A margine della presentazione di un libro sulla tassazione degli stipendi dei calciatori nei diversi stati europei, patrocinato dall’Aic, avvenuta ieri presso l’Università di Parma, l’attuale vicepresidente della FIGC Demetrio Albertini, ha rilasciato delle interessanti dichiarazioni riguardo la situazione poco piacevole in cui versa il movimento calcistico italiano.
Alla domanda se un regime fiscale agevolato (sul modello spagnolo), tema molto caro ad Adriano Galliani, potesse in un certo qual modo migliorare la situazione, l’ex centrocampista del Milan e della Nazionale, ha risposto, infatti, che: “è la mancanza di programmazione e d’investimenti sui settori giovanili, a rappresentare la piaga maggiore del movimento pallonaro di casa nostra, questo, quindi, più che una manovra di fiscalizzazione agevolata per gli stipendi dei calciatori, è il problema da risolvere per sperare di veder tornare in auge il calcio italiano a livello internazionale“. “Bisogna quindi imitare il modello Barcellona e dare il tempo ai nostri giovani di crescere senza avere fretta, e stiamo lavorando per questo, nel prossimo consiglio federale abbiamo intenzione di proporre di abbassare l’età della primavera da 21 anni a 19. Ai giorni nostri, infatti, un calciatore a 21 anni, se ha qualità è già pronto per il grande salto. In serie A e serie B – spiega citando un recente studio della Figc – gli under 21 che giocano in media 45 minuti sono 16. In seria A addirittura uno solo che è Santon. In Spagna, Germania e Inghilterra, invece, solo nella serie maggiore sono tra i 15 e i 20, quelli che giocano stabilmente“. “Nel mio Milan, – ha concluso – che qualche cosa ha vinto, 12 giocatori erano di Milano e questo è senza dubbio significativo“.
Certo, diciamo noi, ripetere l’epopea di una squadra come quella degli imbattibili è qualcosa di molto difficile, ma da qualche parte si dovrà pur cominciare. E’ certo, però, che dalle parole di Albertini, si capisce che l’italianizzazione delle squadre di tutte le serie è avviata e dopo la decisione di ridurre gli extracomunitari ad uno solo, altri provvedimenti arriveranno e c’è da credere che, dopo quelle sui diritti televisivi, altre polemiche sono all’orizzonte del panorama calcistico di casa nostra.