Dopo la caduta bisogna rialzarsi, assolutamente, soprattutto se la squadra in questione vanta 110 anni di storia, trofei Nazionali ed Internazionali ed un amore viscerale da parte del pubblico di Buenos Aires, fin troppo verrebbe da dire, date le degenerazioni violente del post- retrocessione. Il River Plate ha già deciso chi sarà il tecnico del nuovo corso, dell’inferno della seconda Divisione, con il compito – arduo – di riportare immediatamente la squadra laddove le compete. Dopo le dimissioni del tecnico Lopez, il presidente Daniel Passarella ha scelto l’ex di Lazio, Parma ed Inter, Matias Almeyda come allenatore che dovrà caricare sulle sue spalle la squadra e le sue incertezze, tramutando lo sconforto e la paura in rabbia e voglia di riscatto: Almeyda conosce alla perfezione l’ambiente, essendo stato il capitano della squadra, anche se domenica scorsa nella disfatta con il Belgrano non ha potuto partecipare alla gara del Monumental. Una decisione, quella del presidente Passarella, condivisa all’unanimità dalla dirigenza del River Plate che riconosce ad Almeyda doti umane e tecniche importanti, oltre che la capacità di essere un leader nello spogliatoio e l’amore per la squadra, dove nel 2009 decise di ritornare per chiudere la carriera proprio laddove la sua esperienza calcistica era iniziata. In un clima di estrema difficoltà e confusione interna arrivano le decisioni del giudice Gustavo Galante in merito agli scontri di Domenica scorsa: il primo provvedimento consisterà nella chiusura dell’impianto per almeno una settimana al fine di compiere i sopralluoghi necessari per capire se durante la gara fossero state rispettate le necessarie misure di sicurezza o se vi fosse un numero di spettatori superiore a quello consentito. Dopo gli accertamenti del caso, verranno presi i necessari provvedimenti da parte della magistratura: il River li attende ma soprattutto nel frattempo cercherà di riorganizzarsi al meglio anche dal punto di vista economico alla luce del pesante deficit di 30 milioni di dollari.