Rinnovata la squadra e messi a posto i conti, è l’ora di cambiare anche la dirigenza? Sembra essere questa la prossima mossa attesa dal Milan: tutto porta quindi a ipotizzare un restyling generale e non solo del parco giocatori e delle effettive ambizioni sportive in casa rossonera.
Nello specifico, l’indiscrezione di mercato riguarda direttamente l’amministratore delegato Adriano Galliani, figura sino ad ora imprescindibile del Milan di Berlusconi e sua vera icona alla pari del del presidente così come di quella del più rappresentativo dei suoi calciatori. Sostituire l’amministratore a cui sono legati tanti successi: perché e soprattutto con chi? I motivi del cambiamento, a meno che dovuti alla volontà dello stesso a.d (indizi a riguardo potrebbero essere lo “scomodo” ingresso di Barbara Berlusconi in società, così come i rapporti ormai ai ferri corti tra Galliani e le frange più estreme del tifo rossonero) , risultano difficili da individuare se non nel voler svoltare definitivamente e dare un volto nuovo al management rossonero.
Quanto a competenza e a successi sportivi conseguiti la figura di Galliani è storica e indiscutibile, per non parlare della sua visceralità di tifoso d.o.c, e anche se negli ultimi anni altalenanti gli viene imputato qualche errore di troppo (vedi dei rinnovi di contratto troppo generosi e qualche cessione avventata), i meriti sono stati talmente tanti e l’arco temporale di azione è stato talmente lungo che pretendere la perfezione e l’assenza di qualche battuta d’arresto risulta davvero ingeneroso. Non ultimo, la stessa politica di austerity negli acquisti dettata dalla proprietà e dalla crisi altro non ha fatto che mettere in risalto l’abilità di far quadrare i conti dell’amministratore rossonero e di allestire contemporaneamente una rosa non stellare, ma competitiva. Sempre in ottica di cessione del club o di apertura a nuovi investitori quindi, privarsi di Galliani significherebbe agevolare un rinnovamento, con cui andrebbe a cozzare la sua figura di ingombrante plenipotenziario storico del club.
In questa prospettiva si collocano anche i nomi dei papabili alla carica di amministratore: Claudio Fenucci e Giuseppe Biesuz, figure differenti appartenenti a mondi diversi, ma con la medesima carica innovativa.
Il primo rappresenta una soluzione di continuità di competenze calcistico-professionali, essendo Fenucci l’attuale amministratore delegato della Roma calcio, con un passato dirigenziale nell’US Lecce: il suo è un profilo di competenza, e sicuramente meno “scomodo” di quello di Galliani, sempre in ottica di rinnovamento societario, che sembra godere dell’apprezzamento di Berlusconi. Biesuz invece è un nome nuovo per quanto riguarda l’affinità calcistica, se non per il suo dichiarato tifo per i rossoneri: egli infatti è un alto dirigente svizzero proveniente dalla Bialetti e dalla Richard Ginori e attualmente a capo della gestione del trasporto ferroviario in Lombardia. La sua candidatura certo evoca grande managerialità, ma il background non calcistico lascia un po’ a desiderare i più scettici.
Sempre in ottica di cambiamento generale, la sostituzione dell’amministratore delegato potrebbe poi essere il preludio al ritorno in auge in casa rossonera di figure storiche del recente passato milanista (una su tutti Paolo Maldini) temporaneamente e non senza fatica accantonate dai piani societari, ma rivendicate un po’ a furor di popolo, e non solo per una questione di riconoscenza.
Un’ultima suggestiva e ambiziosa ipotesi vede nell’allontanamento di Galliani, sino a non molti anni fa fiero sostenitore dei giocatori d’esperienza acquisiti sul mercato per puntare ai trionfi europei, la volontà di plasmare un Milan stile Barcellona, che si costruisce i campioni in casa, quindi a basso costo, in cui il ruolo di rilievo, anche in termini di sforzo economico per acquisirlo, spetta all’allenatore (in questo senso vanno le voci che vorrebbero Guardiola in rossonero).