Essere il successore di Zdenek Zeman non è uno dei compiti più agevoli che possano capitare ad un tecnico come Aurelio Andreazzoli, un eterno “secondo” che ha l’occasione di diventare finalmente primo, guidando proprio la sua Roma, la squadra che ha amato da sempre: i colori giallorossi sono dentro di lui, così come lo spirito romanista e a dirlo sono proprio coloro che lo conoscono bene per aver lavorato a stretto contatto con lui. Uno su tutti, Luciano Spalletti, ex allenatore della Roma – che aveva come secondo in panchina proprio Andreazzoli – che lo definisce “una grande persona e un grande allenatore”. Di certo, un tecnico amato dai suoi calciatori, capace di unire lo spogliatoio piuttosto che dividerlo alla maniera di Zeman compiendo anche scelte assolutamente impopolari. Le “referenze” positive per Andreazzoli provengono proprio da chi ha già avuto modo di lavorare con lui, come Spalletti che lo avrebbe voluto portare con sè a San Pietroburgo quando fu chiamato dallo Zenith: Andreazzoli, però, preferì restare alla Roma, nello spogliatoio che conosceva meglio, insieme a quei giocatori che spesso gli hanno saputo dimostrare anche platealmente la sua importanza e la bontà del suo lavoro “dietro le quinte”.
In tal senso, basti pensare a ciò che fece Rodrigo Taddei nel corso di Olympiacos-Roma, gara della Champions League edizione 2006: il brasiliano in quell’occasione diede mostra di un fantastico movimento interno-esterno, con la palla che passa dietro all’altra gamba: un gesto tecnico strabiliante che venne ribattezzato “Aurelio” proprio in onore dell’attuale tecnico della Roma, che allora ricopriva il ruolo di secondo di Spalletti e che in allenamento aveva incoraggiato Taddei a provare quel movimento. Un rapporto speciale con Taddei, così come con gli altri calciatori della Roma di allora, che Aurelio Andreazzoli cercherà di costruire anche in questa nuova esperienza che, di certo, non sarà una “passeggiata” considerando le premesse da cui si deve necessariamente partire.
Lui però ha gli stimoli giusti e la voglia di far bene, di riassestare un gruppo abbattuto da settimane di polemiche e difficoltà, colpito da una situazione di certo non serena e troppo “confusionaria”. Ecco perchè i tasti sui quali Andreazzoli vorrà premere principalmente per risollevare il morale alla squadra sono la necessità di regole chiare e semplici, che allontanino le energie negative, e rendano possibile la creazione di uno spirito nuovo a Trigoria, fatto di nuovo di entusiasmo: ed è proprio tale entusiasmo che, personalmente, il neo tecnico fatica a contenere, al punto tale da restare fino a mezzanotte – da solo – nello spogliatoio di Trigoria per fare una doccia che mettesse ordine nei suoi pensieri dopo un turbinio di emozioni connesse alla grande fiducia dimostrata dalla società nei suoi confronti.
Ora le idee di Andreazzoli sono molto chiare, al punto da indurlo a dichiarare “so bene quello che devo fare, come e con chi farlo”: per la Roma il suo arrivo appare come una ventata di ottimismo e positività potrebbe essere proprio l’aspetto che finora era mancato, un raggio di sole dopo mesi di piogge e temporali. Per Andreazzoli, invece, è l’occasione di una vita.