Luciano Moggi vince il primo round del processo sulle radiazioni: ricusato il presidente della Commissione Disciplinare Sergio Artico e con lui i due giudici a latere, Gianfranco Tobia e Riccardo Andriani. I tre avevano già giudicato Moggi nell’ambito della sentenza sul caso delle sim svizzere nel 2008. Il codice impedisce ai giudici che si sono già pronunciati sull’incolpato di emettere un nuovo giudizio. La Disciplinare ammette l’opposizione di Palazzi, contro il codice, ma non ne tiene conto: giudizio sulla radiazione sospeso, dunque, e aggiornato a quando una nuova commissione disciplinare potrà decidere sulla ricusazione di Artico. Non si associa alla mossa di Moggi (oggi in aula per la prima volta da quando scoppiò Calciopoli nel 2006), Giraudo (assente) e i suoi legali non si associano alla ricusazione e Palazzi comincia la sua arringa. Per l’ex ad ancora una volta arriverà una sentenza, dopo la condanna presa a Napoli in sede penale dopo aver scelto il rito abbreviato.
È un procuratore federale molto scatenato quello visto ieri a Roma, Stefano Palazzi ha chiesto la radiazione dell’ ex Ad della Juventus Antonio Giraudo e di Mazzini per i noti fatti del 2006.
Il procuratore federale ha fatto due requisitorie ma in realtà ne ha preparata solo una, visto che quella per Mazzini è la fotocopia di quella effettuata per Giraudo e non solo, in questa requisitoria Palazzi fa riferimento alle memorie presentate da Moggi il cui giudizio risulta essere sospeso.
L’ avv. Di Mazzini, Flavia Tortorella non è rimasta a guardare lo show del procuratore federale, attaccandolo duramente e dichiarandosi molto stupita in merito alla richiesta di radiazione di un soggetto dopo ben 4 anni e mezzo oltretutto senza contestazioni di singole violazioni e senza capi d’ imputazione, insomma – per l’ avvocatessa – un antecedente logico giuridico. L’ avvocato Tortorella contesta fermamente la legittimità della norma federale che porta al deferimento con la conseguenza che lo stesso risulta essere irrimediabilmente viziato: «Hanno modificato la norma perché era sbagliata. Nessun cittadino può rimanere sotto la mannaia di un altro cittadino per cinque anni. Oggi la preclusione te la da chi valuta il fatto e te la irroga immediatamente, senza attese snervanti e inumane. Questo è un “Bis in idem” (doppio giudizio, vietato dall’ordinamento, ndr), altro che esame nuovo sulla gravità del fatto, come sostiene Palazzi. Si doveva fare una norma transitoria, allora: non una norma ad uso e consumo del Consiglio Federale, ma una norma per le pendenze. E si fa nell’immediato: come mai il legislstore sportivo se sentiva il desiderio e necessità di prevedere queste preclusioni, di renderne giustizia non ha fatto una norma transitoria? Le risposte possono essere varie, ma non è qui che dobbiamo valutarle. Il deferimento poteva essere fatto in tanti modi: il Procuratore fa un passo indietro, richiama solo quella delibera di marzo. Perché la responsabilità dovrà ricadere sui singoli membri del consiglio federale e non sulla Procura: questa è una norma muta… E il Consiglio federale s’inventa chi deve giudicare, chi deve incardinarlo e il secondo grado di giudizio sarà lo stesso che giudicò radiati automaticamente i soggetti! Grande serenità di giudizio.
Il difensore di Giraudo, Massimo Krogh, non entra nel merito, anzi, ritiene non rivedibile il giudizio sportivo… Punta tutto sulla buona condotta: «Cinque anni senza dire una parola, è come se lo avessimo messo alla prova: dopo la sentenza se ne è andato in Inghilterra. La sentenza ha avuto su di lui un effetto, gli ha detto, cerca di non ricadere in quei comportamenti per cui ti hanno condannato. Dopo la sentenza con la famiglia è addirittura espatirato. E allora che ha fatto in questi cinque anni per meritare la radiazione: la Procura si oppone perché questa è una pena progressiva e che la pena è obbligatoria. E invece no: se fosse così, a che serve la Disciplinare e noi oggi qui? Perché non ha deciso allora il presidente federale? Cosa ha fatto Giraudo per meritarsi l’aumento della pena? Il diritto europeo non consente l’irrogazione di una sanzione a tanto tempo dalla condanna: ma l’Italia è il Paese più redarguito per le condanne tardive. Il diritto europeo non consente una sanzione a cinque anni dal processo. La pena non è proporzionata perché Giraudo è totalmente al di fuori dal discorso delle schede preso in considerazione. Quelle schede e gli industriali hanno schede di questo tipo perché temono di essere spiati da competitori: nel calciomercato accade eccome. Eccessiva enfasi alle schede, ma si deve tenere conto che GIraudo fuori, c’è stata sentenza in cui lui non c’era. Per proporzionalità sanzione confliggerebbe con i principi dell’ordinamento. Dunque respingete la richiesta».