Alla vigilia della decisione della Corte di Giustizia Federale dopo l’appello proposto a seguito dei dieci mesi di squalifica decretati dalla Commissione Disciplinare, Antonio Conte parla di quanto accaduto sin qui e delle amarezze cui a dovuto far fronte in tutti questi mesi. E lo fa in un’intervista concessa alla Gazzetta dello Sport, la quale si apre con il tecnico bianconero che si dice pentito di aver accettato, anche se controvoglia, quel patteggiamento poi respinto per via di una pena non congrua. Ammette che sono stati i legali ad averglielo consigliato dunque, ma tornando indietro non lo rifarebbe, considerandolo così come un errore.
Si dice fiducioso, Conte, dei giudici, augurandosi allo stesso tempo che riescano a leggere per bene tutte le carte presentate dalla difesa, ma allo stesso tempo sottolineando quella che è una delle pecche più grosse della giustizia sportiva, ovvero la mancanza di possibilità di potersi difendere in maniera ottimale vista la ristrettezza delle tempistiche dovute all’inizio dei campionati. “Il fenomeno del calcioscommesse va stroncato – afferma l’allenatore della Juventus – , ma non si può squalificare una persona in questo modo. Chiunque può alzarsi, puntare il dito su qualcuno e mandarlo al macello. Dei giudici ho fiducia, del sistema meno. Voglio che la gente sappia che una cosa così può capitare a chiunque. Per questo quando le Procure avranno finito le indagini, penso che la Federcalcio debba chiedersi se le regole attuali del processo sportivo siano rispettose della difesa di un tesserato e delle società quotate in Borsa“.
Conte spazia su tutto, raccontando anche alcuni dettagli della perquisizione fatta a casa sua quando però lo stesso era assente visto che in quel momento nella residenza del tecnico bianconero si trovavano solo suocera e figlia, affermando che è stato quello il tratto più amareggiante di tutta la vicenda. L’ex tecnico del Siena ha poi ringraziato la società bianconera per la fiducia che ha avuto sempre nei suoi confronti, e lui stesso non avrebbe mai pensato all’ipotesi delle dimissioni, e non mancano nemmeno le frecciatine a quegli avversari, Mazzarri e Zeman in particolar modo, che si augura di incontrare presto sui campi e non di vedere dalla tribuna. Corte di Giustizia Federale e Palazzi permettendo.