Lega Calcio e Aic non sono riusciti a mettersi d’accordo, la serie A si prende ancora una settimana di vacanza, i malati di calcio possono accontentare ancora per una domenica mogli e fidanzate trascorrendo l’ultimo week end d’agosto in spiaggia, i presidenti hanno ancora tempo per perfezionare le squadre o iniziare a fare mercato senza incorrere nelle prime critiche. Letta cosi, perchè è cosi che si deve leggere, questo sciopero, che sciopero non è, non fa male a nessuno se non ad un sistema sempre più in crisi, ad un popolo stanco e oppresso dalla paura della quarta settimana, ad una credibilità sempre più compromessa.
Per carattere, mi piace sempre andare in fondo alle cose. Capire cosa il nocciolo del problema e le posizioni delle varie parti prima di farmi una idea. Bene dopo averne lette e sentite di tutti i colori è giusto iniziare nel dire che è giusto chiamarlo rinvio e non sciopero, il problema infatti adesso è quando si recupererà questa giornata, quando un lavoratore sciopera, invece, non solo gli vengono detratti i soldi dalla busta paga ma il danno all’azienda è evidente in termini di produttività.
Perchè si “rinvia”
E’ da tempo oramai scaduto il contratto collettivo che regolamenta il rapporto tra calciatori e società. Il nodo del del contendere sono due punti, fondamentali per ambo le parti ma onestamente non così importanti da imporre una serrata. Il primo punto cavillo è nel punto 4 e rigurda l’ormai noto contrbuto di solidarietà che il governo ha chiesto ai lavoratori per aiutare l’Italia ad uscire dalla crisi. Una tassa una tantum se viene pagata dal popolo senza grossi contraccolpi perchè non può esser pagata dai calciatori? Il problema è da dividere, la principale colpa è però dei presidente che nel momento dell’acquisto dell’ennesimo grande colpo firmano contratti sconvenienti per le società denotando scarso spirito aziendale e poco attitudine a governare il calcio dal punto di vista manageriale piuttosto che tecnico.
Molti contratti implicano le totali spese a carico delle società promettendo ingaggi faraonici e al netto ai giocatori. Il secondo cavillo è nel punto 7 le società vorrebbero aggiungere un comma che preveda la possibilità di far allenare un giocatore fuori dal gruppo per motivi tecnici. I calciatori lo rifiutano dicendo che darebbe alle società un mezzo per fare pressioni sui giocatori non più graditi e che si vuole spingere alla cessione.
Sul web e sopratutto sui social network si è infiammato il dibattito con la repentina nascita e divulgazione di gruppi che promuovono lo sciopero del tifoso. Una giornata dimostrativa in cui ogni tifoso declini la possibilità di guardare la propria squadra allo stadio e in tv.