioni di piazzarlo esterno di centrocampo gli è piaciuto come un’ape dentro i pantaloni. Ma il ragazzo ha svolto il suo ruolo con dedizione. Nel’ultima fase del match lucido nel gestire diversi palloni.
    Pereira 6: Alvaro è il classico motorino di fascia. Non precisissimo sui cross, ma il suo contributo lo ha dato.
    Coutinho 7: fino al fattaccio (infortunio al 28’pt) nettamente il migliore in campo. Lampi di pura classe per un giovanotto che può e deve ancora crescere molto.
    Palacio 6,5: Mezzo punto in più per il gol. Per il resto l’argentino sbaglia qualcosa di troppo in rifinitura e si divora una clamorosa pala gol. L’infortunio ancora non è stato del tutto assorbito.
    Milito 6,5: il principe lo zampino ce lo mette sempre. I movimenti non sono più quelli del “Bernabeu”, ma la classe è quella di sempre. Delizioso il cross che ispira il gol del vantaggio.
    Cassano 5,5: Fantantonio meno meno. La prova del talento di Bari vecchia si cristallizza nel gol sbagliato malamente in avvio di ripresa.
    Zanetti 6: Infinito potrebbe essere un aggettivo riduttivo per il capitano del’Inter. Mai banale le sue partite, sempre concreto quando c’è da dare consistenza al gioco nerazzurro.
    Livaja 5: non morde il giovanissimo attaccante croato. Va bene, i palloni giocabili lavorati per lui sono pochissimi, ma è lecito attendersi qualcosa di più.

    VIDEO INTER-PARTIZAN BELGRADO 1-0

    [jwplayer config=”30s” mediaid=”158179″]

  • Inter-Partizan per chiudere il girone di Europa League

    Inter-Partizan per chiudere il girone di Europa League

    Battere il Partizan per consolidare la posizione nella mini classifica del girone di Europa League. E guardare alle tre sfide di ritorno con più tranquillità. Questi alcuni dei temi che accompagneranno l’Inter, questa sera al Meazza, nella gara valida per il terzo turno di coppa.

    Stramaccioni tiene molto all’Europa League, è risaputo, ma almeno per ora il campionato ha un’altra priorità. Quindi occhio al turnover e alle soluzioni tattiche che potrebbero venire fuori prima e durante la partita. Il rientro di parecchi elementi consentirà un ricambio meno traumatico rispetto soprattutto alla prima sfida col Rubin Kazan. In pratica i nerazzurri dovranno fare a meno solo di Obi (piccolo fastidio muscolare durante l’ultimo allenamento). Per il resto tutti a disposizione, specie in attacco, dove le scelte sono contate. Ma come si schiereranno i nerazzurri? Confermare la difesa a 3 o ritornare al passato? Probabilmente l’obiettivo sarà anzi tutto risparmiare energie. Di sicuro Palacio dovrebbe essere della partita. Poi spazio a Coutinho per dare rapidità alle transizioni nerazzurre.

    Andrea Stramaccioni
    Andrea Stramaccioni è sempre più idolo della Milano nerazzurra | ©OLIVIER MORIN/AFP/Getty Images

    Dalla Serbia – Il Partizan sta dominando il campionato serbo. Ma in Europa qualche difficoltà la fa registrare, specialmente in trasferta. Pari casalingo all’esordio nel girone con il Neftchi e sconfitta 0-2 a Kazan. Il tecnico è Vladimir Vermezovic, un allenatore eclettico, che ama cambiare spesso il volto dell’undici schierato in campo. Non a caso nelle due partite fin qui disputate in Europa League, i bianconeri si sono visti prima con un rombo di centrocampo, poi con tre uomini offensivi alle spalle di una punta. Lazar Markovic è il giocatore più significativo per una rosa che, con i doverosi distinguo, sa esprimere talenti di qualità. Ma è l’intero reparto avanzato ad abbassare sensibilmente la media dell’età, e a far salire l’asticella del talento. Mitrovic, Ninkovic e Marko Scepovic. Ragazzi di grande prospettiva. Più esperto Tomic, esterno offensivo già con esperienze di nazionale, e ovviamente il capitano Ilic, con alle spalle una lunga carriera in giro per l’Europa. Certo, i punti deboli ci sono. E sono voragini quando il Partizan gioca fuori casa. La difesa è, stando ai numeri, l’anello debole della squadra allenata da Vermezovic. Ed è lì che l’Inter dovrà attaccare, con rapidità e palla a terra.
    Probabili formazioni:

    INTER (3-4-1-2): Handanovic; Silvestre, Samuel, Juan Jesus; Nagatomo, Gargano, Guarin, Alvaro Pereira; Coutinho; Palacio, Milito.
    PARTIZAN (4-2-3-1): Petkovic; Miljkovic, Ostojic, Ivanov, Lazevski; Kamara, S. Markovic; Tomic, Ilic, L. Markovic; Mitrovic.

    Qui Appiano – “Io posso avere tutte le idee del mondo ma sono i giocatori a metterle in pratica, in campo. Io ho la fortuna di avere con loro un rapporto diretto. Poi, la cosa più importante, è con quanta fame e voglia di fare bene lavorano tutti, e loro lo fanno con tantissima fame e voglia”. È un’Andrea Stramaccioni sereno quello che si presenta ai giornalisti per la conferenza stampa di Inter – Partizan Belgrado. L’attenzione è tutta puntata sulle prestazioni altalenanti di alcuni giocatori in questo avvio di stagione. “Guarin – spiega il tecnico – è stato uno dei più sollecitati con le nazionali, insieme a Gargano e Pereira. Avendo io la possibilità di scegliere tra giocatori che sono tutti bravi, ho optato per qualcun altro, ma il valore di Guarin non è in discussione, né per il presente né per il futuro”. Ma Silvestre e Jonathan un po’ in discussione lo sono. E prova ne è lo scarso utilizzo da parte del mister. “L’ho detto e dimostrato sul campo, non c’è n nessun giocatore in questo organico che non abbia considerazione, non c’è nessuno che abbia avuto poco spazio, sia Silvestre che Jonathan hanno giocato gare importanti da titolari. Ci sono però dei giocatori che sono in uno stato di forma migliore, io do molta importanza a questo. In difesa, poi, molto importante è la continuità. Ma Matias rappresenta il presente e anche il futuro. Se pensate alle difficoltà avute da Ranocchia all’inizio, ci sta che anche Silvestre all’inizio giochi un po’ meno”.

    Qui Belgrado – Nonostante la notizia dei trecento ultrà serbi trovati senza biglietto e pronti alla partenza verso Milano, in conferenza stampa sia Vermezovic sia il capitano Sasa Ilic, hanno preferito concentrarsi sulla gara contro l’Inter. “Davanti a noi abbiamo una partita molto importante per la nostra giovane squadra, possiamo fare esperienza. Sappiamo tutti che l’Inter è fortissima, potrebbero esserci alcuni cambi da parte loro ma per noi non cambia nulla. Faremo la nostra gara, giocheremo al meglio e cercheremo di strappare un risultato positivo. Mi aspetto una partita molto intensa e spero che i miei giochino senza rispettare troppo l’avversario. Si gioca sempre in undici contro undici e non abbiamo nulla da perdere”.

  • La parabola di Nicolas Viola si è fermata a Palermo, è tempo di rilancio

    La parabola di Nicolas Viola si è fermata a Palermo, è tempo di rilancio

    Da calciatore rivelazione nella passata stagione a oggetto misterioso con la maglia del Palermo. La parabola ascendente di Nicolas Viola sembra essersi fermata sul più bello, alle porte del calcio che conta. Il forte centrocampista di Taurianova (Reggio Calabria), classe ’89, in rosanero si è visto poco. Eppure la società di Zamparini, l’estate scorsa, lo aveva voluto fortemente tanto da sborsare una cifra importate pur di avere il regista in rosa. Una comproprietà con la Reggina a colpi di milioni di euro. Ma sembra già passata un’eternità. Nicolas Viola è di sicuro uno dei migliori talenti della massima serie nostrana.

    Negli anni gli accostamenti si sono sprecati: qualcuno addirittura parlò di un “possibile nuovo Pirlo”. Paragone azzardato, certo. Ma le qualità dell’asso reggino non possono essere sottovalutate. “Nico” deve maturare, migliorare in fluidità di esecuzione forse. Ma la velocità del pensiero è un aspetto che non è sfuggito agli osservatori di mezza Europa. E delle società italiane, che infatti continuano a sondare il terreno per un sempre più probabile assalto a gennaio, nel mercato di riparazione.

    Nicolas Viola
    Nicolas Viola © Tullio M. Puglia/Getty Images

    Se Viola non rientra più nei piani del Palermo, e del nuovo tecnico Gian Piero Gasperini, allora il talento del giovane regista non può rimanere in panchina. Oscurato da Donati, Barreto, Rios. Le occasioni arriveranno, non c’è dubbio. Ma per ora si naviga a vista. Giorno dopo giorno. Alla ricerca della quadra che possa offrire qualche chance di rilancio. La grande visione di gioco e la precisione nei cambi di versante sono l’arma in più. Ma fino ad ora i pezzi forti del repertorio sono rimasti una bella premessa ad un’esperienza partita non proprio alla grande.

    Per il Palermo, perdere il regista classe ’89, sarebbe un danno non indifferente. Un danno economico, forse. Un danno in termini di qualità e prospettiva. Questo di sicuro. Anche se Giuseppe Sannino nei mesi scorsi ha preferito guardare altrove, prima di essere esonerato dal vulcanico Zamparini. Adesso con Gasperini le cose potrebbero arrivare ad una svolta. È risaputa l’attenzione che il tecnico, l’anno scorso all’Inter, pone sui giovani. L’ex talento della Reggina piace a Torino e Pescara, che hanno chiesto informazioni in estate, e sono pronte a tornare alla carica a gennaio. Ma non sono da escludere altre clamorose offerte da club più blasonati. Il Palermo è avvertito.

  • Inter slitta l’ingresso dei cinesi in società. Rossi e Paulinho sogni mercato

    Inter slitta l’ingresso dei cinesi in società. Rossi e Paulinho sogni mercato

    Mentre l’Inter di Stramaccioni fa le prove generali per ritornare di nuovo grande, le manovre della dirigenza nerazzurra iniziano a disegnare il futuro prossimo venturo di società e squadra. Ormai è certo lo slittamento dell’accordo con il quale l’Inter darà il benvenuto ai nuovi soci cinesi in società, e soprattutto ai 55 milioni di euro di capitale con cui i nuovi azionisti acquisiranno il 15% delle quote del club nerazzurro.

    Nonostante le tante voci messe in giro, non tutte proprio confortanti, Moratti ha sempre fornito risposte grosso modo positive. L’affare con i cinesi, per il numero uno di Corso Vittorio Emanuele, si farà. E scatta immediato il pensiero a come quei soldi – tanti – potranno essere investiti sul mercato di gennaio. Soprattutto se la squadra saprà arrivare a quella data con il passo della grande. In pratica: se l’Inter tra due mesi dovesse essere in corsa per tutti gli obiettivi, quali saranno gli innesti che la società metterà a disposizione del mister per provare a vincere di nuovo?

    Massimo Moratti
    Massimo Moratti © Claudio Villa/Getty Images

    Capitolo mercato – I nomi che circolano sono tanti. Molti noti, altri del tutto nuovi. Ma in questi casi il pragmatismo obbliga ad andare con i piedi di piombo. Nei giorni scorsi “Pepito” Rossi ha speso parole importanti per la società nerazzurra. “Chi non vorrebbe giocare nell’Inter? E’ una grande squadra, con grandi giocatori, ma al momento non sto pensando a niente se non al ginocchio ed a recuperare al 100%”. Del resto Rossi, all’Inter, troverebbe una vecchia conoscenza. Quell’Antonio Cassano che tanto sta facendo sognare i tifosi della “nord”. “Antonio – ha affermato il talento del Villareal – sta facendo molto bene, lo conosciamo che è un grande calciatore. Non è una sorpresa che stia facendo bene con l’Inter“. Giuseppe Rossi, nonostante l’infortunio al ginocchio, continua ad essere oggetto del desiderio di moltissime società. A partire dalla Roma. Ma per il momento di concreto non c’è nulla. Ma gli uomini mercato interisti guardano anche al di là dell’oceano. Ci sarebbe quel Paulinho al Corinthians, altro pezzo pregiato che suscita interesse nei maggiori casati d’Europa. A partire dal Chelsea. Ma il giocatore, stendo alle sue ultime dichiarazioni, ha in testa solo il club nerazzurro. Probabilmente qualche acquisto a gennaio si farà. A prescindere dai grandi nomi. L’Inter ha dimostrato di essere forte, ma con qualche lacuna sparsa per i reparti. Il sostituto di Milito, per esempio. Cinesi o no, insomma, con l’anno nuovo Moratti metterà mano al portafogli per provare a rinforzare la rosa a disposizione di Stramaccioni. Fair play permettendo.

    In uscita – Per qualcuno che arriva c’è sempre qualcuno che va via. Potrebbe essere il caso di Matias Silvestre. Il difensore, proveniente dal Palermo, non ha convinto lo staff tecnico nerazzurro. La sua partenza, a meno di clamorosi “ritorni di fiamma”, dovrebbe essere sicura. Meno sicura quella di Jonathan, che comunque rimane oggetto semi misterioso per Stramaccioni. Ma il vero cruccio per tecnico e società – e tifoseria – rimane il destino di Wesley Sneijder. Il folletto di Utrecht è ancora nei piani dell’Inter? O si va verso una dolorosissima cessione? L’impressione è che tutto dipenda da come lui saprà, nei prossimi due mesi, adattarsi alla nuova filosofia di gioco che tante soddisfazioni sta dando sul campo domenica dopo domenica. Come dire, con Wes il gioco della squadra potrebbe migliorare ancora. Ma nel caso qualcosa dovesse andare storto, il suo futuro potrebbe essere lontano da Milano.

  • Inter da scudetto con uno Sneijder in più

    Inter da scudetto con uno Sneijder in più

    Con il rientro di Wesley Sneijder alla Pinetina l’Inter svuota l’infermeria e si compatta in vista del doppio impegno di Coppa e campionato contro Partizan Belgrado e Bologna. Roba per cuori forti, perché la squadra di Stramaccioni, in campionato, continua a stazionare lassù, e i pensieri “stupendi” iniziano a circolare insistentemente. Pensieri targati scudetto.

    Scudetto? Vedremo” – Nel dopo partita di domenica scorsa, liquidata la pratica Catania, anche Moratti si è sbilanciato sul futuro: nulla di compromettente, sia chiaro. Ma il presidente nerazzurro non ha nascosto le buone sensazioni che gli giungono dal rendimento sul campo. “Miglioriamo gara dopo gara” ha spiegato il numero uno di Corso Vittorio Emanuele, che ha aggiunto: “Mi piace molto l’unità tra giocatori e mister e la dedizione al lavoro di Stramaccioni”. Pennellate allo zucchero. Rievocando – ma c’è chi parla di blasfemia – Josè Mourinho. Ma l’interessato sminuisce, e si pone sulla scia del patron, “stiamo lavorando bene e non prendiamo gol”. Stramaccioni dixit.

    Go Wesley, go! – Ormai recuperato, Wesley Sneijder scalda i motori in vista dei prossimi impegni. La fisioterapia, a giudicare dai “cinguettii” dell’olandese, avrebbe rimesso benzina sia nel fisico che nella testa del calciatore olandese. “Sono tornato a Milano – ha twittato Wes – non vedo l’ora di allenarmi di nuovo. Mi sento bene“. Certo, intoccabili non ce ne sono, ma il numero dieci nerazzurro occupa un posto speciale nel cuore dei tifosi. E del mister.

    Wesley Sneijder
    Wesley Sneijder pronto al rientro &copy Claudio Villa/Getty Images

    Il folletto, dove lo metto? – Di sicuro, con il ritorno del genio di Utrecht, le soluzioni tattiche trovano un interprete di qualità assoluta. Ma la questione “posizione” rimane. Con il 3-4-3 (ma non l’aveva fatto anche Gasperini?) le cose si complicano un pò. Sull’esterno Sneijder perde metà del proprio potenziale. E anche sulla linea di centrocampo il raggio d’azione non convince. Ma a riguardo il patron nerazzurro ha dato una sorta di consiglio: “Un posto glielo troviamo”. Insomma, per un campione del genere la posizione in campo non è un problema.

    Reduce da 4 vittorie consecutive, domenica prossima l’Inter sarà di scena a Bologna alla ricerca della quinta vittoria consecutiva in campionato. Ma prima c’è la sfida di Europa League contro il Partizan. Un mini tour de force che metterà alla prova la tenuta della compagine di Stramaccioni. Ma, questa volta, con un Wes in più.