La sconfitta di San Siro con il Milan ha lasciato il segno sia perché successiva all’eliminazione dalla Europa League sia perché ha infranto il sogno di agganciare la capolista, o quanto meno di restare in scia col minimo distacco possibile. Da 3 a 6 punti è passato il vantaggio dei rossoneri, che adesso si ritrovano ad avere dietro di loro gli odiati cugini interisti, minacciosi a cinque lunghezze e pronti ad approfittare anche di un solo piccolo passo falso, prima di giocarsi probabilmente tutto nell’attesissimo derby del 3 Aprile.
Tuttavia, gli uomini di Walter Mazzarri non devono assolutamente gettare la spugna. La stagione è da incorniciare per quanto fatto finora e soprattutto per quelli che potevano essere gli obiettivi di inizio stagione. Il presidente De Laurentiis aveva proclamato il miglioramento della sesta piazza dello scorso anno, ma la squadra sta facendo molto di più. Ad 11 giornate dal termine del campionato, infatti, c’è un terzo posto tutto da difendere, un terzo posto che significa qualificazione alla prossima Champions League e che, comunque, non è detto non possa essere perfezionato da qui alla fine.
Negli occhi, è vero, c’è ancora la delusione per il 3-0 subito da Ibrahimovic & C, l’impotenza degli azzurri a reagire, gli errori madornali in mezzo al campo, la solitudine di Cavani in avanti, il capo chino e sconsolato di Morgan De Sanctis nel raccogliere tre volte il pallone in fondo al sacco, ma l’unico a mostrare rabbia e reattività. Certo, non sono mancate, come sempre, le polemiche, perché magari il rigore concesso dall’arbitro Rocchi non c’era e perché fa male guardare Gattuso rivolgersi a muso duro nei confronti del direttore di gara e non pagare dazio.
Ad ogni modo, bisogna ripartire e bisogna farlo subito. Domenica arriva il Brescia, affamato di punti salvezza ed arrabbiato per lo sfortunato epilogo contro il Lecce. Sarà una brutta gatta da pelare e per la quale Mazzarri potrebbe (dovrebbe) apportare alcuni cambiamenti rispetto agli 11 da mandare in campo.
Si parla di Victor Ruiz, che potrebbe (dovrebbe) sostituire Salvatore Aronica, “reo” di aver alzato comunque troppo il gomito in occasione del penalty incriminato; si parla di Yebda, che potrebbe (dovrebbe eccome) rimpiazzare un Walter Gargano confusionario, arruffone e perdi palloni; si parla di Zuniga, il colombiano dal passo felpato, che potrebbe (dovrebbe a prescindere) sistemarsi a destra o a sinistra e non importa al posto di chi; si parla, udite udite, anche del buon Cristiano Lucarelli, che potrebbe (chissà) essere rispolverato da Mazzarri e rilanciarsi al centro dell’attacco, perché Mascara ha deluso le attese e affinché Cavani, ancora “orfano” di Lavezzi, non si senta abbandonato là davanti.
Già, Lavezzi. Molti tifosi (e non solo) hanno puntato il dito contro il Pocho. L’argentino, da un certo punto di vista, è, forse, uno dei principali responsabili per le ultime disfatte del Napoli. Dallo sputo al romanista Rosi, costato le tanto discusse tre giornate di squalifica, alle clamorose palle gol fallite contro il Villareal, alla conseguente assenza con il Milan. Prima ancora, l’errore dal dischetto nella gara di Coppa Italia contro l’Inter.
Per carità, Lavezzi ha dato tanto al Napoli e anche in questa stagione ha emozionato. Come dimenticare, ad esempio, la corsa pazzesca in quel di Cagliari, con il gol vittoria all’ultimo respiro e con tanto di tuffo nei cartelloni pubblicitari del Sant’Elia? Non segna molto il Pocho e questo è un suo limite, ma le sue finte e le sue serpentine da sempre consentono ai suoi colleghi di reparto di andare a bersaglio.
Se Cavani ha fatto 20 gol, infatti, è anche merito suo. Varie volte però, Lavezzi è apparso un po’ deconcentrato e neanche le storie extra calcistiche, con risse e diverbi vari, così come l’esagerato sfoggio di auto lussuose, sono passate inosservate. Napoli guarda a queste cose, ma la città e i tifosi perdonavano tutto solo a Diego Armando Maradona.
Ora, riavvolgendo il nastro, la parola passa al campo. Undici finali attendono la squadra di Mazzarri perché adesso forse qualcuno ci crede più di prima e perché i miracoli esistono, soprattutto a Napoli, terra difficile, ma dove tutto è possibile.