Autore: Antonino Raso

  • Sampdoria-Udinese 0-2, decidono Danilo e Di Natale

    Sampdoria-Udinese 0-2, decidono Danilo e Di Natale

    L’Udinese secondo Guidolin. La rinascita dei friulani si cristallizza quando il brasiliano Danilo la butta dentro. Uno che fino a qualche settimana era l’ombra di se stesso. E invece i bianconeri tornano a macinare gioco come ai tempi belli. Poco, pochissimo lo spazio lasciato agli avversari, poi le proverbiali ripartenze. Micidiali. Passando da lui, Antonio Di Natale, il capitano che invecchia come il vino. Buono da farti ubriacare. Certo, la Sampdoria, dopo tre risultati utili consecutivi, sembra essere ricaduta nel baratro dell’inconsistenza. Ma quanto pesa il rigore sbagliato da Pozzi?

    Toh, chi si rivede – Le partite, questo Guidolin lo sa, si vincono spesso con la fantasia. Con le scommesse giuste. Spazio quindi ad Angella ed Heurteaux, due difensori molto interessanti. Spazio anche al sorprendente Allan. Spazio a Dusan Basta, che pesca dal cilindro la partita del grande talento, inesauribile sulla fascia. La Samp invece, in attesa del miglior Maresca, e del rientro di Maxi Lopez, si coccola Mauro Icardi, un ’93 argentino che la Samp ha pescato per 400.00 euro nel Barcellona. E’ lui che si guadagna il rigore (poi sbagliato da Pozzi). E’ lui che prova ad allargare la difesa friulana. Ottimo il movimento da prima punta. Ma contro questa Udinese Icardi non basta.

    Di Natale stende la Sampdoria, per lui gol e assist
    Un gol e un assist per Antonio Di Natale, nella partita in cui l’Udinese ritrova se stessa &copy Valerio Pennicino/Getty Images Sport

    Danilo, poi Totò – L’Udinese gioca e ricama calcio. Al 19’ Di Natale va al corner, Danilo salta da solo sul secondo palo e segna. La Samp in marcatura è uno scolapasta anni ‘60. Al 28’pt Badu tenta la progressione, Berardi tampona come può, ma sul rimpallo arriva il solito Totò che liquida la pratica blucerchiata insaccando una rete che, di fatto, chiude il match. Non è neanche la mezz’ora del primo tempo.

     Provaci ancora, Samp – Nella ripresa Ferrara passa al 4-4-2 e lancia nella mischia Pozzi. Dentro anche Estigarribia, che di emozioni ne regala meno che un panettone a ferragosto. Al netto di Icardi, e del rigore sbagliato, la Samp non morde mai. Poca roba per un’Udinese che a Marassi ha ritrovato se stessa.

    SAMPDORIA-UDINESE 0-2 (primo tempo 0-2)

    MARCATORI: 19’pt Danilo, 28’pt Di Natale.

    SAMPDORIA (4-5-1): Romero; Berardi (30’st Castellini), Gastaldello (8’st Estigarribia), Rossini, Costa; Soriano, Obiang, Maresca (1’st Pozzi), Poli, Tissone; Poli; Icardi. In panchina: Da Costa, Berni, De Silvestri, Poulsen, Renan, Austoni. Allenatore: Ferrara.

    UDINESE (3-5-1-1): Brkic; Heurteaux, Danilo, Angella; Basta, Pinzi (20’st Lazzari), Allan, Badu, Pasquale (29’st Armero); Pereyra; Di Natale (47’st Ranegie). In panchina: Padelli, Gabriel Silva, Domizzi, Faraoni, Willians, Zielinski, Barreto, Maicosuel, Fabbrini. Allenatore: Guidolin.

    ARBITRO: Gervasoni di Mantova

    LE PAGELLE

    Gastaldello 5 – Guida male la difesa, poco lucido in certe occasioni. Rimedia un cartellino che vale la squalifica per la prossima sfida a Catania.

    Obiang 6.5 – Il migliore dei suoi, è l’ultimo a tirare i remi in barca. Nel finale sfiora il gol con un tiro dalla distanza che esce di pochissimo.

    Icardi 6,5 – Pochi palloni a disposizione, lui nella ripresa tenta l’acuto. Manca la fortuna, ma le qualità ci sono.

    Basta 7.5 – Fondamentale per Guidolin, che lo ritiene inamovibile. Fa alla grande entrambe le fasi. Il migliore in campo.

    Di Natale 7.5 – Grandissima prestazione del capitano dell’Udinese. Protagonista nel secondo tempo, sfiora clamorosamente la doppietta personale.

    VIDEO SAMPDORIA-UDINESE 0-2

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  • Sneijder ancora escluso. C’è l’accordo con il Psg

    Sneijder ancora escluso. C’è l’accordo con il Psg

    A poche ore dal big match tra Napoli e Inter, il nodo Wesley Sneijder continua a tenere banco in casa nerazzurra. Perché il folletto di Utrecht sembra non rientrare più nei piani di Stramaccioni e della società di corso Vittorio Emanuele, anche se lui continua a ribadire la voglia di rimanere a Milano. E intanto si moltiplicano le voci sul futuro del numero dieci dell’Inter: uno che fa gola ai club di mezza Europa.

    Spalma che ti passa – La posizione della dirigenza interista è chiara. Lo stipendio di Sneijder è troppo alto per le casse nerazzurre. Sei milioni netti a stagione sono un gruzzolo che Branca vorrebbe spalmare prima, e ridurre poi, ma i conti si fanno con l’oste: e l’oste, in questo caso, non ne vuole sapere di ridurre il suo ingaggio. Di fatto, il campione olandese è a disposizione del mister da oltre una settimana. Ma al momento lavora a parte, quasi da escluso. Lui che, nel 2010, ha scritto la storia del club milanese esplodendo come trequartista di talento mondiale. Lui che ha lottato per vincere il pallone d’oro con la maglia del’Inter cucita al petto. Lui che ha contribuito in modo sostanziale per la vittoria del triplete. Ma tant’è. Wes rimane fuori. Con buona pace di Stramaccioni.

    Inter - Sneijder è rottura
    La rabbia di Sneijder, a gennaio potrebbe andare via dall’Inter © Claudio Villa/ Getty Images Sport

    Strama tranquillo –  Anche questa sera, dunque, Wesley Sneijder rimarrà a casa a vedere suoi compagni in televisione.  “Sneijder sta bene – ha spiegato l’allenatore dell’Inter ieri in conferenza stampa – ieri aveva solo un lieve fastidio muscolare, come capita per tanti altri si è deciso di fare una giornata di fisioterapia, ma oggi si è allenato come gli altri. Difficile gestire questa situazione? Per come sono io, sincere e tranquillo, non è difficile per niente”. Ipse dixit.

    Valige pronte – Date le premesse, non è difficile ipotizzare un addio del nazionale olandese già a gennaio. L’Inter sarebbe disposta a valutare qualsiasi offerta per l’ex Real Madrid alla riapertura del mercato. Il futuro del calciatore potrebbe essere in Ligue 1, sponda Paris Saint-Germain. Il club transalpino non avrebbe problemi a garantire i sei milioni che l’olandese percepisce all’Inter, il contratto dovrebbe essere fino al giugno 2016.

    Cuore nerazzurro – “Ci rivedremo ancora, non voglio andare via dall’Inter“. Questa è la promessa che Wesley Sneijder in persona ha fatto a due tifose nerazzurre fuori dai cancelli di Appiano Gentile. Al di là delle parole, rimane il sospetto che la gestione del caso Sneijder abbia lasciato a desiderare. Perché Wes è il giocatore che servirebbe all’Inter per accendere la luce in un sistema di gioco spesso compassato. Vendere uno dei campioni del calcio mondiale alla cieca, senza trovare vie diplomatiche capaci di tamponare l’esodo del ragazzo, vorrebbe dire fare un errore madornale. Via Sneijder per prendere Paulinho? I dubbi restano tutti.

  • Sorteggio Europa League 2013 rischi per Napoli e Inter

    Sorteggio Europa League 2013 rischi per Napoli e Inter

    L’Europa League entra nel vivo. Con la chiusura della fase a girone, terminata nella tarda serata di ieri, è già tempo di accoppiamenti in vista dei sedicesimi di finale. Il prossimo 20 dicembre 2012 i sorteggi che apriranno la corsa vera e propria per la conquista della coppa.

    Le italiane – delle quattro squadre italiane che hanno iniziato l’avventura in EL, sono tre quelle che andranno a giocarsi i sedicesimi del 14 e 21 febbraio 2013. Con l’Udinese fuori già in autunno, toccherà a Lazio, Inter e Napoli tenere alto il nome del calcio italiano. I biancocelesti verranno inseriti nell’urna delle testa di serie, mentre per i milanesi e i napoletani (secondi nei rispettivi gironi) sarà una vera e propria roulette.

    Le regole – Alle 24 squadre che si sono piazzate ai primi due posti dei 12 gironi, si aggiungono le otto formazioni giunte terze nella fase a gironi di Champions League (le migliori quattro escluse dalla CL sono incluse nell’urna delle teste di serie): in totale 32 formazioni in lizza per la conquista del trofeo continentale.

    Europa League, trentadue squadre per il trofeo
    In Europa League le squadre italiane dovranno fare attenzione, spauracchio Atletico Madrid © Daniel Mihailescu/ Afp

    Sedicesimi Europa League: questa la lista di squadre per urna

    Urna teste di serie:
    Lazio, Liverpool, Viktoria Plzen, Fenerbahce, Bordeaux, Steaua Bucarest, Dnipro, Genk, Rubin Kazan, Lione, Metalist Kharkiv, Hannover, Chelsea, Cluj, Benfica e Olympiacos

    Urna seconde e peggiori terze dalla Champions league:
    Inter, Napoli, Anzhi, Atletico Madrid, Borussia Mönchengladbach, Newcastle, Stoccarda, Basilea, Sparta Praga, Bayer Leverkusen, Levante, Dinamo Kiev, Bate Borisov, Ajax, Zenit

    Il sorteggio per gli ottavi di finale (7 e 14 marzo) non prevede testa di serie. Tutte le qualificate verranno inserite in un’unica urna. Le 16 palline contenenti i biglietti “Vincitrice gara 1” fino a “Vincitrice gara 16” vengono inserite in una sola urna e mescolate. La prima squadra estratta affronta la seconda squadra estratta e disputa la gara di andata in casa. La procedura si ripete fino all’esaurimento delle palline. Il sorteggio non prevede alcun tipo di restrizione.

    Lazio, fantasmi spagnoli – Al sorteggio valido per i sedicesimi di finale le tre italiane rimaste in corsa rischiano qualcosa. La Lazio dovrà far attenzione a non pescare gli spagnoli dell’Atletico Madrid, da sempre protagonisti principali di questa competizione. Attenzione anche allo spauracchio Bayer Leverkusen. Per Inter e Napoli la faccenda si complica. Possibili accoppiamenti con Liverpool, Lione, Chelsea e Benfica.

  • Nicola Sansone dopo l’Inter si accendono i riflettori

    Nicola Sansone dopo l’Inter si accendono i riflettori

    Dal Bayern Monaco al Parma, passando per Crotone. La parabola di Nicola Sansone è esplosa lunedì sera, dopo il gran gol rifilato all’Inter. Gol che ha regalato i tre punti agli emiliani, accendendo i riflettori sulla giovane esterno d’attacco con passaporto tedesco. Una promessa di sicuro avvenire? Molti sarebbero pronti a metterci la mano sul fuoco. Ma l’acuto contro i nerazzurri in campionato ha dato un assaggio delle potenzialità del ragazzo a disposizione di Donadoni.

    Con i grandi – Sansone nasce a Monaco di Baviera da genitori italiani. In Germania approccia il gioco del calcio, percorrendo tutta la trafila delle giovanili con la maglia del Bayern cucita al petto. Negli anni bavaresi si è allenato spesso con la prima squadra, scoprendo da subito l’ebbrezza che possono regalare le giocate dei grandissimi campioni. Qualche panchina in Bundersliga e Champions, poi l’Italia. Via Crotone. In Calabria il ragazzo va in prestito e fa molto bene, lasciando un buon ricordo a società e tifosi.

    Nicola Sansone esulta per la vittoria contro l'Inter
    Sansone, dopo l’eurogol all’Inter si accendono i riflettori
    &copyClaudio Villa/ Getty Images Sport
    Ducali in pole – In estate il club emiliano decide di puntare forte su Sansone. Rientro dal prestito e inserimento nella rosa a disposizione del mister. Una scommessa di Donadoni e società. Fuori un mese e mezzo per infortunio, al rientro ha ripreso a tessere calcio come ai tempi di Crotone.

    Come Ribery – Nicola Sansone è un esterno d’attacco, ma non disdegna altri ruoli del reparto offensivo.  Punta esterna o mezza punta conta poco. Velocità e accelerazione nel breve i suoi punti di forza. Sognando Ribery.

  • L’Inter cade a Parma ed è terza, ora è crisi

    L’Inter cade a Parma ed è terza, ora è crisi

    L’Inter perde il treno per la seconda volta, e si fa battere dal Parma nel posticipo del lunedì. L’obiettivo alla vigilia era chiaro: battere i ducali per portarsi a meno uno dalla Juve. Ma quella che scende in campo in Emilia è solo l’ombra dell’armata che fino a qualche settimana fa collezionava vittorie in serie. Ora i nerazzurri scendono al terzo posto, scavalcati dal Napoli e raggiunti dalla Fiorentina. La squadra di Donadoni gioca bene, ma non è irresistibile. Poi l’eurogol si Sansone spezza gli equilibri: la strada del non ritorno interista.

    Meglio il Parma — I ducali sono ben organizzati, e la mano di Donadoni si vede. Valdes e Marchionni impostano facendo da collettore alla manovra emiliana. Ma è Biabiany a mettere in ansia costantemente la retroguardia dei milanesi ben supportato da Rosi. Al netto di un Nagatomo non in piena forma, che non ha difeso al meglio, ma non ha nemmeno attaccato. Già al 5’ il Parma è pericoloso, con Handanovic che para una deviazione disperata di Samuel su cross basso di Marchionni. E poi al 33’ quando Biabiany innesca Amauri , ma Handanovic è attento.

    L'esultanza di Sansone
    L’esultanza di Nicola Sansone, suo il gol che piega l’Inter
    © Claudio Villa/ Getty Images Sport

    Poca lucidità — Ciò che manca all’Inter sono i tempi di gioco. Il movimento non è quello dei tempi d’oro, e le giocate in profondità latitano come la neve a settembre. Male Alvarez, scelto come vice Cassano. L’argentino delude ancora una volta e non convince affatto per intensità. Ma gennaio è vicino. Così le incursioni di Guarinrisultano le poche capaci di impensierire la porta emiliana. Il colombiano sfiora il palo su punizione. Il primo tempo si conclude con un noioso 0-0.

    Sansone e tutti i filistei — Nella ripresa Stramaccioni dimostra di avere le idee non chiarissime: al 25′ toglie un deficitario Alvarez per Coutinho. Copione già visto. E al Tardini cala lo spettro di Sneijder. Perché al minuto 29’ Sansone si invola verso la porta nerazzurra, e conclude con un destro micidiale che brucia Handanovic. L’Inter non reagisce e la partita finisce con tre punti meritati per il Parma. Ora in casa nerazzurra si apre la fase degli interrogativi. A partire da quello che pende sul futuro di Sneijder.

    IL TABELLINO

     PARMA-INTER 1-0 (pt 0-0)

    MARCATORI: 29′ st Sansone

    PARMA (4-3-3): Mirante, Rosi (28′ st Benalouane), Zaccardo, Paletta, Gobbi, Marchionni, Valdes, Acquah, Biabiany, Amauri, Sansone (31′ st Belfodil). In panchina: Pavarini, Bajza, Lucarelli, Fideleff,  Santacroce, Ninis, Musacci, Morrone, Arteaga, Palladino. Allenatore: Donadoni.

    INTER (3-5-2): Handanovic, Ranocchia, Samuel, Juan Jesus (40′ st Duncan), Zanetti, Guarin, Cambiasso (41′ st Livaja), Alvarez (27′ st Coutinho), Nagatomo, Milito, Palacio. In panchina: Castellazzi, Belec, Silvestre, Jonathan, Mariga, Benassi, Romanò, Pereira. Allenatore: Stramaccioni.

    ARBITRO: Banti di Livorno.

    LE PAGELLE

     Sansone 7,5: Partita tra le righe per lui, che nel primo tempo prova a giocare tra le linee nerazzurre. Poi l’eurogol che vale tre punti.

    Biabiany 7,5: Partita fantastica per lui. Moto perpetuo che distrugge la difesa interista, in primis Juan Jesus.

    Handanovic 6,5: Ancora straordinari per il portiere dell’Inter. Deve intervenire già dopo pochi minuti per salvare capra e cavoli. Nessun colpa in occasione del gol.

    Ranocchia 6,5: Nel marasma difensivo nerazzurro è l’unico a salvarsi. Sbroglia alcune situazioni complesse.

    Juan Jesus 4,5: La peggiore partita da quando è all’Inter. Involuzione pazzesca rispetto a qualche settimana fa.

     Palacio 5: Non punge mai. Il Parma non è un’armata, ma lui in pratica non si fa vedere.

    Milito 5: Non una serata da Principe. Parte discretamente, poi sparisce dal campo.

    VIDEO PARMA-INTER 1-0

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  • Sconfitta in Russia per la baby Inter, il Rubin cala il tris

    Sconfitta in Russia per la baby Inter, il Rubin cala il tris

    Alla fine l’Inter torna dalla campagna di Russia con le ossa rotte. Il Rubin Kazan si impone per 3 a 0 e, obiettivamente, le prospettive non è che fossero altre. Quello sceso in campo stasera nella sfida esterna di Europa League, tanto per dire, è l’undici nerazzurro più giovane di sempre. Età media 22,9 anni. Roba da stropicciarsi gli occhi. Forse un premio all’ottimo lavoro svolto dal settore giovanile in questi ultimi anni. Forse la necessità di fare turnover selvaggio in vista del campionato. Di certo l’Inter che affronta il Rubin registra esordi a raffica. E la differenza di qualità si vede subito, dopo appena 2’ dal fischio di inizio, quando Karadeniz spezza gli equilibri approfittando ribadendo in rete un pallone rimbalzato sul palo. Poi solo fuffa e qualche buona trama russa. In mezzo l’ingenuità di tanti ragazzotti di belle speranze. Tipo il classe ’95 Donkor. Ma soprattutto la certezza Palacio. Allo scadere gli altri due centri del Kazan: Rondonboom boom. E tutti a casa.

    Stramaccioni analizza la sua baby inter
    Andrea Stramaccioni, per lui turnover selvaggio con il Rubin Kazan
    &copy Marco Luzzani/Getty Images Sport

    Cose russe –  Al Rubin Kazan basta un gol a freddo per avere ragione del nerazzurri. Alla seconda azione della partita Kasaev brucia tre avversari sulla fascia sinistra e crossa. Juan Jesus prova a liberare in angolo ma centra in pieno il palo: la palla torna verso il centro dove Karadeniz la spinge in rete. L’Inter crea pochissimi pericoli alla porta di Ryzhikov, ma tiene discretamente il campo. Con un Coutinho evanescente, sale in cattedra Rodrigo Palacio, che prova a sfruttare un pallone lavorato da Ranocchia centrando in pieno, però, il palo. Al 41′ della ripresa Rondon invece non sbaglia. Partenza sul filo del fuorigioco. Donkor non lo contiene e il diagonale successivo si infila diritto nell’angolino. preciso all’angolino. Solo pochi minuti e ancora Rondon concretizza un cross del solito Karadeniz. .

    Va bene lo stesso – Insomma, in Russia l’Inter incassa la sconfitta più pesante dell’intera stagione. Ma, al di là del risultato, la cosa importa relativamente poco. Senza i titolari, Stramaccioni ha lanciato nella mischia sei calciatori nati dopo il 1990. Il 3-0 conta per la statistica. E per poco altro. Perché i nerazzurri sono comunque ai sedicesimi di Europa League. Da secondi, certo. Ma comunque ci sono con netto anticipo.

    RUBIN KAZAN-INTER 3-0

    Rubin Kazan(4-2-3-1):Ryzhikov; Kuzmin, Sharonov, Bocchetti, Ansaldi; Orbaiz, Natcho; Karadeniz, R.Eremenko (8’st Carlos Eduardo), Kasaev (16’st Tore); Dyadyun (14′ st Rondon). In panchina: Arlauskis, Marcano, Davydov. Allenatore: Berdyev.

    Inter (3-5-1-1): Belec; Silvestre, Ranocchia (28’st Donkor), Juan Jesus; Jonathan, Romanò (1’st Zanetti), Gargano, Benassi, Pereira; Coutinho; Livaja (1’st Palacio). In panchina: Castellazzi, Bandini, Pasa, Garritano. Allenatore: Stramaccioni.

    Arbitro: Skjerven.

    Ammoniti: Livaja, Gargano, Silvestre (I).

    Marcatori: 2′ pt Karadeniz, 41’st Rondon, 45’st Rondon.

    LE PAGELLE

    Donkor 6: Paga la giovane età. Ma il talento c’è. La sufficienza è un premio alla tenacia.

    Silvestre 5: Diverse sbavature in fase difensiva e poco carisma in un ruolo che a questo punto lo vede tagliato fuori.

    Coutinho 5,5: Ti aspetti emozioni forti, e invece il giovane talento brasiliano va a corrente alternata sbagliando molto. Occorre darsi una mossa. Da subito.

    Palacio 6,5: L’unico che prova a creare qualche pericolo alla porta del Rubin. Nella ripresa pesca anche un palo. Una sorta di certezza per Stramaccioni.

    Karadeniz 7: Segna il gol dell’immediato vantaggio, poi inventa un assiste per il secondo acuto di Rondon. Non è che avesse davanti colossi del calcio, ma alla fine per lui rimane una buona prova.

    Rondon 7: Vedi sopra. La difesa dell’Inter è obiettivamente qualcosa di più di una bella juniores, e alla fine la differenza si vede.

    VIDEO RUBIN KAZAN-INTER 3-0

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  • L’Inter non morde, pari e veleni col Cagliari

    L’Inter non morde, pari e veleni col Cagliari

    Rimpianto per l’occasione sprecata. Ma anche tante polemiche. Al termine del match tra Inter e Cagliari, il clima è rovente. Perché i nerazzurri non hanno fatto stropicciare gli occhi al pubblico di San Siro, ma il rigore su Ranocchia al minuto 91’ c’era tutto. Astori aggancia il difensore interista di poco dentro la linea dell’area grande. Giacomelli non solo non fischia il rigore, ma non fischia neanche il fallo. Grandi proteste e Stramaccioni espulso. Insomma, gli ingredienti per il polverone della settimana ci sono tutti. Di certo il Cagliari, sul piano del gioco, non ha rubato nulla, mettendo in difficoltà il reparto difensivo dell’Inter spesso non lucidissimo, nonostante i rientri da titolare di Ranocchia e Samuel.

    Trazione anteriore – Il Cagliari che scende in campo a San Siro non da l’impressione della comparsata. Pulga e Lopez schierano un undici zeppo di qualità, soprattutto dal centrocampo in su. E infatti i sardi attaccheranno per ampi tratti della partita con otto uomini organici alla trama offensiva. Pisano e Avaler macinano chilometri sulle rispettive fasce di competenza, Nenè (out dopo 35’ per infortunio), Cossu e Saufanno il resto.

    Sau blocca l'inter e festeggia la sua prima doppietta in serie A
    Marco Sau ferma l’Inter con una doppietta, la prima in serie A © Claudio Villa/Getty Images Sport

    Subito Palacio – Eppure i padroni di casa partono fortissimo. Al 10’ Palacio spezza gli equilibri dopo una lettura perfetta dell’azione, e allora sembra che il pomeriggio nerazzurro si metta in discesa. Il problema dell’Inter è che il possesso palla è un po’ opaco e non certo concreto.E il tridente spesso non aiuta il centrocampo a salire, spezzando così lo scacchiere in due tronconi. Handanovic salva tre volte prima di capitolare: su Nené, Astori e ancora Nené. Almeno due interventi fanno gridare al miracolo. Poi però, in chiusura di tempo, l’assist di Cossu per Sau, che si infila tra Samuel e un Juan Jesus, mette ko anche l’estremo nerazzurro.

    Ancora Sau — Nella ripresa si accende Cassano. Il barese serve Nagatomo, bravo a crossare per Milito. Il Principe però non è in giornata, e da due passi con Agazzi battuto riesce a spedirla alta.Un colpo al cuore per l’Inter. Perché i nerazzurri spingono, ma lasciano praterie alle ripartenze del Cagliari. Che, per inciso, là davanti ha alcuni specialisti del contropiede. E nfatti il vantaggio sardo arriva poco dopo. Pinilla prende il palo con una gran girata al volo: sulla respinta Sau si beve due difensori e mette dentro la prima doppietta in seria A della sua carriera. Emozioni forti.

    Rigore o no? — L’Inter si butta avanti. Crea confusione ma  prova a trovare la reazione. Il Cagliari si copre con Dessena per Cossu e inserisce Ibarbo per Sau. Strama lancia  Coutinho e Alvarez, cambiando anche modulo. Proprio l’argentino propizia la clamorosa autorete di Astori. Il finale è tutto nerazzurro, fino all’episodio dubbio del rigore non fischiato. L’Inter manda tutti in silenzio stampa. E rimane a meno 4 dalla Juve.

    INTER – CAGLIARI  2-2

    Inter (3-4-3): Handanovic; Samuel, Ranocchia, Juan Jesus (29′ st Coutinho); Zanetti, Cambiasso, Gargano, Nagatomo; Palacio, Milito, Cassano (37′ st Alvarez). In panchina: Castellazzi, Belec, Mbaye, Silvestre, Pereira, Jonathan, Mariga, Romanò, Benassi, Duncan. Allenatore: Stramaccioni

    Cagliari (4-3-1-2): Agazzi; Pisano, Rossettini, Astori, Avelar; Ekdal, Conti, Nainggolan; Cossu (23′ st Dessena); Nenè (37′ Pinilla), Sau (29′ st Ibarbo). In panchina: Avramov, Perico, Casarini, Del Fabro, Thiago Ribeiro. Allenatore: Pulga-Lopez

    Arbitro: Giacomelli

    Marcatori: 10′ Palacio (I), 43′, 20′ st Sau (C), 37′ st Astori (aut.)

    LE PAGELLE 

    Handanovic 7,5: Grande partito del portiere interista. Salva due volte su Nenè. Ha riflessi eccezionali, poi perde lucidità nell’uscita in occasione del secondo gol di Sau.

    Cassano 6: A corrente alternata. Buone cose sull’asse con Nagatomo, poi però si spegne per ampi tratti del match.

    Milito 5: Nel secondo tempo sbaglia un gol clamoroso, ma è l’intera prestazione a non convincere. Spesso fuori dal gioco interista.

    Palacio 6,5: Il migliore degli attaccanti interisti in campo. Segna un gol e aiuta la squadra con giocate di qualità.

    Agazzi 7,5: Salva il risultato in almeno quattro occasioni. Incolpevole in occasione dei gol interisti.

    Pisano 6: Fino a quando spinge da l’impressione di pungere e fare male alla difesa nerazzurra. Poi nella ripresa tiene la posizione limitando le incursioni di Nagatomo.

    Cossu 7: Sempre grande movimento e verticalizzazioni illuminanti. Assist per il primo gol di Sau, poi nell’azione del, raddoppio ci mette lo zampino.

    Sau 7,5: Segna la prima doppietta in Serie A dimostrando di avere tutte le qualità della grande punta. Ma dimostra grande attitudine al sacrificio.

    VIDEO INTER-CAGLIARI 2-2

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  • Aria di derby, Ferrara punta tutto su Mauro Icardi

    Aria di derby, Ferrara punta tutto su Mauro Icardi

    Vincere il derby per mettersi alle spalle un periodo complicatissimo. Il filotto di sconfitte consecutive, per la Sampdoria, sembra non arrestarsi più. Ogni volta la stessa storia: vigilia di grande attese, tra pretattica e motivazioni a mille, e poi flop sul campo. Quasi mancasse ancora qualcosa ai blucerchiati per scrollarsi di dosso un andazzo a dir poco terrificante. Il prossimo avversario, domenica, sarà il Genoa. L’antagonista più indicato per provare a dare la svolta. Aggiudicarsi la stracittadina vorrebbe dire almeno due cose: punti per una classifica preoccupante e, aspetto cruciale questo, panchina meno pericolante per il tecnico Ciro Ferrara.

    Fattore infermeria – Certo, un derby le motivazioni le crea da solo. Poi, però, servono anche gli uomini giusti per provare a vincerlo. E anche questa volta la Sampdoria, ormai alla vigilia di un match spartiacque, è costretta a guardarsi allo specchio. Dalla seduta di questa mattina, svolta a porte chiuse sul prato superiore di Bogliasco, le notizie giunte non fanno sorridere. Maresca e Obiang si sono allenati con il gruppo, così come Mustafi, rientrato dopo l’impegno con l’Under 20 tedesca. Allenamento pomeridiano individuale invece per Estigarribia, così come per lo svizzero Berardi. Cure per i lungodegenti  Pozzi e Maxi Lopez. Anche per Eder difficile in reinserimento: proverà a stringere i denti, ma è difficile la sua presenza al derby.

    Mauro Icardi pronto a dare la svolta alla Samp
    Mauro Icardi è l’asso nella manica di mister Ferrara Credito: GABRIEL BOUYS
    AFP

    Tutto su Icardi – Con l’attacco debilitato dagli infortuni, Ciro Ferrara starebbe valutando alcune variazioni di tipo tattico. La Samp, domenica, dovrebbero scendere il campo schierata con un 4-4-2 a trazione anteriore. La novità dovrebbe essere l’inserimento della giovane punta Mauro Icardi dal 1’. Insieme a lui, nel caso Eder non dovesse farcela, pronto Juan Antonio. Icardi in questa stagione ha collezionato pochi minuti. Per lui, quindi, l’occasione per mettersi in mostra da titolare. E magari per provare a cambiare le sorti di una Sampdoria ormai in piana crisi.

  • Ricky Alvarez verso il prestito

    Ricky Alvarez verso il prestito

    Alvarez come Coutinho? Il mercato di riparazione di gennaio dista poco più di un mese e mezzo, e in casa Inter si fa più intenso il dibattito sul futuro dei giocatori “borderline”. Ovvero, quei calciatori che in nerazzurro hanno trovato, o stanno riscontrando, difficoltà importanti nell’inserimento. E ce ne sono diversi. L’anno scorso il giovane talento Coutinho fu spedito all’Espanyoldi Barcellona. Motivo? Aiutarlo a trovare continuità di prestazioni ed esperienza. E, a giudicare da come è partito questa stagione, il tentativo non è andato male. Anzi. La stessa operazione potrebbe essere ripetuta con un altro gioiellino interista. Per inciso: Ricky Alvarez.

    Fuori schema – L’argentino, acquistato dal Velez durante il mercato estivo dello scorso anno,  in questa prima tanche di stagione ha collezionato 6 presenze per un totale di 170’. Poca roba, considerando inoltre che una maglia da titolare per Ricky è stata frequente come un’eclissi di sole notturna.

    Alvarez dimostra impegno nonostante le voci di prestito
    credit: Valerio Pennicino
    Getty Images Sport
    Evidentemente Alvarez non ha convinto del tutto Stramaccioni, che dal canto suo si ritrova altre pedine inamovibili da schierare sullo scacchiere nerazzurro. Insomma, il talento argentino al momento è fuori dagli schemi: mancano esperienza e quel pizzico di cattiveria in più. Tutte doti che si acquisiscono direttamente sul campo. E proprio a questo stanno pensando gli uomini mercato nerazzurri. Fare come con Cou. Un anno in prestito all’estero in attesa di feedback positivi.

    Ultima chance? – Le voci che filtrano dalla Pinetina parlano, però, di un Alvarez molto motivato. Desideroso di mettersi in mostra in questi quaranta giorni che precedono il mercato. Proprio domenica prossima potrebbe scattare l’ora del riscatto. Stramaccioni ha l’infermeria piena, e proprio l’ex Velez potrebbe essere l’arma in più del tecnico nerazzurro da utilizzare come raccordo tra mediana e attacco. Ricky potrebbe essere impiegato sia come mezzala in un centrocampo a 5, sia come rifinitore dietro due punte in un eventuale 3-4-1-2. Staremo a vedere.

  • Processo a Zeman, il derby apre la crisi

    Processo a Zeman, il derby apre la crisi

    Perdere il derby è un po’ come tradire le passioni e i desideri di centinaia di migliaia di tifosi. Questo nella Capitale lo sanno bene. La sfida tra Roma e Lazio è qualcosa di più importante, forse, dello stesso campionato. Una partita che va vinta, non giocata. E non è un caso che, dopo la sconfitta maturata domenica pomeriggio all’Olimpico, l’ambiente giallorosso sia andato in fibrillazione. Perché l’avvio di stagione non è certo quello sognato da dirigenza e tifosi, e probabilmente neanche da Zeman e calciatori. Ma le delusioni aumentano, le tensioni pure, e lo spogliatoio rischia di saltare da un momento all’altro. Compresa la panchina del boemo. Perso il derby, le chiacchiere stanno a zero.

    Ma che stamo a fa? – La filosofia zemaniana è cosa nota a tutti. Attaccare, attaccare e ancora attaccare. Poi se si subisce qualcosa non importa. L’importante è segnare sempre un gol in più rispetto all’avversario. Perché l’imperativo è divertire e divertirsi. Qualcosa, però, evidentemente in casa romanista non sta funzionando. A partire dalla gestione delle partite. Sempre troppo “allegra” – eufemismo – per accontentare i palati fini. E la classifica. Fatto sta che le rimonte clamorose la Roma le ha subite in serie quest’anno. Ultima in ordine temporale proprio quella messa in atto dalla Lazio di Petkovic. Roba da mordersi le mani. Senza considerare accorgimenti tattici da suicidio, che in serie A si pagano cari. E allora, che stamo a fa? Il trend inizia a preoccupare tutti. E nonostante le smentite (l’ultima proprio in queste ore) la panchina di Zeman traballa maledettamente. E al diavolo la serenità del progetto. La Roma ha un organico importante, gli obiettivi sono sulla carta ancora tutti raggiungibili. Ma, probabilmente, il nodo non riguarda solo la gestione tecnica.

    L'allenatore della Roma, Znedek Zeman sempre più in discussione
    Dopo la sconfitta nel derby è partito il processo a Zeman | © Giuseppe Bellini Getty Images Sport

    Spogliatoio in fermento –  Pjanic dice che quelli rivolti alla panchina dopo il gol non erano insulti. Certo, a giudicare dal tono, non saranno stati neanche nettare e ambrosia. E il pugno sferrato da De Rossi sul volto di Mauri, invece? La sensazione è che dalle parti di Trigoria non si respiri un’aria serena. Troppi i dubbi che i giocatori nutrono nei riguardi di un progetto tattico “sbarazzino”, troppe le scelte non condivise che si ammassano sul morale della squadra. E non solo. E, volendo aggiungere la ciliegina, probabilmente molti giallorossi convivono a fatica. Chissà. Per ora sono solo voci. O mezze soffiate sempre, però, smentite. Di certo, qualcosa che non va c’è. Lo si capisce da certe reazioni, da certi atteggiamenti. Il caso De Rossi sta infiammando tifosi e club di mezza Europa (ma sarà vero?), con il City in testa alla cordata di paperoni milionari. Pjanic è l’altro romanista in uscita. Non è tra i titolari per Zeman, e i rapporti sembrano ai minimi storici. Per ora si smentisce tutto: Baldini si è affrettato a togliere Capitan Futuro dal mercato.

    Fiducia a tempo – Date le premesse, è facile ipotizzare una fiducia ad orologeria per Zeman. Il boemo esorcizza l’esonero, e la dirigenza prosegue nel suo mantra collaudato. L’allenatore non è in discussione. Ma se le prossime tre gare dovessero andare male è probabile che le pressioni si facciano così forti da non lasciare scampo a Zeman. Roma è un ambiente complesso. Se vinci sei un semidio, se perdi cadi nella polvere. Il tutto con rapidità estrema. E poi, beh, poi ci sono le fastidiose voci su De Rossi. Il centrocampista giallorosso è nell’immaginario di tutti il prossimo capitano della Roma. Se viene messo in discussione, o si presenta lo spettro della cessione, il primo a pagare lo scotto è il mister. Provare per credere.