Il pareggio a reti inviolate di Firenze potrebbe avere vari punti di vista interpretativi per fotografare la situazione in casa bianconera, varie angolazioni. Da un lato, data la situazione stagionale, appare positivo che la squadra sia riuscita a tenere il campo ed a ritrovare una solidità difensiva, anche con l’assenza di Giorgio Chiellini.
Dall’altro lato, però, appare in modo netto la diffcoltà realizzativa, nonostante la presenza in attacco di un Matri ultimamente molto ispirato, e nonostante il recupero di Del Piero, entrato nella ripresa. Ma ciò che è più evidente non è l’elemento di dettaglio, il particolare rivelatore, bensì l’andazzo generale, la visione d’insieme su una stagione dalla quale era lecito attendersi molto di più, ma che terminerà nuovamente fuori dalla Champions League, con una qualificazione in Europa League di cui non si sa se essere o meno realmente contenti, o se vederla più come un peso per la prossima stagione, considerando la difficoltà di gestire, anche dal punto di vista del recupero fisico ed atletico, impegni infrasettimanali al giovedì sera.
La Juventus di Gigi Del Neri doveva essere ben altro, doveva mettere in campo doti – anche caratteriali – ben differenti dall’arrendevolezza mostrata durante questa stagione, con ben poche eccezioni. Una squadra a tratti con carenze di personalità, che è riuscita ad esprimersi al meglio soltanto in occasione dei big match con Milan, Inter e Roma, rasentando quasi sempre la mediocrità, di approccio e di risultato, nelle altre occasioni.
Tutto questo non può non pesare sul bilancio dell stagione di Gigi Del Neri, tecnico supportato da Marotta e dallo spogliatoio, ma la cui gestione non è riuscita ad essere incisiva, nè è riuscita a garantire qualla svolta tanto paventata in Estate.
Con il pareggio di ieri, che ha visto allontanarsi ancor di più le contendenti Lazio ed Udinese, la delusione cresce ancor di più, ed è difficile non considerare come più che probabile l’ipotesi di un suo addio a fine stagione, in virtù degli abissali distacchi dal Milan capolista (ben 19 punti), e dell’essere nella medesima posizione di classifica che occupava lo scorso anno la Juventus del traghettatore Alberto Zaccheroni (che chiuse a -27 dall’Inter vincente).
Per tali motivazioni, nonostante il legame fra Beppe Marotta ed il tecnico di Aquileia, pare che la Juventus si stia già muovendo per contattare altri tecnici. Fra i papabili, oltre a Luciano Spalletti, attualmente impegnato nel campionato Russo con lo Zenit San Pietroburgo, vi è soprattutto Louis Van Gaal, ex tecnico 59 enne del Bayern Monaco, oltre che del Barcellona, e mentore di Josè Mourinho.
E’, però, indubbio che il tecnico olandese vorrà delle precise garanzie tecniche dalla dirigenza, mirando ad una vera campagna di rafforzamento dell’organico, con l’ acquisizione di “top players”. Il beneficio maggiore che la squadra potrebbe trarre dall’arrivo di un tecnico con l’esperienza internazionale di Van Gaal potrebbe riguardare soprattutto l’aspetto motivazionale, uno degli elementi maggiormente criticabili della gestione Del Neri, che già in Estate fu attaccato per la scarsa ambizione dei proclami, dichiarando di ritenersi soddisfatto se la squadra avesse conquistato il quarto posto. Linea “arrendevole” proseguita nei mesi, e culminata anche nelle dichiarazioni del post-partita di ieri, in cui sosteneva di essere soddisfatto della prestazione della squadra, pur considerando che la Juventus non si è mai resa pericolosa in zona gol.
Il settimo posto attuale è, dunque, frutto della mentalità arrendevole che la squadra ha mostrato, smarrendo quella caparbietà e quella tenacia che, invece, da sempre aveva contraddistinto la Juventus, (pre calciopoli ma anche quella della prima gestione di Claudio Ranieri), capace di ribaltare le partite oltre il novantesimo. Una squadra mai doma, che ora viene sempre domata, anche da avversari non irresistibili.
Resta da chiedersi se l’ulteriore cambio in panchina possa costituire una reale soluzione di cambiamento, ma per ora appare l’unica realmente percorribile.