Terminata l’analisi delle 15 squadre dell’Est, passiamo in rassegna ora le 15 franchigie della parte Ovest degli Stati Uniti, iniziando con le 5 che formano la Southwest Division.
La Southwest sembra la divisione più equilibrata dell’intera NBA: difficile fare un pronostico su chi avrà il predominio, infatti tutte le squadre sembrano attrezzate per arrivare ai playoff. In primis ci sono i Dallas Mavericks, arrivati forse all’ultima vera occasione per conquistare il titolo vista l’altissima età media della squadra. Poi le altre 2 squadre texane, i San Antonio Spurs, sempre insidiosi e compatti, che vogliono dire la loro anche quest’anno, e gli Houston Rockets del rientrante Yao Ming, che se sta bene è uno dei primi 2 centri in NBA. da non sottovalutare i rinnovati New Orleans Hornets di Chris Paul che potranno contare sul talento di Ariza e del nostro Marco Belinelli, ed i Memphis Grizzlies, giovani e talentuosi che dopo una preseason perfetta (8-0) puntano a confermarsi anche in stagione regolare. Insomma ci sono tutti gli elementi per vedere una grandissima battaglia e tanto tanto spettacolo, difficile veramente fare un pronostico, probabilmente i singoli episodi e la fortuna (mancanza di infortuni nel roster delle franchigie) decideranno le sorti di questa divisione.
DALLAS MAVERICKS: A Dallas in molti pensano che questa stagione sia l’ultima buona per arrivare al titolo: l’età media infatti avanza di anno in anno, anche se il talento resta. La squadra, che lo scorso anno aveva ottenuto il secondo miglior record ad Ovest dietro i soliti Lakers grazie all’arrivo di Caron Butler ed Haywood dai Wizards, non è stata rivoluzionata (anche se poi l’eliminazione al primo turno da parte degli Spurs, acerrimi nemici e finiti solo settimi nella Conference, grida ancora vendetta) ed il miglior acquisto è stato quello di Tyson Chandler, preso per quasi nulla dai Bobcats. Il centro, ex Hornets, se sta bene fisicamente potrebbe dare un contributo importante ai Mavs e poi le riconferme di Dirk Nowitzi (leader della squadra) e di Haywood hanno mantenuto intatto il livello della franchigia. Dallas sembra una squadra ottima non solo nei titolari ma anche tra i panchinari visto che il quintetto base (Kidd, Butler, Marion, Nowitzki e Chandler) abbina talento ed esperienza e le riserve (in primis Terry, quasi ogni anno miglior sesto uomo NBA, lo stesso Haywood, Barea, Beaubois e Stevenson) danno molte alternative a coach Carlisle.
Come ogni anno quindi i Mavs si presentano ai nastri di partenza come possibile contender, ma la strada si presenterà, ancora di più in questa stagione, molto difficile e piena di insidie e pericoli.
Obiettivo è il primo posto nella Southwest e poi restare in forma per giocarsela con i Lakers in finale di Western Conference. Anche perchè se i pronostici saranno rispettati dalla parte Est i finalisti NBA dovrebbero essere i fenomenali Heat del trio James-Wade-Bosh che giusto qualche stagione fa scipparono letteralmente un titolo già vinto proprio ai texani, una serie che ancora resta un mistero insoluto ai più esperti analisti del mondo NBA.
Arrivi: Alexis Ajinca (Charlotte Bobcats), Brian Cardinal (Minnesota Timberwolves),Tyson Chandler (Charlotte Bobcats), Ian Mahinmi (San Antonio Spurs), Steve Novak (Los angeles Clippers)
Partenze: Erick Dampier (Charlotte Bobcats), Matt Carroll (Charlotte Bobcats), Eduardo Najera (Charlotte Bobcats)
Rookie: Adam Haluska, Dominique Jones
Probabile quintetto base
Playmaker: Jason Kidd
Shooting Guard: Caron Butler
Small Forward: Shawn Marion
Power Forward: Dirk Nowitzki
Center: Brandan Haywood
ROSTER
Guardie: José Barea, Rodrigue Beaubois, Dominique Jones, Jason Kidd, Jason Terry, DeShawn Stevenson
Ali: Caron Butler, Shawn Marion, Steve Novak, Dirk Nowitzki, Brian Cardinal
Centri: Alexis Ajinca, Tyson Chandler, Brendan Haywood, Ian Mahinmi
Head Coach: Rick Carlisle
HOUSTON ROCKETS: La stagione dei Rockets dipenderà dalla salute di 2 giocatori che nella loro carriera NBA sono stati tartassati come pochi: stiamo parlando di Kevin Martin e di Yao Ming. Se gli infortuni staranno alla larga allora i Rockets potranno dire la loro nella corsa ai playoff, altrimenti la situazione si farà di nuovo difficile come già capitato negli ultimi 2 anni: Houston infatti in questo lasso di tempo è stata la franchigia che più di tutti ha subito la malasorte, anche se grazie alle scelte ponderate di uno tra gli allenatori più competenti delle Lega ed al grande carattere di un gruppo a dir poco straordinario è riuscita ad ottenere sempre ottimi risultati (seppur decimati hanno costretto a gara 7, nei playoff, i futuri campioni NBA dei Lakers nel 2008-2009 e lo scorso anno, anche se non si sono qualificati per la post season hanno raggiunto lo stesso un record vincente di 42 vittorie e 40 sconfitte). Visto che gli infortuni sembrano ormai alle spalle i Rockets sono pronti a dare battaglia a tutti, il roster è molto competitivo, la conferma di Scola (dopo che si era fatto un tentativo per arrivare al fere agent Chris Bosh) è importante visto il grandissimo Mondiale disputato a settembre, Battier in ala piccola è sempre uno dei migliori tiratori e difensori della Lega e la regia di Brooks è una garanzia. Martin se recuperato al 100% è un finalizzatore devastante, resta quindi l’incognita Yao Ming che dopo un anno e mezzo di inattività dovrà essere testato nello sforzo fisico: la dirigenza texana e lo staff medico hanno messo su un programma riabilitativo che per questa stagione prevede l’impiego per non più di 24 minuti del centro cinese (metà partita quindi) e soprattutto Yao dovrà fare a meno dei back to back (le famose 2 partite consecutive in 2 giorni) che potrebbero minarne l’integrità fisica. proprio per questo è stato firmato Brad Miller, per dare riposo al centro titolare in partita e prenderne invece il posto se ci sarà il back to back. Dalla panchina ci sarà bisogno dell’apporto di altri 2 lunghi, Chuck hayes (anche se i centimetri non sono poi così tanti per lo specialista difensivo dei Rockets nel settore lunghi) e Jordan Hill, arrivato lo scorso anno dai Knicks che ha avuto sicuramente più fortuna in Texas che a New York. Il talento dell’ex Arizona non si discute e visto che questo sarà il secondo anno anno nella Lega (forse i Knicks lo hanno scaricato troppo presto) è atteso a sensibili miglioramenti. Il rookie Patrick Patterson, 14esima scelta assoluta, dovrà far rifiatare invece Scola. Il positivissimo Chase Budinger sarà il cambio di Battier, mentre Lowry darà qualche minuto di riposo a Brooks. Martin invece quando siederà in panchina darà spazio a Courtney Lee, arrivato in Estate tramite uno scambio a 4 squadre dai Nets in sostituzione di Ariza ceduto ai rivali divisionali degli Hornets dopo un solo anno a Houston in cui doveva essere il nuovo uomo franchigia (scambio coi Lakers per Ron Artest) e che invece ha deluso le attese risultando incostante sia in attacco che in difesa.
Il roster è ampiamente di qualità, vedremo dove potranno arrivare questi Rockets. L’obiettivo è innanzitutto primeggiare nella Southwest, che garantirebbe sicuramente un posto tra le prime 4 squadre ad Ovest ma l’utilizzo part-time di Yao è un handicap a cui il pur bravissimo coach Adelman dovrà trovare adeguata soluzione, le speranze biancorosse infatti passano tutte dalla soluzione di questo rebus.
Arrivi: Brad Miller (Chicago Bulls), Courtney Lee (New Jersey Nets), Ishmael Smith (UFA).
Partenze: Trevor Ariza (New Orleans Hornets), David Andersen (Toronto Raptors).
Scelte al draft: Patrick Patterson (Kentucky, pick 14)
Probabile quintetto base
Playmaker: Aaron Brooks
Shooting Guard: Kevin Martin
Small Forward: Shane Battier
Power Forward: Luis Scola
Center: Yao Ming
ROSTER:
Guardie: Aaron Brooks, Kevin Martin, Kyle Lowry, Courtney Lee, Jermaine Taylor, Ishmael Smith
Ali: Luis Scola, Shane Battier, Chase Budinger, Chuck Hayes, Jared Jeffries, Jordan Hill, Patrick Patterson
Centri Yao Ming, Brad Miller
HEAD COACH: Rick Adelman
MEMPHIS GRIZZLIES: Una delle squadre più giovani e pericolose dell’intera Lega. Dopo l’ottima ultima stagione i Grizzlies sono chiamati alla riconferma: non ingannni il record perdente di 40 vittorie e 42 sconfitte, infatti Memphis ha avuto un miglioramento consistente di “W” rispetto alle ultime stagioni: nel 2006-2007 e nel 2007-2008 la squadra vinse appena 22 partite a stagione, mentre nel 2008-2009 il totale delle W salì di pochissimo, fermandosi a 24. E’ quindi comprensibile l’entusiasmo in Tennessee per questa stagione, entusiasmo che trova conforto nell’ottima preseason che ha visto i Grizzlies imporsi come migliore squadra con un record di 8-0 (solo i Magic sono rimasti a ruota). Chris Wallace e la dirigenza hanno intrapreso la strada della continuità. Niente stravolgimenti, niente operazioni di mercato avventate, nè in entrata nè in uscita: si punta sul gruppo che ben si è comportato l’anno scorso, magari in attesa di un’aggiunta di qualità.
Roster quasi invariato, dicevamo, eccetto la partenza di Ronnie Brewer e l’arrivo di Tony Allen. Quest’ultimo darà difesa, esperienza e sostanza ad una squadra che non eccelle in queste caratteristiche.
La vera notizia della off-season, semmai, è stato il rinnovo del contratto a Rudy Gay. Il giocatore ha firmato per 5 anni, durante i quali percepirà 86 milioni complessivi. Parliamo di cifre davvero importanti (17 milioni annui), onestamente forse esagerate per un’ala talentuosa ma certo non un top player.
Questo rinnovo ha fatto storcere la bocca a molti addetti ai lavori, ma va inquadrato in una logica più ampia. Perdere il giocatore più rappresentativo sarebbe stato un duro colpo, e tutto l’entusiasmo della stagione scorsa si sarebbe sgonfiato. A questo punto, è stato meglio puntare ancora su Gay. Inoltre Minnesota avrebbe fatto carte false per prendere il giocatore e coprire il buco in ala piccola quindi la scelta dirigenziale dei Grizzlies trova logica proprio in quest’ottica.
Attorno a lui graviteranno Mike Conley, O.J. Mayo, Zach Randolph e Marc Gasol. Dalla panchina ci si aspetta un buon contributo da Acie Law, Tony Allen e Hasheem Thabeet. Quest’ultimo è stato la seconda scelta assoluta del Draft 2009, e dovrà mostrare dei miglioramenti al suo secondo anno in NBA (visto che da rookie ha giocato appena 13 minuti di media con 3 punti e 3.5 rimbalzi a partita), medie piuttosto deludenti.
Sembra che il ragazzo abbia lavorato in estate per trovarsi pronto a recitare un ruolo da protagonista. Se farà progressi importanti, i Grizzlies potranno sfoggiare un reparto lunghi di tutto rispetto con un ottimo attaccante come Randolph, un centro completo come Gasol e un difensore come Thabeet.
Ma il centro africano non è l’unico da cui ci si aspetta un salto di qualità. L’età media dei 14 giocatori a roster è di 24,1 anni, ed è auspicabile che molti di loro abbiano ancora dei margini di miglioramento.
Soprattutto Mayo e Mike Conley, oltre al sopraccitato Thabeet, avranno gli occhi puntati addosso, dato che sono titolari e che aspirano entrambi ad avere un ruolo ancora più importante nella Lega.
Senza dimenticarsi dei due rookie, Greivis Vasquez ma soprattutto Xavier Henry, classe 1991 dalle ottime potenzialità, che andranno ad arricchire il reparto guardie.
Obiettivo per Memphis riuscire a strappare il pass per la post season, ma il tanto talento accumulato negli ultimi Draft potrebbe anche esplodere improvvisamente e portare i Grizzlies nei piani alti non solo della Southwest Division ma dell’intera Western Conference.
Arrivi:Tony Allen (FA), Acie Law (FA)
Partenze: Ronnie Brewer (FA)
Scelte al draft: Xavier Henry (pick 12), Greivis Vasquez (pick 28)
Probabile quintetto base:
Playmaker: Mike Conley
Guardia: OJ Mayo
Ala piccola: Rudy Gay
Ala grande: Zach Randolph
Centro: Marc Gasol
ROSTER
Guardie: Mike Conley, Acie Law, OJ Mayo, Xavier Henry, Greivis Vasquez
Ali: Rudy Gay, Tony Allen, Zach Randolph, Sam Young, DeMarre Carroll, Darrell Arthur
Centri: Marc Gasol, Hasheem Thabeet, Hamed Haddadi
HEAD COACH: Lionel Hollins
NEW ORLEANS HORNETS: A New Orleans hanno cercato di prendere tempo: la situazione Paul è sempre pronta ad esplodere infatti, viste le dichiarazioni di questa Estate in cui avrebbe gradito una cessione in una squadra da titolo per cercare di vincere. L’arrivo in Louisiana del nuovo capo allenatore Monty Williams (il più giovane in NBA, 38 anni, che sembra predestinato ad una luminosa carriera dopo i 5 anni come assistente di McMillan a Portland) e l’insediamento come nuovo G.M. di Dell Demps hanno convinto il playmaker più forte della NBA a desistere (momentaneamente?) dai suoi propositi. Inoltre il nuovo staff dirigenziale, tramite uno scambio a 4 squadre, ha preso Trevor Ariza per coprire il buco in ala piccola visto il declino fisico e tecnico di Stojakovic. Per portare a New Orleans il talento di Ariza, sono stati sacrificati James Posey (mai decisivo e voglioso come ai tempi del titolo a Boston) ma soprattutto Darren Collison, che in molti avrebbero voluto come play titolare dopo l’ottima annata da rookie in cui ha dovuto sostituire per buona parte del campionato Chris Paul. Con tanti ringraziamenti da Indianapolis dove sono finiti i 2 giocatori. Per molti infatti si sarebbe dovuto sacrificare Paul (anche demotivato viste le dichiarazioni) e puntare proprio su Collison, in considerazione che si sarebbe potuto ottenere molto di più in cambio (Orlando e Portland per Paul avrebbero quasi smantellato la squadra, soprattuto i Magic avrebbero dato in cambio Carter, Nelson e Gortat!). Ora invece si rischia di perdere Paul tra 2 anni quando andrà in scadenza (o al massimo la prossima Estate per molto di meno rispetto a qualche settimana fa) e ciò potrebbe far ripiombare gli Hornets nei bassifondi della Lega.
Per ora la squadra sembra di ottimo livello perchè anche l’arrivo di Belinelli dà più pericolosità in attacco rispetto allo scorso anno (in preseason “Beli” non ha demeritato affatto, con prestazioni molto efficaci e concrete). L’italiano pare avere una grandissima occasione ed è orientato a sfruttarla al massimo. Se sente attorno a sè la fiducia il nostro connazionale può essere un’arma molto pericolosa. Resta da vedere come vorrà impiegarlo il nuovo coach Williams, anche perchè al momento il titolare nel ruolo è l’ottimo Marcus Thornton reduce da una stagione da rookie molto positiva. Già detto di Paul ed Ariza il quintetto di partenza sarà completato da David West, ala grande solida che però questa stagione dovrà fare gli straordinari vista la carenza di sostituti nel roster, e dal centro Okafor da cui Williams vuole, oltre al solito ed importante apporto difensivo, anche un elevato impatto offensivo. Acquisto dell’ultima ora è quello di Jerryd Bayless dai Blazers in cambio di una futura prima scelta. La mossa è sicuramente ottima perchè dà un cambio a Paul per poter rifiatare.
Gli Hornets potrebbero prendere uno degli ultimi 2 posti disponibili per i playoff, solo se Chris Paul sarà convinto pienamente del progetto New orleans potrà stupire. Ma per farlo bisogna che si levi dalla testa i pensieri su New York e sul possibile trio che andrebbe a formare con Amr’è Stoudemire (che i Knicks hanno già a roster) e Carmelo Anthony (in procinto di passare proprio agli arancioblu secondo molti giornalisti sportivi che lavorano nel mondo NBA).
ARRIVI: Joe Alexander (Free Agent), Trevor Ariza (Houston Rockets), Marco Belinelli (Toronto Raptors), Craig Brackins (Oklahoma City Thunder), Willie Green (Philadelphia 76ers), Pops Mensah – Bonsu (Free Agent), Quincy Pondexter (Oklahoma City Thunder), Mustafa Shakur (Free Agent), Jason Smith (Philadelphia 76ers), Jerryd Bayless (Portland Trail Blazers).
PARTENZE: Craig Brackins (Philadelphia 76ers), Darren Collison (Indiana Pacers), James Posey (Indiana Pacers), Cole Aldrich (Oklahoma City Thunder), Morris Peterson (Oklahoma City Thunder), Julian Wright (Toronto Raptors), Darius Songaila (Philadelphia 76ers).
SCELTE AL DRAFT: Cole Aldrich (pick 11, ad Oklamoma City)
PROBABILE QUINTETTO BASE:
PG: Chris Paul
SG: Marcus Thornton
SF: Trevor Ariza
PF: David West
C: Emeka Okafor
ROSTER:
Guardie: Marco Belinelli, Willie Green, Chris Paul, Marcus Thornton, Jerryd Bayless
Ali: Joe Alexander, Trevor Ariza, Pops Mensah–Bonsu, Quincy Pondexter, Peja Stojakvoic, David West;
Centri: Aaron Gray, Emeka Okafor, Jason Smith, Didier Ilunga-Mbenga.
HEAD COACH: Monty Williams
SAN ANTONIO SPURS: Il ciclo degli Spurs negli ultimi anni è sempre dato per finito dagli opinionisti NBA. Lettura questa che risulta sempre molto superficiale perchè gli Spurs, dopo 11 anni di “era Duncan” e 4 titoli NBA sono sempre una delle migliori formazioni della Western Conference e dell’intera NBA. Difficile, però, dire il vero livello della squadra, visto che negli ultimi anni San Antonio ha cambiato parecchi uomini, ad eccezione del nucleo portante della squadra, mossa necessaria per svecchiare di qualche anno il roster ma che non sempre ha pagato visto il rendimento delle ultime stagioni. Fatta eccezione per i “Big Three” Duncan-Ginobili-Parker, non è rimasto più nessuno dell’ultimo titolo neroargento targato 2007, eppure sono passati solo 3 anni da allora. Ma alcune aggiunte al roster degli ex campioni NBA andavano fatte necessariamente: questa stagione vestirà finalmente la maglia di San Antonio Tiago Splitter, il brasiliano dopo essere stato scelto nel 2007 dagli Spurs ha avuto modo di passare altri 3 anni in Europa a giocare ad alto livello basket organizzato, quindi arriva in modo atipico alla sua stagione da rookie nell’NBA; il suo arrivo porta agli Spurs un giocatore sicuramente di presenza sotto canestro che può ben integrarsi nel sistema difensivo di San Antonio ed al contempo aumentare la pericolosità offensiva degli Spurs.
Splitter toglierà minuti sia a Duncan sia a McDyess e questo può essere solo un bene per le ginocchia dei due veterani degli Spurs. Nonostante Blair abbia disputato una grande stagione da rookie, serviva un altro giocatore per le rotazioni tra i lunghi e Splitter sembra fatto apposta per integrarsi a meraviglia con gli altri lunghi.
Un altro innesto interessante fatto dalla dirigenza degli Spurs in Estate è quello dell’ala Bobby Simmons, giocatore con un paio di stagioni da 13 e 16 punti di media, prima che un infortunio nel momento migliore della sua carriera ne frenasse il talento.
Simmons arriva agli Spurs senza che su di lui ci siano grosse aspettative, ma se riesce a recuperare piena efficenza fisica, gli Spurs possono avere un cambio in ala, con buone doti atletiche e con dei punti nella mani.
Nella off season la dirigenza Spurs ha continuato a lavorare per migliorare la squadra e al contempo non compormettere la situazione salariare della franchigia con contratti troppo lunghi e onerosi, infatti una delle mosse che gli Spurs hanno fatto è stata quella di rimettere sotto contratto Richard Jefferson, “spalmando” su 4 stagioni invece che 3 il salario di Jefferson, dando così al giocatore uno stipendio più in linea con il suo attuale valore tecnico.
Lo stesso Jefferson avrà così l’opportunità di riscattarsi dopo una prima difficile stagione a San Antonio dove, dopo gli anni splendenti a New Jersey (ed un pò meno a Milwaukee), ha faticato non poco ad acquisire le regole offensive e difensive dei texani.
Anche Matt Bonner è stato “ri-firmato” dagli Spurs che ritengono tecnicamente fondamentale avere un giocatore lungo in grado di tirare bene da fuori come Bonner, che non è certo un giocatore alla “Robert Horry” (fondamentale per i titoli Spurs) ma è ormai diventato un giocatore funzionale al sistema di gioco di coach Popovich e si è così guadagnato la conferma nel roster della squadra texana, visto che è uno dei pochi giocatori in grado di modificare la strutturazione offensiva degli Spurs ed allargare il campo.
Questa dovrebbe poi essere la stagione della conferma di George Hill, dopo i segnali dati nella passata stagione e nei playoff, Hill può davvero essere il giocatore che da fisicità e difesa nel reparto dietro degli Spurs e al contempo è in grado di contribuire in modo sostanzioso in attacco e far in modo che i punti in quei ruoli non arrivino solo da Parker e Ginobili come invece è stato in passato quando i cambi dei piccoli erano Bogans o Bowen, 2 buoni difensori ma di certo non dei realizzatori.
Hill è sopravvissuto al trattamento che Popovich riserva a tutti i suoi rookie e si è ritagliato sempre più minuti: difatti è passato da 5,7 punti di media a partita della sua prima stagione ai 12,4 punti a partita della passata stagione, il tutto in 23 minuti scarsi di impiego, cresciuti a 13,4 punti a partita durante gli ultimi playoff, statistiche che testimoniano la crescita del ragazzo, sia dal punto di vista tecnico sia in termini di personalità, nell’ aumentare la propria produzione quando conta.
Naturalmente tutto quanto detto, tutte le speranze degli Spurs di provare a rivincere un titolo NBA o comunque di competere ai massimi livelli dipendono ancora dalle prestazioni di Duncan, Ginobili e Parker.
Duncan dovrà limitare i suoi minuti nella regular season, cosa che può certamente contribuire ad avere un Timmy molto più decisivo ai playoff.
Ginobili ha un solo anno in meno di Duncan, ma non si risparmia mai, qui l’operazione pare più difficile, farlo rifiatare però è una delle cose che Popovich dovrà tenere in considerazione.
Ginobili inoltre, per la prima volta da anni si presenta all’avvio della regular season riposato e senza infortuni avendo deciso di saltare l’impegno con l’Argentina al mondiale di Turchia, e tutto questo gli permetterà di continuare ad essere un fattore anche nella prossima edizione dei San Antonio Spurs.
Capitolo Tony Parker: sicuramente oggi il francese è uno dei migliori playmaker NBA, in grado sia di far giocare la sua squadra sia di metter punti in proprio e grazie alla sua velocità ed ad un’insospettabile forza fisica non soccombe contro giocatori all’apparenza più prestanti come Kidd, Williams o Westbrook.
Parker con il tempo ha trovato il suo posto a fianco di Duncan e Ginobili all’interno di un equilibrio funzionale che con il tempo si è creato all’interno della franchigia texana.
Quest’anno anche Parker inizia la stagione integro fisicamente ed entra in quello che è il suo “contract year”, ed a 28 anni il prossimo contratto che firmerà sarà certamente il contratto che definirà la sua carriera.
Come detto questa potrebbe essere l’ultima stagione di vertice per questa versione degli Spurs, sia per l’età di Ginobili e Duncan, sia per il contratto di Parker, certamente Popovich ed i suoi non lasceranno nulla di intentato per arrivare di nuovo a vincere il titolo; di una cosa si può essere certi: Popovich e la sua squadra sanno cosa vogliono, sanno cosa devono fare per ottenerlo e faranno di tutto per arrivare agli obiettivi che si sono posti.
Obiettivo quindi ottenere il predominio nella Southwest e riuscire ad inserirsi, ancora una volta, nella lotta al titolo.
Arrivi: Bobby Simmons, Gary Neal, Alonzo Gee.
Partenze: Keith Bogans, Roger Mason Jr., Ian Mahinmi
Scelte al draft: Tiago Splitter, James Anderson, Marcus Cousin
Probabile quintetto base
PM – Tony Parker
SG – Manu Ginobili
SF – Richard Jefferson
PF – Antonio McDyess
C – Tim Duncan
ROSTER:
Guardie –Tony Parker; George Hill; Garrett Temple; Manu Ginobili; James Anderson; Gary Neal; Alonzo Gee.
Ali –Richard Jefferson; Matt Bonner; Bobby Simmons; Antonio McDyess; DeJuan Blair.
Centri –Tim Duncan; Tiago Splitter; Marcus Cousin.
Head Coach: Gregg Popovich
ANALISI NORTHWEST DIVISION
ANALISI PACIFIC DIVISION
ANALISI CENTRAL DIVISION
ANALISI SOUTHEAST DIVISION
ANALISI ATLANTIC DIVISION